Piah Mater – The Wandering Daughter

The Wandering Daughter si specchia nelle marcate influenze del gruppo che però sa come emozionare l’ascoltatore, con cascate di note progressive che passano dal metal estremo di marca death/black a lunghe parti atmosferiche, colorate di quelle oscure sfumature dark che i Piah Mater sanno ricamare.

I progsters brasiliani Piah Mater licenziano il loro secondo lavoro, altro splendido esempio di metal estremo progressivo sulla scia di quanto hanno fatto a suo tempo gli Opeth, specialmente nella prima fase della loro carriera.

Un’influenza scomoda quella della band di Mikael Akerfeldt, anche perché il terzetto verdeoro non fa nulla per nascondere la sua totale devozione per il gruppo svedese, dettaglio che per molti sarà sicuramente un limite, superato comunque dalla bellezza di questi sei brani che compongono The Wandering Daughter.
Il gruppo capitanato dal cantante, bassista e chitarrista Liuz Felipe Netto, con Igor Meira alla chitarra e Kalki Avatara alla batteria, regala un successore a Memories Of Inexistence uscito quattro anni fa, un altro lavoro di death/black metal progressivo e dalle atmosfere post rock, intrise di melanconiche sfumature dark, magari fin troppo dipendente dal sound della storica band scandinava, ma in grado di risvegliare emozioni sopite agli amanti del genere.
L’album nel suo piccolo farà discutere, specialmente chi deciderà di non premiare l’alta qualità delle composizioni a causa di una scarsa originalità che a mio parere non inficia la bellezza dell’opera nel suo insieme.
The Wandering Daughter si specchia nelle marcate influenze del gruppo che però sa come emozionare l’ascoltatore, con cascate di note progressive che passano dal metal estremo di marca death/black a lunghe parti atmosferiche, colorate di quelle oscure sfumature dark che i Piah Mater sanno ricamare.
Sei lunghi brani per quasi un’ora di musica, un ottimo uso della voce pulita (dettaglio non così scontato) e almeno tre brani che risultano delle jam prog/death di assoluto valore (Solace In Oblivion, Earthbound Ruins e la conclusiva The Meek’s Inheritance), fanno di The Wandering Daughter un album imperdibile per i fans degli Opeth e per chi non si ferma davanti al superabilissimo ostacolo della poca originalità.

Tracklist
1.Hyster
2.Solace in Oblivion
3.Sprung From Weakness
4.The Sky is Our Shelter
5.Earthbound Ruins
6.The Meek’s Inheritance

Line-up
Igor Meira – Guitars
Luiz Felipe Netto – Vocals, Guitars, Bass, Programming
Kalki Avatara – Drums

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The Savage Rose – Homeless

Fuori dagli abituali ascolti, i The Savage Rose e la loro musica sono un’esperienza d’ascolto tutta da vivere.

Lasciamo i territori metallici per rendere il giusto tributo ad una band ed un’artista straordinarie: Annisette e i The Savage Rose.

La band danese, attiva dagli anni sessanta, fondata da Annisette e Thomas Koppel, ha attraversato quasi mezzo secolo tra grande musica ed impegno sociale, sempre dalla parte dei diseredati e degli homeless come suggerisce il titolo del nuovo, bellissimo lavoro.
In virtù di una discografia immensa e una reputazione live leggendaria, i The Savage Rose nel corso degli anni, pur vincendo premi a profusione non si sono mai svenduti al music biz, rimanendo una band culto per i fans, alle prese con il loro rock infarcito di blues, psichedelia e del talento interpretativo della grande vocalist Annisette, la quale continua a provocare i brividi nonostante la non più verdissima età.
Homeless è un album assolutamente in linea con quanto espresso in passato dal gruppo, un rock intriso di disperazione, sanguigno nella sua anima blues, che a tratti si perde in ritmi soul sempre con la voce della cantante che letteralmente rapisce, dotata com’è di una ruvidità di fondo che risulta dono che la natura ha fatto e che Annisette da anni mette al servizio delle emozioni.
Nove brani che trasportano l’ascoltatore in una catarsi in cui la voce della cantante è sirena sinuosa, raffinata, tragica, sanguigna interprete, mentre la title track dà il via a questo rito musicale che continua imperterrito grazie a capolavori come Woman, Darling Dear e la conclusiva, drammatica, straordinaria Romano.
Fuori dagli abituali ascolti, i The Savage Rose e la loro musica sono un’esperienza d’ascolto tutta da vivere.

Tracklist
1. Homeless
2. We go On
3. Woman
4. Darling Dear
5. Harassing
6. Exit
7. Sorrow
8. That’s Where I’m Going
9. Romano

Line-up
Annisette – Vocal
Naja Rosa Koppel & Amina Carsce Nissen – Background Vocals
Nikolaj Hess – Piano, Hammond and additional keys
Las Nissen – Guitar
Jacob Haubjerg – Bass
Anders Holm – Drums
Frank Hasselstrøm – horns and keys

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Autori Vari – Mister Folk Compilation Vol. VI

Un viaggio che vi regalerà immense sorprese, una meravigliosa porta per entrate in un reame fantastico e tutto da esplorare con ripetuti e compulsivi ascolti, guidati dalle ottime scelte di un ragazzo come Fabrizo che con passione e competenza ama l’underground e lo fa conoscere attraverso la sua webzine e con queste magnifiche raccolte in download libero.

Come ogni anno torna la raccolta del miglior sito italiano di folk e viking metal in Italia, misterfolk.com, gestito dall’infaticabile Fabrizio Giosuè, autore anche dei fondamentali testi Folk Metal e Tolkien Rocks.

Siamo arrivati al sesto episodio, e i precedenti cinque erano davvero validi, oltre che essere in download libero allo scopo di valorizzare e far conoscere il validissimo sommerso di questi due sottogeneri del metal. In questa raccolta si possono ascoltare brani di gruppi di elevata qualità e sarebbe ingiusto citarne uno in particolare; allora ecco qui la lista completa con le loro nazionalità: Heidra (DK), Dyrnwyn (ITA), Bucovina (RO), Kanseil (ITA), Nebelhorn (D), Calico Jack (ITA), Alvenrad (NL), Storm Kvlt (D), Sechem (SPA), Bloodshed Walhalla (ITA), Ash Of Ash (D), Draugul (M), Evendim (ITA), Duir (ITA), Aexylium (ITA), Kaatarakt (CH), Balt Huttar (ITA), Moksh (IND).
Fra questi nomi ci sono formazioni che abbiamo già ascoltato e recensito su queste pagine, e altre che saranno ottime e gradite scoperte. La compilation racchiude in sé lo spirito della webzine, ovvero ricercare le perle nascoste di folk e viking metal, descrivendo l’ottimo momento che stanno attraversando. In molti luoghi, e forse anche vicino a voi, ci sono giovani e meno giovani che stanno compiendo un viaggio molto interessante attraverso sonorità e tematiche che si rifanno al passato, che non sono mero escapismo ma la ricerca di un qualcosa che si possa narrare con il metal come punto cardinale. Questi suoni sono caldi, coinvolgenti, belli e colpiscono al cuore, distogliendoci dalla modernità e riportandoci in un luogo che la nostra anima già conosce, senza negare le asperità di un passato che è comune. Musicalmente la compilation presenta una ricchezza non scontata e come i cinque episodi precedenti è di alto livello, ma questo sesto episodio rende chiaro che la maturità di questi sottogeneri sta producendo autentici capolavori, sia dal punto di vista della composizione e dell’esecuzione sia del pathos. Con questo regalo di Mister Folk si può spaziare da covi di pirati all’Antico Egitto, da villaggi delle valli del Nord Italia all’Isola di Smeraldo, da campi di battaglia dove svetta l’aquila romana fino alla remota India. Un viaggio che vi regalerà immense sorprese, una meravigliosa porta per entrate in un reame fantastico e tutto da esplorare con ripetuti e compulsivi ascolti, guidati dalle ottime scelte di un ragazzo come Fabrizio che, con passione e competenza, ama l’underground e lo fa conoscere attraverso la sua webzine e con queste magnifiche raccolte in download libero. Una menzione speciale per il bellissimo e consueto artwork di Elisa Urbinati, sempre molto elegante ed minimalmente affascinante.

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MISTER FOLK COMPILATION Vol. VI

THE ETERNAL

Il video di ‘Don’t Believe Anymore’, dall’album ‘Waiting For The Endless Dawn’.

Il video di ‘Don’t Believe Anymore’, dall’album ‘Waiting For The Endless Dawn’.

Australian progressive doom metal band The Eternal have released a new music video for the song ’Don’t Believe Anymore’ from their critically acclaimed album ‘Waiting For The Endless Dawn’.

‘Don’t Believe Anymore’ was originally recorded by Australian band Icehouse on their 1984 album ‘Sidewalk’. On why The Eternal chose this song to be the bands first recorded cover song, Singer / Guitarist Mark Kelson elaborates: ‘Icehouse and frontman Iva Davies are firmly cemented in Australian music history and are a huge part of the sound of Australian music in the 80’s. I felt this song would sit so well amongst our other material and would also be a homage to our Australian heritage. I think this can bring to a wider audience, that Australians have been making dark and emotive music for a very long time’.

The video for ‘Don’t Believe Anymore’ has been beautifully put together by long time collaborators Red Tape Pictures in Brisbane, Australia and can now be viewed on the Inverse Records Youtube channel.

The Eternal have released their 6th full length studio album ‘Waiting For The Endless Dawn’ through Finnish label Inverse Records in August 2018. Featuring 75 minutes of dark melancholic progressive influenced Doom Metal including the epic 20 minute single ‘The Wound’. The band spent over 3 years writing and recording what can be best described as the bands darkest & heaviest album to date.

The album has been receiving rave reviews internationally and also finished in several ’Top 10 albums of 2018’ lists on major metal sites around the world. ‘Waiting For The Endless Dawn’ is now available on all major online services such as Spotify, iTunes & Apple Music through Inverse Records.

The current incarnation of the band featuring Mark Kelson (Alternative 4, Insomnius Dei, Cryptal Darkness), Martin Powell (My Dying Bride, Cradle of Filth, Anathema), Marty O’Shea (Dreadnaught) & Dave Langlands alongside the addition of renowned Australian guitarist Richie Poate (Dreadnaught).

‘Waiting For The Endless Dawn’ proves to be a heavy hearted, dark statement in the bands diverse and long career, which will see the band endeavouring to tour extensively and performing the album in it’s entirety in 2018 and beyond.

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