Valyria – Into The Dying Of Time

Into The Dying Of Time risulta una buona partenza per la band canadese, arrivata sul mercato underground metallico con leggero ritardo rispetto all’inizio attività ma finalmente pronta a soddisfare le voglie musicali dei fans di Children Of Bodom, Stratovarius, Kalmah e Wintersun.

Nuova realtà dedita ai suoni power metal contaminato con il melodic death in arrivo dal Canada.

Loro sono i Valyria e debuttano con Into the Dying of Time, album che segue un ep ed un singolo anche se la band è attiva da quasi dieci anni.
Con riferimenti che vanno dai gruppi storici del power metal fino agli dei del metal estremo melodico, ovviamente di estrazione scandinava, la formula dei Valyria è semplice, abusata, ma sempre convincente, almeno per chi di queste sonorità si nutre.
Atmosfere classiche ed estreme danno vita ad un album potente, melodico ed epico, con synth e tastiere protagoniste (come nei brasiliani D.A.M.), anche se le progressioni sonore sono limitate a qualche cambio di tempo, con i Valyria che preferiscono correre verso la gloria metallica senza fermarsi.
Cori, voce pulita e growl, doppia cassa a manetta e solos dallo spirito neoclassico fanno il resto, con Of Sky And Sea a risultare il brano top di questo lavoro, seguito a ruota dalla splendida The Crossing.
Come scritto la formula è ben nota, ma i Valyria sanno intrattenere con un buon songwriting per una mezz’ora di metallo spumeggiante.
Into The Dying Of Time risulta quindi una buona partenza per la band canadese, arrivata sul mercato underground metallico con leggero ritardo rispetto all’inizio attività ma finalmente pronta a soddisfare le voglie musicali dei fans di Children Of Bodom, Stratovarius, Kalmah e Wintersun.

Tracklist
1.The Final Empire
2.Steel Inquisition
3.Tome of Shattered Vessels
4.Of Sky and Sea
5.The Crossing
6.Floating World
7.Into the Dying of Time

Line-up
Cam Dakus – Bass, Vocals
Mitchell Stykalo – Drums, Vocals
Andrew Traynor – Guitars, Vocals
Jeremy Puffer – Guitars, Vocals

VALYRIA – Facebook

THIS VOID INSIDE

Il video di Memories’ Dust, dall’album My Second Birth/My Only Death (Agoge Records).

Il video di Memories’ Dust, dall’album My Second Birth/My Only Death (Agoge Records).

Dopo un’attesa di quasi due anni è finalmente uscito “My Second Birth/My Only Death” nuovo lavoro della band gothic rock This Void Inside, accompagnato dal lyric video di “Memories’ Dust” (videomaker: Stefano Mastronicola)!

L’album, prodotto da Agoge Records, è disponibile in tutto il mondo in distribuzione digitale; il CD fisico uscirà in autunno 2018 (preorder: rome@agogerecords.com).

I This Void Inside si formano come one man band nel 2003 da un’idea di Dave Shadow (ex frontman dei gothsters My Sixth Shadow), intenzionato a sperimentare nuovi suoni e concetti compositivi, per poi diventare all’inizio del 2008 una band a tutti gli effetti; registrano il loro primo full lenght promo CD di dodici canzoni: “Dust”, prodotto da Dave Shadow, che si occupa anche del mixing, mastering e della composizione di tutti i brani con le uniche eccezioni di Send Me A Sign e Wish che nascono dalla collaborazione con Victor Love (Dope Stars Inc., My Sixth Shadow).

L’album verrà pubblicato in una tiratura limitata di sole 300 copie, e la band inizia a suonare live supportando anche importanti band del panorama gothic.

Nel Maggio 2008 i This Void Inside firmano con la label DECADANCE RECORDS (Latexxx Teens, Pulcher Femina, Siva Six) che lavora per una re-issue del debut album arricchendolo di un nuovo layout e art work; la versione 2.0 di “Dust” viene pubblicata nell’ ottobre 2008.

Nel 2016, dopo un lungo periodo di silenzio, la band ricomincia a lavorare su del nuovo materiale con una line up rinnovata: i chitarristi Frank Marrelli e Alberto Sempreboni e il batterista Simone Gerbasi si uniscono ai membri originari Dave Shadow e alla bassista Saji Connor; a novembre esce il nuovo singolo “Losing My Angel”.

Nel 2018 i This Void Inside firmano con la label AGOGE RECORDS.

La band è orgogliosa di comunicare che Max Aguzzi (DragonhammeR) e Diego Reali (ex DGM, Hevidence) hanno partecipato come ospiti in un brano dell’album.

THIS VOID INSIDE: https://www.facebook.com/thisvoidinsideofficial/

AGOGE RECORDS: http://www.agogerecords.com

Guests on “Meteora”: Max Aguzzi (Dragonhammer), Diego Reali (Evidence, ex DGM)

THIS VOID INSIDE – “My Second Birth/My Only Death

TRACKLIST:
1 – My Second Birth/My Only Death (intro)

2 – Betrayer MMXVIII

3 – Relegate My Past

4 – Memories’ Dust

5 – Trapped In A Daze

6 – Here I Am

7 – Another Fucking Love Song

8 – Losing My Angel

9 – Meteora

10 – Ocean Of Tears

11 – All I Want Is U

12 – Break Those Chains

13 – The Artist And The Muse (bonus track)

14 – Downtrodden (bouns track)

Oubliette – The Passage

Secondo album dopo 4 anni di silenzi, eccezion fatta per due singoli, usciti unicamente in digitale per questo combo americano fautore di un ottimo melodic black metal: The Passage vi coinvolgerà e vi appassionerà dalla prima all’ultima nota.

Non tragga in inganno il nome francese Oubliette (termine che identifica un tipo di prigione medioevale, caratterizzata da un’unica apertura a botola, posta sul soffitto); qui siamo di fronte ad un combo americano, più precisamente del Tennessee, capitanato dalla coppia (nel senso stretto del termine) Emily (vocals) e Mike (lead guitar) Low.

In The Passage, album uscito a giugno per l’americana The Artisan Era (già famosa per essere l’etichetta di ottime band quali A Loathing Requiem, Inferi e soprattutto i grandissimi prog deathmetallers Augury) signore e signora Low ci propongono un ottimo black metal melodico, ricco di atmosfera e di avvolgenti umidi climi autunnali.
Imponente e maestosa l’opening track, A Pale Innocence, breve momento strumentale costruito su una base ritmica solida e un robusto drumming che, silenziato quasi improvvisamente da un bellissimo arpeggio di chitarre, ci introduce a The Curse. E allora facciamo subito la conoscenza di Miss Low. Uno scream potente, quasi maschile, si amalgama alla perfezione, sia con i tremoli serrati e velocissimi del bravissimo marito Mike e degli altri (due!) chitarristi – Harris e Wampler – sia con i frequentissimi mid-tempo, qui ancor più valorizzati da brevi ,ma sensazionali, atmosferici periodi musicali.
Pioggia e campane a morto sono l’intro di Solitude. Qui la tecnica dei nostri è eccelsa. I riff quasi maideniani dell’inizio (sarà un puro caso, ma anche qui abbiamo tre chitarristi…), ci rimandano per un istante alla gloriosa ottantiana NWOBHM inglese. Un pezzo splendido nella sua struttura melodica, ma mai troppo ruffiano, con un corpo classicamente black e – volendo ripeterci- un cantato scream, quello di Emily Low (nulla da invidiare alla nostra bravissima Raffaella Rivarolo, alias Cadaveria, solo forse un pizzico più profondamente epico) azzeccatissimo e sempre in armonia con gli altri strumenti, rendendo l’ascolto piacevolmente snello, di un brano fluido come un fiume (di sangue) che scorre.
Momento sublime con Elegy, eccelso brano gotico, armonizzato da leggiadri arpeggi e soavi voci femminili, che non ha nulla da invidiare a band del calibro di Nightwish nei loro momenti più melodici, e che farebbe arrossire di invidia mostri sacri del gothic doom  death dei primi anni ’90 (dagli Amorphis di The Karelian Isthmus, ai Paradise Lost di Gothic, passando da Always dei The Gathering), per poi terminare con un classico veloce periodo black, tanto per mostrarci che i nostri non cadranno mai nella rete del “troppo fuori tema”. Infine, di questo meraviglioso pezzo, prendiamo buona nota degli ottimi leads di Mr. Low.
Dopo una crepuscolare e malinconica Emptiness, dalla breve durata (49”), ecco The Raven’s Lullaby, sublimi sette minuti di autunnale nostalgica bruma musicale. Anche qui gli arpeggi rendono il brano uggioso come una piovosa mattina di novembre, ma l’imponenza musicale di tutto l’impianto sonoro nel suo insieme, non ci fa mai assopire completamente. Ci mantiene in un costante dormiveglia, quasi a volerci cullare, ma non ad indurre completamente sopore, per poterne assaporare ogni singola maiestatica nota.
Grande equilibrio tra melodie black, gothic doom e schegge di psichedelia in Barren. Un pezzo quasi floydiano, almeno nei suoi primi due minuti e mezzo. Attingendo da acide sonorità rock dei Seventies, muta la nostra brama per l’estremo, in una più ovattata necessità di suoni tenui, surreali, soporiferi che, in un turbinio di stordenti luci e profumi anni ’70, ci annebbiano la coscienza, sino al brusco risveglio del minuto 2:36, che quasi come un versetto dell’Apocalisse, ci ripiomba nel loro ottenebrante malinconico –ma nel contempo magicamente suadente – black metal.
Con grande tristezza arriviamo al termine dell’album, non prima di aver assaporato in toto un vero black in pieno stile scandinavo – The Passage – che pare uscito direttamente dalla produzione di un certo Roberto Mammarella della (mitica) Avantgarde Music. Un pezzo alla Carpathian Forest di Strange Old Brew per intenderci, vero maestoso epic black metal a cui non manca nulla, se non un’altra canzone a seguire. Ma l’album è oramai terminato, lo show finito, e a noi non resta che attendere nuove gemme … dalla terra della country music.

Tracklist
1.A Pale Innocence
2.The Curse
3.Solitude
4.Elegy
5.Emptiness
6.The Raven’s Lullaby
7.Barren
8.The Passage

Line-up
Mike Low – Guitars
Emily Low – Vocals
Todd Harris – Guitars
Greg Vance – Drums
Andrew Wampler – Guitars
James Turk – Bass

OUBLIETTE – Facebook

The Passage by Oubliette

Sahon – Chanting For The Fallen

Chanting For The Fallen perpetua la tradizione del gruppo sud coreano, ispirato dai maestri Slayer e Venom per mezz’ora di metal sparato ad alta velocità come si faceva negli anni ottanta.

La scena estrema asiatica è arrivata negli ultimi anni alla nostra attenzione grazie soprattutto al lavoro della Transcending Obscurity, label importantissima per lo sviluppo dei suoni metallici a livello mondiale.

Death, thrash, black, heavy metal e sonorità moderne: i paesi asiatici regalano sorprese a non finire in campo metallico, tra giovani promesse e gruppi da anni a combattere per un posto al sole nel sottobosco musicale.
I Sahon, per esempio, sono una band che da anni mette a ferro e fuoco la scena thrash metal di Seul: attivi dal 1999, hanno attraversato questi primi anni del nuovo millennio licenziando cinque full length fino al 2013.
Chanting For The Fallen è il sesto album della serie e continua quindi la tradizione del gruppo sud coreano, ispirato dai maestri Slayer e Venom per mezz’ora di metal sparato ad alta velocità come si faceva negli anni ottanta.
L’attitudine old school si intreccia con un’ottima produzione ed accende una miccia metallica che finisce la sua corsa nel candelotto che, all’esplosione, rilascia otto spari nella notte, urgenti, diretti e senza compromessi.
La buona tecnica dei musicisti (Yong-Ho basso e voce, Sun batteria e Chang-Myung chitarra) permette loro di giocare con ritmiche mozzafiato e solos veloci come il vento creato dall’esplosione del loro sound, dedicato alle storiche band di cui sopra ma che lascia trasparire una personalità acquisita con gli anni.
Chanting For The Fallen è il classico lavoro da spararsi in toto senza andare troppo per il sottile e ad un volume ovviamente consono.

Tracklist
1.Faith Of Savagery
2.At The Edge Of Cliff
3.Survive
4.Condemnation
5.Charge Til The End
6.Born To Lose Live To Win
7.Joy Of Hatred
8.You Shall Pay

Line-up
Yong-Ho – Bass, Vocals
Sun – Drums
Chang-Myung – Guitars

SAHON – Facebook

Cold Snap – All Our Sins

All Our Sins è un album che avrà consensi trasversali, dato che piacerà a chi ama il metalcore ed il groove metal, ma anche ascoltatori di altri generi lo apprezzeranno molto.

Non solo calcio, pallacanestro e pallanuoto è ciò che arriva dalla Croazia, ma ora anche ottimo groove metal, nella fattispecie quello dei Cold Snap, che escono su Arising Empire dopo aver vinto il concorso indetto dalla stessa etichetta.

I nostri sono peraltro famosi in madrepatria e ascoltando questo loro nuovo disco si può capire facilmente il perché. Il loro suono è un groove metal molto moderno ed incalzante, con elementi di nu metal e decise svolte nel deathcore e anche nel death metal, senza però mai perdere di vista la melodia. Si può benissimo dire che questo gruppo incarni le nuove tendenze del metal al meglio, non annacquandole come fanno molti gruppi. All Our Sins è un album che avrà consensi trasversali, dato che piacerà a chi ama il metalcore ed il groove metal, ma anche ascoltatori di altri generi lo apprezzeranno molto. La forza del disco sta nel buon bilanciamento tra potenza e melodia, la composizione dei pezzi non è mai scontata ma ben strutturata e lo sviluppo delle trame musicali è assai corretta. Il ritmo che ha questo gruppo esce allo scoperto fin da subito, in quanto ha un incedere che basa le sue strutture in vari generi e sottogeneri ben amalgamati fra loro. I Cold Snap hanno vinto il concorso indetto dalla Arising Empire perché hanno chiaramente qualcosa in più rispetto alla maggioranza dei gruppi in giro, e All Our Sins lo dimostra molto bene. Era il momento per un disco come questo, dato che ultimamente tanti gruppi che sono nel giro metalcore/groove metal sono smaccatamente e forzosamente melodici, mentre qui il metal è l’elemento fondante di tutto, la trave portante del suono, che ha anche molti elementi dell’hardcore; infatti il gruppo ha una forte mentalità DIY, che non è andata smarrita neppure entrando nel roster della sussidiaria della Nuclear Blast.

Tracklist
01. Hešto And Pujto
02. Fallen Angels
03. Nothing
04. Demons
05. Crawling
06. Remission
07. 2 4 The System
08. Witness Of Your Sickness
09. No We’re Not Even
10. Pain Parade
11. Hated
12. Distance

Line-up
Jan Kerekeš – Vocals
Dario Sambol – Drums
Zoran Ernoić – Bass
Dario Berg – Vocals, Samples
Dorian Pavlović – Guitar
Zdravko Lovrić – Guitar

COLD SNAP – Facebook

VV.AA. – Against PR III Compilation

Una tracklist corposa e di ottima qualità è presente in questa compilation che vi aiuterà nella ricerca di nuova musica: in Against PR III troverete gruppi già apparsi con le loro opere sulle pagine virtuali di MetalEyes, motivo in più per non lasciarveli sfuggire.

Against PR è un’agenzia portoghese indipendente specializzata nel promuovere gruppi, label ed eventi in Europa, Nord e Sud America, Australia e in alcuni territori nel continente asiatico.

Fondata nel 2012, l’agenzia offre supporto e promozione a tutte le realtà che lavorano nell’ambito della musica metal ed il suo ampio raggio d’azione le consente di interagire con un numero molto elevato di artisti in arrivo da tutto il mondo.
In questi mesi esce dunque il terzo capitolo della compilation che la Against mette sul mercato allo scopo di far conoscere molte delle band con cui lavora e che coprono un nutrito numero di generi metallici, in particolari quelli estremi.
Con ventidue brani per altrettante band in arrivo dai più svariati paesi, II soddisfa i curiosi e chi è sempre in cerca di nuove realtà stimolanti per i mai domi amanti del metal.
Si passa così dalla partenza potentissima con Messing With The Masses degli albanesi Crossbones ed il loro thrash groove metal, al death metal pregno di sonorità di ispirazione araba dei The Outsider, al devastante black metal dei Blackest.
C’è veramente di tutto e per tutti i gusti, dal death al black, dai suoni sludge e groove al moderno thrash metal, per quasi due ore di musica metal e di sorprese come gli statunitensi Rites To Sedition e i dieci minuti di melodic black metal della loro The Moon Titan Phylon, il gothic rock della one man band tedesca RacheEngel, o la potenza sludge degli El Camino.
Una tracklist corposa e di ottima qualità è presente in questa compilation che vi aiuterà nella ricerca di nuova musica: in Against PR III troverete gruppi già apparsi con le loro opere sulle pagine virtuali di MetalEyes, motivo in più per non lasciarveli sfuggire.

Tracklist
1. CROSSBONES – Messing With The Masses
2. THE OUTSIDER- The Invocation (feat. Thomas Vikström & Nalle Påhlsson)
3. BLACKEST- Mortal Curse
4. RITES TO SEDITION – The Moon Titan Phylon
5. BLASPHERION – Causa Mortis
6. DEMON HEAD – Older Now
7. GODHEAD MACHINERY – Tithe
8. DEAD SEASON – Guidestones
9. HIVE – Street Meat
10. HEXENKLAD – In This Life or the Next
11. RACHEENGEL – Ascheregen

CD 2
1. VERSOVER – Enemy
2. SAMBATA MORTILOR – Pendulum of Madness
3. ATONEMENT THEORY – Ominous Sensation
4. NACARBIDE – Lots of Eyes
5. HUMANITY CHECK – War Is Coming
6. DEATH ON ARRIVAL – Endless Agony
7. EL CAMINO – Crooked Wand
8. TOMMY STEWART´s DYERWULF – Lilith Crimson Deep
9. BONESET – Needles
10. GUILLOTINE – Not Worth Saving
11. VON JUSTICE – I Saw Hogan with Jimmy Hart

AGAINST PR – Facebook

Canaan – Images From A Broken Self

I Canaan producono un altro disco bellissimo e terribile, nel quale l’elettronica regna sovrana e dalla freddezza del silicio nasce un calore che avvolge tutto e tutti, e si proiettano verso uno spazio che è differente da quello nel quale viviamo.

I Canaan sono dei moderni sciamani che ci fanno vedere la realtà squarciando il velo che la avvolge e che ce la fa sembrare sostenibile.

La loro ultima opera è incentrata sul rendere in musica le immagini delle nostre anime spezzate dalle vite che facciamo e le lacerazioni che procurano. Ascoltare i Canaan è come fare terapia psicologica iniettandoci il virus che vogliamo sconfiggere, è lottare senza stare comodi, andare avanti senza sapere dove potremmo arrivare, ma continuare. La parabola musicale di questo gruppo è una delle più interessanti e preziose della musica underground italiana, ed è cominciata tanto tempo con il gruppo doom death dei Ras Algethi, per poi continuare nei Canaan con due terzi del gruppo capitanati da Mauro Berchi, una delle figure più importanti che abbiamo nella musica in Italia. I Canaan non suonano un genere musicale ben preciso, essendo uno di quei pochi gruppi che non è circoscrivibile in uno specifico ambito, esibendo uno stile del tutto proprio. Se gli esordi erano molto darkwave e gothic, con gli ultimi dischi il suono si sta rarefacendo, portandolo più in alto, ma il tutto appare ancora più soffocante e claustrofobico. Come detto prima, i Canaan ci fanno vedere con le loro sensazioni in musica che la nostra vita è abbastanza inutile, che il nulla ci avvolge e che i nostri sforzi, oltre che vani, sono controproducenti. Tutto ciò sarebbe spaventoso, anche se nell’arte abbiamo tantissimi esempi, o forse l’arte serve proprio a farci vedere il nulla, ma il gruppo milanese riesce a rendere sublime tutto ciò. Dopo il meraviglioso il Giorno Dei Campanelli del 2016, i Canaan producono un altro disco bellissimo e terribile, nel quale l’elettronica regna sovrana e dalla freddezza del silicio nasce un calore che avvolge tutto e tutti, e si proiettano verso uno spazio che è differente da quello nel quale viviamo: forse è sogno, perché la musica dei milanesi è un qualcosa di meravigliosamente indefinito, un sogno con la febbre, una febbre che ci fa capire, il nulla che parla. Ogni canzone è molto curata, come sempre ogni nota e ogni respiro elettronico ha un senso per un gruppo che va davvero oltre la musica e ti porta in un luogo tutto suo. Per chi li ascolta da anni non è facile descrivere l’esperienza che viene vissuta, perché i Canaan non sono un gruppo che si possa ascoltare con le cuffie mentre si va a lavorare, ma devono essere assimilati come un rito, perché aprono una dimensione nuova nella quale il dolore prende vita e forma, e il nulla si può rivelare liberamente.

Tracklist
1.My Deserted Place
2.The Story Of A Simple Man
3.Words On Glass
4.Hint On The Cruelty Of Time
5.I Stand And Stare
6.Of Sickness And Rejection
7.The Dust Of Time
8.Adversaries
9.That Day
10.A Tired Sentry
11.Worms
12.Through Forging Lines

Line-up
Alberto
Mauro
Nico

CANAAN – Facebook

DRAGONLORD

Il lyric video di Dominion, dall’album omonimo in uscita a settembre (Spinefarm Records).

Il lyric video di Dominion, dall’album omonimo in uscita a settembre (Spinefarm Records).

I DRAGONLORD, la band di Eric Peterson dei Testament pubblicherà un nuovo album di inediti, il primo dopo 13 anni. Il nuovo album “Dominion”, sarà pubblicato il 21 settembre 2018 su Spinefarm Records. Disponibile il primo making of dell’album e il lyric video della titletrack “Dominion”.
L’album è stato registrato presso i Northern California’s Trident Studios e prodotto con la supervisione di Juan Urteaga (Testament, Machine Head, M.O.D.). “Dominion” è stato masterizzato da Jens Bogren ai Fascination Street Studios svedesi.

L’album è già disponibile per preorder.

Disponibile tracklist e artwork a cura di Eliran Kantor (Testament, Iced Earth, Sodom):
Entrance
Dominion
Ominous Premonition
Lamia
Love of the Damned
Northlanders
The Discord of Melkor
Serpents of Fire

Eric Peterson ha inoltre annunciato che sarà pubblicato anche un fumetto della band dal titolo “THE BURNER”, previsto in uscita durante il San Diego Comic Con.

Renowned Testament guitarist Eric Peterson recently announced the release of his highly-anticipated new DRAGONLORD album, entitled Dominion, out September 21, 2018 via Spinefarm Records. The symphonic black/death metal album serves as the long-awaited follow-up to 2005’s Black Wings of Destiny, but takes the fantasy and storytelling to a whole new level. Dominion explores themes of darkness owning and influencing these times we now live in, and things that have come to pass. It also delves into other eras, real and otherworldly.

Today, DRAGONLORD mastermind/vocalist/guitarist/bassist Eric Peterson is pleased to reveal the very first episode in a series of three “The Making of Dominion” videos. Part one details the growth of DRAGONLORD since the release of their last album and the initial writing process on Dominion, also highlighting the individual musicians on the album – including Lyle Livingston (Psypheria) on orchestrated keys and pianos, Alex Bent (Trivium) on drums, and notable fantasy metal singer Leah on female vocals and choirs (who has performed/recorded with members of Blind Guardian, Nightwish, Delain and others). Unreleased audio clips of the album are also mixed in amid the video content.

In part one, Eric Peterson says, “Right around 2010, Lyle and I were talking about maybe doing another DRAGONLORD record… I contacted [our producer] Juan… he’s like dude I have the perfect drummer for you too… his name is Alex Bent. He ended up coming over, we jammed on some older DRAGONLORD songs… he had this really cool groove and right there and then I knew. This is probably the best sounding drum record that we’ve put out.”

“Leah and I go way back,” adds Peterson. “She had invited me to do some vocals on one of her records and we talked about maybe doing more stuff together. We ended up doing a Christmas song together called “Winter Sun”. We got a lot of responses from it and people wanted us to do a whole record that sounded like that. So, after hearing the [DRAGONLORD] record… we thought it would be really awesome to have a real voice interpret what Lyle had done on the choirs. Right then I was like, Leah’s got to come here and do that. She really nailed it. I’m super happy with the way it came out.”

As aural the gates to Dominion creak open on the first track, “Entrance,” you descend into the dark world of DRAGONLORD and there’s no turning back. The pummeling begins with the title track, “Dominion”, welcoming all who dare enter into an eternity of misfortune. Then it’s into “Ominous Premonition”, which Peterson likens to “the soundtrack to the gates of hell”. The track “The Northlanders” is about brutal 11th century Northmen, while “The Discord of Melkor” will thrill Lord of the Rings fans with an untold tale– “my take on Tolkien’s “Silmarillion,” the first age of the Lord of the Rings saga genesis,” says Peterson. Then there’s the surprise of the slower, Black Sabbath-influenced duet with “my amazing Celtic vocalist friend and collaborator Leah,” Peterson explains about “Love of the Damned,” an abstract piece that still explores a love story – with the devil, of course. “Almost like a switch-up story of if Beatrice from “Dante’s Inferno” did fall for the Prince of Darkness!” Dominion’s eight songs create a deep and heady musical journey rife with meaning and menace, from the blackest and loudest recesses of Eric Peterson’s mind.

Peterson formed DRAGONLORD in 2000 as its singer and guitarist (with keyboardist Lyle Livingston and now-ex-members Steve Di Giorgio of Testament and Jon Allen of Sadus), and notes that the growth from DRAGONLORD’s first two records to the cinematic triumph and brutal blast-beats of Dominion has been immense. Dominion’s stellar, complex, brutally symphonic metal is triumphant in its execution, bringing together layers of meaning and musicality into an unholy whole.

DRAGONLORD Online:
www.facebook.com/enterthedragonlord
www.twitter.com/dragonlordband
www.instagram.com/enterthedragonlord

Lurk – Fringe

Fringe è un’opera di devastante potenza, nel corso della quale il quartetto esibisce un doom che, alla preponderante componente sludge, aggiunge anche elementi black e death, andando a formare un quadro davvero intrigante per tutti gli appassionati di sonorità oscure

Quella denominata Lurk è l’ennesima mostruosa creatura che avanza strisciante, questa volta non in fangose paludi americane bensì tra le nevi ed i ghiacci dei mille laghi finlandesi.

Fringe è un’opera di devastante potenza, nel corso della quale il quartetto esibisce un doom che, alla preponderante componente sludge, aggiunge anche elementi black e death, andando a formare un quadro davvero intrigante per tutti gli appassionati di sonorità oscure.
Abbiamo così un sound che, nella sua monolicità di fondo, a tratti può richiamare i primissimi Cathedral, come nell’opener Ostrakismos, oppure srotolarsi nel mid tempo black di Reclaim; lo sludge viene offerto nella sua forma più esasperata nella notevole Elan, mentre un più movimentato death doom prende forma in Furrow.
Proteus Syndrome chiude al meglio il lavoro, racchiudendo in sé buona parte delle caratteristiche sopra accennate, a suggello di un operato che lascia ben poco spazio alla melodia ma che offre più di uno spunto capace di agganciare l’ascoltatore, al netto dello snodarsi di un sound sulfureo e pachidermico.
I Lurk sono l’ennesima band che viene portata all’attenzione grazie al meritorio lavoro della Transcending Obscurity, label indiana specializzata nello scavare in profondità nell’undergroung fino al reperimento di grezzi diamanti sonori come questo Fringe.

Tracklist:
1. Ostrakismos
2. Tale Blade
3. Reclaim
4. Elan
5. Offshoot
6. Furrow
7. Nether
8. Proteus Syndrome

Line-Up:
Kimmo Koskinen – Vocals
Kalle Nurmi – Drums
Arttu Pulkkinen – Guitar
Eetu Nurmi – Bass

Guest vocals by Aleksi Laakso on Elan
Alto saxophone by Aino Heikkonen on Ostrakismos

LURK – Facebook

Haken – L-1VE

Gli Haken sono forse uno dei gruppi che meglio è riuscito a convogliare nella propria proposta tutti gli elementi presenti nel rock progressivo dagli anni settanta ai giorni nostri, creando un inusuale best of di quello che l’amante dei suoni progressivi ha ascoltato in oltre quattro decenni.

E’ arrivato anche per i britannici Haken il momento di suggellare i primi dieci anni di attività con un doppio live DVD/CD.

La band ci abbraccia dall’alto del palco con la propria musica, per due ore di viaggio nel progressive rock metal d’autore, con un sound che pesca a piene mani dalla storia del genere a 360° come da tradizione.
Gli Haken, infatti, sono forse uno dei gruppi che meglio è riuscito a convogliare nella propria proposta tutti gli elementi presenti nel rock progressivo dagli anni settanta ai giorni nostri, creando un inusuale best of di quello che l’amante di quei suoni ha ascoltato in oltre quattro decenni.
L’opera fotografa la band nel tour a seguito dell’uscita del bellissimo Affinity, arrivato proprio nel decimo anno di attività e quindi festeggiato a dovere con una scaletta che pesca da tutte le opere fin qui licenziate, in un apoteosi di suoni e meraviglie progressive suonate il 13 aprile 2017 presso il Melkweg di Amsterdam.
La splendida 1985, i ventidue minuti di Acquamedley la crimsoniana Cockroach King dal capolavoro The Mountain, The Architect, ed il gran finale lasciato alla lunga Visions, sono i momenti più significativi di questo mastodontico live che torna davvero a far risplendere il progressive rock e questa sontuosa band che, partendo da King Crimson e Yes, passa attraverso i gruppi del new prog inglese ed abbraccia i nuovi eroi progressivi come Leprous, Between The Buried An Me e perché no, Opeth.
Gli Haken sono una band eccezionale, magari sottovalutata ma che sa regalare emozioni a getto continuo, quindi lasciatevi catturare dalla loro proposta, iniziando magari proprio da questo bellissimo live che racchiude (nella versione DVD), oltre all’intero concerto al Melkweg, 4 bonus track filmate durante il ProgPower USA 2016, che vede anche la partecipazione di Mike Portnoy, e i video ufficiali tratti dai brani dell’ultimo lavoro; scommetto che cercare i precedenti album in studio diventerà subito dopo la vostra priorità musicale.

Tracklist
L-1VE CD 1
1. affinity.exe/Initiate
2. In Memoriam
3. 1985
4. Red Giant
5. Aquamedley

L-1VE CD 2
6. As Death Embraces
7. Atlas Stone
8. Cockroach King
9. The Architect
10. The Endless Knot
11. Visions

L-1VE DVD 1
1. affinity.exe/Initiate
2. In Memoriam
3. 1985
4. Red Giant
5. Aquamedley
6. As Death Embraces
7. Atlas Stone
8. Cockroach King
9. The Architect
10. The Endless Knot
11. Visions

L-1VE DVD 2
1. Falling Back To Earth – Live At Prog Power 2016
2. Earthrise – Live At Prog Power 2016
3. Pareidolia – Live At Prog Power 2016
4. Crystallised – Live At Prog Power 2016
5. Initiate – official video
6. Earthrise – official video
7. Lapse – official video

Line-up
Ross Jennings – vocals
Richard Henshall – guitars, keyboards, backing vocals
Raymond Hearne – drums, backing vocals, tuba
Charles Griffiths – guitars, backing vocals
Diego Tejeida – keyboards, backing vocals
Conner Green – bass guitar, backing vocals

HAKEN – Facebook

Talia – Let Sleeping Dogs Lie

Let Sleeping Dogs Lie è un ep, e tutto si sviluppa nell’arco di un quarto d’ora nel corso del quale la band spara raffiche di alternative rock che arrivano dritte al cuore degli amanti del genere e di gruppi come Hole e Foo Fighters.

Tra Los Angeles e Parigi si muove questo gruppo rock di nome Talia, una delle nuove promesse del modern rock’n’roll di matrice statunitense.

Let Sleeping Dogs Lie è il quarto lavoro, uscito per Pavement Entertainment, prodotto nientemeno che da Steve Albini, leggendario musicista e produttore con un curriculum che coincide con la storia del rock tra gli anni novanta ed il nuovo millennio.
Rock’n’roll, alternative ed un pizzico di attitudine punk rock sono gli ingredienti per fare di Let Sleeping Dogs Lie un album tipico dalla scena statunitense, con il classico sound che incorpora quegli elementi che fecero degli anni novanta un vulcano rock in continuo fermento prima di eruttare lava grunge ed esplodere in fuochi alternative.
Il suono è scarno e diretto, e già dal primo brano si sente la mano del Steve Albini musicista di estrazione hardcore: la voce del chitarrista Nicolas Costa lascia qualche dubbio, essendo poco energica per il tipo di sound offerto, mentre i brani nel loro insieme creano una la giusta atmosfera elettrica.
Let Sleeping Dogs Lie è un ep, e tutto si sviluppa nell’arco di un quarto d’ora nel corso del quale la band spara raffiche di alternative rock che arrivano dritte al cuore degli amanti del genere e di gruppi come Hole e Foo Fighters, con la convinzione da parte del sottoscritto che se le tracce presenti fossero state lasciate alla voce della Love, sarebbero letteralmente deflagrate.
Qualcosa più di un dettaglio, anche se l’album a tratti lascia trasparire delle potenzialità che i Talia devono ancora esprimere del tutto: aspettiamo fiduciosi.

Tracklist
1. Afraid Of Heights
2. Still Waters
3. Wreckage
4. Bleed You Dry
5. In The Evening (New Wave)

Line-up
Nicolas Costa – Vocals & Guitar
Alice – Bass
Mickey – Drums

TALIA – Facebook

PALLBEARER

Il video di ‘Thorns’, dall’album in “Heartless” (Nuclear Blast).

Il video di ‘Thorns’, dall’album in “Heartless” (Nuclear Blast).

Il quartetto progressive doom dell’Arkansas PALLBEARER sarà presto in Europa per una serie di date, tra cui una al Circolo Magnolia di Segrate (MI) il 23 luglio. Per festeggiare il suo ritorno sul suolo europeo la band ha pubblicato un video dal vivo della canzone ‘Thorns’, tratta dall’ultimo album in studio “Heartless”. Il video è stato girato durante il tour negli Stati Uniti dello scorso febbraio.

La band ha dichiarato:
“Siamo felici di tornare ancora una volta in Europa e Gran Bretagna. Suoneremo delle canzoni mai eseguite dal vivo fuori dagli Stati Uniti!”.

13.07. D Hamburg – Molotow Club
14.07. B Dour – Dour Festival
15.07. NL Nijmegen – Valkhof Festival
16.07. UK London – Islington Assembly Hall
17.07. UK Glasgow – Stereo
18.07. UK Leeds – Brudenell Social Club
19.07. UK Bristol – The Fleece
21.07. D Crispendorf – Chaos Descends Festival
23.07. I Segrate (MI) – Circolo Magnolia
24.07. SLO Tolmin – MetalDays
—–
03.08. DK Copenhagen – Vega
04.08. D Beelen – Krach am Bach
05.08. D Cottbus – Zum Faulen August
07.08. HR Primošten – SuperUho Festival
08.08. H Budapest – A38
09.08. CZ Jaroměř – Brutal Assault
10.08. D Sinzendorf – Void Fest
12.08. UK Derby – Bloodstock Open Air
14.08. D Wiesbaden – Schlachthof
15.08. CH Winterthur – Gaswerk
16.08. D Dinkelsbühl – Summer Breeze

Altre date:

26.07. USA Hamden, CT – Space Ballroom
27.07. USA Syracuse, NY – The Lost Horizon
28.07. CDN Montréal, QC – Heavy Montréal
29.07. USA Bangor, ME – Impact Music Festival
30.07. USA Brooklyn, NY – Saint Vitus Bar *SOLD OUT*
30.07. USA Brooklyn, NY – Saint Vitus Bar (Late Show)
31.07. USA Amityville, NY – Music Hall

19.08. USA Las Vegas, NV – Psycho Las Vegas

con TRIBULATION
15.09. CDN Toronto, ON – Lee’s Palace
16.09. USA Detroit, MI – Magic Stick
18.09. USA Chicago, IL – Bottom Lounge
19.09. USA Minneapolis, MN – Turf Club
21.09. USA Denver, CO – Bluebird Theater
22.09. USA Salt Lake City, UT – Metro Music Hall
24.09. CDN Calgary, AB – Dickens
25.09. CDN Edmonton, AB – Starlite Room
27.09. CDN Vancouver, BC – Rickshaw Theatre
28.09. USA Seattle, WA – El Corazon
29.09. USA Portland, OR – Hawthorne Theatre
01.10. USA San Francisco, CA – Slim’s
03.10. USA Phoenix, AZ – The Rebel Lounge
05.10. USA Austin, TX – Barracuda
06.10. USA Dallas, TX – Trees
07.10. USA Houston, TX – White Oak Music Hall

13.10. USA San Bernardino, CA – Glen Helen Amphitheater

Biglietti: http://pallbearerdoom.com/tour

Di recente la band ha pubblicato la nuova canzone ‘Dropout’ (https://youtu.be/Qq1pWl-ObjE), acquistabile qui http://nblast.de/PallbearerDropout

‘Dropout’ segue il disco dello scorso anno “Heartless”, che è stato registrato in analogico al Fellowship Hall Sound di Little Rock, Arkansas tra giugno e agosto 2016. È stato prodotto dai PALLBEARER stessi, e mixato dal produttore Joe Barresi (TOOL, THE MELVINS, QUEENS OF THE STONE AGE). Vi hanno collaborato gli ingegneri del suono Jason Weinheimer e Zach Reeves, mentre della masterizzazione si è occupato il vincitore di un Grammy Dave Collins (BLACK SABBATH, ALICE COOPER, METALLICA).

Il disco è disponibile in CD e vinile (http://nblast.de/PallbearerHeartlessNB) e in digitale (http://nblast.de/PallbearerDigital).

Nati nel 2008, i PALLBEARER sono cresciuti nella fertile scena metal underground di Little Rock, Arkansas e hanno pubblicato il debutto “Sorrow And Extinction” nei primi mesi del 2012. Il disco ha ricevuto un’accoglienza strepitosa sia dai fan del doom che dalla critica metal, ma non solo. Rolling Stone l’ha definito il “disco metal # 1 del 2012”, Pitchfork gli ha riservato il titolo di “Best New Music” e SPIN e NPR l’hanno incluso nelle loro classifiche di fine anno.
Il disco del 2014 “Foundations Of Burden” ha cementato la loro reputazione: si è piazzato nella classifica di Billboard Top 100 ed è stato incoronato da Decibel come album dell’anno.

www.pallbearerdoom.com
www.facebook.com/pallbearerdoom
www.nuclearblast.de/pallbearer

Lipz – Scaryman

Scaryman è un lavoro imperdibile per i veri amanti di queste sonorità e i Lipz sono un gruppo da seguire con molta attenzione, perché la festa sembra ancora ben lungi dall’essere finita.

Le terre scandinave sono state le prime ad offrire un’altra chance a chi, fregandosene delle mode, un bel mattino ha deciso di riprovarci, aprendo l’armadio per cercare la maglietta a rete, gli spandex e la scatola dei trucchi.

D’altronde le fredde terre del nord, per molti patria dei generi estremi, hanno tradizioni ben consolidate nel genere più scanzonato, catchy e puramente rock’n’roll tra quelli che formano la grande famiglia dell’hard rock e dell’heavy metal, lo street/glam.
I Lipz sono un trio svedese e Scaryman è il loro primo full length, licenziato da Street Symphonies Records & Burning Minds Music Group, label facenti parte della grande famiglia Atomic Stuff e punto fermo ormai da anni per quanto riguarda i suoni hard rock.
Alex K. (voce e chitarra), Koffe K. (batteria) e Conny S. (chitarra) hanno trovato tutto l’occorrente ben ripiegato nell’armadio, si sono preparati di tutto punto e hanno dato vita, sei anni fa circa, a questo progetto che ripercorre tutti i cliché del sound sovrano delle notti losangeline intorno alla metà degli anni ottanta.
Come molte realtà provenienti dai paesi scandinavi, anche i tre rockers svedesi hanno il genere nel sangue e si sente: aiutato da un’ottima produzione Scaryman risulta una bomba street/glam che vi travolgerà, perfetto in ogni chorus, in ogni ammiccamento, duro quel tanto che basta per fare dei riff di cui si compongono i brani delle scintille elettriche sprigionate da cavi ad alta tensione strappati dal twister formatosi quando, dopo l’intro The Awakening, la title track dà inizio al super party a base di Poison, Motely Crue e compagnia di omaccioni in spandex e mascara.
Con una serie di brani che non avrebbero sfigurato in classifica più o meno trent’anni e spiccioli fa, Scaryman vive di rock’n’roll ipervitaminizzato e dall’appeal irresistibile, un piccolo gioiello per i fans del genere, i quali non avranno scampo all’ascolto di Star, Fight, Get It On, Tick Tock e delle altre canzoni, prive di punti deboli e perfette party songs.
Scaryman è un lavoro imperdibile per i veri amanti di queste sonorità e i Lipz sono un gruppo da seguire con molta attenzione, perché la festa sembra ancora ben lungi dall’essere finita.

Tracklist
01. The Awakening
02. Scaryman
03. Star
04. Get Up On The Stage
05. Fight
06. Get It On
07. Falling Away
08. Tick Tock
09. Trouble In Paradise
10. Everytime I Close My Eyes (Acoustic Bonus)

Line-up
Alex Klintberg – Vocals, Guitars
Conny Svärd – Guitars
Koffe Klintberg – Drums

LIPZ – Facebook

FRANTIC FEST 2018

FRANTIC FEST 2018: NUOVI ANNUNCI E EARLY BIRD ONLINE

Il Frantic Fest di Francavilla al mare aggiunge altre carne al fuoco e dopo l’annuncio della scorsa settimana di The Secret, Birdflesh, Slander, Grave Desecrator e Dehuman, si impreziosisce di nuove aggiunte. Dalle sonorità cupe e malinconiche del neofolk di Rome e King Dude all’heavy rock psichedelico dei Ruby the Hatchet e il doom esoterico dei Caronte, il festival abruzzese conferma ancora una volta una line-up estremamente variegata, di cui sono sei le band ancora da annunciare.

Giovedì 16 agosto
IGORRR
GBH
UNSANE
YAWNING MAN
ROME
CARONTE
RUBY THE HATCHET
+ 1 Band TBA

Venerdì 17 agosto
ENSLAVED
BÖLZER
SADISTIC INTENT
HIRAX
GRAVE DESECRATOR
DEHUMAN
+ 2 Bands TBA

Sabato 18 agosto
THE EXPLOITED
KING DUDE
BIRDFLESH
THE SECRET
SLANDER
+ 3 Bands TBA

Tikitaka Village
Contrada Valle Anzuca
Francavilla al mare / Abruzzo

ABBONAMENTO 3 GIORNI EARLY BIRD / 45 €

Link all’acquisto ➟ https://goo.gl/5Ttdnh

Prolungato fino al 3 giugno / 55 € a partire dal 4 giugno

BIGLIETTO SINGOLA GIORNATA / 25 €

Link all’acquisto ➟ https://goo.gl/48d2Se

Prezzo al botteghino: 35 €

Pagina Facebook: https://www.facebook.com/franticfest

Evento Facebook: https://www.facebook.com/events/1189970997772470/

Black Vatican – The Black Vatican

The Black Vatican si lascia ascoltare volentieri anche se il fatto di mantenere una stessa ritmica per tutti i cinquanta minuti del lavoro lascia diverse perplessità.

Provenienti da Kansas City, i Black Vatican sono un trio alla propria prima uscita all’insegna di un gothic sinfonico dagli esiti alterni.

Infatti, dopo un primo brano, The Darkened (Sacred) Wine, che non sarebbe affatto male se non venisse affossato da una voce femminile a dir poco rivedibile, a partire dalla seconda traccia Dark Promises si ricominciano ad intravedere qualità interessanti e una buona capacità di creare atmosfere decadenti e tutt’altro che banali.
I riferimenti per i Black Vatican sono dei Cradle Of Filth dalle ritmiche meno spinte, ai quali si potrebbe aggiungere qualcosina dei Bal Sagoth per l’uso prevalente della voce maschile recitante (accompagnata però da un gracchiante screaming) e, in generale, pur non brillando certo per originalità, The Black Vatican si lascia ascoltare volentieri anche se il fatto di mantenere una stessa ritmica per tutti i cinquanta minuti del lavoro lascia diverse perplessità.
Resta sicuramente un buon gusto negli arrangiamenti che si scontra, però, con un certo minimalismo che pervade tutti gli altri aspetti; From The Asylum chiude l’album così com’era iniziato, senza che arrivi mai l’auspicato cambio di passo a livello ritmico e compositivo: troppo poco per andare oltre ad una risicata sufficienza.

Tracklist:
1. The Darkened (Sacred) Wine
2. Dark Promises
3. Revelations Cries
4. Into Abyssful Terror
5. Lady of Dis
6. Restless Anastasia
7. Borrowed Time (Sin’s Solace)
8. From the Asylum

Line-up:
Erick Ramos – Bass, Vocals
Cole Roberts – Guitars
Isaac Byrd – Drums

Coilguns – Millennials

Millennials è un lavoro che offre spigoli appuntiti ad ogni angolo e lascia una sensazione di epocale, come se avesse cambiato qualcosa, almeno dentro a chi lo ascolta.

Dall’hardcore non nascono fiori ma bombe a mano lanciate fra la gente, attacchi sonori che lasciano impietriti, la cosa deve far male e il sangue deve scorrere, ma al contempo deve anche far pensare.

Questo debutto dei Coilguns, scritto e inciso nel 2016, che ha poi avuto varie vicissitudini, è un disco di hardcore della nuova razza, una nuova concezione di come esportare la rabbia, nuove strutture sonore per esprimere la provincia ed il suo disagio. Millennials nasce in zona Converge e hardcore mutato, e questa è solo la genesi, perché poi i Coilguns diventano qualcosa di totalmente autonomo e scalciante. La proposta musicale è un hardcore con chitarre che sono come rasoi affilati, una sezione ritmica epilettica e mille soluzioni sonore diverse. Questo esordio è un’aggressione sonora contundente, ci sono finali di canzoni che diventano canzoni stesse, il tema muore e poi cambia per tornare ancora con più rabbia e cattiveria. Lascia davvero stupefatti questo disco, suonato in milioni di note che diventano particelle atomiche che si insinuano sottopelle. Millennials è stato suonato dal vivo e si sente, ha una forza tremenda, e ha anche degli elementi da jam, nel senso che il gruppo svizzero produce un groove che può nascere solo in saletta, quando ognuno aggiunge qualcosa. Inoltre si può anche affermare che questo dei Coilguns sia hardcore psichedelico, perché si sviluppa in sinuose volute di fumo che arrivano fino al cielo, portando rabbia e disprezzo. I Coilguns raccontano storie che possono essere comuni a tutti nelle nostre vite infernali, e questo sentimento è stato ben scandagliato e definito da Jane Doe dei Converge, ma qui a distanza di anni non si vede ancora il fondo, e la provincia è la prima forma di morte, ben più sincera che la città. Dischi come questo però sono talmente profondi e di una tale portata che riescono a proporre una fuga, almeno in queste splendide terribili note. Millennials è un lavoro che offre spigoli appuntiti ad ogni angolo, e lascia una sensazione di epocale, come se avesse cambiato qualcosa, almeno dentro a chi lo ascolta. L’intensità di questo disco, la sua rabbia, la sua speranza perduta è un immenso vaffanculo a chi ancora nutre speranza, mentre si contorce a terra tentando di non far uscire le proprie budella, perché non si può morire ma lavorare e contribuire al fulgido futuro che ci aspetta. Il disco è disponibile in download libero sul bandcamp del gruppo.

Tracklist
1.Anchorite
2.Deletionism
3.Millennials
4.Spectrogram
5.Music Circus Clown Care
6.Ménière’s
7.Wind Machines For Company
8.Self Employment Scheme
9.Blackboxing
10.The Screening

Line-up
Louis Jucker– vocals, noises, guitar
Jona Nido – guitar
Luc Hess – drums
Donatien Thiévent – synth, backing vocals, percussions

COILGUNS – Facebook

The Insane Slave – The Insane Slave

Il lavoro è fatto di dieci brani medio lunghi, per quasi un’ora di rock nervoso e instabile, con l’unico difetto di risultare leggermente prolissi, per il resto i The Insane Slave hanno fatto un gran lavoro arrivando al debutto con un album interessante e maturo.

Si torna a parlare della scena rock portoghese con i The Insane Slave, alternative rock band di Oporto, attiva da una decina d’anni ma con solo un ep alle spalle licenziato nel 2011 (The Night Rider EP), ed ora finalmente con un full length, il primo, in uscita per Raising Legends.

L’album esce sotto forma di concept, con dieci tracce che raccontano la storia di Jack, lo schiavo folle, una colonna sonora ad accompagnare il tema concettuale che risulta appunto un buon alternative rock, vario e a suo modo originale, virtù non così scontata di questi tempi.
Il taglio drammatico delle canzoni, la voce molto interpretativa e grintosa e l’atmosfera di tensione creano un’aura drammatica che attraversa l’album, mentre con il passare dei minuti il clima si infittisce, alimentato da una elettricità folle, tra momenti lineari e scudisciate rabbiose che ricordano le trame dei brani dei System Of A Down.
Il lavoro è fatto di dieci brani medio lunghi, per quasi un’ora di rock nervoso e instabile, con l’unico difetto di risultare leggermente prolissi, per il resto la band ha fatto un gran lavoro arrivando al debutto con un album interessante e maturo.
Lo sviluppo dei brani potrebbe far storcere il naso ai fans del genere, abituati alla solita formula del rock alternativo, molto più facile e diretta, mentre in Memories Of A Future, Secret Files o The Exodus Of A Born Man la band sfoggia un’attitudine hard rock progressiva di buon livello, ma appunto meno diretta di molti suoi colleghi.
Le influenze, oltre a quella dei SOAD, non mancano e sono riscontrabili nel rock americano dei primi anni del nuovo millennio con Audioslave e Queen Of The Stone Age, quindi se le band citate sono tra i vostri ascolti, The Insane Slave è altamente consigliato.

Tracklist
01.The Insane Slave
02.Memories of a future
03.Secret Files
04.Winds of Anarchy
05.The Bandit Song
06.Gipsy moonlight
07.Sands Of Time
08.Soul Tattoos
09.Desert Ride
10.The Exodus of a born man

Line-up
Freddie – Drums, Vocals
André – Bass
Alex – Guitars
César – Guitars, Vocals

THE INSANE SLAVE – Facebook

Grimorium Verum – Revenant

Non ci troviamo al cospetto di qualcuno che occupa i piani alti del symphonic black ma neppure di musicisti relegati nei bassifondi , anzi: Andy Felon e Roma Diamond meritano un plauso per un’offerta che non deluderà alla fine chi predilige queste sonorità.

Il recente ritorno dei Dimmu Borgir, campioni indiscussi del symphonic black metal, potrebbe e dovrebbe far accendere nuovamente i riflettori su un sottogenere che ha sempre continuato ad offrire ottime band rimaste, però, nell’ombra a causa dello scemare dell’interesse dei fans per questo sonorità, causa appunto la lunga contumacia dei nomi di punta.

I russi Grimorium Verum non possono essere certo considerati dei neofiti, visto che i loro primi passi risalgono alla fine dello scorso millennio, anche se il primo full length è datato 2008, seguito poi da quelli successivi pubblicati con precisa cadenza triennale.
Revenant è così l’ultimo in ordine di tempo e ci dimostra una band di buono spessore, capace di maneggiare con disinvoltura e buon gusto melodico una materia insidiosa per il forte rischio di debordare che è insita nelle sue caratteristiche.
Forse dieci brani ed un’ora di durata sono un qualcosa di troppo per uno stile musicale così pieno e quindi a forte rischio di saturare l’ascoltatore: ciò non toglie che il buon gusto melodico dei nostri consenta loro di mettere in scena ottime tracce come l’opener The Born Son of the Devil, The Light of Dark Father e The Great Serpentine Saint, esemplari nella loro sintesi tra sonorità estreme, l’impeto atmosferico delle tastiere e le repentine incursioni melodiche della chitarra solista.
Insomma, al netto della prevedibile mancanza di spunti innovativi, l’operato dei Grimorium Verum è decisamente apprezzabile perché Revenant scorre via piuttosto bene senza neppure annoiare nonostante qualche soluzione tenda alla lunga a ripetersi.
Non ci troviamo al cospetto di qualcuno che occupa i piani alti del symphonic black ma neppure di musicisti relegati nei bassifondi , anzi: Andy Felon e Roma Diamond meritano un plauso per un’offerta che non deluderà alla fine chi predilige queste sonorità.

Tracklist:
1. The Born Son of the Devil
2. The Kingdom of the Pain
3. The March of the Northern Kings
4. Blind Faith in Nothing
5. The Light of Dark Father
6. Revenant
7. The Circus of the Dark Illusion
8. Sacred Temple of Blood
9. The Great Serpentine Saint
10. The Resurrected on the Devil’s Hands

Line up:
Andy Felon – Guitars, Bass, Programming
Roma Diamond – Vocals

GRIMORIUM VERUM – Facebook

Tarja – Act 2

Raccontare un concerto della Turunen diventa superfluo, specialmente per i tanti fans che in tutto il mondo applaudono la bellissima artista finlandese: non mi rimane così che sottolineare la bellezza di questo nuovo lavoro e consigliarne l’ascolto e la visione anche a chi prova mettere in discussione il regno della regina Tarja

Può piacere o meno, ma è indubbio che Tarja Turunen sia ancora oggi la regina tra le sirene del symphonic metal, termine di paragone obbligatorio per ogni bellissima musa al microfono delle centinaia di band nate dopo il successo dei Nightwish.

Da anni la cantante finlandese ha intrapreso un’ottima carriera solista che l’ha portata ad incidere sette full length, una serie infinita di singoli, ep e un paio di live, Act 1, pubblicato nel 2012, e questo nuovo manifesto della sua arte intitolato Act 2, in uscita su earMUSIC e tratto da The Shadow Show, il tour mondiale che ha visto la Turunen protagonista di duecento concerti in quaranta differenti paesi.
Nello specifico, Act 2 ci delizia con lo show esclusivo tenutosi al Metropolis Studio di Londra e il concerto italiano al Teatro Della Luna di Milano, motivo patriottico in più per non perdersi questo bellissimo live.
Licenziato nelle versioni 2CD digipak, 3LP gatefold (180g, nero), DVD, Blu-ray, limited mediabook 2CD+2BD (che include come bonus i due concerti completi tenutisi all’Hellfest in Francia e al Woodstock Festival in Polonia) e in digitale, Act 2 ci presenta una Tarja ancora lontana dall’abdicare, incontrastata sovrana di un genere che, se ultimamente sta tirando la corda, torna a risplendere in quest’opera, splendido esempio dell’arte musicale di una delle figure più nobili che il metal ci abbia regalato nella sua storia.
Due ore di musica che ripercorrono la carriera solista della Turunen, un sound che nella versione live acquista quella giusta grinta per tornare a far rivivere i fasti delle opere che hanno fatto grande la precedente esperienza della cantante, ma che, allo stesso tempo, confermano il talento inarrivabile di cui dispone, anche e soprattutto ora, nell’ormai consolidata carriera solista.
Raccontare un concerto della Turunen diventa superfluo, specialmente per i tanti fans che in tutto il mondo applaudono la bellissima artista finlandese: non mi rimane così che sottolineare la bellezza di questo nuovo lavoro e consigliarne l’ascolto e la visione anche a chi prova mettere in discussione il regno della regina Tarja.

Tracklist
Disc 1
1.No Bitter End
2.Eagle Eye
3.Sing for Me
4.Love to Hate
5.The Living End
6.Medusa
7.Calling From the Wild
8.Victim of Ritual
9.Die Alive
10.Innocence
11.Until my Last Breath
12.Too Many

Disc 2
1.Against the Odds
2.No Bitter End
3.500 Letters
4.Eagle Eye
5.Demons in You
6.Lucid Dreamer
7.Shameless
8.The Living End
9.Calling from the Wild
10.Supremacy
11.Tutankhamen – Ever Dream – The Riddler – Slaying the Dreamer
12.Goldfinger
13.Deliverance
14.Until Silence – The Reign – Mystique Voyage – House of Wax – I Walk Alone
15.Love to Hate
16.Victim of Ritual
17.Undertaker
18.Too Many
19.Innocence
20.Die Alive
21.Until my Last Breath

Line-up
The Shadow Shows:
Kevin Chown: bass
Christian Kretschmar: keyboards
Max Lilja: cello
Alex Scholpp: guitar
Timm Schreiner: drums

TARJA – Facebook

ABORTED

Il video di “Squalor Opera”, dall’album “TerrorVision”, in uscita a settembre (Century Media Records).

Il video di “Squalor Opera”, dall’album “TerrorVision”, in uscita a settembre (Century Media Records).

Fra poco più di due mesi i chirurghi del death metal ABORTED pubblicheranno su Century Media Records il nuovo album di inediti, “TerrorVision”, previsto per il 21 settembre 2018. Per anticipare la release la band belga pubblica oggi il video del primo singolo “Squalor Opera”.

“TerrorVision” sarà disponibile in:
Standard CD Jewelcase.
Gatefold LP+CD.
Ltd. Box set (con Digipak CD, bonus CD con le tracce dell’EP “Bathos”, fibbia nera in metallo da cintura, set di adesivi e spille.
Digitale.

Disponibile tracklist e artwork:
Lasciate Ogne Speranza (0:57)
TerrorVision (4:33)
Farewell To The Flesh (4:41)
Vespertine Decay (6:00)
Squalor Opera (4:01)
Visceral Despondency (3:32)
Deep Red (3:20)
Exquisite Covinous Drama (5:01)
Altro Inferno (4:49)
A Whore D’oeuvre Macabre (3:01)
The Final Absolution (5:07)
ABORTED line-up:
Sven De Caluwe – Vocals
Mendel Bij De Leij – Guitar
Ian Jekelis – Guitar
Ken Bedene – Drums
Stefano Franceschini – Bass

ABORTED online:
http://www.goremageddon.be/
https://www.facebook.com/Abortedofficial
http://instagram.com/abortedmetal#
http://www.reverbnation.com/aborted
https://twitter.com/abortedmetal
http://www.youtube.com/user/abortedbelgium