Earthless – From The West

La band californiana è un ensemble che affonda le sue radici e la sua ragion d’essere nella musica dal vivo, fatta per stare su un palco e volare alto.

Album dal vivo per i magnifici Earthless, che hanno la loro missione nello stare davanti ad un pubblico a suonare.

Il disco è stato registrato dal vivo a San Francisco il primo marzo 2018 e cattura alla perfezione tutta la potenza e la varietà musicale di questo grande gruppo. Si può affermare forse a sproposito che questa band potrebbe corrispondere ai Grateful Dead della psichedelia pesante, nel senso che dal vivo cambia tutto rispetto all’ascolto su supporto fonografico. Il tour del concerto qui presente era quello dell’ultima fatica, Black Heaven che è già un bel disco di per sé, che qui viene stravolto rimanendo un punto di partenza per ciò che saranno gli Earthless nel futuro, o forse già solo dal prossimo concerto. La band californiana è un ensemble che affonda le sue radici e la sua ragion d’essere nella musica dal vivo, fatta per stare su un palco e volare alto. La già ricca musica dal vivo si espande, raggiunge lo stato gassoso al più presto e viene inalata dagli spettatori. L’impianto è quello della jam, quasi fosse un’equazione da sviluppare dati gli elementi di partenza, e che nel suo sviluppo acquista vita propria. Per fare pezzi di dieci minuti, ed anche oltre, dal vivo bisogna avere un talento fuori dal comune, perché non è per nulla facile. Le trame sonore si fondono fra loro nel suono stesso, e il trio ha una potenza psichedelica notevole che si fonde con un tiro musicale che va bene oltre i generi o le classificazioni. Dentro ci si può sentire anche un po’ della grandezza dal vivo dei Grand Fuck Railroad, quel vivere per suonare e stare su di un palco che è una dote innata. Prendere il proprio disco e plasmarlo in una veste radicalmente diversa dal vivo, ecco cosa fanno gli Earthless, infatti questo è da considerare a tutti gli effetti una raccolta di inediti, perché sono davvero altro rispetto alla versione in studio. In From The West troviamo anche una cover di Communication Breakdown degli Zeppelin che da ben l’idea di cosa siano gli Earthless, ovvero un gruppo psicotropo più che psichedelico. Un disco dal vivo gigantesco e bellissimo.

Tracklist
01. Black Heaven
02. Electric Flame
03. Gifted By The Wind
04. Uluru Rock
05. Volt Rush
06. Communication Breakdown
07. Violence Of The Red Sea
08. Acid Crusher

Line-up
Mario Rubalcaba
Isaiah Mitchell
Mike Eginton

EARTHLESS – Facebook

Ieri e oggi: intervista agli Hate

Un pezzo di storia del metal italiano. Questo sono gli Hate, esponenti oltretutto di una scena (quella ligure, e genovese nella fattispecie) da sempre viva e florida. Abbiamo potuto incontrarli e parlare con Enzo Vittoria.

ME Prima di tutto, la vostra storia: il vostro primo lavoro sulla lunga distanza è uscito in questo 2018, ma i vostri primi due demo risalgono alla seconda metà degli anni Ottanta…

Siamo nati come trio nel 1983: Enzo, Luca e Dido e dopo un esordio come supporto ad un gruppo più avviato abbiamo aggiunto Daniele alla formazione. Tra il 1984 e ’85 abbiamo sfornato pezzi e live a Genova e in festival fuori Genova poi nell’86 registrammo il primo demo formato da 8 tracce. Qualche live e nell’87 entrammo in studio per un altro demo di sole 4 tracce. Ci fu poi uno stop per la mia partenza per la leva obbligatoria a marzo ’87 e riprendemmo a fine ’88. Purtroppo la morte prematura di Daniele a giugno ’89 chiuse il capitolo Hate. A distanza di tanti anni abbiamo avuto la necessità di ritornare sui nostri passi perché, se pur breve, la nostra carriera aveva lasciato un segno e un seguito. Ci siamo riuniti io e Dido e abbiamo creato questo album con pezzi più maturi rispetto a quando avevamo tra i 15 e i 18 anni. Luca è rientrato nel gruppo rimettendosi in gioco dopo anni di stop ed è ripartito il motore Hate.

ME Volete parlarci della lavorazione di Useful Junk? In particolare, che cosa rappresenta questo disco per voi e nel vostro percorso artistico?

È stata una lavorazione lunga iniziata due anni fa, in quanto i tempi da dedicare al progetto erano limitati. Principalmente io componevo la tracce e le elaboravamo e registravamo nel nostro home studio. Dopo circa un anno e più di registrazioni siamo arrivati al mixing in studio. Sinceramente io volevo regalare ai vecchi fans un prodotto nuovo e registrato bene (a differenza dei nostri demo). Il gruppo (a parte io e Dido) era ancora da creare per eventuali live ma l’arrivo di Luca ha scatenato la macchina Hate e siamo ripartiti alla grande.

ME Che cosa sono per voi hard rock e metal? Qual è stata la vostra formazione musicale e oggi quali dischi preferite ascoltare?

Fondamentalmente l’hard rock ha significato più ampio e origini più vecchie rispetto al metal prettamente anni ’80 e più circoscritto. Personalmente ci reputiamo una hard rock band perché non facciamo il classico metal tipo Judas priest, Dio, Iron Maiden, ma vestiamo un genere derivato dal rock n roll e delineato da gruppi come Kiss, Motley Crue, Ratt, per arrivare a toccare generi più verso gli anni ’90 come gli Audioslave. La nostra formazione è: Enzo Vittoria basso e voce, David Caradonna chitarra, Luca Lopez batteria e Sebastiano Rusca chitarra. In aggiunta alla line up abbiamo due coriste per i live sessions: Martina Nuovo e Stefania Prian.

ME Cosa ricordate della scena heavy – italiana e genovese – degli anni ’80?

Abbiamo bellissimi ricordi vissuti. Erano gli anni in cui il genere spaziava anche in Italia, spinto ovviamente dal fenomeno mondiale. Si riempivano i teatri nonostante non esistessero social o vetrine, solo con la pubblicità ed il passaparola. C’erano tanti festival che radunavano il popolo metal e compagnie di metallari e rocker ovunque e si viveva di prepotenza.

ME Se doveste dare consigli ad un giovane ascoltatore che sta iniziando adesso a appassionarsi, quali sono i dieci dischi fondamentali che gli suggerireste?

Beh, per me il pezzo hard rock per eccellenza che mi ha cambiato la vita è stato Helter Skelter dei Beatles… da lì in poi Led Zeppelin e via di seguito fino ad arrivare agli anni ’80, quando ho preso coscienza che amavo quei suoni distorti. Diciamo che i 10 dischi che devi avere sono: 1) AC/DC, Highway to hell e Back in black; 2) il primo degli Iron Maiden (anche se non li apprezzo tanto); 3) Ratt, Out of the cellar; 4) Wasp, omonimo; 5) Van Halen, omonimo 1978; 6) Aerosmith, Rocks; 7) Motley Crue, Shout at the devil; 8) Kiss, Detroit rock city e 10) Def Leppard, Hysteria.

ME I vostri progetti futuri?

Per il futuro cercheremo di mettere in cantiere un altro album prima possibile, dobbiamo solo iniziare le registrazioni ma non facendolo di lavoro i tempi si allungano. Abbiamo alcune date live anche insieme ai Necrodeath, vecchi amici che avevano esordito come nostro gruppo di supporto nel ’86.

Angerfish – Get Uncovered

Gli Angerfish hanno senz’altro buone potenzialità, che vengono espresse in particolare nei brani in cui regnano atmosfere in linea con il rock americano degli ultimi trent’anni, dimostrandosi assolutamente sul pezzo quando il sound assume una matrice doom/stoner, più in affanno invece nei brani accelerati da un’urgenza thrash/punk.

Gli Angerfish sono un quartetto di rockers provenienti da Fidenza, attivi dal 2015 e con un ep omonimo alle spalle rilasciato lo scorso anno.

Dopo alcuni cambi di line up la band ha trovato stabilità, ed è composta oggi da Elia Buzzetti (voce e chitarra), Enrico Lisè (chitarra), Alex Petrolini (basso) ed Emmanuel Costa (voce e batteria), protagonisti di questo debutto sulla lunga distanza intitolato Get Uncovered.
Il sound proposto dal gruppo nostrano si muove tra l’hard rock, il doom e lo stoner di matrice statunitense, con qualche puntata thrash/punk oriented nelle dirette From Outside e Wash Your Crap, quelli che risultano gli episodi meno riusciti dell’album.
Gli altri brani invece mostrano un sound potente, con gli Angerfish ad esibire i muscoli con una serie di mid tempo che tra le note lasciano intravedere spunti di quei generi che hanno fatto la storia del rock di fine millennio.
L’opener Lazy Woman, la doom/stoner Chaos e la conclusiva Facing Death sono gli episodi che alzano di molto il giudizio su questo lavoro: potenti e monolitici, a tratti drogati di grunge e stoner, risultano l’anima desertica del gruppo, ispirato da Black Sabbath, Black Label Society, Sleep, Kyuss e Soundgarden.
Gli Angerfish hanno senz’altro buone potenzialità, che vengono espresse in particolare nei brani in cui regnano atmosfere in linea con il rock americano degli ultimi trent’anni, dimostrandosi assolutamente sul pezzo quando il sound assume una matrice doom/stoner, più in affanno invece nei brani accelerati da un’urgenza thrash/punk che, a mio avviso, appaiono fuori contesto rispetto a quelle che sono le coordinate di base del sound esibito in Get Uncovered.

Tracklist
1.Lazy Woman
2.Wrapped
3.From Outside
4.Chaos
5.Face to Face
6.Wash your Crap
7.Facing Death

Line-up
Elia Buzzetti – Vocals and Guitar
Enrico Lisè – Lead Guitar
Alex Petrolini – Bass Guitar
Emmanuel Costa – Vocals and Drums

ANGERFISH – Facebook

Tragacanth – The Journey Of A Man

Death metal feroce e tecnico, a tratti assolutamente progressivo ed attraversato da mood atmosferici, mentre un’anima black è foriera di cavalcate sferzate da gelidi venti nordici.

I Paesi Bassi sono per tradizione una delle terre più importanti per lo sviluppo delle sonorità estreme, specialmente per quanto riguarda il caro e vecchio death metal, fin dai primi anni novanta.

I Tragacanth fanno parte di quelle nuove leve che provano, anche se con approccio diverso, a tenere alta la bandiera del metal estremo nel paese dei tulipani, riuscendoci con un sound interessante e questo nuovo lavoro intitolato The Journey Of A Man, il secondo dopo Anthology Of The East licenziato tre anni fa.
Death metal feroce e tecnico, a tratti assolutamente progressivo ed attraversato da mood atmosferici, mentre un’anima black è foriera di cavalcate sferzate da gelidi venti nordici: questo è il sound proposto dal gruppo proveniente da Utrecht, imprigionato in nove composizioni per cinquanta minuti di intricate parti tecnico progressive e devastanti ripartenze death/black metal che non lasciano scampo.
La bravura tecnica dei nostri non inficia la scorrevolezza di composizioni dalla durata importante, cangianti nelle atmosfere di cui si compongono e perfette nel presentare al meglio i loro creatori.
Denial: They Are Mistaken, Depression: Waning Light e Acceptance: My Destiny Awaits, basterebbero per fare una carneficina, scorticando e torturando i padiglioni auricolari dei fans per via di un songwriting che alterna death metal, progressive, brutal e black metal in un continuo saliscendi estremo di ottimo valore.
Nella musica dei Tragacanth troverete sicuramente note che vi porteranno al confronto con altre e più famose realtà, ma il tutto rimanendo comunque saldamente all’interno in una proposta a suo modo personale.

Tracklist
1.Survival: Stagnate Reality
2.Denial: They Are Mistaken
3.Anger: Kitrine Chole
4.Depression: Waning Light
5.Bargaining: Will You Answer Me?
6.Nightmare: The Vision
7.Acceptance: My Destiny Awaits
8.Suffering: The Essence Implodes
9.Death: Journey’s End

Line-up
Jasper – Drums
Adrian – Guitars
Erik – Guitars
Terry – Vocals
Mark – Bass

TRAGACANTH – Facebook

VOICES FROM BEYOND

Il video di I Am The Presence, dall’album Black Cathedral (Volcano Records).

Il video di I Am The Presence, dall’album Black Cathedral (Volcano Records).

Voices from Beyond were born in 2006. They play an heavy metal characterized by a remarkable sound aggressiveness that dates back to 80s thrash and 90s death metal. VFB take inspiration from horror movies and Lovecraft’s tales, and are moved by passion and the research of a personal sound. They always try to overcome their music limits. In 2008 VFB released their first EP and in 2009 they recorded their first LP at Fear Studio.Today, after a change in the lineup, VFB have just finished recording their second LP, called “The Black Cathedral”

“Black Cathedral” tracklist:
1. Dark Age
2. The Hideout of evil
3. Guardian of the Laws
4. I am The Presence
5. La Valle della Coscienza
6. The Edge of Time
7. The Black Cathedral
8. Descending into The Abyss
9. Across The Mountains
10. The Family
Running Time: 47’20”

VOICES FROM BEYOND line-up:
Roberto Ferri – Vocals
Claudio Tirincanti – Drums
Michele Vasi – Guitar
Andrea Ingenito – Guitar
Enrico Ricci – Bass

More information at:
BAND: https://www.facebook.com/voicesfrombeyond
LABEL: http://www.volcanopromotion.com

Damnatus – Un Niente

Quello di Damnatus è un depressive black cadenzato e melodico, basato soprattutto su un lavoro chitarristico lineare ma efficace nel generare melodie dolenti sulle quali, poi, si poggia lo screaming disperato che declama testi in italiano molto diretti ma non banali.

Un Niente è il primo full length per il progetto solista Damnatus, il cui artefice è il giovane Oikos, musicista dotato di una grande sensibilità che trova sfogo in un depressive black molto esplicito a livello lirico.

L’ep Io odio la vita era già stato piuttosto indicativo del modus operandi di Oikos, il quale opta a livello stilistico per un depressive black cadenzato e melodico, basato soprattutto su un lavoro chitarristico lineare ma efficace nel generare melodie dolenti sulle quali, poi, si poggia lo screaming disperato che declama testi in italiano molto diretti ma non banali.
Il male di vivere nell’ottica Damnatus non ha filtri né edulcorazioni di sorta e l’obiettivo di restituire senza mediazioni il carico di disagio, la frustrazione ed il senso di resa di fronte al peso dell’esistenza riesce piuttosto bene, anche se il tutto potrebbe non soddisfare chi ricerca strutture leggermente più elaborate ed al contempo atmosferiche rinvenibili in altre forme di depressive.
Quella proposta da Oikos è musica sincera, che va apprezzata per quel che è senza stare troppo a vivisezionarne l’operato dal punto di vista sonoro piuttosto che lirico: quello che conta, qui, è il messaggio, che arriva forte, chiaro e brutalmente diretto, offrendo i suoi momenti migliori allorché la forma musicale si avvicina a quella utilizzata dai Katatonia ai tempi dell’accoppiata Discouraged Ones/Tonight’s Decision (Lacrima è il brano in cui ciò avviene in maniera più evidente, risultando senza dubbio il momento migliore dell’album) dove però il tutto veniva levigato, oltre che dalla classe superiore della band svedese, anche da un approccio dai forti richiami alla darkwave, al contrario di quanto avviene in Un Niente in cui viene maggiormente esasperata, anche vocalmente, l’asprezza della componente black.
Oikos trascrive e mette in musica quelle sensazioni sgradevoli che almeno una volta nella vita balenano nella mente di ogni essere senziente: si tratta poi di scegliere se esplicitare tutto questo cercando di trovare una qualsiasi via di uscita, anche estrema, oppure, citando il grande Gaber, “far finta di essere sani”, anche se alla fine ciò che resterà sarà solo e sempre la sofferenza, che la si voglia celare o meno alla vista degli altri.

Tracklist:
1. Alba di un nuovo dolore
2. Un altro giorno
3. Letargia
4. Lo specchio del vuoto
5. Lacrima
6. Tempi Andati
7. Un niente

Line-up:
Oikos – All instruments, Vocals