Shibalba – Psychostasis-Death Of Khat

L’operato dei Shibalba è strettamente consigliato a chi condivide con i tre musicisti la fascinazione esercitata dall’aura mistica delle discipline orientali.

Può stupire il fatto che un’opera come questo Psychostasis-Death Of Khat dei Shibalba sia stata pubblicata da una label come la Agonia Records che, normalmente, è dedita a generi estremi come black o death, visto che qui siamo in presenza invece di un’ambient dark trance, meditativa e sciamanica (citando letteralmente la scheda di presentazione).

L’apparente scollamento trova una sua spiegazione nel dato che due dei tre musicisti coinvolti nel progetto sono attivi da anni nell’ambito del black metal, trattandosi di Acherontas V.Priest, leader degli ellenici Acherontas, e Karl NE/Nachzehrer, che ha guidato fino allo scorso anno gli ormai disciolti svedesi Nåstrond; ai due si aggiunge il meno conosciuto Aldra-Al-Melekh.
Del resto non è neppure così infrequente l’incursione di musicisti dal background estremo in territori sperimentali, così come abbastanza spesso i risultati sono più che soddisfacenti; quella degli Shibalba è una proposta ovviamente rivolta ad un’audience differente da quella canonicamente dedita al metal o comunque, dotata di una grande disponibilità ad accogliere istanze sperimentali.
Psychostasis-Death Of Khat è fondamentalmente un prolungato (forse troppo) flusso sonoro nel quale rumore dronico, campane tibetane e invocazioni assortite si sovrappongono, offrendo a tratti momenti notevoli (l’acustica Reanimation of Akh che va a lambire la forma canzone e la minacciosa Opening the Shadow Box) ma restando quasi costantemente nell’alveo di un’ambient pesantemente ammantata di un’aura meditativa, strettamente connessa con la visione del mondo tipica delle filosofie orientali.
L’operato dei Shibalba, pertanto, è strettamente consigliato a chi condivide con i tre musicisti la fascinazione esercitata dall’aura mistica di tali discipline.

Tracklist:
1. Phychostasis-Death of Khat
2. Ihag Mthong
3. Kaoshikii Mahayana
4. Aether Ananda Aiwass
5. Naljorpa
6. Reanimation of Akh
7. Five Points of Desire
8. Orgasmic Inebriation
9. Opening the Shadow Box
10. Svarna Khecari Mudra

Line-up:
Acherontas V.Priest
Aldra-Al-Melekh
Karl NE/Nachzehrer

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VUUR

Il video del nuovo singolo ‘My Champion – Berlin’, dall’album ‘In This Moment We Are Free – Cities’ in uscita a ottobre (inside Out).

Il video del nuovo singolo ‘My Champion – Berlin’, dall’album ‘In This Moment We Are Free – Cities’, in uscita a ottobre (InsideOutMusic).

Witherfall – Nocturnes And Requiems

Nocturnes And Requiems è un album bellissimo e toccante che si inserisce di prepotenza tra le migliori prove di questo 2017 in senso assoluto, dimostrando che cosa il metal abbia ancora in serbo per noi fortunati consumatori di quella che di fatto è la musica più bella e sorprendente che ci sia.

Creato e manipolato in regime di autoproduzione e solo ora arrivato alle grinfie della Century Media, Nocturnes And Requiems è il primo lavoro di questi straordinari musicisti che con il monicker Witherfall hanno dato vita ad uno dei dischi più belli dell’anno, almeno per chi ama il metallo oscuro e progressivo statunitense.

Una storia da raccontare, quella del gruppo californiano, con musicisti della scena coinvolti in band come White Wizzard, Midnight Right, Iced Earth, Into Eternity e Circle II To Circle, insieme per dar vita a questo progetto che esce postumo all’indomani della morte del batterista Adam Sagan, risultando così il suo testamento musicale.
Raggiunti da Anthony Crawford al basso, il vocalist Joseph Michael ed il chitarrista Jake Dreyer, assieme a Sagan, hanno dato vita ad un album stupendo, tecnicamente ineccepibile, progressivo ma allo stesso tempo estremo e ricco di emozionanti, oscure e tragiche atmosfere.
Accompagnato da una bellissima copertina old school, per chi non conoscesse i musicisti impegnati si potrebbe addirittura pensare ad un’opera death metal, ma così non è: Nocturnes And Requiems è invece il disco definitivo di quello che si intende per thrash metal progressivo statunitense, una perfetta e suggestiva commistione del meglio di Nevermore, Symphony X, con una spiccata teatralità ed un’oscurità che è sinonimo del genere suonato negli U.S.A., senza dimenticare gli insegnamenti del maestro Jon Oliva.
Il tutto gira alla perfezione, con i talentuosi musicisti impegnati a conferire al sali e scendi progressivo un’anima che brucia di rabbiose o melanconiche emozioni, sotto l’effetto delle travolgenti Portrait, Sacrifice, il capolavoro End Of Time e la conclusiva Nobody Sleeps Here: un progressive metal duro come una roccia e drammatico, con un talento spropositato della band per il neoclassicismo che si evince da solos spettacolari e acustici che raggiungono l’apice nelle suggestive parti spagnoleggianti.
Nocturnes And Requiems è un album bellissimo e toccante che si inserisce di prepotenza tra le migliori prove di questo 2017 in senso assoluto, dimostrando che cosa il metal abbia ancora in serbo per noi fortunati consumatori di quella che di fatto è la musica più bella e sorprendente che ci sia.

Tracklist
01. Portrait
02. What We Are Dying For
03. Act II
04. Sacrifice
05. The Great Awakening
06. End Of Time
07. Finale
08. Nobody Sleeps Here Anymore

Line-up
Joseph Michael – lead/harmony vocals/keyboard
Jake Dreyer – lead/rhythm and acoustic guitars
Adam Sagan – percussion/background vocals
Anthony Crawford – bass

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Mesmur – S

S è un’opera magnifica, che si propone come la migliore per distacco del 2017 in ambito funeral.

Attendevo da tempo un nome nuovo che andasse ad arricchire con la propria presenza la scena funeral doom, stante il prolungato fermo negli ultimi anni di gran parte delle band storiche.

I Mesmur giungono a colmare questo momentaneo vuoto con un’opera monumentale come S, non solo confermando quanto di buono avevano già fatto con l’omonimo album d’esordio ma addirittura perfezionando e focalizzando al meglio le caratteristiche del genere.
Il questo d’ora di Singularity profuma già di capolavoro, con il funeral che ascende alle vette sulle quali stanno assise band come Esoteric, Evoken, Ea, Mournful Congregation, Monolithe e Worship, dalle quali i Mesmur attingono il meglio per tessere il loro dolente disegno musicale.
Il fondatore e compositore principale della band, lo statunitense Jeremy Lewis, con il suo lavoro alla chitarra e alle tastiere delinea un incedere sofferto ma carico di emotività, almeno nella traccia d’apertura e nell’altrettanto lunga e successiva Exile: qui la sei corde produce un lamento lancinante prima che il growl dell’australiano Chris G, vocalist anche degli ottimi Orphans Of Dusk, prenda il sopravvento scaraventando il sound in un abisso di oscurità.
Il gruppo è completato da una coppia ritmica decisamente incisiva ed altrettanto dinamica (se rapportata al genere, ovviamente) formata dal batterista John Devos (assieme a Lewis nei blacksters DallaNebbia) e dal bassista italiano Michele Mura (ex Lightless Moor): un’internazionalità che conferma per i Mesmur lo status di progetto (almeno per ora) esclusivamente da studio (del resto anche nel precedente album il basso era affidato ad un musicista residente nel vecchio continente, nella persona del norvegese Aslak Karlsen Hauglid).
Distension, terza traccia che viaggia sempre sul quarto d’ora abbondante di durata, mostra maggiori dissonanze e, se possibile, si trascina in maniera ancor più sofferta rispetto ai precedenti brani, ritrovando uno struggente barlume melodico nella sua part finale.
S = k ln Ω chiude questo splendido lavoro con sei minuti strumentali in cui l’ambient drone iniziale si stempera in note intrise di una malinconia cosmica, tratto preponderante di un’opera magnifica che si propone come la migliore per distacco del 2017 in ambito funeral, salvo auspicabili smentite in questi ultimi mesi.

Tracklist:
1. Singularity
2. Exile
3. Distension
4. S = k ln Ω

Line up:
Jeremy Lewis – Guitars/Synth
John Devos – Drums
Michele Mura – Bass
Chris G – Vocals

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Infestus – Dressed Of Darkness

Ep che si spera sia un’anticipazione per l’eventuale full length dei vampiri venezuelani Infestus, gruppo che segue la scia di sangue lasciata da Moonspell e Cradle Of Filth.

Ci inoltriamo in luoghi oscuri e pericolosi con Dressed Of Darkness, promo ep dei gothic metallers venezuelani Infestus, quintetto che succhia sangue nelle notti latine dal 1997, ma che ad oggi ha rilasciato solo un demo prima che questi quattro brani più intro arrivassero a portare virus e morte tra gli umani.

L’ep funziona, così come le atmosfere create dal combo vampirico, oscure, maligne e gotiche, melodiche il giusto per risultare un ottimo ibrido tra gothic, heavy e black metal.
In poche parole le atmosfere delle varie My Mourning Charlotte (davvero bella) e The Shadow Of The Vampire sono riconducibili ai maestri Moonspell, che in passato devono aver abusato dei colli e del sangue dei musicisti sudamericani, visto la devozione nei  loro confronti che si sprigiona dal sound del gruppo; anche i Cradle Of Filth appaiono tra le influenze principali, con qualche attimo di furia black/gothic specialmente nella conclusiva Blood Matriarch, altro brano decisamente riuscito.
Dressed Of Darkness, nel suo seguire perfettamente le gesta musicali dei gruppi citati non delude: le atmosfere sono ben congegnate, l’effetto orrorifico è assicurato e l’ep potrebbe rivelarsi una piacevole sorpresa per le anime notturne devote a dischi fondamentali come Wolfheart e The Principle of Evil Made Flesh.
Un full length degli Infestus potrebbe rappresentare un piacevole ritorno al passato per molti amanti del metal estremo a sfondo horror gotico, nel frattempo accontentiamoci di questo gustoso antipasto.

Tracklist
1. Vampírica
2. My Mournful Charlotte
3. The Shadow Of The Vampire
4. Lobizon
5. Blood Matriarch

Line-up
Raul Garcia – vocals
Felipe Foti – guitars
Hector Perez – guitars
Antonio Gonzales bass
Carlos Azuaje – drums

INFESTUS – Facebook