Rabhas – Maelstrom

L’impatto è notevole, i brani sono convincenti, manca solo un minimo di cura in più nella produzione, ma è un dettaglio messo in ombra dal monumentale impatto che il gruppo produce con questa raccolta di brani estremi.

Continuano ad arrivare interessanti proposte dall’underground estremo nazionale come i bolognesi Rabhas, band attiva dal 2011 e con alle spalle un primo demo ed un full length (Demolizione) uscito nel 2014.

Questo nuovo album Maelstrom, invece, è uscito nella primavera di quest’anno tramite la label russa Narcoleptica Prod ed è composto da nove brani cantati in italiano, come da tradizione del gruppo.
E appunto di un maelstrom musicale si tratta, un devastante death metal che non disdegna parti intricate capaci di mettere in evidenza la buona tecnica del gruppo che alterna death metal classico a parti più brutali e dall’impatto di un asteroide.
Il growl brutale accompagna dunque le evoluzioni dei musicisti impegnati sulle varie Maelstrom, Perversione Assassina, la progressiva Putridamente, in un death metal di scuola americana e consigliato agli amanti di Death, Morbid Angel ed Obituary.
L’impatto è notevole, i brani sono convincenti, manca solo un minimo di cura in più nella produzione, ma è un dettaglio messo in ombra dal monumentale impatto che il gruppo produce con questa raccolta di brani estremi.
Maelstrom si rivela così un buon lavoro per gli amanti del death metal di matrice statunitense, ai quali va l’invito a supportare il gruppo bolognese.

Tracklist
1.Intro
2.Maelstrom
3.Perversione assassina
4.Nevrotomia
5.Putridamente
6.Effetto nocebo
7.Visione
8.Rabhas
9.Tenebrae ad Libitum

Line-up
L – vocals
Preck – bass + guitars
Sguicio – drums
Fischio – guitars

RABHAS – Facebook

Ultha – The Inextricable Wandering

Grande affresco di black metal angosciante, disperato e figlio della desolazione metropolitana. Un’opera di altissimo livello.

Nella recensione del loro ultimo full length Converging Sins, del 2016, mi auguravo un’ulteriore crescita della band tedesca e tale auspicio, alla luce del nuovissimo lavoro, è stato assolutamente ben riposto.

Anche l’approdo alla potente Century Media non ha scalfito di una virgola la proposta di questi artisti, che proseguono la loro strada peculiare e personale, mettendo a fuoco il loro sound, senza perdere un oncia di potenza e passione costruendo noto dopo nota un’ atmosfera oscura, drammatica, angosciante. Memori dei suoni del passato (nel 2016, coverizzarono Raise the Dead di Quorthon), i quattro musicisti di Colonia definiscono un passionale suono black metal, miscelandolo con misteriosi aromi darkwave e derive doom: il risultato che ne scaturisce è un blend affascinante estremamente avventuroso e dal flavour metropolitano; non respiriamo gli aromi derivanti dalle fredde lande scandinave, ma la puzza del degrado urbano, la dissoluzione della civiltà industriale. E’ angosciante viaggiare all’interno di questi sei brani per più di un’ora di musica: l’approccio disperato è disturbante, la proposta non è immediata, non ci sono comfort zone, tutto è lacerante; non aspettatevi cambi di tempo repentini all’interno dei brani, che sono invece infinite cavalcate appassionate, condotte su note di basso ora avvolgenti ora frenetiche, con le chitarre instancabili nel tessere trame sonore prettamente black con le tastiere che immergono il tutto in un atmosfera grigia, fosca e plumbea. Non una nota sprecata, non manierismi, il suono è altamente coinvolgente fin dall’ opener The Avarist, quindici minuti meravigliosi che ci immergono in mondi bui, senza speranza ma allo stesso tempo ammalianti. Il potere dell’oscurità penetra i nostri sensi, diventa un tutt’uno con la nostra essenza vitale e ci spinge ad amare incondizionatamente tutte le note espresse nell’album sia quando l’afflato cosmico e l’ambient presenti in There Is No Love, High Up in the Gallows ci fanno galleggiare in un liquido amniotico primordiale, sia quando le note ossessive, noir e cinematografiche di We Only Speak in Darkness ci ricordano che… you exist for nothing. Le pressanti pulsioni dark wave di Cyanide Lips si aprono in un disperato scream forgiando un black angosciante e senza futuro. L’ “inestricabile vagare” del titolo ci “costringe” ad affrontare con paura le disilluse note dei quasi diciannove minuti dell’ultimo disperato viaggio: I’m Afraid to Follow You There, dove una fredda e distaccata maestosità lentamente si sfibra in note black feroci, capaci di fagocitare l’ultimo anelito di speranza che pensavamo di avere. Sarebbe fantastico vedere questa band dal vivo, nel frattempo godiamoci quest’opera di altissimo livello. Tra le uscite dell’anno ha trovato sicuramente un posto importante nella mia anima, insieme all’esordio dei Mare.

Tracklist
1. The Avarist (Eyes of a Tragedy)
2. With Knives to the Throat and Hell in Your Heart
3. There Is No Love, High Up in the Gallows
4. Cyanide Lips
5. We Only Speak in Darkness
6. I’m Afraid to Follow You There

Line-up
C – Bass, Vocals
M – Drums
A – Electronics
R – Guitars, Vocals

ULTHA – Facebook

Anisoptera – Spawn Of Odonata

Spawn Of Odonata è composto da otto brani di death progressivo e dissonante, in linea con quanto proposto negli ultimi tempi dai gruppi prog e technical metal.

Arrivano dalla Bay Area, luogo storico per il metal a stelle e strisce (specialmente parlando di thrash e death metal), gli Anisoptera, duo in attività dal 2014 con un demo seguito dal singolo Ammonite, licenziato un anno dopo e che troverete in questo nuovo full length.

Spawn Of Odonata è composto da otto brani di death progressivo e dissonante, in linea con quanto proposto negli ultimi tempi dai gruppi prog e technical metal.
Il mood è brutale, la provenienza da un luogo storico come la Bay Area si sente, ma il duo ne valorizza l’aspetto più tecnico con una serie di partiture intricate che arricchiscono l’approccio estremo del gruppo con sonorità jazz e fusion, nascoste nell’atmosfera estrema di brani come Rebirth, Cursed o Sterilization.
Randall Krieger e Robby Perry mettono la tecnica al servizio del sound, e rispetto a molti loro colleghi la parte più violenta e metallica è sempre in evidenza: un bene, perché Spawn Of Odonata rimane legato ben stretto al genere, senza lasciare i lidi estremi per avventurarsi in generi totalmente opposti al classico death metal.
Le ritmiche sono i constante cambiamento di tempi e modi, pur con una potenza sempre devastante, il growl è arcigno e la chitarra ha il suo daffare nel creare scale vorticose ma seguendo sempre l’economia del brano.
L’album si chiude al meglio con Heterochromia Iridis, brano strumentale acustico, mai come in questo caso definibile quale sorta di quiete dopo la tempesta metallica.

Tracklist
1. Parasite
2. Rebirth
3. Cursed
4. Aerial Predator
5. Sporadic Cycle
6. Ammonite
7. Sterilization
8. Heterochromia Iridis

Line-up
Randall Krieger- Guitar
Robby Perry- Vocals

ANISOPTERA – Facebook

STINS

Il video di “Ride my skin”, dall’album in uscita a novembre (Red Cat).

Il video di “Ride my skin”, dall’album in uscita a novembre (Red Cat).

Gli STINS, lanciano in anteprima il primo singolo “Ride my skin”, tratto dal loro full length, in uscita i primi di novembre per Red Cat Records.

Qui invece il brano su Spotify:
http://open.spotify.com/album/588WxK0s7HYq9kg8iH77d7

Acquistabile su tutti gli store mondiali tramite The Orchard:
https://www.amazon.it/Ride-My-Skin-Stins

CONTATTI BAND:
Facebook: www.facebook.com/thestinsofficial
Instagram: thestinsbandofficial

LABEL:
www.redcatpromotion.com

Martyr Lucifer – Gazing at the Flocks

Gazing at the Flocks è un album che merita un’attenzione diversa da quelle che molto spesso viene rivolta nei confronti di estemporanei progetti paralleli; Martyr Lucifer, nonostante il monicker faccia riferimento al singolo musicista, ha tutte le sembianze della band vera e propria e come tale va considerata, con tutte le positività che la cosa implica.

Gazing at the Flocks è il terzo full length marchiato Martyr Lucifer, progetto dell’omonimo leader degli Hortus Animae.

Come avevamo già visto in passato, qui non si rinvengono tracce di black metal bensì un sound maturo e molto curato, a cavallo tra dark wave e gothic con più di una digressione alternative; anche per questo motivo l’album scorre in maniera piuttosto lineare e gradevole, senza necessitare di diversi ascolti per apprezzare i buoni spunti melodici ed i chorus disseminati al suo interno.
Ecco, forse questa ingannevole sensazione di leggerezza può costituire il solo limite di un’opera ben costruita e che vede protagonisti, oltre al musicista romagnolo con il suo timbro profondo e molto adatto al genere, la vocalist ucraina Leìt, l’arcinoto Adrian Erlandsson alla batteria e l’ottimo ungherese Nagaarum alla chitarra, oltra a Simone Mularoni a fornire il proprio contributo in sala d’incisione non solo al di là del vetro ma anche al basso.
Il risultato è quindi oltremodo soddisfacente, tanto più dopo aver constatato che, in effetti, ad ogni successivo passaggio nel lettore molti brani rivelano interessanti sfumature sfuggite al primo approccio; se, da una parte, non ci troviamo di fronte ad un’opera epocale, va dato atto a Martyr Lucifer d’aver assemblato un lavoro privo di particolari punti deboli ma, semmai, con diversi picchi rappresentati dalla suadente Benighted & Begotten (notevole il duetto vocale) e le centrali Feeders, aka Heterotrophy / Saprotrophy e Leda and the Swan Pt. 1; resta, alla fine l’impressione d’aver ascoltato musica di qualità, collocabile senz’altro nella scia delle band guida del genere (Tiamat, The 69 Eyes) ma anche, a tratti, del Peter Murphy solista, il che è indicativo di un’oscurità diffusa che avvolge Gazing at the Flocks conferendogli un’aura a suo modo differente rispetto ai modelli citati.
In buona sostanza Gazing at the Flocks è un album che merita un’attenzione diversa da quelle che molto spesso viene rivolta nei confronti di estemporanei progetti paralleli; Martyr Lucifer, nonostante il monicker faccia riferimento al singolo musicista, ha tutte le sembianze della band vera e propria e come tale va considerata, con tutte le positività che la cosa implica.

Tracklist:
1. Veins of Sand Pt. 1
2. Veins of Sand Pt. 2
3. Bloodwaters
4. Feeders, aka Heterotrophy / Saprotrophy
5. Leda and the Swan Pt. 1
6. Leda and the Swan Pt. 2
7. Wolf of the Gods
8. Somebody Super Like You
9. Benighted & Begotten
10. Spiderqueen
11. Flocks
12. Halkyónē’s Legacy, aka The Song of Empty Heavens

Line-up
Martyr Lucifer – vocals, synth, programming
Leìt – vocals
Adrian Erlandsson – drums
Nagaarum – guitars
Simone Mularoni – bass (session)

MARTYR LUCIFER – Facebook