Riccardo Tonoli – City Of Emeralds

La grande tecnica lascia campo ad emozionanti momenti di musica in cui arrangiamenti e melodie trovano il loro spazio, alternandosi con le evoluzioni chitarristiche di Tonoli, a tratti incendiarie, in altri momenti progressivamente eleganti.

City Of Emeralds è il primo lavoro strumentale del chitarrista Riccardo Tonoli, da più di dieci anni in forza ai Tragodia, ex di Bladhe, D-Vines ed Hand of Glory e in veste di collaboratore con i norvegesi To Cast a Shadow e Gravøl e i nostrani Take Me Out e Dark Horizon.

Prodotto da Daniele Mandelli e dallo stesso Tonoli, l’album parla di Dorothy, che dopo essere stata travolta da un tornado si ritrova in un mondo fatato, nel quale incontrerà personaggi di ogni tipo, raccontato dalla chitarra del musicista lombardo, aiutato da Luca Paderno al basso ed Arin Albiero alla batteria.
Il lavoro, strumentale, mette in evidenza la tecnica sopraffina di questo chitarrista: City Of Emeralds è forse l’album più shred oriented che mi sia capitato di ascoltare negli ultimi tempi, anche se Tonoli mantiene un approccio al songwriting lineare quanto basta per permettere anche a chi non è avvezzo alle opere del genere di carpire le atmosfere regnanti sui tredici brani che compongono l’opera.
Metal progressivo di alta scuola, ricamato da evoluzioni strumentali e raffinate sfumature shred sono comunque le qualità principali dell’album che attrae e rapisce grazie alle atmosfere fantasy che disegnano luoghi meravigliosi nell’immaginario di chi ascolta.
La grande tecnica lascia campo ad emozionanti momenti di musica in cui arrangiamenti e melodie trovano il loro spazio, alternandosi con le evoluzioni chitarristiche di Tonoli, a tratti incendiarie, in altri momenti progressivamente eleganti.
Tra i bani segnalo Through The Looking Glass, Mad Hatter, The Garden Of Light Flowers, The Rabbit Hole, anche se City Of Emeralds è opera da ascoltare nella sua interezza, quindi prendetevi un’oretta, mettetevi comodi ed esplorate questo mondo fiabesco in compagnia di Dorothy, non ve ne pentirete.

Tracklist
1.Meeting The Kalidahs
2.Live Together, Die Alone
3.Through The Looking Glass
4.City Of Emeralds
5.Mad Hatter
6.There’s No Place Like Home
7.Walkabout
8. The Garden Of Light Flowers
9.The Pattern
10 A Road With Yellow Bricks
11.The Rabbit Hole
12.The Myth Of The Cave
13.There’s More Than One Of Everything

Line-up
Riccardo Tonoli – chitarre, basso, programming e arrangiamenti
Luca Paderno – basso
Arin Albiero – batteria

RICCARDO TONOLI – Facebook

Heterogeneous Andead – Deus Ex Machina

Deus Ex Machina si rivela un gradita sorpresa per gli amanti del genere: a suo modo originale la band si allontana dai soliti cliché gotici per travolgere l’ascoltatore sotto valanghe di note thrash/death, risultando una macchina da guerra metallica

Gli Heterogeneous Andead sono una extreme metal band fondata da Yusuke Kiyama cinque anni fa e arrivata ora all’esordio su lunga distanza per Wormholedeath.

Il sound che poggia le sue fondamenta su un death/thrash veloce e devastante su cui la band inserisce parti sinfoniche ed elettroniche e l’uso della doppia voce (mezzo soprano e growl) ad opera della cantante Haruka.
Deus Ex Machina si rivela un gradita sorpresa per gli amanti del genere: a suo modo originale la band si allontana dai soliti cliché gotici per travolgere l’ascoltatore sotto valanghe di note thrash/death, risultando una macchina da guerra metallica.
Il growl risulta leggermente forzato invero, mentre il tono classico si erge sopra ritmiche indiavolate, solos taglienti come katane e sinfonie progressive a nobilitare un sound che risulta un vero massacro.
Non si lasciano intimorire dal debutto gli Heterogeneous Andead, ma con personalità affrontano il metal estremo con una serie di diavolerie compositive ed un bagaglio tecnico eccellente, così che devastanti ed intricati brani come l’opener Flash Of Calamity, Tentacles o la cavalcata di quasi dieci minuti intitolata Demise Of Reign diventano per l’ascoltatore una sorta di montagne russe metalliche, tra discese a velocità folle e paraboliche musicali spettacolari.
Originale quel tanto che basta per non esibire espliciti punti di riferimento, il gruppo nipponico risulta il solito colpo gobbo di un’etichetta sempre sul pezzo quando si tratta di proporre realtà interessanti reclutate in tutto il mondo.

Tracklist
1.Flash of Calamity
2.Denied
3.Hallucination
4.Tentacles
5.Automaton
6.Unleashed
7.Tyrant
8.Obfuscation
9.Demise of Reign
10.Fleeting Dawn

Line-up
Haruka – Vocals
Yusuke Kiyama – Guitars, Synth, Programming
Masaya Kondoh – Guitars
Takashi Onitake – Bass

HETEROGENEOUS ANDEAD – Facebook

Elegiac – Pagan Storm

Se fossimo al cospetto di una band alle primissime uscite, un disco come Pagan Storm potrebbe essere considerato un’interessante tappa di consolidamento, ma per un progetto solista dalla discografia così ampia permane il dubbio che i margini di miglioramento non siano poi moltissimi, al netto degli inevitabili alti e bassi ai quali sono soggetti i musicisti estremi dalla prolificità ben al si sopra della media.

Elegiac è il monicker di questa one man band statunitense che, negli ultimi cinque anni, ha invaso il mercato con numerosi split album ed ep oltre a cinque full length, dei quali l’ultimo è questo Pagan Storm del quale andremo a parlare.

Nonostante le citate caratteristiche indirizzino verso un progetto piuttosto dispersivo, va detto che l’impatto che il buon Zane Young immette nel suo black metal è tutt’altro che trascurabile.
A parte l’incipit da sanatorio, con colpi di tosse e scatarrate assortite, la prima traccia Rituals of War si dipana in maniera ficcante, ma non abbastanza per lasciare il segno, mentre già la successiva Allegiance and Honor offre un’interpretazione del genere più cupa e non priva di una sua idea melodica, prima di inarcarsi in un tetragono finale di matrice death.
Il meglio del lavoro, in effetti, arriva quando i ritmi di attestano sul mid tempo come avviene in Somber Morning, anche se la furia ottundente di un brano come Golden Fires of Victory ha effetti piuttosto urticanti.
Il buon impatto ritmico della title track e l’interessante discontinuità stilistica, tra accenni doom e folk, che affiora a tratti nella conclusiva Ancient Spirit sono altri elementi che vanno a costruire un quadro non disprezzabile per la convinzione e la ferocia che Zane immette in ogni singola nota.
La mancanza di una certa sintesi, prevedibile in un simile soggetto, peraltro coinvolto come se non bastasse in numerose altre band, impatta comunque sulla fruizione di un album che, scremato di alcuni episodi (uno su tutti lo sconclusionato Through) avrebbe potuto incidere maggiormente.
In certi passaggi dell’album, peraltro, sembra di ascoltare una versione molto più cruda e altrettanto meno curata dei Forgotten Tomb attuali, e questo di per sé non può essere affatto un male anche se rispetto a certi livelli il solco da colmare appare ancora molto profondo.
Se fossimo al cospetto di una band alle primissime uscite, un disco come Pagan Storm potrebbe essere considerato un’interessante tappa di consolidamento, ma per un progetto solista dalla discografia così ampia permane il dubbio che i margini di miglioramento non siano poi moltissimi, al netto degli inevitabili alti e bassi ai quali sono soggetti i musicisti estremi dalla prolificità ben al si sopra della media.

Tracklist:
1. Rituals of War
2. Allegiance and Honor
3. Somber Morning
4. Through Ancient Eyes
5. Purity of Winter
6. Golden Fires of Victory
7. Pagan Storm
8. Ancient Spirit

Line-up:
Zane Young – Everything

ELEGIAC – Facebook

NEVROREA

Il video di “Karmaboy”, dall’album “Diva” (Suburban Sky Records / Red Cat).

Il video di “Karmaboy”, dall’album “Diva” (Suburban Sky Records / Red Cat).

Esce oggi il nuovo singolo dei Nevrorea, “Karmaboy”, un brano che ha conquistato da subito il pubblico ai loro live e lodato anche dalla critica di settore. Karmaboy è il terzo singolo estratto da “Diva”, album d’esordio della band, uscito lo scorso 12 Ottobre per Suburban Sky Records (Red Cat).
Il brano è accompagnato da un bellissimo videoclip in animazione, realizzato da Giorgio Di Pasquale (Yoyo Animation) e presentato in anteprima dal sito di Rockerilla.

“Sei il giovane che gioca a perdersi, fino all’esserti perso davvero, che mangia le ombre e insegue gli impulsi, da sempre colui che si guardandosi dentro, finisce a scontrarsi solo con sè stesso.”

Symptoms Of The Universe – Demo

Non è facile né consueto trovare un gruppo che ha una vastità tale al suo interno, partendo da una certa tradizione underground italiana per spaziare in territori che non sono consueti per le nostre latitudini, il tutto in maniera personale, urgente ed impetuosa.

I Symptoms of the Universe sono un quartetto barese che ha pubblicato online il primo demo il, disponibile in download libero nel loro bandcamp.

Ciò che stupisce di più in questo do è solo l’inizio. Il loro suono si compone di moltissime cose, tra cui il black metal più etereo e meno convenzionale, infatti una loro canzone si intitola A Forest Of Stars, chiaro riferimento al magnifico gruppo inglese. Come definizione del loro genere si potrebbe parlare di post black metal, ma è davvero riduttivo. Ci sono momenti di grande creatività, invenzioni sonore di grande spessore, e grazie alla musica acquista valore anche il non detto, silenzi che fanno scaturire poi note bellissime. I quattro respirano allo stesso modo, l’affiatamento è notevole, le canzoni sono quasi tutte di lunga durata e dimostrano notevole capacità compositiva, così come quella di cambiare registro più volte nel corso della stessa canzone che è propria solo di chi volge lo sguardo al cielo che sta sopra di noi. La produzione è ancora da saletta prove, ma ciò non è assolutamente un problema, fa anzi parte del fascino di questo gruppo. Non è facile né consueto trovare una band che abbia una vastità tale al suo interno, partendo da una certa tradizione underground italiana per spaziare in territori che non sono consueti per le nostre latitudini, il tutto in maniera personale, urgente ed impetuosa. Anche gli errori aggiungono bellezza al tutto. Un fuoco che arde con passione, un demo molto prezioso e che potrebbe essere l’inizio di qualcosa di grande, perché qui c’è davvero moltissimo.

Tracklist
1.Intro
2.The Dead
3.Tears of a Careful Graverobber
4.Letters
5.Interlude
6.A Forest of Stars (pt.1 – The Rise; pt. 2 – The Fall)
7.Per Anna
8.The Knight That is Not
9.Outro

Line-up
Antonio – Rythm Guitars
Francesco – Bass
Wizard – Harsh Vocals
Giovanni – Clean and Harsh Vocals
Ermanno – Drums
Michele – Lead Guitar

SYMPTOMS OF THE UNIVERSE – Facebook