Heads For The Dead – Serpent’s Curse

Serpent’s Curse è un album dannato e bellissimo, puro male e terrore che si insinua sottopelle, un rettile infernale che ci stritola a colpi di metal estremo di altissimo livello emotivo, risultando uno dei migliori lavori dell’anno in corso.

Prendete una manciata di musicisti storici della scena underground estrema di stampo death metal, riuniteli sotto lo stesso monicker ed avrete in mano una bomba da sganciare sulle teste degli amanti del genere.

Una manciata di band che nel corso degli ultimi anni hanno dato nuova linfa al death metal classico, un gruppo di musicisti dal talento per la musica estrema di altissimo livello, ed un lavoro che sicuramente non sorprenderà chi sa con chi ha a che fare ma mieterà vittime come un virus letale.
La Transcending Obscurity licenzia il debutto degli Heads For The Dead, band composta dal duo Jonny Pettersson (Henry Kane, Wombbath, Ursinne) e Ralf Hauber (Revel In Flesh), aiutati in questo progetto da Matt Moliti (Sentient Horror), Hakan Stuvemark (Wombbath) e Erik Bevenrud (Down Among The Dead Men) in veste di ospiti speciali.
Serpent’s Curse riunisce nello stesso sound una manciata di generi per formare un muro sonoro diabolico e marcio, come una pozza dentro alla quale galleggiano da millenni i resti di necropoli dimenticate nel tempo.
Un labirinto di gallerie e cunicoli pregni di note malvagie ed atmosfere evocative, tra death metal, doom, crush e groove, mentre l’aria satura di gas mortiferi alimenta il profondo terrore che brani come la title track e le gli altri capitoli di questo Necronomicon in musica riescono ad alimentare.
Note decadenti che nell’ombra imprimono sfumature oscure in un contesto violento e brutale, con un Ralf Hauber cantore di storie horror, tra occultismo e misticismo, nascosto in una cripta dove serpenti letali danzano in mezzo al fango brulicante di vermi .
L’inferno, l’anticamera di un mondo dove il male trionfa, evocato da sacerdoti risvegliati dopo millenni e nutriti dal sangue che sgorga copioso dallo spartito di Deep Below, The Awakening e Return Of The Fathomless Darkness.
Serpent’s Curse è un album dannato e bellissimo, puro male e terrore che si insinua sottopelle, un rettile infernale che ci stritola a colpi di metal estremo di altissimo livello emotivo, risultando uno dei migliori lavori dell’anno in corso.

Tracklist
1.Serpent’s Curse
2.Heads For The Dead
3.Deep Below
4.Post Mortem Suffering
5.The Awakening
6.Death Calls
7.Of Wrath And Vengeance
8.Gate Creeper
9.Return To fathomless Darkness
10.In Darkness You Feel No Regrets (Wolfbrigade Cover)

Line-up
Ralph Hauber – Vocals, Lyrics
Jonny Pettersson – All Music And productions

HEADS FOR THE DEAD – Facebook

NEVERSIN

Il lyric video di A Storm is Coming, dall’album The Outside, in uscita a ottobre (Revalve Records).

Il lyric video di A Storm is Coming, dall’album The Outside, in uscita a ottobre (Revalve Records).

Rock Prog band Neversin just released a brand new Lyric video for their song A Storm is Coming!

Pre-order the new record The Outside in here: https://player.believe.fr/v2/3615933472038.
Out October 05 via Revalve Records.

https://www.facebook.com/neversin/
https://www.facebook.com/revalverecords/
https://www.revalverecords.com/Neversin.html
https://www.revalverecords.com
http://www.neversin.com

Thou – Magus

E’ un’esperienza rigenerante abbandonarsi al suono devastante dei Thou, un’incendiaria miscela di sludge, doom, drone e black creata da musicisti di alto livello.

Emersi dalle pericolose paludi della Louisiana, gli statunitensi Thou, in poco più di dieci anni di carriera, hanno inondato la scena di molteplici uscite discografiche, circa 40, tra full length, ep, split e compilation, mantenendo un alto profilo artistico votato alla disgregazione delle nostre fibre nervose, con il loro potente e sempre ispirato blend di sludge, doom, black e drone sempre perfettamente calibrato, per scuotere nel profondo i nostri sensi.

Originario di Baton Rouge, il quintetto nel 2018 ha fatto sentire pesantemente la sua presenza, proponendo a cadenza regolari tre succulenti EP nei quali hanno lasciato fluire la loro inventiva, a partire da House Primordial, molto noise-drone, passando per Inconsolable, dal flavour dark folk, fino a Rhea Silvia, omaggio agli Alice In Chains e al grunge in generale; eclettici e votati alla sperimentazione sonora e testuale, i Thou hanno spesso collaborato con altri act mutanti dell’underground a stelle e strisce (Body, Barghest, Great Falls tra gli altri), fornendo sempre prove convincenti e varie. Non amano essere catalogati e tanto meno identificati come sludge band, preferendo richiamarsi più alla scena punk e grunge, e citano tra i loro gusti Nirvana e Fiona Apple mentre suonano live cover di Duran Duran. Una creatura sfuggente, ma decisamente originale e potente plasmata da oltre 600 concerti e cinque full length, compreso il nuovo Magus, che conclude la trilogia iniziata nel 2010 con Summit, più black oriented, e proseguita nel 2014 con Heathen, dalle sfumature invece più doom; l’ultimo lavoro bilancia al meglio le due anime black e sludge, investendoci con settantacinque minuti di devastazione, con brani lunghi, lavorati dal suono delle due chitarre che macinano riff e atmosfere opprimenti senza sosta, mentre le vocals straziate, sguaiate di Bryan Funck sovrastano il suono, miscelando scream e growl in modo personale. Non lascia indifferenti l’approccio con la loro musica, perché è sfiancante, estenuante, ti prende alla gola e non ti fa respirare (da vedere il video di The Changeling Prince dove la partecipazione del pubblico sembra seguire un antico rituale); siamo vicini alle derive proposte da Khanate e Burning Witch con la malevolenza dei Goatwhore: tutto scorre melmoso, denso, pericoloso, non dando tregua neanche con i testi che parlano di degrado sociale e culturale. Magus è un disco da assimilare in toto, con tutti i brani di alto livello, a patto di porre la giusta attenzione e ascoltarli nel mood ideale; la proposta dei Thou è stimolante, non è alla portata di tutti ma è in grado di produrre effetti catartici e rigeneranti.

Tracklist
1. Inward
2. My Brother Caliban
3. Transcending Dualities
4. The Changeling Prince
5. Sovereign Self
6. Divine Will
7. In the Kingdom of Meaning
8. Greater Invocation of Disgust
9. Elimination Rhetoric
10. The Law Which Compels
11. Supremacy

Line-up
Mitch Wells – Bass
Andy Gibbs – Guitars
Matthew Thudium – Guitars
Bryan Funck – Vocals
Josh Nee – Drums

Faustcoven – In the Shadow of Doom

Il rantolo vocale non fa altro che acuire la sensazione d’essere al cospetto di un reiterato quanto necessario rituale che non lascia spazio a gesti pietosi o vane esitazioni: le tenebre sono lì, incombenti e pronte ad inghiottirci, e opporre resistenza serve a poco, tanto vale approdarvi assecondando i ritmi letali dei Faustcoven.

Nuovo full length per il progetto solista del norvegese Gunnar Hansen, Faustcoven, nome che ha raccolto un certo consenso tra gli appassionati di sonorità oscure a cavallo tra il doom ed il black, fin dalle sue prime apparizioni all’inizio del millennio.

In effetti non stupisce che il musicista di Trondheim sia riuscito a convogliare sulla sua creatura una certa aura di culto: il sound marchiato Faustcoven possiede un qualcosa di ancestrale, pur apparendo oggettivamente piuttosto peculiare, ed è la dimostrazione di quanto non servano produzioni leccate od elaborati tecnicismi per soddisfare la fame di buona musica di chi ascolta i due generi citati.
Hansen, che si avvale ormai stabilmente da oltre un decennio del prezioso aiuto alla batteria di Johnny Tombthrasher, possiede il grande pregio di andare al sodo senza troppi indugi, il che rende In the Shadow of Doom una prova aspra, urticante e convincente su tutti i fronti.
Nonostante queste caratteristiche di base, Faustcoven non è sinonimo di immobilismo stilistico: proprio il suo oscillare tra black e doom, con la bilancia che pende però sensibilmente da quest’ultima parte, consente frequenti cambi di ritmo, consentendo così di trovare brani ferocemente spediti come Sign of Satanic Victory oppure episodi asfissianti come Yet He Walks o Marching in the Shadow, per arrivare addirittura al pazzesco doom venato di un blues malato (con tanto di armonica nel finale) di As White As She Was Pale.
Il rantolo vocale non fa altro che acuire la sensazione d’essere al cospetto di un reiterato quanto necessario rituale che non lascia spazio a gesti pietosi o vane esitazioni: le tenebre sono lì, incombenti e pronte ad inghiottirci, e opporre resistenza serve a poco, tanto vale approdarvi assecondando i ritmi letali dei Faustcoven.

Tracklist:
1. The Wicked Dead
2. The Devil’s Share
3. Yet He Walks
4. Marching in the Shadow
5. Sign of Satanic Victory
6. Lair of Rats
7. As White As She Was Pale
8. Quis Est Iste Qui Venit

Line-up:
Gunnar Hansen – Vocals, Guitars, Bass
Johnny Tombthrasher – Drums

Mudhoney – Digital Garbage

La nuova fatica dei Mudhoney non fa tornare ai tempi del grunge, ma rende molto chiaro e vibrante che si può ancora fare musica di qualità ed altamente corrosiva.

Tornano i Mudhoney, uno dei gruppi principali dell’indie americano dei novanta ed anche dopo, e lo fanno con un disco clamoroso, che ascende nell’Olimpo della loro discografia.

Era dal 2013, anno di Vanishing Point, che i Mudhoney non facevano uscire nulla di nuovo, ed eccoli tornare, ovviamente su Sub Pop. Il disco suona come e meglio dei loro lavori migliori, è un concentrato di puro suono rock bastardo, come se il passare degli anni avesse affinato la già loro grande capacità compositiva. Inoltre questi tempi veloci ed oscuri hanno affinato la loro cattiveria, ed il disco è un po’ un punto sulla situazione dal quale non se ne esce molto bene. Con Digital Garbage i Mudhoney confermano e portano alla sublimazione ciò che hanno sempre fatto, ovvero andare oltre gli steccati nei quali si è provato a chiuderli. Nonostante siano stati uno dei gruppi principali della cosiddetta ondata grunge, essi erano già oltre all’epoca, perché il loro è un rock totalmente americano, figlio delle distorsioni e costruito su una capacità compositiva superiore a quella delle band a loro affini. Il lavoro della chitarra, della voce e della sezione ritmica rendono queste canzoni una diversa dall’altra: ci sono infiniti cambi di tonalità, di ritmo e di situazione che tengono incollato l’ascoltatore a Digital Garbage, il miglior rimedio a tanta insipidità attuale, ovvero quella musica di maniera magari bella e ben prodotta, ma che non ha nulla al suo interno. Qui si balla e si sbatte la testa contro il muro ridendo, c’è cattiveria e sostanza, una certa urgenza punk che i Mudhoney hanno sempre avuto, da osservatori distaccati e tristemente divertiti da ciò che vedono. La nuova fatica dei Mudhoney non fa tornare ai tempi del grunge, ma rende molto chiaro e vibrante che si può ancora fare musica di qualità ed altamente corrosiva, perché grida fotti il tuo Gesù in una canzone clamorosa come 21 St Century Pharisees: è un qualcosa che sveglia come un pugno in faccia, e i pugni in faccia più belli sul mercato li tirano i Mudhoney. Un lavoro che durerà a lungo perché ha mille risvolti positivi, poi se dovrete andare oltre per sentire le ultime cazzate pseudo indie fate pure.

Tracklist
1.Nerve Attack
2.Paranoid Core
3.Please Mr. Gunman
4.Kill Yourself Live
5.Night and Fog
6.21st Century Pharisees
7.Hey Neanderfuck
8.Prosperity Gospel
9.Messiah’s Lament
10.Next Mass Extinction
11.Oh Yeah

Line-up
Mark Arm
Steve Turner
Dan Peters
Guy Maddison

MUDHONEY – Facebook

Albert Marshall – Speakeasy

Steve Vai e Joe Satriani sono i nomi per chi necessita di punti di riferimento e ispirazioni, ma su Speakeasy brilla soprattutto la stella di Albert Marshall e del suo talento.

La Red Cat si sta imponendo come marchio di qualità nel vasto mercato discografico odierno, specialmente per quanto riguarda i suoni classici.

Per esempio, viene sottolineata ancora una volta questa tendenza con il primo lavoro solista di Albert Marshall, intitolato Speakeasy, un concentrato di hard & heavy strumentale valorizzato dalla presenza in due brani (Fallen Angel e Tristam Fireland) della voce di Mark Boals, uno che non ha bisogno di presentazioni visto la sua militanza nella band di Malmsteen, in quella di un altro dio della sei corde come U.J.Roth e nei Ring Of Fire, tra le altre.
Il super gruppo formato da Albert Marshall non si ferma sicuramente al vocalist, ma ci regala le prove notevoli di Roberto Gualdi alla batteria (Pfm, Vecchioni, Glenn Hughes) e Simon Dredo al basso (L.A Rox, Alex De Rosso, Adam Bomb).
Speakeasy, con queste premesse, non poteva che uscirne vincitore e cosi è: l’album gode di uno splendido songwriting, con il chitarrista che giganteggia con la sua chitarra assecondato da una band di livello internazionale.
I due brani cantati da Mark Boals sono quelli che, ad un primo ascolto, esplodono letteralmente nelle nostre orecchie, ma Re Marzapane e Ramshackle Blues sono i capolavori strumentali del disco, letteralmente sfolgoranti per perizia tecnica e presa diretta sull’ascoltatore.
Steve Vai e Joe Satriani sono i nomi per chi necessita di punti di riferimento e ispirazioni, ma su Speakeasy brilla soprattutto la stella di Albert Marshall e del suo talento.

Tracklist
1.Butler’s Revenge
2.Badlands
3.Fallen Angel
4.Re Marzapane
5.Dreamlover
6.Tristam Fireland
7.Ramshackle Blues
8.Eclipse (White Horse)

Line-up
Albert Marshall – Guitars
Simon Dredo – Bass
Denzy Novello – Drums
Mark Boals – Vocals
Roberto Gualdi – Drums

ALBERT MARSHALL – Facebook

Fvzz Popvli – Magna Fvzz

I Fvzz Popvli possiedono molte ottime idee sonore che permettono di non annoiare mai l’ascoltatore, introducendolo ad una lascivia sonora, e non solo, sconosciuta ai più in questa epoca distopica e senza godimento.

Tornano i romani Fvzz Popvli, il power trio romano che attraverso distorsioni suonate ad ampio volume tanta meraviglia hanno destato in Europa e non solo.

Nati nella capitale nel 2016, i nostri esordiscono l’anno seguente con l’ep dal titolo omonimo e grazie ad esso cominciano a suonare in giro. La loro miscela sonora è composta in primis dal fuzz rock di matrice fortemente psichedelica, ma c’è molto di più. Il gruppo riesce a spaziare in generi diversi, ma soprattutto ha un suo stile molto personale, e anche se il fuzz psych è la componente principale si può trovare nella loro musica un qualcosa di oscuro e di tenebroso, che ne arricchisce ulteriormente il suono e l’immaginario. Nello stesso 2017 entrano a far parte del prestigioso roster della Heavy Psych Sounds e pubblicano il loro debutto su lunga distanza, Fvzz Dei, che è accolto molto bene sia dalla critica che dal pubblico, portandoli ad una ancora più intensa attività dal vivo, dato che il loro habitat naturale è il palco.
Entrare nel loro suono distorto e acido è come entrare in un vortice psichedelico che distorce la realtà e ci fa vivere sensazioni chimiche, ed è proprio questo che vogliamo. La musica proposta dal trio romano è assai credibile, ed è un’evoluzione di un suono che nasce tanti anni fa, ma che nella musica sotterranea non è mai morto e genera ancora oggi molte piacevoli deviazioni. La regina è la chitarra che fa girare intorno a sé gli altri strumenti, ma è solo dall’unione del tutto che si ricava la perfetta fusione sonora, e anche la fusione cerebrale. I Fvzz Popvli possiedono molte ottime idee sonore che permettono di non annoiare mai l’ascoltatore, introducendolo ad una lascivia sonora, e non solo, sconosciuta ai più in questa epoca distopica e senza godimento. Pienezza ed ampia soddisfazione di molti palati sonori è ciò che provoca Magna Fvzz, e la fuzz qui è davvero grande.

Tracklist
1. Let It Die…
2. Napoleon
3. The Deal
4. Get Me
5. Rvmpeltum
6. Cherry Bowl
7. Magnafvzz

FVZZ POPVLI – Facebook

Silver P – Silver P

Un ottimo esordio che offre anche la possibilità di conoscere nuovi talentuosi musicisti itlaiani alle prese con un genere immortale come l’heavy metal classico.

Silver P è il monicker che campeggia sull’esordio omonimo del chitarrista e compositore Pugnale, al secolo Roberto Colombini, il quale, con l’aiuto del talentuoso vocalist Alex Jarusso, del bassista Alessandro Colla e del batterista Antonio Inserillo, offre una quarantina minuti di heavy metal tra classico e moderno.

I nove brani sottolineano in principio la bravura compositiva del nostro, così che Silver P risulti un ottimo album di heavy metal inserito perfettamente nel nuovo millennio.
Jarusso ci mette del suo per lasciare a bocca aperta anche l’ascoltatore più distratto, con una prova non solo gagliarda, ma soprattutto elegante ed in linea con quanto suonato dal gruppo, un perfetto ensemble di heavy/thrash metal di matrice statunitense, valorizzato da melodie di presa immediata tra Iron Maiden, Iced Earth e Fates Warning nelle parti più ragionevolmente progressive.
Di metal americano si tratta, quindi nelle varie Road To Hell, The Net e Out Of This World troverete quelle peculiarità che fanno dell’album un esempio riuscito del genere, incastonato nel nuovo millennio ed assolutamente in grado di farsi spazio grazie ai colpi proibiti delle dirette Fields Of War e I8.
Un ottimo esordio che offre anche la possibilità di conoscere nuovi talentuosi musicisti italiani alle prese con un genere immortale come l’heavy metal classico.

Tracklist
1.The Deep Breath Before The Plunge
2.Fields Of War
3.Road To Hell
4.Memories
5.The Net
6.A Shade In Light
7.Out Of This World
8.I8
9.Straight At The Heart

Line-up
Colombini Roberto Pugnale – Guitars
Alex Jarusso – Vocals
Alessandro Cola – Bass
Antonio Inserillo – Drums

SILVER P – Facebook

Krisiun – Scourge of the Enthroned

I Krisiun non deludono le aspettative e ci consegnano l’ennesimo devastante lavoro, confermandosi quale punto fermo di un certo modo di fare metal estremo.

Tornano con un nuovo lavoro i brasiliani Krisiun, una delle più importanti metal band verde oro, almeno per quanto riguarda i suoni estremi.

Lo storico trio arriva all’undicesimo lavoro di una carriera iniziata nel 1990, periodo in cui il genere ha avuto il suo momento d’oro sia in termini di popolarità che di sviluppo.
La band ha quindi continuato a sfornare opere estreme con buona costanza per quasi trent’anni e questo nuovo album, intitolato Scourge of the Enthroned, la conferma come garanzia di continuità per gli amanti dei suoni death metal tradizionali, con otto brani per quasi quaranta minuti di assalto sonoro alla Krisiun, con Alex Camargo, Max Kolesne e Moyses Kolesne a dettare le regole di un sound a suo modo riconoscibile.
La title track apre l’album, facendo capire che le ritmiche tambureggianti, la chitarra che si staglia melodica ed epica su una struttura tellurica, l’assalto senza soluzione di continuità sono ancora i punti fermi del suono Krisiun anche nel 2018, magari senza picchi assoluti, ma comunque in grado di soddisfare i fans che segue la band da anni, così come quelli dell’ultima ora.
Prodotto da Andy Classen, Scourge of the Enthroned ha nel suo approccio diretto un’arma micidiale: la band spara otto mitragliate senza soluzione di continuità mirando al cuore dell’ascoltatore maciullato dai colpi inferti da Demonic III, Whirlwind Of Immortality e A Thousand Graves.
I Krisiun non deludono le aspettative e ci consegnano l’ennesimo devastante lavoro, confermandosi quale punto fermo di un certo modo di fare metal estremo.

Tracklist
1. Scourge of the Enthroned
2. Demonic III
3. Devouring Faith
4. Slay the Prophet
5. A Thousand Graves
6. Electricide
7. Abysmal Misery (Foretold Destiny)
8. Whirlwind of Immortality

Line-up
Alex Camargo – Vocals / Bass
Moyses Kolesne – Guitar
Max Kolesne – Drums

KRISIUN – Facebook

BURNING WITCHES

Il lyric video di ‘Executed’, dall’album ‘Hexenhammer’ (Nuclear Blast).

Il lyric video di ‘Executed’, dall’album ‘Hexenhammer’ (Nuclear Blast).

Le Burning Witches non sono solo l’export più piccante della Repubblica Alpina, ma le cinque ragazze svizzere sono anche le più elettrizzanti nuove arrivate nella scena heavy metal old school degli ultimi anni, a livello internazionale!

Il nuovo album “Hexenhammer” sarà pubblicato il 9 novembre su Nuclear Blast.

In occasione del lancio dei pre-ordini del disco, la band pubblica il primo singolo ‘Executed’, accompagnato da un lyric video.

La band dichiara:
“Siamo molto orgogliose di mostrarvi il nostro primo lyric video per la canzone Executed’. È un brano davvero potente e veloce che racconta la storia della ‘ultima strega’ svizzera Anna Göldi e della sua tormentata esistenza. Si tratta di una vicenda vera e tragica che si adatta al tema dell’album ‘Hexenhammer’!”.

Chi pre-ordina “Hexenhammer” in digitale riceverà immediatamente ‘Executed’: http://nblast.de/BWExecuted

I pre-ordini di “Hexenhammer” in formato fisico sono attivi qui: http://nblast.de/BWHexenhammer

La tracklist di “Hexenhammer” è la seguente:
01. The Witch Circle
02. Executed
03. Lords Of War
04. Open Your Mind
05. Don’t Cry My Tears
06. Maiden Of Steel
07. Dungeon Of Infamy
08. Dead Ender
09. Hexenhammer
10. Possession
11. Maneater
12. Holy Diver
Bonus:
13. Self Sacrifice
14. Don’t Cry My Tears (acoustic)

L’album è stato prodotto al Little Creek Studio con lo stesso team del predecessore: V.O. Pulver (PRO-PAIN, DESTRUCTION, NERVOSA, PÄNZER) e la leggenda dei DESTRUCTION, Schmier, che ha aiutato e dato consigli come caro amico della band. Il risultato è un brillante album heavy metal, che toglierà il fiato agli headbangers di tutto il mondo.

La copertina è stata creata dall’acclamato artista ungherese Gyula, che ha curato anche gli artwork di gruppi quali DESTRUCTION, ANNIHLATOR, GRAVE DIGGER, STRATOVARIUS, TANKARD e molti altri.

BURNING WITCHES date:

30.08. CH Lucerne – Schüür (w/ NERVOSA, IRONY OF FATE)
01.09. A Satteins – Hard N’ Heavy

“Metal Storm Tour 2018”
con GONOREAS
05.10. E Madrid – Boveda
06.10. E Vitoria-Gasteiz – Urban Rock Concept
07.10. E Barcelona – Sala Bóveda
08.10. E Valencia – Paberse Club
09.10. E Puertollano (Ciudad Real) – Krater Rock City
10.10. E Zaragoza – Carpa Rock Interpeñas

14. – 21.10. E Mallorca – Full Metal Holiday

Album-Release-Show:
09.11. CH Brugg – Salzhaus
10.11. D – Mannheim – MS Connexion Complex **NUOVO**

“The Tour Of The Living Dead”
con GRAVE DIGGER – presentato da Rock Hard (D)
11.01. D Hanover – MusikZentrum
12.01. D Andernach – JUZ Live Club
13.01. CH Pratteln – Z7
14.01. D Munich – Backstage
15.01. D Aschaffenburg – Colos-Saal
16.01. D Saarbrücken – Garage
17.01. D Bochum – Zeche
18.01. D Glauchau – Alte Spinnerei
19.01. D Neuruppin – Kulturhaus
20.01. NL Rotterdam – Baroeg
22.01. D Hamburg – Martkhalle
23.01. D Berlin – Lido
24.01. D Bamberg – Live-Club
25.01. D Regensburg-Obertraubling – Airport-Eventhall
26.01. D Memmingen – Kaminwerk
27.01. D Ludwigsburg – Rockfabrik
28.01. F Paris – Petit Bain
29.01. UK London – Camden Underworld
30.01. B Vosselaar – Biebob
31.01. F TBA
01.02. E Bilbao – Santana 27
02.02. E Madrid – Sala Mon Live
03.02. E Barcelona – Razzmatazz 2

Le BURNING WITCHES sono:
Seraina | voce
Romana | chitarra
Sonia | chitarra
Jay | basso
Lala | batteria

Altre info:
www.facebook.com/burningwitches666
www.nuclearblast.de/burningwitches

Ether – Seek Through Control

Gli Ether dimostrano, con questa decina di minuti di musica senz’altro validi, di possedere le caratteristiche per interessare una certa fascia di ascoltatori trasversale ai generi, anche se per forza di cose le conclusioni si potranno trarre solo quando il duo britannico sarà in grado di offrire un’uscita dal minutaggio più consistente.

Via Loneravn ci giunge questa uscita degli inglesi Ether, contenente due brani brevi ma interessanti il giusto per far sì che la loro proposta non venga subito dimenticata.

I giovani Zak ed Imogen, fin dal look esibito nelle foto promozionali, ci rimandano ad un immaginario ottantiano e, in effetti, il loro sound si rivela un intrigante ibrido di psichedelia, post punk, shoegaze e doom (quest’ultimo soprattutto nella seconda delle due tracce).
Pur essendo in attività da qualche anno, la produzione degli Ether è stata finora piuttosto centellinata, sotto forma di qualche singolo, anche se l’ascolto di queste due buone canzoni brani rende comprensibile la scelta di non voler fare le cose con troppa fretta.
I’ll Laugh When They’re Crashing Down si snoda su ritmi piuttosto sostenuti , con la voce di Zak che sembra provenire di peso dalle band psichedeliche che imperversavano una trentina d’anni fa (gente tipo i Loop, per intenderci), mentre Seek Through Control, come detto, si sposta decisamente su territori doom, pur mantenendo quell’aura lisergica conferita anche dall’indolente incedere del cantato.
Gli Ether dimostrano, con questa decina di minuti di musica senz’altro validi, di possedere le caratteristiche per interessare una certa fascia di ascoltatori trasversale ai generi, anche se per forza di cose le conclusioni si potranno trarre solo quando il duo britannico sarà in grado di offrire un’uscita dal minutaggio più consistente.

Tracklist:
1.Seek Through Control
2.I’ll laugh When They’re Crashing Down

Line-Up:
Zak Mullard – guitar, vocals and drum machines
Imogen Shurey – bass

ETHER – Facebook

Hellbones Records / Mister Folk NIGHT

Giovedì 20 settembre, sul palco del rinnovato Let It Beer di Roma, suoneranno Kormak, Stilema e Amraam.
La serata sarà aperta dagli Amraam, formazione thrash/death metal romana che porterà un bel po’ di energia con i pezzi del potente demo “Taken”.
Seguirà il raffinato folk metal degli Stilema con brani tratti dall’EP del 2017 “Ithaka” e dal full-length “Utopia” in uscita nei prossimi mesi per Hellbones Records.
Chiuderanno la serata gli headliner Kormak, band folk/death metal pugliese che ha di recente esordito con il disco “Faerenus” per conto della Rockshots Records: il quintetto di Bari è impegnato in numerose date per la promozione del cd e quella del 20 settembre sarà la prima volta nella capitale.
Saranno presenti i banchetti di Hellbones Records e Mister Folk con cd, vinili e libri.

Dettagli data:
Kormak + Stilema + Amraam
Giovedì 20 settembre Let It Beer, piazza delle Crociate 26/28, Roma
Inizio concerti: h 21.00
Costo biglietto: 5 euro

Evento Facebook: https://www.facebook.com/events/2120641691534356/

Sleaze it Up Festival: il 29 settembre la prima edizione dell’evento targato Black Dog Booking

E’ con estremo orgoglio che Black Dog Booking annuncia la prima edizione dello “Sleaze It Up Festival”, un evento esclusivo di musica Sleaze, Hard Rock, Glam che si svolgerà sul bellissimo palco del Dedolor Music Headquarter di Rovellasca (CO) il prossimo 29 Settembre 2018.

Il bill, rigorosamente tutto Italiano, ha come headliner gli Hungryheart, band di punta dell’AOR made in Italy che quest’anno ha festeggiato i dieci anni di rilascio del disco di esordio.

Sarà parte del festival anche un’altra band storica dello sleaze/glam italiano, i fiorentini Jolly Rox, altra band con più di dieci anni di carriera alle spalle.

Completeranno il bill i Kissing Venus, Paul Audia (il cui ultimo disco è stato registrato a Los Angeles con Billy Sheehan e Matt Starr dei Mr Big), X-Plicit ed Alchemy.

<< Abbiamo voluto dare spazio solo alle band Italiane in questa prima edizione dello Sleaze It Up Festival – ha dichiarato Nikki di Black Dog Booking – perché crediamo fortemente nella scena hard rock italiana, costituita da band di grande valore e assolutamente meritevoli di spazi e palchi adeguati . Spesso il grande nome internazionale non è sempre sinonimo di qualità per quanto il richiamo resta sempre forte. Siamo fiduciosi anche della risposta del pubblico, queste band sono fantastiche! >>.

Apertura porte ore 19:00

Line Up e orari di esibizione:

ALCHEMY ► 20:00
X-PLICIT ► 20:40
PAUL AUDIA ► 21:20
JOLLY ROX ► 22:00
KISSING VENUS ► 22:45
HUNGRYHEART ► 23:45

Ingresso €12 inclusa consumazione.

Evento facebook: https://www.facebook.com/events/731048983910209/

www.blackdogbooking.com

edoardo.giovanelli@tanzanmusic.com

Comunicazioni generali:
www.tanzanmusic.com
info@tanzanmusic.com

Kaelan Mikla – Mánadans

Una realtà di grande valore e pressoché unica, che va oltre il discorso dei gruppi femminili in quota punk, per un disco che è una gemma preziosa e rabbiosa.

Se Robert Smith dei The Cure ti sceglie per farti suonate al The Meltdown Festival vuol dire che sei molto brava e che possiedi la chiave per leggere nelle tenebre.

Il gruppo islandese, formato da tre ragazze e chiamato Kaelan Mikla, è tutto ciò e molto di più, ed è una delle cose migliori mai arrivate dalla piccola isola sperduta nel nord, che è una delle più floride terre musicali. Questa formidabile entità tutta al femminile unisce in sé la furia del post punk, tastiere devastanti, il death rock ed una costruzione della forma canzone assolutamente originale, per un risultato disturbante che penetra nella nostra psiche fino al livello più profondo per non lasciarci più. Tutto comincia quando le tre ragazze vincono un concorso letterario indetto presso la Biblioteca Pubblica di Reykjavik, e vengono prese sotto l’ala di Alison MacNeil, la parte canadese del gruppo islandese Kimono, che produce il primo disco, il presente Mánadans . L’esordio le porta al Roadburn, dove fanno una performance che viene acclamata da molti, e poi a uno dei più importanti festival islandesi l’Iceland Airwaves. Questo disco è un qualcosa di originale e di importante. Il cantato in islandese è di una violenza incredibile. L’impianto è fortemente new wave post punk, ma lo sviluppo segue strade sconosciute, la musica è minimale ma di una ricchezza incredibile. Le tracce sembrano quadri impressionisti dipinti suonando da queste tre furie islandesi. Le Kaelan Mikla non sono scevre da una certa teatralità insita nel loro essere e che apre ulteriori porte per sviluppi futuri. L’esperienza di ascoltare questo gruppo è davvero interessante, qui si va oltre i generi per arrivare ad un creazione molto particolare e fuori dai canoni ordinari. Una realtà di grande valore e pressoché unica, che va oltre il discorso dei gruppi femminili in quota punk, per un disco che è una gemma preziosa e rabbiosa.

Tracklist
1.Lítil Dýr
2.Næturdætur
3.Mánadans
4.Umskiptingur
5.Yndisdráttur
6.Ekkert nema ég
7.Ástarljóð
8.Ætli það sé óhollt að láta sig dreyma
9.Reykjavík til staðar
10.Kalt (Demo)

Line-up
Sólveig Matthildur
Margrét Rósa
Laufey Soffía

KAELAN MIKLA – Facebook

The Creptter Children – Asleep With Your Devil

Asleep With Your Devil ci presenta una manciata di brani piacevoli: la band appare più a suo agio quando indurisce i suoni, e questa è la strada da seguire in previsione di un futuro full length per viaggiare sicura tra le notturne vie del gothic metal.

I The Creppter Children sono un duo proveniente da Melbourne, attivo dal 2006 e con un full length all’attivo uscito tre anni dopo (Possessed), formato dalla cantante Iballa Chantelle e da Nator Creppter, chitarrista alle prese anche con synth e batteria programmata.

Asleep With Your Devil è il loro nuovo lavoro in formato ep, composto da cinque brani di rock melodico dalle tinte dark, con accenni al gothic metal da balera, pregno di chorus ruffiani e qualche nota chitarristica che, ogni tanto, assume posizioni più metalliche rispetto al trend dei brani presenti.
Sintetico e liquido in molti frangenti, il sound dei The Creppter Children pesca dal movimento gotico con un tocco alternative di matrice statunitense, specialmente quando i toni si fanno leggermente più duri (Killer, Watching You).
Il resto viaggia con il pilota automatico, Iballa Chantelle a tratti signora dark dai toni lascivi lascia la sua sensuale impronta nella conclusiva Watching You, il brano più riuscito di questo mini cd, con ritmiche e synth che strizzano l’occhio al black metal sinfonico per poi tornare su lidi più moderni e cool.
Asleep With Your Devil ci presenta quindi una manciata di brani piacevoli: la band appare più a suo agio quando indurisce i suoni, e questa è la strada da seguire in previsione di un futuro full length per viaggiare sicura tra le notturne vie del gothic metal.

Tracklist
1.Asleep With Your Devil
2.Crazy
3.It’s A Game
4.Killer
5.Watching You

Line-up
Iballa Chantelle – Vocals
Nator Creppter – Guitars, Synth, Drums programming

THE CREPTTER CHILDREN – Facebook

Dauþuz – Des Zwerges Fluch

Des Zwerges Fluch è un’altra prova convincente regalata da Aragonyth e Syderyth, musicisti che fanno tesoro dell’esperienza acquisita negli anni attraverso un’intensa attività all’interno di diverse band tedesche.

Ci eravamo già occupati di questi ottimi Dauþuz lo scorso anno, in occasione dell’uscita del loro secondo full length Die Grubenmähre: li ritroviamo oggi, sempre sotto l’attenta egida della Naturmacht, con questo ep intitolato Des Zwerges Fluch, alle prese con il loro black metal ossessionato a livello concettuale dal lavoro in miniera all’inizio del novecento.

Il duo offre comunque sei brani per una durata complessiva degna di un full length, per cui sicuramente c’è un buon motivo in più per dedicare la giusta attenzione a questo lavoro .
Rispetto alla precedente uscita evidentemente non ci possono essere troppe variazioni sul tema, perché il black metal dei Dauþuz è profondamente tedesco per stile, atmosfere e ovviamente liriche, anche se all’ascolto si percepisce una migliore sintesi ed un’intensità offerta in maniera più continua.
La trilogia dedicata alla “maledizione del nano” costituisce ovviamente il fulcro dell’opera, con soprattutto la seconda parte Buße che vede i Dauþuz offre il meglio a livello di ispirazione; frammenti acustici si frappongono tra i vari brani spezzando opportunamente l’andamento dei brani con l’intento di aumentare ancor più il pathos, con due tracce magnifiche come Steinhammer e Als mein Geleucht für immer erlosch ad aprire e chiudere rispettivamente l’ep, all’insegna di un black metal crudo ma non scevro di linee melodiche ficcanti.
Des Zwerges Fluch è un’altra prova convincente regalata da Aragonyth e Syderyth, musicisti che fanno tesoro dell’esperienza acquisita negli anni attraverso un’intensa attività all’interno di diverse band tedesche; ma ormai sappiamo bene che difficilmente da quelle terre potrà scaturire una qualsiasi forma di black metal che non sia soddisfacente.

Tracklist:
1. Steinhammer
2. Berggeschrey
3. Unwerk – Des Zwerges Fluch I
4. Buße – Des Zwerges Fluch II
5. Mors Voluntaria – Des Zwerges Fluch III
6. Als mein Geleucht für immer erlosch

Line-up:
Aragonyth S. – All instruments
Syderyth G. – Vocals, Lyrics, Guitars

DAUTHUZ – Facebook

SERCATI

Il video di Shockwaves of the Countdown, dall’album Devoted, Demons and Mavericks (Wormholedeath).

Il video di Shockwaves of the Countdown, dall’album Devoted, Demons and Mavericks (Wormholedeath).

Melodic black metal act Sercati are proud to announce that their upcoming new album “Devoted, Demons and Mavericks” will be released on 21 September 2018 via Wormholedeath / The Orchard.
“Devoted, Demons and Mavericks” has been recorded and mixed by Jonathan Mazzeo at Mathlab Recording Studio.

“Devoted, Demons and Mavericks” Album Trailer

1. Countdown To Apocalypse
2. Shockwaves Of The Countdown
3. Time Of Loss
4. Under The Velvet Mask
5. Dream Devourer
6. An Appointement Between Hell and Heaven
7. Cathartic Bomb
8. Before The Battle
9. Fight To Dust
10.The Purgatory
11.Facing The Unknown (Outro)
This April Sercati released their first single & official video “Shockwaves of the Countdown”, taken from the upcoming full lenght album.
“Shockwaves of the Countdown” Official Video

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I Sercati rivelano la data di uscita di
“Devoted, Demons and Mavericks”!

I Sercati (melodic black metal) sono lieti di annunciare che il loro nuovo album “Devoted, Demons and Mavericks” uscirà il 21 Settembre 2018 via Wormholedeath / The Orchard.
“Devoted, Demons and Mavericks” è stato registrato e mixato da Jonathan Mazzeo al Mathlab Recording Studio.

“Devoted, Demons and Mavericks” Album Trailer

1. Countdown To Apocalypse
2. Shockwaves Of The Countdown
3. Time Of Loss
4. Under The Velvet Mask
5. Dream Devourer
6. An Appointement Between Hell and Heaven
7. Cathartic Bomb
8. Before The Battle
9. Fight To Dust
10.The Purgatory
11.Facing The Unknown (Outro)

In Aprile é uscito anche il primo singolo estratto dall’album in uscita. Di seguito il video ufficale:
“Shockwaves of the Countdown” Official Video

Blaze Bayley – The Redemption of William Black – Infinite Entanglement Part III

Se siete estimatori del vocalist, l’album è 100% Bayley e quindi The Redemption of William Black – Infinite Entanglement Part III non vi deluderà, ma se l’artista non è mai riuscito ad entrare nelle vostre corde non credo che ciò possa accadere grazie a questo nuovo lavoro.

Diciamolo francamente: se a Steve Harris non fosse venuto in mente di metterlo dietro al microfono della vergine di ferro, di Blaze Bayley se ne parlerebbe poco, e solo a livello underground; invece, i due album con gli Iron Maiden, che non per colpa sua sono sicuramente i punti più bassi della loro discografia, hanno per assurdo dato l’immortalità artistica al cantante britannico, per molti solo vittima di scelte quantomeno azzardate, per altri semplicemente cantante di livello medio basso.

La trilogia a sfondo fantascientifico, iniziata qualche hanno fa con l’album Infinite Entanglement e proseguita con Endure Or Survive, arriva al suo epilogo con questo ultimo lavoro, The Redemption of William Black – Infinite Entanglement Part III, un lavoro discreto, senza grossi picchi, ma che, solo per le buone ‘intenzione e la costanza con la quale il cantante britannico ci si è dedicato, va sicuramente premiato.
Molti ospiti fanno al sua apparizione all’interno dell’opera, tra questi vanno ricordati Chris Jericho dei Fozzy ed il bassista Luke Appleton degli Iced Earth, così che The Redemption Of William Black prende le sembianze di un’opera a tutto tondo.
Il sound è quello solito, heavy metal old school di matrice maideniana, venato di hard rock, duro e puro ed assolutamente convenzionale: una formula che non passerebbe l’esame se invece di Blaze Bayley come monicker ci fosse quello di una qualsiasi band alle prime armi.
L’album è onesto ed in linea con quanto ci si può aspettare dal vocalist, ma è troppo poco per andare oltre ad una abbondante sufficienza, strappata con le unghie per un paio di brani interessanti come la maideniana Redeemer e la più diretta The Dark Side Of Black.
Se siete estimatori del vocalist, l’album è 100% Bayley e quindi The Redemption of William Black – Infinite Entanglement Part III non vi deluderà, ma se l’artista non è mai riuscito ad entrare nelle vostre corde non credo che ciò possa accadere grazie a questo nuovo lavoro.

Tracklist
01. Redeemer
02. Are You Here
03. Immortal One
04. The First True Sign
05. Human Eyes
06. Prayers Of Light
07. 18 Days
08. Already Won
09. Life Goes On
10. The Dark Side Of Black
11. Eagle Spirit

Line-up
Blaze Bayley – Vocals
Chris Appleton – Guitars
Martin McNee – Drums
Karl Schramm – Bass

BLAZE BAILEY – Facebook

Losa – Mastrucatum

Mastrucatum spalanca le porte al mondo dei Losa, un’entità musicale il cui manifesto legame alla tradizione della propria terra non rappresenta una fuga all’indietro rispetto alla modernità, bensì il condivisibile nonché riuscito tentativo di abbinare la contemporaneità del metal alla conservazione di quelle radici culturali che nessuna forma di globalizzazione ha il diritto di omologare o banalizzare.

Losa è il nome di questo nuovo eccitante progetto musicale proveniente dalla Sardegna, che vede coinvolti tre quarti dei disciolti Accabbadora e, nel complesso, musicisti impegnati in alcune delle migliori realtà estreme presenti nella fertile scena isolana (Simulacro, Anamnesi) e non (Progenie Terrestre Pura, Grind Zero).

Questo breve ep, intitolato Mastrucatum, nonostante una durata ridotta si rivela ampiamente esaustivo riguardo alle capacità ed alle potenzialità di questa nuova creatura che esce sotto l’attenta egida della Third I Rex, etichetta con sede a Londra ma gestita da un altro figlio di quella splendida terra quale è Roberto Mura.
Se la commistione tra black metal e folk non è certo una novità, l’operato dei Losa spicca per la sua perfetta coesione tra le pulsioni estreme e la tradizione musicale e culturale sarda, con i suoi riferimenti (anche in copertina) ai Mumutzones, le tradizionali maschere zoomorfe che animano il carnevale di Aritzu.
Il black metal viene così modellato dai Losa in maniera melodica ed efficace, con richiami che riportano ad una delle massime fonti di ispirazione, specie per chi si cimenta con il genere nell’Europa del Sud, che sono i primi Moonspell; e non è un caso se la band ha inciso una notevole cover di Alma Mater, ascoltabile purtroppo solo sul bandcamp vista la mancanza di tutti i placet necessari per inserire il brano anche all’interno delle copie fisiche di Mastrucatum.
Ad ogni buon conto, sia la title track che il brano autointitolato si rivelano tra le cose migliori ascoltate quest’anno in tale ambito, e stiamo parlando di un settore in cui la qualità media è davvero elevata.
Difficile non restare affascinati dalla sapiente alternanza degli stili vocali che spaziano dallo screaming agli intrecci corali tipici del folklore sardo, così come dalla rielaborazione dei dettami del black metal che viene restituito in maniera fresca ed accattivante.
A dimostrare, poi, che non tutti i mali vengono per nuocere, al posto della programmata cover troviamo Allumiendi, una traccia stupenda nel suo essere folk nel senso più limpido del termine, impreziosita dalle evocative note offerte dalla chitarra acustica.
Mastrucatum spalanca le porte al mondo dei Losa, un’entità musicale il cui manifesto legame alla tradizione della propria terra non rappresenta una fuga all’indietro rispetto alla modernità, bensì il condivisibile nonché riuscito tentativo di abbinare la contemporaneità del metal alla conservazione di quelle radici culturali che nessuna forma di globalizzazione ha il diritto di omologare o banalizzare.

Tracklist:
1.Intro
2.Mastrucatum
3.Losa (Mastrucatum II)
4.Allumiendi

Line-up:
Federico Pia – Vocals and Lyrics
Gabriele Perra – Guitars
Fabrizio Sanna – Bass, Choirs, Clean Vocals and Acoustic Guitar
Emanuele Prandoni – Drums and Percussions

LOSA – Facebook

Barren Womb – Old Money / New Lows

I Barren Womb ci sanno decisamente fare, con una musica corrosiva, altamente fantasiosa e con un’urgenza hardcore, come un’onda che ti travolge e che ti lascia diverso.

Coppie musicali, specialmente nel panorama alternativo se ne sono viste molte, arrivando ad essere quasi una moda, con esiti a volte buoni a volte meno.

Il duo in questione si chiama Barren Womb, è per metà finlandese e per metà norvegese e fa un tipo di musica che mescola noise, folk americano, blues distorto ed acido e tante altre cose. L’immaginario è fortemente americano, nel senso che si parte dalla lezione dei The White Stripes e simili per quanto riguarda la musica, mentre per quanto riguarda il visivo il tutto è davvero made in USA, anche se fra una certa Scandinavia e l’ovest a stelle e strisce non c’è molta differenza. Dentro al loro suono si può trovare anche la lezione rimasticata e sputata fuori di alcuni hardcore di un po’ di anni fa, soprattutto per l’andamento delle canzoni mai lineare, con tanti bellissimi spigoli che ti esplodono in faccia. I Barren Womb ci sanno decisamente fare, con una musica corrosiva, altamente fantasiosa e con un’urgenza hardcore, come un’onda che ti travolge e che ti lascia diverso. La ricerca musicale del duo è molto accurata, facendo compiere un viaggio fatto da musica mai ovvia con un suono sempre in movimento, come un magma ribollente ed interessante, in cui non si può fare a meno di guardare dentro. Come detto sopra molti sono i gruppi simili ai Barren Womb, ma la varietà del duo finnico/norvegese è peculiare. Chitarre distorte, canto fatto con le budella, quelle vere, e tanta abrasività per andare avanti in un Far West quotidiano che ormai ha superato la distopia.

Tracklist
1.Crook Look
2.Mystery Meat
3.Theory of Anything
4.Slumlord Millionaire
5.Cave Dweller
6.Drive-Thru Liquor Store
7.Mad 187 Skills
8.Russian Handkerchie

Line-up
Timo Silvola – Vocals, Drums
Tony Gonzalez – Vocals, Guitars

BARREN WOMB – Facebook