Power From Hell – Profound Evil Presence

Profound Evil Presence è un rantolo di blasfemia proveniente dall’angolo più buio dell’inferno, un sound che, prendendo spunto dalla scuola di Venom, Possessed e Darkthrone, si rinvigorisce di un impatto thrash/black e travolge con la sua accentuata natura estrema.

Old School nel sound ed assolutamente anticristiani per quanto riguarda testi ed attitudine, i brasiliani Power From Hell tornano a portare il loro messaggio infernale sulla scena musicale mondiale.

Profound Evil Presence è un abominio black/thrash ispirato dalla scuola ottantiana, un lavoro che brucia, avvolto dalle fiamme dell’inferno.
I Power From Hell non sono certo un gruppo di novellini, perché la loro storia inizia all’alba del nuovo millennio e con quest’ultimo lavoro arrivano al sesto album della loro luciferina discografia.
Un’atmosfera catacombale, una produzione in linea con l’attitudine old school e un’anima devota alla fiamma nera nutrono questo nuovo lavoro, composto da undici brani estremi in cui satanismo, pornografia, blasfemia, terrore e morte trovano la loro colonna sonora.
Profound Evil Presence è un rantolo di blasfemia proveniente dall’angolo più buio dell’inferno, un sound che, prendendo spunto dalla scuola di Venom, Possessed e Darkthrone, si rinvigorisce di un impatto thrash/black e travolge con la sua accentuata natura estrema.

Tracklist
1. Nightmare
2. When Night Falls
3. False Puritan Philosophies
4. Lust, Sacrilege & Blood
5. Nocturnal Desire
6. Unholy Dimension
7. Lucy’s Curse
8. Diabolical Witchcraft
9. Into The Sabbath
10. Elizabeth Needs Blood
11. Demons Of The Night

Line-up
Sodomic – Guitars and Vocals
Tormentor – Bass
T. Splatter – Drums

https://www.facebook.com/OfficialPowerFromHell

Exm93 – Urban Far West

Urban Far West è una prova di black metal diretto e classico, con i testi in italiano che funzionano meglio di quelli in inglese, per un disco che parla di argomenti che nel black metal sono sempre stati trattati.

Ogni tanto la vita riserva delle piacevoli sorprese: ricordate i milanesi Mortuarium, gruppo di black metal attivo dal 1993 al 1998 ?

Se li ricordate, bene, sennò vi siete persi un bel gruppo di black metal, ma potete rimediare con gli Exm93, che sono proprio gli ex Mortuarium, (ri)formatisi nel 2001e ora fuori con il loro terzo disco sulla lunga distanza. Spesso sono stati accostati alla frangia nazista del black metal, in rete ci sono foto di loro che sono a braccio teso, e sono sempre stati un gruppo abbastanza discusso riguardo a quel motivo, ma loro sostengono di suonare metallo nero italiano e questo lo fanno molto bene. Dal punto di vista stilistico gli Exm93 esibiscono un black metal in stile prima e seconda ondata, molto semplice ma di grande effetto, e come trio funzionano davvero bene. Il loro approccio è un qualcosa che può piacere a chi è fanatico del black metal, ma anche a chi ci vi si avvicina e vuol sentire qualcosa di molto raw e con testi diretti. Ecco, i testi sono al cento per cento black metal e, senza fronzoli, parlano di sangue, combattimento e guerra a questa società. Politicamente non sono di sicuro corretti, ma il discorso del politicamente corretto è qualcosa di assai scivoloso, perché se questa è una democrazia allora siamo messi male, ma poi, la democrazia è il vero rimedio a tutto ?
Urban Far West è in definitiva una prova di black metal diretto e classico, con i testi in italiano che funzionano meglio di quelli in inglese, per un disco che parla di argomenti che nel black metal sono sempre stati trattati.
A livello personale, politicamente non condivido nulla di ciò che dicono gli Exm93, ma non sono nemmeno un giudice che deve decidere cosa dobbiate o non dobbiate sentire, per cui ascoltate il disco, leggete i testi e fatevi un’idea con la vostra testa, che è sempre la cosa migliore.

Tracklist
1. The Calling
2. Age of Illusion
3. Blood Calls Blood
4. Princeps Militiae Coelestis
5. EXM93 Regime
6. Wolves Warchant
7. Apribottiglie E Pistole
8. Shadows of Past
9. Army of Obscurity
10. Dead in Cross (The Forgotten King)
11. At the Hell’s Doo

Line-up
Umbra Lugubris – Vocals, Guitars
Eris – Bass
Malum Tenebris – Drums

https://www.facebook.com/EXM93-222168767836820/

Immortal Bird – Thrive On Neglect

Il quartetto è protagonista di un sound articolato, il metal estremo suonato su Thrive On Neglect risulta un mix di death, black e dissonanze sludge che formano una roboante ed intricata ragnatela metallica a cui si unisce un’anima progressiva.

Dall’underground estremo statunitense, tramite la 20 Buck Spin, arriva il secondo full lenght degli Immortal Bird, gruppo di Chicago attivo dal 2013 e con alle spalle il debutto Empress/Abscess, stampato cinque anni fa.

Il quartetto è protagonista di un sound articolato, il metal estremo suonato su Thrive On Neglect risulta un mix di death, black e dissonanze sludge che formano una roboante ed intricata ragnatela metallica a cui si unisce un’anima progressiva.
Sicuramente un lavoro non facile da assimilare, Thrive On Neglet, ha la virtù essenziale di non essere un’opera prolissa, in quanto gli Immortal Bird maneggiano la materia con cura e non perdono il filo strutturale dei brani risultando convincenti ad ogni passaggio.
Il sound passa da parti intricate ad altre dirette tra crescendo dissonanti e sludge, qualche accelerazione death/black e sfumature progressive, grazie ad un songwriting maturo e lontano dai soliti cliché estremi.
Aiutata da una buona tecnica la band statunitense da vita ad un lavoro coinvolgente, dove le ispirazioni e le influenze rimangono all’ombra di un sound che non lascia spazio a facili soluzioni, specie in brani di difficile lettura come Avolition e la conclusiva Stumbling Toward Catharsis.

Tracklist
1. Anger Breeds Contempt
2. House Of Anhedonia
3. Vestigial Warnings
4. Avolition
5. Solace In Dead Structures
6. Quisquilian Company
7. Stumbling Toward Catharsis

Line-up
Rae – Vocals
Nate – Guitar
Matt – Drums
John – Bass

https://www.facebook.com/immortalbirdband

Jack Slamer – Jack Slamer

I Jack Slamer, quintetto svizzero al debutto su Nuclear Blast la lezione l’hanno imparata alla grande ed il loro album omonimo è un perfetto esempio del sound tanto di moda nell’anno di grazia 2019.

L’ondata nostalgica di matrice hard rock che sta attraversando la scena mondiale sembra inarrestabile, almeno a giudicare dai tanti nuovi gruppi che si affacciano sul mercato underground e non solo.

Dai paesi scandinavi, massimi esponenti di questo revival con band di categoria superiore, agli States, passando per il centro Europa, i gruppi marchiati a fuoco dal dirigibile più famoso del rock sono tanti e molti davvero in gamba.
Non solo Led Zeppelin ovviamente, ma anche Deep Purple, Bad Company, Free, Lynyrd Skynyrd, Whitesnake: il rock duro dallo spirito bluesy è vario più di quanto si creda e i nostro eroi odierni lo accompagnano a tonnellate di riff pregni di groove, consolidando la tendenza che vede gli anni settanta amoreggiare con i novanta per portarli insieme nel nuovo millennio.
I Jack Slamer, quintetto svizzero al debutto su Nuclear Blast, la lezione l’hanno imparata perfettamente ed il loro album omonimo è un perfetto esempio di un sound prepotentemente tornato di moda.
Florian Ganz ricorda i vocalist del leggendario decennio, ma ha ascoltato senza sosta i primi album dei Soundgarden e lo spirito di Cornell aleggia non poco sul tutto, mentre Turn Down The Light apre danze che finiranno solo all’ultima nota della conclusiva Burning Clown.
In mezzo tanto hard rock di matrice settantiana, dal buon appeal, a tratti sciamanico, scalfito da ondate rock blues e sorretto da una manciata di ottimi brani.

Tracklist
Turn Down the Light
Entire Force
Wanted Man
The Truth Is Not a Headline
Red Clouds
Biggest Mane
Shaman and the Wolves
There Is No Way Back
I Want a Kiss
Secret Land
Burning Crown – Bonus Track
Honey & Gold – Bonus Track

Line-up
Cyrill Vollenweider–Guitar
Hendrik Ruhwinkel–Bass
Florian Ganz–Vocals
Marco Hostettler–Guitar
Adrian Böckli–Drums

https://www.facebook.com/jackslamerband/

Stone Machine Electric – Darkness Dimensions Disillusion

Un disco che è l’esatto opposto di commerciabilità, con il suo tracciato onirico e di musica senza fissa dimora che regala notevole piacere all’ascoltatore.

Gli Stone Machine Electric sono un duo texano dall’approccio poco convenzionale alla musica, creando sonorità molto eteree che portano l’ascoltatore molto in alto.

I due sono qui al nono lavoro in studio, dando prova di una gioiosa bulimia musicale che li porta a giocare con gli strumenti e a trovare sempre nuove melodie, molto minimali ma assai ricche di chitarra e batteria. Come è facile da notare frequentando i lidi della musica alternativa, i duo chitarra e batteria abbondano, specialmente in ambito heavy blues, ma quelli validi non sono molti. Gli Stone Machine Electric risiedono decisamente nei gruppi validi, avendo un tocco che tocca molti generi senza mai andare a fossilizzarsi, ricercando sempre la distorsione perfetta, il giro di chitarra e batteria che ti piove addosso, in quelle jam che si spostano veloci come nuvole ventose in cielo, senza mai lasciare il tempo di trovare una coordinata musicale e di genere. Fughe, stop e riprese, il tutto per un lavoro intenso che non lascia mai nulla al caso, creativo e stimolante senza essere onanistico come altre produzioni di questo genere. Il tutto è irrobustito da una dose costante di psichedelia pesante che potenzia l’opera dei Stone Machine Electric. Un disco che è l’esatto opposto di commerciabilità, con il suo tracciato onirico e di musica senza fissa dimora che regala notevole piacere all’ascoltatore. La loro produzione è fitta, e questo episodio non è forse il migliore, ma è sicuramente una summa molto precisa di cosa sia questa band texana.

Tracklist
1.Sum of Man
2.SAND
3.Circle
4.Purgatory
Line-up
Dub – Guitar/Vocals
Kitchens – Drums/Vocals/Theremin

https://www.facebook.com/StoneMachineElectric/

Astral Doors – Worship Or Die

Worship Or Die mette ben in evidenza tutte le caratteristiche del suono Astral Doors, quindi difficilmente riuscirà ad entrare nelle grazie di chi ha sempre ignorato la band, ma di contro saprà come soddisfare i propri fans e gli amanti dei suoni classici di matrice britannica.

Ennesimo lavoro degno di nota per gli svedesi Astral Doors, arrivati con Worship Or Die al nono album di una carriera che ha portato loro, in termini di notorietà, meno di quello avrebbero meritato, in quanto sicuramente non originali ma dotati di un talento per l’hard & heavy che li ha portati negli anni ad essere considerati come una delle band più accreditate a prendere l’eredità di quel suono legato alla triade Rainbow/Dio/Black Sabbath (era Dio/Martin), oggi saldamente in mano a Jorn Lande.

I primi anni per il gruppo guidato dalla carismatica voce del cantante Nils Patrik Johansson, avevano fatto gridare al miracolo più di un addetto ai lavori, grazie ad una serie di album bellissimi come Of the Son and the Father e Evil Is Forever, spuntati sul mercato nei primi anni del nuovo secolo e che mettevano in luce un gruppo che andava oltre ai suoni power e seguiva le orme del leggendario heavy rock britannico riletto in chiave più potente e metallica.
Il nono album degli Astral Doors non delude chi ne ha seguito le sorti, essendo melodico e diretto come già gli ultimi lavori: si parte con una coppia di brani spettacolari come Night Of The Hunter e This Must Be Paradise, le coordinate stilistiche non cambiano di una virgola, piuttosto le atmosfere tendono a dilatarsi di meno rispetto ai primi lavori e l’ascolto ne giova grazie ad una serie di tracce che cercano fin da subito appeal ed immediatezza.
Ne esce un album che ha ben in evidenza tutte le caratteristiche del suono Astral Doors, quindi difficilmente riuscirà ad entrare nelle grazie di chi ha sempre ignorato la band, ma di contro saprà come soddisfare i propri fans e gli amanti dei suoni classici di matrice britannica.

Tracklist
01. Night Of The Hunter
02. This Must Be Paradise
03. Worship Or Die
04. Concrete Heart
05. Marathon
06. Desperado
07. Ride The Clouds
08. Light At The End Of The Tunnel
09. St. Petersburg
10. Triumph And Superiority
11. Let The Fire Burn
12. Forgive Me Father

Line-up
Nils Patrik Johansson – Vocals
Joachim Nordlund – Guitars
Mats Gesar – Guitars
Jocke Roberg – Keyboards
Ulf Lagerstroem – Bass
Johan Lindstedt – Drums

https://www.facebook.com/Astraldoorssweden/

Ravensire – A Stone Engraved in Red

I Ravensire regalano un altro buon esempio di heavy metal old school, epico ed incentrato su riff scolpiti nella roccia, cavalcate dai natali maideniani ed impatto hard & heavy che richiama il sound di Heavy Load e Slough Feg.

Dei Ravensire vi avevamo parlato tre anni fa in occasione dell’uscita di The Cycle Never Ends, secondo lavoro su lunga distanza dopo il debutto rilasciato nel 2013 ed intitolato We March Forward.

Il quartetto proveniente da Lisbona, ora formato da Nuno (chitarra), Rick (basso e voce), Mário (chitarra) e Alex (batteria), regala un altro buon esempio di heavy metal old school, epico ed incentrato su riff scolpiti nella roccia, cavalcate dai natali maideniani ed impatto hard & heavy che richiama il sound di Heavy Load e Slough Feg.
Come nell’album precedente sono le atmosfere epiche a farla da padrone, in brani che alternano cavalcate di heavy metal classico e mid tempo epic metal, dove il gran lavoro delle due chitarre si staglia su otto brani che fin dall’opener Carnage at Karnag sono pregne di atmosfere fiere ed evocative.
Licenziato dalla Cruz del Sur Music, A Stone Engraved in Red risulta un’opera suggestiva, tra inni alla gloria metallica, solos che illuminano il campo di battaglia, ritmiche che danno il tempo a marce ed assalti verso la gloria o la morte, mentre tutto si colora di rosso del sangue di chi soccombe al suo nemico.
I Ravensire hanno trovato la loro definitiva strada: il loro sound, pur derivativo. non manca di potenza e forza metallica e le atmosfere epiche che incontrano il classico heavy metal anni ottanta sono racchiuse in una serie di brani in cui l’acciaio diventa rosso per la potenza di fuoco espressa da tracce come la splendida After The Battle, brano che riassume il credo musicale di questi portoghesi.

Tracklist
1. Carnage at Karnag
2. Thieves of Pleasure
3. Gabriel Lies Sleeping
4. Dawning in Darkness
5. Bloodsoaked Fields
6. After the Battle
7. The Smiting God
8. The Games of Titus

Line-up
Nuno – Guitars
Rick – Bass / Vocals
Mário – Guitars
Alex – Drums

https://www.facebook.com/Ravensire

Demons & Wizards – Demons & Wizards

In versione rimasterizzata, il debutto omonimo dei Demons & Wizards, pur non raggiungendo l’altissimo livello degli album delle band di Schaffer e Kursch si conferma un buon lavoro di power metal che guarda più al nuovo continente che alla vecchia Europa

Nella seconda metà degli anni novanta il clamoroso ritorno in auge del metal di stampo classico avvenne grazie anche due gruppi lontani geograficamente e musicalmente tra loro, ma uniti dai due carismatici leader e da una manciata di lavori che ne decretarono l’immortalità.

Iced Earth e Blind Guardian, Stati Uniti e Germania, power/thrash americano e power metal tedesco, più semplicemente Jon Schaffer ed Hansi Kursch, due dei musicisti e compositori più importanti di tutto il mondo del metal classico, autori con le loro band di autentici classici come The Dark Saga e Something Wicked This Way Comes o Imaginations from the Other Side e Nightfall in Middle-Earth.
I due, amici da tempo, decisero verso il finire del decennio che li vide protagonisti del mercato metallico internazionale di unire le forze in un progetto chiamato Demons & Wizards e che portò in dote due lavori: questo esordio omonimo licenziato nel 1999 e Touched By The Crimson King stampato nel 2005.
Questa nuova ristampa targata Century Media arriva in occasione di un tour estivo che il duo affronterà prima di rilasciare il nuovo album previsto nel 2020 e prevede artwork rinnovato, Limited Edition Digipak e limited Deluxe 2LP.
Rimasterizzato da Zeuss (Iced Earth, Queensrÿche, Sanctuary), il debutto omonimo dei Demons & Wizards, pur non raggiungendo l’altissimo livello degli album delle band madri, risulta un buon lavoro di power metal che guarda più al nuovo continente che alla vecchia Europa: i brani scritti da Schaffer in passato mantengono un taglio Iced Earth nei quali la voce di Kursch non sfigura di certo, anche se è l’oscurità ed il classico taglio drammatico del musicista statunitense a prevalere.
Chiunque si consideri un fan del genere e delle band in questione conoscerà perfettamente questo storico lavoro, in questa versione ricco di alcune bonus track (tra cui la famosa White Room dei Cream), quindi il consiglio è di non perdersi le date live del duo, raggiunto per l’occasione da Jake Dreyer (Iced Earth, Witherfall) alla chitarra, Frederik Ehmke (Blind Guardian) alla batteria, Marcus Siepen (Blind Guardian) al basso e Joost Van Den Broek (Ayreon) alle tastiere a formare un vero e proprio super gruppo power/thrash/heavy metal.

Tracklist
1. Rites of Passage
2. Heaven Denies
3. Poor Man’s Crusade
4. Fiddler on the Green
5. Blood On My Hands
6. Path of Glory
7. Winter of Souls
8. The Whistler
9. Tear Down the Wall
10. Gallows Pole
11. My Last Sunrise
12. Chant
13. White Room
14. The Whistler
15. Heaven Denies

Line-up
Hansi Kürsch – vocals
Jon Schaffer – guitars

https://www.facebook.com/demonsandwizardsofficial/

This Gift Is A Curse – A Throne Of Ash

I The Gift Is A Curse sono una band che ha creato una propria linea sonora che qui tocca il suo apice, ma è fantastico il tutto, la totalità di un disco superiore che è un vero e proprio rito per aprire porte per altre dimensioni, ma che su questa terra è un magnifico disco di black metal.

I This Gift Is A Curse sono semplicemente uno dei migliori gruppi europei di black metal, e questo album ne è la nera testimonianza.

Dal 2012 questi svedesi di Stoccolma hanno pubblicato tre dischi incluso questo, la loro maturazione è stata costante e li ha portati ad altri livelli. La loro proposta è un black metal che ha un incedere maestoso, con moltissimi riff delle due chitarre che si incrociano e con un andamento che ricorda quello dell’hardcore caotico, un magma che porta tenebre e pesca moltissimo nella sapienza occulta. Fin dalla copertina di Throne Of Ash si può capire che il gruppo svedese, soprattutto il cantante e fondatore Jonas A. Holmberg, possiede profonde conoscenze occulte e che le riversa tutte nella musica. Nessuna canzone dei loro tre dischi nasce per caso e questa intervista al cantante è illuminante in proposito : https://distortedsoundmag.com/interview-jonas-a-holmberg-this-gift-is-a-curse
Come al solito è la musica a spiegare meglio di tutto ciò che si intende fare, e il loro progetto è assai maestoso, essendo un black metal che va oltre gli steccati del genere per arrivare ad un sound che non comprende solo questa dimensione. Fino ad ora questo ultimo lavoro è la loro frontiera, ma il gruppo della capitale svedese andrà ben oltre. Fra le tante peculiarità c’è quella di sviluppare un’intensità inusitata e molto alta, con canzoni che avviluppano l’ascoltatore e non lo lasciano, grazie anche ad un impasto melodico molto ben costruito. Questo disco è un viaggio nell’oscurità a vari livelli e chi ha una certa conoscenza esoterica coglierà molte cose, ma anche chi è digiuno di occultismo avrà un bel quadro nero da gustarsi. Inoltre il gruppo ha questo approccio hardcore che rende il tutto ancora più violento ed intenso. I This Gift Is A Curse hanno anche il dono della chiarezza, ovvero la musica è prodotta benissimo, il cantato è molto chiaro e ci si gusta ogni singola cosa. A Throne Of Ash cresce ad ogni ascolto, a mano a mano che si sentono le canzoni acquisisce maggior peso e il risultato è che questa opera di splendido black metal non ci lascia le orecchie. I The Gift Is A Curse sono una band che ha creato una propria linea sonora che qui tocca il suo apice, ma è fantastico il tutto, la totalità di un disco superiore che è un vero e proprio rito per aprire porte per altre dimensioni, ma che su questa terra è un magnifico disco di black metal.

Tracklist
1.Haema
2.Blood is my Harvest
3.Thresholds
4.Gate Dweller
5.Monuments for Dead Gods
6.Wolvking
7.I Am Katharsis
8.In Your Black Halo
9.Wormwood Star

Line-up
P. Andersson – guitar, vocals
D. Deravian: guitar, vocals
L. Gunnarsson: bass, vocals
J. A. Holmberg: vocals
J. Nordlund: drums

https://www.facebook.com/thisgiftisacurse/

Spirit Adrift – Divided By Darkness

Gli Spirit Adrift hanno scritto un album molto ispirato e convincente, un passo avanti deciso per conquistare i cuori degli appassionati.

Se il precedente lavoro (Curse Of Conception), uscito un paio d’anni fa aveva lasciato buone sensazioni, nonostante non fossero ancora del tutto sfruttate le potenzialità in mano al gruppo Dell’Arizona, questo nuovo album registra un notevole passo avanti compiuto dagli Spirit Adrift.

Giunto al terzo album, la band statunitense mette in campo tutta la sua forza d’urto e Divided By Darkness può sicuramente rivelarsi un’ottima sorpresa per gli amanti dell’heavy doom di matrice sabbathiana.
Oltra alla leggendaria band di Birmingham, il gruppo mette in campo tutte le sue maggiori influenze creando un sound roccioso e imprreziosito da uno stato di grazia compositivo che fa brillare queste otto nuove tracce.
Anche Iron Maiden, Cathedral, Pentagram e Trouble confluiscono nel sound di Nathan Garrett e soci in quello che è sicuramente il picco qualitativo da quando ha avuto inizio la parabola degli Spirit Adrift.
Brani potenti, con cascate di riff e solos che portano l’acciaio a temperature altissime, mid tempo e cavalcate si alternano ad atmosferiche parti rallentate (bellissima Angel & Abyss), con un’epicità di fondo sempre presente, collocando Divided By Darkness tra le opere più interessanti degli ultimi tempi in ambito underground nel genere, grazie a bordate metalliche come l’opener We Will Not Die, Tortured By Time e la conclusiva The Way Of Return.
Gli Spirit Adrift hanno scritto un album molto ispirato e convincente, un passo avanti deciso per conquistare i cuori degli appassionati.

Tracklist
1.We Will Not Die
2.Divided by Darkness
3.Born into Fire
4.Angel and Abyss
5.Tortured by Time
6.Hear Her
7.Living Light
8.The Way of Return

Line-up
Divided By Darkness Recording Credits:
Nathan Garrett – Lead and Harmony Vocals / Guitar / Bass
Marcus Bryant – Drums
Synth & Wurlitzer – Preston Bryant
Choral Vocals on ‘Living Light’ – Kayla Dixon

SPIRIT ADRIFT – Facebook

Albez Duz – Enigmatic Rites

Decisamente consigliato agli amanti del doom, l’album allontana gli Albez Duz dalla scena puramente gotica, anche se non mancano al suo interno dettagli ed atmosfere che richiamano uno dei generi più popolari nella scena underground tedesca.

Abbandonate in parte le atmosfere puramente gotiche per abbracciare un heavy doom che a tratti si rifà alla tradizione settantiana, i tedeschi Albez Duz sfornano un lavoro decisamente convincente.

La storia del gruppo, iniziata nel 2006 come progetto solista del batterista Impurus (Eugen Herbst), conta quattro full length compreso questo Enigmatic Rites, mixato e masterizzato da V. Santura (Triptykon) nei Woodshed Studios.
Il disco offre un heavy doom che molto deve alla tradizione, anche se il gruppo è riuscito a trovare un giusto compromesso con la parte gotica del sound che li ha visti protagonisti nei lavori precedenti.
Ne esce un album vario, ben suonato e cantato da Alfonso Brito Lopez, teatrale e profondo quanto basta per valorizzare tanto le monolitiche parti rallentate che i passaggi più heavy.
Enigmatic Rites è composto da sei brani (nella versione in cd troviamo la bonus track, Only Lies) in cui il piglio drammatico di Participation Mystique Totalitaire e l’approccio heavy metal della conclusiva Emperor Is Blind riassumono perfettamente le due anime che vivono nel sound del gruppo berlinese.
Decisamente consigliato agli amanti del doom, l’album allontana gli Albez Duz dalla scena puramente gotica, anche se non mancano al suo interno dettagli ed atmosfere che richiamano uno dei generi più popolari nella scena underground tedesca.

Tracklist
01. Rites of hidden souls
02. Wandering soul
03. Participation mystique totalitaire
04. When the bird fledges
05. Surrender
06. Emperor is blind

Exclusive CD Bonus track:
07. Only lies

Line-up
Julian Müsseler – Vocals (backing), Guitars
David P. – Bass
Eugen Herbst – Drums, Vocals (backing)
Alfonso Brito – Vocals, Guitars

https://www.facebook.com/albezduz

Systemhouse 33 – End Of Days

End Of Days conferma la band indiana come una delle realtà più convincenti in ambito estremo di matrice moderna, con ancora Lamb Of God, Machine Head e DevilDriver ad ispirare Samron Jude e soci.

Si torna a parlare di metal estremo in arrivo dalla lontana India con l’ultimo lavoro dei modern Thrashers Systemhouse 33, band capitanata dal cantante Samron Jude e di cui abbiamo parlato già in passato, all’epoca delle uscite di Depths of Despair (2013) e Regression (2016).

Incentrato sulle tematiche del Libro dell’Apocalisse, questo nuovo lavoro intitolato End Of Days cambia ancora una volta le carte in tavola per quanto riguarda il sound, che se nei due album precedenti passava dal metal panterizzato del primo all’impatto più core del secondo, qui si trasforma in un thrash metal progressivo ed assolutamente distruttivo, sempre dall’anima moderna, ma con un lavoro ritmico fantasioso e sopra le righe.
Il leader al microfono ci racconta dell’apocalisse a cui va incontro l’umanità con una carica violentissima, passando dal growl allo scream con buona padronanza del mestiere, mentre il gruppo crea muri sonori intricati che a tratti esplodono in violente ripartenze thrash metal.
L’opener Apocalypse, la devastante Great Tribulation e la death/thrash Rapture sono i brani top di questo ennesimo macello sonoro firmato dai Systemhouse 33
End Of Days conferma la band indiana come una delle realtà più convincenti in ambito estremo di matrice moderna, con ancora Lamb Of God, Machine Head e DevilDriver ad ispirare Samron Jude e soci.

Tracklist
1.Day Of Reckoning
2.Rapture
3.End Of Days
4.Lake Of Sorrow
5.Stand Up
6.Apocalypse
7.Prophesied 03:16
8.Great Tribulation
9.Cry Of Anguish

Line-up
Samron Jude – Vocals,
Leon Quadros – Bass
Mayank Sharma – Drums
Vignesh V – Guitars

https://www.facebook.com/pg/systemhouse33/posts/

Bewitcher – Under the Witching Cross

Under the Witching Cross segue di tre anni il debutto omonimo e propone un travolgente esempio di metal ottantiano, ben prodotto e con una serie di devastanti, crudeli e piacevolmente vecchia scuola

Quando alla qualità si abbina un minimo di talento, anche un genere come lo speed/black metal old school può regalare grandi lavori come questo secondo album dei Bewitcher, trio proveniente da Portland.

Under the Witching Cross segue di tre anni il debutto omonimo e propone un travolgente esempio di metal ottantiano, ben prodotto e con una serie di devastanti, crudeli e piacevolmente vecchia scuola: otto deraglianti tracce che non trovano ostacoli, una serie di cavalcate speed/thrash black metal ignoranti, rocciose ma valorizzate da un lavoro ritmico eccellente, colme di riferimenti alle band storiche del genere, ed in grado di far saltare il banco.
Siamo in territori infernali e i Bewitcher si aggirano tra in cerca di anime a colpi di Venom, Sodom, Motorhead ed attitudine black metal, con un sound che non manca di chiari riferimenti alla new wave of british heavy metal, nei solos e nei mid tempo che si alternano a bolidi musicali che risultano distruttivi come venti atomici.
Savage Lands Of Satan e la seguente Hexenkrieg formano un avvio sfolgorante, la title track e In The Sign Of The Goat e la spettacolare e blasfema Rome Is On Fire sono invece il picco qualitativo di questo gran bel lavoro firmato Bewitcher: quando il genere viene proposto a questi livelli riesce ancora ad avere un suo perché.

Tracklist
1. Savage Lands Of Satan
2. Hexenkrieg
3. Under The Witching Cross
4. Heathen Women
5. Too Fast For The Flames
6. In The Sign Of The Goat
7. Rome Is On Fire
8. Frost Moon Ritual

Line-up
Mateo Von Bewitcher – Guitars, Lead Vocals
Andreas Magus – Bass, Vocals
Rand Crusher – Drums

https://www.facebook.com/BewitcherOfficial

Sartoria Volume – Sartoria Volume

I Sartoria Volume fanno pop e lo fanno bene, e dato che sono un gruppo capace si sparano un reggaetino molto carino e con un testo eccezionale come Vi Adoro Tutti.

I Sartoria Volume sono un trio di Brescia, nato dalle ceneri dei Vitanova.

Il gruppo mette assieme in maniera piacevole pop, indie ed un pizzico di elettronica. La loro particolarità è di avere una cadenza indie pop molto simile a quella dei gruppi dei primi duemila, ma non sono derivativi, sono freschi e hanno un tocco anni sessanta e settanta. Ad un primo ascolto potrebbero sembrare frivoli, invece i loro testi sono scritti bene, con un risultato vicino al surrealismo, un andare oltre le cose comuni e le ovvietà. Quattro brani sono la lunghezza giusta per dare l’idea di cosa sia questo gruppo, che trova il suo senso nel pop italiano di qualità, anche se a volte cercano un po’ troppo la posa indie, mentre invece quando sono totalmente loro stessi sono molto meglio. In un panorama indie molto produttivo ma di scarsa qualità, i Sartoria Volume sono uno di quei gruppi da tenere d’occhio, perché sono capaci di fare un bel disco o anche una canzone che potrebbe essere il prossimo tormentone di gran successo. Questo trio testimonia che alla fine l’indie non esiste, o meglio, è un genere mainsteam come un altro. Invece i Sartoria Volume fanno pop e lo fanno bene, e dato che sono un gruppo capace si sparano un reggaetino molto carino e con un testo eccezionale come Vi Adoro Tutti, un diversamente vaffanculo molto bello. Un buon esordio sotto la sapiente guida di Michele Guberti e Massimiliano Lambertini, con il master curato dal noto produttore Manuele Fusaroli (The Zen Circus, Tre Allegri Ragazzi Morti, Nada, Luca Carboni, Motta, Nobraino, Le Luci della Centrale Elettrica).

Tracklist
01 Ballo Coi Serpenti
02 Ora d’Aria
03 Vi Adoro Tutti
04 Sirene

Line-up
Voce / chitarra: Alessio Busi
Batteria: Federico Mariotto
Basso: Andreas Busi

https://www.facebook.com/sartoriavolume/

Sacred Sin – Eye M God

Eye M God è un’opera da scoprire o rivalutare per chi magari fece il suo incontro con la band negli anni novanta, decennio che vide i Sacred Sin pubblicare i suoi lavori più riusciti.

La scena portoghese si è sempre distinta per opere e band di alta qualità, quindi non solo Moonspell, ma una florido underground metallico di stampo classico ma soprattutto estremo.

I Sacred Sin per esempio, attivi dall’alba dei primi anni novanta si sono distinti per un approccio personale al death metal old school, caricandolo di potenza thrash ed atmosfere black.
La loro discografia è composta da sei album di cui l’ultimo targato 2017 (Grotesque Destructo Art) e questa ristampa in vinile curata dalla Lusitanian Music ci presenta il loro lavoro più interessante, Eye M God, uscito originariamente nel 1995 e già ristampato nel 2015.
Il secondo album del gruppo portoghese risulta una vera bomba death/black metal, pregna di maligne atmosfere gotiche ed squarciata da tempeste thrash metal.
L’approccio è classico dei gruppi lusitani, con l’anima gotica ispirata dai capisaldi del metal estremo portoghese Moonspell, a valorizzare una serie di brani di stampo death metal.
Eye M God è quindi un’opera da scoprire o rivalutare per chi magari fece il suo incontro con la band negli anni novanta, decennio che vide i Sacred Sin pubblicare i suoi lavori più riusciti.
Evocation Of The Depraved, la title track, Guilt Has No Past si crogiolano nel metal estremo, mantenendo un approccio melodico in stato di grazia e facendo di Eye M God un lavoro consigliato agli amanti del death/metal nato e sviluppatosi nel sudovest europeo.

Tracklist
1.Intro
2.Evocation of the Depraved
3.Inductive Compulsion
4.Eye M God
5.Death-Bearing Machine
6.The Nightlag (Nocturnal Queen)
7.One with God
8.Guilt Has No Past
9.A Human Jigsaw
10.Link to Nothingness
11.Dead Mind Breed
12.To the Endless Path of Hecate

Line-up
José Costa – Bass, Vocals
Tó Pica – Guitars, Vocals (backing)
Quito Nishal – Guitars
Carlos Caseiro – Keyboards
Nuno – Drums

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Aegonia – The Forgotten Song

Gothic/folk/doom metal è quello che si trova tra lo spartito di questa dozzina di perle ammantate dai tenui colori della foresta, una magia raccontata tramite un suggestivo concept fantasy.

Metal dalle atmosfere fantasy, folk e gothic è quello che ci propongono i bulgari Aegonia, band nata per volere della cantante Elitsa Stoyanova e del polistrumentista Nikolay Nikolov.

Attiva dal 2011 la band arriva solo oggi al debutto con The Forgotten Song, opera molto suggestiva che raccoglie umori e suoni della tradizione popolare di quella nazione.
Nikolov, oltra a cantare e suonare la chitarra, si diletta con il kaval, flauto tradizionale, mentre il violino accompagna magicamente il sound di brani dalle atmosfere fuori dal tempo.
Gothic/folk/doom metal è quello che si trova tra lo spartito di questa dozzina di perle ammantate dai tenui colori della foresta, una magia raccontata tramite un suggestivo concept fantasy creato dal chitarrista con lo pseudonimo di Nea Stand.
The Forgotten Song ammalia, trasportando l’ascoltatore in un’altra epoca ed in luoghi leggendari grazie alle atmosfere create da bellissimi brani come Rain Of Tears, l’epica grazia di Battles Lost And Won, il folk gotico di The Stolen Song e l’incedere potente della monumentale The Severe Mountain.
Opera affascinante, intensa e suggestiva, The Forgotten Song non mancherà di stupire positivamente gli amanti di queste sonorità.

Tracklist
1.In the Lands of Aegonia
2.Rain of Tears
3.With the Mists She Came
4.Restless Mind
5.Dreams Come to Me
6.Battles Lost and Won
7.The Offer
8.The Stolen Song
9.Gone
10.The Severe Mountain
11.A Bitter Fate
12.The Ruins of Aegonia

Line-up
Nikolay Nikolov – vocals, guitar, kaval
Elitsa Stoyanova – vocals, violin
Atanas Georgiev – bass
Ivan Kolev – drums

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Undead Prophecies – Sempiternal Void

Sempiternal Void è l’altare musicale in una cattedrale oscura pronto ad accogliere sacrifici al dio malvagio del metal estremo all’insegna dei vari Morbid Angel, Possessed, Morgoth e Death.

Tornano con un nuovo full length, successore del primo massacro sonoro intitolato False Prophecies, i misteriosi Undead Prophecies, band estrema di cui non si conosce nulla se non gli pseudonimi usati dai cinque musicisti e il fatto che incide per la label francese Listenable Records.

Il sound proposto dal gruppo è un potentissimo esempio di death metal di primi anni novanta, accompagnato da passaggi rallentati di matrice doom death ed accelerazioni di stampo thrash old school.
Prodotto benissimo, Sempiternal Void è uno schiacciasassi estremo di notevole portata, l’atmosfera che regna sui brani è maligna e l’impatto potentissimo e apocalittico rende il tutto dannatamente coinvolgente.
Gli Undead Prophecies provano a diventare una band di culto nel panorama estremo e dimostrano quindi una certa convinzione nei propri mezzi, sparando una serie di brani mozzafiato come I Summon Demons, The Souls I Haunt, Devoured e Throne Of Void. Sempiternal Void è l’altare musicale in una cattedrale oscura pronto ad accogliere sacrifici al dio malvagio del metal estremo all’insegna dei vari Morbid Angel, Possessed, Morgoth e Death.

Tracklist
01. I Summon Demons
02. Suffocated Vanity
03. Insidious Manipulators
04. The Souls I Haunt
05. Unholy Entity
06. Devoured
07. Circle of Conspiracy
08. Above the Claws of Doom
09. Throne of Void
10. Warhead (Venom cover)

Line-up
King Oscuro – Vocals
Necros – Guitars
Noctidiurnal – Guitars
Angelus – Bass
Drauhr – Drums

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Swamp Witch – Dead Rituals

Dead Rituals è la summa dello sludge migliore, quello che abbatte tutto e riesce anche ad aprire la via per le melodie migliori.

Gli Swamp Witch vengono da Oakland e fanno, come da loro stessa definizione, del cosmic sludge, ovvero dello sludge con connotazioni psych.

Il loro suono è molto ben strutturato e granitico, contiene tutti gli elementi del migliore sludge. Non ci sono fraintendimenti ascoltando questo disco, è un concentrato di emozioni date da una musica pesante che come lava cerca il percorso migliore, e dove passa distrugge tutto ciò che incontra. Questo è il loro secondo disco e perfeziona il discorso iniziato con il primo lavoro. Il suono non è velocissimo, la pesantezza fa parte della loro poetica, dato che trascina l’ascoltatore con sé, portandolo in un abisso di nera disperazione, dove numerosi demoni tormentano senza tregua. Le costruzioni delle canzoni sono fatte in maniera che integra molto bene la voce con il resto del gruppo, arrivando ad un risultato chiaro e fruibile. Lo sludge ultimamente è un genere meno frequentato rispetto al passato e rimangono le band migliori, quelle che hanno più idee, come mostrano gli Swamp Witch. Nel loro suono si può anche cogliere un qualcosa che assomiglia alla psichedelia anni 70, soprattutto nei passaggi di tono e nelle costruzione maggiormente acide. Le tracce sono quattro, tutte abbastanza lunghe, perché come un serpente la musica si snoda sinuosa, ed un qualcosa di più breve sarebbe stato meno adeguato: d’altro canto il gruppo di Oakland non si perde in elucubrazioni che non porterebbero a nulla, infatti la concretezza è una dello loro armi maggiori. Dead Rituals è la summa dello sludge migliore, quello che abbatte tutto e riesce anche ad aprire la via per le melodie migliori.

Tracklist
1.Petrified in Sewage
2.Serpent Drug Cult Mythology
3.Catacomb Saint
4.Dead Rituals

Line-up
Jimmy – Vocals
Phil – Guitar
Zack – Guitar
Jacob – Bass
Zak – Drums

https://www.facebook.com/CosmicSludge/

Rendezvous Point – Universal Chaos

Universal Chaos è un lavoro in piena sintonia con la terra di origine del gruppo, che mette comunque in primo piano la capacità tecnica, specialmente nelle molte ritmiche classicamente prog metal.

Dalla notevole scena progressive scandinava arrivano i Rendezvous Point, band formata da musicisti che gravitano o hanno gravitato intorno a realtà importanti come Borknagar, Leprous, Solefald, ICS Vortex e Ihsahn.

Universal Chaos è il loro secondo lavoro sulla lunga distanza, successore del debutto Solar Storm uscito quattro anni fa, ed è un maturo e personale esempio di progressive metal dalle sfumature post rock, meno introspettivo di quello dei Leprous, ma pregno di quegli umori e sensazioni musicali tipiche del sound scandinavo.
Si tratta di un gruppo di musicisti nati e cresciuti nel panorama estremo che hanno evoluto la propria idea di musica tracciando una strada progressiva ben delineata, mostrando capacità tecniche ed un talento smisurato per suoni ed atmosfere che emozionano, introspettive ma legate tanto al metal quanto al rock.
Universal Chaos risulta dunque un lavoro in piena sintonia con la terra di origine del gruppo, che mette comunque in primo piano la capacità tecnica, specialmente nelle molte ritmiche classicamente prog metal.
Tre quarti d’ora di musica dalla naturale emozionalità, una raccolta di brani che ha nell’opener Apollo, nella superba The Takedown e nelle armonie post rock di Resurrection i brani più rappresentativi, anche se si tratta del tipico album da far proprio nella sua interezza e con il dovuto tempo.
I Rendezvous Point confermano con questo nuovo lavoro la qualità altissima delle opere progressive della scena scandinava, fucina di talenti musicali fuori dal comune.

Tracklist
1.Apollo
2.Digital Waste
3.Universal Chaos
4.Pressure
5.The Fall
6.The Takedown
7.Unfaithful
8.Resurrection
9.Undefeated

Line-up
Geirmund Hansen – Vocal
Nicolay Tangen Svennæs – Keys
Petter Hallaråker – Guitar
Gunn-Hilde Erstad – Bass
Baard Kolstad – Drums

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The Wandering Ascetic – Crimson

Crimson è un lavoro interessante e ricco di atmosfere nere molto affascinanti che rende i The Wandering Ascetic una band da non perdere di vista.

Realtà estrema proveniente da Singapore, località abitualmente fuori dalla mappa metallica mondiale, i The Wandering Ascetic debuttano con un lavoro di tutto rispetto incentrato su un death/black metal pregno di maligni mid tempo ed atmosfere che passano agevolmente da ispirazioni old school di stampo heavy/thrash ad altre care ai primi Samael.

Il quartetto asiatico, nato per volere di due membri dei Rudra (il vocalist Kathir ed il chitarrista Vinod) risulta attivo dal 2011, ha già dato alle stampe un ep e con in tasca la firma per la tentacolare Transcending Obscurity sforna un’opera estrema convincente, valorizzata dall’artwork creato da Mark Riddick (Fetid Zombie).
Dieci brani lineari, potenti e cattivi formano un muro sonoro dove lo scream alla Satyr del vocalist riempie l’album di diaboliche atmosfere black metal, mentre l’anima death/thrash risulta cemento armato metallico.
Crimson vive di questa dissacrante alleanza tra generi che forma il personale sound di questo quartetto estremo, con una manciata di brani di ottimo livello, dall’opener Eva Braun, alla coppia di perle nere formata da The Gods Bleed! e Beast Of Burden, praticamente un’oscura e devastante jam tra Sodom, Samel e Satyricon.
Crimson è un lavoro interessante e ricco di atmosfere nere molto affascinanti che rende i The Wandering Ascetic una band da non perdere di vista.

Tracklist
1.Eva Braun
2.I Sing The Body Electric
3.The Exorcism Of Mrs Doe
4.The Gods Bleed!
5.Beast Of Burden
6.The Will To Live
7.To Hell back, And To Hell Again
8.Here For The Good Things
9.Assassins
10.Orang laut

Line-up
Kathir – Voclas, Guitars
V.Vinz Vinod – Lead Guitars
Jay – Bass
Kannan K. – Drums

https://www.facebook.com/wanderingascetic/