BLACK ROYAL

Il video di “The Chosen”, dall’album “Lightbringer” di prossima uscita (Suicide Records).

Il video di “The Chosen”, dall’album “Lightbringer” di prossima uscita (Suicide Records).

Finland’s sludge metal four-piece group Black Royal have just shared the official video for “The Chosen” off their forthcoming debut full-length album “Lightbringer”.

Produced by Black Royal, mixed by Jussi Kulomaa and mastered by Jaakko Viitalähde, “Lightbringer” features the artwork of Samu Peltola and is set for release on March 9th via Suicide Records. Physical pre-orders are now available here.

Black Royal will embark on a European tour in March in support of “Lightbringer”. A list of confirmed dates is included below, more dates will be announced soon.

8.3. Lepakkomies, Helsinki
9.3. Dog´s Home, Tampere
10.3 Street Bar 95, Turku
22.3 Ravintola Torvi, Lahti
23.3 Rockstar´s, Tallinn (EE)
24.3 Kärä Kants, Rakvere (EE)
7.4. Bar Rock Bear, Vantaa
11.4 Bar Loose, Helsinki
20.4. Panama Bar, Valkeakoski
3.5. nArautti, Vilnius (LT)
4.5. Lemmys, Kaunas (LT)
5.5. Rockstar’s, Tallinn (EE)
19.5. Baarikaappi, Pori
8.6. Tuiskula Tattoo + Rock, Nivala

Formed in 2013 in Tampere – Finland, Black Royal play an highly infectious combination of Scandinavian death metal with a crushing sludge. The band has released two EPs and a digital single since their formation and just recently they’ve signed a record deal with Suicide Records for the release of their debut album “Lightbringer”, due out on March 9th 2018.

“Lightbringer” track-listing:
1. Cryo-Volcalnic
2. Self-Worship
3. Salvation
4. Denial
5. Pentagram Doctrine
6. Lightbringer
7. The Chosen
8. Dying Star
9. New World Order
10. Ou[t]roboros

http://www.blackroyal.fi
https://www.facebook.com/blackroyalmusic
http://www.suiciderecords.se

Blut – Inside My Mind Part II

Inside My Mind Part II è una passeggiata tra le vie illuminate dalla fredda luce dei lampioni di una città oscura e decadente, trasformata da una mente malata in una città di creature bizzarre, un sorta di circo gotico presentato con estrema cura dal suo inventore e presentatore, Alessandro Schümperlin.

Questa creatura industrial/gothic chiamata Blut è il progetto del musicista Alessandro Schümperlin, che licenzia il suo secondo lavoro intitolato Inside My Mind Part II.

Quando ho letto Blut, la mia mente è andata agli Atrocity ed alla loro famosa opera dal concept vampiresco uscita nel 1994, ma di altra natura risulta questo lavoro, orchestrato su una base elettronica, campionamenti ed altre diavolerie per un risultato che tutto sommato può soddisfare gli amanti dei suoni sintetici, anche se il gruppo non manca di variare il sound e teatralizzare l’approccio.
Impreziosito dalla voce femminile della bravissima Marika Valli degli Eternal Silence, l’album si avvale di una buona alternanza di atmosfere dark, con qualche accenno alla new wave anni ottanta, (Depeche Mode) e da ombrose tinte gotiche, lasciando che il tappeto sintetico sia sempre l’assoluto protagonista.
Inside My Mind Part II risulta così una passeggiata tra le vie illuminate dalla fredda luce dei lampioni di una città tetra e decadente, trasformata da una mente malata in una città di creature freaks, un circo gotico presentato con estrema cura dal suo inventore e presentatore, Alessandro Schümperlin.
Intorno si aggirano personaggi e suoni che fanno da contorno alla voce del leader, mentre ci prende per mano e ci accompagna in un oscuro locale dove suonano dance anni ottanta ed elettronica tedesca.
L’album arriva alla fine senza grossi picchi ma neanche particolari cadute, riuscendo a non far perdere l’attenzione in chi ascolta, tra accenni ai soliti Rammstein quando la sei corde alza la voce.
Se la musica elettronica ed il gothic/dark fanno parte dei vostri abituali ascolti, Inside My Mind Part II potrebbe rivelarsi una sorpresa, altrimenti rivolgete le vostre attenzioni altrove, perchè My Naked Soul (splendida) e gli altri brani che compongono l’opera non fanno per voi.

Tracklist
1.Double Trouple
2.Reduplicative
3.Jerusalem Calls Me
4.A Matter of Choice
5.Kesswill 25-07-1875
6.Sigmun Freud ist mein Nachbar
7.Wind Ego
8.My Naked Soul
9.Folly of Two
10.Ekbom
11.Jerusalem Calls Me extended version

Line-up
Alessandro Schümperlin – voice, programming, backing voice, producer and (de)composer
Marika Vanni – Voice and backing vocals
Valentina Carlone – Dancer and performes
Fabio Attacco – Bass, backing vocals
Andrea “Ceppo” Faglia – Guitars
Alessandro Boraso – Drums

BLUT – Facebook

Breve storia di un grande gruppo: gli Holy Moses

Quando si parla di thrash in Germania vengono subito in mente i big four tedeschi (Kreator, Sodom, Destruction e Tankard). Eppure, se non altro per longevità, si potrebbero aggiungere anche gli Holy Moses, dalla discografia davvero nutritissima. Andiamo, pertanto, a riscoprirli, tramite questa breve retrospettiva.

Gli Holy Moses furono fondati da Raymond Brusseler, nel lontano 1979, influenzati dall’hard rock e dall’heavy britannico di quel periodo. Per un quinquennio il gruppo vivacchiò e la vera svolta arrivò solo nel 1984, quando entrarono in formazione i due coniugi Classen, Sabina alla voce ed Andy alla chitarra. Con loro vennero incisi due nastri, Walpurgis Night e The Bitch, che fruttarono un contratto con la Aaarrg Records (la label dei connazionali Mekong Delta e Living Death e dei belgi Target). Il 1986 vide l’esordio degli Holy Moses sulla lunga distanza, con Queen of Siam, ancor oggigiorno un piccolo classico. L’anno del vero salto di qualità fu tuttavia il 1987, quando apparve il loro Finished With the Dogs, che conquistò i fans del thrash. I pezzi sono colmi di carisma e molto oscuri, classici dello speed teutonico con il basso martellante, riff secchi e decisi, sorretti da una produzione ferrosa e metallica. La title-track ha inoltre una carica punk che è degna degli Exploited più tirati. Fortress of Desperation si inoltra invece nel doom: i risultati sono a dire poco grandiosi e inquietanti. Anche il mosh-core di Six Fat Woman, con una doppia cassa chirurgica, non è di certo da meno, con ottimi effetti nel dialogo tra la voce solista ed il coro, nel refrain. Da parte sua, Rest in Pain possiede poi un’atmosfera indubbiamente più orrorifica, arricchita da numerose dissonanze genuinamente sinistre e rallentate. L’iconografia generale del disco è sempre cupissima, fatta di vetri rotti, lastre di metallo arrugginite, rifiuti e cemento: un espressionismo volutamente sgraziato, degno sul palco dei migliori Killing Joke.

Nel settembre del 1987, anche per cavalcare l’onda del successo, gli Holy Moses licenziarono l’EP-picture disc Road Crew, con due nuovi pezzi sul retro: Current of Death e Life’s Destroyer. Il fine, evidente, era quello di promuovere il successivo tour in Germania occidentale insieme a DRI e Holy Terror. Nel frattempo, mentre la situazione interna alla band rimaneva non poco burrascosa e molti avvicendamenti di line-up si susseguivano con una certa frequenza, l’istrionica cantante si esibì con ottimi riscontri nelle vesti di presentatrice del programma televisivo dedicato alla musica Mosh.
Nel 1988, vista l’attenzione del pubblico e le buonissime vendite, gli Holy Moses firmarono con la WEA ed entrarono negli studi di registrazione Horus di Hannover per incidervi il loro terzo album, prodotto dal famoso ed affermato Alex Perialas (Anthrax, SOD ed Overkill tra gli altri). I problemi, peraltro, non mancarono: durante le registrazioni il chitarrista Thilo Hermann se ne andò per tornare nei Risk e venne sostituito da Reiner Laws, il quale però su The New Machine of Lichtenstein non suonò affatto, responsabile soltanto della grafica di copertina. La nuova formazione si presentò, con una esibizione davanti a ventimila persone, al Dynamo Open Air, nel maggio del 1989. Il disco però non ebbe il successo sperato e la WEA ruppe il contratto. Fallita l’esperienza con una major, la band tedesca si accasò presso la Virginia Records e, nel rapido volgere di pochi mesi, confezionò l’ottimo World Chaos (1990), in tutto e per tutto un ritorno ai suoni ed allo stile di tre anni prima, forte anche dell’ottima prova finalmente fornita dalla sezione ritmica (Thomas Becker al basso e Uli Kusch alla batteria).

Gli Holy Moses – a differenza di altri colleghi, in patria ed all’estero – non subirono particolarmente il contraccolpo della crisi innescatasi, nel movimento thrash, a partire dal 1991, realizzando ancora Reborn Dogs (1992), l’antologia Too Drunk to Fuck (1993) e No Matter What’s the Cause (1994). Il calo di interesse verso il genere tuttavia prostrò alla fine anche la loro carriera. Riemersero soltanto all’alba del nuovo millennio, con l’entusiasmante Master of Disaster (2001), seguito dai validissimi Disorder of the Order (2002), Strenght Power Will Passion (sin dal titolo una vera dichiarazione di intenti, realizzato tra il 2004 e il 2005) e Agony of Death (2008). Nel 2012 uscì anche la raccolta In the Power of Now, utilissima per chi si volesse accostare loro la prima volta: venti classici del loro repertorio, ri-registrati ex novo, con due brani inediti, aggressivi e asciutti come da tradizione, con il thrash tedesco old school che si rivolge anche a metal classico e hardcore-death, attraverso momenti più elaborati e vari. Notevole, infine, è pure il nuovo capitolo in studio, Redifined Mayhem (2014), forte di una maturità tecnico-compositiva e di una classe identitaria ormai inossidabili.

BARREN EARTH

Il lyric video di “Withdrawal”, dall’album “A Complex Of Cages” in uscita a fine marzo (Century Media Records).

Il lyric video di “Withdrawal”, dall’album “A Complex Of Cages” in uscita a fine marzo (Century Media Records).

Disponibile da oggi il lyric video del singolo di “Withdrawal” dei finlandesi BARREN EARTH. Il brano è incluso nel nuovo album “A Complex Of Cages” in uscita il 30 marzo 2018 su Century Media Records di cui è già disponibile il preorder.

Di seguito la tracklist:

The Living Fortress
The Ruby
Further Down
Zeal
Scatterprey
Solitude Pith
Dysphoria
Spire
Withdrawal

Vocalist Jón Aldará comments, “Withdrawal moves Barren Earth into previously unexplored territory, making it an unorthodox album closer, but one that makes complete sense to us. It is the song that inspired the album title, and it’s theme of social anxiety is the glue which binds the songs together, lyrically.”

Drummer Marko Tarvonen adds, “Barren Earth was always heavily categorised as death metal or prog for mixing those two influences. With Withdrawal we wanted to do something that is neither. Instead this song is a slowly growing rock ballad where the instrumentation has been kept minimal giving most room for Jón’s voice. It’s the ballad that Scorpions or King Crimson never did!”

“Withdrawal” is available as a digital single on all download and streaming platforms and as an Instant Grat Track on iTunes and Amazon. Preorders for all physical formats of “A Complex of Cages” are also available as of now.

Use the following link to direct you to selected download and streaming platforms or to preorder a physical copy of the album:

BARREN EARTH live:
30.03.2018 Helsinki (Finland) – Kuudes Linja
01.04.2018 Tampere (Finland) – YO-talo, SAARIHELVETTI EASTER BASH

BARREN EARTH is:
Marko Tarvonen – Drums
Olli-Pekka Laine – Bass
Antti Myllynen – Keyboards
Jón Aldará – Vocals
Sami Yli-Sirniö – Lead guitars
Janne Perttilä – Rhythm guitars

BARREN EARTH online:
http://www.barrenearth.com
https://www.facebook.com/BarrenEarth
https://twitter.com/BarrenEarthBand
http://instagram.com/BARRENEARTH
http://www.last.fm/music/Barren+Earth

Ataraxy – Where All Hope Fades

La proposta di questa ottima realtà estrema chiamata Ataraxy si colloca perfettamente nel doom/death metal e risulta una lenta agonia, tra impietose ed estreme parti death old school e sofferenze senza fine tramutate in cadute negli abissi eterni del doom.

La proposta di questa ottima realtà estrema chiamata Ataraxy si colloca perfettamente nel doom/death metal e risulta una lenta agonia, tra impietose ed estreme parti death old school e sofferenze senza fine tramutate in cadute negli abissi eterni del doom.

Il gruppo spagnolo non è certo nuovo a questi deliri oscuri e macabri: nato a Saragozza dieci anni fa, ha all’attivo un demo, l’ep Curse Of The Requiem Mass, licenziato nel 2010, ed il primo full length dato alle stampe sei anni fa, dal titolo Revelations Of The Ethereal.
La band alterna così dilatate parti doom a ripartenze death, lasciando che le atmosfere horror che pervadono i brani si impossessino dell’ascoltatore, avvolto da un penetrante fetore di carni in decomposizione.
Una catacombe, un abisso senza uscita dove aspettare la fine di ogni sofferenza ed il silenzio della morte, mentre le anime si dannano per trovare una pace irraggiungibile ed i guardiani si accaniscono sui corpi ormai ridotti ad ammassi di carne maciullata.
Un purgatorio, molto vicino all’inferno, raccontato dagli Ataraxy con lunghi brani come Matter Lost In Time o As Uembras d’o Hibierno, in una cornice estrema che ricorda il genere negli anni che vedevano muovere i primi passi i gruppi che hanno fatto storia.
Asphyx, ma anche primi Tiamat nel dna di questa ottima realtà estrema che lascia ai dodici minuti di The Blackness Of Eternal Night il compito di portarci nei meandri dove regnano il male, la sofferenza e la dannazione, tra growl abissali, clean vocals teatrali e sofferte e riff che lasciano in bocca il gusto sanguigno del Gregor Mackintosh di Lost Paradise e Gothic.

Tracklist
1. The Absurdity of a Whole Cosmos
2. A Matter Lost in Time
3. One Last Certainty
4. As Uembras d’o Hibierno
5. The Mourning Path
6. The Blackness of Eternal Night

Line-up
Javi – Vocals, Guitars
Santi – Guitars
Edu – Bass
Viejo – Drums

ATARAXY – Facebook

Enoid – Livssyklus & Dodssyklus

Trattandosi di una rivisitazione di quanto fatto da Ormenos circa un decennio fa, il tutto deve essere visto come l’occasione per fare la conoscenza di una realtà musicale interessante e degna della massima stima, per la coerenza e la passione che il musicista elvetico immette nella sua riproposizione piuttosto fedele della tradizione del genere.

Lo svizzero Ormenos è il titolare di questa one man band denominata Enoid, anche se nel primo anno di attività ha avuto diverse denominazioni prima di quella attuale.

Livssyklus & Dodssyklus è una compilation che raccoglie i primi due full length usciti a nome Enoid (intitolati appunto Livssyklus e Dodssyklus), anche se il primo in realtà era già uscito come demo a nome Organ Trails nel 2004 per essere poi riedito nel 2014 con il titolo Organ Trails 2004.
Dopo avevi confuso il giusto le idee, veniamo al contenuto dell’opera, che offre un’ora complessiva di buon black metal di matrice scandinava, lineare, melodico e di gradevole ascolto.
Il musicista di Losanna è piuttosto arrivo nella scena elvetica, essendo impegnato a vario titolo con almeno un’altra decina di band, per cui il fatto di riproporre per l’ennesima volta questi due lavori (soprattutto il primo) non deve far pensare ad una particolare aridità compositiva; l’operazione della Grimm Distributin appare quindi valida perché offre la possibilità di ascoltare black metal di buona fattura, con il secondo dei due che si rivela leggermente più aspro del predecessore, spingendosi a livello artistico dalle parti degli Arckanum, il che tutto sommato è un modello di sicuro pregio.
In generale, trattandosi di una rivisitazione di quanto fatto da Ormenos circa un decennio fa, il tutto deve essere visto come l’occasione per fare la conoscenza di una realtà musicale interessante e degna della massima stima, per la coerenza e la passione che il musicista elvetico immette nella sua riproposizione piuttosto fedele della tradizione del genere.
Per finire, ma solo a livello di curiosità, i titoli dei brani non fanno riferimento a qualche antica lingua mesopotamica ma, perché abbiano un senso, devono essere semplicemente letti al contrario …

Tracklist:
1. Riruop
2. Ecnassian
3. Ridnarg
4. Erviv
5. Rillieiv
6. Riruom
7. Noitpecnoc
8. Edicius
9. Ecnarffuos
10. Edulretni
11. Trom
12. Noitcurtsed
13. Dlrow eht Kcuf

Line-up:
Ormenos – Drums, Guitars, Vocals

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