Fractal Reverb – Quattro

Il sound di canzoni dirette e melodiche, colme di umori noise e fortemente indie rock sottolinea la volontà del gruppo di arrivare all’ascoltatore in modo diretto, pur mantenendo un ricercato lavoro ritmico ed armonico.

E’ tempo che i gruppi di cui vi avevamo parlato in passato tornino con nuovi lavori, chi magari deludendo non rispettando le aspettative personali di chi scrive, molti fortunatamente confermando tutto il buono che i precedenti lavori avevano messo in risalto.

I lombardi Fractal Reverb, si ripresentano sul mercato underground con un nuovo lavoro in formato ep di quattro brani che porta importanti novità rispetto a Songs to Overcome the Ego Mind, full length licenziato un paio di anni fa e che si presentava come un’opera monumentale di rock alternativo, poco adatta all’ascolto distratto ma che indubbiamente aveva nelle sua dimensioni eccessive il maggiore difetto, anche se metteva in risalto le ottime potenzialità del gruppo.
Carolina Locatelli (basso e voce) e Davide Trombetta (chitarra) tornano dunque con non poche novità insite nel nuovo Quattro, che ci presenta i due nuovi entrati nella formazione, il chitarrista Riccardo Burlini ed Alessandro Pinotti che prende il posto di Denny Cavalloni dietro alle pelli.
Abbandonato l’idioma inglese, i Fractal Reverb si ripresentano con un titolo che prende ispirazione dal numero delle canzoni che compongono l’ep e dalla nuova line up, con il non poco importante inserimento di una seconda chitarra che arricchisce il sound dei nostri, oggi meno scarno ed essenziale, con sfumature melodiche più accentuate anche se la band taglia definitivamente il cordone ombelicale che la legava al grunge per prendere una propria strada dagli orizzonti indie ed alternative molto marcati.
Quattro risulta così una nuova partenza per i Fractal Reverb: il sound di canzoni dirette e melodiche, colme di umori noise e fortemente indie rock, come l’opener Divampa o la splendida Frastuono, sottolineano la volontà del gruppo di arrivare all’ascoltatore in modo diretto, pur mantenendo un ricercato lavoro ritmico ed armonico che ne dimostra la raggiunta maturità.

Tracklist
1. Divampa
2. Attonito
3. Frastuono
4. Pioggia e sole

Line-up
Carolina Locatelli – basso, voce
Davide Trombetta – chitarra
Riccardo Burlini – chitarra
Alessandro Pinotti – batteria

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Eluveitie – Evocation II-Pantheon

Continua con immutato vigore la grande ricerca storica e stilistica che gli svizzeri hanno sempre compiuto per i loro dischi. Evocation II : Pantheon è in pratica un viaggio nel cuore degli dei celtici e non solo, uno scoprire l’anima nascosta dell’Europa occidentale.

Tornano i maggiori interpreti svizzeri del folk metal, con l’atteso seguito di Evocation I : The Arcane Dominion, riprendendo il discorso interrotto nel 2009, anche se poi continuato con altri dischi.

La creatura di Chrigel Glanzmann ha ben quattro nuovi membri e non sono state poche le difficoltà da Origins del 2014, ma ora il gruppo è tornato più forte che mai. Ascoltando questo disco non si può fare a meno di essere rapiti dalla bellezza della loro musica, accompagnata dal dolcissimo canto della nuova cantante Fabienne Erni, davvero una scelta azzeccata. Continua con immutato vigore la grande ricerca storica e stilistica che gli Eluveitie hanno sempre compiuto per i loro dischi: Evocation II : Pantheon è in pratica un viaggio nel cuore degli dei celtici e non solo, uno scoprire l’anima nascosta dell’Europa occidentale. Ci sono credenze e riti molto antichi che hanno accompagnato i nostri avi, che erano comuni ad un insieme di popoli, accompagnati da una grande ricerca esoterica spazzata via dal cristianesimo, che essendo un culto monoteistico molto aggressivo mal tollerava le divergenze, ed infatti gran parte delle chiese sono state edificate su luoghi di precedenti templi pagani. Grazie a persone come gli Eluveitie si è però riusciti a tramandare la vera tradizione delle nostre terre, il pantheon delle divinità legate alla natura, come Cerunnos, il dio cervo proveniente da un’eredità spirituale ben più antica dei celti, da un trapassato remoto che abbiamo dimenticato. La musica è quanto di meglio possa offrire il vero folk metal, sempre volto a ricreare suoni e musiche antiche con una grande ricerca filologica. La lingua utilizzata dagli svizzeri è il gallico, con testi scritti grazie a consultazioni con insigni linguisti. Ciò che colpisce maggiormente è come questa musica riesca a colpire al cuore menti considerate moderne, perché qui si parla ad una parte della nostra anima che è sopita dentro di noi, ma che è ben viva e presente. Non so se si possa parlare di migliore prova in generale per il gruppo elvetico, poiché la sua qualità è sempre stata alta, ma questa è una prova molto convincente e magica, che va ben oltre la musica. Ascoltando ad occhi chiusi pezzi come Artio la mente vola lontana, a prati ancora vergini, risate di donne e uomini, sudore di vita dura, boschi brulicanti di vita e portali tra una dimensione e l’altra, e quando entra il flauto la magia aumenta. Una grande prova per uno dei migliori gruppi di musica folk.

Tracklist
1.Dvressu
2.Epona
3.Svcellos II (Sequel)
4.Nantosvelta
5.Tovtatis
6.Lvgvs
7.Grannos
8.Cernvnnos
9.Catvrix
10.Artio
11.Aventia
12.Ogmios
13.Esvs
14.Antvmnos
15.Tarvos II (Sequel)
16.Belenos
17. Taranis
18.Nemeton

Line-up
Alain Ackermann – Drums
Chrigel Glanzmann – Vocals, Mandola & Mandolin, Tin & Low Whistles, Bagpipes, Bodhràn
Michalina Malisz -Session Hurdygurdy
Jonas Wolf – Guitars
Rafael Salzmann – Guitars
Matteo Sisti – Tin & Low Whistles, Bagpipe, Mandola
Kay Brem – Bass
Nicole Anspenger- Fiddle
Fabienne Erni – Vocals, Harp, Mandola

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Darkenhöld – Memoria Sylvarum

Una bella conferma per un gruppo che si colloca senza dubbio tra i migliori interpreti del black metal dalle sfumature epico-tradizionali.

Quarto album per un’altra ottima band black metal francese, i nizzardi Darkenhöld.

Memoria Sylvarum arriva tre anni dopo il già ottimo Castellum, rispetto al quale la band attenua la componente folk per spingere maggiormente su una vena più oscura e raggiungendo, se possibile, un equilibrio ancora maggiore tra tutte le componenti che entrano a far parte del sound.
I testi, ormai del tutto interpretati in lingua madre, abbandonano la loro ispirazione medievale per spostarsi verso una più canonica ma sempre efficace componente naturalistica, nella fattispecie costituita dalle foreste del sud della Francia: in questo senso appare rafforzato il legame con il black di stampo scandinavo, anche se allo stesso tempo il tratto stilistico dei Darkenhöld conserva una certa personalità.
Il pregio maggiore dei trio è quello di offrire una versione del genere di buona fruibilità e limpidezza, con un approccio melodico ed atmosferico anteposto a qualsiasi altro tipo di orpello, senza così appesantire l’assimilazione di un album della giusta durata, dove ogni elemento è perfettamente incastonato nell’insieme, siano essi arpeggi chitarristici di matrice folk oppure assoli di scuola hreavy.
Brani magnifici come Ruines Scellées en la Vieille Forêt, Errances e la conclusiva Présence des Orbes sono il viatico migliore per immergersi con i Darkenhöld in un’epoca passata, accompagnati da sonorità che, pur nelle loro sembianze estreme, conservano un’aura antica che ben si sposa con l’immaginario lirico.
Una bella conferma per un gruppo che si colloca senza dubbio tra i migliori interpreti del black metal dalle sfumature epico-tradizionali.

Tracklist:
1. Sombre Val
2. La Chevauchée des Esprits de Jadis
3. Ruines Scellées en la Vieille Forêt
4. A l’Orée de l’Escalier Sylvestre
5. La Grotte de la Chèvre d’Or
6. Sous la Voûte de Chênes
7. Clameur des Falaises
8. Errances (Lueur des Sources Oubliées)
9. Présence des Orbes

Line-up:
Aboth – Drums, Percussion, Keyboards
Aldébaran – Guitars, Keyboards, Bass
Cervantes – Vocals

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Razz – Nocturnal

I Razz fanno parte di quei gruppi che riescono a vivere in un limbo musicale, prendendo spunto dai loro più noti predecessori, ma giocandosi tutto su un paio di canzoni per poi finire nel compitino.

Il rock suonato fuori dal circuito della musica dura, e figlio dell’indie e dell’ alternative, con il post davanti a rock, o a dark o a wave, a seconda di chi si avvicina alle opere in questione, potrà continuare a fare la voce grossa sui canali satellitari, ma in generale risulta poca cosa, tutto uguale e noiosissimo, cercando di risultare intellettuale senza riuscire ad avere un minimo di personalità come i mostri sacri del passato.

Appunto quella maledetta parola (post) davanti ad un genere o sottogenere è diventato il modo per camuffare lavori bruttini cercando a tutti i costi di dargli un tono ed avvicinarli a quei gruppi che all’alternative del decennio ottantiano hanno amalgamato, con maestria e talento, dark rock e new wave (Editors) o indie (Interpol).
Il post punk degli anni ottanta ha lasciato in eredità tanto, ma sembra che pochi nel genere ne abbiano approfittato, lasciando il compito ad un singolo di tirare album di cui tra pochi mesi nessuno si ricorderà.
I Razz fanno parte di quei gruppi che riescono a vivere in un limbo musicale, prendendo spunto dai loro più noti predecessori, ma giocandosi tutto su un paio di canzoni per poi finire nel compitino.
Nocturnal, appunto, dovrebbe avvicinare la band al sound dark ed intimista degli Editors, invece frena dopo un paio di brani e si mette in fila, lasciando che l’ascoltatore aspetti invano uno scrollone nel songwriting.
Il singolo Paralysed e poi un paio di tracce nelle quali le atmosfere alternano un buon uso dell’elettronica e sfumature indie rock (Another Heart Another Mind, Let It In Let It Loud) accompagnate dalla voce di Niklas K,eiser, chitarrista e singer leggermente monocorde, fanno di Nocturnal un lavoro sufficiente ma nulla più, peccato.2

Tracklist

1.Paralysed
2.Trapdoor
3.Could Sleep
4.Another Heart/Another Mind
5.Silver Lining
6.Step, Step, Step
7.By & By
8.Lecter
9.Let It In, Let It Out
10.If There Was A Light
11.Breathe In

Line-up

Niklas Keiser – vocals, rhythm guitar
Steffen Pott – drums, backing vocals
Christian Knippen – lead guitar, backing vocals
Lukas Bruns – bass

RAZZ – Facebook

OMEGA

Il video trailer dell’album “Eve”, in uscita il 1 Ottobre (Dusktone).

Gli Omega sono una band italiana formata da membri già attivi da anni sulla scena con altri progetti (Deadly Carnage, Hanging Garden, Nostaglie, Ashes of Chaos) fautori di un incrocio tra Atmospheric Black, Doom e Dark Ambient. Hanno pubblicato su You Tube il trailer del loro album d’esordio “Eve” in uscita il 1 Ottobre su Dusktone (www.dusktone.eu).

“Eve” è un concept basato sul manoscritto Voynich, scritto probabilmente del XIV secolo, viene considerato il libro più misterioso del mondo.

DIGITAL DOWNLOAD / PRE-ORDER: dusktone.bandcamp.com/album/eve

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