Aurora Borealis – Goodbye

Con il monicker Aurora Borealis, Déhà va ad esplorare territori ambient che confluiscono poi in un post rock delicato ed emozionante, quello che ogni appassionato vorrebbe sempre ascoltare.

Può un musicista muoversi incessantemente tra generi apparentemente antitetici tra loro offrendo sempre e comunque opere di livello superiore alla media ?

La risposta è si, specialmente se ci si chiama Déhà, un nome che ormai è sinonimo della capacità innata di unire un’irrequietezza ed un’iperattivita compositiva ad una qualità che stupisce ogni volta di più.
Con il monicker Aurora Borealis il musicista belga va ad esplorare territori ambient che confluiscono poi in un post rock delicato ed emozionante, quello che ogni appassionato vorrebbe sempre ascoltare ma che, stranamente, la maggior parte degli altri musicisti riesce a proporre con tale maestria solo a intermittenza.
In virtù di un talento pressoché infinito, Déhà propone poco meno di tre quarti d’ora di melodie splendide e di stupefacente profondità, nel senso che non ci si stufa mai di ascoltarle e soprattutto, non appaiono mai stucchevoli.
Nel prime due parti di Goodbye (racchiuse in un unico brano), che se non ho inteso male dovrebbero essere state composte qualche tempo prima rispetto al restante contenuto dell’album, salta subito all’orecchio quello che è l’influsso primario di chi si cimenta con musica che a che fare con l’ambient, quel Brian Eno del quale vengono evocate note pianistiche che ricordano un capolavoro come By This River, e un lampo di memoria mi fa ricordare che uno dei geni indiscussi della musica contemporanea, seppure di nazionalità inglese, è di madre belga, cosa che di fatto è ininfluente ma che mi piace ritenere non del tutto casuale.
Non so questo imprinting iniziale sia consapevole o meno, fatto sta che man mano che l’album procede le atmosfere più corpose ed atmosferiche del post rock divengono preponderanti rispetto alle rarefazioni dell’ambient, rispettando in qualche modo anche la progressione temporale delle composizioni che sembrano farsi via via più robuste arrivando alle più recenti e conclusive Sun Up e Sun Down, alle quali si giunge però per gradi, con le parti più recenti di Goodbye che, in precedenza, hanno reso un po’ meno sognante l’incedere di un album in  possesso un afflato melodico difficilmente riscontrabile altrove.
Un album solo strumentale corre seriamente il rischio di annoiare dopo una ventina di minuti, ma se ti chiami Déhà tutto ciò non può accadere, perché ovunque si muova il musicista belga le cose scontate e banali sono bandite, ed ogni ascoltatore, qualsiasi possa essere il genere che predilige, ad ogni sua uscita ne resterà sempre e comunque appagato. E questo non è da tutti …

Tracklist:
1.Goodbye (1 & 2)
2.Goodbye (3)
3.Goodbye (4)
4.Goodbye (5)
5.Sun up – Lights
6.Sun down – Lights

Line-up:
Déhà

Déhà – Facebook

FACING THE ORACLE

Il video di “Dividing Lines”, tratto dal nuovo album “Haunted One”.

Il video di “Dividing Lines”, tratto dal nuovo album “Haunted One”.

Da oggi i milanesi FACING THE ORACLE hanno reso disponibile il video di “Dividing Lines”, tratto dal nuovo album di inediti “Haunted One”.

“Haunted One”, l’ultima fatica in studio della band metal-core lombarda, sarà pubblicato il 28 aprile 2018 e sarà presentato il giorno precedente 27 aprile 2018 presso il Legend Club di Milano.

Di seguito tracklist:

At The End Of Night
Dividing Lines
Firebreather
White Fever
Bankside Fault
Fox Tossing
Collide
A Handful Of Nothing
Sara
Summer Ghost

FACING THE ORACLE are:
Daniele Bompignano – vocals
Daniele Fusi – guitars
Nikolay Deliyski – guitars
Matteo Scialdone – bass
Alessandro Mori – drums

BIO:
Facing The Oracle are a metalcore band founded in Milan, Italy, in 2011. The current lineup consists of Daniele Bompignano (scream and clean vocals), Daniele Fusi (guitars), Matteo Scialdone (bass), Nikolay Deliyski (guitars) and Alessandro Mori (drums).

The release in 2012 of the first self-produced EP led the band to an inspiring collaboration with Eddy Cavazza and Giuseppe Bassi OF Dysfunction production (Fear Factory, Mnemic, Logical Terror etc…) for the creation of “In fear and solace” their first studio album, published in 2013 by Bagana Records (Destrage, Despite Exile).

The promotion of the full-length album began in 2014 by playing it live in north and centre of Italy and sharing the stage with bands like Texas in July, Modern Day Babylon, As They Burns, Helia, Mellowtoy, Logical Terror. The composing of “Haunted one”, their new album, began in 2016 and it will lead in 2017 to a new collaboration with Dualized and Dysfunction production.

Out In Style – Broken Dreams

Una certa maniera di fare punk degli anni novanta non è passata inosservata dalle nuove generazioni, e si può ben affermare che un gruppo come gli Out In Style avrebbero fatto una gran figura anche negli anni d’oro del genere.

Pop punk di alta qualità, melodico e veloce come deve essere per questo gruppo internazionale, che è diviso fra Canada e Brasile, e hanno inciso in Italia al Titan’s Lab di Ferrara.

La qualità è molto alta, il gruppo brasiliano (chiamiamolo così per facilità ), sa benissimo dove andare e lo fa con decisione e stile riprendendo il loro nome. Le composizioni delle tracce sono in pieno stile pop punk anni novanta, per cui nessun accordo mollo o batteria quasi inesistente come usa nel pop punk moderno, qui la batteria è quasi sempre in doppia cassa, e le chitarre assieme al basso vanno a mille, e tutto il gruppo gira benissimo. Una certa maniera di fare punk degli anni novanta non è passata inosservata dalle nuove generazioni, e si può ben affermare che un gruppo come gli Out In Style avrebbero fatto una gran figura anche negli anni d’oro del genere. Broken Dreams è un disco molto bello e divertente anche quando parla di cose non piacevoli, e non sono poche in questo disco. La disillusione che porta a fare sbagli ancora maggiori, anche la bottiglia che può peggiorare il tutto, ma per gli Out In Style giustamente c’è ancora speranza. La rabbia e la voglia di divertirsi possono essere due sentimenti in contrasto che però guidano a fare cose buone. Il disco giusto per chi ama il pop punk fatto bene come lo fanno questi ragazzi da Curitiba in questo bel lavoro, che non fa gridare al miracolo ma fa cantare tutti i ritornelli e non è affatto poco.

Tracklist
1. Looking for you
2. Straight and fast
3. Dreaming
4. Ellie
5. Lucid Dream
6. Glass
7. Just before dawn
8. Dead end
9. Interlude
10. O’Brein
11. Your smile
12. Blindfolded
13. Drinking in hell
14. The great perhaps

Line-up
João Xavier : vocals/bass
Marlos Andrews : guitar
Ricardo Niemicz : drums

OUT IN STYLE – Facebook

Rusty Nails – Seasons Of Hatred

Seasons Of Hatred vive di potenza metallica valorizzata da una componente power dosata a meraviglia dai suoi creatori, con picchi di notevole qualità, tra trame pacate ma semre sul punto di esplodere e deflagrazioni improvvise.

Si può suonare heavy metal classico, risultando moderni nei suoni ed esplosivi, pur ricordando a più riprese la scena del decennio storico ottantiano?

Chiedetelo ai toscani Rusty Nails, tornati dopo sette anni dal primo ep con in tasca il contratto con Sliptrick Records e di conseguenza con il primo lavoro sulla lunga distanza, questo incendiario Seasons Of Hatred.
Una lunga storia iniziata addirittura nel 2001 con il monicker Avatar, un numero esponenziale di problemi che ne rallentarono la carriera fono all’uscita di Mind Control e poi ancora un lungo stop lungo sette anni prima che le chitarre tornassero a ruggire su questi otto brani di cui un paio ripresi dal precedente lavoro (Mind Control e The End Of All Days).
Ma lasciamo i problemi al passato e prendiamo a capocciate il muro della stanza sotto il bombardamento heavy/power metal di Seasons Of Hatred e delle sue otto tracce che, già dall’opener Years Of Rage, mette subito in chiaro che qui si fa heavy metal di scuola priestiana, potenziata da dosi massicce di power americano alla Iced Earth, teatrale e drammatico il giusto per scuotere i fans addormentati ed impegnati a sognare un giradischi su cui girano i vinili di Painkiller e Something Wicked This Way Comes.
Epico ed interpretato con sanguigna drammaticità dall’ottimo singer Paolo Billi, l’album vive di potenza metallica valorizzata da una componente power dosata a meraviglia dai suoi creatori, con picchi di notevole qualità (su tutti gli otto minuti di The Outer Lords), tra trame pacate ma sempre sul punto di esplodere e deflagrazioni improvvise, dove Day Of Punishment e Mind Control sono uno spettacolo di lampi e saette nel cielo attraversato da burrasche metalliche.
Ottima la prova della sezione ritmica, mai velocissima ma precisa e potente (Federico Viviani alle pelli e Alessandro Crecchi al basso) e sugli scudi la prova dei due chitarristi (Claudio Della Bruna e Matteo Santoni) per un album che è un ascolto obbligato per gli amanti dei suoni heavy/power.
Di tempo ce n’è voluto tanto, ma oggi la band riparte ancora una volta come meglio non si potrebbe con questo ottimo Seasons Of Hatred.

Tracklist
1.Minutes of Hatred
2.Years of Rage
3.Day of Punishment
4.Dagon
5.Mind Control
6.Out of This World
7.The Outer Lords
8.The End of All Days

Line-up
Claudio Della Bruna – Guitars
Paolo Billi – Vocals
Federico Viviani – Drums
Alessandro Crecchi – Bass
Matteo Santoni – Guitars

RUSTY NAILS – Facebook

https://www.facebook.com/rustynailsmetal/

Gigantomachia – Atlas

L’epicità sanguina dalle note di questa raccolta di brani che non lasciano trasparire facili melodie, ma all’unisono gli strumenti compongono una colonna sonora di morte e dolore che a tratti sfiora il lento incedere del doom, creando una sorta di muro invalicabile.

Ad Alatri, in provincia di Frosinone, i giganti si stanno organizzando per andare in battaglia contro gli dei dell’Olimpo e la colonna sonora di questo epico scontro non può che essere forgiata nel metallo più estremo, epico ed oscuro.

Atlas è il debutto di questa band che dal mito greco prende il nome (Gigantomachia), un gruppo di giganti in perenne battaglia a colpi di death metal guerresco, pregno di mid tempo pesantissimi e dall’incedere monolitico.
La band nasce nel 2015 da un’idea del bassista Lorenzo Barabba e dopo vari aggiustamenti della line up e un bel po’ di rodaggio in sede live, arrivano al 2017 e alla firma con la label nostrana Agoge Records di Gianmarco Bellumori, con cui hanno collaborato per la realizzazione di questa primo attacco agli dei.
Atlas è un macigno estremo che travolge tutto, con un passo medio ma inarrestabile che tutto ababtte e devasta senza fermarsi davanti a nulla; l’epicità sanguina dalle note di questa raccolta di brani che non lasciano trasparire facili melodie, ma all’unisono gli strumenti compongono una colonna sonora di morte e dolore che a tratti sfiora il lento incedere del doom, creando così una sorta di muro invalicabile.
Growl e recitati, mid tempo e solos che evocano lo scontro tra le lame nella battaglia, rendono l’atmosfera drammatica e pesante, con la musica che ne diviene la colonna sonora offrendo atmosfere suggestive sulle note di Liberate The Tytans, Immortal e della più estrema title track, seguita da una Scylla & Cariddi che conclude Atlas alternando violenza e melodia e aggiudicandosi la palma di miglior brano in scaletta.
I Bolt Thrower sono la band più accostabile al sound dei Gigantomachia, con parti che si avvicinano all’epic metal classico rendendo Atlas un buon debutto, lontano dal death epico e sinfonico di moda in questo periodo e più vicino ad un approccio vecchia scuola.

Tracklist
1 – Rise Of Cyclop (intro)
2 – Eye Of The Cyclop
3 – Liberate The Titans
4 – Immortal
5 – Aldebaran
6 – Abyss Leviathan (intro)
7 – Leviathan
8 – Atlas
9 – Scylla & Cariddi

Line-up
Barabba – Bass
Alessandro – Guitars
Nicola – Drums
Davide – Guitars, Vocals

GIGANTOMACHIA – Facebook

Asino – Amore

Un sound che sposa l’attitudine punk con l’elettricità noise e i testi in italiano, per sette brani che formano un concentrato di suoni dissonanti, dall’approccio indie rock ma con la forza espressa che si avvicina al metal alternativo.

Amore è il terzo lavoro di questo duo toscano chiamato Asino e formato da Giacomo “Jah” Ferrari (voce, batteria) e Orsomaria Arrighi (voce, chitarra).

L’album chiude una trilogia iniziata nel 2012 con Crudo e proseguita con l’EP Muffa due anni dopo e che ha portato i due musicisti toscani in giro per il nostro paese ad incendiare palchi con il loro rock, molto originale, scarno ed essenziale.
Il sound sposa l’attitudine punk con l’elettricità noise e i testi in italiano, per sette brani che formano un concentrato di suoni dissonanti, dall’approccio indie rock ma con la forza espressa che si avvicina al metal alternativo: chitarra e batteria, voci che intonano testi irriverenti ed ironici, basi che si avvicinano a campionamenti industriali e rendono la proposta diretta come una serie di sette pugni allo stomaco, rock nella sua forma più grezza e sempre alla ricerca di uno spunto originale nelle atmosfere caotiche di tracce come Sentirsi Male, Offensivo o la conclusiva Trenita.
Difficile fare nomi per rendere più facile l’approccio ad Amore, forse le più indicative in tal senso sono proprio quelle delle note di presentazione dell’album: “pensate agli White Stripes senza il blues, pensate ai Tweak Bird senza lo stoner, pensate agli Zeus! senza il metal, pensate ai Lightning Bolt senza una maschera, pensate a Simon & Garfunkel senza una mano”.

Tracklist
1.Sentirsi Male
2.Enorme
3.Umberto Space Echo
4.Orsomariah Curry
5.Offensivo
6.Schiaphpho Dve
7.Trenita

Line-up
Orsomaria Arrighi – Vocals, Guitars
Giacomo Jah Ferrari – Drums

ASINO – Facebook

Militia – Regiments of Death

Nastro di una band forse minore, ma comunque molto interessante, del thrash americano della metà degli Eighties: tra l’altro, un caso rilevante di gruppo non proveniente dalla Bay Area.

Gli americani Militia sono tra quegli sfortunati ‘grandi fra i minori’ che non hanno mai raggiunto la possibilità di pubblicare un disco in vita.

Texani, si formarono ad Austin, nel 1984, e rimasero attivi solo sino al 1986 (per riformarsi poi molti anni dopo, come accadde a tanti dei loro colleghi). Il loro primo demo tape vide la luce nel 1985, con il titolo di Regiments of Death, ad opera di un manipolo di musicisti che avevano o avrebbero militato in gruppi più noti (Watchtower, SA Slayer, la band di Rhett Forrester dopo la sua uscita dai Riot). Il nastro conteneva solo tre pezzi, peraltro eccellenti ed altamente rappresentativi di quello che era l’heavy a stelle e a strisce, a metà degli anni Ottanta: per un verso ottimo thrash metal, in linea con le aree di San Francisco e Los Angeles; per un altro molte propensioni speed e segnatamente US metal, stile Metal Church-Vicious Rumors per intenderci. La cassetta, divenuta assai presto introvabile, è stata infine ristampata, su compact, dalla Rockadrome – nel 2008 soltanto, peraltro – con il titolo Released, insieme ad altro materiale di provenienza demo: cinque brani del 1986, due del 1984 e altrettanti dal vivo. La migliore occasione per una doverosa e utile operazione di recupero storiografico. Perché anche questa è archeologia musicale.

Track list
1. Metal Axe
2. Search For Steel
3. Regiments of Death

Line up
Mike Soliz – Vocals
Tony Smith – Guitars
Robert Willingham – Bass
Phil Acham – Drums

1985 – Autoprodotto

IN-SIDE – OUT-SIDE

OUT-SIDE è un lavoro che vorremmo non finisse mai più, un arcobaleno di note melodiche che lascia senza fiato e che si rivela imperdibile per i fans dell’aor, ai quali consiglio di lasciarsi rapire dall’opera di una band che ha talento da vendere.

Non capita spesso di questi tempi un lavoro italiano incentrato sull’ hard rock melodico di stampo ottantiano, forse perché il nostro paese non è l’America né la Scandinavia e neppure il Giappone, terre da sempre molto più ricettive per il genere.

L’Andromeda Relix imprime il suo marchio su questo bellissimo lavoro targato IN-SIDE, gruppo di Torino capitanato dal tastierista Saal Richmond e che vede dietro al microfono il singer Beppe Jago Careddu, vecchia conoscenza della nostra webzine (Madwork, Burning Rome) e cantante dalle mille risorse, che siano dark, estreme o, come in questo caso, melodiche.
La voce profonda e molto interpretativa del cantante (che a tratti ricorda un Brian Ferry in versione hard rock) accompagna sei brani più intro di una bellezza disarmante, pomposi, melodici, dal piglio statunitense e legati in modo indissolubile agli anni ottanta.
Mid tempo strutturati su tastiere che ci travolgono con cascate di note, mentre la chitarra ci strappa il cuore con solos eleganti, il tutto valorizzato da un talento per la melodia sorprendente, fanno di OUT-SIDE un gioiellino melodico imperdibile per i fans del genere, mentre si respira aria intrisa di profumi del litorale californiano in brani come The Signs Of Time o The Running Man.
Block 4 è un mid tempo di raffinato aor dal taglio ombroso, nel quale la voce raggiunge livelli interpretativi notevoli, così come in Break Down l’anima progressiva della band valorizza un brano bellissimo ed emozionante.
Lie To Me conclude un lavoro che vorremmo non finisse mai più, un arcobaleno di note melodiche che lascia senza fiato e che si rivela imperdibile per i fans dell’aor, ai quali consiglio di lasciarsi rapire dall’opera di una band che ha talento da vendere.

Tracklist
1.The Gate
2.The Signs OF Time
3.The Running Man
4.Block 4
5.I’m Not A Machine
6.Break Down
7.Lie To Me

Line-up
Jago – Vocals
Saal Richmond – Keyboards / Synthesizers / Programming / Vocals
Dave Grandieri – Keyboards / Synthesizers / Programming / Backing Vocals
Simone “Mono” Bertagnoli – Guitars
Abramo De Cillis – Guitars / Backing Vocals
PJ Philip – Bass / Backing Vocals
Marzio Francone – Sound Engineering / Drums

IN-SIDE – Facebook

VERATRUM

Il track stream video del brano “L’Alchimista”, dall’ep “Visioni”.

Il track stream video del brano “L’Alchimista”, dall’ep “Visioni”.

I prophetic black metallers VERATRUM rilasciano il track stream video ufficiale del brano “L’Alchimista”, dal loro prossimo EP “Visioni”.

Il loro epic black metal nasce per celebrare l’oscura saggezza e la conoscenza occulta degli antichi, oggi quasi dimenticata. I Veratrum uniscono la potenza delle loro orchestrazioni sinfoniche ad oscuri elementi atmosferici, creando così il Prophetic Metal.

Il singolo “L’Alchimista” descrive la visione di un alchimista che interpreta gli inquietanti segni della fine della propria era, prevedendo la perdita del senso e l’abbandono della saggezza spirituale. Ospite del brano la voce narrata di Giulian dei parthenopean epic black metallers SCUORN, registrata da Pasquale Piro presso i Dark Matter Sound Studio di Napoli.
Track stream video ufficiale prodotto da Cult Of Parthenope.

Il nuovo EP dei Veratrum, “Visioni”, è in uscita il 24 Aprile 2018, ed è incentrato sul potere ambiguo della visione profetica e del sogno premonitore, usando un’ ambientazione mistica per riflettere sul vuoto e la decadenza dei nostri tempi.

“Visioni” è stato registrato presso i Loft-1 Studio da Andrea Facheris, ed è stato mixato e masterizzato presso i Domination Studio (Necrodeath, Luca Turilli’s Rhaposody, Labyrinth) da Simone Mularoni. Ospiti speciali i guest vocalists Taliesin (Eternal Samhain) e Giulian (Scuorn), il maestro Vittorio Sabelli (Dawn Of A Dark Age) al clarinetto e i cori addizionali degli HaddaH.
La cover artwork è stata realizzata da Sabnock Design.

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LE INTERVISTE DI OVERTHEWALL: AIKIRA

Grazie all’avvio della reciproca collaborazione con la conduttrice radiofonica Mirella Catena, abbiamo la gradita opportunità di pubblicare la versione scritta delle interviste effettuate nel corso del suo programma Overthewall, in onda ogni mercoledì alle 21.30 ed ogni domenica alle 22.00 su www.energywebradio.it.
Oggi è il momento dei Aikira, autori con Light Cut di un bellissimo lavoro di post metal strumentale.

MC Ospiti su Overthewall gli Aikira: con noi Danilo, batterista e portavoce della band, a cui diamo il benvenuto!

Ciao Mirella, ciao a tutti gli ascoltatori di Overthewall.

MC Gli Aikira nascono da un’idea tua e di un’altro componente della band già nel 2008. Ci racconti la genesi di questo progetto musicale?

Si, nel 2008 sono uscito dai Vibratacore, band hardcore che avevo fondato insieme a Fango, il chitarrista.
In questo periodo io e Fango ci siamo comunque visti in sala prove per sviluppare alcune idee che avevamo, e che non erano perfettamente in linea col sound dei Vibratacore. In una di queste jam abbiamo coinvolto Andrea Alesi con il quale abbiamo trovato subito grande affiatamento. Gli Aikira sono nati quel giorno!

MC Come definiresti il vostro genere musicale e quali sono le tematiche che affrontate?

Quando ci chiedono del nostro genere musicale, rimaniamo sempre un po’ interdetti hahah! Diciamo che a grandissime linee, rientriamo nei canoni del post-rock / post-metal, con qualche accenno alla psichedelia. Quello che ci interessa è giocare con le dinamiche e con le atmosfere, e farci coinvolgere emotivamente da quello che stiamo suonando.

MC Il vostro primo disco omonimo viene pubblicato nell’estate 2014. Com’è stato l’impatto con il pubblico e la critica? E’ andato tutto secondo le vostre aspettative?

L’impatto col pubblico direi che è stato superiore alle nostre aspettative. Essendo una band strumentale, avevamo il timore che un’ora di concerto senza un cantante potesse in qualche modo annoiare, ma questo problema non si è mai presentato. Con grande piacere poi abbiamo constatato come le varie webzine che hanno recensito il nostro primo album lo descrivessero come un viaggio, in linea con la nostra visione.

MC Nel febbraio del 2018 pubblicate Light Cut, che prende forma tra il 2015 e il 2017, periodo caratterizzato da momenti molto difficili per tutti i membri della band. Ci parli della realizzazione di quest’album e che cosa rappresenta per voi?

Si, diciamo che in questo periodo sia io che Fango che Andrea, abbiamo avuto momenti non facili, sul piano della salute e degli affetti. Abbiamo poi incrociato vari bassisti, e non tutte queste collaborazioni hanno dato un risultato positivo, sia a livello musicale che umano.
La cosa che abbiamo sicuramente notato è che la scrittura dei vari pezzi di Light Cut procedeva in maniera piuttosto fluida, nonostante tutte queste difficoltà, come se il suonare insieme fosse una sorta di energia che riusciva a sfuggire all’attrazione gravitazionale di tutta questa negatività.
Questo concetto è stato un po’ l’input per un brano del disco che si chiama appunto Something Escapes.
Abbiamo registrato con Davide Grotta, che ha lo studio di registrazione a fianco della nostra sala prove. Con Davide ci siamo trovati subito alla grande, tant’è vero che nelle pause tra una take e l’altra, abbiamo jammato assieme (lui suona theremin e pianoforte e un’altra miriade di strumenti), e alcune parti di quelle jam sono poi finite sul disco (parlo dei due Elemental).
Light Cut è stato quindi mixato da Enrico Baraldi: anche con Enrico ci siamo subito intesi, è una persona dalla grande professionalità e pazienza, e con noi ne ha avuta veramente tanta!
Il master è stato fatto da Paso di Studio 73, una vecchia conoscenza. Avevamo precedentemente lavorato con lui per i Vibratacore, e sia in passato che adesso con Light Cut siamo rimasti assolutamente soddisfatti del lavoro eseguito.
Appena terminato Light Cut abbiamo inoltre avuto modo di completare la line up della band: Lorenzo Di Cesare, già bassista dei Vibratacore, è entrato negli Aikira in qualità di bassista.

MC Si parla spesso di supporto alle band underground e molto di questo sostegno è dato dai fans. Che rapporto avete con il pubblico che vi segue?

Sarà una cosa banale da dire, ma per noi suonare live è linfa vitale! Avere un pubblico rapito da ciò che sta ascoltando/osservando ripaga di tutti i km e tutti gli sforzi per riuscire ad organizzare un concerto, cosa quest’ultima sempre più difficoltosa.

MC Ci saranno dei live a supportare il nuovo album?

Si abbiamo dei live in programma tra aprile e maggio a Pescara e Lecce, e siamo sempre in cerca di nuovi posti che possano ospitare un live di Aikira. Sicuramente quest’estate avremo il piacere di suonare a qualche festival.

MC Dove i nostri ascoltatori possono seguirvi?

Il sito: aikiraband.com.
Ci trovate su Facebook, ovviamente, poi su tutte le varie piattaforme musicali quali Spotify, Soundcloud, Bandcamp, eccetera.
Sul nostro canale Youtube abbiamo caricato il videoclip di Etera, il primo brano di Light Cut. E’ un video che abbiamo girato con la preziosa collaborazione di due nostri grandi amici, Nazareno Capitanio, in arte Nazz.Cool, alle riprese, e Lia Cavo, che è scultrice e ceramista, e ci ha messo a disposizione una delle sue più belle realizzazioni, chiamate Pneuma.

Paolo Carraro Band – Newborn

Assolutamente priva di inutili diavolerie tecniche fine a se stesse, la musica contenuta in Newborn non stanca ed è consigliata anche a chi non stravede per i lavori strumentali e per i maestri delle sei corde, proprio per la sua notevole fluidità e per la cura alla forma canzone che il gruppo non perde mai di vista.

Inizia con il pianto di un neonato questo viaggio musicale nel mondo di Paolo Carraro e la sua band, una strada da percorerre con la mente libera facendo proprie tutte le influenze che il sound di questi cinque brani ci consegnano.

Un rock strumentale attraversato da una vena heavy prog è quello che ci presenta questo quintetto capitanato da chi gli dà il nome, chitarrista vicentino con un percorso che negli anni lo ha portato a confrontarsi in vari concorsi nazionali, a dare vita un primo ep (You’d Better Run) e tornare con la Paolo Carraro Band con questo ottimo lavoro intitolato Newborn e con l’Atomic Stuff ad occuparsi della promozione.
I cinque brani proposti coprono almeno una quarantina d’anni di musica rock, partendo dal progressive e dall’hard rock anni classico di ispirazione settantiana, al più diretto heavy metal per sfiorare accenni blues e metal prog.
Assolutamente priva di inutili diavolerie tecniche fine a se stesse, la musica contenuta in Newborn non stanca ed è consigliata anche a chi non stravede per i lavori strumentali e per i maestri delle sei corde, proprio per la sua notevole fluidità e per la cura alla forma canzone che il gruppo non perde mai di vista.
La band si diverte e fa divertire seguendo uno spartito colorato di note progressive, ma che non dimentica il rock nella sua forma più pura e bluesy, come nella spettacolare ed hendrixiana Expetions o nella divertente Prog’n’roll, un brano tirato e sfacciatamente rock’n’roll , ma con una verve progressiva che scatena il gruppo, in una ipotetica jam tra Chuck Berry e John Petrucci.
Ancora grande musica blues con Blue Jay River e la più hard & heavy Beck In Town, brano che chiude l’album in un crescendo di scale ipertecniche, su un tappeto di ritmiche groove rock da trattenere il fiato.
Una gradita sorpresa, quindi,  questa band che con Newborn ci consegna uno dei lavori strumentali più belli sentiti ultimamente.

Tracklist
01. Introduction 1257
02. Exeptions
03. Prog’n’Roll
04. Blue Jay River
05. Beck in Town

Line-up
Paolo Carraro – Guitar
Daniele Asnicar – Guitar
Federico Saggin – Bass
Federico Kim Marino – Drums

PAOLO CARRARO – Facebook

NIHILI LOCUS – Lyaeus Nebularum

Interessante retrospettiva sui Nihili Locus, band che si mise in una certa evidenza negli anni novanta con un death dagli influssi doom e, in parte, black.

La Terror From Hell pubblica questa interessante retrospettiva sui Nihili Locus, band italiana che si mise in una certa evidenza negli anni novanta.

La raccolta comprende tutti i brani pubblicato nella sua storia dal gruppo piemontese, comprendendo quindi il singolo Sub Hyerosolyma (1992), il demo …Advesperascit… (1994) e soprattutto l’ep …Ad Nihilum Recidunt Omnia (1996), più due brani inediti registrati nel 1997.
Sono proprio i tre brani contenuti in …Ad Nihilum Recidunt Omnia ad aprire la compilation, rappresentando quello che, all’epoca, pur con tutte le variabili di una produzione perfettibile, era parso un notevole primo approccio per una band che possedeva le potenzialità per diventare uno dei nomi di punta a livello nazionale in ambito death doom.
Questo non si è verificato, purtroppo, anche perché dopo diverse vicissitudini ed una lunga stasi la band si sciolse nel 2003 per poi riprendere vita cinque anni dopo con una formazione a tre che compose quello che sarebbe dovuto essere il primo full length, Mors, che di fatto però non vide mai la luce.
Come detto il fulcro dell’album sono Silvara e le due parti di Memoriam Tenere, brani nei quali il Nihili Locus dimostravano d’essere sulla strada giusta per giungere alla quadratura di un death/black doom ricco di spunti notevoli e piuttosto vario sotto diversi aspetti, incluso l’utilizzo della voce femminile; Lyaeus Nebularum non segue, come forse sarebbe stato più auspicabile, un ordine cronologico nella collocazione dei brani in tracklist, per cui dopo le tracce di …Ad Nihilum Recidunt Omnia troviamo le due che erano presenti in Sub Hyerosolyma, dove il sound viveva ancora di un’accentuata dicotomia tra le parti melodiche e quelle death tout cort, per poi giungere alla più compiuta scrittura di…Advesperascit… , dove un brano come Canto (of a Nightly Jewel) attirava fatalmente nel gorghi più profondi del death doom.
I due inediti, infine, sono evidentemente frutto di registrazioni approssimative e provvisorie, tali da rendere inopportuno ogni possibile giudizio; d’altro canto, anche se in misura decisamente meno accentuata, la produzione dei lavori dei Nihili Locus non è mai stata ottimale, impedendo peraltro di attenuare le sbavature a livello strumentale e, soprattutto, le stonature dei contributi vocali femminili (ma, d’altro canto, nei primi anni novanta non era facile trovare nel nostro paese qualcuno che fosse in grado di gestire al meglio tutto il processo di incisione e registrazione di un album metal).
L’operazione risulta nel complesso assolutamente utile e gradita: vediamo se il tutto possa essere propedeutico, magari, alla sospirata pubblicazione di Mors o ancora meglio di materiale di nuovo conio, visto che ufficialmente i Nihili Locus risultano ancora attivi, per cui sperare non costa nulla.

Tracklist:
1. Memoriam Tenere
2. Silvara
3. Memoriam Tenere (Rigor Mortis)
4. Ancient Beliefs Forgotten
5. Deathly Silence Nebulae
6. Gloomy Theatre of Ruins
7. Canto (of a Nightly Jewel)
8. Dance of the Crying Soul
9. …Advesperascit…
10. Buio/XII Touches
11. Tectum Nemoralibus Umbris
12. Lugubri Lai
13. La Notte Eterna
Tracks 1-2-3 taken from ‘…Ad Nihilum Recidunt Omnia’ MCD
Tracks 4-5 taken from ‘Sub Hyerosolyma’ EP
Tracks from 6 to 11 taken from ‘… Advesperascit…’ Demo
Tracks 12-13 never released before (recorded in 1997)

Line-up:
Bruno Blasi – vocals
Valeria De Benedictis – guitars, keyboards, vocals
Mauro Veronese – guitars, vocals
Massimo Currò – bass
Roberto Ripollino – drums, vocals
Simone Fanciotto – keyboards

NIHILI LOCUS – Facebook

AA.VV. – Prigionieri 1988/2018

In download e streaming gratuito sui canali del Ghigo Renzulli Fan Collaborative, questa sorta di compilation celebrativa, oltre ad essere un tributo alla storica band è un modo riuscito ed originale per tornare a respirare le atmosfere di uno dei lavori più rappresentativi del rock italiano, consigliato non solo ai fans dei Litfiba, ma soprattutto ai giovani ascoltatori che del gruppo ignorano le produzioni ottantiane.

Sono passati trent’anni da Litfiba 3 e il Ghigo Renzulli Fan Collaborative, come già per Desaparecido (30 Desaparecido) ed il capolavoro 17Re (trent’anni di 17Re), dedica una compilation tributo al terzo album della trilogia del potere che i Litfiba scrissero tra 1l 1985 ed il 1988, anno di uscita del bellissimo ed ultimo capitolo.

Con la formazione storica ancora intatta (oltre a Ghigo Renzulli e Piero Pelù, Antonio Aiazzi alle tastiere, Gianni Maroccolo al basso e Ringo De Palma alle pelli) ma con la strada musicale del gruppo che sta per arrivare al crocicchio dove lascerà le ombrose atmosfere dark/wave degli esordi per un approccio molto più rock e commerciale, Litfiba3 risulta un album vario che alterna rock graffiante a bellissime e liquide composizioni legate alla new wave, ancora nelle corde dei fans del rock anni ottanta, ma da li a pochi anni scavalcata dalle sonorità del decennio successivo a cui anche i nostri si dedicheranno.
Prigionieri (che in origine doveva essere il titolo dell’album, poi accantonato per Litfiba3) è prodotto da Davide Forgetta con la collaborazione di Roberto Bruno in qualità di direttore artistico, vede al mastering il prezioso lavoro di Fabrizio Simoncioni e l’artwork realizzato da Claudio Serra, co-fondatore del Ghigo Renzulli Fan Collaborative.
Un album molto esplicito e dai temi socio/politici importanti come Litfiba 3 viene reinterpretato dagli artisti che si danno il cambio sui brani che hanno fatto la storia del rock italiano con ottima personalità, quindi non ci si devono aspettare mere cover copia incolla, ma una matura rivisitazione che soggioga a proprio piacimento il sound di cui si componeva l’opera.
L’opener Santiago, affidata ai Capitolo 21 perde le sfumature da “barricate” per un’attitudine più elettronica, mentre i Junkie Dildoz imprimono una notevole carica metal al rock’n’roll di Amigo.
La splendida Lousiana è valorizzata dall’interpretazione di Daniele Tarchiani in una rivisitazione che tanto sa di U2, mentre Ci Sei Solo Tu è lasciata agli Estetica Noir.
Altro brano clou di Litifba 3 (la “parigina” Paname) trova nuova vita nelle note elettro/dance dei Lip’s Aroma e i Røsenkreütz se la vedono con l’atmosfera intimista e dark di Cuore Di Vetro, mentre la diretta Tex, in mano ai Cani Bagnati, rimane un pugno rock in pieno volto.
Peste degli Elysa Jeph, in versione trip rock, lascia agli ultimi due brani (Corri, cantata da Alteria, e Bambino nella versione dei MnemoS) il compito di chiudere questa nuova versione dell’album che all’epoca chiuse definitivamente la prima fase della carriera del Litfiba i quali, da li a poco erano destinati a diventare il gruppo rock italiano più famoso del decennio successivo.
In download e streaming gratuito sui canali del Ghigo Renzulli Fan Collaborative, questa sorta di compilation celebrativa, oltre ad essere un tributo alla storica band è un modo riuscito ed originale per tornare a respirare le atmosfere di uno dei lavori più rappresentativi del rock italiano, consigliato non solo ai fans dei Litfiba, ma soprattutto ai giovani ascoltatori che del gruppo ignorano le produzioni ottantiane.

Tracklist
1.Santiago – Capitolo 21
2.Amigo – Junkie Dildoz
3.Louisiana – Daniele Tarchiani
4.Ci Sei Solo Tu – Estetica Noir
5. Paname – Lip’s Aroma
6. Cuore Di Vetro – Røsenkreütz
7. Tex – Cani Bagnati
8. Peste – Elyza Jepth
9. Corri – Alteria
10. Bambino – MnemoS

GHIGO RENZULLI FAN COLLABORATIVE – Facebook

 

Malnàtt – Pianura Pagana

Musicalmente è forse l’album più maturo del collettivo, molto completo dal punto di vista compositivo, e quasi pronto per essere trasposto in una piece teatrale, perché in fondo questo dei Malnàtt è teatro con musica pesante.

Il collettivo bolognese Malnàtt è molto più di un gruppo metal, è un’idea messa in musica pesante.

L’opera del collettivo è sempre stata di alto livello qualitativo e con messaggi molto forti, e anche in questo disco l’approfondimento è notevolissimo. Pianura Pagana è la dimostrazione che il metal può essere arte che nasce dal basso e si propaga per far meglio comprendere ciò che c’è sotto la superficie, ed in questo caso di marcio ce n’è davvero molto. La proposta musicale dei Malnàtt spazia nel mondo del metal, dal black al death, passando per pezzi più prog e sfuriate quasi thrash. In questo progetto la musica è al servizio del messaggio, ma essa stessa è messaggio e da un valore aggiunto molto importante. Tutta l’opera dei bolognesi è di agitazione culturale, quasi fossero una propaggine del collettivo culturale Wu Ming in campo metal. Pianura Pagana è un disco che sa di antico, un sentire con la mente libera da preconcetti e dai tarli della nostra consumistica esistenza. Il disco è una chiara dichiarazione di intenti, un continuo carnevale in senso medioevale, poiché quando suonano questi signori diventano altro da ciò che sono tutti i giorni, come spiegato nella splendida canzone Il Collettivo Malnàtt, che illustra molto bene cosa sia questa entità davvero unica. Il cantato in italiano rende moltissimo e fa l’effetto di una messa pagana senza alcun simbolo, solo l’andare contro la comune morale cristiana e borghese, ricercando il senso della vita e la sua forza, sempre più nascoste in questo mondo di plastica. Musicalmente è forse l’album più maturo del collettivo, molto completo dal punto di vista compositivo, e quasi pronto per essere trasposto in una piece teatrale, perché in fondo questo dei Malnàtt è teatro con musica pesante. Vengono anche smascherati i nostri tic, le normali aberrazioni che ogni giorni imperano in tv, creando quel cortocircuito che nasce mentre vediamo la morte in diretta mangiando tranquillamente con i nostri familiari, sentendoci al sicuro; ma non lo siamo affatto, perché il nemico peggiore siamo noi stessi, siamo noi gli assassini, siamo noi che abbiamo affidato le nostre speranze alla gente sbagliata da più di 2000 anni. Pianura Pagana va ascoltato nota per nota, parola su parola, immagine per immagine, perché è un piccolo capolavoro di coscienza, come li faceva una volta Pasolini; infatti qui i Malnàtt mettono in musica Alla Mia Nazione, e lì dentro c’è tutto.

Tracklist
1. Almanacco pagano
2. Io ti propongo
3. Il Collettivo Malnàtt
4. E lasciatemi divertire
5. Cadaverica nebbia
6. Alla mia nazione
7. Intervallo pagano
8. Qualche parola su me stesso
9. Posso
10. Chiese chiuse
11. Dialogo di marionette

MALNATT – Facebook

ANCIENT OAK CONSORT

Il video di By the Sea, dall’album Hate War Love in uscita a maggio (Revalve Records).

Il video di By the Sea, dall’album Hate War Love in uscita a maggio (Revalve Records).

The Eclectic prog rock band Ancient Oak Consort reveal the preview and the first single By the Sea in total streaming: https://player.believe.fr/v2/3615931290320, of their third new album Hate War Love, that will be out on may 18th. The release of the album was anticipated by the Videoclip By the sea.

Special guests: Roberto Tiranti (Labyrinth), Voice; Mathias Blad (Falconer), Voice; Giulia Stefani (Ravenscry).

http://www.revalverecords.com/ancientoakconsort.html
https://www.facebook.com/Ancient-Oak-Consort-692226317645854/
https://www.facebook.com/revalverecords/

Thelema – Thelema

Il sound dei genovesi Thelema è un hard rock che alterna parti più dirette e metalliche ad altre ispirate alla tradizione progressiva tricolore, risultando un buon ibrido tra rock e metal classico.

Di questi tempi, con il mondo del web diventato nostro malgrado un’appendice importante della nostra vita, la comunicazione diventa essenziale per far conoscere il proprio prodotto (di qualsiasi natura esso sia); nella musica poi, con le centinaia di band che ogni giorno si presentano sul mercato, il presentarsi in modo completo risulta fondamentale.

I Thelema per esempio lasciano a poche righe la presentazione del loro omonimo debutto, di loro sappiamo che girano intorno al chitarrista/compositore Simone Filippo Canepa e alla voce della cantante Beatrice Fioravanti.
Il sound dei genovesi è un hard rock che alterna parti più dirette e metalliche ad altre ispirate alla tradizione progressiva tricolore, risultando un buon ibrido tra rock e metal classico.
La Fioravanti è una singer dai toni che ispirano immagini dark, la chitarra di Canepa firma l’album con le sue ritmiche hard rock ed i suoi solos tra classic metal e progressive, composto da otto brani piacevoli.
Ottime le atmosfere dark di The Crow, l’inno It’s Only Rock, la ballad progressiva Claire e la danza sabbatica ispirata di My Memory Of Banshee, mentre The End chiude l’album e risulta l’unico brano cantato dal chitarrista ligure.
Con una produzione più pulita le tracce avrebbero convinto ancora di più, ma rimane un dettaglio su cui si potrà lavorare già dal prossimo lavoro, per ora i Thelema passano l’esame del debutto con un esordio più che sufficiente.

Tracklist
1.Season Of Love
2.The Crow
3.Lethal Assault
4.Eirenomis
5.It’s Only Rock
6.Claire
7.My Memory Of Banshee
8.The End

Line-up
Simone Filippo Canepa – Guitars, Vocals
Beatrice Fioravanti- Vocals

THELEMA – Facebook

The Black Swamp – Witches

Il sound proposto risulta un concentrato di Black Sabbath, Pantera e Black Label Society, le chitarre fanno esplodere riff che sono cannonate, le ritmiche stonerizzate creano un clima rovente e desertico e la voce urla rabbia panteriana.

Tremate, tremate, le streghe son tornate: bellissime muse a cavallo di scope e caproni, tagliano il cielo scuro nella notte illuminata da una luna fiammeggiante.

Il loro viaggio è partito dall’Australia e a colpi di groove metal si avvicinano a noi, sensuali e maligne schiave di Satana.
Witches, appunto, è l’ultimo lavoro in formato ep dei The Black Swamp, quintetto di rockers in attività dal 2012 e affacciatisi sul mercato con il primo ep intitolato Foulness e poi, nel 2016, con quello che rimane il loro unico full length, I Am.
Nel sabba che ogni notte dà il via allo scorrazzare nel cielo stellato di queste affascinanti ma pericolose sacerdotesse del male, incontriamo impulsi in arrivo dagli anni settanta, potenziati da bombardamenti groove e southern/stoner metal, per un micidiale tripudio di sonorità massicce e potentissime.
Il gruppo australiano è uno schiacciasassi metallico: il sound proposto risulta un concentrato di Black Sabbath, Pantera e Black Label Society, le chitarre fanno esplodere riff che sono cannonate, le ritmiche stonerizzate creano un clima rovente e desertico e la voce urla rabbia panteriana.
I quattro brani sono uno più potente dell’altro, con Event Horizon ad abbattere muri e barricate prima che l’esercito di streghe si impossessi della città.
Per quanto riguarda impatto e potenza, i The Black Swamp non sono secondi a nessuno, segnalandosi come band da seguire con attenzione.

Tracklist
1.Headless
2.Event Horizon
3.1487 C.E.
4.Witches

Line-up
Brendan Woodley – Drums
Rohan Downs – Bass
Grant Scott – Guitar
Jesse Kenny – Guitar
Luke Hosking – Vocals

THE BLACK SWAMP – Facebook

Napalm Death – Coded Smears And More Uncommon Slurs

I Napalm Death fermano la nostra astinenza con un doppio disco di brani inediti, pezzi apparsi in split o raccolte, e canzoni rimaste fuori dagli album che vanno da The Code Is Red…Long Live The Code del 2004 fino all’ultimo Apex Predator – Easy Meat del 2014.

I Napalm Death fermano la nostra astinenza con un doppio disco di brani inediti, pezzi apparsi in split o raccolte, e canzoni rimaste fuori dagli album che vanno da The Code Is Red…Long Live The Code del 2004 fino all’ultimo Apex Predator – Easy Meat del 2014.

In questo intervallo di tempo molte cose sono cambiate, non lo schifo che fa il mondo e la rabbia di questi signori inglesi che più passano gli anni più sono incazzati. Chi li ha visti dal vivo sa che tornado possono essere i Napalm Death, un gruppo che lascia davvero un’impronta e che ha creato in pratica un genere musicale. L’ottimo livello dei pezzi presenti in questa raccolta conferma la bontà della produzione musicale del gruppo di Birmingham che, nonostante i numerosi album della loro discografia, ha quasi sempre colpito nel segno. Per intensità e discorso musicale questa raccolta può essere intessa come un disco vero e proprio più che un momento interlocutorio, dato che qui ci sono i Napalm Death seconda versione, ovvero quelli dal suono più attuale, non più lento, ma più precisi e chirurgici, ed in pratica tutto quello che hanno fatto per la Century Media. Ci sono momenti davvero notevoli come Outconditoned, cover dei Despair comparsa sulla raccolta Covering 20 Years Of Extremes. I Napalm Death sono un gruppo estremo composto da persone intelligenti e di cuore, e questo li ha sempre fatti amare tantissimo dal pubblico, che è rimasto fedele durante gli anni, e forse questa raccolta ne è la prova maggiore, poiché il gruppo inglese lascia canzoni di ottima qualità fuori dagli album ufficiali e ciò prova la qualità del materiale. Oltre novanta minuti di Napalm Death, una match di football senza intervallo in compagnia dei nostri estremisti musicali preferiti. I tafferugli sono consentiti.

Tracklist
CD1:
1. Standardization
LP-only bonus track from ‘Utilitarian’ album sessions 2011
2. Oh So Pseudo
Bonus track from ‘Apex Predator – Easy Meat’ album sessions 2014
3. It Failed To Explode
Japan-only bonus track from ‘Utilitarian’ album sessions 2011
4. Losers
Bonus track from ‘The Code Is Red…Long Live The Code’’ album sessions 2004
5. Call That An Option?
Bonus track from ‘Smear Campaign’ album sessions 2006
6. Caste As Waste
Japan-only bonus track from ‘Apex Predator – Easy Meat’ album sessions 2014
7. We Hunt In Packs
Japan-only bonus track from ‘Time Waits For No Slave’ album sessions 2008
8. Oxygen Of Duplicity
From Melvins Split EP, recorded 2013
9. Paracide
Gepopel cover / Japan-only bonus track from ‘Apex Predator – Easy Meat’ album sessions 2014
10. Critical Gluttonous Mass
Bonus track from ‘Apex Predator – Easy Meat’ album sessions 2014
11. Aim Without An Aim
Bonus track from ‘Utilitarian’ album sessions 2011
12. An Extract (Strip It Clean)
From Split EP with Heaven Shall Burn, recorded 2014
13. Phonetics For The Stupefied
From Split EP with Voivod, recorded 2014
14. Suppressed Hunger
Bonus track from ‘Time Waits For No Slave’ album sessions 2008
15. To Go Off And Things
Cardiacs cover / From Split EP with Melvins, recorded 2013

CD2:
1. Clouds of Cancer / Victims Of Ignorance
G-ANX cover / Bonus track from ‘Apex Predator – Easy Meat’ album sessions 2014
2. What Is Past Is Prologue
Bonus track from ‘Apex Predator – Easy Meat’ album sessions 2014
3. Like Piss To A Sting
From Split EP with Melt Banana, recorded 2014
4. Where The Barren Is Fertile
From Split EP with Melt Banana, recorded 2014
5. Crash The Pose
Gauze cover / Japan-only bonus track from ‘The Code Is Red…Long Live The Code’’ album sessions 2004
6. Earthwire
Download only as DZI Foundation benefit following the 2015 Nepal earthquake, recorded 2014
7. Will By Mouth
From Split EP with Converge, recorded 2012
8. Everything In Mono
Bonus track from ‘Utilitarian’ album sessions 2011
9. Omnipresent Knife In Your Back
Bonus track from ‘Time Waits For No Slave’ album sessions 2008
10. Lifeline
Sacrilege cover / From ‘Respect Your Roots Worldwide’ compilation, recorded 2011
11. Youth Offender
B-Side from ‘Analysis Paralysis’ EP; recorded 2011
12. No Impediment To Triumph (Bhopal)
From Split EP with Converge, recorded 2012
13. Legacy Was Yesterday
From Decibel magazine Flexi EP, recorded 2010
14. Outconditioned
Despair cover / From ‘Covering 20 Years Of Extremes’ compilation, recorded 2008
15. Atheist Runt
Bonus track from ‘Smear Campaign’ album sessions 2006
16. Weltschmerz (Extended Apocalyptic Version)
Bonus track from ‘Smear Campaign’ album sessions 2006

Line-up
Mark “Barney” Greenway – Vocals
Shane Embury – Bass
Mitch Harris – Guitar, Vocals
Danny Herrera – Drums

NAPAKM DEATH – Facebook

KYTERION

Il track stream video ufficiale di “Cerbero Il Gran Vermo”, primo singolo estratto da “Inferno II” (Subsound Records).

http://goo.gl/pb4Skr

Il nuovo album dei black metallers Kyterion “Inferno II” è ora disponibile in preorder via Subsound Records.
L’atteso secondo full-length della band italiana è in uscita il 4 Maggio 2018.
Di seguito i formati disponibili in preorder :

– T Shirt Bundle Red LTD : http://goo.gl/N3nLML
12″ Red Lp w/Printed Innerbag + Digipak 4 panels w/12 pages booklet + T Shirt

– T Shirt Bundle Black LTD : http://goo.gl/ckt9z2
12″ Black Lp w/Printed Innerbag + Digipak 4 panels w/12 pages booklet + T Shirt

– Limited Red Bundle : http://goo.gl/fsgV3B
12″ Red Lp w/Printed Innerbag + Digipak 4 panels w/12 pages booklet

– Limited Black Bundle : http://goo.gl/31rJiw
12″ Black Lp w/Printed Innerbag + Digipak 4 panels w/12 pages booklet

– 12″ Red Lp w/Printed Innerbag : http://goo.gl/yNBLp5

– 12″ Black Lp w/Printed Innerbag : http://goo.gl/gskXYu

– Cd Digipak 4 Panels w/12 Pages Booklet : http://goo.gl/8zyjaT

“Inferno II” è incentrato sulla prima cantica dell’eterno poema “La Divina Commedia” di Dante Alighieri, con testi in Italiano Vernacolare del XIII secolo.
L’album è stato registrato presso i Medoosa Studio di Bologna, mentre mixing e mastering sono stati realizzati da Giuseppe Orlando presso The Outer Sound Studio (Stormlord, Necrodeath, Novembre) di Roma.
Cover Artwork Design ad opera di Gustavo Sazes.

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