P.H.O.B.O.S. – Phlogiston Catharsis

Nonostante le sue tetragone sembianze, Phlogiston Catharsis è un album che desta notevole interesse, a patto d’essere già abbastanza in sintonia con le devianze metalliche proveniente dalla terra francese.

Il mio ultimo incontro con i P.H.O.B.O.S. risale a qualche anno fa in occasione dello split album con i connazionali Blut Aus Nord, ma in realtà il progetto di Frederic Sacri arriva abbastanza da lontano, avendo mosso i primi passi all’inizio del nuovo millennio.

Phlogiston Catharsis è il quarto full length che, indubbiamente, conferma questa entità come un qualcosa volto a non fare sconti all’ascoltatore, tramortito dal pervicace industrial che bandisce ogni ammiccamento ritmico per lasciare al doom e al black più sperimentale il compito di fungere da base stilistica.
Volendo esemplificare al massimo, ascoltare i P.H.O.B.O.S. potrebbe essere paragonabile a quello che accadrebbe se una band sludge decidesse di coverizzare i Godflesh, rallentandone così lo squadrato ed incessante incedere ed accentuando al massimo le tonalità ribassate, tanto da produrre una sorta di rombo sullo sfondo, volto ad accompagnare sporadiche note di lancinante chitarrismo ed uno screaming malignamente filtrato e distorto.
Nonostante le sue tetragone sembianze, Phlogiston Catharsis è un album che desta notevole interesse, a patto d’essere già abbastanza in sintonia con le devianze metalliche proveniente dalla terra francese; solo così brani temibili come Igneous Tephrapotheosis (forse quello più “orecchiabile” dell’intero lavoro, il che è tutto dire) o la rituale Aljannashid avranno una chance di indurre una certa frequenza d’ascolto .
Il risultato finale è alienante il giusto per intrigare gli ascoltatori più spericolati e indurre alla fuga tutti gli altri; a Sacri penso vada benissimo così, e non c’è alcun motivo perché debba cambiare il suo disturbante modus operandi.

Tracklist:
1. Biomorphorror
2. Igneous Tephrapotheosis
3. Zam Alien Canyons
4. Aurora Sulphura
5. Neurasthen Logorrh
6. Taqiyah Rhyzom
7. Aljannashid
8. Smothered In Scoria

Line-up:
Frederic Sacri – distortion / keys / pulse / vox
Mani Ann-Sitar, distortion / keys / vox
Magnus Larssen – subs / infras / lines / pulse

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Gnaw Their Tongues & Crowhurst – Burning Ad Infinitum: A Collaboration

Molto raramente una collaborazione fra due entità musicali e spirituali è stata così proficua e valida, come se si trattasse di un nuovo gruppo che nasce da due teste, un incubo sonoro votato al dio rumore.

Quando due estremismi musicali e due produttori di rumore si incontrano non può che venirne fuori una piccola apocalisse, e questo è proprio il caso della collaborazione fra l’olandese Gnaw Their Tongues e Jay Gambit aka Crowhurst.

Gnaw Their Tongues è la creatura di noise tribale estremo di Maurice De Jong, che si è creato con le su opere uno zoccolo duro di amanti dei suoi suoni alieni, mentre Jay Gambit è un altro esploratore sonico in solitaria, ma ha anche collaborato proficuamente con Caïna ed Ævangelist
Il risultato è un ep devastante e bellissimo, una fotografia insanguinata ed in movimento di ciò che può essere un uso del metal e dl rumore fatto da due produttori molto talentuosi. I quattro pezzi dell’ep sono tutti diversi e portano avanti un discorso separato, quasi come se fossero opere a sé stanti ed autosufficienti, con il titolo che rende benissimo la struttura portante del lavoro. Burning Ad Infinitum, bruciare all’infinito, è un qualcosa che è molto ben rappresentato da questa musica, un continuo rovesciamento, un incrociare droni con un black death che vive di grind, un sottofondo violento che poi esplode in passaggi vicini all’hardcore e ai Sepultura più tribali. Un misto di estremismo e di grandi scelti musicali non convenzionali, qui come in ognuno di noi non vi è nulla di normale, come tastiere angeliche che fanno da accompagnamento ad un pezzo grind noise. Ascoltando questa collaborazione (che non è uno split, attenzione) si viene completamente immersi in una forma musicale che è una deprivazione sensoriale, poiché qui il vero protagonista è il rumore che distorce la realtà e ce la fa vedere per quello che è: il nulla. Molto raramente l’unione fra due entità musicali e spirituali è stata così proficua e valida, come se si trattasse di un nuovo gruppo che nasce da due teste, un incubo sonoro votato al dio rumore. A differenza di tante avanguardie che sono inascoltabili od illeggibili, a volte per scelta volontaria, qui tutto è perfettamente leggibile ed ascoltabile, e ciò spaventa ancora di più perché questo è rumore vero. Il dodici pollici è pubblicato dalla Crown And Thorne Ltd, che è una delle etichette più libere e creative in circolazione, nonché la casa più adatta per questi suoni.

Tracklist
1.Nothing’s Sacred
2.Speared Martyrs
3.The Blinding Fury of Suffering
4.The Divinity Of Our Great Perversions

Sweeping Death – In Lucid

In Lucid è un album nel quale la tecnica importante dei protagonisti è al servizio di brani che non lasciano spazio alla banalità, rifacendosi a band storiche del genere ma con la dovuta dose di personalità.

Il precedente ep dal titolo Astoria ci aveva presentato una band assolutamente in grado di dire la sua nell’affollato panorama del metal progressivo europeo, grazie ad un sound maturo ed affascinante che univa thrash metal nobile alla Mekong Delta, intricate parti progressive ed heavy che molto avevano dei maestri Savatage, alternate a devastanti ripartenze classiche di scuola Annihilator.

Tornano così gli Sweeping Death con il primo full length, un’opera straordinariamente riuscita e perfettamente calata in un contesto metallico e progressivo di assoluto valore.
In Lucid risulta quindi un album nel quale la tecnica importante dei protagonisti è al servizio di brani che non lasciano spazio alla banalità, rifacendosi a band storiche del genere ma con la dovuta dose di personalità.
Squadra che vince non si cambia, e la line up è la stessa del precedente lavoro, con il vocalist Elias Witzigmann a scuotere le fondamenta dietro al microfono con una prestazione emozionante, i due Bertl (Simon ed Andreas, alla chitarra e al basso) coadiuvati da Markus Heilmeier (chitarra) e Tobias Kasper (batteria e piano) a formare una band che sanno il fatto suo, dimostrandolo in ogni passaggio.
Heavy/thrash metal progressivo, drammatico e a tratti teatrale, è quello che ascolterete tra le note di In Lucid, composto da nove brani uno più intenso dell’altro, a cominciare dalla magnifica Blues Funeral, per attraversare i cinquanta minuti a disposizione del gruppo tra atmosfere di tensione palpabile, tragiche note progressive e splendide partiture estreme che compongono le varie Suicide Of A Chiromantist, Resonanz e la title track, la quale aggiunge alle ispirazioni già citate gli Evergrey e i Symphony X.
In Lucid è un album fortemente raccomandato agli amanti del metal progressivo dalle atmosfere teatrali ed oscure.

Tracklist
1.Eulogue
2.Blues Funeral
3.Horror Infernal
4.Suicide of a Chiromantist
5.Purpose
6.Resonanz
7.Antitecture
8.Lucid Sin
9.Stratus

Line-up
Elias Witzigmann – Leadvox
Simon Bertl – Guitar / Backingvocals
Markus Heilmeier – Guitar
Tobias Kasper – Drums/Piano
Andreas Bertl – Bass

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NEVROREA

Il video di “Revolver”, dall’album in uscita in ottobre (Suburbansky Records).

Il video di “Revolver”, dall’album in uscita in ottobre (Suburbansky Records).

Il bellissimo videoclip di “Revolver” su YouTube ed in esclusiva sulla home page di Rock Hard Italy!

Inoltre il brano è disponibile su tutte le piattaforme digitali in streaming e download.
“Revolver” è il secondo singolo dei Nevrorea, tratto dal loro primo full length in uscita questo ottobre per Suburbansky Records.

“Quando dentro di noi è freddo,ci scegliamo per accenderci l’un l’altro, innescarci come fuochi, a volte senza una logica. Ci scegliamo per illuderci, a volte senza un perchè, ci illuminiamo alimentandoci. Ma a volte noi fuochi non badiamo agli zampilli, dal fuoco nasce un rogo, e quando il rogo si consuma, l’odio ci congela.”

Giuseppe Calini – Verso L’Alabama

Verso L’Alabama è un piacevole viaggio verso le strade del rock impolverate dalla sabbia del deserto, magari non proprio sul caldo asfalto della Route 66, ma tra le colline e le valli del centro Italia.

Rock targato Italia o Stati Uniti, dipende dai punti di vista, fatto sta che Verso L’Alabama, nuovo album del musicista Giuseppe Calini, risulta un piacevole viaggio verso le strade del rock impolverate dalla sabbia del deserto, magari non proprio sul caldo asfalto della Route 66, ma tra le colline e le valli del centro Italia.

Calini prova a farci sognare l’America: a tratti ci riesce, in altri frangenti lascia che il rock da classifica, che da anni spadroneggia nelle radio della penisola, si riprenda il comando di uno spartito con gli angoli bruciati dal sole e dal calore delle marmitte di vecchie Harley, con troppi chilometri a far faticare pistoni e cilindri.
Verso L’Alabama è il diciassettesimo album del rocker di Legnano, un numero davvero importante per un musicista che si è sempre mosso in un mondo nel quale i soliti nomi non hanno mai lasciato troppo spazio a rocker veri, duri e puri come lui.
L’album è una raccolta di brani che alternano, dunque, ruvido rock’n’roll valorizzato da atmosfere che sicuramente possiamo definire southern, a episodi i più leggeri, ma pur sempre sporcati dall’attitudine di Calini, rocker d’annata, dal tocco hard sulla chitarra e la voce che tradisce una vita spesa sui palchi a suonare.
Le ballate infrangono la dura scorza di noi uomini duri e i brani raccontano storie mentre la chitarra graffia, i riff si fanno spessi e la frontiera è sempre più vicina, simbolo di una libertà ormai dono per pochi.
L’opener Il Rock Degli Anni 70, la title track, Sangue Nervoso, Io Sono Il Tuo Capitano e la conclusiva Rock’n’roll sono le canzoni migliori di questo lavoro piacevole, per chi, dopo tanto metal, sente il bisogno di un po’ di sano e sanguigno rock classico.

Tracklist
1.Il Rock Degli Anni 70
2.Take It Easy
3.Mettimi Di Buon Umore
4.Una Lunga Strada Da Casa
5.Il Sogno Non C’è
6.Tu Sei Qui
7.Verso L’alabama
8.Marco E Marina
9.Ho Finito Le Cartucce
10.Io Sarò Con Te
11.Un Altro Giorno Perfetto
12.Sangue Nervoso
13.Quando Gira Male
14.Io Sono Il Tuo Capitano
15.Peter Pan
16.Rock’n’roll

Line-up
Giuseppe Calini – voce, chitarra, batteria, basso

Guests:
Matt Laugh
Simone Sello
Johnny Tad
Leonardo di Bernardini

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