MARCO GERMANI

Il video di “Storing the Past”, dall’album “Regression”, in uscita nell’autunno 2019 (After Life Music Dimension).

Il video di “Storing the Past”, dall’album “Regression”, in uscita nell’autunno 2019 (After Life Music Dimension).

https://www.youtube.com/watch?v=bzWx3BOo4o0#action=share

“Storing the Past” è il nuovo singolo e videoclip di Marco Germani che anticipa l’album “Regression”, in uscita verso autunno 2019 per After Life Music Dimension. Il disco spazierà tra generi come l’elettronica, l’industrial, il metal e avrà punti in comune con artisti come Nine Inch Nails. Ulteriori dettagli saranno svelati a breve.

WEBLINKS:

https://www.facebook.com/marcogermani/

http://www.after-life.it/

http://www.marcogermani.com/

La regia e il montaggio sono di Elisa Collimedaglia. Nel video compaiono i membri della band dello stesso Germani, ossia i Limbo Neutrale. Costoro sono sovrapposti a discorsi di famosi personaggi americani (Charles Manson, Steve Jobs, Martin Luther King , John F. Kenndy, Michelle Obama, Donald Trump).

Il protagonista del videoclip è un uomo del futuro (o un alieno?) che lavora archiviando e testando macchine vintage come il Commodore 64, un registratore a bobine TEAC, un cellulare Motorola, floppy disk e minidisk. Egli poi si spaventa ripetutamente per quello vede nei monitor a tubo catodico.

Di ispirazione electro-industrial non mancano alcune parti di chitarra martellanti tipiche del metal. Il brano è interamente realizzato dall’artista in tutte le sue parti e prodotto dalla sua etichetta discografica indipendente After Life Music Dimension di Vigevano, Pavia.

Poste 942 – Long Replay

Long Play diventa Long Replay in questa nuova uscita targata 2019 che vede il gruppo tornare a far esplodere gli altoparlanti con quasi cinquanta minuti di ottima musica.

La label Bear Beer Boar Prod. ristampa in una nuova versione con titolo e artwork rinnovati il primo album dei rockers transalpini Poste 942, un dinamitardo combo che suona hard rock potente ed ispirato tanto dagli anni settanta, quanto dal southern e dal grunge.

Long Play diventa Long Replay in questa nuova uscita targata 2019 che vede il gruppo tornare a far esplodere gli altoparlanti con quasi cinquanta minuti di ottima musica.
Hard rock, stoner e groove a manetta, senza rinunciare ad atmosfere southern: le verdi colline francesi ai piedi delle Alpi si trasformano così nei caldi deserti americani o nelle paludi dell’estremo territorio della misteriosa Lousiana.
Lo stile dei Poste 942 è più semplice di quanto si possa immaginare ma molto interessante, così come il modo in cui il gruppo riesce, senza essere dispersivo o approssimativo, ad inserire svariate influenze tra i brani di Long Play.
Partendo dal metal stonerizzato di Down e Pantera, passando per elettrizzanti tratti grunge rock che ricordano non poco i Nirvana, per giungere allo stoner della Sky Valley ed il southern rock, il tutto viene ben calibrato dal gruppo francese in questa raccolta di brani che hanno nel singolo Whiskey, nell’esuberante vena di 49.3, nella semiballad desertica Grace e nella rabbiosa Lonely Day i punti salienti di questo piacevole lavoro.
Un album da ascoltare a volume importante, magari quando la voglia di libertà si fa spazio tra le svogliate giornate tutte uguali: allora una camicia di flanella, un giubbotto di pelle ed il pieno di benzina nel serbatoio accompagneranno sicuramente l’ascolto di Long Replay.

Tracklist
1.49.3 (Reboot)
2.Color of Red
3.Devil’s Complaint
4. Whiskey
5.Punky Booster
6. Grace
7. Pigs in Paradise
8.Lonely Day
9.Psycho Love Part.I
10.Psycho Love Part.II
11. Breathe
12.Kill the Princess

Line-up
Sébastien Mathieu – Guitars
Sébastien Usel – Vocals
Ludovic Favro – Bass
Bruno Pradels – Guitars
Fred Charles – Drums
Stephen Giner – Cornemuse

POSTE 942 – Facebook

Sollar – Translucent

Translucent è un album progressivo che convince per il buon songwriting, anche se in qualche passaggio è fin troppo legato ai Dream Theater più ombrosi, cosa che non incide negativamente comunque sulla già buona strategia compositiva del gruppo.

Torniamo a parlare della scena metal portoghese con questa giovane band dal sound progressivo chiamata Sollar.

Il debutto per il quintetto si chiama Translucent, un buon esempio di progressive metal sulla scia dei maestri statunitensi, Dream Theater in primis, accompagnato da atmosfere dark e da sfumature in linea con le nuove leve che al, sound tradizionale, aggiungono input dal taglio moderno.
La singer Mariana Azevedo aggiunge qualità all’opera con una interpretazione sentita, che produce emozioni alla pari di passaggi pregni di forza metallica che i suoi colleghi non lesinano a sciorinare tra impatto e buona tecnica.
Translucent è un album progressivo che convince per il buon songwriting, anche se in qualche passaggio è fin troppo legato ai Dream Theater più ombrosi, cosa che non incide negativamente comunque sulla già buona strategia compositiva del gruppo.
Splendidi passaggi si alternano dunque ad altri leggermente più scontati ma che, nell’economia di brani come The Fighter, Naked e la title track, appaiono perfettamente bilanciati.
Verso il finale i Sollar lasciano che la loro anima classicamente progressiva si impadronisca di Outburst e The Right Man, brani che potrebbero fare da ponte musicale verso lidi ancora più personali, per un gruppo che non manca certo di buone potenzialità.

Tracklist
1. Birth
2. See
3. The Fighter
4. Naked
5. Royal Flush
6. The Image Of Man
7. Translucent
8. Primal
9. Outburst
10. The Right Man

Line-up
Mariana Azevedo – Vocals
Vitor Braga – Guitars
André Ribeiro – Guitars
Eduardo Sinatra – Drums
Diogo Vidinha – Bass

SOLLAR – Facebook

Mind Driller – Involution

Si balla al ritmo del cyber metal, ci si immerge nel silicio dei microchips che stanno dominando le nostre vite, e si va a cercare l’anima là dove è più difficile trovarla.

Da Alicante arrivano i Mind Driller, un gruppo composto da sei musicisti, che fondono il metal con l’elettronica e tanto altro.

Nati nel 2011, sono con questa ultima fatica al loro terzo disco, e hanno ricevuto buone critiche ed apprezzamento dal pubblico. La loro formula musicale è particolare, come la scelta di usare ben tre lingue differenti nei testi: l’inglese, il tedesco e il castigliano. Come numi tutelari siamo dalle parti dei Rammstein e di tutti quei gruppi che hanno scelto di unire l’elettronica più oscura al metal. I Mind Driller hanno un’innegabile carica metal, con esplosioni e repentine accelerazioni, melodie ed un’importante rimando di giochi fra voce maschile e voce femminile. In queste dodici canzoni ci sono molte cose, i temi trattati sono molteplici e ci sono varie evoluzioni fra generi musicali differenti. Il gusto del disco si avvicina molto a quelle uscite dei primi duemila che ricercavano punti di contatto fra elettronica e metal, usando alcuni stilemi dei due generi per produrre qualcosa di nuovo. Ai nostri giorni questo non è più una novità, ma i Mind Driller, fanno tutto ciò molto bene, usando gli elementi che li attraggono maggiormente per rendere un affresco coerente e coinvolgente. Unica pecca sono alcuni momenti di confusione, come se non si sapesse bene cosa scegliere fra metal ed elettronica, ma sono davvero pochi. Si balla al ritmo del cyber metal, ci si immerge nel silicio dei microchips che stanno dominando le nostre vite, e si va a cercare l’anima là dove è più difficile trovarla. Ci sono anche cose industrial e tracce di ebm, che contribuiscono a fare dei Mind Driller uno dei gruppi più interessanti di questa commistione fra metal ed elettronica. Il loro suono è fresco, non ristagna mai e si lancia sempre verso l’alto, a volte esagerando per ambizione, ma i numeri li hanno e possono farcela. In sostanza un disco piacevole e composto molto bene, con delle vette, e nel complesso una media alta.

Tracklist
Estefania Aledo – Voces
V – Voces
Daniel N.Q. – Voces
Javix (Guitarras y programaciones
Pharaoh – Bajo
Reimon – Batería

Line-up
Estefania Aledo – Vocals
V- Vocals
Daniel N.Q – Vocals
Javix – Guitars & Programming
Pharaoh – Bass
Ramón H Torregosa – Drums

MIND DRILLER – Facebook

LE INTERVISTE DI OVERTHEWALL: CROWN OF AUTUMN

Grazie alla reciproca collaborazione con la conduttrice radiofonica Mirella Catena, abbiamo la gradita opportunità di pubblicare la versione scritta delle interviste effettuate nel corso del suo programma Overthewall, in onda ogni domenica alle 21.30 su Witch Web Radio.
Questa volta Mirella ha intervistato Emanuele Rastelli, leader fondatore degli storici Crown Of Autumn.

MC La band si forma per tua idea già nel 1996 e insieme a Marco Ibba e Diego Balconi realizzate un demo che fu immediatamente apprezzato. Ci racconti com’è andata?

In quegli anni stavo maturando l’idea di un progetto che riunisse i due aspetti musicali che prediligevo; quello più epico e maestoso da una parte, e quello malinconico ed oscuro dall’altra.
Nacque così il progetto Crown Of Autumn che, nei primi mesi, prevedeva un unico cantante growl (Marco, alias Sagittifer) con qualche aperura alla Nick Holmes (Paradise Lost) di “Shades of God” o alla Taneli Jarva (Sentenced) di “Amok”. In seguito, pensai di aggiungere Diego (alias Antares), con il quale avevo già suonato in una cover-band, per prendersi cura di tutte le parti più melodiche, dividendo così in maniera più netta le due anime dei Crown Of Autumn. Non a caso, sul demo Ruins, i due cantanti sono accreditati come “Chant of the Wizard” (Marco) e “Chant of the Warrior” (Diego). Andammo a registrare in uno studio professionale (Malibu Studio, Milano) che non aveva mai avuto a che fare con nessuna Metal Band. Il tecnico del suono però, comprese immediatamente dove volevamo arrivare e fece un lavoro assolutamente egregio, specialmente se inquadrato nel contesto di quegli anni. “Ruins” ci fece conoscere nell’underground nostrano e non solo, vendendo più di 1000 copie in pochi mesi (una buona cifra per un demo-tape metal nel 1996), e ci fece guadagnare una certa credibilità artistica all’interno della scena.

MC Dopo il successo del primo demo è la volta, nel 97, del full length The Treasures Arcane che mette d’accordo tutti, pubblico e critica, raccogliendo consensi in tutto l’ambiente underground. lo stesso anno però la band si stoppa per un lungo periodo e tu ti dedichi ad altri progetti musicali. Come mai, visto il successo ottenuto?

The Treasures Arcane è il coronamento di un processo iniziato ben prima del demo Ruins, fu una ricerca personale che passava attraverso la musica, ma investiva anche aspetti più interiori.
Da una parte mi sentivo molto appagato dal risultato ottenuto, anche se ovviamente non si è mai soddisfatti al 100% dei propri lavori, dall’altra però ero un po’ stufo di certi stilemi e di certi cliché del mondo metal, sia da un punto di vista artistico che da quello antropologico. Tutto ciò, in quel periodo, finì per provocarmi una certa nausea; so che è una parola poco galante, ma è anche la parola più giusta. Per cui scelsi di andare ad esplorare altri lidi e mi misi a lavorare ad un nuovo progetto che potesse rappresentare uno sviluppo artistico e di contenuti, senza però gettare al vento o rinnegare quanto fatto in precedenza. Fu così che nacque Magnifiqat.

MC Dopo tredici anni il ritorno con un nuovo cantante e un nuovo full length, e nel 2013 l’annuncio di Byzantine Horizons, che sarà pubblicato ad Aprile per la My Kingdom Music. Un lavoro che aggiunge al tipico medieval dark metal dei Crown Of Autumn, nuovi elementi più folk ed etnici. cosa ci riserva questo nuovo album?

Byzantine Horizons ha davvero moltissime sfaccettature. Come hai giustamente notato, gli elementi più folk/neo-Folk ed etnici (mutuati dall’esperienza con i Magnifiqat) trovano un maggiore spazio rispetto ai lavori precedenti, andanfosi parzialmente a sostituire ai passaggi di chitarre acustiche medievaleggianti dei primi lavori. Ci sono anche elementi più progressivi, ispirati ad un certo death metal anni ’90 oppure ad alcune cose di Devin Townsend. C’è inoltre una maggiore presenza della lingua italiana, proveniente da un più massiccio ascolto di musica cantautorale nostrana; mi riferisco ad artisti come Franco Battiato, Juri Camisasca, Angelo Branduardi, Vinicio Capossela o Giovanni Lindo Ferretti. Forse però, l’elemento di maggior novità rispetto al passato è l’influenza di alcune rock-band americane che ascoltavo moltissimo durante la fase compositiva di Byzantine Horizons. Parlo soprattutto di progetti come Tool, A Perfect Circle e Ashes Divide, ma anche di System of a Down e del Marilyn Manson più pacato. Sinceramente non so se nel risultato finale del nuovo disco questi ascolti traspaiano o meno, poiché è nostra abitudine tirare dritti per la nostra strada senza cercare di imitare questo o quell’altro musicista, inoltre facciamo un genere molto diverso dal loro ed anche l’orizzonte dei contenuti lirici è spesso agli antipodi rispetto a quel mondo. Senz’altro però la loro importantissima lezione ha contribuito a sviluppare in me una più matura idea di “canzone”, cosa che si può applicare a qualsiasi genere musicale.

MC Citiamo la line up attuale della band?

Gianluigi Girardi: voce maschile solista
Milena Saracino: voce femminile solista
Emanuele Rastelli: chitarre, basso, tastiere, voci growl e pulite
Mattia Stancioiu: batteria e percussioni
I testi e le musiche sono stati scritti da me e arrangiati insieme agli altri membri dei Crown Of Autumn.
Mattia si è inoltre preoccupato di registrare, mixare e masterizzare l’album presso il suo Elnor Studio (Magnago – MI), ma soprattutto si è occupato della produzione artistica di Byzantine Horizons. Diciamo che dopo eterni scambi di opinioni e proposte astruse (le mie), l’ultima parola era sempre sua.
Per fortuna.

MC La copertina dell’album è opera tua. un’immagine suggestiva, un orizzonte inquietante direi, molto cupo e nebbioso…come l’hai scelta e realizzata?

Non lo so nemmeno io 🙂
E’ infatti la prima volta che mi cimento con Photoshop. Anche la cover, come del resto l’album, ha subito una gestazione di anni; continue modifiche, aggiornamenti, ripensamenti, ecc. ecc.
In ogni caso l’idea era quella di creare un “luogo – non luogo” inserito in un “tempo – non tempo”, se così si può dire. Ci sono elementi architettonici di varie città orientali ed occidentali, antichi e moderni, tutti miscelati insieme per dare un effetto si sospensione quasi metafisica alla scena…

MC Quali sono i progetti futuri della band? Sono previsti live per promuovere il nuovo lavoro discografico?

Noi non suoniamo dal vivo, perché siamo TRVE… come i Darkthorne! 🙂
Scherzi a parte, la cosa è piuttosto difficile perché viviamo in città diverse, tutti noi abbiamo i consueti impegni della vita quotidiana e nel poco tempo che possiamo ricavare per la musica, la priorità è sempre riservata alla dimensione dello studio di registrazione che è il nostro habitat naturale. Personalmente mi piacerebbe poter fare alcune date, anche 1 o 2 all’anno, però fatte in un certo modo, nel contesto giusto, altrimenti sarebbe una delusione sia per noi che per chi ci segue. Al momento non escludo nessuna possibilità…

MC Quali sono i vostri contatti sul web per i nostri ascoltatori?

Per contattare la band potete trovarci su Facebook alla nostra pagina ufficiale:
https://www.facebook.com/crownofautumn/
Per acquistare i nostri album potete rivolgervi alla My Kingdom Music:
https://mykingdommusic.net/

MC Grazie per essere stato con noi

Grazie di cuore a voi per il supporto che ci date!

Extrema – Headbanging Forever

Headbanging Forver è un ritorno agli Extrema che amiamo, perché sinceramente fare a meno di loro non è per niente bello, ma questo disco non culla la nostalgia per ciò che fu, bensì è uno sguardo verso ciò che è e ciò che sarà.

Tornano gli Extrema, band che, parafrasando qualcuno, non fa metal ma è il metal in Italia.

Ovviamente non sono stati l’unico gruppo metal tricolore, ma sono stati paradigmatici e hanno mostrato a tanti altri cosa possa produrre il genere nel nostro paese. Nati a Milano fra il 1985 e il 1986, con questo disco arrivano al settimo full length in carriera con il solo chitarrista e produttore Tommy Massara rimasto tra i membri originari del gruppo. Ne hanno passate tante gli Extrema, una su tutte la traumatica separazione con il cantante Gianluca Perotti, con un comunicato da parte del gruppo che non lasciò spazio a dubbi. Dopo GL è subentrato come cantante Tiziano Spigno che li ha resi più forti e devastante con la sua bellissima voce. Cosa è Headbanging Forever? Prima di tutto un buon disco di thrash metal con un grande groove, che oscilla fra vari generi non chiudendosi in nessun steccato ed è, in seconda battuta, un grande atto d’amore verso la ragion d’essere degli Extrema: il metal. Troppo spesso ci dimentichiamo cosa fa muovere velocemente la nostra testa e cosa davvero amiamo in questa musica rumorosa. Con questo disco gli Extrema ce lo ricordano molto bene, grazie ad un’opera bilanciata tra aggressione e ritmo, con ottime melodie e una tecnica ben al di sopra della media ma del tutto è al servizio della musica. Il gruppo di Massara guarda al risultato totale e non a quello di una manciata di canzoni, e anche per questo l’insieme è notevole. Spigno è un cantante maggiormente melodico e con una gamma maggiore di soluzioni rispetto a Perotti, che ha comunque fatto tantissimo negli Extrema. Questo disco segna anche il nuovo corso per un gruppo storico, per il quale non è mai facile riproporsi dopo tanti anni che si è in giro, ma gli Extrema portano a termine molto bene la missione. Il disco è gustoso e lascia un ottimo retrogusto, contenendo metal che guarda al futuro con delle solide radici, perché in questo lavoro appaiono molti omaggi alle divinità passate del metal. Le composizioni sono di ampio respiro e permettono al gruppo di sviluppare al meglio le proprie tematiche. Headbanging Forver è un ritorno agli Extrema che amiamo, perché sinceramente fare a meno di loro non è per niente bello, ma questo disco non culla la nostalgia per ciò che fu, bensì è uno sguardo verso ciò che è e ciò che sarà.

Tracklist
01. The Call
02. Borders Of Fire
03. For The Loved And The Lost
04. Heavens Blind
05. Pitch Black Eyes
06. Headbanging Forever
07. Believer
08. Invisible
09. Paralyzed
10. The Showdown

Line-up
Tiziano “Titian” Spigno – Voce
Tommy Massara – Chitarra
Gabri Giovanna – Basso
Francesco “Frullo” Larosa – Batteria

EXTREMA – Facebook

White Cowbell Oklahoma – Seven Seas Of Sleaze

Alle malinconiche ballate intrise di blues al caldo di un tramonto con vista sulla frontiera, la band preferisce un diretto in pieno volto, un eccesso di attitudine che si traduce in un sound sfacciato e dalle chiare influenze hard, rock’n’roll e blues.

Gli White Cowbell Oklahoma sono di fatto la spettacolarizzazione del southern rock, o almeno la sua anima più corrotta e deviata.

Alle malinconiche ballate intrise di blues al caldo di un tramonto con vista sulla frontiera, la band preferisce un diretto in pieno volto, un eccesso di attitudine che si traduce in un sound sfacciato e dalle chiare influenze hard, rock ‘n’ roll e blues, ma di quello dannato, regalato dal solito satanasso che non ne vuole sapere di allontanarsi da crocicchi e drugstore di quell’ America in cui si balla a ritmo del country rock e ci si butta via tra alcool e anfetamine.
Questo lavoro, licenziato dalla Slick Monkey Records ed ultimo di una discografia che vede una manciata di album ed una carriera fondata sui concerti dal vivo che si trasformano in veri e propri spettacoli tra ballerine, fuochi d’artificio e pericolose motoseghe., è composto da un paio di inediti più cinque brani registrati appunto nella dimensione più consona alla band canadese, il palco.
E’ on stage che gli White Cowbell Oklahoma non perdono un colpo e, anche se non disponiamo del supporto video, la sensazione di vivere uno spettacolo che va oltre alla musica è percettibile tra le note di brani travolgenti come Flapjack Flytrap, Monster Railroad e Flush In The Pocket.
Lynyrd Skynyrd, Deep Purple, ZZ Top e Allman Brothers in salsa hard rock, punk, blue … non male davvero.

Tracklist
1.Into The Sun
2.Harder Come, Harder Come
3.Flapjack Flytrap (Live)
4.Cheerleader (Live)
5.Monster Railroad (Live)
6.Flash In The Pocket (Live)
7.Shot A Gamblin’ Man (Live)

WHITE COWBELL OKLAHOMA – Facebook

DESTRAGE

Il video di “The Chosen One”, dall’album omonimo in uscita a maggio (Metal Blade Records).

Il video di “The Chosen One”, dall’album omonimo in uscita a maggio (Metal Blade Records).

Dopo una settimana in cui i fan hanno potuto votare (per finta) il titolo del nuovo album, i DESTRAGE annunciano oggi la release di “The Chosen One”, previsto in arrivo il 24 maggio 2019 su Metal Blade Records.
Per anticiparne l’uscita la band ha reso disponibile il video della title-track “The Chosen One”.

Presenti alcuni ospiti per “The Chosen One” tra cui il “master of evil” Luca Mai degli ZU che ha contribuito con un assolo di sax al brano “Mr Bugman” e suonando il riff portante di “At The Cost Of Pleasure”. Le tastiere sono state eseguite dal jazzista Fabio Visocchi per i brani “At The Cost Of Pleasure” e “The Gifted One” mentre le parti di elettronica sono state curate da Fabrizio “Izio” Pagni.
“The Chosen One” è stato prodotto dalla band stessa e da Matteo “ciube” Tabacco presso i Raptor Studios di Vicenza. Le fasi di mix e master sono state curate da Josh WIlbur (Megadeth, Korn, Gojira, Lamb Of God e molti altri).

Di seguito la tracklist di “The Chosen One”:

1. The Chosen One
2. About That
3. Hey, Stranger!
4. At the Cost of Pleasure
5. Mr. Bugman
6. Rage, My Alibi
7. Headache and Crumbs
8. The Gifted One

Disponibile il pre-order del disco a questo link e nei seguenti formati:
jewelcase-CD
light yellow vinyl / includes CD (EU exclusive – limited to 300 copies)
pink / blue marbled vinyl / includes CD (EU exclusive – limited to 200 copies)
multi-color splatter vinyl / includes CD (EU exclusive – limited to 100 copies)
light pink marbled vinyl / includes CD (US exclusive – limited to 300 copies)
violet marbled vinyl / includes CD (US exclusive – limited to 200 copies)

As with all of their previous efforts, Destrage make it impossible to pigeonhole their sound, with numerous labels applicable to the record but no single one able to tell the whole story. Moreover, from start to finish, The Chosen One seethes with an energy that is undeniable. “I strongly believe in the power of the people, and energy came from those who worked on this album, from the band, the producers, through to the mixing and mastering engineer. There was a lot of energy in the whole project, and that’s the most important thing to me,” vocalist Paolo Colavolpe enthuses. The record also sees the band once more experimenting, taking risks and exploring territory they have not previously entered into, demonstrating a fearlessness when it came to chasing ideas – and almost half the songs are in a completely different guitar tuning. A pair of unique tracks also bookend the record, the title track and “The Gifted One”, their relationship obvious as they came together in the writing stage. Explains guitarist Matteo Di Gioia: “The song ‘The Chosen One’ is brief, has no repetitions and an unresolved structure. The unexplored, unrepeated sections of that unwrap with more patience on ‘The Gifted One’, which also has an uncommon structure, but in the opposite sense. Here we have a long, pacing, reflexive closing song that shares many elements with the opener but feels completely different.” Further adding to the heady mix is the incorporation of extra instrumentation, among these a baritone saxophone and something the band nicknamed MEGATRON, which is essentially “a badass synthesizer playing guitar riffs together with the human guitarists. Like the saxophone, it’s set to disappear and fuse with the guitars to achieve a slightly unreal sound, and we knew we didn’t want these extra sounds to emerge and be obvious. Instead, we really looked for the listener to experience the ‘What the fuck is that sound?’ effect.”

DESTRAGE are:
Paolo Colavolpe – vocals
Matteo Di Gioia – guitar
Federico Paulovich – drums
Ralph Guido Salati – guitar
Gabriel Pignata – bass

DESTRAGE online:
http://www.destrage.com
http://www.facebook.com/destrage
http://www.youtube.com/destrage
http://twitter.com/destrage
http://instagram.com/destrage_official
http://www.soundcloud.com/destrage

Nerocapra – Decomposizione

I Nerocapra consolidano la reputazione di band selvaggia e fuori dai soliti schemi che oggigiorno comandano il metal estremo, proseguendo sulla loro malsana strada e officiando un primitivo rituale fatto di death thrash black genuino, brutale e incompromissorio.

I piemontesi Nerocapra tornano a devastare l’udito degli amanti del metal estremo di matrice old school con un nuovo lavoro sulla lunga distanza intitolato Decomposizione.

La band, attiva dal 2003, arriva così al terzo album dopo Vox Inferi (2011) e Mefisto Manna (2014): Decomposizione è composto da undici brani di death metal primordiale, dall’attitudine totalmente underground, poco incline a facili melodie e grezzo fin quasi all’eccesso; l’interpretazione del genere è quanto mai putrida, in ossequio al titolo, intrisa dallo spirito degli anni ottanta, oltre che di sangue e follia, e deviata da aggressive ripartenze thrash/black metal
Il nichilismo di Decomposizione è roba per stomaci forti (musicalmente parlando): i Nerocapra consolidano la reputazione di band selvaggia e fuori dai soliti schemi che oggigiorno comandano il metal estremo, proseguendo sulla loro malsana strada e officiando un primitivo rituale fatto di death thrash black genuino, brutale e incompromissorio.

Tracklist
1.Nella casa della carne
2.Dannata meretrice
3.Mors Tua Mors Mea
4.Carogna
5.Stifling Scream
6.Visione d’inferno
7.Decomposizione precoce
8.Al 7° grado
9.Il carnefice pastore
10.Nerodemonio
11.Dalle viscere

Line-up
Roberto Ripollino – Drums
Alessandro Battezzati – Guitars
Mirco Rizzi – Guitars, Vocals

NEROCAPRA – Facebook

Experior Obscura – Iter in Nebula

Melodie antiche sono inglobate in una ferocia multidimensionale libera da qualsiasi vincolo, a sublimare un percorso emozionale fortissimo e alterando, forse per sempre, la nostra percezione artistica del black metal.

Un sincero plauso e apprezzamento per la attenta label britannica Third I Rex, che, fedele al motto “the music we love, the artists we press”, a inizio 2019 ha recuperato il demo del 2015 Iter in Nebula e lo ha finalmente pubblicato in cd facendoci conoscere uno splendida opera intrisa di arte nera, ricca di suggestioni e fascino.

Gli Experior Obscura rappresentano lo sforzo solistico di Nefastus, attuale chitarrista della band partenopea Malvento, storica presenza dell’underground black italiano, attiva fin dal 1999. Sarebbe stato un peccato se Iter in Nebula, sette brani per sessanta minuti di musica, fosse passato inosservato, perché l’opera è assolutamente intrigante; con l’aiuto di R alla batteria, Nefastus ci porta nel suo mondo, nella sua arte assolutamente intrisa di black metal oscuro, dannato sia quando crea cavalcate forsennate, sia quando ci conduce in mid tempo oscuri come la pece, dove non si scorge alcuna possibilità di salvezza: ”nei profondi abissi ardono le luci” è la chiave di lettura dell’opera che veramente ci conduce in abissi insondabili dove ardono luci fredde e glaciali che non hanno nessun potere riscaldante. I brani sono  magnifici, il viaggio ci porta in dimensioni allucinate, ipnotizzant. una traccia come Awake, Waking! ha una forza inaudita con un riff che ci inchioda e penetra subdolamente nei gangli nervosi, distorcendo ogni percezione e rendendoci impotenti a qualsiasi reazione. Brani come Schizophrenia e Black Hole rendono in atmosfera quanto dichiarato nel titolo e ci imprigionano in mondi veramente oscuri dove “you’ll be alone with your madness”. Tutto è torbido, ogni nota grida con forza cosa significa il black per l’autore; l’immersione in tale immaginario è totale e deve essere vissuta con altrettanto abbandono e dedizione dall’ascoltatore. Nuove dimensioni si aprono, brani come Trauma, Beyond the Human e Oblivion ci trasportano in paesaggi desolati e angoscianti; melodie antiche sono inglobate in una ferocia multidimensionale libera da qualsiasi vincolo e i sedici minuti finali di The Time of the Stars sublimano un percorso emozionale fortissimo alterando, forse per sempre, la nostra percezione artistica del black metal. Un opera di alto livello artistico, del tutto inaspettata.

Tracklist

1. Trauma
2. Awake, Waking!
3. Schizophrenia
4. Black Hole
5. Beyond the Human
6. Oblivion
7. The Time of the Stars

Line-up
Nefastus: Vocals, Guitars, Bass, Programming

EXPERIOR OBSCURA – Facebook

Descrizione Breve
Sarebbe un peccato se un’opera di cosi alto livello artistico passasse del tutto inosservata;Black Metal nella sua essenza.Sessanta minuti che potrebbero alterare la nostra percezione dell’Arte Nera.

Autore
Massimo Pagliaro

Voto
90

Genere – Sottogeneri – Anno – Label
Black – – 2019

Misery Index – Rituals Of Power

Ottimo ritorno per una delle band cardine del metal estremo statunitense nate all’alba del nuovo millennio.

Nuovo lavoro anche per i Misery Index, quartetto che gli amanti del death metal e del grindcore aspettavano al varco dopo il precedente The Killing Gods, licenziato cinque anni fa e che colpiva nel segno solo a tratti.

Un album motivo di discussione tra fans e addetti ai lavori che trova in questo suo successore un valido e massiccio ritorno, infatti il quartetto di Baltimora se non rispolvera la forma dei primi anni del nuovo millennio ci va molto vicino con questo nuovo Rituals Of Power.
Siamo al cospetto di una band che ha sicuramente contribuito allo sviluppo dei suoni estremi di matrice death/grind, quindi l’esperienza e il talento non mancano di certo, coadiuvati da un songwriting che riesce ad incollare l’ascoltatore alla poltrona con una serie di brani che nel genere sono non molto distanti dalla perfezione, decollando già al primo ascolto.
Una serie di macigni sonori valorizzati da un lavoro chitarristico in stato di grazia, un sound diretto e devastante, aiutato a sfondare le difese dell’ascoltatore grazie ad una produzione scintillante sono le virtù essenziali per rendere portentoso un album come Rituals Of Power.
Un quartetto solido che non si lascia scalfire da nessuna divagazione dal suono estremo che né è il marchio da quasi vent’anni, questi sono i Misery Index odierni e questa volta gli amanti del death metal possono portarsi a casa questa raccolta di ordigni sonori che trova in Decline And Fall, New Salem e nella title track i picchi massimi di distruttività, tenuta a freno da trovate melodiche di altra categoria.
Ed è proprio quel quid melodico, che nell’ombra agisce sui brani, la carta vincente di Rituals Of Power, una nota che spunta all’improvviso tra la carica esplosiva di un sound atomico e che contribuisce a rendere un brano come I Disavow un piccolo gioiello.
Ottimo ritorno per una delle band cardine del metal estremo statunitense nate all’alba del nuovo millennio.

Tracklist
1. Universal Untruths
2. Decline and Fall
3. The Choir Invisible
4. New Salem
5. Hammering the Nails
6. Rituals of Power
7. They Always Come Back
8. I Disavow
9. Naysayer

Line-up
Jason Netherton – Bass, vocals
Adam Jarvis – Drums
Mark Kloeppel – Guitar, vocals
Darin Morris – Lead guitar

MISERY INDEX – Facebook

Suzi Quatro – No Control

Suzi Quatro si ribella allo scorrere del tempo e si ripresenta in forma a quasi settant’anni con No Control, album scritto a quattro mani con il figlio Richard Tuckey e a noi comuni mortali non resta che inchinarci a questa regina del rock’n’roll.

Un nuovo album targato Suzi Quatro, diciannove anni dopo la nascita del nuovo millennio.

Susan Kay Quattrocchio si ribella allo scorrere del tempo e si ripresenta in forma, a quasi settant’anni, con No Control, album scritto a quattro mani con il figlio Richard Tuckey e a noi comuni mortali non resta che inchinarci a questa regina del rock’n’roll.
Diventata un’icona del rock e del glam negli anni settanta la bassista, cantante ed attrice statunitense fa bella mostra di sé, accompagnata dal suo basso sull’artwork di copertina di questo nuovo lavoro che, clamorosamente, abbraccia più di un genere, dal rock, al pop al soul e al blues, mentre lei a tratti rispolvera la grinta dei bei tempi con Macho Man e il rock blues sfacciato di Don’t Do Me Wrong.
Suzi Quatro non ha mai smesso di dedicarsi al rock, e il nuovo millennio l’aveva già vista protagonista di tre lavori, due solisti (Back To The Drive del 2005 e In The Spotlight del 2011) e l’album del 2017 con due leggende del glam rock come Andy Scott, chitarrista degli Sweet e Don Powell, batterista degli Slade, quindi che No Control suoni alla grande non sorprende sicuramente.
La Quatro ha dato vita ad un lavoro formato da belle canzoni pop/rock, nel quale i fiati assumono un ruolo da protagonisti in quasi tutta la tracklist (splendida I Can Teach To You Fly) e lei, come scritto, sfoggia una grinta invidiabile.
La conclusiva Going Down Blues è un blues sensuale e sanguigno, l’ideale saluto di Suzi tornata con un lavoro graffiante ed emozionante, pregno di suoni ed umori classici, ma non per questo trascurabile: il rock’n’roll non ha età.

Tracklist
1. No Soul/No Control
2. Going Home
3. Strings
4. Love Isn’t Fair
5. Macho Man
6 .Easy Pickings
7. Bass Line
8. Don’t Do Me Wrong
9. Heavy Duty
10. I Can Teach You To Fly
11. Going Down Blues

Vinyl bonus tracks:
12. Heart On The Line (bonus track)
13. Leopard Skin Pillbox Hat (bonus track)

SUZI QUATRO – Facebook

Red Beard Wall – The Fight Needs Us All

All’interno del panorama della musica pesante la loro miscela è unica e da ascoltare con attenzione, e c’è anche un’evoluzione sonora, con tanta abrasività ma anche tanta melodia da scoprire.

Torna il duo texano dei Red Beard Wall, dopo il debutto nel 2017 che li aveva mostrati come un gruppo nient’affatto comune.

Con questo nuovo capitolo la questione si inacidisce maggiormente, il suono diventa più ansiogeno e corrosivo rispetto al precedente lavoro, anche perché il mondo là fuori sta peggiorando notevolmente e velocemente. Il titolo è già assai esplicativo, The Fight Needs Us All, perché questa guerra mondiale fatta da una piccolissima percentuale di popolazione, quella ricca, contro la stragrande maggioranza, quella meno abbiente, ci coinvolge a tutti. Oltre ad una lettura politica si può leggere il titolo ed il disco anche come esortazione per l’eterna battaglia che si svolge dentro di noi. Il suono dei Red Beard Wall è molto particolare, è uno stoner sludge che ha in Aron Wall, cantante e chitarrista, la sua particolarità dato che con la sua voce e la sua chitarra è il perfetto contraltare alla batteria di George Trujillo. La voce è sia in growl molto acuto che in chiaro, una frequenza che muta con l’andare della narrazione musicale. La musica è molto particolare e ricca, nonostante gli strumenti siano solo due, chitarra e batteria. Con un impianto così minimale non è facile trovare un assetto originale, ma i Red Beard Wall ci sono ampiamente riusciti, proponendo uno stile particolare e soprattutto due album molto validi. Al primo ascolto di The Fight Need Us All potrebbe sembrare registrato con gli alti in eccesso, invece continuando ad ascoltarlo si capisce che bisogna cogliere in maniera più approfondita tutto l’insieme, che è un groove ribassato e molto potente, nella piena tradizione texana ma con grande innovazione. All’interno del panorama della musica pesante la loro miscela è unica e da ascoltare con attenzione, e c’è anche un’evoluzione sonora, con tanta abrasività ma anche tanta melodia da scoprire.

Tracklist
1.Come on Down
2.To My Queen
3.Ode to Green
4.Reverend
5.The Warming
6.Reign of Ignorance
7.Tell Me the Future of Existence
8.The Fight Needs Us All

Line-up
Aaron Wall – Vocals / Guitar
George Trujillo – Drums

RED BEARD WALL – Facebook

WORSTENEMY

Il il lyric video di “Seasons of War”, dall’album “Deception” (Worlholedeath).

Il il lyric video di “Seasons of War”, dall’album “Deception” (Worlholedeath).

I death metallers Worstenemy sono o, dall’album rgogliosi di presentare il lyric video per il brano “Seasons of War”!
“Seasons of War” Official Lyric Video

“Seasons of War” é tratto dall’album “Deception” fuori via Wormholedeath / Aural Music Group / Wormholedeath Japan

CD http://tiny.cc/Deception_cd
iTunes http://tiny.cc/Deception_iTunes
Spotify http://tiny.cc/Deception_Spotify

Vorga – Radiant Gloom

Il black dei Vorga è sì melodico, come lo loro stesso lo definiscono, ma è altrettanto furioso ed urticante per graffiare lasciando segni anche piuttosto profondi.

I Vorga sono una nuova band tedesca che prova ad inserirsi con forza nell’affollata scena black metal planetaria.

Il gruppo è in realtà germanico solo per tre quarti in quanto il vocalist Пешо Спейса è bulgaro, ma in fondo poco importa, anche perché quanto offerto in questo caso abbraccia con grande sapienza le diverse sfumature del genere provenienti un po’ da tutte le maggiori scuole, convogliandolo in un sound che alla fine convince non poco.
Il black dei Vorga è sì melodico, come lo loro stesso lo definiscono, ma è altrettanto furioso ed urticante per graffiare lasciando segni anche piuttosto profondi, grazie a tracce di potente e roboante ferocia come The Black Age e Hunger, mentre Argil e Divine, pur non abbassando di molto il tiro, sono pervase da linee melodiche davvero intriganti e capaci di connotarne i contenuti in maniera importante.
L’interpretazione vocale è di quelle che piacciono, in quanto lo screaming è corrosivo il giusto senza divenire gracchiante, mentre il lavoro del trio composto da Jervas (batteria), Volker (chitarra) e Atlas (chitarra e basso, oltre che autore di tutte le musiche e dei testi) è intenso e preciso allo stesso tempo, avvalendosi peraltro di una produzione decisamente buona.
In questa ventina di minuti abbondanti i Vorga ci comunicano con convinzione e capacità quanto il black metal sia in grado di rigenerarsi in maniera costante, non solo attraverrso elementi innovativi (che in Radiant Gloom non sono affatto rinvenibili) ma anche e soprattutto con rielaborazioni magistrali di quelle sonorità che ormai da circa trent’anni continuano a lasciare il segno.

Tracklist:
01 The Black Age
02 Argil
03 Divine
04 Hunger

Line-up:
Jervas – Drums
Atlas – Guitars (rhythm), Bass, Songwriting, Lyrics
Volker – Guitars (lead)
Пешо Спейса – Vocals

VORGA – Facebook

Orango – Da Per Terra Di Sicuro Non Cado

Il tutto è molto interessante e piacevolmente spigoloso, si crea un senso di tranquillità e di sincerità, impossibile da trovare altrove.

Gli Orango sono un duo di math rock bolognese.

La peculiarità di questo gruppo è la perfetta associazione musica e parole, sbalzi umoral-musicali, distorsioni, giri di stomaco e giri di chitarra, con la batteria che dà testate su di noi. Le parole sono dette non per piacere, descrivere cosa sia dire e fare cose antipatiche ma sincere, andando ben oltre il politicamente corretto che domina la nostra era. Gli Orango vogliono lo scontro, perché siamo talmente falsi che a poca distanza diciamo ben altro, mentre in faccia diciamo ben poco. Potrebbe sembrare un flusso di coscienza, in realtà è un cercare di orientarsi in un flusso di merda. Gli Orango fanno qualcosa che nel sottobosco si ascolta molto raramente, ovvero produrre un ep come si vuole e dire “ecco qui cosa abbiamo fatto, vi piace ? Bene. Non vi piace ? Va bene lo stesso, ciao grazie”. Il tutto è molto interessante e piacevolmente spigoloso, si crea un senso di tranquillità e di sincerità, impossibile da trovare altrove. “Voglio un confronto, non un consenso…” è l’incipit della terza canzone, Cepre, e potrebbe dare un’idea di cosa sia questo ep. Le cinque tracce sono da ascoltare come se si facesse un dialogo con un amico che prima di tutto è sincero, e per questo non deve piacere per forza, anzi. Questo discorso è estremamente difficile da portare avanti in un’epoca in cui si è in continua ricerca di mi piace e di consenso. Musicalmente il disco è vivace, vario e fresco. La produzione fa rendere al meglio il tutto e il suono e le parole arrivano molto bene. Anche il titolo Da Per Terra Sicuro Non Cado ha un suo significato sul quale bisogna ragionare. Una delle sorprese di questo inizio di 2019, una bella supposta musicale.

Tracklist
1) Mostaco
2) Ay948km
3) Cepre
4) Strame
5) Gomma

Line-up
Carlo Berbellini – batteria
Diego Comis – chitarra
Orango – voce

ORANGO – Facebook

Lucifer’s Fall – Tales From The Crypt

L’album è di fatto è una raccolta di brani già licenziati in passato dai Lucifer’s Fall con l’aggiunta di alcun cover: non imprescindibile, ma quanto meno utile per farsi un’idea di quello che propongono questi doomsters australiani.

Sono passati un paio d’anni da quando ci occupammo degli australiani Lucifer’s Fall, quintetto di Adelaide attivo dal 2013 e al terzo lavoro sulla lunga distanza.

Tales From The Crypt nulla toglie e nulla aggiunge a quanto scritto in passato: la band offre agli amanti del genere un heavy doom classico, alternando brani più heavy a lenti passaggi sabbathiani.
Una proposta old school, ad iniziare dalla produzione che tanto sa di cripta maleodorante (come suggerisce il titolo), dove riti antichi risvegliano dal sonno millenario cadaveri rinsecchiti, poveri resti condannati a vagare sulla terra all’arrivo della notte; i primi due brani (Trapped In Satan’s Chains e Dirty Shits) fanno parte dell’anima hard & heavy del gruppo, con un rock duro ispirato alle band storiche e dall’attitudine settantiana che lascia poi spazio a jam classic doom come Deceiver e Cursed Priestess. L’album è di fatto è una raccolta di brani già licenziati in passato dai Lucifer’s Fall, con l’aggiunta di alcun cover che si rifanno alle discografie di Reverend Bizarre, Exciter ed Angel Witch: non imprescindibile, ma quanto meno utile per farsi un’idea di quello che propongono questi doomsters australiani.

Tracklist
1.Trapped in Satan’s Chains
2.Dirty Shits
3.Unknown Unnamed
4.Deceiver
5.Die Witch Die
6.Death of the Mother
7.Cursed Priestess (rehearsal)
8.Damnation (rehearsal)
9.The Mountains of Madness (rehearsal)
10.(Fuck You) We’re Lucifer’s Fall
11.Cromwell (partial unrehearsed jam) (Reverend Bizarre cover)
12.Stand Up and Fight (barely rehearsed version) (Exciter cover)
13.Angel Witch (Live 3D Radio) (Angel Witch cover)

Line-up
Deceiver – Bass, Guitars, Vocals
Unknown and Unnamed – Drums
Cursed Priestess – Bass
The Invocator – Guitars (lead)
Heretic – Guitars (rhythm)

LUCIFER’S FALL – Facebook

Witherfall – Vintage ep

Tornano a distanza di pochi mesi dal mai troppo lodato A Prelude To Sorrow, quella che in soli due album è diventata la band cardine di un cero modo di fare progressive metal, erede di Nevermore e Symphony X, ma dal talento talmente enorme da diventare un punto di riferimento nello spazio di un paio d’anni, gli Witherfall.

Tornano a distanza di pochi mesi dal mai troppo lodato A Prelude To Sorrow gli Witherfall, quella che in soli due album è diventata la band cardine di un certo modo di fare progressive metal, erede di Nevermore e Symphony X, ma dal talento talmente grande da diventare un punto di riferimento nello spazio di un paio d’anni.

La tragica storia del gruppo ormai è conosciuta ed abbiamo avuto modo di scriverne sui precedenti articoli che riguardavano Nocturnes And Requiems, debutto licenziato nel 2017, ed appunto il masterpiece A Prelude To Sorrow; nel frattempo il singer Joseph Michael è entrato a far parte della line up dei Sanctuary, chiudendo il cerchio che lo vedeva come unico erede del grande Warrel Dane.
Accompagnato dallo splendido artwork, sulla scia di quelli precedenti ma di diverso colore (questa volta il tono dominate è il verde), Vintage è un ep di otto brani per quaranta minuti di grande musica acustica, dove a farla da padrini sono le prestazioni dei due leader, Michael al microfono e Jake Dreyer alla chitarra, lasciando alla versione originale della title track il compito di ricordarci lo spettacolare, drammatico e tragico crescendo emozionale che la band ha saputo creare sul precedente capolavoro.
Il nuovo tastierista Alex Nasla è l’unica novità che Vintage si porta dietro, il resto è l’ennesima prova della grandezza di questa band, spettacolare nelle parti metal progressive, da brividi nell’atmosfera acustica ed ancora più intimista di Vintage Medley e di Ode To Despair diventata ormai un classico.
Le cover presenti più il singolo The Long Walk Home (December), fanno di questo lavoro l’ennesima prova del valore assoluto di una straordinaria band, fabbrica di emozioni che travolgono, turbano e ci avvolgono nelle loro spire per non lasciarci più.

Tracklist
Vintage Medley (Tracks 1-3)
1. Vintage I
2. Nobody Sleeps Here…
3. Vintage II
4. A Tale That Wasn’t Right (Helloween cover)
5. Ode To Despair (Acoustic)
6. The Long Walk Home (December)
7. I Won’t Back Down (Tom Petty cover)
8. Vintage (album version)

Line-up
Joseph Michael – Vocals/Guitar/Keyboards
Jake Dreyer – Guitars
Anthony Crawford – Bass
Alex Nasla – Keyboards
Steve Bolognese- Drums

WITHERFALL – Facebook

GANDALF’S OWL

Il video di “Il Vento, La Notte, Il Cielo”, dall’album Who’s The Dreamer? (Club Inferno).

Il video di “Il Vento, La Notte, Il Cielo”, dall’album Who’s The Dreamer? (Club Inferno).

here: https://youtu.be/dcrcVVOLWJ4

The realization of the videoclip of LE ORME’s classic “Il Vento, La Notte, Il Cielo” by GANDAL’S OWL is finally available.

This is a fundamental step for the presentation of “Who’s The Dreamer?”, an album that launches, with his solo project GANDALF’S OWL, Gandolfo Ferro, already singer of the magnificent HEIMDALL great Italian Power Metal band.

GANDALF’S OWL is a Psychedelic Ambient Dark project and with it Gandolfo Ferro shows the magic and the atmosphere typical of that sound and the elegance of the psychedelic touches of Floydian memory. The cover of LE ORME classic “Il Vento, La Notte, Il Cielo” celebrated here with a video makes this album a true masterpiece of atmosphere, melody, magic and sonorous intimacy.

Anyone interested to have him and his voice as guest in your song, album or wider collaborations, is more than welcome and can contact Club Inferno at club-inferno@mykingdommusic.net

– CLUB INFERNO ENT.: www.facebook.com/clubinfernoent
– GANDALF’S OWL: www.facebook.com/GaldalfsOwl

Crown Of Autumn – Byzantine Horizons

Byzantine Horizons si mantiene su livelli altissimi lungo l’intera tracklist, riconfermando i Crown Of Autumn quale realtà di peculiare spessore nel panorama metallico tricolore.

Otto anni dopo l’uscita di Splendours from the Dark ritornano i Crown Of Autumn, band che fin dai suoi esordi negli anni novanta con lo storico album The Treasures Arcane (1996) ha sempre mantenuto un suo originale approccio al metal di stampo progressivo, estremo e melodico.

Il quartetto lombardo, dalla line-up rimasta invariata rispetto al precedente lavoro (Gianluigi Girardi, Emanuele Rastelli, Milena Saracino e Mattia Stancioiu), nonostante una discografia piuttosto avara dal punto di vista quantitativo, si è sempre contraddistinto per l’alta qualità della sua proposta, confermata da questo nuovo e terzo full length intitolato Byzantine Horizons, bellissima opera metallica che, lasciando pochi punti di riferimento, si inoltra nel mondo del rock duro, passando per il progressive, il metal estremo melodico, il dark, il folk ed il gothic.
All’interno dell’elbum, rilasciato dalla My Kingdom Music e registrato, mixato e masterizzato da Mattia Stancioiu presso l’Elnor Studio, si trovano undici splendidi brani di difficile catalogazione a causa delle innumerevoli sfumature che la band usa a suo piacimento per rendere l’album un’opera affascinante nella sua interezza, con i generi citati che si incrociano traendo linfa gli uni dagli altri, in un saliscendi emotivo di grande spessore.
Fin dalla prima nota di A Mosaic Within è tutto un susseguirsi di atmosfere cangianti, all’interno delle quali l’alternanza delle voci trova la sua massima esaltazione in tracce magnifiche come Dhul-Qarnayn, Whores For Eleusis, nella marziale Scepter And Soil e in Everything Evokes, con la band che nella struttura melodic death/power inserisce canti gregoriani evocando un’atmosfera liturgica.
Ovviamente l’album si mantiene su livelli altissimi anche negli altri brani, che ne suggellano la piena riuscita riconfermando i Crown Of Autumn quale realtà di peculiare spessore nel panorama metallico tricolore.

Tracklist
01. A Mosaic Within
02. Dhul-Qarnayn
03. Scepter And Soil
04. Cyclopean
05. Lo Sposo Dell’Orizzonte
06. Everything Evokes
07. Walls Of Stone, Tapestries Of Light
08. Whores For Eleusis
09. Lorica
10. Roman Diary
11. Our Withering Will

Line-up
Gianluigi Girardi – Vocals
Emanuele Rastelli – Guitars, Bass, Keyboards and Vocals.
Milena Saracino – Vocals
Mattia Stancioiu – Drums and Percussions

CROWN OF AUTUMN – Facebook