Arthedain – Infernal Cadence of the Desolate

Si potrà discutere sulla relativa assenza di spunti innovativi, ma quando il compito viene eseguito con questa padronanza del genere è davvero difficile trovare qualcosa da eccepire.

Gli Arthedain sono un interessante progetto musicale dedito ad un black death melodico e di ottimo fattura, giunto al primo full length dopo una coppia di ep pubblicata nel 2014.

Artefice del tutto è il musicista statunitense Charles Wolford che, in Infernal Cadence of the Desolate, accoglie quale nuovo membro della band il chitarrista Nicolas Colvin, mentre la batteria è affidata al session Ilya “Ilyas” Tabachnik.
L’album denota fin da subito l’intento di offrire un sound intenso e piuttosto diretto, e si fa apprezzare per una buonissima resa sonora e la presenza di brani sovente ricchi di un notevole groove.
Where Nonexistence Is All, Consuming the Aurora, Infernal Cadence e Arcane Ascension sono esempi calzanti di quanto appena descritto ma, nel complesso, è tutto il lavoro che regala tre quarti d’ora di minuti di musica incisiva ed incalzante.
Poi, magari, si potrà discutere sulla relativa assenza di spunti innovativi ma quando il compito viene eseguito con questa padronanza del genere è davvero difficile trovare qualcosa da eccepire. Per cui non resta che consigliare agli appassionati del genere l’ascolto di questo primo lavoro degli Arthedain, profondo anche a livello lirico visto che Wolford affronta un tema come quello del disturbo post traumatico da stress che affligge chi è stato coinvolto in scenari di guerra, senza farsi mancare neppure riferimenti all’esistenzialismo di Schopenauer.

Tracklist:
1. A Testament to Failure
2. Where Nonexistence Is All
3. Depths of Isolation
4. Consuming the Aurora
5. Infernal Cadence
6. Arcane Ascension
7. A Garden Lies Barren
8. None Shall Remain
9. As One

Line up:
Charles Wolford – Vocals, Guitars, Lyrics, Composition
Nick Colvin – Guitars, Composition

Ilya “Ilyas” Tabachnik – Drums

ARTHEDAIN – Facebook

Mist – Free Me Of The Sun

Free Me Of The Sun è un buonissimo primo passo su lunga distanza per le Mist, alle quali vanno accreditati anche ampi margini di miglioramento in considerazione di un’età media piuttosto bassa, specialmente se rapportata ad un genere per sua natura appannaggio di musicisti ben più maturi anagraficamente.

Mist è il nome di questa band slovena composta da quattro ragazze e solo un elemento maschile, per cui più opportunamente le chiameremo d’ora in poi “le” Mist, a maggior ragione visto che nella sua prima incarnazione la line up era completamente al femminile.

Il genere offerto è un doom quanto mai tradizionale che si snoda nel solco dei Candlemass, così come dei Black Sabbath e dei Pentagram, con la peculiarità che viene ovviamente fornita dalla voce di Nina Spruk, stentorea sacerdotessa alla quale viene demandato il compito di officiare un rito che conosciamo tutti a memoria ma al quale si partecipa sempre molto volentieri.
Free Me Of The Sun è un album che consolida una certa fama acquista con l’ep Inan’ del 2015 ed un’attività live intensa e gratificante, essendo stata svolta sovente i compagnia dei nomi più illustri del genere.
I dieci brani, mai troppo lunghi, testimoniano la competenza e la forza di questo gruppo che non delude le aspettative, offrendo una prova del tutto soddisfacente anche per i palati più esigenti in ambito doom: detto della notevole prova della vocalist, va rimarcato anche il tocco chitarristico tutt’altro che banale del “beato tra le donne” Blaž Tanšek, con tale connubio che offre frutti molto prelibati nella splendida Demonized, mentre la più rarefatta e conclusiva title track fornisce garanzie sulla costante ricerca di spunti evocativi da parte della band.
Free Me Of The Sun è quindi un buonissimo primo passo su lunga distanza per le Mist, alle quali vanno accreditati anche ampi margini di miglioramento in considerazione di un’età media piuttosto bassa, specialmente se rapportata ad un genere per sua natura appannaggio di musicisti ben più maturi anagraficamente.

Tracklist:
1. The Ghoul
2. Ora Pro Nobis
3. White Torch
4. December
5. Altar of You
6. Disembody Me
7. The Offering
8. Demonized
9. Delirium
10. Free Me of the Sun

Line-up:
Neža Pečan – Bass
Mihaela Žitko – Drums
Ema Babošek – Guitars (rhythm), Vocals (backing)
Nina Spruk – Vocals
Blaž Tanšek – Guitars (lead)

MIST – Facebook

2018

WORSTENEMY

Il video di grind, dall’album Deceprion (Wormholedeath).

Il video di grind, dall’album Deceprion (Wormholedeath).

Gli italiani Worstenemy (death metal) sono orgogliosi di presentare il video per il brano “Grind (Alice In Chains Cover)”!

“Personalmente è stata una bella prova poter interpretare a modo nostro una canzone come “Grind”. Gli Alice In Chains sono stati seminali durante la mia crescita musicale e non solo. Dedico questa nostra interpretazione al mai dimenticato Layne Staley.”
Mario Pulisci (Vocals, Guitars)

“Grind” é tratto dall’album “Deception” uscito nel 2017 via Wormholedeath / The Orchard / Aural Music Group / Disk Union Distribution.

“Deception” é disponibile su Spotify , iTunes e Amazon.

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’77 – Bright Bloom

Prendete un cantante emulo di Ozzy Osbourne, un chitarrista che sciorina riff di rock blues e hard rock a metà strada tra Jimmy Page, Angus Young e Tommi Iommi ed il gioco è fatto, avrete tra le mani Bright Bloom, nuovo album dei ’77

Black Sabbath, Led Zeppelin, Ac/Dc: prendete un cantante emulo di Ozzy Osbourne, un chitarrista che sciorina riff di rock blues e hard rock a metà strada tra Jimmy Page, Angus Young e Tommi Iommi ed il gioco è fatto, avrete tra le mani Bright Bloom, nuovo album dei ’77.

I rockers spagnoli ’77, monicker che ricorda i gloriosi anni settanta, in una riproposizione di tutti i clichè di un sound ed un’era che ha fatto la storia del rock, aggiungono alla loro proposta, che fino ad oggi si ispirava in toto al gruppo australiano più famoso del rock, influenze di rock oscuro e sabbathiano (aiutati dal tono della voce del chitarrista/cantante Armand Valeta) e blues sporco di estrazione zeppeliniana.
La formula convince non poco e Bright Bloom, quinto lavoro di una carriera iniziata nel 2010 conferma i fratelli Valeta (LG è il chitarrista solista) come buoni interpreti del sound settantiano.
La formazione, che oltre ai due fratelli si avvale del contributo della sezione ritmica composta da Dani Martin al basso e Andy Cobo alla batteria, propone dunque la sua riproposizione del suono dei leggendari gruppi di cui sopra, una proposta che più vintage di così non si può, avallata da una produzione in presa diretta e completamente in analogico.
Qualche anno fa la band spagnola sarebbe stata tacciata solo di scoppiazzare in lungo ed in largo le discografie delle icone di cui vi abbiamo parlato, ma oggi, con il ritorno in auge dei suoni in voga negli anni settanta, ecco che brani come Bread & Circus, Be Crucified ed il blues di Last Chance prendono tutto un’altro significato e i ’77 si guadagnano il loro posticino nella scena europea del rock classico di estrazione settantiana.

Tracklist
1. Bread & Circus
2. Hands Up
3. Who’s Fighting Who
4. Be Crucified
5. Where Have They Gone
6. It’s Near
7. You Better Watch Out
8. Fooled By Love
9. Last Chance
10. I Want My Money Back
11. Make Up Your Mind

Line-up
Armand Valeta – Lead singer/Rhythm Guitar
LG Valeta – Lead guitar/Backing vocals
Dani Martin – Bass guitar/Backing vocals
Andy Cobo – Drums

77 – Facebook

La Morte Viene Dallo Spazio – Sky Over Giza

Sky Over Giza è un lavoro che non mancherà di affascinare gli amanti dello space rock e delle colonne sonore, un lungo rituale che dallo spazio ci giunge come avvertimento: la morte sta arrivando e non riuscirete a salvarvi.

La label genovese BloodRock Records, da anni attiva nella scena underground italiana ed internazionale, ci presenta questa misteriosa realtà space rock, dalle forti ispirazioni psichedeliche ed influenzata dalle colonne sonore dei film di fantascienza italiani usciti qualche decennio fa.

Quattro musicisti dei quali non si conoscono le generalità hanno unito le loro forze, prima con l’incontro tra La Morte (flauto) e Lo Spazio (chitarra) ed in seguito raggiunte dalle due sacerdotesse al basso ed al synth/moog, per creare musica rituale, per lo più strumentale ed estremamente affascinante.
Sky Over Giza è un ep composto da quattro brani che formano una lunga jam psichedelica, illegale come un trip, acida e liquida nel suo incedere, mentre dallo spazio la morte, sotto svariate forme, si avvicina a noi accompagnata dai suoni e dalle atmosfere cosmiche che la musica del combo milanese disegna nella nostra mente.
La title track è una lunga intro che prepara l’ascoltatore all’arrivo degli zombie dalla stratosfera e il brano (Zombie Of The Stratosphere, appunto) dà il via all’invasione, con la voce in sottofondo che recita su un tappeto di suoni space rock.
Sigu Tolo è strutturata come un brano che segue delle immagini  sfocate dal fumo del rituale che ormai è giunto al culmine, mentre la conclusiva Fever torna a muoversi tra i pianeti gassosi in attesa che la morte inizi la sua discesa sulla terra.
Sky Over Giza è un lavoro che non mancherà di affascinare gli amanti dello space rock e delle colonne sonore, un lungo rituale che dallo spazio ci giunge come avvertimento: la morte sta arrivando e non riuscirete a salvarvi.

Tracklist
1.Sky over Giza
2.Zombies Of The Stratosphere
3.Sigu Tolo
4.Fever (Bonus Track)

LA MORTE VIENE DALLO SPAZIO – Facebook

LE INTERVISTE DI OVERTHEWALL: DITE

Intervista con i Dite, alternative rock band bellunese autrice del recente The Hollow Connection.

Grazie alla reciproca collaborazione con la conduttrice radiofonica Mirella Catena, abbiamo la gradita opportunità di pubblicare la versione scritta delle interviste effettuate nel corso del suo programma Overthewall, in onda ogni mercoledì alle 21.30 ed ogni domenica alle 22.00 su www.energywebradio.it.
Questa volta è il turno dei bellunesi Dite.

MC Con noi Mattia portavoce dei Dite! Benvenuto su Overthewall! Spieghiamo ai nostri ascoltatori le origini della band?

Siamo un gruppo di 4 ragazzi originari di Belluno, in Veneto. Tutti e quattro siamo stati parte di progetti musicali precedenti ai Dite, e abbiamo avuto modo di entrare più volte in contatto gli uni con gli altri. Da lì a decidere di “unire le forze” in un momento in cui l’attività della maggior parte dei rispettivi progetti era al minimo (si parla del settembre 2014), il passo e’ stato breve.

MC Come definiresti il vostro sound e quali sono le radici musicali della band?

Non è sicuramente una domanda a cui sia facile rispondere! Le influenze che ci hanno plasmati come musicisti sono molteplici, e diverse per ognuno di noi. Simone, il bassista, ha un background prevalentemente metal (come testimoniato dai numerosi altri progetti a cui presta le 4, e talvolta 5, corde, Maim e Liquid Fear su tutti), nonostante sia un grande appassionato di southern rock e non disdegni generi come il post rock o il blues. Filippo, chitarra solista, ha studiato al conservatorio jazz di Padova, e la cosa parla da sé. Emil, alla batteria, ascolta Korn, System of a Down, Rammstein, Biffy Clyro e molti altri gruppi. Per quanto mi riguarda, le mie più grandi influenze sono Jeff Buckley, Deftones, Elliott Smith ed Alice in Chains. La risultante di tutte queste influenze potrebbe essere definita come “alternative rock”, essendo però l’ ascoltatore conscio del fatto che questa definizione e’è una semplice etichetta, che comprende influenze progressive, pop e spesso derive metal.

MC Chi scrive musica e testi e quali sono gli argomenti da cui traete maggior ispirazione?

La scrittura dei brani è un processo che si compone sostanzialmente di due fasi: il più delle volte io e Filippo portiamo alle prove delle idee melodiche scritte a casa nel tempo libero, e queste idee vengono elaborate, modificate e spesso totalmente stravolte durante le sessioni. Essendo questo metodo totalmente spontaneo, o quasi, nemmeno noi sappiamo quale potrà essere il risultato di questo lavorare. Ci riserviamo unicamente di darci delle linee guida ideali su come vorremmo suonasse il pezzo. Il resto è rimesso all’ispirazione del momento. Per quanto riguarda i testi, mi occupo io di tutto, anche se in un paio di occasioni la struttura base è stata elaborata dagli altri del gruppo. Mi piace pensare ai miei testi come a delle tele di pittura contemporanea: il più delle volte non cerco di dare un messaggio univoco, ma mi preoccupo solamente di “dipingere” lo spettro delle mie sensazioni e dei miei pensieri nel modo più fedele possibile alla realtà’, anche se ciò spesso comporta una non facile lettura del significato che sta dietro al singolo brano.Riitengo però che sia un lato positivo: ognuno può “fare suo” il testo in questo modo, e leggerci dentro sfumature che solo lui può individuare.

MC Nel 2016 pubblicate il primo EP autoprodotto e nel 2017 inizia la vs collaborazione con la Nadir Music con cui pubblicate un singolo e poi The Hollow Connection, il vostro ultimo album. Ci parli di questa nuova uscita?

Siamo davvero orgogliosi di questo album. E’ il frutto di quattro anni di intenso lavoro, di dedizione e di passione incondizionate. Sono stati dodici giorni in studio di totale immersione, ma il risultato non può che renderci felici. Grazie a Tommy Talamanca (il nostro produttore, nonché chitarrista dei Sadist) siamo riusciti a ottenere un sound molto vicino alle nostre aspettative “ideali”, che riesce a essere aggressivo e delicato allo stesso tempo. Sebbene l’album non sia un concept, e non abbia mai preteso di essere tale, il leitmotiv dell’ opera è l’amara constatazione di come i rapporti interpersonali si stiano pian piano inaridendo. Oggi siamo costantemente bombardati di impulsi, e la cultura consumista ha raggiunto il suo apice. nulla ha più valore, c’è troppo di tutto, ciò che non va lo si rimpiazza immediatamente, non si tenta di recuperarlo. Oltre a questo, il mondo dei social media sta portando a una progressiva deresponsabilizzazione, che potremmo riassumere nella sindrome del “leone da tastiera”. Quest’album non vuole proporre soluzioni a questo problema, per il semplice fatto che non ne esistono. ‘ un processo irreversibile, è come un ciclo economico, per cui quando la curva ascendente arriverà al suo picco massimo (e siamo molto vicini a quel momento), per sua stessa natura si dirigerà verso il basso.

MC Riuscite a trovare spazi, locali per potervi esibire dal vivo? E ci sono date da segnalare ai nostri ascoltatori?

Ahimè, la scena live italiana ha sempre sofferto di un conservatorismo che spesso preclude ghiotte possibilità ai musicisti, e quello che di nuovo sta emergendo lo ritengo un ritorno all’età della pietra. Detto questo, con impegno e costanza, la scena underground può rivelare grosse sorprese. Per quanto ci riguarda direttamente, abbiamo avuto feedback positivi riguardo al nostro ultimo lavoro da artisti del calibro di Omar Pedrini, a cui abbiamo avuto il piacere di fare da band di apertura, e abbiamo avuto modo di far arrivare l’album tra le mani (e che mani!) di Cesareo, storico chitarrista di Elio e le Storie Tese. All’estero la nostra demo An Explanation del 2016 e’ stata elogiata da Garth Richardson, produttore per band come Red Hot Chili Peppers e Rise Against. Tutto questo per dire che il duro lavoro, se costante, viene premiato. Come date live, ci esibiremo al festival “Gods of Mel” in provincia diBelluno il 30 giugno e al Mamy Rock Theatre di Treviso il 14 luglio. All’appello si aggiungeranno presto altre due date importanti che, però, per ora non possiamo annunciare, e un tour che toccherà Repubblica Ceca, Polonia e Slovacchia alla fine del mese di novembre, la cui scaletta riveleremo prossimamente.

MC Progetti futuri?

Per ora, portare in più posti possibili The Hollow Connection e valutare la ricettività del pubblico estero.

MC dove i nostri ascoltatori possono seguirvi?

Su Instagram a “ditebandofficial”, su Facebook a “Dite” e su Bandcamp, dove potrete trovare la nostra demo An explanation  e l’album a breve.

MC Grazie di essere stati su Overthewall! a voi l’ultima parola!

Grazie a voi! Se volete ascoltare qualcosa di nuovo, e avete la pazienza necessaria ad assimilare un prodotto non certo facile, ma appagante, date una possibilità’ a The Hollow Connection!

SERENADE

Il lyric video di Kill Your Pain, dall’album Onirica (Revalve Records).

Il lyric video di Kill Your Pain, dall’album Onirica (Revalve Records).

The Female fronted metal band Serenade has released the lyric video for the song “Kill Your Pain” (incl. special guest – Fabio Dessi (Arthemis))

The song was taken from the last album Onirica, released by Revalve Records and available on CD/DIGITAL:
https://player.believe.fr/v2/3614978030654
http://www.revalverecords.com/Serenade.html
https://www.facebook.com/officialserenade/

Al Ard – Al Ard

Un album di tale fattura deve’essere lavorato con pazienza e soprattutto compreso; personalmente, ritengo questo tipo di trasfigurazione del black metal la maniera ideale per far veleggiare nel nuovo millennio un genere sempre attuale ma pure accusato di obsolescenza dai suoi detrattori.

Questo primo lavoro è per gli Al Ard, band formatasi originariamente in Sicilia ma ora attiva nel nord Italia, la finalizzazione di un percorso che si protrae da qualche anno.

Il loro sound, che può essere approssimativamente definito industrial black metal, ingloba diversi elementi che vengono poi miscelati e riversati con sapiente ferocia, senza tralasciare di conferire al tutto un’aura drammatica, campionando per esempio, in Nero, parti tratte da Stendalì, pluripremiato corto datato 1960, con la voce della grande Lilla Brignone che recita un’orazione funebre scritta da Pasolini.
Questo immaginario in bianco e nero sembra confliggere con la modernità spinta che il trio offre ma, in realtà, ne è l’ideale complemento: tra Aborym, richiami alle sonorità in quota alla Cold Meat Industry che fu, incursioni etniche e ritmiche da drum’n’bass, gli Al Ard offrono una prova altamente disturbante, magari anche volutamente sporca a livello di produzione in certi frangenti.
A scopo esemplificativo prendiamo Who Want to Live Forgotten, traccia di rara violenza ma anche ricca di notevoli spunti deviati, e la sperimentazione delle due parti di Strange Old Practice, che si sviluppano tra rumorismo ed elettronica trasfigurata da una forte base sperimentale.
Certamente non siamo nel capo degli ascolti da prendersi alla leggera, perché un album di tale fattura deve’essere lavorato con pazienza e soprattutto compreso; personalmente, ritengo questo tipo di trasfigurazione del black metal la maniera ideale per far veleggiare nel nuovo millennio un genere sempre attuale ma pure accusato di obsolescenza dai suoi detrattori: gli Al Ard rispondono con i fatti, trasportando nel migliore dei modi l’ascolto su un piano che va ben oltre le prevedibili espressioni di blasfemia o le più rassicuranti pulsioni pagan/atmosferiche.
La musica deve anche scuotere, disturbare, talvolta anche respingere l’ascoltatore: del resto questo è il fragore della vita reale, qualcosa che resta sempre nel nostro campo uditivo anche se cerchiamo di sfuggirgli.

Tracklist:
1.Nero
2. For a Hint of Divinity
3. Pillar . Past . Present
4. Who Want to Live Forgotten
5. Strange Old Practice I
6. Red Bourbon
7. Strange Old Practice II
8.Scrutinizing A Glimpse of Chaos

Line up:
COD.511 – Vocals, Bass, Drum Machine
Symor Von Dankurt – Synth, Programming, Sampling
|x|on – Guitar, programming, sampling

AL ARD – Facebook

Inkvisitor – Dark Arts of Sanguine Rituals

Agli Inkvisitor non mancano certo attitudine ed impatto, ma a questo giro lasciano molto in qualità arrivando alla sufficienza solo per qualche buon assolo in crescendo, che porta alle classiche cavalcate tutto impatto ed ignoranza tipiche del genere.

Nella terra dei mille laghi si suona anche speed/thrash, uno dei generi per cui la definizione old school calza a pennello, forse il genere più conservatore e tradizionalista di tutta la scena metallica.

Ovvio che, per attirare, una band dedita a questo tipo di suono deve per forza avere dalla sua un talento compositivo fuori dal comune, virtù che agli Inkvisitor manca, o comunque non viene espressa al meglio su questo loro ultimo lavoro.
La band, attiva dal 2012 e falcidiata dai cambi di line up (inclusa la stessa formazione che ha registrato l’album) ha già, aveva esordito sulla lunga distanza tre anni fa con Doctrine of Damnation, album formato da dieci brani che non andavano più in la di uno speed metal d’assalto.
Questo secondo full length dal titolo Dark Arts of Sanguine Rituals risulta un ambizioso concept incentrato su una storia noir che ha come protagonista un detective alle prese con un misterioso caso di omicidio.
Il quintetto finlandese il genere lo sa suonare, su questo non ci piove, le ritmiche corrono veloci, i solos squarciano lo spartito e la voce particolarmente aggressiva varia la tonalità sfiorando addirittura una sorta di growl.
Il problema di Dark Arts of Sanguine Rituals è la mancanza di un paio di brani trascinanti e il poco appeal dei chorus, difficilmente memorizzabili in un contesto metallico che a tratti inciampa in qualche forzatura estrema.
Agli Inkvisitor non mancano certo attitudine ed impatto, ma a questo giro lasciano molto in qualità arrivando alla sufficienza solo per qualche buon assolo in crescendo, che porta alle classiche cavalcate tutto impatto ed ignoranza tipiche del genere.
Per concludere, Dark Arts of Sanguine Rituals è un lavoro per cui l’ascolto è consigliato ai soli fans dello speed metal, ma con riserva.

Tracklist
1.Dark Arts of Sanguine Rituals
2.Second Sacrament
3.A Shadow Suspended by Dust
4.The Confession
5.Mindslaver
6.Necromancy Cascade
7.Paradigm Shift
8.War Is Path to Victory
9.The Revenant (Redeemer)
10.Quagmire Twilight (Deleted Scene)

Line-up
Jesse Kämäräinen – Guitar
Tino Jäntti – Drums
Markus Martinmäki – Vocals
Sakari Soisalo – Bass
Mikko Saviranta – Guitar

INKVISITOR – Facebook

Ephyra – The Day Of Return

The Day Of Return si avvale di una forte componente etnica influenzata dalla tradizione orientale: il gruppo cerca negli strumenti popolari di Giappone e Mongolia una via per donare all’opera qualcosa di diverso, continuando nel suo concept narrativo che prevede quel riuscito mix dei generi descritti, diventato il proprio marchio di fabbrica.

Per molti il genere è ormai in una fase di stallo da cui difficilmente riuscirà ad uscirne, per altri invece il metal estremo melodico ha nei suoi cliché il punto di forza, specialmente se usati in modo sagace come nell’ultimo lavoro dei nostrani Ephyra.

La band lombarda, infatti, continua la sua avventura nel mondo del metal con il nuovo album intitolato The Day Of Return, il terzo in cinque anni, dal debutto Journey licenziato nel 2013, passando per il bellissimo Along The Path, di cui vi avevamo parlato sulle pagine di In Your Eyes tre anni fa.
Il nuovo album amplifica le caratteristiche degli Ephyra, band che si muove tra il death metal melodico ed il folk, e lascia alle non poche sfumature epiche il compito di esaltare gli amanti del genere crogiolandosi nella prestazione della singer Nadia Casali e del suo alter ego Francesco Braga.
Registrato negli studios di Mattia Stancioiu, The Day Of Return si avvale di una forte componente etnica influenzata dalla tradizione orientale: il gruppo cerca negli strumenti popolari di Giappone e Mongolia una via per donare all’opera qualcosa di diverso, continuando nel suo concept narrativo che prevede quel riuscito mix dei generi descritti, diventato il proprio marchio di fabbrica.
Rispetto al precedente lavoro, tutte le parti che compongono il sound Ephyra si sono accentuate, formando un muro sonoro nel quale gli strumenti classici del rock si uniscono a quelli tradizionali e le due voci, perfettamente inserite nel contesto ed aiutate da cori dal taglio power epic, contribuiscono non poco alla riuscita di una raccolta di brani che non prevedono cadute di tono.
Gli Ephyra ci provano e riescono a fare un altro passo avanti verso un sound sempre più personale, la strada è quella giusta e le molte canzoni sopra la media che compongono The Day Of Return ne sono la prova.
Il riff che apre la title track e, di fatto, l’album invita con piglio estremo e drammatico alla danza che parte ai primi ricami vocali della Casali, seguiti dal growl incisivo di Francesco Braga.
La sezione ritmica è potente e precisa, con le chitarre che rincorrono gli strumenti tradizionali in brani che mantengono il piglio estremo con naturalezza, con i vari passaggi che non risultano mai forzati, anche quando le ripartenze risultano bordate potentissime e i cambi d’atmosfera, tra le potenti cavalcate melodi death e le parti folk, spezzano il trend di brani come Wayfarer o The Spirit Of The Earth.
Lasciate da parte facili pregiudizi sul genere e godetevi questo ennesimo ottimo lavoro targato Ephyra, band che conferma l’ottimo momento della scena tricolore, mai come di questi tempi perfettamente in grado di reggere il confronto con quelle straniere.

Tracklist
01.The Day of Return
02.Your Sin
03.Run Through the Restless Fog
04.Wayfarer
05.Sublime Visions
06.Being Human
07.The Spirit of the Earth
08.Dance Between the Rocks
09.Infinite Souls
10.True Blood

Line-up
Nadia Casali – Vocals
Francesco Braga – Growl, Scream Vocals
Matteo Santoro – Guitars, Ocarina & Choirs
Paolo Diliberto – Guitars & Choirs
Patrick Segatto – Bass
John Tagliabue – Drums

EPHYRA – Facebook

Settle Your Scores – Better Luck Tomorrow

Dischi come questo sono sempre più difficili da sentire, perché nel pop punk la tentazione di rendere il tutto molto mieloso è sempre presente, invece qui le chitarre viaggiano veloci e la batteria mena, e non sbagliano un ritornello.

I Settle Your Scores sono i diretti discendenti della scuola americana del pop punk veloce che prende qualcosa dal melodic hardcore.

Nati nel 2014, hanno debuttato nel 2016 con il disco The Wilderness, e si sono posti all’attenzione prima della scena del Midwest, poi di quella nazionale e non solo. E non potrebbe essere altrimenti ascoltando questo Better Luck Tomorrow, un disco di pop punk veloce, calibrato e dalle grandi melodie, che non manca di cattiveria quando serve, facendone un prodotto notevole. Una delle peculiarità maggiori del gruppo è il cambiare repentinamente e molto bene la velocità ed il tono della canzone, per arrivare ad un ritornello che ti rimane stampato in testa per molto tempo. I Settle Your Scores sono figli delle grandi suburbie americane, che tanto hanno dato alla musica negli anni, quando la noia regna, chi vuole fare qualcosa suona e spesso il risultato è ottimo come in questo caso. La band regala divertimento, velocità e tante melodie, con stile ed intelligenza, inserendosi in una certa tradizione, ma aggiungendo qualcosa di nuovo che rende più saporito il tutto. Ogni canzone è un potenziale singolo e Better Luck Tomorrow  è uno dei migliori album di pop punk che potrete sentire negli ultimi anni. Dischi come questo sono sempre più difficili da incontrare, perché nel pop punk la tentazione di rendere il tutto molto mieloso è sempre presente, invece qui le chitarre viaggiano veloci, la batteria mena e non c’è un ritornello sbagliato.

Tracklist
1. On the Count of Three
2. Zero Hour
3. Growing Pains – Throwing Blame
4. Dead Man Stalking
5. Keep Your Chin Up and Your Expectations Down
6. Stuck in the Suburbs
7. Rise Fall
8. Off / On
9. No Ragrets
10. Your Teeth vs. the Pavement
11. Valar Morghulis
12. My Reason to Come Back Home

Line-up
Christian Fisher – vocals
Ricky Uhlenbrock -guitar/vocals
Patrick Bryant – guitar
Jeffrey Borer – bass
Caleb Smith – drums

SETTLE YOUR SCORES – Facebook

Druknroll – Unbalanced

Il gruppo, dal sound particolare, ci investe con una serie di brani personali e vari, estremi e melodici, moderni e dalle sfumature industriali su tappeti di ritmiche thrash violentissime, alternate a melodie di estrazione melodic death.

Vi avevamo parlato dei Druknroll lo scorso anno, in occasione dell’uscita dell’ep Bad Math, mini album di tre brani che seguiva un cospicua discografia composta da una manciata di full length ed altrettanti lavori minori sparsi in una dozzina d’anni.

Il progetto, nato come one man band del musicista russo che gli dà il nome, licenzia tramite Metal Scrap Unbalanced, album che conferma le notevoli potenzialità di quella che ad oggi risulta una band a tutti gli effetti con Drunknroll ad occuparsi di chitarra, basso tastiere e batteria, il singer Horror, Knip alle prese con chitarra, batterie e diavolerie elettroniche e Denys Malyuga alla chitarra solista.
Il gruppo, dal sound particolare, ci investe con una serie di brani personali e vari, estremi e melodici, moderni e dalle sfumature industriali su tappeti di ritmiche thrash violentissime, alternate a melodie di estrazione melodic death.
Ne esce un album sicuramente originale e progressivo, composto da dieci brani, compresi i tre che formavano il precedente ep in cui thrash metal moderno di scuola Strapping Young Lad, Voivod, industrial (Ministry) e melodic death metal (Soilwork) si uniscono per travolgere l’ascoltatore con una cascata di note a formare brani fuori dai soliti schemi, con l’arma in più chiamata Horror alla voce (perfetto in ogni passaggio e vario nella sua interpretazione così come il sound) ed un songwriting ispirato.
Non ci si riposa, il gruppo tiene l’ascoltatore in tensione passando da un genere all’altro o riuscendo ad amalgamare influenze ed ispirazioni in un solo sound per formare brani devastanti, potentissimi e pregni di cambi di tempo e varianti progressive.
Oltre al trio di canzoni presenti in Bad Math (Bad Math, On The Hook e The Heroes of the War), la title track, Philosophy Of Life e Mirror vi lasceranno senza fiato, originali ed estreme composizioni all’interno di un lavoro straordinario.
I Druknroll meriterebbero sicuramente più attenzione, la loro proposta risulta personalissima, amalgamando generi ed influenze all’apparenza lontane ma perfettamente unite nel puzzle musicale di Unbalanced.

Tracklist
1. Hundred
2. Unbalanced
3. Bad Math
4. It’s Not My Way
5. Philosophy of Life
6. On the Hook
7. Eternal Confrontation
8. Mirror
9. The Heroes of the War
10. Dark Matter

Line-up
Druknroll – guitars, bass, keys, drums
Horror – vocal
Knip – guitar, sound effects,drums
Denys Malyuga – solo-guitar

DRUKNROLL – Facebook

Alchem – Viaggio Al Centro Della Terra

Viaggio Al Centro Della Terra è un bellissimo esempio dell’arte dark progressiva della quale nel nostro paese siamo precursori ed indiscussi maestri.

Sicuramente di non facile catalogazione, la musica degli Alchem è un viaggio onirico e raffinato nelle note misteriose del dark rock progressivo, un genere di culto che nel nostro paese ha trovato ammiratori, grandi band nel passato e nel presente ed etichette che ci si sono costruite meritevoli reputazioni, cullando e proponendo artisti di indiscusso spessore.

Gli Alchem sono nati quasi vent’anni fa dal connubio tra il talento del chitarrista Pierpaolo Capuano e quello della splendida interprete Annalisa Belli.
Nel corso degli anni i due musicisti hanno collaborato con vari esponenti della scena progressiva tricolore, e al duo nel frattempo si è unito il bassista Luca Minotti, che completa la line up ufficiale.
Su Viaggio al Centro della Terra troviamo ancora una serie di ospiti come Emilio Antonio Cozza (Emian) al violino, Diego Banchero (Il Segno del Comando) al basso, Manuel de Petris al violino, Paolo Tempesta al basso e alla seconda chitarra, Massimiliano Fiocco (Ragno 89) alla batteria e Alessandra Trinity Bersiani (Glareshift). Il tutto valorizza non poco un’opera affascinante, con i brani che sono flashback, immagini in bianco e nero, progressivi ed elegantemente dark, gotici nella forma più pura, sorprendentemente metallici come Il Canto Delle Sirene, sinuosi come la danza di un serpente nell’opener Behind The Door, o spettacolari nel sound che rimanda ai Goblin più duri della title track.
La Belli a tratti lascia senza fiato: stupenda sirena dark, si avvicina in I Don’t Belong Here alle vette espressive di Kate Bush, mentre la musica viaggia tra liquide parti elettroniche, ritmiche progressive di scuola King Crimson e sfuriate elettriche tra alternative rock e prog metal.
Viaggio Al Centro Della Terra è un bellissimo esempio dell’arte dark progressiva della quale nel nostro paese siamo precursori ed indiscussi maestri: l’opera, di una bellezza a tratti disarmante, vive della raffinata interpretazione della cantante così come del pathos trasmesso dai musicisti che donano emozioni a non finire nel crescendo della superba Pioggia D’Agosto, piccolo capolavoro che conclude questo imperdibile lavoro.

Tracklist
1. Behind the Door
2. Spirit of the Air
3. Il canto delle sirene
4. In My Breath
5. Viaggio al centro della Terra
6. I Don’t Belong Here
7. Butterflies Are Singing
8. Armor of Ice
9. Viaggio al centro della Terra – Fragments of Stars
10. Pioggia d’agosto

Line-up
Annalisa Belli – Vocals, Keys
Pierpaolo Capuano – Guitars, Drums, Flute
Luca Minotti – Bass & Programming

ALCHEM – Facebook

Yob – Our Raw Heart

E’ sempre una esperienza spirituale di alto livello l’ascolto di una nuova opera della band statunitense. Un autentico capolavoro capace di rendere la nostra vita migliore!

E’ sempre una esperienza spirituale di alto livello l’ascolto di una nuova opera della band statunitense di Eugene, Oregon; gli Yob giungono all’ottavo album in studio approdando alla Relapse, label sempre attenta al meglio dell’estremo in musica.

Il trio condotto da sempre da Mike Scheidt, nella sua lunga storia (che parte dal 2000), ha portato la musica doom a un livello superiore sfornando opere avvincenti, sempre tese alla ricerca dell’inesplorato, toccando con maestria e ispirazione vette trascendentali e cosmiche; l’ascolto di perle come Catharsis (2003) o di tellurici dischi come Atma (2011), giusto per nominarne un paio, sono necessari per capire al meglio cosa voglia dire suonare puro doom. L’opera attuale, Our Raw Heart, giunge dopo un periodo molto travagliato della vita del gruppo: il leader Mike, a inizio 2017, ha avuto importanti e gravi problemi di salute con un lungo ricovero in ospedale prima di poter affermare di essere nuovamente in forze. Tutta questa situazione ha avuto chiaramente risvolti nella creazione dell’album che dimostra, come sempre, grande ispirazione con i suoi riff massivi e potenti, con le sue ritmiche varie e tonitruanti ma aggiunge anche una sincera e autentica introspezione nelle avvincenti e pensierose linee vocali di Mike, che canta con un trasporto da far accapponare la pelle. Si può cogliere in ogni nota una sincera emozione che spinge il lavoro su lidi forse meno trascendenti, più terreni e diretti. Non mancano di certo i momenti potenti che ci hanno fatto amare la band, vedi l’opener Ablaze, ma The Screen, oscura e ipnotica, alza l’asticella a livelli molto superiori. Sette brani, quasi 75 minuti di musica, dimostrano la grande voglia di scrivere dei Yob, come ad affermare la volontà di sopravvivere evidente nelle note dilatate e notturne di Lungs Reach, che esplode in un rauco e lacerante growl. Le emozioni non mancano ma gli abbondanti sedici minuti di Beauty in Falling Leaves danno il colpo di grazia, con note di chitarra di una delicatezza e dolcezza indicibile, ricordando la sublime Marrow del disco precedente; la voce del protagonista è emozionale, autentica, figlia di una sofferenza profonda prima di esplodere in …your heart brings me home… dove il nostro cuore è ridotto in brandelli dalla carica di un brano che cresce lentamente, portandoci in un mondo di stati d’animo difficili da descrivere. La title track aggiunge ulteriori vibrazioni positive dimostrando una volta ancora che l’arte, quando deriva dalla vita reale raggiunge sublimi sensazioni. Autentico capolavoro capace di rendere la nostra vita migliore.

Tracklist
1. Ablaze
2. The Screen
3. In Reverie
4. Lungs Reach
5. Beauty in Falling Leaves
6. Original Face
7. Our Raw Heart

Line-up
Mike Scheidt – Guitars, Vocals
Travis Foster – Drums
Aaron Rieseberg – Bass

YOB – Facebook

CAGE

Il video di Cage, dall’album Images in uscita a ottobre.

Il video di Cage, dall’album Images in uscita a ottobre.

I CAGE sono un gruppo della scena progressive italiana, formatosi nei primi anni 90 con il nome di Soundproof Red.

Da oggi è disponibile il Video Ufficiale di Cage, il primo estratto omonimo, che anticipa IMAGES quinto studio album in uscita il 5 Ottobre 2018.

La Edit Version del brano è stata distribuita ed è disponibile in tutti gli stores digitali.

https://open.spotify.com/album/5aQ9Il36w0txok6QxsS0LM#_=_

https://itunes.apple.com/it/album/cage-edit-version-single/1387898680?app=itunes&ign-mpt=uo%3D4

https://www.deezer.com/it/album/64215032

CAGE:
Andrea Mignani, Chitarra
Damiano Tacchini, Piano, Tastiere
Diletta Manuel, Voce
Giulia Curti, Cori, Percussioni
Leonardo Rossi, Basso
Andrea Griselli, Batteria

DISCOGRAFIA:
The View 1992 Toast records (Torino)
The Feeble Minded Man 1995 Toast records (Torino)
87/94 2005 Musea records (Metz, Francia)
Secret Passage 2008 Musea records (Metz, Francia)

Savage Hands – Barely Alive

I Savage Hands fanno un genere che nella loro terra madre è decisamente inflazionato, ma lo eseguono in maniera al di sopra della media, e questo ep potrebbe essere l’inizio di qualcosa di molto interessante.

Continua l’attacco alla gioventù metal e rock della Sharptone Records, sussidiaria della Nuclear Blast, deputata a diffondere nuovi gruppi e nuove maniere di declinare la musica pesante.

Questa volta è il turno degli americani Savage Hands con il loro debutto Barely Alive, un concentrato di post hardcore veloce ed emozionale, con tute le cose al loro posto, a partire da un’ottima produzione.
Il gruppo nasce tra il Maryland e la Virginia dalle ceneri di precedenti esperienze hardcore, con la voglia di fare qualcosa di nuovo e di ambizioso. Questo ep è la dimostrazione che gli sforzi di questi ragazzi sono andati a buon fine. Il suono è prettamente e fortemente americano, con chitarre che girano incessanti, voce molto potente ma non bassa, sezione ritmica che va in doppia cassa quando serve, e tanta melodia ai momenti giusti, per un risultato che non è originale ma è prodotto molto bene. I Savage Hands fanno un genere che nella loro terra madre è decisamente inflazionato, ma lo eseguono in maniera al di sopra della media, e questo ep potrebbe essere l’inizio di qualcosa di molto interessante, anche perché il mercato del post hardcore è sempre molto aperto ed interessato alle novità. Ritornelli killer e molto radiofonici che gireranno molto nella radio dei campus americani ed un gruppo da tenere sott’occhio per gli appassionati della scena.

Tracklist
1. Red
2. Barely Alive
3. Unconditional
4. Know It All
5. Taken
6. Dream Dead
7. Your Own Hell

Line-up
Mike Garrow – vocals
Justin Hein – guitar/vocals
Ryan Evans – guitar
Nathan O’Brien – bass/vocals
Jonny Melton – drums

SAVAGE HANDS – Facebook

Nergard – Memorial For A Wish

Se cinque anni fa non vi siete imbattuti in Andreas Nergård e la sua opera, questa riedizione vi permette di rimediare e fare la conoscenza di un ottimo album.

Memorial For A Wish uscì nel 2013 e fu ennesima metal opera in un periodo in cui album di questo genere spuntavano come funghi dopo le piogge di fine agosto.

Andreas Nergård, musicista e compositore norvegese, ha ripreso in mano l’opera riscrivendo e ri-registrando la maggior parte delle tracce, e tramite la Battlegod Productions ne licenzia questa nuova versione.
Memorial For A Wish racconta tramite un raffinato esempio di power metal progressivo ed altamente melodico del giovane Peter O’Donnel che, nella Dublino del 1890, viene ingiustamente condannato a vent’anni di prigione lasciando la moglie incinta che morirà di parto durante la prigionia.
Come in tutte le metal opere che si rispettino anche Nergard si circonda di ospiti, specialmente per quanto riguarda il canto, con una serie di singer di cui la metà fanno parte della crema del metal classico internazionale come Ralph Scheepers, Michele Luppi, Nils K. Rue dei Pagan’s Mind, Goran Edman, Mike Vescera e Tony Mills.
Power metal, sprazzi di hard rock melodico e progressive sono gli ingredienti per esaltare il sound di cui è composto Memorial For A Wish e le sue nove composizioni che, se non raggiungono le vette di opere più famose come quelle dei vari Avantasia, Ayreon, Trans Siberian Orchestra e Genius (ma potrei citarne all’infinito), non manca di momenti atmosfericamente intensi e drammatici, raccontati con un metal che, anche nei momenti più duri, non manca di un tocco raffinato valorizzato da bellissimi duetti tra gli assi dietro al microfono.
Ottimo il lavoro sui solos chitarristici, affidato a Helge Engelke dei Fair Warning e Stig Nergard dei Tellus Requiem, e di buona qualità il songwriting che lascia trasparire qualche ingenuità ma che tiene botta per quasi un’ora di melodie e graffianti momenti heavy.
Se cinque anni fa non vi siete imbattuti in Andreas Nergård e la sua opera, questa riedizione vi permette di rimediare e fare la conoscenza di un ottimo album.

Tracklist
CD 1: “Memorial for a Wish” 2018 version
1. Angels
2. The Haunted
3. Hell On Earth
4. Stay
5. A Question Of God
6. An Everlasting Dreamscape
7. Nightfall
8. Requiem
9. Inside Memories

CD 2: “Memorial for a Wish” 2013 version
1. Twenty Years In Hell
2. A Question Of God
3. Is This Our Last Goodbye
4. Hell On Earth
5. An Everlasting Dreamscape
6. Nightfall
7. Angels
8. Requiem

Line-up
Andreas Nergård – Composer, Drums, Bass, Keyboards
Age Sten Nilsen – Vocals
Ralf Scheepers – Vocals
Goran Edman – Vocals
Mike Vescera – Vocals
Nils K. Rue – Vocals
Michele Luppi – Vocals
Andi Kravljaca – Vocals
David Reece – Vocals
Tony Mills – Vocals
Ole Martin Moe Thornes – Vocals
Sunniva Unsgard – Vocals
Helge Engelke – Guitar Solos
Stig Nergard – Guitar Solos

NERGARD – Facebook

Blue Cash – When She Will Come

I Blue Cash hanno creato un sound che, se affonda le radici nella musica di Johnny Cash, si muove tra varie pulsioni musicali che hanno attraversato sessant’anni di musica a stelle strisce, madre di tutto quello che si ascolta oggi in ambito rock.

MetalEyes è nato inizialmente per approfondire la parte metallica di In Your Eyes, ma non ha mai fatto mistero delle sue radici rock, radicate in ognuno dei suoi collaboratori, ed è per questo che un album come When She Will Come dei country bluesmen nostrani Blue Cash diventa un momento, come tanti ce ne sono stati e continueranno ad esserci, per dare spazio a suoni in apparenza lontani da quelli ai quali abitualmente ci dedichiamo.

Il quartetto friulano, formato da ottimi musicisti con svariate esperienze nel mondo musicale, suona un rock semiacustico, ispirato in primis al grande Johnny Cash, leggenda del country rock americano, musicista, compositore e poeta, amato anche da molti artisti lontani dalle corde musicali del man in black.
Da Johnny Cash la band parte per un viaggio nel rock, fatto di strade impervie, crocicchi sperduti nelle pianure polverose degli States, di blues e psichedelia, di rock’n’roll e jazz lungo una quarantina di minuti ma che potrebbe durare mezzo secolo.
I Blue Cash, quindi, non si accontentano di tributare il grande artista americano, ma esplorano con l’aiuto della sua influenza il vasto mondo della musica americana, con la personalità di chi ha il talento per marchiare a fuoco con il proprio monicker il sound di cui si compone When She Will Come.
Si passa così da brani country folk a bellissime tracce che ricordano l’assolato confine con il Messico (Stay With Me), dal rock swing di Message To A Friend al rock’n’roll venato di jazz della divertentissima Jenny Doin’ The Rock.
Andrea Faidutti (chitarra e voce), Alan Malusà Magno (chitarra e voce), Marzio Tomada (contrabasso e voce) e Alessandro Mansutti (batteria) hanno creato un sound che, se affonda le radici nella musica di Johnny Cash, si muove tra varie pulsioni musicali che hanno attraversato sessant’anni di musica a stelle strisce, madre di tutto quello che si ascolta oggi in ambito rock.

Tracklist
01.Intro Death & the Devil
02.The End
03.Junkie Man
04.Do It for Nothing
05.Stay with Me
06.King of Nothing
07.Message to a Friend
08.The Gift
09.Jenny Doin’ the Rock
10.When She Will Come
11.Outro the Devil & Death
12.Maledetti Cash

Line-up
Andrea Faidutti – chitarra e voce
Alan Malusà Magno – chitarra e voce
Marzio Tomada – contrabasso e voce
Alessandro Mansutti – batteria

BLUE CASH – Facebook

LUPPOLO ROCK FESTIVAL

Fa il suo esordio il LUPPOLO ROCK FESTIVAL!

In una delle venue più belle d’Italia, tre giorni di rock e metal ai massimi livelli!

VENERDI 13 LUGLIO

DAVID REECE è una delle più note voci della scena hard rock melodica statunitense: una carriera lunga un quarto di secolo che lo ha visto militare nei leggendari ACCEPT, negli straordinari BANGALOIRE CHOIR, coi quali ha scritto dei veri e propri classici addirittura insieme a BON JOVI, in band di culto come SIRCLE OF SILENCE e con la storica band tedesca BONFIRE: una voce unica, uno dei più istrionici animali da palco della storia dell’hard rock, per un concerto che farà vivere a fans vecchi e nuovi la tappe salienti di una carriera straordinaria!

Insieme a lui, GIACOMO VOLI: reso popolare da X FACTOR, il carismatico Giacomo vanta una delle più belle voci del panorama rock europeo, ed è reduce da un fortunatissimo tour Europeo insieme ai RHAPSODY OF FIRE

In apertura, spazio anche a talenti della scena underground italiana: gli eroi locali SUICIDE SOLUTION e i veronesi OVERDOSE, freschi di registrazione di un clamoroso EP prodotto dal leggendario Alex Kane!

SABATO 14 LUGLIO

Giornata all’insegna del metal di grandissima classe!

Sul palco gli straordinari PRIMAL FEAR: la band dell’ex-GAMMA RAY Ralph Scheepers e dell’ex SINNER Matt Sinner è da anni in cima alle preferenze del pubblico metal: power teutonico ai massimi livelli, con una perizia tecnica mostruosa ed una presenza scenica mozzafiato!

Insieme a loro, una vera leggenda del rock, forte di più venti milioni di dischi venduti in carriera: GEOFF TATE, cantante dei QUEENSRYCHE! una delle voci più belle e importanti della storia della musica, che riproporrà il capolavoro OPERATION MINDCRIME nella su interezza!

E ancora, in apertura, spazio alle band italiane: AVELION e FROM THE DEPTH propongono un prog metal ipertecnico e accattivante; i romani SKYMALL SOLUTION col loro originalissimo crossover a cavallo tra metal, pop e hip hop; e infine i pavesi DI’AUL, band Stoner / Doom / Southern Metal!

DOMENICA 15 LUGLIO

Serata all’insegna dell’hard rock!

Sul palco la storica band danese D-A-D: uno dei primissimi gruppi scandinavi a sfondare in America, il quartetto di Copenaghen celebra i 35 anni di carriera: milioni i dischi venduti in tutto il mondo, incalcolabili i concerti sold out registrati in ogni angolo del pianeta!

Insieme a loro, una prima assoluta per l’Italia: gli svedesi LIPZ, freschi di pubblicazione dell’eccezionale album di debutto! Tecnicamente eccezionali e spaventosi dal vivo, sono – ne siamo certi- il prossimo grande nome della scena rock scandinava!!

E ancora, i lanciatissimi HEADLESS! La band che vede alla voce il leggendario cantante, ex- Yngwie Malmsteen, Goran Edman è ormai una delle band italiane più affermate nel mondo: un prog potente ed elegante suonato con una perizia tecnica micidiale e una capacità di scrittura incredibile!

Apriranno le danze lo straordinario guitar hero MARCO ANGELO, assoluto fenomeno di culto in Giappone, e i rocker cremonesi MASTER-PROVA!

Questi i link ufficiali:

http://www.luppoloinrock.it

https://www.facebook.com/Luppolo-in-ROCK-202941156983718/

PREVENDITE UFFICIALI

https://www.vivaticket.it/Italia/location/parco-ex-colonie-padane/17147

https://youtu.be/MLRjJQCqCeo

https://youtu.be/ASfVIFUw20Y

https://youtu.be/jhat-xUQ6dw

https://youtu.be/OOh7hxZFL1s

https://youtu.be/OURm6hLM_aU

METALITALIA.COM FEST 2018

METALITALIA.COM FEST 2018: warm-up show and full line-up announced!

Dear patrons, we told you we had some surprises for you in the pipeline and now we are happy to announce the line-up of the festival’s warm-up show, which will take place on Friday, September 14th, the night before the main event.

Metalitalia.com, Eagle Booking Live Promotion and Vertigo are proud to reveal that grindcore legends CRIPPLE BASTARDS and long running hardcore institution RAW POWER will top the bill of this pre-festival gig. Both bands will deliver an unapologetic punch into the face for fans of the rawest side of heavy music. Please give these legends a very warm welcome!

Here at Team Metalitalia.com Festival we want to get you all as hyped as possible before the headliners, hence we are pleased to announce that up and coming SCHELETRO and VIDE have also been added to the line-up. Expect crust and hardcore sounds that smell of sweat and blasphemy.

METALITALIA.COM FESTIVAL 2018

WARM-UP – SEPTEMBER 14 2018
CRIPPLE BASTARDS
RAW POWER
SCHELETRO
VIDE

DAY 1 – SEPTEMBER 15 2018
HAMMERFALL (best of show)
RAGE meets REFUGE
GRAVE DIGGER (‘The Medieval Trilogy’ special show)
DOMINE
ELVENKING
ELDRITCH
ROSAE CRUCIS
ASGARD

DAY 2 – SEPTEMBER 16 2018
CANDLEMASS
TIAMAT (‘Wildhoney’ & ‘Clouds’ special show)
NOVEMBRE
FORGOTTEN TOMB (‘Songs To Leave’ special show)
DOOL
DOOMRAISER
CARONTE
NIBIRU

METALITALIA.COM FESTIVAL 2018
Live Music Club – Trezzo sull’Adda (Milan), Italy
14-15-16 September 2018

Facebook event.

TICKETS:

Single day: €35.00 + fees
Single day on the door: €40.00
Weekend + warm-up party: €60 + fees
Weekend + warm-up party on the door: €70
Warm-up: €10

Tickets available via Ticketone and Mailticket.

Live Music Club (www.liveclub.it) with its advanced technical equipment is one of the most important and renowned venues in Europe for indoor events. Awarded in 2012 as the best Italian music club, the location offers also free parkings, connections with the Milan’s public transports and a big outdoor area where you’ll find stalls, merchandise, CDs, meet & greet, lounge, food and bar. Moreover, at the first floor the Live Club Restaurant with its 100 seats is the best place to eat with an exclusive view of the stage.
Info:

METALITALIA.COM
www.metalitalia-festival.com
www.facebook.com/Metalitalia.comFestival
www.metalitalia.com

EAGLE BOOKING LIVE PROMOTION
www.eaglebooking.com
www.facebook.com/eaglebooking.livepromotion

VERTIGO
www.vertigo.co.it
www.facebook.com/VertigoHardSounds
www.facebook.com/vertigo.co.it

LIVE CLUB
www.liveclub.it