Vreid – Lifehunger

Il sound dei Vreid è ben più composito e ricco di sfaccettature rispetto a quello pur sempre apprezzabilissimo del cosiddetto black’n’roll”; così, pur senza assumere toni preponderanti, heavy metal, hard rock e altre sfaccettature entrano a buon diritto nel tessuto sonoro di Lifehunger consentendoci di ascoltare una raccolta di brani scorrevoli e convincenti.

Parlare dei Vreid non equivale certo a farlo per una qualsiasi band proveniente dalla Norvegia e dedita al black metal.

Il combo di Sogndal è, infatti, come la maggior parte dei lettori saprà molto bene, la diretta emanazione di ciò che furono i Windir, una delle band più importanti del movimento black scandinavo ed una delle prime, soprattutto, ad inserire nel genere elementi folk e pagan in maniera più convinta ed articolata.
Dopo la morte prematura di Valfar, i Windir di fatto non si sciolsero ma mutarono il loro monicker in Vreid, cambiando, saggiamente, le sonorità ed optando per un black più diretto e allo stesso tempo aspro ma non per questo monolitico.
Se gli anni migliori per il gruppo sono forse stati quelli della fine dello scorso decennio, il livello delle uscite si è sempre mantenuto ben al di sopra della media, e se una punta di opacità era stata riscontrata nei più recenti Welcome Farewell e Sólverv, si può tranquillamente affermare che con Lifehunger questa viene spazzata via per lasciare spazio a quello che, in maniera decisamente riduttiva, viene definito dalla stessa band black’n’roll.
In realtà il sound dei Vreid è ben più composito e ricco di sfaccettature rispetto a quello pur sempre apprezzabilissimo all’insegna del “palla lunga e pedalare”; così, pur senza assumere toni preponderanti, heavy metal, hard rock o addirittura qualcosa di vicino al country (Hello Darkness) entrano a buon diritto nel tessuto sonoro di Lifehunger consentendoci di ascoltare una raccolta di brani scorrevoli, intriganti e decisamente vari.
Se i Vreid scaricano tutti i cavalli in Sokrates Must Die o nella title track, d’altra parte dimostrano di sapersi muovere anche a ritmi più ragionati (One Hundred Years, Heimatt) senza perdere mai di vista il proprio filo conduttore; questi musicisti sono oggi una garanzia di qualità all’interno del genere e se, magari, la band è meno celebrata rispetto alle altre “storiche”, ciò avviene solo perché spesso ci si dimentica che si tratta della logica e naturale evoluzione di un gruppo che, nello scorso millennio, contribuì fattivamente alla crescita esponenziale di una scena che ancora oggi continua a diffondere il proprio misantropico ed irrequieto sentire.

Tracklist:
1. Flowers & Blood
2. One Hundred Years
3. Lifehunger
4. The Dead White
5. Hello Darkness
6. Black Rites in the Black Nights
7. Sokrates Must Die
8. Heimatt

Line-up:
Sture: Vocals & guitars
Strom: Guitars
Steingrim: Drums
Hváll- Bass and keys

Guest Musician
Aðalbjörn ‘Addi’ Tryggvason (SÓLSTAFIR): vocals on “Hello Darkness”

VREID – Facebook

NeversiN – The Outside In

I Neversin mettono in campo le loro doti al servizio di dodici piacevoli brani che formano un album fresco e solare, nel quale il metal sposa soluzioni tecnicamente importanti, mantenendo ugualmente un approccio caldo ed una forma canzone ben definita.

Non sono pochi gli album usciti negli ultimi anni che hanno rinfrescato la scena progressive metal, specialmente per quanto riguarda la scena underground italiana, una delle più ricche di talenti.

Certo che il prog metal classico (quello che si rifà ai Dream Theater, tanto per intenderci), ha poche frecce da scagliare contro il bersaglio dell’originalità, ma con album piacevoli, prodotti e suonati bene come il terzo lavoro dei nostrani NeversiN il risultato è ampiamente convincente e consigliato agli amanti del genere.
In The Outside In troverete prog metal di classe che non disdegna passaggi di ruvido hard & heavy e più melodico classic rock, un buon cantante che ricorda James La Brie ed una raccolta di brani che, appunto, uniscono grinta e melodia sotto il segno del metal progressivo, genere non così facile da proporre se non si è bravi musicisti ed ottimi songwriter.
Il quintetto nostrano mette in campo un po’ tutte queste caratteristiche, al servizio di dodici piacevoli brani che formano un album fresco e solare, nel quale il metal sposa soluzioni tecnicamente importanti, mantenendo un approccio caldo ed una forma canzone che in brani davvero belli come A Storm Is Coming, Life Preserved, o nelle ultime quattro tracce che formano la splendida suite The Symphony Of Light, confermano la band come un’ottima alternativa ai soliti nomi, proveniente dall’undergorund tricolore.
Come sempre la Revalve ha visto giusto, licenziando questa ottima terza prova dei NeversiN, gruppo che ha le carte in regola per non farsi dimenticare dagli appassionati.

Tracklist
01 – When Darkness Falls…
02 – A Storm Is Coming
03 – Rage, Pt. 2
04 – Life Preserved
05 – Rain
06 – B.O.Y. (Because of You)
07 – Light of the West
08 – Evenstar
09 – Cosmic Stroll in C# (Symphony of Light – Movement I)
10 – Light the Universe (Symphony of Light – Movement II)
11 – The Main Sequence (Symphony of Light – Movement III)
12 – Collapse (Symphony of Light – Movement IV)

Line-up
BeN – Vocals
Skench – Guitars
Sgana – Guitars
Hurt – Bass
Albertino – Drums

NEVERSIN – Facebook/

SADIST

Il lyric video di ‘Bloody Bates’, dall’album ‘Spellbound’ in uscita a novembre (Scarlet Records).

Il lyric video di ‘Bloody Bates’, dall’album ‘Spellbound’ in uscita a novembre (Scarlet Records).

I Sadist hanno pubblicato il lyric video di ‘Bloody Bates’, il primo singolo tratto dal nuovo, attesissimo album della band ‘Spellbound’, in uscita il prossimo 9 novembre suScarlet Records.

‘Spellbound’, il nuovo, attesissimo album dei Sadist, veterani della scena Progressive Death Metal europea che tornano dunque con l’ottavo lavoro in studio. Il filo conduttore di questo nuovo lavoro è la filmografia del maestro indiscusso del brivido Alfred Hitchcock. Ogni traccia ripercorre infatti la trama di un film, tinteggiandola ovviamente di “nuances’ tipicamente Sadist, da ‘Frenzy’ a ‘Notorius’, passando per ‘The Birds’ e naturalmente per l’indimenticabile ‘Psycho’. ‘Spellbound’ è un’opera matura, un album solido ed aggressivo (sicuramente il più estremo della band ad oggi) ma sempre con gli immancabili richiami Prog/Death che hanno reso noto ed apprezzato in tutto il mondo il marchio Sadist.

La bellissima cover è opera di SoloMacello (Ennio Morricone, Nick Oliveri, Mos Generator).

Si consiglia di seguire www.scarletrecords.it per le ultime notizie.

The Flesh – Dweller

Ventidue minuti di note che creano un mondo (quello dei The Flesh) di totale annientamento psichico, disturbante ed estremo come i generi da cui trae abominevole energia per arrivare inesorabilmente alla fine.

All’ascolto di Dweller non si può non constatare l’attitudine estrema degli olandesi The Flesh, tale da far impallidire una buona fetta delle band ascoltate negli ultimi tempi sotto la voce hardcore/punk.

La band olandese, composta da membri di Herder, Vervohed e Blood Diamond, trascende dai generi e si impone come decadente ed alcolico disfacimento mentale e fisico, un bombardamento di lucida pazzia che unisce in un sound corrosivo hardcore, crust, stoner malatissimo e black metal.
Ne esce un mostro cerebrale, un sound che trascina in un vortice di autolesionismo fagocitando pustole di menti malate e vomitandole insieme ai residui di fegato e organi impregnati di whiskey.
La voce di Jelle Kunst è un urlo di dolore sopra un tappeto di musica torturata da ritmiche sludge e black metal, come se nelle varie Black Rain o Siren’s Call, Darkthrone e Motorhead si riunissero per una jam crust/hardcore.
Lunga discesa nell’inferno del decadimento, Dweller non lascia speranze, il suo violento incedere non dà tregua, mentre Kunst vomita ormai senza freni perversione e livore.
Ventidue minuti di note che creano un mondo (quello dei The Flesh) di totale annientamento psichico, disturbante ed estremo come i generi da cui trae abominevole energia per arrivare inesorabilmente alla fine.

Tracklist
1.Tot In Den treure
2.Black Rain
3.Siren’s Call
4.Dweller (In The Dark)
5.Salax
6.Thrones In The Sky
7.A Knife To The Conformist
8.Fire Red Gaze

Line-up
Jelle Kust – Vocals
Sven Post – Guitars
Jeroen Vrielink – Bass
Tom Nickolson – Drums

THE FLESH – Facebook

Zardonic – Become

La musica di Zardonic è un infuso potente di metal e dance, con un’energia incredibile, e riesce anche ad essere orecchiabile e vendibile anche in altri ambiti.

Torna il più grande fra gli assassini sonori che potrete incontrare sul dancefloor, dal Venezuela Federico Ágreda Álvarez aka Zardonic.

Il nostro è in giro da molti anni, ha rotto molte barriere, ha portato il metal nella drum and bass e nell’elettronica in generale, e la dance nel metal, firmando numerosi ottimi remix, oltre che molto materiale suo. Il nuovo disco Become arriva dopo qualche anno di pausa seguita al precedente Antihero del 2015, che era un ottimo disco, ma con Become il venezuelano residente a Colonia si supera con un’opera potentissima e dalla produzione perfetta, come sua consuetudine. Zardonic prende anche una posizione precisa su ciò che sta succedendo in Venezuela: ora il tutto è sparito dalle notizie ma la situazione è tuttora molto difficile, e lo fa soprattutto nel singolo Revelation che è una mazzata incredibile, dance e riff metal, con un pezzo che i Prodigy attuali darebbero milioni di sterline per farlo, e anche il video è molto bello. Become è un potentissimo disco di dance con inserti metal, ma più che nella musica il metal è preso come attitudine, infatti i suoni sono elettronici ma lo spirito è decisamente metal. Gli esordi di Federico in Venezuela furono infatti con un gruppo black che ebbe un discreto successo, i Gorepriest; poi nel 2004 prende il nome di Zardonic e un travestimento con maschera simile all’alieno di Predator e comincia a picchiare durissimo attraverso i computer e i sintetizzatori. La sua musica è un infuso potente di metal e dance, con un’energia incredibile, e riesce anche ad essere orecchiabile e vendibile anche in altri ambiti, ad esempio come con Monster, la traccia di Become che vede ospiti Malek e APE, che nonostante sia un massacro possiede notevoli linee melodiche diventando quasi un pezzo di metalcore dance. Il disco continua nel solco del suono di Zardonic ma ne amplia le possibilità con una produzione pressoché perfetta e una potenza di fuoco devastante; il musicista nasce come testa metallica, ma alla pari nel suo cuore c’è la drum and bass, ed è stato il primo ed unico produttore di fama mondiale venezuelano in questo campo. Nel nuovo disco c’è appunto una collaborazione con uno dei migliori master of ceremonies del genere, Coppa, inevitabilmente inglese perché la drum and bass è un qualcosa di fortemente albionico: il pezzo si chiama Children Of Tomorrow e vi spaccherà le casse, inondando la strada di caos e morte. Become a pochi giorni dalla sua uscita è già balzato ai vertici delle classifiche dance e non solo, soprattutto di quelle digitali, e ciò è dovuto oltre che alla bontà del disco alle tantissime date che Zardonic ha fatto dal vivo in questi anni e ancor più all’immensa passione che questo ragazzo mette dentro i suoi lavori. Inoltre Become possiede diversi generi dentro di sé (troviamo addirittura del free jazz metal in Trashuman) ed è davvero un viaggio interessantissimo. Se andate sul sito di Zardonic, nella sua discografia troverete delle cose in free download: scaricate assolutamente il mix Metal Up Your Bass Revamoed Edition e ascoltate Become.

Tracklist
1 No Más Revolución (Intro)
2 Revelation
3 Black and White (Ft. American Grim)
4 Takeover (Ft. The Qemists)
5 Children of Tomorrow (Ft. Coppa)
6 Before the Dawn (Ft. Celldweller)
7 Follow the Light
8 Transhuman (Ft. Jørgen Munkeby)
9 Army of One
10 Monster (Ft. Ape & Malke)
11 Libertadores (Finale)

ZARDONIC – Facebook

LE INTERVISTE DI OVERTHEWALL – VULGAR SPEECH

L’intervista di Mirella agli emergenti Vulgar Speech.

Grazie alla reciproca collaborazione con la conduttrice radiofonica Mirella Catena, abbiamo la gradita opportunità di pubblicare la versione scritta delle interviste effettuate nel corso del suo programma Overthewall, in onda ogni domenica alle 21.30 su Witch Web Radio.
Questa volta tocca ai pordenonesi Vulgar Speech.

MC Partiamo dagli inizi.La band si forma nel 2012 come quartetto. Mi raccontate la genesi di questo progetto musicale?

VS Inizialmente io, Riccardo, e mio cugino Fabio, ci divertivamo a suonare  qualche cover nel giardino di casa sua. Successivamente, decidemmo, quasi per scherzo, di provare a formare una band e con due amici creammo gli Iron Farter ( ovviamente se lo traducete capirete che era un progetto inizialmente fatto per ridere ). Successivamente, dopo aver suonato in qualche localino soprattutto cover, scegliemmo di evolverci come gruppo e creammo pezzi nostri, registrando in casa il primissimo vero progetto. Con il tempo, decidemmo di cambiare nome poiché il progetto stava prendendo una piega più “seria” e cambiammo il nome in Vulgar Speech. Con gli anni i componenti diminuirono a tre, dove il bassista Mirko si aggiunse alla band.
Da quel momento decidemmo di restare un power trio e registrammo, dopo numerosi concerti, il primo vero EP dal titolo Is this Vulgar? presso il Deposito Giordani di Pordenone.

MC Come definireste il vostro genere musicale ?

VS Un misto tra il groove, l’heavy e il melodic metal, con piccole influenze trash.

MC A chi è affidata la composizione memodica e la scrittura dei testi? Ci sono argomenti che trattate più frequentemente?

VS La composizione è affidata a tutti, sia per le canzoni sia per i testi, in modo tale da rendere il risultato qualcosa che viene fatto dal gruppo stesso e non da uno solo. Gli argomenti sono generalmente temi legati all’essere umano: vita, morte, il superamento delle difficoltà ecc.

MC Il vostro primo disco viene pubblicato a giugno del 2015. Com’è stato l’impatto con il pubblico e la critica?

VS Per certi versi molto buono, nonostante avessimo scelto di registrare qualcosa di “grezzo”, non troppo trattato come molti altri progetti, per altri ci venne spesso criticato il fatto di aver fatto dei “collage” di generi. Questa critica però non ci ha fermati, ne abbiamo fatto tesoro e ora abbiamo un materiale molto più amalgamato, orientato sul groove/melodic metal, che si caratterizza da riff forti che si trascinano ed alternano con melodie più lente e melodiche. Speriamo presto di registrare in studio l’album!

MC Quali difficoltà incontra una band come la vostra a trovare una casa discografica? Avete qualche esperienza in merito?

VS Sì, esperienze legate a richieste di denaro elevate solo per una sponsorizzazione che, alla fine, non vale nulla, specialmente se hai solo un EP a disposizione, poiché molti preferiscono investire su un album piuttosto che su un EP. Siamo comunque in cerca di un etichetta e con il prossimo album speriamo di proseguire con nostro progetto.

MC Preferite il rapporto diretto col pubblico, quindi i live o vi trovate più a vostro agio in sala registrazione?

VS Assolutamente live! L’impatto che abbiamo sul pubblico, nonostante il fatto di essere solo in tre, è sempre stato buono ed apprezzato.

MC State lavorando ad un nuovo album? Quali sono i progetti immediati?

VS Come dicevo prima, il materiale per il nuovo album è quasi pronto, appena le finanze lo permetteranno potremmo procedere con le registrazioni. Altri progetti sono l’aver fatto il video ufficiale, disponibile su YouTube, della nostra Can U Really..?, track n° 5 del nostro EP.

MC Dove i nostri ascoltatori possono seguirvi? ( pagina, sito, live…)

VS Facebook: Vulgar Speech Instagram: vulgarspeech  Twitter: vulgarspeechban

Riporto esattamente come cercarci, è più facile!