Lords Of The Trident – Shadows From The Past

Una raccolta di brani che riesce a mantenere alta l’attenzione dell’ascoltatore grazie ai tanti momenti melodici in un contesto metallico supportato da un buon songwriting, anche se l’album precedente era baciato da un maggiore stato di grazia che influisce sul giudizio comunque positivo di questa nuova prova.

L’ultimo lavoro uscito tre anni fa, era un autentico gioiellino metallico, duro, melodico, a metà strada tra il power metal e le più tradizionali sonorità heavy classiche.

Sto parlando di Frostburn, bellissimo lavoro dei Lords of The Trident, simpatica e bravissima band del Wisconsin, dal sound che di americano ha poco o nulla ed invece ha molto dell’heavy europeo.
Mai troppo power, il metal del quintetto guidato dal vocalist Fang VonWrathenstein si rivela una bella sorpresa per i fans dei suoni classici di scuola tedesco/britannica, con una band che non prendendosi troppo sul serio diverte tra citazioni ed ispirazioni che non possono non far saltare sulla poltrona i defenders incalliti.
Shadows From The Past è il quarto lavoro sulla lunga distanza per gli statunitensi: niente di nuovo ma convincente sotto il cielo di un Wisconsin illuminato da lampi e tuoni metallici e riflessi accecanti di lucide spade.
Una raccolta di brani che riesce a mantenere alta l’attenzione dell’ascoltatore grazie ai tanti momenti melodici in un contesto metallico supportato da un buon songwriting, anche se l’album precedente era baciato da un maggiore stato di grazia che influisce sul giudizio comunque positivo di questa nuova prova.
Chitarre che si incendiano in solos e passaggi heavy metal lasciano spazio a cavalcate power di scuola Helloween; ottimo è l’uso dei chorus dal flavour epico e dal buon appeal, mentre il singer conferma di essere cantante perfetto per la musica suonata e la sezione ritmica fa il suo sporco lavoro al meglio, alternando parti telluriche ad accelerazioni che trovano le loro origini tra le vie di Amburgo a metà degli anni ottanta.
L’opener Death Dealer parte come un treno e deraglia nella tellurica e melodica Zero Hour, la bellissima Figaro porta con sé sfumature progressive, mentre The Party Has Arrived fa da preludio alla più moderna Reaper’s Hourglass.
Sono questi i pezzi forti che i Lords Of The Trident mettono in campo per uscire vincitori da questa ennesima prova, che non deluderà sicuramente gli amanti del genere, anche se Frostburn, come scritto, rimane il loro album migliore.

Tracklist
1.Death Dealer
2.Zero Hour
3.Tormentor
4.Burn It Down (With Fire)
5.Figaro
6.The Party Has Arrived
7.Brothers of Cain
8.Reaper’s Hourglass
9.Chasing Shadows
10.The Nameless Tomb
11.The Gatekeeper
12.Cross the Line
13.Desolation (Haze of the Battlefield Pt. 2)
14.Fire and Sand

Line-up
Fang VonWrathenstein – Lead Vocals
Baron Taurean Helleshaar – Lead Guitar
Asian Metal – Lead Guitar
Pontifex Mortis – Lead Bass
Master “Herc” Hercule Schlagzeuger – Lead Drums

LORDS OF THE TRIDENT – Facebook

In Oblivion – Memories Engraved in Stone

La competenza c’è, l’attitudine pure: la presenza questi due elementi fa pensare che nel giro di poco tempo gli In Oblivion potrebbero regalarci qualcosa di davvero importante; per ora, comunque, bene così.

Delle tre uscite offerte dalla Endless Winter in questa parte del 2018, quella degli In Oblivion è la più canonicamente vicina al funeral doom, anche se quello dei texani presenta diverse digressioni come le accelerazioni di stampo black che deturpano l’opener Wreathed in Gloom.

Memories Engraved in Stone è il full length d’esordio, che segue l’ep autointitolato del 2015 dal quale vengono riprese sia la già citata Wreathed in Gloom che la title track: il quintetto di Austin prova con discreto successo ad ammantare di un velo cupo ed impenetrabile il proprio sound, ed è fuor di dubbio che le cose vadano senz’altro meglio quando il tutto diviene più rarefatto ed atmosferico.
L’opener è un ottimo brano che, anche se forse ancora un po’ acerbo, presenta notevoli spunti ma è in An Eve in Mourning che i nostri puntano al bersaglio grosso, rischiando anche qualcosa di loro con la ripresa delle ben note sonorità della Marcia Funebre; la pacchianeria infatti incombe sempre su operazioni di questo tipo, mai gli In Oblivion vi sfuggono abilmente abbandonando dopo circa due minuti gli schemi chopiniani (che verranno nuovamente richiamati nel finale) per elaborare, di fatto, sonorità proprie e dotate di un tasso drammatico ed evocativo non indifferente.
E’ proprio qui che il rantolo terrificante di Justin Buller si sposa a meraviglia con il lento dipanarsi melodico del brano, a dimostrazione della disinvoltura nel trattare la materia da parte della band statunitense.
La title track è ancora più cupa, a tratti solenne, con qualche richiamo alla scuola russa (Comatose Vigil, Abstract Spirit) nel lavoro tastieristico, mentre nella conclusiva e piu lunga traccia del lotto, In Perfect Misery, gli In Oblivion si concedono diversi minuti di respiro prima di infierire nuovamente e in maniera definitiva sui nervi scossi dell’ascoltatore.
Chiedere ad una band che suona funeral una maggiore sintesi potrebbe sembrare bizzarro, ma in effetti agli In Oblivion, per ora, manca la dote innata di trovare il giusto sbocco emozionale alle diverse buone intuizioni messe in mostra (il finale di In Perfect Misery è emblematico in tal senso, e ci si chiede perché uno spunto melodico così bello non sia stato sfruttato in maniera più generosa).
La competenza c’è, l’attitudine pure: la presenza questi due elementi fa pensare che nel giro di poco tempo gli In Oblivion potrebbero regalarci qualcosa di davvero importante; per ora, comunque, bene così.

Tracklist:
1. Wreathed in Gloom
2. An Eve in Mourning
3. Memories Engraved in Stone
4. In Perfect Misery

Line-up:
Jake Holmes – Bass
Ciaran McCloskey – Guitars (lead)
Justin Buller – Guitars (electric and acoustic), Vocals
Ryoko Minowa – Keyboards
Shane Elwell – Drums, Percussion

IN OBLIVION – Facebook

IN-SIDE

Il video di Trapped In A Memory, dall’album Life in uscita nel febbraio 2019.

Il video di Trapped In A Memory, dall’album Life in uscita nel febbraio 2019.

Taken from forthcoming album “LIFE” to be released in february 2019
Produced by Saal Richmond & IN-SIDE, july/august 2018

IN – SIDE: the brand new, all italian AOR musical project.
Genre: AOR, Melodic Rock
Song: Trapped in a memory

IN-SIDE is:
* Beppe Jago Careddu – Vocals
* Saal Richmond – Keyboards / Synthesizers / Programming / Backing Vocals
* Dave Grandieri – Keyboards / Synthesizers / Programming / Backing Vocals
* Abramo De Cillis – Guitars
* Davide Marino – Bass Guitars
* Fabio Nora – Drums
* Marzio Francone – Sound Engineering / Recording Studio

Videoclip production:
VIOLEX VIDEO PRODUCTION
Director: Alex Bufalo
D.o.P: Sara Sonnessa
M.u.A: Vanessa Mia Scalzo
Stage Assistant: Claudia Notarangelo

Recorded, mixed and mastered at SNOOKY RECORDS STUDIO
by Marzio Francone
https://www.facebook.com/snookyrecordsstudio/

Facebook Official:
https://www.facebook.com/INSIDEAORITALY/

BEHEMOTH

Il video di ‘God = Dog’, dall’album ‘I Loved You At Your Darkest’ in uscita ad ottobre (Nuclear Blast).

Il video di ‘God = Dog’, dall’album ‘I Loved You At Your Darkest’ in uscita ad ottobre (Nuclear Blast).

BEHEMOTH pubblicano il singolo ‘God = Dog’ e svelano i dettagli del nuovo album ‘I Loved You At Your Darkest’. Annunciato il tour europeo con AT THE GATES & WOLVES IN THE THRONE ROOM

“Non potrebbe essere più blasfemo di così”, ecco come il mastermind dei BEHEMOTH mastermind Nergal definisce il titolo dell’undicesimo album in studio “I Loved You At Your Darkest”, in uscita il 5 ottobre su Nuclear Blast (Europa) / Metal Blade Records (Nord America). Anche se potrebbe stridere un po’ per una band black metal — soprattutto se il precedente album si intitolava “The Satanist”— la sua origine sorprenderà più delle parole stesse. “È un versetto della Bibbia”, svela Nergal. “È una frase di Gesù Cristo stesso. Per i BEHEMOTH utilizzarlo alla base del proprio disco è un sacrilegio portato all’estremo”.

Una schiacciante salva di maestosità black metal piena di riff infernali, cannonate di tamburi tonanti e cori liturgici in ascesa che ricordano il classico cinema horror. “’I Loved You At Your Darkest’ è un disco più dinamico. È estremo e radicale da un lato, ma è anche più orientato al rock rispetto a qualsiasi altro lavoro dei BEHEMOTH”.

Prodotto dai membri del gruppo stesso mentre la batteria è stata co-prodotta Daniel Bergstrand (MESHUGGAH, IN FLAMES), il mixaggio del disco è opera di Matt Hyde (SLAYER, CHILDREN OF BODOM) e la masterizzazione di Tom Baker (NINE INCH NAILS, MARILYN MANSON) con la presenza di un’orchestra polacca di diciassette elementi arrangiata da Jan Stoklosa.

Il video del primo singolo, ‘God = Dog’ è stato diretto da Grupa 13 / http://www.grupa13.com).

I pre-ordini con l’esclusivo 7” ‘God = Dog’ 7″ picture disc sono attivi qui: http://nblast.de/BehemothILYAYD

“I Loved You at Your Darkest” tracklisting
01. Solve
02. Wolves ov Siberia
03. God = Dog
04. Ecclesia Diabolica Catholica
05. Bartzabel
06. If Crucifixion Was Not Enough…
07. Angelvs XIII
08. Sabbath Mater
09. Havohej Pantocrator
10. Rom 5:8
11. We Are the Next 1000 Years
12. Coagvla

I BEHEMOTH saranno in tour a inizio 2019 in Europe. Unica data italiana il 16 gennaio 2019 all’Alcatraz di Milano.

BEHEMOTH online:
http://www.behemoth.pl
http://www.facebook.com/behemoth
http://instagram.com/behemothofficial
http://www.nuclearblast.de/behemoth
http://www.metalblade.com/behemoth

Askvald – Nachtschattenreich

Nachtschattenreich conserva quell’alone evocativo tipico del black metal proposto da casa Naturmacht, all’interno del quale l’operato degli Askvald trova naturale collocazione.

Askvald è il progetto solista di Apocaleon, musicista di Dresda che giunge con Nachtschattenreich al suo terzo full length in tre anni.

Questo nuovo lavoro segna l’abbandono delle sonorità impostate sulle tastiere, che rendevano certamente più atmosferico l’assieme, a favore di un flavour più epico e diretto, ben rappresentato dalle intriganti linee chitarristiche della title track.
Il bello di questo disco è la sua discreta varietà stilistica, nel senso che Apocaleon non rimane ancorato a coordinate predefinite ma si apre anche a sconfinamenti gothic dark, come avviene nel coinvolgente chorus di Truemmer-Lethargie, seguita dalla più evocativa e rallentata Wolf, nella quale appaiono anche opportune clean vocals ad accompagnare il gracchiante screaming di prammatica.
Il trio di brani in questione, posizionati in scaletta uno dopo l’altro, rappresentano sostanzialmente le varie direzioni verso le quali si spingono le sonorità in questo lavoro, anche se , in generale, Nachtschattenreich conserva quell’alone evocativo tipico del black metal proposto da casa Naturmacht, all’interno del quale l’operato degli Askvald trova naturale collocazione.
Le liriche in lingua madre, come sempre, offrono quel surplus di solennità che, comunque, bisogna essere in grado ad abbinare ad una scrittura mai banale ed avvincente, e questo è ciò che il musicista sassone esibisce con buona competenza in questo suo ultimo riuscito album.

Tracklist:
1. Staub
2. Morgenstund
3. Im Licht der Laterne
4. Nachtschattenreich
5. Truemmer-Lethargie
6. Wolf
7. Gedanken an morgen
8. Gebeine
9. Trauerspiel
10. Gespinste
11. Gegangen um zu bleiben (instrumental)

Line-up:
Apocaleon – Everything

ASKVALD – Facebook

Necronomicon – Unleashed Bastards

Unleashed Bastards è un buon ritorno per i Necronomicon ed un lavoro da consigliare senza riserve agli amanti del thrash metal classico di scuola europea.

Nella storia del thrash metal di matrice europea non ci si deve solo ricordare del triumvirato tedesco Sodom- Kreator- Destruction, perché tante sono le band nate nel corso degli anni ottanta che, pur valide, si sono fatte valere solo entro i confini del genere e ad esclusiva dei suoi fans.

Una di queste sono sicuramente i Necronomicon, tedeschi D.O.C. attivi dalla metà del decennio più importante per il thrash e per tutto l’heavy metal classico, e sopravvissuti con fasi alterne a più di trent’anni di mode e trend.
Il nuovo album si intitola Unleashed Bastards, avvicina la band alla doppia cifra per quanto riguarda i full length (questo è il nono, dando un minimo di continuità alle uscite, visto che l’ultimo album risale al 2015 (Pathfinder… Between Heaven and Hell).
Pochi fronzoli in quanto a uscite minori, con la discografia del gruppo che si concentra sulle opere dalla lunga distanza, anche se tra Escalation (ultimo lavoro uscito negli anni ottanta) e Construction Of Evil (il primo del nuovo millennio) il gruppo tedesco ha limitato le sue uscite al solo Screams, uscito nel 1994.
Thrash metal dunque, prodotto molto bene, con abbondante dispiego di brani potentissimi e di trazione germanica, vicini a quanto uscito ultimamente in casa Destruction.
Unleashed Bastards si sviluppa su una dozzina di tracce spaccaossa per una cinquantina di minuti: canzoni come l’opener Burn And Fall e la seguente Live The Lights On sono quanto di più classico troverete in giro, all’interno di un lavoro suonato in maniera convincente, cantato dallo storico singer Freddy con tutto il mestiere di un vocalist da una vita davanti al microfono e valorizzato da un lavoro strumentale molto efficace .
Il tutto contribuisce alla creazione di un muro di cemento armato metallico che non conosce pause, ma solo precisi momenti di quiete atmosferica che prepara alle esplosioni metalliche, come in My Name Is Vengeance o Forbid Me From Living, un crescendo di potenza che non lascia scampo.
In conclusione possiamo sicuramente definire Unleashed Bastards un buon ritorno per i Necronomicon ed un lavoro da consigliare senza riserve agli amanti del thrash metal classico di scuola europea.

Tracklist
1. Burn And Fall
2. Leave The Lights On
3. Total Rejection
4. Malevolent
5. We Did We Do
6. Imperial Hunger
7. My Name Is Vengeance
8. Forbid Me From Living
9. Unleashed
10. Religion Live Fast
11. Personal Enemy
12. The Nightmare Continues

Line-up
Freddy – Vocals, Guitar
Marco – Bass
Chris – Drums
Mike – Guitar

NECRONOMICON – Facebook

https://youtu.be/iLGBbuAGWr0

King Dude – Music To Make War To

Music To Make War To è un disco dalla musica potentissima, americana al cento per cento, dove si incrociano neo folk, in misura però minore rispetto ai dischi precedenti, american folk new wave, rock tout court e musiche da fine del mondo.

Non ci può essere pace, la quiete arriva solo in un dato momento e tutti sappiamo benissimo quale sia.

La natura dell’uomo porta guerra, abbiamo più anime in noi che a volte si ammazzano fra loro, e capire gli altri è a volte affascinante e a volte insopportabile ed impossibile. Ci sforziamo di credere che nella nostra storia personale e, più per esteso, nella storia del mondo ci sia un qualche disegno, una firma superiore od inferiore, ma in realtà c’è solo confusione e guerra per l’appunto. Quindi mettetevi alla finestra, guardate uno di quelli che potrebbe essere uno degli ultimi tramonti ed ascoltate King Dude, una delle miglior cose che siano capitate nella musica degli ultimi tempi. King Dude, al secolo TJ Cowgill, è una di quelle figure di frontiera che solo in America possono sbucare, una sintesi riuscitissima di una miriade di spinte e stili diversissimi fra loro che si sublimano in una scintilla luciferiana. Questo è il suo settimo disco, un’opera interamente incentrata sulla guerra in tutte le sue accezioni, ed è come al solito per King Dude un bellissimo romanzo messo in musica. Il newyorchese è un tentatore, un demiurgo che fa nascere storie e ce le fa vivere appieno, un Tom Waits senza gli eccessi e le stronzate tipiche di chi ha la patente di genio. Music To Make War To è un disco dalla musica potentissima, americana al cento per cento, dove si incrociano neo folk, in misura però minore rispetto ai dischi precedenti, american folk new wave, rock tout court e musiche da fine del mondo. Ogni canzone possiede una sua cifra stilistica, un obiettivo ed uno svolgimento, infatti questa è musica di livello superiore, sia per il discorso compositivo che per quello interpretativo, perché King Dude è un fantastico crooner maledetto che ci apre mondi altrimenti preclusi. Si potrebbe stare in sospeso ore ad ascoltare questa sua ultima opera, poiché la bellezza è talmente tanta che trasborda e ci inonda. King Dude è sempre stato un cantautore unico e fantastico, ma questo ultimo sforzo lo pone davvero ad un livello altissimo, mai toccato prima, e l’asticella era già molto in alto.
Tremendamente carnale, mortale e lussurioso, una vera guerra, la nostra condizione naturale.

Tracklist
1. Time To Go To War
2. Velvet Rope
3. Good And Bad
4. I Don’t Write Love Songs Anymore
5. Dead On The Chorus
6. Twin Brother Of Jesus
7. In The Garden
8. The Castle
9. Let It Burn
10. God Like Me

Line-up
TJ Cowgill
August Johnson
Tosten Larson
Lee Newman

KING DUDE – Facebook

Cemetery Urn – Barbarian Retribution

I Cemetery Urn si posizionano esattamente a metà tra la tradizione europea e quella statunitense, aggiungendoci dosi massicce di personalità deviata e dall’impatto mortifero.

Tornano i catacombali Cemetery Urn, una delle più stimate realtà dell’underground estremo australiano.

La band taglia il traguardo del quarto album in una dozzina d’anni di attività, confermando la tradizione che la vede come portavoce del famigerato australian barbaric death metal.
Quattro full length hanno portato in casa Cemetery Urn uno zoccolo duro di fans e l’etichetta di band di culto, almeno per quanto riguarda il death metal old school.
Anche con questo ultimo lavoro, intitolato Barbaric Retribution, l’atmosfera è quella soffocante e putrida di una catacomba, da centinaia di anni dimenticata sotto il livello del suolo, dove per chissà quale sordida maledizione i morti si aggirano famelici e crudeli in cerca di anime da donare al signore degli inferi.
Malato e crudele, il sound dell’urna cimiteriale sfoga tutta la sua barbarica e malvagia violenza in nove episodi di death metal classico, old school anche e soprattutto nell’attitudine, confermata dalla copertina, straordinario manifesto della musica inclusa in Barbaric Retribution.
Soffocante e putrescente, l’album alterna momenti veloci e cattivi ad altri atmosfericamente più oscuri e doom, con Manifesto Putrefactio (appunto) posta a metà lavoro ad esprimere perfettamente il credo musicale del gruppo dei deathsters di Melbourne.
I Cemetery Urn si posizionano esattamente a metà tra la tradizione europea e quella statunitense, aggiungendoci dosi massicce di personalità deviata e dall’impatto mortifero.

Tracklist
1.Victim Defiled
2.Ghost of Suicide
3.Deathmask Preserver
4.Down the Path of the Dead
5.Manifesto Putrefactio
6.Barbaric Retribution
7.Semblance of Malignant Mastery
8.Putrefied Living Flesh
9.Tendrils of Defilement
Line-up
M.Crossingham – Drums
A.Gillon – Guitarz
D.Maccioni – Guitars
T.Rentos – Bass

CEMETERY URN – Facebook

ABORTED

Il lyric video di “TerrorVision”, dall’album omonimo in uscita a settembre (Century Media Records).

Il lyric video di “TerrorVision”, dall’album omonimo in uscita a settembre (Century Media Records).

Il 21 settembre 2018 sarà pubblicato su Century Media Records il nuovo album degli Aborted. Oggi la band ha pubblicato il lyric video del secondo singolo, la titletrack “TerrorVision”.

“TerrorVision” è già disponibile per preorder e nei seguenti formati:

Tracklist:
Lasciate Ogne Speranza (0:57)
TerrorVision (4:33)
Farewell To The Flesh (4:41)
Vespertine Decay (6:00)
Squalor Opera (4:01)
Visceral Despondency (3:32)
Deep Red (3:20)
Exquisite Covinous Drama (5:01)
Altro Inferno (4:49)
A Whore D’oeuvre Macabre (3:01)
The Final Absolution (5:07)

ABORTED line-up:
Sven De Caluwe – Vocals
Mendel Bij De Leij – Guitar
Ian Jekelis – Guitar
Ken Bedene – Drums
Stefano Franceschini – Bass

ABORTED online:
http://www.goremageddon.be/
https://www.facebook.com/Abortedofficial
http://instagram.com/abortedmetal#
http://www.reverbnation.com/aborted
https://twitter.com/abortedmetal
http://www.youtube.com/user/abortedbelgium

Hitwood – Marea

Marea è un altro ottimo lavoro di un artista in continua evoluzione, un musicista che riesce a valorizzare le sue influenze ed ispirazioni proponendo un sound maturo e melodicamente progressivo.

Continua il viaggio di Hitwood, il vecchio uomo protagonista con i suoi perché ed i suoi viaggi del concept creato da Antonio Boccellari, polistrumentista nostrano al suo quarto lavoro tra full length ed ep.

Dopo i primi due album di natura strumentale (When Youngness … Fly Away …e As A Season Bloom) la one man band tricolore ha inserito nel precedente Detriti la parte vocale, indispensabile per raccontare in modo completo le avventure di Hitwood e del suo viaggio mistico.
In Marea, dunque, oltre a Boccellari, che si è occupato di tutti gli strumenti, del mixaggio e della masterizzazione, troviamo quattro cantanti che si danno il cambio in quella che risulta ancora una volta un’opera melodic death metal di assoluto valore.
Oltre al fido Carlos Timaure, protagonista principale nella maggioranza dei brani, fanno la loro importante comparsa dietro al microfono Rikk Wolf, Laurhell e Gary Glays, intenti a valorizzare i capitoli del nuovo episodio della saga.
Hitwood ci dona la sua personale rivisitazione del melodic death scandinavo, arricchendolo di elementi progressivi ancora più accentuati in questa ultima prova, alzando l’asticella della qualità di un songwriting ispirato.
Marea non trova ostacoli sul suo cammino, il lavoro chitarristico e di ottimo livello, le atmosfere hanno sempre quel qualcosa di mistico e sognante che ormai è il marchio di fabbrica del musicista piacentino, le sfuriate estreme sono limitate, lasciando che l’anima progressiva sia la base importante per questa raccolta di splendide tracce.
Composto da dieci brani, tra i quali spiccano Apocalyptic Omen, oscura ed emozionante traccia in cui si respira aria death/doom, il singolo Our Street e i due splendidi brani che formano il suo cuore pulsante (Venus of my Dreams II: Her Passage e Where Unreality Becomes True), Marea è un altro ottimo lavoro di un artista in continua evoluzione, un musicista che riesce a valorizzare le sue influenze ed ispirazioni proponendo un sound maturo e melodicamente progressivo.

Tracklist
1.Intro: Last Day of Gaia
2.Apocalyptic Omen
3.Polished Sense of Nothingness
4.Our Streets
5.This Picture
6.Venus of my Dreams II: Her Passage
7.Where Unreality Becomes True
8.The Scene you Could See
9.I’ll Wait for you, Near the Lighthouse
10.Harakiri

Line-up
Antonio Boccellari – Songwriting, All Instruments, Mixing and Mastering
Carlos Timaure – Vocals on tracks 3-5-6-8-10
Rikk Wolf – Vocals on track 7 & Songwriting/Lyrics
Laurhell – Vocals on track 2
Gary Glays – Vocals on track 4

HITWOOD – Facebook

Sinsaenum – Repulsion For Humanity

Un’ora abbondante alle prese con questa macchina da guerra musicale che non si ferma crogiolandosi con i personaggi che la compongono, ma ci investe con tutta la sua maligna forza brutale e regala perle estreme di notevole spessore.

Il metal estremo non smette di stupire e regala con notevole generosità perle musicali per i propri fans attraverso nuove band, vecchie glorie e super gruppi, alleanze artistiche delle più varie e neanche immaginate.

I Sinsaenum in verità avevano già procurato non pochi danni con il primo album uscito un paio di anni fa (Echoes of the Tortured), quindi si ritornano a sentire in lontananza le grida delle vittime lacerate dalle ferite inflitte da questo manipolo di musicisti internazionali che, per presentarli per benino, sarebbe necessario un volume enciclopedico.
Joey Jordison (ex-Slipknot, ex-Murderdolls, Vimic), Frédéric Leclercq (Dragonforce), Sean Zatorsky (Dååth), Attila Csihar (Mayhem), Stephane Buriez (Loudblast) e Heimoth Seth tornano con il secondo lavoro a nome Sinsaenum intitolato Repulsion for Humanity: un mostro estremo che fagocita tutte le nefandezze del mondo per esplodere in un sound marcissimo, un black/death personale, devastante e pesantissimo.
Un’ora abbondante alle prese con questa macchina da guerra musicale che non si ferma crogiolandosi con i personaggi che la compongono, ma ci investe con tutta la sua maligna forza brutale e regala perle estreme di notevole spessore.
Non solo assalti sonori death/black con la variante thrash metal di matrice slayerana ad estremizzare ancora di più le atmosfere da girone infernale, ma death metal atmosferico e dark (I Stand Alone) e doom/death di scuola Asphyx (Manifestation Of Ignorance), per un’opera che gioca con il metal estremo come farebbe Lucifero con un chierichetto.
Stupenda è My Swan Song una lunga jam black metal che ricorda vecchie rovine perse tra i boschi norvegesi, mentre le citazioni ai generi che compongono l’oscuro universo del metal estremo continuano a valorizzare una track list sontuosa.
I protagonisti si mettono tutti al servizio dei brani, così che i Sinsaenum risultano una band a tutti gli effetti, compatta e feroce, malvagia e potentissima e Repulsion For Humanity uno degli lavori più interessanti dell’anno in corso, e quindi da non perdere assolutamente.

Tracklist
1. Final Resolve
2. Sworn To Hell
3. I Stand Alone
4. Rise Of The Lightbearer
5. Manifestation Of Ignorance
6. Sacred Martyr feat. Lauren Hart
7. My Swan Song
8. Nuit Noire
9. Insects
10. Forsaken

Line-up
Frédéric Leclercq – Guitar, Bass, Synth, Vocals
Joey Jordison – Drums
Stephane Buriez – Guitar
Sean Zatorsky – Vocals
Attila Csihar – Vocals
Heimoth – Bass

SINSAENUM – Facebook

Voivod – To The Death

Cassetta di culto, per un gruppo chiave del thrash mutante, allora agli esordi. La nascita di un mito, a tutti gli effetti.

Nel 1982, nel Quebec settentrionale, nascono i Voivod. Il primo demo, del 1983, è Anachronism, ma è, tuttavia, To the Death a rivelare il devastante potenziale dei quattro ragazzi canadesi.

I giorni del post metal sperimentale e del prog spaziale pinkfloydiano sono ancora lontani, anche se si intravede già il talento di Away e compagni, che qui si esprime con una furia iconoclasta e rumoristica di raro impatto, specie per quell’epoca. Il nastro viene inciso all’inizio del 1984 (risuonati e riregistrati, molti suoi pezzi andranno a comporre War and Pain, che uscirà, a giugno, in quello stesso anno). Thrash-black primordiale e slayeriano (non a caso sono presenti cover di Venom e Mercyful Fate), hardcore e crust punk violentissimo, di matrice inglese (e non per nulla il demo è stato ristampato, pochi anni fa, dalla Alternative Tentacles di Jello Biafra dei Dead Kennedys): i primi Voivod devono, in effetti, moltissimo ai Discharge e ricordano anche i connazionali Razor; questi primi loro incubi futuristici, intrisi di dissonanze e paranoie distopiche, prefigurano comunque qualcosa del SCI-FI metal. Qui la sensibilità del quartetto la incanala semplicemente in una direzione aggressiva, velocissima nei suoi schemi ritmici strettissimi, brutale e violenta negli esiti sonori. A ricordarci – caso mai ce ne fosse ancora bisogno – quanto thrash e black metal debbano al punk britannico e all’hardcore primigenio: l’alba della storia, voivodiana e non solo.

Tracklist
– Voivod
– Condemned to the Gallows
– Helldriver
– Live For Violence
– War and Pain
– Negatation
– Buried Live (Venom cover)
– Suck Your Bone
– Blower
– Slaughter in a Grave
– Nuclear War
– Black City
– Iron Gang
– Evil (Mercyful Fate cover)
– Bursting Out (Venom cover)
– Warriors of Ice

Line up
Piggy – Guitars
Blacky – Bass
Snake – Vocals
Away – Drums

The Outsider – Hyeon

Se Beauty Awakens the Soul to Act poteva essere stato un frutto prelibato ma estemporaneo, Hyeon conferma quanto Andrea Cicala sia un musicista capace, ispirato e degno più di molti altri dell’attenzione di chi ricerca sonorità fresche, limpide e dalla potente forza espressiva, anche quando, come in questo caso, le note sono volte a cullare piuttosto che a sferzare l’ascoltatore.

Avevamo scoperto il bel talento del musicista siciliano Andrea Cicala lo scorso anno, con la sua prima uscita sotto il monicker The Outsider intitolata Beauty Awakens the Soul to Act.

Oggi il nostro si ripresenta con un altro lavoro nel quale le coordinate sonore si discostano decisamente dal metal contaminato dall’elettronica e dall’ampio respiro progressivo offerto in quell’occasione: Hyeon, infatti, mette in evidenza un’anima post rock dai tratti liquidi e sognanti e soprattutto sempre volto a smuovere le corde dell’emotività.
Il lavoro, ancora una volta del tutto strumentale, consta di nove brani per circa tre quarti d’ora di sonorità carezzevoli, suonate e prodotte ottimamente (nonostante il ragazzo palermitano mantenga sempre il solito basso profilo), solo saltuariamente irrobustite ritmicamente (Yearning Tides, traccia peraltro baciata da una linea melodica magnifica) ma senza rischiare mai di andare fuori giri o fuori tema.
Per evitare di risultare alla lunga tedioso, un lavoro di questa specie deve essere equilibrato e privo di ridondanze: ciò è esattamente quanto si riscontra dalla prima all’ultima nota di Hyeon, con momenti di assoluto splendore come Oceans Have No Memory, dove la rarefazione del suono nella sua seconda metà assume a tratti connotazioni magicamente ipnotiche.
Appare evidente come Andrea esibisca nei brani più lunghi (oltre ai due citati, anche Jötunn) sonorità più composite ed inquiete, lasciando invece alle tracce più brevi il compito di regalare passaggi di cristallina bellezza, capaci di tergere sia pure temporaneamente l’animo e la mente dai pensieri più cupi.
Se Beauty Awakens the Soul to Act poteva essere stato un frutto prelibato ma estemporaneo, Hyeon conferma quanto Andrea Cicala sia un musicista capace, ispirato e degno più di molti altri dell’attenzione di chi ricerca sonorità fresche, limpide e dalla potente forza espressiva, anche quando, come in questo caso, le note sono volte a cullare piuttosto che a sferzare l’ascoltatore.
The Outsider rappresenta, in qualche modo, la quintessenza dell’underground, e per noi è proprio la possibilità che ci viene data nel divulgare progetti musicali come questi a fornire le maggiori soddisfazioni, credeteci.

Tracklist:
1.Intro
2.Over
3.Sine Ira
4.Yearning Tides
5.Polaris
6.Oceans Have No Memory
7.Materia
8.Jötunn
9.The Deep Roar of the Breaking Waves

Line-Up:
Andrea Cicala

Zero Down – Larger Than Death

Larger Than Death è un lavoro di hard & heavy tra la scuola americana e quella britannica, classico e senza fronzoli, assolutamente old school sia nell’attitudine sia nella scelta di suoni che rimangono legati al suono metal per eccellenza e che, in questo caso, sono assolutamente perfetti.

Gli Zero Down tornano con un nuovo album intitolato Larger Than Death, l’ennesimo capitolo di una discografia incentrata sull’heavy metal più classico e riottoso, un concentrato potente e adrenalinico di metal classico e punk rock in puro stile anno ottanta.

Il quintetto proviene da una città importantissima per lo sviluppo delle sonorità hard & heavy, quella Seattle patria di Jimi Hendrix, dei Queensryche, dei Metal Church e del movimento grunge.
In effetti, i musicisti coinvolti in questo progetto hanno più o meno tutti un passato che li vede coinvolti in band vicine alle sonorità per cui la piovosa città nello stato di Washington è diventata famosa, ma con gli Zero Down tornano indietro di qualche anno per respirare a pieni polmoni aria che sa di tradizione metallica, con un heavy metal oscuro che guarda ai primi Metal Church, ma pregno di quell’attitudine punk che ricorda i Maiden quando dietro al microfono Paul Di Anno si sbarazzava di tutti i vocalist dell’epoca con la sua carica inarrestabile.
Dall’opener High Priestess è un susseguirsi di riff scolpiti nella storia dell’heavy metal: le influenze del gruppo si permeano di un’anima priestiana (Lightening Rod) e il tutto funziona, almeno per chi ama l’heavy metal classico, a tratti attraversato da una vena horror (Lone Wolf).
Larger Than Death è un lavoro di hard & heavy tra la scuola americana e quella britannica, classico e senza fronzoli, assolutamente old school sia nell’attitudine sia nella scelta di suoni che rimangono legati al suono metal per eccellenza e che, in questo caso, sono assolutamente perfetti.

Tracklist
1.High Priestess
2.Mean Machine
3.Lightening Rod
4.Racoon City
5.Curandera
6.Western Movies
7.Preacher Killer
8.Lone Wolf
9.Larger than Death
10.Horns

Line-up
Lenny Burnett – Lead & Rhythm Guitars, Vocals
Matt Fox – Lead & Rhythm Guitars, Vocals
Ron E. Banner – Bass, Vocals
Chris Gohde – Drums
Mark “Hawk” Hawkinson – Lead Vocals & Screams

ZERO DOWN – Facebook

Omnium Gatherum – The Burning Cold

La straordinaria bellezza di questo lavoro pone gli Omnium Gatherum come assoluti protagonisti di questo anno metallico, almeno per quanto riguarda quel genere che, ricordiamolo, nasce proprio dalla loro terra e continua a donarci imperdibili emozioni fuori dal tempo.

Se non bastavano gli splendidi ultimi lavori di Amorphis e Barren Earth, la Finlandia melodic death metal ci regala un altro straordinario album da parte una delle sue band più rappresentative: gli Omnium Gatherum.

Arrivato dopo più di vent’anni di attività, l’ottavo album del gruppo di Karhula sale sul podio insieme alle due opere licenziate quest’anno dai gruppi citati e forma, così, una sorta di sacra triade finnica del genere; quello che viene offerto è un melodic death dalle splendide trame progressive, magari più diretto e classicamente metal, ma vorticoso nei mille cambi di atmosfere, tra una vena sinfonica poetica e commovente, ed esaltanti fughe metalliche su tappeti di tastiere che ricordano nei momenti più veloci i Dream Theater.
Mixato e masterizzato da Dan Swanö, ulteriore garanzia di qualità, The Burning Cold risulta un’opera di una bellezza disarmante, l’ennesimo in arrivo dalla terra dei mille laghi che lascia senza fiato per magnificenza strutturale, emozioni regalate e la sagacia nell’uso di trame progressive in un sound che rimane solidamente estremo.
Melodie melanconiche, cavalcate metalliche, un’aura magica che attraversa straordinari episodi come Gods Go First, le aperture progressive di Over The Battlefield, l’arcana melodia al centro della tempesta metallica di Be The Sky, l’epico incedere del capolavoro The Frontline, caratterizzano un susseguirsi di guizzi sul pentagramma che non fanno prigionieri.
La straordinaria bellezza di questo lavoro pone gli Omnium Gatherum come assoluti protagonisti di questo anno metallico, almeno per quanto riguarda quel genere che, ricordiamolo, nasce proprio dalla loro terra e continua a donarci imperdibili emozioni fuori dal tempo.

Tracklist
01.The Burning
02.Gods Go First
03.Refining Fire
04.Rest In Your Heart
05.Over The Battlefield
06.The Fearless Entity
07.Be The Sky
08.Driven By Conflict
09.The Frontline
10.Planet Scale
11.Cold

Line-up
Jukka Pelkonen – Vocals
Markus Vanhala – Guitar
Tuomo Latvala – Drums
Aapo Koivisto – Keyboards
Joonas Koto – Guitar
Erkki Silvennoinen – Bass

OMNIUM GATHERUM – Facebook

2̵n̵d̵ f̷a̶c̴e̷ – Nihilum E.P.

Un altro ottimo lavoro del musicista di Mainz, pronto a prendersi lo scettro della scena elettro industrial con il suo prossimo full length: una previsione che mi sento di fare senza particolari timori d’essere smentito.

2̵n̵d̵ f̷a̶c̴e̷ è uno di quei nomi che ci consentono di spaziare in quell’elettronica che in Metaleyes trova ampio diritto di cittadinanza, specialmente quando la materia metallica si rinviene almeno nell’approccio, se non proprio a livello di sonorità.

Il progetto del tedesco Vincent Uhlig era già stato segnalato l’anno scorso in occasione del full length d’esordio Nemesis, e lo ritroviamo oggi con questo ep, grazie al quale l’idea di elettro industrial sembra ancor più raffinarsi per rendersi disponibile ad un novero maggiormente ampio di ascoltatori rispetto al passato.
Questo non significa che il sound si sia fatto più commerciale o danzereccio, bensì deriva dalla constatazione di come il singolo Nihilum si riveli una sintesi pressoché perfetta tra le pulsioni che animano lo spartito creato da Uhlig.
Long Live Humanity è l’altro pezzo forte di questo breve lavoro, dimostrandosi una traccia più intensa, meno ritmata e dalle aperture atmosferiche che donano un tocco sorprendentemente malinconico e, a tratti, addirittura drammatico.
Nuclear Winter Is Coming e Blind Wanderer sono episodi industrialmente disturbati in maniera magistrale, mentre la versione Director’s Cut della splendida Nihilum suggella un altro ottimo lavoro dell’ancora giovane musicista di Mainz, pronto a prendersi lo scettro della scena con il suo prossimo full length: una previsione che mi sento di fare senza particolari timori d’essere smentito.

Tracklist:
1.Nihilum (Essential)
2.Long Live Humanity
3.Nuclear Winter Is Coming
4.Blind Wanderer
5.Nihilum (Director’s Cut)

Line-Up:
Vincent Uhlig

2ND FACE – Facebook

RIVERSIDE

Il video di “Vale Of Tears”, dall’album “Wasteland” in uscita a settembre (InsideOutMusic).

Il video di “Vale Of Tears”, dall’album “Wasteland” in uscita a settembre (InsideOutMusic).

I RIVERSIDE presentano oggi il loro primo video e singolo estratto dal nuovo album “Wasteland”, il primo senza lo storico chitarrista Piotr Grudziński, venuto a mancare due anni fa. L’album sarà pubblicato su InsideOutMusic il 28 settembre 2018.

Ricordiamo la tracklist dell’album e l’artwork curato Travis Smith (Opeth, Devin Townsend, etc.):

1. The Day After
2. Acid Rain
3. Vale Of Tears
4. Guardian Angel
5. Lament
6. The Struggle For Survival
7. River Down Below
8. Wasteland
9. The Night Before

RIVERSIDE’s Mariusz Duda checked in with the following comment about the album’s overall concept: “I’d been thinking about exploring “post-apocalyptic” regions for a long time. I read books, watched films, played video games, all connected by stories about an attempt to survive in a world that had just ended. But writing such a story myself didn’t make much sense until now. RIVERSIDE are starting a new chapter and after our recent experiences, a story like that has gained more meaning. “Wasteland” is mostly about what’s happening in the world these days but it also makes a reference to the tragedy that befell the band in 2016. Musically, we’ve returned to darker sounds but we have also turned a new page and recorded the album in a different style. It’s still RIVERSIDE but expressed in a much deeper and more mature way. Most artists say the same thing while promoting their new releases: that they have just created their best work to date. I won’t say that because everything we have done so far has been consistently very good and unique. But I will say that we have never had such an incredible emotional load on any of our previous releases, and it’s not likely that we will ever make such a charged album again. “Wasteland” is an epic, multidimensional, poetic and very deep album. Perhaps of the once in a lifetime kind.”

After having just performed on a string of European festivals including the prestigious Night Of The Prog festival at the historic Loreley Amphitheater in Germany last weekend, RIVERSIDE are next embarking on the “Wasteland 2018 Tour” throughout October/November to support the release of their upcoming album. See an overview of all confirmed upcoming dates below:

RIVERSIDE – “Wasteland 2018 Tour”:
12.10.2018 Gdansk (Poland) – B90
13.10.2018 Poznan (Poland) – Tama
14.10.2018 Wroclaw (Poland) – A2
16.10.2018 Katowice (Poland) – Miasto Ogrodów
17.10.2018 Lódz (Poland) – Magnetofon
18.10.2018 Torun (Poland) – Od Nowa
20.10.2018 Kraków (Poland) – Studio
21.10.2018 Warszawa (Poland) – Hala Kolo
30.10.2018 Berlin (Germany) – Kesselhaus
31.10.2018 Schorndorf (Germany) – Manufaktur
03.11.2018 Lisbon (Portugal) – LAV
04.11.2018 Madrid (Spain) – MON LIVE
05.11.2018 Barcelona (Spain) – Salamandra 1
06.11.2018 Lyon (France) – CCO
07.11.2018 Paris (France) – La Machine
09.11.2018 Manchester (UK) – Academy 2
10.11.2018 London (UK) – The Electric Ballroom
11.11.2018 Sint-Niklaas (Belgium) – Casino
12.11.2018 Utrecht (The Netherlands) – TivoliVredenburg
14.11.2018 Hamburg (Germany) – Markthalle
15.11.2018 Oberhausen (Germany) – Turbinenhalle 2
16.11.2018 Pratteln (Switzerland) – Z7
17.11.2018 Neunkirchen (Germany) – Gloomaar Festival
Tickets: https://riversideband.pl/en/gigs

RIVERSIDE – Festivals 2019:
04.-09.02.2019 Tampa to Key West & Cozumel – Cruise To The Edge
More dates to follow soon…

Look out for more news on RIVERSIDE in the coming weeks…

RIVERSIDE online:
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Colossus Morose – Seclusion

Anche non si tratta di un qualcosa in grado di sconvolgere le gerarchie all’interno della scena, il primo full length dei Colossus Morose mette in luce una realtà di sicuro interesse e con diverse frecce al proprio arco da poter utilizzare ancor meglio in futuro.

Ancora un esordio sotto l’egida della Endless Winter: questa volta tocca al duo Colossus Morose, formato dal tedesco C.J., il quale si occupa dell’intera parte musicale, e dal vocalist J.C., svizzero ora di stanza in Norvegia.

Il death doom proposto in Seclusion lascia uno spazio limitato alla melodia, anche se tale aspetto non è comunque del tutto assente, privilegiando un impatto più ruvido, con il lavoro chitarristico del musicista di Hannover che tesse un substrato sonoro denso e poderoso, sul quale si staglia il growl profondo e sofferto del suo compare elvetico.
Il lavoro gode di una durata ragionevole, cosa positiva anche in virtù delle caratteristiche di un sound piuttosto cupo e d’impatto, privo di particolari variazioni ritmiche o atmosferiche ma incisivo in ogni sua parte; una buona registrazione ed un’esecuzione complessiva apprezzabile rendono Seclusion un’opera di sicuro spessore, consigliata a chi predilige il death doom più ruvido e meno consolatorio.
Tra i brani spoicca la notevole Six (che nonostante il titolo è il quinto brano in scaletta …), in virtù di qualche variazione sul tema in più con l’alternanza chitarristica tra riff, parti soliste ed acustiche.
Anche non si tratta di un qualcosa in grado di sconvolgere le gerarchie all’interno della scena, il primo full length dei Colossus Morose mette in luce una realtà di sicuro interesse e con diverse frecce al proprio arco da poter utilizzare ancor meglio in futuro.

Tracklist:
1. Catatonical Embrace
2. Tarnished
3. Perpetually Enthralled
4. Sol(e)ace
5. Six
6. The Spiral Descent

Line-Up:
C.J. – All instruments
J.C. – Vocals

COLOSSUS MOROSE – Facebook