A Day In Venice – III

Si parte dal post rock, ma non c’è solo quello, si va molto oltre, tenendo sempre come punto di partenza una melodia ed una dolcezza, carezze sotto la pioggia.

Terzo disco per il progetto post rock ed altro del chitarrista triestino Andrej Kralj, che lo ha iniziato nel 2013.

A Day In Venice è un concentrato di calma e tenebrosa bellezza, dal clima carico di sentimento e presentimento, per un’esperienza sonora originale ed inedita in Italia. Si parte dal post rock, ma non c’è solo quello, si va molto oltre, tenendo sempre come punto di partenza una melodia ed una dolcezza, carezze sotto la pioggia. Andrej suona tutti gli strumenti e il tutto è molto ben strutturato, dato che fornisce alla sua musica una veste molto particolare, non scadendo mai nell’ovvio, mentre troviamo alla voce Paolo Brembi, che arricchisce notevolmente i brani. Dentro a questo dolce disco troviamo anche tanto emo, nella sua accezione anni novanta, quando era un qualcosa di indie e di melodico che si fondeva con altri generi. Non c’è fretta qui, le ferite hanno tutto il tempo per cicatrizzarsi, e navigando dentro al nostro mare burrascoso abbiamo un porto chiamato A Day In Venice dove fermarci. In ogni canzone troviamo qualcosa di notevole, siano essi passaggi ben concatenati o più per esteso il sentire generale. Sottovalutare questo album sarebbe un grosso errore, soprattutto per le emozioni che provoca a chi ama la musica non convenzionale, e soprattutto quella che induce ad esprimere ciò che proviamo. I riferimenti sono sicuramente tanti, ma su tutti direi che i Radiohead hanno lasciato un’impronta indelebile su alcuni cuori che poi si sono messi a fare musica. Guardare il mare e le sue onde insieme a qualcun altro, sapendo che un appoggio c’è sempre: III riporta l’attenzione su noi stessi e su chi ci circonda, e questo disco potrebbe essere il vostro migliore amico.

Tracklist
1. Dark electricity
2. Walls of madness
3. Tunnel of ashy lights
4. Her body rocks
5. Prison is a red sky
6. I am nowhere in time
7. The golden stone
8. Temple of the dog
9. Far

Line-up
Andrej Kralj
Paolo Brembi

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0N0 – Cloaked Climax Concealed

Gli 0N0 sono una band che merita un approfondimento retrospettivo alla luce di quanto offerto in questa concisa ma interessante uscita.

Gli slovacchi 0N0 mi erano fino ad oggi sconosciuti nonostante la loro attività sia piuttosto consistente.

Questo 7″ arriva dopo due full length ed alcune altre uscite di minor minutaggio ed è una buona opportunità per fare la conoscenza di un gruppo che prova ad interpretare la materia death doom inserendovi massicce dosi di industrial, andando così a costruire due brevi quanto incisivi monoliti sonori in cui le due componenti confluiscono in maniera soddisfacente e abbastanza fluida.
Cloaked Climax Concealed non contiene memorabili aperture melodiche o un riffing cadenzato ed avvolgente, bensì offre dieci minuti di austera e gelida incomunicabilità resa al meglio da un buon operato strumentale e da una produzione che evita al tutto di apparire un un’inintelligibile coacervo di suoni.
Il primo brano The Crown Unknown è decisamente più urticante e squadrato mentre nel successivo Hidden In The Trees (Sail this Wrecked Ship) fanno capolino barlumi melodici nel finale, complice un diverso uso della voce rispetto al corrosivo growl offerto fino a quel momento.
Gli 0N0 sono una band che merita un approfondimento retrospettivo alla luce di quanto offerto in questa concisa ma interessante uscita.

Tracklist:
1. The Crown Unknown
2. Hidden In The Trees (Sail this Wrecked Ship)

Line-up:
S – Vocals
A – Guitars, Vocals
T – Guitars, Vocals, Programming

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Dominanz – Let The Death Enter

Let The Death Enter è un buon lavoro, oscuro, malato, con la ragione risucchiata da una insana predisposizione al male, con il quale i Dominanz hanno modellato un sound che risulta personale e fortemente estremo.

I Dominanz sono un quartetto estremo in arrivo da Bergen e non tradiscono la propria provenienza suonando un metal estremo di matrice death/black, strutturato su una componente tecno/industrial che rende l’atmosfera ancora più gelida.

La band, che ha da poco festeggiato i dieci anni di attività, dà alle stampe il terzo full length, successore di quel Noxious uscito cinque anni fa ed accolto benissimo da critica e fans.
Il ritorno tramite la Mighty Music si chiama Let The Death Enter, è stato prodotto da Øystein G. Bruns (Borknagar) presso i Crosound Studio, con Dan Swanö in seconda battuta ad occuparsi di missaggio e mastering negli Unisound Studio.
L’album, più orientato verso il black metal rispetto al passato, mantiene una connotazione ricca di atmosfere malate, conservando un approccio lineare e perennemente in tensione.
Con l’opener Death Is Watching You si entra nel mondo dei Dominanz, come in una vecchia e abbandonata struttura contaminata dal male prima, e dalla pazzia poi, un labirinto di corridoi e stanze dove ad attenderci troviamo la band con la sua musica evocativa ed estrema.
Le sonorità sono pervase da atmosfere che si insinuano nella testa, puzzle di menti lacerate che si rianimano al suono di Lucifer, Ruins Of Destruction, Born With Desires e Echoes From The Moments Of Death, tra mid tempo e sfuriate estreme di stampo black metal.
Let The Death Enter è un buon lavoro, oscuro, malato, con la ragione risucchiata da una insana predisposizione al male, con il quale i Dominanz hanno modellato un sound che risulta personale e fortemente estremo.

Tracklist
1. Death is Watching You
2. Lucifer
3. Let the Death Enter
4. Code of Silence
5. Occendi Credentis
6. Ruins of Destruction
7. Troops of Hell
8. Born With Desires
9. Echoes From the Moment of Death
10. Absence of the Sun

Line-up
Roy Mathisen – Vocal, bass, guitar and synth
Frode Gaustad – Drums
Luis Vilchez – Guitar
Marius Fimland – Contrabass(live guitar)

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VANEXA

Il video di “My Grave”.

Il video di “My Grave”.

Come sempre i Vanexa scrivono un brano con una tematica sociale. Con il loro nuovo brano “My Grave” trattano un tema molto delicato: la violenza domestica. Troppo spesso le mure di casa diventano “La mia Tomba” (My Grave), dove proprio colui che dovrebbe proteggerti diventa l’aguzzino. Il protagonista adolescente, a causa dei costanti abusi subiti, si rifugia nel suo mondo come fosse un videogioco.
Incapace di ribellarsi e non osando intervenire rinuncia all’occasione di diventare come il suo eroe preferito. Ciò che non abbiamo osato, lo abbiamo per sempre perduto.

Saluti, / Thanks and cheers,
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As always, the latest Vanexa song is about social matters.

Their new single “My Grave” deals with the delicate subject of domestic violence. The grave can often consist in house walls, between which women suffer episodes of violence while children are unaware witnesses. The protagonist are therefore those kids who, despite having suspects of violence, are afraid to act losing the chance to be the hero just like in their favorite videogame. What we don’t dare to do is forever lost.

N.Ex.U.S. – N.Ex.U.S.

N.Ex.U.S. è un album affascinante e maturo, fuori dai cliché del progressive ipertecnico ma poco curato nel songwriting, per intraprendere una strada che porta alla valorizzazione dell’opera nel suo insieme e di una serie di brani che sono le dieci tappe di un percorso che il gruppo ci invita ad affrontare.

N.Ex.U.S. è un progetto musicale nato dall’unione artistica di Christian “Jeremy” Checchin (chitarra) e Fausto “Tex” Tessari (tastiere), partiti con la loro avventura nel mondo del rock progressivo nel 2015 condividendo l’esperienza con alcune cover band per poi arrivare all’importante decisione di scrivere brani propri.

Col tempo ai due musicisti si sono aggiunti Tommaso “Tommy” Galeazzo, Daniele Gallan, e Fabio Tomba a formare la line up che ha dato vita, sotto la supervisione di Alessandro Del Vecchio, questo debutto omonimo licenziato da Logic Il Logic Records & Burning Minds Music Group.
Ne esce un album affascinante e maturo, fuori dai cliché del progressive ipertecnico ma poco curato nel songwriting, per intraprendere una strada che porta alla valorizzazione dell’opera nel suo insieme e di una serie di brani che sono le dieci tappe di un percorso che il gruppo ci invita ad affrontare: un progressive rock che si nutre di impulsi metallici ed atmosfere pomp rock in un contesto moderno, accomunando in un unico sound spunti forniti dal new prog, dalla tradizione settantiana e dall’heavy metal.
Le ispirazioni dei N.Ex.U.S sono tante e perfettamente leggibili in un sound che risulta comunque personale, dando sfoggio ad un ottimo talento per l’aspetto melodico che si fa prepotentemente spazio tra la cascata di note che ci travolge in brani come la strumentale …The System, la progressivamente metallica Land Of Misery e la splendida John Doe.
I musicisti sfoggiano buona tecnica messa comunque al servizio di un songwriting di alto livello e l’ascolto dell’album ne giova non trovando ostacoli e arrivando alla fine con la voglia di ripremere il tasto play.
Progressive rock/metal di spessore dunque da parte di questa nuova scommessa targata Logic Il Logic Records/Burning Minds Music Group, assolutamente da non perdere se siete amanti dei suoni progressivi.

Tracklist
1.Loading…
2…The System
3.Empathy
4.A Man Without A Soul
5.Land Of Misery
6.Reflections
7.The Mercenary
8.Another Shore
9.John Doe
10.Final Act: A New Humanity

Line-up
Tommaso “Tommy” Galeazzo – Vocals
Christian “Jeremy” Checchin – Guitars
Fausto “Tex” Tessari – Keyboards
Daniele Gallan – Bass
Fabio Tomba – Drums

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