SPOIL ENGINE – 26 Aprile Circolo Svolta

Ecco a voi le band d’apertura e gli orari per lo show dei Spoil Engine del 26 Aprile al Circolo Svolta!!

Apertura Porte: 19:45
– Ghost of Mary: 20:15 – 20:45
– Starbynary: 21:00 – 21:30
– Lostair: 21:45 – 22:30
– Spoil Engine: 22:45

Prezzo in cassa: 13
Apertura porte: 20.00

INGRESSO RISERVATO AI SOCI ACSI
Evento Facebook: https://www.facebook.com/events/2009799362614688/

BlackHoleDream – The Brightside Vol. II

The Brightside Vol. II è un album piacevolmente solare ed elettrizzante, fatto di rock moderno e radiofonico nella sua forma migliore.

La Volcano Records fa il botto con i BlackHoleDream, band proveniente da Alessandria ed in possesso di un sound dal potenziale altissimo.

The Brightside Vol.II segue di due anni il primo capitolo, nonché debutto sulla lunga distanza, che ha portato il quintetto piemontese ad avere molti riscontri positivi oltre confine e alla possibilità di aprire per i Limp Bizkit al carroponte di Milano.
Di rock si tratta, moderno e radiofonico tanto basta per imprimersi nelle teste dei giovani rockers europei, pregno di refrain dall’appeal esagerato incastonato in belle canzoni, dal tasso melodico molto alto ma senza rinunciare ad una sana dose di grinta.
Non siamo davanti a chissà quale esempio di originalità, anzi l’album è perfetto nei suoi umori che portano alla mente decine di realtà che hanno ispirato i BlackHoleDream, ma il talento per creare bombe rock facilmente memorizzabili e piacevolmente ruffiane portano ad un giudizio positivo sull’operato dei cinque ragazzi piemontesi.
D’altronde, se dall’opener Better Off Dead, passando per l’irresistibile flavour alla Offspring di Bad Girl, l’irriverenza metal/rock di The Game e il refrain super melodico di All That You Want, l’album non scende di intensità e fluidità neanche per una nota, il plauso va tutto ai cinque ragazzi che con il monicker BlackHoleDream hanno dato vita ad un lavoro che non ha nulla da invidiare ai gruppi internazionali di passaggio sui canali satellitari o su Virgin Radio.
The Brightside Vol. II è un album piacevolmente solare ed elettrizzante, fatto di rock moderno e radiofonico nella sua forma migliore.

Tracklist
1.Better off dead
2.Bad girl
3.Compromises
4.The game
5.Wrong direction
6.Black & blue
7.All that you want
8.21 Oceans
9.Before it’s too late
10.Aisaka

Line-up
Riccardo Saliceto – Guitar & Vocals
Biagio Totaro – Guitar & Vocals
Andrés Oliveros – Guitar
Edoardo Poggio – Bass
Mattia Caci – Drums

BLACK HOLE DREAM – Facebook

Afterlife Symphony – Lympha

Gli Afterlife Symphony producono il massimo sforzo e con Lympha creano la loro opera migliore, diretta e dura come l’acciaio, specialmente nelle ritmiche che mantengono un approccio metallico possente.

A poco più di un anno di distanza dal bellissimo Moment Between Lives, secondo e precedente lavoro, tornano i veneti Afterlife Symphony con questo ennesimo tributo alle sonorità sinfoniche, bombastiche e metalliche.

Il gruppo ci delizia con un’altra ora scarsa di musica elegante e dall’anima gotica, più diretta rispetto ai precedenti lavori a cui si aggiunge al precedente album il debutto Symphony of Silence uscito nel 2013.
Aiutati in fase di produzione da Marco Pastorino (Temperance), uno che di queste sonorità se ne intende, gli Afterlife Symphony producono il massimo sforzo e con Lympha creano la loro opera migliore, appunto diretta e dura come l’acciaio, specialmente nelle ritmiche che mantengono un approccio metallico possente.
Gli arrangiamenti più moderni rispetto al passato e l’anima progressiva accantonata per un impatto che non trova ostacoli, sono le prime avvisaglie di un sound più maturo e personale e che risplende nelle prime quattro tracce, prima che Cremisi alleggerisca il peso di una partenza possente con l’opener Artemisia e la seguente Oroboro.
Rispetto al precedente lavoro non ci sono stati cambiamenti nella line up, con la vocalist Anna Giusto dietro al microfono e protagonista di una prova che conferma le ottime impressioni suscitate lo scorso anno, sostenuta dai quattro musicisti, compagni d’avventura e interpreti di un sound ancora più maestoso ed avvolgente.
Il finale è lasciato alla title track e ai suoi dieci minuti di sunto del credo musicale del gruppo, tra mid tempo orchestrali, strutturati su ritmiche possenti, e pacati movimenti classicamente gotici.
Prima di arrivare alla fine, però, ci siamo imbattuti nella splendida Era, in Obscura e nella metallica XXI, tre perle sinfoniche che alzano il livello qualitativo di questo lavoro, consigliato agli amanti dei suoni sinfonici e di realtà come Epica e Within Temptation, a cui aggiungerei i nostrani Temperance, anche per la presenza di Pastorino in consolle che ha portato un approccio più catchy alla musica del gruppo.

Tracklist
01 – Artemisia
02 – Oroboro
03 – Mantra
04 – Do
05 – Cremisi
06 – Era
07 – Creation
08 – Nebula
09 – Obscura
10 – XXI
11 – Enemy
12 – Lympha

Line-up
Anna Giusto – Vocals
Eddy Talpo – Rhythm and lead guitars
Stefano Tiso – keyboards and piano
Nicolas Menarbin – Bass
Antonio Gobbato – Drum and percussions

AFTERLIFE SYMPHONY – Facebook

Solstice – White Horse Hill

Un’atmosfera imponente per una band esperta. In White Horse Hill c’è tutto il necessario per un ascolto coinvolgente.

Il profumo della grandezza e della tradizione mitologica ha sempre accompagnato i Solstice nella loro carriera, e continua a farlo senza perdere un colpo nel nuovo White Horse Hill.

La band inglese ha ormai al suo attivo un grandissimo numero di lavori in ormai 27 anni di attività, ma non si lascia intaccare nel suo spirito, rispolverando con il proprio inconfondibile stile epico tra il doom e il power metal, gli splendori raggiunti in album come Halcyon (1996) e New Dark Age (1998), ma non solo.
In questo nuovo album i Solstice hanno messo tutti gli elementi che li caratterizzano e di cui si è parlato all’inizio. Lungo tutto il disco, la solennità e l’autorità delle chitarre regnano sovrane, insieme all’inconfondibile tocco della batteria di Rick Budby. White Horse Hill rende sicuramente giustizia al passato della band, la quale vuole forse dirci in questo modo che il presente merita altrettanto rispetto e interesse.
Vi sono pezzi molto evocativi quali To Sol a Thane, con la sua intro di chitarra che può essere definita al tempo stesso da pianto funebre e da celebrazione regale, o Behold, a Man of Straw, dalla breve durata e prettamente riflessiva, ma che non stona per nulla con l’attitudine dei Solstice.
Riguardo la (relativamente) breve durata del disco, gli stessi componenti della band hanno dichiarato di averlo fatto perché “preferiamo la qualità alla quantità, e la maggior parte delle band oggi rilasciano album che durano oltre 70 minuti per alimentare il mercato dei CD”. Un intento sicuramente nobile per una band mai scontata nella sua storia, e che non vuole certo iniziare oggi ad esserlo.

Tracklist
1. III
2. To Sol a Thane
3. Beheld, a Man of Straw
4. White Horse Hill
5. For All Days, and for None
6. Under Waves Lie Our Dead
7. Gallow Fen

Line-up
Richard M. Walker – Guitars
Rick Budby – Drums
Andy Whittaker – Guitars
Paul Kearns – Vocals
Ian Buxton – Bass

SOLSTICE – Facebook

Arkveid – Arkveid

Un’offerta decisamente valida nel suo esibire un umore oscuro distribuito tra i diversi generi che confluiscono nel sound, a partire dal doom metal, per arrivare al black passando per il folk.

Arkveid è il nome di questa band russa, della quale le poche notizie che si hanno raccontano di una storia iniziata a metà dello stesso decennio come duo, ma realizzatasi alla fine sotto forma di album di debutto con la configurazione di one man band.

Al di là di questo resta solo la musica, e non è poco, perché siamo in presenza di decisamente valida nel suo esibire un umore oscuro distribuito tra i diversi generi che confluiscono nel sound, a partire dal doom metal, per arrivare al black passando per il folk.
Questa descrizione ci potrebbe portare, a livello di indizi, nei pressi di un nome come gli Agalloch, citato in effetti nelle note di presentazione ma con il quale, di fatto, ci sono in comune solo gli ingredienti che vanno a confluire in ricette senz’altro diverse.
Inevitabilmente, l’interpretazione della materia da parte di musicisti russi non potrà mai essere simile a quella di una band nordamericana, perché troppo diversi appaiono il background musicale ed anche la sensibilità compositiva, da un lato più propensa a fornire al sound una patina di epica solennità, dall’altra invece più ripiegata verso un intimismo folk compensato da una matrice fondamentalmente black.
Detto questo, Arkveid è un buon album, strutturato su una sola lunga traccia di quasi quaranta minuti ma sufficientemente varia per non tediare l’ascoltatore; del resto, ad un lavoro di questo tipo si richiede quale caratteristica proprio quella di scorrere piacevolmente, con eccellenti intuizioni melodiche e mantenendo un costante equilibrio tra tutte le componenti che entrano a farne parte.

Tracklist:
1. I

ELDRITCH

Il video di ‘Reset’, dall’album ‘Cracksleep’.

Il video di ‘Reset’, dall’album ‘Cracksleep’.

I Progressive metallers Eldritch hanno pubblicato il video del nuovo singolo ‘Reset’, tratto dal nuovo, acclamato album della band ‘Cracksleep’, disponibile su Scarlet Records.

‘Cracksleep’ è un disco che mette insieme i primi Eldritch con le influenze che la band ha acquisito con gli ultimi lavori, intricate parti strumentali e atmosfere oscure, arricchito da arrangiamenti di grande spessore e un concept lirico incentrato sulle cause più comuni dell’insonnia. Il disco è stato prodotto da Eugene Simone, registrato fra ottobre e dicembre 2017 presso i Bigwave Studios di Rosignano Marittimo e mixato ai Domination Studios di San Marino da Simone Mularoni (DGM). L’artwork è invece opera di Federico Mondelli (Be The Wolf).

www.eldritchweb.com

Light The Torch – Revival

Revival non è il solito disco di metal moderno per ragazzini, ha profondità e solide radici e suona molto bene, per un ulteriore passo in avanti nella carriera di quello che è un supergruppo che però sa reinventarsi ogni volta senza vivere sugli allori.

I Light The Torch sono la dimostrazione vivente che si può fare buon metal moderno misto al rock, essere radiofonici ed al contempo credibili.

Cosa non difficile visti i membri che compongono il gruppo ed i loro curriculum passati, a partire dal cantante Howard Jones già nei Killswitch Engage e nei Blood Has Been Shed, che con la sua particolare voce è uno dei punti di forza del gruppo. Non tutto è facile però, poiché la band ha dovuto attraversare un difficile momento sia personale di diversi componenti del gruppo, come lo stesso Jones che nel 2016 ha perso suo fratello, sia a livello di gruppo per diversi contrasti al loro interno, come è per certi versi normale. Revival, il titolo del nuovo disco, rispecchia precisamente il suo significato, nel senso di reale rinascita per il gruppo, che dopo aver passato la tempesta è più vivo che mai. In molti parlano di metalcore per descrivere il genere di questa band, ma c’è qualcosa in più e di differente, per cui sarebbe forse meglio parlare di metal rock, anche per la grande quantità di melodia presente. I losangelini hanno lavorato per più di un anno al disco e i miglioramenti sono tangibili, soprattutto nella fusione di melodia e potenza, dando un buon risultato. Le canzoni sono strutturate in maniera più solida e si snodano con vigore, riuscendo ad avvicinare un pubblico maggiore rispetto al mero metalcore. Tutte le canzoni sono potenziali singoli radiofonici, specialmente per il circuito radio metal delle università americane. Revival non è il solito disco di metal moderno per ragazzini, ha profondità e solide radici e suona molto bene, per un ulteriore passo in avanti nella carriera di quello che è un supergruppo che però sa reinventarsi ogni volta senza vivere sugli allori.

Tracklist
1. Die Alone
2. The God I Deserve
3. Calm Before The Storm
4. Raise The Dead
5. The Safety Of Disbelief
6. Virus
7. The Great Divide
8. The Bitter End
9. Lost In The Fire
10. The Sound Of Violence
11. Pull My Heart Out
12. Judas Convention

Line-up
Howard Jones – Vocals
Francesco Artusato – Guitar
Ryan Wombacher – Bass
Mike “Scuzz” Sciulara – Drums

LIGHT THE TORCH – Facebook

KENOS

Il video di “Sons Of Martyrdom”, dall’album “Pest” in uscxita a maggio (My Kingdom Music).

Il video di “Sons Of Martyrdom”, dall’album “Pest” in uscxita a maggio (My Kingdom Music).

Eight years since their last album “X-Torsion”, KENOS are ready to come back on the scene with a new album titled “Pest” and it’s more violent, intransigent and aggressive than ever recorded by the band.
The first track published as official video directed by Brace Beltempo is “Sons Of Martyrdom”.

KENOS’ upcoming album consists of eight tracks, will be released on May 18th and the final result is a blow in the face indeed! It is Death Metal music as it was supposed to be… so violent, heavy and technical.

The cover is realised by Mhadi artwork, while “Pest” track listing is: 1. Sons Of Martyrdom – 2. B.D.C. (Black Death Curse) – 3. Buried And Forgotten – 4. Immortal Breath – 5. Leave Me Now – 6. My Wooden Frame – 7. Shooting At The Moon – 8. The Sweeper Of Remains

Official sites:
– PRE-ORDER CD: http://smarturl.it/KENOS-CD
– MY KINGDOM MUSIC: www.mykingdommusic.net *
www.facebook.com/mykingdommusic.label
– KENOS: www.facebook.com/kenosband

LE INTERVISTE DI OVERTHEWALL – CARMONA RETUSA

Grazie alla reciproca collaborazione con la conduttrice radiofonica Mirella Catena, abbiamo la gradita opportunità di pubblicare la versione scritta delle interviste effettuate nel corso del suo programma Overthewall, in onda ogni mercoledì alle 21.30 ed ogni domenica alle 22.00 su www.energywebradio.it.
Questa volta tocca ai torinesi Carmona Retusa, band dedita ad un interessante post hardcore/noise.

MC I Carmona Retusa sono una band di recente formazione, ci parli dei vostri inizi?

Io (Benito, basso) e Fabio (voce) ci siamo conosciuti lavorando in un call center mentre Lorenzo (chitarra) e Luca (batteria) erano amici di vecchia data, avevano avuto anche una band diversi anni fa. Proprio loro due mi proposero un po’ per scherzo di andare in sala prove e così nacque questo progetto, che nel giro di pochi mesi cambiò nome, forma e cantanti sino ad arrivare all’attuale formazione. Io decisi di occuparmi dei testi e così incastrai Fabio costringendolo a venire a provare con noi con la scusa di non precisati problemi di metrica, da quel momento è diventato il nostro insostituibile cantante!

MC La Carmona Retusa, se non mi sbaglio, è la pianta del tè. Mi spieghi l’origine di questo nome così insolito per una band?

All’uscita da un concerto degli Zu a Torino ci interrogavamo su quale nome dare alla band, non cercavamo il solito nome altisonante così cercando parole a caso su google è venuto fuori quello di questo bonsai “carmona retusa”, l’ho ripetuto ad alta voce e ci suonava talmente male che ci è piaciuto subito.

MC Come definiresti il vostro genere musicale? Ci sono band da cui avete tratto ispirazione?

La questione “genere musicale” è veramente annosa! Penso che anche solo definire correttamente cosa rientri o no in un genere sia uno sforzo impossibile e non so quanto utile. In ogni caso ognuno di noi viene da “scuole” musicali differenti. Luca ha avuto una band screamo, Lorenzo ha suonato dieci anni thrash metal mentre Fabio tutt’ora è chitarra e voce in un power-duo blues-stoner (Bettie Blue). Forse ero io l’unico con un certo tipo di ascolti: dai Drive Like Jehu ai Jesus Lizard, fino ai nostrani The Death of Anna Karina e Massimo Volume. Detto questo è stata la “magia” della sala prove a decidere per noi.

MC Solo Un Po’ Di Terra E Un Albero Sopra, questo è il titolo del vostro debut album pubblicato a febbraio di quest’anno. Ci parli di questo disco?

Il filo rosso che collega tutte le tracce dell’album è il concetto di “accettazione”. La prima canzone è una sorta di lettera aperta ai genitori, ripresa da una vignetta di Andrea Pazienza, in cui un figlio ammette i propri errori e tra sogni e ricordi spera di tornare bambino. Nella traccia successiva, questa volta ispirata da un dialogo di Bojack Horseman, la madre ricorda al figlio che non c’è cura per il fatto di essere se stessi ed avere un passato e un marchio anche genetico. Penso che questo botta-risposta racchiuda un po’ le sensazioni, anche e soprattutto musicali, di durezza e amarezza che nei 25 minuti di album abbiamo cercato di esprimere.

MC Sono previsti dei live per promuovere il nuovo album?

Il 13 di questo mese suoneremo al Joe Koala di Bergamo, poi il 21 all’Arci Dallò di Mantova e il 27 a Pistoia per la rassegna le notti della Cachara, nei mesi successivi ne seguiranno ancora.

MC Dove i nostri ascoltatori possono seguirvi?

Abbiamo la pagina facebook (https://www.facebook.com/carmonaretusaband/) dove sono presenti anche tutti gli aggiornamenti in merito all’attività live!

Nirnaeth – The Extinction Generation

Con una manciata di bonus track a completare un’opera che fotografa perfettamente il credo musicale dei Nirnaeth, The Extinction Generation è un lavoro imperdibile per gli amanti del thrash più evoluto e progressivo, fatto di suggestioni punk, psichedeliche e hard rock su un ottovolante metallico senza freni.

I lombardi Nirnaeth sono un gruppo storico del metal tricolore: la loro storia inizia nell’underground dello stivale nel 1990, ma subisce uno stop di una dozzina d’anni dopo l’uscita di quel gioiellino thrash progressivo che è il primo album intitolato The Psychedheavyceltale in 8 Movements, uscito nel 1997.

The Return, ep del 2009, sembra finalmente dare una nuova carica al gruppo del cantante e batterista Marco Lippe, ma il nuovo album The Extinction Generation viene bloccato da una serie interminabile di problemi nella line up.
In collaborazione con la GDC Rock Promotion l’album torna oggi sul mercato per rilanciare un gruppo meritevole della giusta attenzione da parte dei fans del thrash più progressivo.
The Extinction Generation, infatti è un notevole esempio di thrash metal statunitense valorizzato da ottime idee progressive ed un songwriting che lascia aperte tutte le porte possibili sul mondo musicale.
Tra cover dei Ramones, stupendi brani metallici ispirati al migliore power/thrash americano e geniali parti progressive di reminiscenze voivodiane, l’album esalta e tiene incollati alle cuffie aspettando che da un momento all’altro la band ci delizi e ci sorprenda, grazie ad un songwriting di altissimo livello ed una serie di tracce una più bella dell’altra.
A collaborare con la band troviamo al microfono la bravissima cantante dei Feronia, Elena Lippe, sorella del leader e da poco sul mercato con lo splendido debutto della sua band intitolato Anima Era.
Con una manciata di bonus track a completare un’opera che fotografa perfettamente il credo musicale dei Nirnaeth, The Extinction Generation è un lavoro imperdibile per gli amanti del thrash più evoluto e progressivo, ricco di suggestioni punk, psichedeliche e hard rock su un ottovolante metallico senza freni.

Tracklist
1.We Forget to Think
2.Moby Dick
3.The Extinction Generation
4.Blind Hate
5.Blitzkrieg Bop (Ramones cover)
6.The Fatal Blame
7.A Better Revolution
8.Mors Tua Vita Mea
9.The Human Bankrupt
10.The Root of Evil

Bonus Tracks:
11.Ten Years After
12.The Fatl Blame
13.The Root Of evil
14.Epitaph

Line-up
Marco Lippe – Vocals, Drums
Danny Nicoli – Guitars
Luca Algeri – Bass
Elena Lippe – Vocals

NIRNAETH – Facebook

Shrine Of The Serpent – Entropic Disillusion

Nel caso degli Shrine Of The Serpent, piuttosto che della nascita di una nuova stella, è meglio parlare dell’apparizione di un nuovo buco nero musicale, la cui densità del sound tende inevitabilmente all’infinito.

Avevamo incontrato gli Shrine Of The Serpent in occasione dello split album con i Black Urn, ricevendone impressioni più che positive.

Il passaggio dalle due tracce proposte l’anno scorso (per quanto lunghe) ad un full length di quasi un’ora di durata nasconde più di un insidia, ma il trio di Portland non ha certo fatto calcoli e ci regala uno sludge/death doom che non fa sconti e non lascia dubbi o incertezze sui biechi intenti che animano i nostri.
Entropic Disillusion si dipana seguendo pulsioni che riportano ai primissimi Cathedral, come detto anche in occasione dello split (dal quale viene recuperata la mortifera Desecrated Tomb), con variazioni sul tema che non sono previste da alcun copione, il che significa l’ascolto di un riffing sordo e martellante a sostenere il growl del chitarrista e fondatore della band Todd Janeczek.
Tutto questo piace e non poco, visto che gli Shrine Of The Serpent triturano note senza soluzione di continuità, concedendo solo alcuni sprazzi pseudo melodici di chitarra, compressi tra il limaccioso incedere di un sound che è linfa per l’appassionato e veleno puro per chi ama già poco di suo il doom, figuriamoci in queste vesti.
L’ambient drone di Returning è la pausa attiva che introduce alla rara pesantezza dei riff di Epoch of Annihilation, alla quale segue, quasi ne fosse l’ideale prosecuzione, la conclusiva Rending the Psychic Void.
Cathedral di Forest Of Equlibroium (scremati da ogni tentazione psichedelica, però), certo, ma anche Winter, Evoken o gli stessi più recenti Bell Witch, confluiscono in un monolite che non lascia scampo sotto ogni aspetto, inclusa la splendida copertina.
Nel caso degli Shrine Of The Serpent, piuttosto che della nascita di una nuova stella, è meglio parlare dell’apparizione di un nuovo buco nero musicale, la cui densità del sound tende inevitabilmente all’infinito.

Tracklist:
1. Descend into Dusk
2. Hailing the Enshrined
3. Hope’s Aspersion
4. Desecrated Tomb
5. Returning
6. Epoch of Annihilation
7. Rending the Psychic Void
Line-up:
Todd Janeczek Guitars, Vocals (2014-present)
See also: Aldebaran, Roanoke, ex-Anger Management, ex-Authority Fights Majority, ex-Tenspeed Warlock
Chuck Watkins Drums (2015-present)
See also: Anon Remora, Ephemeros, ex-Uzala, Bird Costumes, Litter Bearer, ex-Graves at Sea, ex-SubArachnoid Space
Adam DePrez Guitars, Bass (2015-present)
See also: Eosphoros, ex-Lung Molde, ex-Triumvir Foul, ex-Sod Hauler

Silver Linings – Our Bright Future Ahead

Il sound dei Silver Linings pesca dalla tradizione prog metal ma sa essere allo stesso modo abbastanza originale per non perdersi nel vasto mondo dei cloni: a questo punto aspettiamo la prova sulla lunga distanza, per la quale i ragazzi sembrano essere pronti.

I Silver Linings sono un quintetto proveniente da Rimini e Our Bright Future Ahead è il loro secondo lavoro, un ep di cinque brani che potete scaricare gratuitamente dalla pagina bandcamp della band, che arriva dopo l’ep Stone Eyes Look Again Seaward del 2014.

Il sound dei Silver Linings è un metal progressivo nel quale sono evidenti le influenze dei Dream Theater, in un contesto a suo modo originale, che ingloba elementi dal rock progressivo settantiano ed elettronica.
Ed è proprio la parte moderna del sound che risulta il pezzo forte della musica composta per Our Bright Future Ahead, elemento che come una tempesta magnetica di origine sconosciuta risulta disturbante all’interno di brani molto interessanti, lasciando sempre una via aperta alla sperimentazione ed alla sorpresa compositiva.
Static Breathing apre l’album con i suoi tre minuti abbondanti di piacevole musica strumentale, ma è da Confessions Of an Earthling in poi che l’anima moderna dei Silver Linings comincia a fare il bello e cattivo tempo in un sound che non dimentica la sua natura progressiva mostrando  ritmiche intricate ma non cervellotiche, mentre il cantato ricorda non poco quello del buon James La Brie.
Intro elettronica ma grinta da vendere nella graffiante The Experiment, mentre la title track si avvicina al metal prog classico per poi sfumare nelle atmosfere sci-fi della conclusiva ….Or Not!?.
Il sound dei Silver Linings pesca dalla tradizione prog metal ma sa essere allo stesso modo abbastanza originale per non perdersi nel vasto mondo dei cloni: l’ep si rivela un ottimo lavoro che fa ben sperare per una prossima prova sulla lunga distanza, per la quale i ragazzi sembrano essere pronti.

Tracklist
1.Static Breathing
2.Confessions Of An Earthling
3.The Experiment
4.Our Bright Future Ahead
5…..Our Not!?

Line-up
Stefano Minotti – Vocals, Synth
Ivan Maioli – Guitars
Francesco Minotti – Bass
Beppe “JJ” Gravina – Drums
Ugo Gorini – Keyboards

SILVER LININGS – Facebook

PINO SCOTTO & ROCKY HORROR

Il primo brano e video ufficiale del side project PINO SCOTTO & ROCKY HORROR, è sempre disponibile sulle maggiori piattaforme digitali a soli 0.99€ e l’intero ricavato delle vendite di questo pezzo sarà devoluto al progetto di beneficenza Rainbow Projects.

VIA DI QUA è il primo brano e video ufficiale del side project PINO SCOTTO & ROCKY HORROR, è sempre disponibile sulle maggiori piattaforme digitali a soli 0.99€ (es. iTunes, Google Play, CD Baby, ecc.: http://cdbaby.com/cd/pinoscottorockyhorror) e l’intero ricavato delle vendite di questo pezzo sarà devoluto al progetto di beneficenza creato da PINO SCOTTO – OFFICIAL e dalla dott.sa Caterina Vetro.

Il progetto umanitario RAINBOW PROJECTS creato e promosso da Pino Scotto e dalla dott.ssa
Caterina Vetro si impegna da anni alla ricerca di fondi per le popolazioni meno fortunate del mondo.
Quest’anno il mirino punta all’America Centrale e pubblica per questo Natale un singolo scritto dai pugliesi
Rocky Horror dal titolo “Via di qua” in vendita dal 16 Dicembre in tutti gli store digitali. L’intero ricavato
dalla vendita sarà devoluto alla causa.

Al brano hanno collaborato molti volti noti dello spettacolo e del giornalismo:
Omar Pedrini (ex Timoria), Bunna (AFRICA Unite ed ex Giuliano Palma & The Bluebeaters), Madaski
(AFRICA Unite e The Dub Sync), Terron Fabio (SUD Sound System), Trevor e Tommy Talamanca
(SADIST), Andrea Rock (VIRGIN Radio e Rezophonic), Andy (BLUVERTIGO e Fluon), Pier Gonella
(NECRODEATH E Odyssea), Skandi (VALLANZASKA e Ruggero De I Timidi), Ivano Grieco (KRIKKA
Reggae), Gianni Colonna (Superzoo) e Dj Blast (ex Sona Sle)

Nel Video Appaiono Anche:
Davide Moscardelli (U.S. Lecce), Nuzzo Di Biase (QUELLI Che Il Calcio), Cisco (LE Iene), Vittoria
Hyde (VIRGIN Radio), Michele “WAD” Caporosso (RADIO Deejay), Daniele Selvitella (RADIO 105
Network), Stefano Agliati (ROCK Tv), Betty Style, E Il Cantautore E Producer Paolo Tocco (Protosound
Records).

“Via di qua” è un brano che racconta di un ragazzo chiuso in se stesso, alla ricerca della propria strada e
della propria identità…per questo decide di partire, cambiare, fisicamente e mentalmente. Un viaggio
introspettivo nel tentativo di dare una svolta a tutta la sua vita.

Negli anni il progetto RAINBOW PROJECTS (http://www.rainbowprojects.it) ha radunato a se artisti come
Enrico Ruggeri, Francesco Sarcina (ex Le Vibrazioni), Club Dogo, ‘O Zulù (99 Posse), Sud Sound System,
L’aura, Lombroso, Twin Dragons, ANDY MARCHINI (SADIST), Heddy Metal Society, ROBERTO TIRANTI (ex
LABYRINTH), Ambramarie, Tato (Fratelli Calafuria), Da Solo E Col Crazy Team (ROCK Tv), Massimo
Sabbadin, Pico Rama e tantissimi altri…

Questo brano non è che una naturale prosecuzione di una collaborazione nata con il nuovo lavoro in studio
della band pugliese dal titolo “Sciogli il Tempo” uscito nel 2014, in cui il rocker italiano duetta nel singolo e
nel video “Lo Spazio che ti Spetta” e del conseguente tour con il side project PINO SCOTTO & ROCKY
HORROR che ha firmato questo brano di beneficenza.

RAINBOW PROJECTS
di Pino Scotto e Caterina Vetro
http://www.rainbowprojects.it/

Coram Lethe – In Absence

In Absence è un album riuscito, che mette in evidenza le peculiarità del sound del gruppo, tra tecnica ed impatto, brutalità e melodie, in uno tsunami estremo di marca death metal a cui non si può sfuggire.

E’ dal 1999 che i toscani Coram Lethe ci investono con il loro death metal tecnico e potenziato da furiose parti death/black, in un’orgia di suoni estremi che formano un sound personale e riconoscibile tra le tante proposte che invadono il mondo del metal estremo.

Il quinto album arriva dopo sei anni dal precedente Heterodox, è accompagnato dalla splendida copertina dell’artista Paolo Girardi e porta con sè un nuovo cantante (Giacomo Bortone), il quarto nella storia dei Coram Lethe.
In Absence è un album riuscito, che mette in evidenza le peculiarità del sound del gruppo, tra tecnica ed impatto, brutalità e melodie, in uno tsunami estremo di marca death metal a cui non si può sfuggire.
Oscuro e pervaso da una melanconia di fondo che sfocia in parti dal taglio progressivo, In Absence non delude le attese e si candida come uno dei lavori più intensi di questa prima metà dell’anno in campo estremo nel nostro paese, ormai rappresentato nel genere da molte ottime band.
L’album, oltre ad avere il suo punto di forza nelle continue variazioni di sfumature ed atmosfere, risulta comunque diretto e fluido, conquistando fin da subito, pur nella sua struttura che rimane fortemente legata ad un approccio tecnico e progressivo.
Quello che sembra un inevitabile contrasto diventa appunto l’arma in più per queste otto tracce, splendidi esempi di metal estremo coinvolgente ed elegantemente distruttivo.
La title track, così come Not Been Born o Pain Represents Pained Rapresentatives e la conclusiva To Rise Again, continuano ad alternare death metal tecnico di ispirazione americana con il più diretto swedish death, tra scale progressive e melodie di oscuro metallo, facendo di In Absence uno spaccato affascinante del genere.
Una band fondamentale per la scena estrema nostrana è tornata a picchiare i pugni sulla tavola rotonda del metal tricolore.

Tracklist
01. Esoteric
02. In Absence
03. Food For Nothingness
04. Not Been Born
05. Cognitive Separation
06. Pain Represents Pained Rapresentatives
07. Antimateria
08. To Rise Again

Line-up
Giacomo Bortone – Vocals
Leonardo Fusi – Guitars
Filippo Occhipinti – Guitars
Christian Luconi – Bass
Francesco Miatto – Drums

CORAM LETHE – Facebook

De Profundis – The Blinding Light Of Faith

Death metal feroce ma che non manca di offrire ottimi spunti progressivi, a tratti nascosti dalla furia che la band non manca di esprimere in questi otto vorticosi brani racchiusi sotto il titolo di The Blinding Light Of Faith, nuovo lavoro dei britannici De Profundis.

Death metal feroce ma che non manca di offrire ottimi spunti progressivi, a tratti nascosti dalla furia che la band non manca di esprimere in questi otto vorticosi brani racchiusi sotto il titolo di The Blinding Light Of Faith, nuovo lavoro dei britannici De Profundis.

Il gruppo ha superato da poco i dieci anni d’attività e si presenta con questo ottimo lavoro che racchiude in sé un buon esempio di metal estremo, che trova nel thrash e nelle parti più progressive il suo valore aggiunto.
Siamo arrivati al quinto lavoro sulla lunga distanza e la band mette in campo la sua ormai decennale esperienza per creare un sound personale il giusto per non passare inosservato, tra devastanti accelerazioni, cavalcate e camei di musica progressiva, con accenni al jazz ed alla fusion, ad Atheist, Cynic e compagnia geniale, anche se i De Profundis scaricano botte adrenaliniche di thrash metal, e le loro effusioni progressive sono limitate, o almeno non così presenti come nelle opere degli storici gruppi citati.
Non mancano spunti chitarristici di stampo classico a rendere ancora più completa la proposta del combo, davvero superlativo tecnicamente, con il chirurgico lavoro della sezione ritmica (Arran Mcsporran al basso e Tom Atherton alle pelli) e quello sontuoso dei deu chitarristi, ispiratissimi (Shoi Sen e Paul Nazarkardeh).
Con Craig Land al microfono, assolutamente perfetto nella sua bestiale prova, i De Profundis danno vita ad un lavoro riuscito e coinvolgente dal quale, con il passare dei minuti e prendendo confidenza con il sound, l’ascoltatore non può che rimanere catturato dalla musica che la band albionica ha creato per questo bellissimo lavoro.
The Blinding Faith ha nelle trame delle notevoli Opiate For The Masses, Bastard Sons Of Abraham e Godforsaken i momenti più intensi, ma è tutto l’album che merita la massima attenzione degli amanti del death metal progressivo.

Tracklist
1.Obsidian Spires
2.War Be Upon Him
3.Opiate For The Masses
4.Bastard Sons Of Abraham
5.Martyrs
6.Godforsaken
7.Beyond Judgement
8.Bringer Of Light

Line-up
Craig Land – Vocals
Arran Mcsporran – Bass
Tom Atherton – Drums
Shoi Sen – Guitars
Paul Nazarkardeh – Guitars

DE PROFUNDIS – Facebook

Methedrine – Built For Speed

Built For Speed è composto da quattro brani sparati in faccia tra attitudine hardcore e stile motorheadiano, per un sound che, se trova ovviamente le sue radici negli anni ottanta, non manca di dire la sua anche di questi tempi.

I Methedrine (monicker che ricorda una delle sostanze preferite da Lemmy e Johnny Cash) sono la nuova band di vecchie volpi della scena punk/hardcore tricolore (Lou e Bone, attivi dai primi anni ottanta con gli Upset Noise e Mark dei Tytus).

Built For Speed è il loro debutto,quattro brani sparati in faccia tra attitudine hardcore e stile motorheadiano, per un sound che, se trova ovviamente le sue radici negli anni ottanta, non manca di dire la sua anche di questi tempi.
Raggiunti da Trampax alla sei corde e Chainsaw al basso, la band ci travolge, diretta e maleducata come se il tempo si fosse fermato; carichi come sveglie attaccate a letali candelotti di dinamite, iMethedrine partono con la quinta inserita e non si fermano più, sconvolgenti nelle ritmiche indiavolate, urgenti e devastanti nelle ripartenze dal piglio che tanto sa di rock’n’roll di YouPorn Generation e War Machine.
Nove minuti, d’altronde il genere concede tanto in pochissimo tempo, di puro ed elettrizzante punk/hardcore/metal tripallico e distruttivo come un ordigno in un negozio di cristalli.

Tracklist
1.YouPorn Generation
2.Alpha Loser
3.Dirty Harry
4.War Machine

Line-up
Lou – Vocals
Trampax – Guitar
Mark – Guitar
Chainsaw – Bass
Bone – Drums

METHEDRINE – Facebook

Sadistik Forest – Morbid Majesties

La band capitanata dal chitarrista Antti Heikkinen è protagonista, con Morbid Majesties, di un tornado di death metal old school violentissimo, nel quale la tradizione nord europea è presente così come il brutale sound made in U.S.A.

Sembra che nel metal estremo, per quanto riguarda le sonorità di stampo death, negli ultimi tempi ci sia la tendenza ad inglobare nello stesso sound elementi provenienti dalle due scene storiche: quella statunitense e quella scandinava.

Ovviamente parliamo di death metal old school, tornato a far sanguinare i lettori cd dei fans e tenuto a galla dalla scena underground, mai doma e sottomessa ai capricci del mercato.
Questa band finlandese. per esempio. amalgama le due correnti aggiungendo devastanti e violentissime sfumature brutal ed il risultato non può che essere un massacro sonoro di notevole intensità.
Loro sono i Sadistik Forest, sono attivi dal 2007 e  arrivano quest’anno al traguardo del terzo full length dopo aver dato alle stampe il debutto omonimo nel 2010 ed il secondo album (Death, Doom, Radiation) sei anni fa.
La band capitanata dal chitarrista Antti Heikkinen è protagonista, con Morbid Majesties, di un tornado di death metal old school violentissimo, nel quale la tradizione nord europea è presente così come il brutale sound made in U.S.A., per un oscuro e terribile armageddon senza soluzione di continuità.
Mid tempo pesantissimi, tagliati in due da riff che sono lame che affondano nella carne, lasciano il campo ad accelerazioni devastanti con l’uso sagace di growl e scream a conferire atmosfere dal death al brutal fino al black metal.
In questa terribile mezzora si viene travolti da uno tsunami di metal estremo che non lascia scampo tra le violente scudisciate di The Hour Of Dread, Destructive Art e i nove minuti di Bones Of A Giant, pezzo da novanta di questo lavoro, un mastodontico blocco di granito che conclude alla grande Morbid Majesties.

Tracklist
1.Morbidly Majestic
2.Decades Of Torment Then Death
3.The Hour Of Dread
4.Destructive Art
5.Zero Progress
6.Monsters Of Death
7.The Maelstrom Opens
8.Bones Of A Giant

Line-up
Vesa Mutka – Drums
Antti Heikkinen – Guitars
Markus Makkonen – Vocals, Bass
Matti Salo – Guitars

SADISTIK FOREST – Facebook

Scarificare – Tilasm

Tilasm è un lavoro ottimamente suonato e prodotto, impeccabile nel suo unire suoni progressivi a sfuriate di vecchia scuola.

I portoghesi Scarificare sono in circolazione da oltre un decennio per volere di Quetzalcoatl, inizialmente solo chitarrista ed in seguito vocalist e tastierista all’interno di questa sua band dedita al black metal.

Per una volta non ci troviamo di fronte a un musicista della già conosciuta scena di Lisbona, bensì bisogna spingersi verso nord fino a Porto e, se vogliamo, le coordinate del genere sembrano risentire di un influsso più moderno che non tradizionale, come abbiamo spesso riscontrato nelle band della capitale.
Se sia un bene o un male non lo so, dipende dai punti vista, di certo c’è che Tilasm è un lavoro ottimamente suonato e prodotto, davvero impeccabile nel suo unire suoni progressivi a sfuriate di vecchia scuola; il leader si dimostra un vocalist affidabile sia con il ruvido screaming sia con clean vocals efficaci, sicuramente non stonate come troppo spesso capita di ascoltare, quando alcuni vocalist si cimentano con tonalità pulite senza possedere le necessarie basi.
Gli Scarificare (oggi in modalità trio con la puntale coppia ritmica formata da Eligos e Luis Leal) offrono un’idea di black metal al passo con i tempi, alla quale manca quel gancio capace di mantenere avvinghiato l’ascoltatore che, di fronte alla moltitudine di uscite, cerca qualcosa capace di fissarsi nella memoria con maggior decisione, pure senza risultare necessariamente più leggero o di facile ascolto.
E se è proprio l’interpretazione progressiva del genere che mi soddisfa in prima battuta, non mancando di alcun tassello necessario alla sua costruzione, è sempre la stessa che non mi spinge a ripetere l’ascolto dopo due o tre passaggi.
Tutto funziona al meglio ma nulla mi smuove a livello emotivo, e ritengo che sia proprio un brano meno composito e più diretto come Consecration of the Talisman a rappresentare al meglio quello che la band potrebbe fare ottenendo un consenso che non siano solo di facciata.
Anche se l’approccio è non di poco diverso, per gli Scarificare valga quanto detto in occasione della recente recensione dei Vyre: bene, ma non benissimo, nonostante le indubbie potenzialità della band lusitana .

Tracklist:
1. Crystal Skull
2. Wandering Soul
3. Occult Radiance
4. The Quest…for a Lost Idol
5. Regression
6. Consecration of the Talisman
7. Rise

Line-up:
Luis Leal – Drums
Quetzalcoatl – Guitars, Vocals, Keyboards
Eligos – Bass

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