Thomas Silver – The Gospel According The Thomas

The Gospel According The Thomas è un debutto ispirato, pensato e voluto come inizio di un nuovo corso che il musicista svedese inizia con il piede giusto, lasciando il rock sguaiato ed irriverente per intraprendere il cammino sulla strada di quello intriso della malinconica sfumatura blues che è prerogativa tipica dei grandi interpreti.

Di solito, quando un componente importante di un gruppo all’apice del successo decide che è il momento di lasciare, tutte e due le parti perdono qualcosa: la band un pezzo della sua anima, il musicista quell’entusiasmo che aveva caratterizzato la prima parte della sua vita nel mondo del rock vissuto con chi ne ha condiviso la gavetta e le prime soddisfazioni.

Per Thomas Silver, chitarrista e fondatore dei rockers svedesi Hardcore Superstar, questi dieci anni fuori dal mercato hanno portato un approccio più profondo e maturo, allontanandosi dalla macchina rock’n’roll che, diciamolo, funziona ancora alla grande (e di pochi mesi fa l’uscita dell’ultimo e bellissimo Hardcore Superstar) per avvicinarsi ad un rock cantautorale, pregno di atmosfere intimiste e post punk.
The Gospel According The Thomas è un debutto ispirato, pensato e voluto come inizio di un nuovo corso che il musicista svedese inizia con il piede giusto, lasciando il rock sguaiato ed irriverente per intraprendere il cammino sulla strada di quello intriso della malinconica sfumatura blues che è prerogativa tipica dei grandi interpreti.
L’album offre undici brani bellissimi e che sinceramente non ci si aspettava, una galleria di quadri che sprigionano poesia rock da ogni pennellata e che Silver interpreta con quel tono strascicato e da sopravvissuto, tra neanche troppo velati accenni a Iggy Pop, David Bowie, Nick Cave e The Clash.
Difficile trovare un brano che non sia uno stupendo manifesto al rock, che a testa alta ha ormai i piedi ben piantati nel nuovo millennio e che non ha assolutamente voglia di trapassare come molti vorrebbero.
Caught Between Worlds, D-Day, Time Stands Still, Mean Town sono alcune canzoni che spiccano, ma potrei nominare tutti gli undici diamanti racchiusi nello scrigno di questo straordinario rocker: va da sé che The Gospel According The Thomas è uno degli album più belli usciti quest’anno nel genere.

Tracklist
1. Caught Between Worlds
2. Public Eye
3. Minor Swing
4. D-Day
5. Coming In, Going Under
6. Time Stands Still
7. Bury The Past
8. On A Night Like This
9. Mean Town
10. Not Invited
11. All Those Crazy Dreams

Line-up
Thomas Silver

THOMAS SILVER . Facebook

Manam – Rebirth Of Consciousness

Rebirth Of Consciousness è un album affascinante, nel quale death, power e progressive metal sono l’impalcatura di un sound personale e studiato nei minimi dettagli, nonché ennesimo gioiello di una scena che si dimostra sempre più uno scrigno colmo di opere di valore.

Un concept che segue un viaggio spirituale è quello che ci propongono i Manam, giovane band fondata dal chitarrista e cantante Marco Salvador, al debutto con Rebirth Of Consciousness.

Melodic death metal, power ed ispirazioni progressive compongono questa raccolta di brani, molto vari ma legati dal concept e dall’approccio al genere che rimane assolutamente estremo e melodico.
Suonato e composto dalla band con l’ambizione di ottenere un prodotto originale senza snaturarsi troppo, l’album alterna tracce estreme, alcune delle quali potenziate da classiche ritmiche power, ad altre più orientate verso un mood progressivo e melodico che nobilita in modo importante brani come Atman Denied, che arriva subito dopo quello che era un classico episodio melodic death metal come Supernova.
Le parti in clean sono ottime, non così scontate come in altre realtà, il growl è potente mentre ineccepibile è la parte tecnica, che permette al gruppo di regalare brani di spessore come l’evocativa Revelation.
Total War è una traccia heavy metal tradizionale potenziata dall’attitudine estrema dei Manam, A Raw Awakening parte come una power ballad e si sviluppa in un crescendo estremo notevole, mentre la parola fine a questo lavoro la mette la progressiva, melodica e splendida Sahara.
Rebirth Of Consciousness è un album affascinante, nel quale death, power e progressive metal sono l’impalcatura di un sound personale e studiato nei minimi dettagli, nonché ennesimo gioiello di una scena che si dimostra sempre più uno scrigno colmo di opere di valore.

Tracklist
1. Fallen Leaves
2. Supernova
3. Atman Denied
4. Innerdemon
5. Revelation
6. Total War
7. A Raw Awakening
8. Anam
9. Sahara

Line-up
Marco Savador – Lead Guitar, Vocals
Fabiola Sheena Bellomo – Rhythm Guitar
Marco Montipò – Bass, Backing Vocals
Nicola Nik De Cesero – Drums

MANAM – Facebook

Obliteration – Cenotaph Obscure

Assoluta conferma del quartetto norvegese che rilascia un’opera veemente ma ricca di spunti lisergici e progressive, come al solito personale e coinvolgente.

Un breve suono di tamburi apre le danze al nuovo disco dei norvegesi Obliteration e libera tutta la forza dirompente del quartetto norvegese; dal 2004 si dipana una carriera impeccabile e totalmente priva di passi falsi, con quattro full length di death “mutante” con le radici ben salde ma libero da vincoli creativi e capace di spaziare in suoni e atmosfere multiformi.

Suoni stimolanti che riempiono ogni brano di variazioni, creando momenti estremamente avvincenti e creativi; a tal proposito e su medesime coordinate ricordo il meraviglioso Trance of Death dei Venenum del 2017, dove grandi capacità si amalgamavano perfettamente con scelte sonore molto “open mind”. Non fa assolutamente eccezione quest’ultimo disco dei norvegesi, provenienti dalla stessa città di origine dei seminali Darkthrone, Kolbotn, nel quale un sound veemente si interfaccia con tentazioni lisergiche e progressive; la band si lascia andare a canzoni dense, riuscendo a riempire ogni momento con idee, senza perdere in alcun modo intensità, ferocia e personalità. La title track incendia l’incipit del disco, colpendo subito i nostri neuroni, scagliandoci contro un chitarrismo torrenziale e incandescente:  atmosfere oscure, malefiche, il taglio progressivo lo si nota soprattutto nella gran voglia di variare e non rimanere ancorato alle “solita atmosfera”; la chitarra di Aryld Myren Torp si lancia in modo viscerale in tutti i brani, instancabile, rivaleggiando, in forza creativa, con la sezione ritmica e lacerando i brani con assoli acidi e psichedelici sempre selvaggi e liberi da schemi prefissati. Il breve, liquido e stralunato strumentale Orb apre i portali per la splendida Eldritch Summoning ,tour de force dalla forza incredibile, un fiume inarrestabile e veloce che travolge ogni argine e si erge minaccioso nei suoi otto minuti di furia devastatrice; è un piacere lasciarsi travolgere e si rimane storditi di fronte alla voglia creativa dei norvegesi, che assaltano i nostri sensi riducendo le nostre difese in brandelli. Ogni brano merita ascolti reiterati e per chi fosse interessato la riscoperta della discografia pregressa (soprattutto Nekropsalm e Black Distant Horizon) sarà fonte di puro piacere.

Tracklist
1. Cenotaph Obscure
2. Tumulus of Ancient Bones
3. Orb
4. Eldritch Summoning
5. Detestation Rite
6. Onto Damnation
7. Charnel Plains

Line-up
Didrik Telle – Bass
Kristian Valbo – Drums
Arild Myren Torp – Guitars
Sindre Solem – Vocals

OBLITERATION – Facebook

Frontier Of Existence

Il video di ‘The Counterfeit’.

Il video di ‘The Counterfeit’.

The material was recorded in Marcin Piekło’s Heavens Sound studio in Bielsko-Biała, Poland. The song is available for download at frontierofexistence.bandcamp.com.

Frontier Of Existence debuted in 2014, initially performed melodic death metal, with the development of the group began to lean towards post black.

In the past the band performed, among others together with the legendary polish group KAT & Roman Kostrzewski and at the Full Metal Haggis festival in Scotland. 2017 saw self-released debut album – ‘Chronicles of Grief – I’, which featured 7 tracks.

The Counterfeit
Production and editing – Damian Dudek
https://www.facebook.com/DamianDudekMovies
Paintings – Natalia Paczyńska
https://www.instagram.com/smutno_mi_borze/

Bandcamp: https://frontierofexistence.bandcamp.com/releases
YouTube: https://www.youtube.com/watch?v=uX6aRbLA71g – The Counterfeit

Facebook: https://www.facebook.com/frontierofexistence/

Instagram: https://www.instagram.com/frontierofexistence/

Lou Seriol – Occitan

Occitan è un disco molto bello e piacevole, che può rimettere in pace con il globo terracqueo, rivelando l’anima profonda del popolo occitano.

Torna il gruppo occitano moderno più conosciuto e di maggiore talento, i Lou Seriol con il suo ultimo disco che, come al solito, al suo interno racchiude molti tesori.

Occitan esce a distanza di sei anni dal precedente lavoro, Maquina Enfernala (2012), ed è un album completo, caratterizzato dall’incontro di molte sonorità, soprattutto folk, che hanno la peculiarità di non porsi confini e di andare sempre oltre. L’Occitania è un territorio fiero e dalle grandi tradizioni, dove si incontrano genti con lo sguardo sempre rivolto al futuro mantenendo le radici ben salde. I Lou Seriol scrivono musica con estrema facilità, le melodie sono sempre di grande effetto, e il risultato è di sentirsi come ad una bellissima festa di paese, dove si balla felici e il tempo si ferma per lasciare spazio agli uomini e alle donne, ai loro desideri, alle loro vite, alle loro paure e gioie. La fisarmonica viaggia leggera e guida il resto degli strumenti attraverso la corposa e piacevole struttura delle canzoni. Con i Lou Seriol si va sul sicuro, il suo mondo musicale è davvero vasto e particolare, tutto è al suo posto e si balla senza mai smettere di pensare. Il folk qui si esprime attraverso la sua identità più genuina e scorre naturale, facendo stare bene come se si fosse su di un prato fiorito di primavera. L’occitano è una lingua fortemente musicale, dolce o aspra quando lo deve essere, forte e precisa, figlia di un popolo con un grande cuore. Ci sono anche ospiti importanti che accompagnano il gruppo, come i Massilia Sound System (ascoltate tutta la loro discografia perché sono una delle cose che vi scalderanno maggiormente il cuore), l’armonicista Tom Newton, i friulani Radio Zastava, Alessio Perardi degli Airborn, e tanti altri. Occitan è un disco molto bello e piacevole, che può rimettere in pace con il globo terracqueo, rivelando l’anima profonda del popolo occitano. Chiude il disco una bellissima cover di Anarchy In The Uk dei Sex Pistols in lingua occitana.

Tracklist
1.Occitània
2.Constellacion
3.Ladres
4.Zen
5.Fungo Dance (La dança dau bolet)
6.Duèrm
7.Darbon
8.Crobàs
9.Joanina dal batalh
10.N’ai pro
11.Libres
12.Anarquia en Occitània

Line-up
Stefano Degioanni – vouz
Edoardo degioanni – semitun
Adriano Rovere – guitara
Bejamin Newton – bassa
Roberto Gaia – batteria

LOU SERIOL – Facebook

Glasir – New Dark Age

E’ davvero difficile riuscire a rendere in maniera così compiuta l’idea concettuale che sta dietro ad un lavoro musicale senza proferire parola: i Glasir ci riescono splendidamente, aiutati da una rara chiarezza di intenti.

I texani Glasir avevano già raccolto importanti consensi all’epoca del loro esordio intitolato Unborn, grazie ad un’interpretazione personale e sentita di un genere quanti mai scivoloso come il post rock di natura strumentale.

Tre anni dopo il trio di Dallas ritorna con New Dark Age, album che a livello concettuale fotografa in maniera impietosa la condizione di un’umanità per lo più inconsapevole della propria insignificanza, specialmente nel momento in cui la natura sta presentando il conto di tutte le malefatte perpetrate nel corso degli ultimi secoli nei suo confronti in nome del progresso.
La musica è allora solo una panacea che può rendere più sopportabile il quotidiano risveglio ed affrontare un’era di oscurità etica che pare non avere alcuno sbocco; i Glasir provano a raccontarci questo con tre quarti d’ora di post rock liquido, apparentemente cullante ma in realtà pesantemente intriso idi inquietudine e di malinconia.
I sei brani si muovono lungo coordinate oblique, dove emergono suoni  e forme dissonanti (Into the Sun), reiterati arpeggi (Holy Chemistry), scenari prossimi all’ambient (Dissolution) e intriganti soluzioni ritmiche (The Last Firmament) che conducono al fulcro del lavoro, quella lunga Black Seas of Eternity, in cui i Glasir riversano tutto quanto è consentito a livello di idee e pulsioni dal loro indiscutibile talento compositivo, alla quale segue la conclusiva Hurt Us Again con il violino a renderne ancora più dolente l’incedere.
E’ davvero difficile riuscire a rendere in maniera così compiuta l’idea concettuale che sta dietro ad un lavoro musicale senza proferire parola: i Glasir ci riescono splendidamente, aiutati da una chiarezza di intentiE’ davvero difficile riuscire a rendere in maniera così compiuta l’idea concettuale che sta dietro ad un lavoro musicale senza proferire parola: i Glasir ci riescono splendidamente, aiutati da una chiarezza di intenti che rende paradossalmente lineare un sound tutt’altro che semplice, e da un artwork che restituisce i colori innaturali delle città moderne, in realtà ben diversi da quelli che il nostro occhio si ostina voler percepire.

Tracklist:
1.Into the Sun
2.Holy Chemistry
3.Dissolution
4.The Last Firmament
5.Black Seas of Eternity
6.Hurt Us Again

Line-up:
Austin Vanbebber: Drums
Conner McKibbin: Guitar
Nate Ferguson: Bass Guitar

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