Homerik – Homerik

La musica prodotta in questo omonimo primo album è completamente fuori dagli schemi prefissati, unendo in tre quarti d’ora musica popolare nord africana e asiatica, death metal, folk, progressive, e thrash. in un spettacolo di fuochi d’artificio a tratti riuscito a tratti, leggermente caotico in altri frangenti.

Il primo album di questa band statunitense risulta uscito lo scorso anno, ma vale la pena fare un passo indietro per presentarla adeguatamente.

Gli Homerik sono un’entità di New York con a capo tre artisti come Ken Candelas (The Mad Composer), Andrew Petriske (The Daemon) e Obed Gonzalez (The Gatherer), ma di fatto a questa mastodontica opera hanno fornito il loro contributo una lunga serie di musicisti, amici ed ospiti del trio.
La musica prodotta in questo omonimo primo album è completamente fuori dagli schemi prefissati, unendo in tre quarti d’ora musica popolare nord africana e asiatica, death metal, folk, progressive, e thrash. in un spettacolo di fuochi d’artificio a tratti riuscito a tratti, leggermente caotico in altri frangenti; si tratta di un’opera ambiziosa e di una difficoltà estrema, questo va sicuramente detto, ma talmente varia nel suo concept musicale che si rischia facilmente di perdere il filo.
Gli Homerik non si fanno problemi di sorta, passano dal metal estremo violentissimo e di matrice death/thrash/hard core, a teatrali movimenti che ricordano il Grand Guignol, sinfonici, dalle atmosfere horror o semplicemente attraversati da una vena folk che, come già scritto, non si ferma ad una sola tradizione popolare ma passa con estrema disinvoltura tra la musica di paesi lontani tra loro come cultura e costume.
Il sound lascia nell’ascoltatore, oltre che la sorpresa, la sensazione che manchi qualcosa per legare il tutto, cercando nella parte visiva il Santo Graal della musica degli Homerik.
Musica da vedere quindi, magari in un teatro, con danzatori e artisti a dare vita a queste note variopinte e loro modo estreme, sicuramente coraggiose ed originali, ma di difficilissima collocazione.

Tracklist
1.Into the Pits of Oblivion
2.Unforgotten Kin
3.An Angel of Darkness
4.Curse of the Black Nile
5.The “Ire” of Green
6.Wendigo
7.The Balance of Power
8.Bread and Circuses
9.A Song of the Night: Part I
10.The Legion

Line-up
Ken Candelas – The Mad Composer
Andrew Petriske – The Daemon
Obed Gonzalez – The Gatherer

HOMERIK – Facebook

METEORE: ABHORER

Da Singapore, una delle band culto che più ha influenzato gran parte della scena Black Death dell’Estremo Oriente. Un solo album all’attivo, nel lontano 1996, ma accessibili oggi, grazie anche a diverse produzioni postume.

Singapore certo non è la Scandinavia o gli Stati Uniti e neanche la Germania o il Regno Unito, e nemmeno appartiene alla cosiddetta Fascia Estrema Mediterranea, ma annovera comunque, nella sua storia musicale, insieme al Giappone, alcune tra le band – in ambito Death e Black – più “influencer” della scena mondiale.

Sicuramente non ricca quanto le succitate storiche terre natie del genere estremo, ci ha comunque “donato” band del calibro di Mutation, Hellghast (in ambito Death Metal), Demisor, Cardiac Necropsy e Vrykolakas (in ambito Brutal Death) Impiety, Nuctemeron e soprattutto Abhorer (in ambito Black Thrash).
Nati nel lontano 1987 come Tombcrusher, cambiarono nome solo l’anno successivo, divenendo appunto Abhorer. Con questo monicker uscirono con il demo Rumpus of the undead; cinque occulte tracce di Black Death/Thrash di stampo abbastanza europeo.
Ma il vero successo venne con l’uscita dello split album – oramai di culto – con i giapponesi Necrophile, partorito dalla altrettanto famosa Decapitated Records (l’autrice – per capirci – di Into the Drape dei Mortuary Drape e Passage To Arcturo dei Rotting Christ).
Dopo però un misterioso silenzio di ben tre anni escono con un ep ,Upheaval of Blasphemy, di due pezzi, la cui cover (un demonio che copula con una donna sopra un pentacolo) letteralmente, li estromette dalla scena locale; il governo di Singapore non permetterà mai più loro di esibirsi dal vivo in terra natia, etichettandoli come adoratori di Satana e condannandoli al Fuoco Eterno (che era poi quello che i quattro ragazzacci desideravano…).
Quindi, per niente scoraggiati, nel 1996 fanno uscire Zygotical Sabbatory Anabapt per l’olandese
Shivadarshana Records (Impiety, Liar Of Golgotha, Order From Chaos), che rimarrà purtroppo l’unico vero loro full-length. Quasi 35 minuti di puro Black Death Thrash senza compromessi, furia cieca, grezza e sporca fino al midollo.
Dopo più nulla (si sciolsero nel 1997), se non una serie di split postumi e compilation, più o meno autorizzate dalla band stessa, tra cui una molto discussa Unholy Blasphemer, uscita per Xtreem, di cui in realtà la band non ne sapeva assolutamente nulla. La label pare sia stata ingannata da un presunto ex componente della band che voleva spillare qualche dollaro…

Discography:
Rumpus of the Undead – Demo – 1989
Deride the Remedied / Rumpus of the Undead – Split – 1991
Upheaval of Blasphemy – EP – 1994
Zygotical Sabbatory Anabapt – Full-length – 1996
Upheaval of Blasphemy / Dissociated Modernity – Split – 1997
Zygotical Ecstacy- Split – 2013
Cenotaphical Tri-Memoriumyths – Compilation 2014
Aseance Profanus Duoblation – Split – 2017
Oblation II: Abyssic Demonolatries – Compilation – 2017

Line-up
Exorcist – Guitars
Crucifer – Vocals
Imprecator – Bass
Dagoth – Drums

GANDALF’S OWL

Il video di Winterfell, dall’album “Who’s The Dreamer?” in uscita a gennaio (Club INferno Ent.).

Il video di Winterfell, dall’album “Who’s The Dreamer?” in uscita a gennaio (Club INferno Ent.).

“Who’s The Dreamer?” is GANDALF’S OWL’s new opus. Destined to be out in late November, we decided to fix some elements so we have a new release date that is January 4th, 2019.
Gandolfo FERRO, already known as HEIMDALL’s singer, propose with this album a great Progressive Ambient Rock, with sprinklings of ‘old-time’ electronica and epic psychedelic influences.
The elegance of the sounds of Floydian memory will complete a stunning act, while the presence of a cover of Le Orme classic “Il Vento, La Notte, Il Cielo” is a final gift to an album announced as a true masterpiece.

Here is the cover and the complete tracklist:
1. Winterfell – 2. A Dwarf In The Lodge Pt.1 – 3. A Dwarf In The Lodge Pt.2 – 4. Garmonbozia – 5. Between Two Worlds – 6. White Arbour (…The North Remembers) – 7. Sunset By The Moon – 8. Coming Home – 9. Il Vento, La Notte, Il Cielo (cover Le Orme)

– CLUB INFERNO ENT.: www.facebook.com/clubinfernoent
– GANDALF’S OWL: www.facebook.com/GaldalfsOwl
– Video[GANDALF’S OWL – Winterfell (Official video)]: https://youtu.be/PoaBL8-RoTc

Porn – The Ogre Inside Remixed

I suoni sono davvero interessanti e il disco raggiunge pienamente il suo obiettivo, ovvero quello di rileggere in maniera alternativa il disco originale, portandolo ad un altro livello. Nel campo dell’elettronica oscura è una delle migliori uscite degli ultimi tempi.

Album di remix del disco The Ogre Inside, uscito nel 2017 come primo episodio di una trilogia basata sul protagonista Mr. Strangler, che è anche il cantante del gruppo.

Gli Ogre sono un gruppo francese di ebm gothic metal, con una forte carica pop e ottime melodie, che si alternano perfettamente con pezzi maggiormente crudi e veloci. Il disco originale, uscito l’anno scorso, ha avuto un buon successo, e qui rinasce nuovamente grazie agli ottimi remix dei produttori An Erotic End Of Times, Heartlay, Thot e Aura Shred, che interpretano il disco in maniera differente, portando a galla nuove ricchezze nascoste. Il gruppo francese possiede qualità notevoli, poiché riesce a fare una sintesi molto originale di generi diversi, come l’ebm, il synth pop in quota Depeche Mode, soprattutto come modello sul quale plasmare la propria materia, e un tocco di metal gotico. Con questi remix si pone l’accento soprattutto sulla parte elettronica del tutto, e ne viene fuori un disco notevole, forse migliore rispetto all’originale, sicuramente altrettanto potente e visionario. Come per qualsiasi remix ben riuscito, molti meriti sono da ascrivere a colui o colei che lo produce, ma la materia prima deve essere per forza buona, sennò il risultato non arriva. Invece qui ogni canzone remixata è notevole, perché si scava a fondo per cogliere nuovi diamanti. La produzione è ottima ,e mette in risalto la vena di questi francesi che compongono molto bene, e i remix mettono in evidenza questo loro aspetto. The Ogre Inside è un disco che tratta in maniera profonda e approfondita le miserie e le tensioni morali e carnali dell’essere umano, quella guerra lunga una vita che ci contraddistingue nel regno animale. Non possiamo vincere questa battaglia, come ci fanno capire molto bene gli Ogre, ma possiamo ballarci sopra con loro e non è poco. L’ascoltatore verrà portato in giro fra erotismo, il fascino della decadenza e la nostra vera natura che viene fuori sempre e comunque. I suoni sono davvero interessanti e il disco raggiunge pienamente il suo obiettivo, ovvero quello di rileggere in maniera alternativa il disco originale, portandolo ad un altro livello. Nel campo dell’elettronica oscura è una delle migliori uscite degli ultimi tempi.

Tracklist
1 The Ogre Inside (Heartlay Remix)
2 Close The Window (An Erotic End Of Times Remix)
3 Dream On (An Erotic End Of Times Remix)
4 She Holds My Will (Heartlay Remix)
5 You’ll Be The Death Of Me (An Erotic End Of Times Remix)
6 Sunset Of Cruelty (An Erotic End Of Times Remix)
7 The Ogre Inside (An Erotic End Of Times Remix)
8 She Holds My Will (An Erotic End Of Times Remix)
9 Sunset Of Cruelty (THOT Remix)
10 The Ogre Inside (Aura Shred Remix)
11 Close The Window (Aura Shred Remix)
12 Sunset Of Cruelty (Aura Shred Remix )

Line-up
Mr Strangler : Vocals, drums programming, synth
Shade : Guitar
The One : Synth, guitar
The Priest : Bass
Zinzin Stiopa : Guitar

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Phandemya – Deathatomized

Un sound ben radicato negli anni ottanta, quindi con Kreator, Sodom e Destruction come padrini e tanta sana attitudine, fa di questo debutto un buon biglietto da visita per quello che, nato come un side project dei due chitarristi, con il tempo si è trasformato in qualcosa di più solido.

Dall’underground estremo della capitale arrivano i Phandemya: Deathatomized è il primo mostruoso parto del combo, un ep composto da cinque brani più intro, registrati e prodotti al Defrag CheckRoom da Fabrizio Campomori, un breve ma intenso e letale tuffo nel thrash old school, feroce quanto basta per avere non poche similitudini con il sound creato e reso famoso dalla sacra triade made in Germany.

Un sound ben radicato negli anni ottanta, quindi con Kreator, Sodom e Destruction come padrini e tanta sana attitudine, fa di questo debutto un buon biglietto da visita per quello che, nato come un side project dei due chitarristi, con il tempo si è trasformato in qualcosa di più solido.
Apotheosys è l’intro epico orchestrale, marziale nella sua pur breve durata ma che, con la giusta tensione, prepara all’aggressione sonora che da Juggernaut Assault in poi diventa furiosa e letale.
La voce è un rantolo cartavetrato, la produzione in linea con il sound crea un alone old school che fa di Speed Kills, di Μολων λαβε [Molon Labe] o di Deathatomized esempi di thrash dall’impatto di un carro armato, distruttivo, veloce e senza compromessi.
Accenni alla scuola statunitense si rinvengono in qualche passaggio chitarristico in Juggernaut Assault e nella conclusiva Solar Eye-Hole Pt.1 : Sands Of The Damned e valorizzano ulteriormente il sound proposto dai Phandemya, nuova realtà da seguire nel panorama underground metallico made in Italy.

Tracklist
1.Apotheosys [Intro]
2.Juggernaut Assault
3.Speed Kills
4.Μολων λαβε [Molon Labe]
5.DeathAtomized
6.Solar Eye-Hole Pt.1 : Sands Of The Damned

Line-up
Jacopo – Vocalist and Bass
Matteo – Guitar and Backing Vocals
Francesco – Guitar and Backing Vocals
Alessandro – Drums

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