CONGIURA

Il lyric video del brano “Bloodforge”, dall’album di prossima uscita “Requiem”.

Il lyric video del brano “Bloodforge”, dall’album di prossima uscita “Requiem”.

I Death metallers Congiura hanno pubblicato il lyric video ufficiale del brano “Bloodforge”, contenuto nel prossimo album “Requiem”.
Il nuovo full length, il secondo della band, miscela un sound oscuro “Old School” con un Death Metal epico e melodico, che richiama alla mente band quali At The Gates, Bloodbath, Insomnium ed esprime il punto di vista dei Congiura sui disordini mentali e le battaglie degli esseri umani.

Lyric video realizzato da Stefano Mastonicola e Cult Of Parthenope.

“Requiem” è stato registrato, mixato e masterizzato presso i Kick Recording Studio a Roma da Marco Mastrobuono (Fleshgod Apocalypse, Hour Of Penance). L’album vede come ospite alle backing vocals di Alessio Pacifici (Dr. Gore) sul brano “Dead Oak” e Marco Mastrobuono lead guitars sulla traccia “Requiem For Humanity”.

Cover Artwork di Davide Mancini at DARTWORKS.

L’album uscirà nel 2019.

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Sönambula – Bicéfalo

Bicéfalo è un album che, fin dalla prima nota, si rivela grezzo, asciutto, basato su un riffing sempre incisivo e da un supporto ritmico ben in evidenza: l’andamento mediamente sostenuto viene interrotto da bruschi rallentamenti, così come da ottime sortite metodiche delineate dalla chitarra solista.

Il death doom nella sua forma più asciutta ed essenziale proposto ai giorni nostri è un qualcosa che ha il pregio di lasciarsi ascoltare con piacere ma, al contempo, ha il difetto di risultare ben difficilmente un qualcosa capace di lasciare un segno indelebile.

Tali considerazioni valgono anche per questo secondo full length dei baschi Sönambula, band guidata dall’esperto chitarrista e vocalist Rapha Decline.
Bicéfalo è un album che, fin dalla prima nota, si rivela grezzo, asciutto, basato su un riffing sempre incisivo e da un supporto ritmico ben in evidenza: l’andamento mediamente sostenuto viene interrotto da bruschi rallentamenti, così come da ottime sortite metodiche delineate dalla chitarra solista.
In tali frangenti il musicista di Bilbao dimostra d’essere un buon interprete dello strumento e questo ci fa pensare che, forse, dando un maggiore sfogo a passaggi più ariosi il risultato complessivo avrebbe potuto risentirne positivamente.
I brani sono tutti abrasivi il giusto, il ringhio di Rapha non fa sconti e mentre si ascolta il disco si scapoccia il giusto ma arrivati al termine sorge spontanea una domanda: quante volte lo ascolterò ancora?
L’uniformità stilistica dei Sönambula è un punto di forza, per il suo essere coerente ai dettami del genere, e di debolezza per il fatto che dopo la prima canzone sarà ben chiaro che il canovaccio seguito resterà inevitabilmente quello.
Ciò che ne scaturisce è comunque un lavoro valido e che sicuramente troverà il dovuto apprezzamento da parte di chi predilige questo tipo di sonorità estreme.

Tracklist:
1. Mutación sintética
2. Héroe sangriento
3. Huesos
4. Nostromo
5. Detritus
6. Colección macabra
7. Bicéfalo

Line-up:
Rapha Decline – Guitar/Vocals
Errapel Kepa – Bass
Maider – Drums

SONAMBULA – Facebook

Original Sin – Space Cowboy

Gli Original Sin non si discostano molto da quanto fatto nel recente passato, con un sound ispirato all’hard & heavy tradizionale e influenzato dalla scena britannica degli anni ottanta.

Vi avevamo parlato dei ravennati Original Sin diversi mesi fa, in occasione del loro debutto, il buon Story Of A Broken Heart che metteva in evidenza l’attitudine hard & heavy del quartetto con nove brani diretti dalle radici ben salde negli anni ottanta, ma con impatto e prepotenza da guerrieri del nuovo millennio.

Space Cowboy è il secondo lavoro del gruppo la cui formazione vede sempre all’opera il cantante e chitarrista Matteo Berti, il chitarrista Federico Maioli, il batterista Luca Canella ed il bassista Manuel Montanari.
L’album parte con la title track, un mid tempo che fatica a decollare, ma già dalla seconda traccia Save What Is Yours la band torna a fare metal diretto e graffiante, con Back To The Past che poi ci investe con il suo hard & heavy risultando il brano più riuscito dell’opera, mentre Into The World è una cavalcata in crescendo e The Long Travel si rivela l’altro pezzo da novanta di Space Cowboy.
Gli Original Sin non si discostano molto da quanto fatto nel recente passato, con un sound ispirato all’hard & heavy tradizionale e influenzato dalla scena britannica degli anni ottanta; come nel precedente album i pregi superano di gran lunga i difetti, rendendo questi ultimi dei dettagli che non inficiano quanto di buono offerto in questo nuovo lavoro.
Se siete amanti dell’hard & heavy old school targato Regno Unito, Space Cowboy merita la vostra attenzione.

Tracklist
1.Space Cowboy
2.Save What Is Yours
3.Back To The Past
4.Into The World
5.Streets Of Terror
6.The Long Travel
7.The Music
8.I Can’t Live

Line-up
Matteo Berti – Vocals, Guitars
Federico Maioli – Guitars
Manuel Montanari – Basso
Luca Canella – Drums

ORIGINAL SIN – Facebook

METEORE: ASGARD

Ottima e coraggiosa band di speed metal progressivo proveniente dalla Germania di fine anni ’80, autrice di un unico classico ingiustamente dimenticato.

Nel 1987, a Giessen, in Germania Ovest, si formarono gli Exray, che presto diventarono gli Asgard, un fantastico e promettente quintetto, che spingeva in una direzione nuova e progressiva la classica tradizione dello speed e del metal teutonico anni Ottanta.

Doti compositive ed esecutive non comuni portarono presto il gruppo al debutto sulla lunga distanza. Malgrado le qualità indiscutibili di Dark Horizons, i riscontri furono però minimi e solo da parte della critica più attenta. Gli Asgard, che si segnalavano anche per la bellezza dei testi (ispirati alla storia europea ed alle saghe vichinghe), furono costretti a sciogliersi e la loro rimase, quindi, una splendida meteora, a cui soltanto alcuni anni la Karthago ha reso giustizia con una doverosa ristampa laser, divenuta purtroppo anch’essa rara come il disco della band germanica. Dei membri di quest’ultima, solo il bassista Tomi Gottlich è rimasto nel giro della musica, entrando poi nei Grave Digger.

Tracklist
1- Rainbow Bridge
2- Hero’s Tears
3- Fighting ‘Em Back
4- Dark Horizons
5- Soldier’s Waltz
6- Back To You
7- Hungry Hearts
8- Riders of the Storm
9- The River

Line up
Olaf Dietzel – Vocals
Martin Winter – Drums
Tomi Gottlich – Bass
Jorg Gehlaar – Guitars
Andreas Puschel – Guitars

1988 – Metal Enterprises Records

Autori Vari – Marijuanaut Vol.V

In Italia, ormai da anni, nella musica pesante ci sono delle cose notevoli, è un flusso che scorre e che si deve ascoltare con attenzione, perché nasce dalla vera indipendenza e dalla passione.

Puntuale come la morte e la buona musica, ecco arrivare al termine del 2018, come da cinque anni a questa parte, la raccolta del meglio del sotterraneo italiano negli ambiti stoner doom e sperimentale, con la compilation della webzine Doomabbestia.

Quest’ultima è una delle migliori espressioni di giornalismo musicale fatte da appassionati per amanti di questi generi. Doomabbestia è il frutto di divertimento, perché quando si trattano le cose che si amano si fanno meglio, ma anche di sacrificio, perché non essendo professionisti si deve sacrificare qualche ambito della nostra vita per poter rincorrere la musica. Da anni questo spazio di critica e di proposta musicale è quanto di meglio un amante delle sonorità heavy in quota psichedelica possa trovare e questa bellissima raccolta in download libero ne è la testimonianza più lampante. Ascoltando gli episodi precedenti si aveva una fotografia molto precisa e puntuale della scena underground italiana per quanto riguarda i sottogeneri che vanno dallo stoner al doom, passando per lo psych ed il fuzz ed andando oltre. Questo quinto episodio incarna la grande qualità di quelli precedenti, ma li supera perché qui ci sono gruppi davvero notevoli, che ci fanno ascoltare come in Italia ci sia una vibrazione che è presente in molte cantine e garage, e che dà vita a qualcosa di assolutamente originale e vibrante. Non si vuole nominare un gruppo in particolare, sia perché sono tutti eccezionali, sia perché questa raccolta può essere ascoltata come un album classico, dato che c’è un filo conduttore comune a tutte le tracce che è quello della creatività e della bravura. Si spazia tantissimo in questa raccolta che è attesa con ansia ogni fine anno dagli appassionati di musica pesante e pensante, e con ragione, poiché qui ce n’è per tutte le inclinazioni. In Italia, ormai da anni, in tale ambito emergono cose notevoli, è un flusso che scorre e che si deve ascoltare con attenzione, perché nasce dalla vera indipendenza e dalla passione. Il meglio delle uscite italiane di musica pesante secondo i ragazzi di Doomabbestia, e non finisce qui per cui, come dicono loro, alzate il volume e accendetene una.

Tracklist
1.Greenthumb – The Black Court
2.Mr Bison – Sacred Deal
3.LORØ – Last Gone
4.Sabbia – Manichini
5.Messa – Leah
6.The Turin Horse – The Light That Failed
7.Killer Boogie – Escape From Reality
8.John Malkovitch! – Nadir
9.Go!Zilla – Peeling Clouds
10.Tons – Sailin’ the Seas of Buddha Cheese
11.Suum – Black Mist
12.Haunted – Mourning Sun
13.Organ – Aidel
14.Satori Junk – The Golden Dwarf
15.Sherpa – Descent of Inanna to the Underworld

DOOMMABESTIA – Facebook

Arsis – Visitant

Un album che ha molte luci ma pure qualche ombra, comunque sicuramente riuscito dal punto di vista di chi apprezza il metal estremo tutto tecnica e velocità.

Attivi fin dall’alba del nuovo millennio gli statunitensi Arsis, tornano con un nuovo lavoro a distanza di cinque anni dal precedente Unwelcome con il sesto album della loro discografia.

Visitant, accompagnato da una copertina che fa tanto vecchia scuola (Mark Riddick), è stato registrato, mixato e masterizzato dal produttore Mark Lewis (Whitechapel, Devildriver, Cannibal Corpse), e licenziato dalla Agonia Records.
Come ormai ci ha abituato la band di Virginia Beach, il sound di questo nuovo lavoro è una death metal tecnico e melodico, molto meno moderno di quello che si potrebbe intuire dal passato del gruppo e più vicino al death metal classico, come già era successo con il precedente album.
La band del funambolico chitarrista James Malone ci regala un album altamente tecnico, improntato su ritmiche thrash/death e sui solos che a tratti sfiorano lo shredding, melodici e spettacolari, di fatto il marchio di fabbrica degli Arsis.
Visitant si specchia in queste caratteristiche, magari anche troppo, ma è indubbio che la tecnica messa in mostra dal gruppo sia di primordine, non solo quella del chitarrista e cantante ma anche dei tre musicisti che compongono il nucleo degli Arsis, Brandon Ellis alla seconda chitarra, Noah Martin al basso e Swan Priest alla batteria.
Tricking The Gods apre l’album e veniamo subito travolti da un turbinio di ritmiche forsennate, da uno scream rabbioso e dalla chitarra del leader che vomita solos indiavolati.
Il seguito segue pedissequamente queste caratteristiche, con brani che risultano ragnatele di note estreme come As Deep As Your Flesh, Funeral Might e Unto the Knife.
Gli Arsis sono una band inattaccabile per quanto riguarda la tecnica esecutiva, ma alla lunga lasciano che la loro principale virtù diventi troppo ingombrante, soffocando leggermente il songwriting.
Un album che ha molte luci ma pure qualche ombra, comunque sicuramente riuscito dal punto di vista di chi apprezza il metal estremo tutto tecnica e velocità.

Tracklist
1. Tricking The Gods
2. Hell Sworn
3. Easy Prey
4. Fathoms
5. As Deep As Your Flesh
6. A Pulse Keeping Time With The Dark
7. Funeral Might
8. Death Vow
9. Dead Is Better
10. Unto The Knife
11. His Eyes (Pseudo Echo Cover)

Line-up
James Malone – Guitar/Vocals
Brandon Ellis – Guitar
Noah Martin – Bass
Shawn Priest – Drums

ARSIS – Facebook