TDW & Dreamwalkers Inc. – The Antithetic Affiliation

Metal d’autore che ci investe con tutta la sua forza progressiva, tra le trame di brani lunghi ma scorrevolissimi pur nel loro intricato sviluppo.

Il bello del mondo musicale che gira intorno al rock e al metal è che, quando pensi di aver già sentito tutto, arriva l’opera che va a toccare corde che credevi sopite o magari stimolate solo in presenza di musica destinata all’olimpo.

In questo vasto e sorprendente mondo non bisogna mai dare nulla per scontato, quindi ecco che nell’ultimo periodo di questo 2017 che va a concludersi, si presentano uno dietro l’altro lavori di spessore come questo splendida opera progressiva intitolata The Antithetic Affiliation degli olandesi TDW.
La band, nata da un’idea del musicista Tom De Wit e che in sede live prende il nome di Dreamwalker Inc., arriva al settimo album in una quindicina d’anni, un lavoro suddiviso in due cd denominati The Idealist e The Cynic.
Ottanta minuti circa di musica progressive non lasciano dubbi sul talento del musicista olandese e della sua band, aiutato da una serie di ospiti della scena internazionale tra cui il nostro Tommy Talamanca, mente dei fondamentali Sadist, qui alle prese con un solo in Lest We Forget, brano conclusivo della seconda parte.
Anche se non viene nominato sul promo in nostro possesso, Aryen Lucassen e le ultime opere di Ayreon sono il più facile dei confronti con questo mastodontico lavoro, che non lascia spazio alla noia e ci investe con una serie di cambi d’atmosfera che rendono la proposta dei TDW varia e perfettamente in grado di confrontarsi con le icone del progressive dai rimandi metallici e rock, tradizionali, ma aperti a soluzioni anche estreme pur di non lasciare indifferenti gli ascoltatori e, non a cas,o è proprio Lest We Forget a ergersi a sunto compositivo dell’album con i suoi venti minuti abbondanti di durata.
Metal d’autore quindi, una musica totale che ci investe con tutta la sua forza progressiva, tra le trame di brani lunghi ma scorrevolissimi pur ne loro intricato sviluppo (The More We Remember, le due parti di Monolith): ovviamente in un’opera del genere le influenze ed i passaggi più significativi vedono la presenza occulta di nomi storici del genere, passando dai Pink Floyd ai Dream Theater, dai Green Carnation ai Pain Of Salvation con una facilità disarmante.
The Antithetic Affiliation è un altro album che si giocherà il podio tra le migliori uscite dell’anno e noi non possiamo fare nulla di diverso se non raccomandarne l’ascolto.

Tracklist – The Idealist
1.The More We Remember
2.Anthem
3.Lovesong
4.Monolith – The Ascent

Tracklist – The Cynic
1.Monolith – The Descent
2.Aphrodisia
3.Dirge
4.Lest We Forget

Line-up
Tom de Wit – Vocals, Synths, Guitars
Lennert Kemper – Guitars, Vocals
Vincent Reuling – Synths, Vocals
Hanna van Gorcum – Violins, Treble Vielle, Vocals
Norbert Veenbrink – Guitars
Joey Klerkx – Guitars, Vocals
Peter den Bakker – Bass
Kenneth Martens – Drums

Cailyn Erlandsson – Lead Vocals on Dirge
Radina Dimcheva – Lead Vocals on Aphrodisia & The More We Remember
Martine Mussies – Cello on Dirge & Aphrodisia
Dave Mola – Guitar solos on Aphrodisia
Sophie Zaaijer – Violins & Viola on Anthem
Sascha Blach – Demonic Vocals on Lest We Forget
Tommy Talamanca – Guitar Solos on Lest We Forget
Mendel bij de Leij – Guitar Solos on Lest We Forget
Frank Schiphorst – Guitar Solos on Lest We Forget
Thomas Cochrane – Trumpet & Trombone on Lest We Forget
Nienke van der Kamp – Oboe on Lest We Forget & The More We Remember
Bob Wijtsma – Guitar Solos on The More We Remember

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Usnea – Portals into Futility

Magnifico disco degli statunitensi che raggiungono il loro apice creativo: funeral, sludge e death fusi in modo magistrale.

A tre anni da un ottimo lavoro come Random Cosmic Violence la band statunitense di Portland si ripresenta con una magnifica opera, sempre su Relapse Records.

La band raggiunge, forse, il suo apice creativo, mantenendo il proprio trademark improntato su un suono dove si mescolano funeral-doom, death, sludge e aromi black: gli Usnea non sono i primi a cimentarvisi, ma  lo fanno con grande passione e importante conoscenza della materia; il songwriting è di alto livello e la capacità della band di creare suggestive atmosfere e melodie sempre su una base molto heavy, li fanno primeggiare. I cinque brani, tutti di lungo minutaggio, com’è giusto per il genere proposto, non sono particolarmente complessi ma sono ricchi di idee compositive sempre adeguate e la band si permette di suggerire la lettura di alcune opere distopiche e sci-fi, per meglio metabolizzare la struttura dei brani: ad esempio il brano Demon haunted world, disperato, cupo e opprimente è legato strettamente all’ omonimo libro di Carl Sagan del 1996. Altri scrittori noti e importanti come Frank Herbert (Dune) e Philip Dick (Valis) rappresentano suggestioni importanti per addentrarsi in cangianti brani come Pyrrhic Victory e A crown of desolation: nel primo la pesantezza del suono, l’alternarsi di vocals in scream e growl e l’atmosfera disperata si sfalda lentamente, nella parte centrale, in note cosmiche dove oscure dimensioni creano incubi in cui si smarrisce la memoria di sé. Nel brano finale A crown of desolation, mostro di abbondanti sedici minuti, si sublima la profondità emotiva della band, la devastante disperazione prende il sopravvento e un “io” travolto da minacce arcane perde completamente la speranza di ritrovare fragili equilibri; le vocals urlate, sgraziate accompagnate da un oscuro coro delineano scenari in cui la mente si spegne ed esplode come un nero cristallo impazzito.
Veramente un lavoro magnifico da assaporare lentamente, nota per nota, lasciandosi coinvolgere dalla notevole arte degli Usnea.

Tracklist
1. Eidolons and the Increate
2. Lathe of Heaven
3. Demon Haunted World
4. Pyrrhic Victory
5. A Crown of Desolation

Line-up
Joel Williams Bass, Vocals
Zeke Rogers Drums
Johnny Lovingood Guitars
Justin Cory Guitars, Vocals, Piano

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Zornheym – Where Hatred Dwells And Darkness Reigns

L’oscurità, l’insanità mentale, l’orrore che diviene un’esperienza traumatica dietro le terribili sbarre di una cella, una gabbia asettica che aliena la mente già posseduta dal demone della pazzia: tradotto in musica il tutto si sviluppa in un black metal sinfonico atmosferico, annichilente, avvincente ed orchestrato a meraviglia.

L’oscurità, l’insanità mentale, l’orrore che diviene un’esperienza traumatica dietro le terribili sbarre di una cella, una gabbia asettica che aliena la mente già posseduta dal demone della pazzia: tradotto in musica il tutto si sviluppa in un black metal sinfonico atmosferico, annichilente, avvincente ed orchestrato a meraviglia da Zorn e i suoi Zornheym.

Where Hatred Dwells And Darkness Reigns è un debutto, licenziato dalla Non Serviam Records che, legate le cinghie alla sedia, vi trascinerà nel reparto psichiatrico più diabolico del mondo, dove i demoni si nutrono della sanità mentale degli uomini per poi scaraventarli in un incubo eterno.
Visioni infernali, aberrazioni umane raccontate con l’ausilio di orchestrazioni sinistre, che si alleano con dosi violentissime di metallo estremo, black metal scandinavo devastante e melodico, dalle sfumature classiche (specialmente nei solos) e dalle voci che passano da pulite allo scream, sottolineando disperazione ed estrema pazzia.
Aiutati da Sverker Widgren (Demonical, Diabolical, October Tide), protagonista di un ottimo lavoro alla console, il quintetto svedese ci regala una quarantina di minuti rinchiusi in questo mondo parallelo dove da anni sono rinchiusi aberranti figure ormai prive di umanità e totalmente corrotte dalla malattia, mentre la musica vola per poi inabissarsi nelle pozze di sangue lasciate da vene strappate con le unghie e con i denti sotto il bombardamento di brani come l’opener The Opposed, la devastante The Silent God, la terrificante Trifecta Of Horrors e la conclusiva, spettacolare Hestia.
Per gli amanti dei suoni estremi dalle suggestive trame orchestrali, in linea con quanto già espresso dagli ultimi Dimmu Borgir , Where Hatred Dwells And Darkness Reigns è un lavoro assolutamente consigliato.

Tracklist
1. The Opposed
2. Subjugation Of The Cellist
3. A Silent God
4. Prologue To A Hypnosis
5. Trifecta Of Horrors
6. And The Darkness Came Swiftly
7. Whom The Nights Brings
8. Decessit Vita Patris
9. Hestia

Line-up
Bendler – Vocals
Zorn – Lead Guitars
Scucca – Guitars
Angst – Drums
TBA – Bass

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Nephilim’s Howl – Through The Marrow Of Human Suffering

I Nephilim’s Howl risultano credibili nel proporre ognuna delle diverse sfumature stilistiche immesse nell’album, dimostrando una buona varietà compositiva e nel contempo chiarezza di intenti su come sviluppare la propria idea di black doom.

Dal sempre ricco scrigno della I,Voidhanger ecco sbucare una nuova gemma intitolata Through The Marrow Of Human Suffering, opera prima dei finlandesi Nephilm’s Howl.

Il trio presenta un black doom che, se assimila per forza di cose le linee guida basilari fornite dai seminali Bathory, si sposta maggiormente verso un’interpretazione più aspra e nel contempo evocativa in stile Primordial. La splendida seconda traccia, Of Ordeals And Triumph, è abbastanza emblematica in tal senso, andando a lambire in maniera convinta le sonorità tipiche della band irlandese.
Questo accostamento serve sostanzialmente ad inquadrare il sound offerto dai Nephilim’s Howl, perché poi ogni entità dotata di un minimo di personalità fa storia a sé, immettendo nel proprio sound elementi di discontinuità rispetto ai propri modelli: i nostri, infatti, prendendo la mossa dalle basi citate, si muovono obliquamente tra pulsioni post metal (Hate Revelations) o sludge (Against The Worlds That Bind Us), per poi far confluire il tutto in una traccia più complessa ma dannatamente intrigante come la conclusiva Through The Marrow Of Human Suffering I, II & III.
L’album si snoda inizialmente esibendo il proprio lato più intenso ed epico per poi progressivamente incupirsi fino, appunto, ad un finale dagli accenni talvolta claustrofobici: il bello è che i Nephilim’s Howl risultano credibili nell’esibizione di ognuna di queste sfumature, dimostrando una buona varietà compositiva e nel contempo chiarezza di intenti su come sviluppare la propria idea di black doom.
L’interpretazione vocale di Reavhan è efficace in ogni sua veste mentre VJR tesse con sapienza tutte le trame strumentali ben coadiuvato dal lavoro percussivo di AEK, e tutto questo rende Through The Marrow Of Human Suffering un album ineccepibile sotto ogni aspetto, capace di offrire peraltro spunti stilistici molto meno inflazionati di altri: direi che gli elementi per tenere nella dovuta considerazione questo debutto dei Nephilim’s Howl ci sono davvero tutti.

Tracklist:
1. Void Reflections I – Remembrance
2. Of Ordeals And Triumph
3. Hate Revelations
4. Against The Worlds That Bind Us
5. Through The Marrow Of Human Suffering I, II & III

Line-up:
Reavhan – Vocals
AEK – Drums & percussions
VJR – Guitars, bass & synth

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