Bâ’a / Verfallen / Hyrgal – Bâ’a / Verfallen / Hyrgal

Un altro spilt album riuscito e ricco di numerosi spunti di interesse e non si può fare a meno di notare che la cosa sta diventando una piacevole abitudine, segno che le label coinvolte non si limitano solo ad assemblare in qualche modo band diverse puntando, invece, all’offerta di un prodotto che mantenga una propria impronta stilistica pur nella peculiarità delle singole realtà proposte.

L’etichetta Les Acteurs de l’Ombre Productions offre un ricco split album che ci presenta tre realtà francesi dedite al black metal, con due brani a testa per circa cinquanta minuti di ottima musica estrema.

Dei tre gruppi l’unico conosciuto fino ad oggi sono gli Hyrgal, dei quali abbiamo già parlato circa un anno fa in occasione del loro valido esordio su lunga distanza intitolato Serpentine, mentre sia i Bâ’a che i Verfallen sono, per quanto ci risulta, al primo passo discografico.
Veniamo quindi a Les terres de la terreur e La grande désillusion, le due tracce con le quali i Bâ’a (dei quali nulla è dato sapere) dimostrano di aver assimilato gli insegnamenti dei migliori interpreti del black metal più atmosferico e melodico, non esibendo in maniera marcata, va detto, quel marchio tipicamente transalpino che spesso rende il genere proveniente da quelle lande molto più ricercato e contorto: i Bâ’a viaggiano spediti con il loro stile ritmato ma al contempo arioso ed evocativo, rappresentando una piacevole sorpresa e ponendo basi davvero solide per il futuro.
Dei Verfallen si sa invece che si tratta del progetto solista del batterista degli Hyrgal Emanuel Zuccaro, il quale opportunamente si discosta dal sound della band di origine optando per uno stile ben più impetuoso e dalle sfumature epiche, piuttosto diretto e sicuramente efficace (molto bella soprattutto La valeur des ténèbres), anche se forse l’offerta di brani lunghi dieci minuti non sempre può rivelarsi una scelta ottimale visto il genere trattato.
Gli Hyrgal, infine, confermano con le due tracce a propria disposizione le buone impressioni destate nel recente passato, con il loro black più ricercato e cadenzato: in Césure l’oscuro sentire della band si sviluppa con tempi ragionati ed un flusso crescente e costante, ma è in Sicaire che il trio aquitano imprime con forza il marchio di un sound già importante, con una prima metà drammaticamente furiosa e di rara solidità che si stempera in un bel finale ambient dai rimandi a quell’ambientazione alpina che i nostri hanno già evocato efficacemente in Serpentine.
Ecco quindi un altro spilt album riuscito e ricco di numerosi spunti di interesse e non si può fare a meno di notare che la cosa sta diventando una piacevole abitudine, segno che le label coinvolte non si limitano solo ad assemblare in qualche modo band diverse puntando, invece, all’offerta di un prodotto che mantenga una propria impronta stilistica pur nella peculiarità delle singole realtà proposte.

Tracklist:
1. Bâ’a – Les terres de la terreur
2. Bâ’a – La grande désillusion
3. Verfallen – Derelictus
4. Verfallen – La valeur des ténèbres
5. Hyrgal – Césure
6. Hyrgal – Sicaire

Line-up:
Hyrgal
A.Q. Bass
F. C. Vocals, Guitars
Z.E. Drums, Vocals (backing)
Verfallen
Emmanuel Zuccaro All instruments

ONYDIA

Il video di A New Safe Path, dall’album Reflections in uscita a febbraio (Revalve Records).

Il video di A New Safe Path, dall’album Reflections in uscita a febbraio (Revalve Records).

After the release of the latest single Dyaphany and the Videoclip for the song A New Safe Path, the female prog metal band Onydia is ready to release their debut album Reflections via Revalve records on February 1, 2019.

Reflections is an imposing opera of modern female prog metal consisting of 8 tracks that range through melodic and evocative passages emphasized by the sweet and powerful voice of Eleonora Buono, to reach complex instrumental and guitar solo steps that surprise the listener!

The album has been recorded, mixed and mastered at Kick Recording studio by Marco Mastrobuono.

Listen the Dyaphany on spotify https://spoti.fi/2PrGfDW
https://www.facebook.com/onydiaband/
https://www.facebook.com/revalverecords/
https://www.revalverecords.com/Onydia.html

NEVERSIN

Il video di Light the Universe, dall’album album The Outside in (Revalve Records).

Il video di Light the Universe, dall’album album The Outside in (Revalve Records).

The track is taken from the last album The Outside in, available now on CD/DIGITAL at:
https://player.believe.fr/v2/3615933472038
iTunes https://apple.co/2qIYwOg
Spotify https://spoti.fi/2OC7DhC
Cd https://bit.ly/2RJJymK

https://www.revalverecords.com/Neversin.html
http://www.neversin.com
https://www.facebook.com/neversin
https://twitter.com/NeversinBand

Haiduk – Exomancer

Haiduk offre un lavoro decisamente interessante e che non è rivolto esclusivamente a chi apprezza i virtuosi delle sei corde: qui alla base c’è una solida matrice estrema che conferisce al tutto un peso specifico in grado di trasportare Exomancer al di là di una semplice esibizione di tecnica strumentale.

Il progetto solista Haiduk, nonostante il monicker rimandi alla storia bellica della Serbia, fa capo al musicista canadese Luka Milojica, il cui cognome fa trasparire comunque origini slave.

Gli “haiduk” erano guerriglieri balcanici che lottarono contro la dominazione ottomana tra il XV ed il XIX secolo e, tutto sommato, anche la musica contenuta in Exomancer dimostra tratti decisamente bellicosi essendo improntata su un death black tecnico e melodico, nel quale la chitarra tesse in maniera pressoché incessante trame sonore intricate e talvolta dissonanti ma dallo scorrimento piuttosto fluido.
La proposta targata Haiduk non è comunque di facile assimilazione per la sua natura prevalentemente strumentale e anche per una certa reiterazione degli schemi che, però, non inficia in maniera determinante la bontà dell’operato del musicista di Calgary.
Le progressioni chitarristiche si susseguono incalzanti senza soluzione di continuità e ciò costituisce lo spartiacque che definisce il gradimento o meno del lavoro da parte dell’ascoltatore: Luka è indubbiamente uno strumentista di alto livello e già abbastanza rodato (questo è il terzo full length a nome Haiduk) e ciò gli consente di perseguire il proprio obiettivo con la necessaria disinvoltura unita ad un’apprezzabile sintesi.
La durata di Exomancer, infatti, è opportunamente contenuta in circa mezz’ora, il tempo giusto per apprezzare il susseguirsi vorticoso del lavoro strumentale di Milojica concentrato in dieci brani intensi e concisi; nonostante sia strutturato in maniera a suo modo rischiosa, Exomancer è un lavoro che riesce a non risultare mai tedioso e tale risultato sicuramente contribuisce il fatto che l’autore non si specchia nella propria bravura optando per un approccio molto diretto e saturando gli spazi con un incedere martellante che non lascia spazio a passaggi interlocutori.
Il nostro “haiduk” offre così un lavoro decisamente interessante e che non è rivolto esclusivamente a chi apprezza i virtuosi delle sei corde: qui alla base c’è una solida matrice estrema che conferisce al tutto un peso specifico in grado di trasportare Exomancer al di là di una semplice esibizione di tecnica strumentale.

Tracklist:
1. Death Portent
2. Unsummon
3. Evil Art
4. Subverse
5. Icevoid Nemesis
6. Doom Seer
7. Pulsar
8. Blood Ripple
9. Once Flesh
10. Crypternity

Line-up:
Luka Milojica – all instruments (guitars, vocals, drum programming)

HAIDUK – Facebook

GHOSTHEART NEBULA

Il lyric video di “Elegy Of The Fall”, dall’EP “Reveries” in uscita a dicembre.

Il lyric video di “Elegy Of The Fall”, dall’EP “Reveries” in uscita a dicembre.

I GHOSTHEART NEBULA presentano oggi il lyric video di “Elegy Of The Fall”, tratto dall’imminente EP “Reveries”, previsto in uscita a fine 2018. L’ EP è stato registrato e mixato da Aron Corti presso lo StreetRecStudio, mentre il mastering è stato curato da Øystein G. Brun (Borknagar) presso il Crosound Studio di Bergen.
I GHOSTHEART NEBULA sono un nuovo progetto doom/post rock con membri di Counterstroke, Obsolete Theory e In-Sight.

Di seguito l’artwork ad opera di Gogo Melone (Aeonian Sorrow/Clouds):

GHOSTHEART NEBULA are:
M – Vocals
Bolthorn – Bass
NИ – Guitars, Keys, Programming

GHOSTHEART NEBULA online:
https://www.facebook.com/ghostheart.nebula/

Malepeste/Dysylumn – Ce qui fut, ce qui est, ce qui sera

Ce qui fut, ce qui est, ce qui sera non solo mette in mostra due ottime band ma regala cinquanta minuti di materia estrema interpretata in maniera intensa e creativa, due attributi che rendono il lavoro degno della massima attenzione.

Nonostante gran parte della scena musicale metal attinga a piene mani dalla mitologia greca e romana, a mia memoria le tre Parche vennero tirate in ballo solo nella suite The Three Fates, facente parte dell’album d’esordio degli ELP.

Probabilmente nell’arco di quasi mezzo secolo qualcun altro molto meno noto dello storico trio, emblema del virtuosismo strumentale in ambito prog, avrà menzionato nei propri lavori queste inquietanti figure intente a gestire il filo dell’esistenza umana; di sicuro lo fanno, e molto bene, i Malepeste e i Dysylumn, due band francesi che uniscono le proprie forze in questo split album intitolato Ce qui fut, ce qui est, ce qui sera, sotto l’egida della Goathorned Productions.
Entrambe le band, provenienti da Lione, esibiscono un black metal inquieto ed obliquo, come da tradizione transalpina, ma molto meno sperimentale e dissonante rispetto a molti propri colleghi e connazionali.
I Malepeste conferiscono al loro sound un’aura piuttosto progressiva, tanto che l’elemento black appare molto meno accentuato a favore di un approccio atmosferico, pur se ammantato di una spessa coltre di oscurità; alla band, che si rifà sentire dopo un ottimo full length come Deliquescent Exaltation risalente al 2015, tocca il compito di descrivere Clotho, Lachesis ed Atropos, ovvero quelle che nella mitologia greca venivano definite le Moire, e in poco meno di venti minuti viene offerta un’interpretazione convincente, profonda e ricca di variazioni e sfumature, dal taglio molto evocativo (specialmente in Atropos) e pregevole anche da punto di vista tecnico, a conferma delle qualità esibite nel recente passato.
I Dysylumn sono invece freschi reduci di un full length come Occultation, molto ben accolto dalla critica, ed il perché lo si capisce dopo pochi secondi del loro primo brano Nona (che assieme a Decima e Morta erano invece le tre Parche secondo la tradizione dell’antica Roma), una dimostrazione di forza magnifica in virtù di un sound trascinante, più riconducibile al black metal rispetto ai Malepeste a livello di ritmiche ma non meno ricco di spunti memorabili; le altre due tracce dedicate alle temibili figure femminili mantengono comunque un’impronta incalzante sulla quale incombono il growl ed il notevole lavoro chitarristico di Sébastien Besson.
L’inquietante Epilogue, con il suo testo recitato al contrario, rappresenta idealmente il riavvolgimento del filo dell’esistenza, chiudendo uno split album che smentisce una volta di più chiunque ritenga che tali operazioni siano trascurabili o ancor peggio superflue.
Ce qui fut, ce qui est, ce qui sera non solo mette in mostra due ottime band ma regala cinquanta minuti di materia estrema interpretata in maniera intensa e creativa, due attributi che rendono il lavoro degno della massima attenzione.

Tracklist:
1. Malepeste – I – Prologue
2. Malepeste – II – Clotho
3. Malepeste – III – Lachésis
4. Malepeste – IV – Atropos
5. Dysylumn – V – Nona
6. Dysylumn – VI – Decima
7. Dysylumn – VII – Morta
8. Dysylumn – VIII – Épilogue

Line-up:
Malepeste
Nostradamus – Bass
Flexor – Drums
Xahaal – Guitars
Larsen – Vocals

Dysylumn
Camille Olivier Faure-Brac – Drums
Sébastien Besson – Guitars, Vocals

MALEPESTE – Facebook

DYSYLUMN – Facebook

Ataraxia – Synchronicity Embraced

Quella degli Ataraxia è musica senza vincoli spazio-temporali e, anche se può talvolta offrire l’ingannevole impressione di provenire da un remoto passato, è in realtà come sempre ricca di sfumature che ne rendono l’ambientazione saldamente attuale.

Quando ci viene concessa la possibilità di poter ascoltare un album degli Ataraxia, non si può fare a meno di pensare quanto la nostra vita sarebbe misera se privata di quella forma d’arte suprema che è la musica.

Un disco come Synchronicity Embraced rappresenta quel prodigio che si ripete in maniera puntuale in corrispondenza di ogni uscita del gruppo emiliano, vera e propria eccellenza del movimento musicale italiano, indipendentemente dalle suddivisioni di genere.
Quella degli Ataraxia è musica senza vincoli spazio-temporali e, anche se può talvolta offrire l’ingannevole impressione di provenire da un remoto passato, è in realtà come sempre ricca di sfumature che ne rendono l’ambientazione saldamente attuale.
Forse è proprio in questo aspetto che l’ensemble, guidato dalla voce di Francesca Nicoli e dal genio compositivo di Vittorio Vandelli, differisce da un’altra gemma sonora italica che si muove su territori contigui come la Camerata Mediolanense: infatti, benché i punti di contatto tra queste due magnifiche realtà non siano pochi, il gruppo lombardo sembra però più orientato ad una ricerca filologica che volge inevitabilmente lo sguardo all’indietro.
Gli Ataraxia aprono invece le loro ali in un volo che sovrasta ora il neo folk, ora la dark wave, lambisce contrafforti morriconiani per poi planare appoggiandosi sulle basi della più colta tradizione musicale tricolore.
Synchronicity Embraced è il regalo che musicisti di livello inarrivabile mettono a disposizione di chi voglia appropriarsene, godendo del contenuto poetico ed evocativo di un lavoro che incanta e sorprende ancora, perché l’ascolto di brani di irreale bellezza come Sikia, Chiron Quartz e la title track restituisce emozioni difficilmente riproducibili in altri ambiti.
Prendiamoci tutto il tempo che ci serve, in queste uggiose giornate autunnali, per elevare il nostro spirito al di sopra delle nefandezze terrene grazie all’ascolto di questo ultimo capolavoro degli Ataraxia: un’occasione che si presenta di rado e che, a maggior ragione, non va assolutamente sprecata.

Tracklist:
1.Oenoe
2.Sikia
3.Ieros
4.Prayer Of The Archangel
5.Rose Of The Wild Forces
6.Chiron Quartz
7. La Vista Del Bardo
8.Synchronicity Embraced

Line-up:
Francesca Nicoli– vocals
Vittorio Vandelli – Electric, classical and acoustic guitars, bass guitar, back vocals
Giovanni Pagliari – Keyboards, piano, back vocals
Riccardo Spaggiari – drums
Totem Bara – cello

ATARAXIA – Facebook

THE SELFISH CALES

Il video di Haapsalu, dall’album omonimo (Volcano Records).

Il video di Haapsalu, dall’album omonimo (Volcano Records).

THE SELFISH CALES were born in Turin in 2010, thanks to some fortunate meetings on Myspace between Garage/Psych sounds addicts; their passionate idea is to bring a complete music reality, also concerned to live performances and visual impact. The path of the Cales takes place through two initial EPs, first chapters of a simple but already close-knit alchemy. Dozens of gigs in North West Italy bring the Cales to the self-production of two Albums, dated respectively 2013 and 2015; here the typical sound of the band comes to light, distinguished by straddling lush Hammond, vocal harmonisations, a protagonist bass guitar and jangle guitars. The upcoming third album, “Haapsalu”, features the new line up, completely renewed in 2017: Andy is the only original member left, as well as the main mind of this third chapter of the band coming out on October 19th, 2018 for Volcano Records. EPK: https://volcanorecordsband.wixsite.com/theselfishcales

“Haapsalu” tracklist:
1. Baltic Memories
2. Smokey Shades
3. Haapsalu
4. Beyond The Last Horizon
5. Winterfell
6. Chestnut Maze
7. Fairytales, Nowadays
8. Kaspar Hauser
9. You Can’t Sit With The Sabbath
Running Time: 47’20”

THE SELFISH CALES are:
Andy Cale – Vocals, Guitar, Sitar
Alberto Rocca – Keyboards
Luca Zanon Drums
Giuseppe Floridia – Bass

More information at:
BAND: https://www.facebook.com/theselfishcales/
LABEL: http://www.volcanopromotion.com

Sorrowful Land – I Remember

Un’altra opera di grande consistenza per questo ottimo musicista di Kharkiv che sembra aver momentaneamente congelato la sua precedente creatura Edenian per convogliare tutti i propri sforzi su un progetto solista, come quello dei Sorrowful Land, decisamente foriero di soddisfazioni, sicuramente almeno a livello qualitativo.

Per il suo nuovo lavoro a nome Sorrowful Land, Max Molodtsov non ha lasciato nulla di intentato, radunando diversi nomi di spicco della scena doom e assegnando loro il compito di arricchire questo secondo full length del suo progetto, intitolato I Remember.

In ogni brano troviamo voci note alla platea di appassionati del death doom come due figure carismatiche del peso di Daniel Neagoe (Clouds, Eye Of Solitude) ed Evander Sinque (Who Dies In Siberian Slush, Umercenaries) ma non solo, se pensiamo anche alla presenza di Kaivan Sarei (A Dream Of Poe), Vladislav Shahin (Mournful Gust) e Daniel Arvidsson (Draconian), oltre al prezioso contributo chitarristico di Vito Marchese dei Novembers Doom.
Quanto di buono già dimostrato dal musicista ucraino con i precedenti lavori, trova in I Remember una sua ideale finalizzazione proprio grazie alla varietà di soluzioni consentite dal diversi stili vocali degli ospiti; pertanto, se la suadente voce pulita di sarei si presta ad un brano morbidamente malinconico come And Wilt Thou Weep When I Am Low?, il growl antologico di Neagoe sposta la successiva canzone When the World’s Gone Cold su ritmi più rallentati ed atmosfere più tragiche, anche se l’intreccio tra le clean dello stesso Daniel e di Max ingentilisce il tutto senza dimenticare il limpido e melodico chitarrismo del musicista ucraino.
A Father I Never Had è una delle perle del lavoro e anche il solo brano in cui Molotsdov non si avvale di ospiti: il suo stile vocale, del resto, non sfigura certo per espressività e l’innata facilità nello sciorinare linee chitarristche magnifiche (non dissimili da un modello come quello rappresentato da Johan Ericsson) rende questa traccia davvero splendida.
In Weep On, Weep On troviamo un altro dei growl più efficaci della scena, quello di Evander Sinque, personaggio di spicco della scena moscovita del quale non avevamo più avuto il piacere di ascoltare il profondo timbro dopo la prematura scomparsa del suo storico sodale Gungrind: il brano è meno immediato nonché il più aspro e più profondo della tracklist, nonostante non venga mai meno il tocco atmosferico che è tratto comune dell’intero lavoro.
In I Am the Only Being Whose Doom tocca ad una delle icone della scena ucraina, quel Vladimir Shahin che con i suo Mournful Gust è stato uno dei primi nella sua terra ad esplorare con perizia quelle dolenti sonorità; la sua interpretazione vocale dona grande enfasi ad un brano in cui anche il tocco chitarristico di Marchese, differente da quello di Molotsdsov, conferisce una certa discontinuità rispetto alle altre tracce.
L’album si chiude con un’altra gemma imperlata di dolore come The Kingdom of Nothingness, interpretata da un ottimo Daniel Arvidsson, usualmente solo chitarrista nei Draconian, andando mettere il tassello finale ad un’altra opera di grande consistenza di questo ottimo musicista di Kharkiv che sembra aver momentaneamente congelato la sua precedente creatura Edenian per convogliare tutti i propri sforzi su un progetto solista, come quello dei Sorrowful Land, decisamente foriero di soddisfazioni, sicuramente almeno a livello qualitativo.
L’unica nota di biasimo attribuibile a Molodtsov è la scelta di una copertina che non rende giustizia alla bellezza dell’album, la di là dei significati reconditi che magari questa possa rivestire all’interno del contesto lirico: un peccato veniale che non rende affatto meno appetibile per gli appassionati del death doom melodico un lavoro come I Remember.

Tracklist:
1. And Wilt Thou Weep When I Am Low?
2. When the World’s Gone Cold
3. A Father I Never Ha
4. Weep On, Weep On
5. I Am the Only Being Whose Doom
6. The Kingdom of Nothingness

Line-up:
Max Molodtsov – Vocals, Guitars, Bass, Keyboards, Drum programming, Songwriting, Lyrics

Guests:
Kaivan Saraei – Vocals (track 1)
Daniel Neagoe – Vocals (track 2)
Evander Sinque – Vocals (track 4)
Vladislav Shahin – Vocals (track 5)
Vito Marchese – Guitars (lead) (track 5)
Daniel Arvidsson Vocals (track 6)

SORROWFUL LAND – Facebook

SADIST

Il lyric video di ‘Bloody Bates’, dall’album ‘Spellbound’, in uscita a novembre (Scarlet Records).

Il lyric video di ‘Bloody Bates’, dall’album ‘Spellbound’, in uscita a novembre (Scarlet Records).

I Sadist hanno pubblicato il lyric video di ‘Bloody Bates’, il primo singolo tratto dal nuovo, attesissimo album della band ‘Spellbound’, in uscita il prossimo 9 novembre suScarlet Records.

‘Spellbound’, il nuovo, attesissimo album dei Sadist, veterani della scena Progressive Death Metal europea che tornano dunque con l’ottavo lavoro in studio. Il filo conduttore di questo nuovo lavoro è la filmografia del maestro indiscusso del brivido Alfred Hitchcock. Ogni traccia ripercorre infatti la trama di un film, tinteggiandola ovviamente di “nuances’ tipicamente Sadist, da ‘Frenzy’ a ‘Notorius’, passando per ‘The Birds’ e naturalmente per l’indimenticabile ‘Psycho’. ‘Spellbound’ è un’opera matura, un album solido ed aggressivo (sicuramente il più estremo della band ad oggi) ma sempre con gli immancabili richiami Prog/Death che hanno reso noto ed apprezzato in tutto il mondo il marchio Sadist.

La bellissima cover è opera di SoloMacello (Ennio Morricone, Nick Oliveri, Mos Generator).

RUN CHICKEN RUN

Il video di Rust From Space, dallìalbum “Don’t forget the wine” (Volcano Records).

Il video di Rust From Space, dall’album “Don’t forget the wine” (Volcano Records).

RUN CHICKEN RUN band is born in October 2014. After several adjustments the group reaches the final formation consisting of: Michele Montesi on vocals and guitar, Leonardo Piccioni on guitar, Paolo Scarabotti on bass and Mirko Santacroce on drums. From the first meetings of the band the style was clear: Hard Rock. A hard Rock with blues nuances completely new. In the summer of 2016 he released his first album entitled “Open the grill”. Recorded in the Pink House studio, it is published by RaRa Records, a label that even if it does not deal with Rock music after listening to the songs has decided to expand its channels to this genre. In 2018 the collaboration with the Brothel of Sound Agency begins and in April of the same year Run Chicken Run are the special guest of the Saxons of Oliver / Dawson. The following month the band was supposed to be the special guest of the Phil Rudd’s band (ex AC / DC drummer). Unfortunately, the international artist’s tour was canceled due to passport problems.

“Don’t forget the wine” tracklist:
1. Rust From Space
2. Your Girl
3. Louder On You
4. Sun
5. My Heart Is A Stone
6. Black Shadow
7. Good Brewer
8. Boredom Killers
9. Real Man
10. Blackout Out​
Running Time: 38’25”

RUN CHICKEN RUN are:
Michele Montesi – Vocals and Guitar
Leonardo Piccioni – Guitar
Paolo Scarabotti – Bass Guitar
Mirko Santacroce – Drums

More information at:
BAND: https://www.facebook.com/weregonnarockyou
LABEL: http://www.volcanopromotion.com

Lascar – Wildlife

Il musicista sudamericano propone un black metal atmosferico, o post black, come lo si preferisce chiamare, sulla scia di Deafheaven e compagnia e lo fa in maniera competente ma senza raggiungere, almeno questa volta, particolari vertici qualitativi.

Lascar è il progetto solista del cileno Gabriel Hugo, giunto con questo Wildlife al terzo full length.

Il musicista sudamericano propone un black metal atmosferico, o post black, come lo si preferisce chiamare, sulla scia di Deafheaven e compagnia e lo fa in maniera competente ma senza raggiungere, almeno questa volta, particolari vertici qualitativi.
Questo avviene perché il sound proposto da Hugo, al netto della sua indubbia gradevolezza, soffre di una marcata uniformità che alla lunga si rivela penalizzante, aspetto già riscontrato nel precedente lavoro Saudade dove però il songwriting si rivelava ben più coinvolgente; se a tutto ciò poi si unisce inevitabilmente il fatto che l’esibizione di sonorità già ampiamente ascoltate in passato necessita di elementi compositivi in grado di fissarsi in maniera più marcata nella mente dell’ascoltatore, l’esito finale non può che risultare solo in parte soddisfacente.
Hugo esibisce un gusto melodico sufficiente a fargli reggere la scena per questi quaranta minuti, ma non abbastanza per indurre a passaggi ripetuti nel lettore; ad accentuare tale sensazione contribuiscono sia una produzione perfettibile sia un utilizzo della voce che talvolta si rivela più un elemento di disturbo che non un valore aggiunto.
Un peccato, perché per esempio una traccia come Fatigue esibisce linee davvero accattivanti e non banali, facendo intuire quel potenziale che viene ingabbiato all’interno di un’interpretazione del genere priva dei necessari guizzi.
Nonostante l’attività discografica sia già considerevole, il progetto è comunque ancora abbastanza giovane per cui restiamo in fiduciosa attesa di un auspicabile salto di qualità alla prossima occasione, anche se dopo un buona prova come Saudade era lecito immaginare che ciò potesse accadere già con Wildlife.

Tracklist:
1. The Disdain
2. Petals
3. Submission
4. The Zenith
5. Fatigue
6. The Majestic Decay

Line-up:
Gabriel Hugo – All instruments, Vocals

LASCAR – Facebook

Argonavis – Passing the Igneous Maw

Nel complesso l’opera si rivela interessante per il suo incedere oscuro e minaccioso, e l’integrità stilistica della band nordamericana rappresenta un elemento decisivo per approcciare con il giusto spirito una proposta sicuramente ostica, nella quale non vi sono concessioni ad una maggiore accessibilità.

Argonavis è il monicker adottato da questo duo canadese all’esordio con un full length connotato da un’interpretazione quanto mai ruvida del death doom.

I tempi rallentati di questi lavoro sono infatti solcati da alcune accelerazioni di matrice black e da un impietoso growl in stile brutal, con qualche sporadica digressione atmosferica.
Nel complesso l’opera si rivela interessante per il suo incedere oscuro e minaccioso, e l’integrità stilistica della band nordamericana rappresenta un elemento decisivo per approcciare con il giusto spirito una proposta sicuramente ostica, nella quale non vi sono concessioni ad una maggiore accessibilità, neppure a livello di notizie biografiche o quant’altro.
Agli Argonavis interessa fondamentalmente immergere l’ascoltatore in antri oscuri e malsani con il loro sound che ben si addice a tematiche storico filosofiche riconducibile ad antiche e sepolte civiltà. Passing the Igneous Maw scorre in maniera monolitica, con il suo sound ribassato che trova i momenti migliori nel maelstrom sonoro intitolato The Blazing Torrent of Nasus’ Victory: Pyrophlegethon, in cui appare qualche elemento di discontinuità in più rispetto al resto di un’opera decisamente valida, anche se rivolta ad una ristrettissima cerchia di appassionati.

Tracklist:
1.Passing the Igneous Maw
2.Carving the Wapta Gorge
3.For All Slaves: The Cold March to the Scorched Gates
4.Katabasis
5.The Blazing Torrent of Nasus’ Victory: Pyrophlegethon
6.Katharmos: Towards the Isle of the Dead

ARGONAVIS – Facebook

 

INJURY

Il lyric video di Endless Decay, dall’album Wreckage (Volcano Records).

Il lyric video di Endless Decay, dall’album Wreckage (Volcano Records).

INJURY was born on September 2008, from the collaboration of four musicians from their local metal scene, with several live acts performed. Injury’s music combines the immediacy of the “anthems” of the genre with the constant research of last modern productions sound. On the Spring of 2010, ready with the release of their demo, Injury starts their live activity. On the fall of 2010 the band signs the deal with Punishment 18 Records that will lead to the release of their debut album “Unleash the violence” on April 2011. During this time, the band increased its live presence, supporting bands like Lazarus AD, Bonded By Blood and Suicidal Angels. On December 2013 Injury reach an agreement with US label Ferocious Records. The deal allows the release of second album, called “DominHate”, on March 2014. During the promo activity for DominHate, the band shares stages with Sepultura, Death Angel, Dew Scented, The Crown and Extrema. Keeping the costant goal of personal sound, Injury starts on October 2017 the recording sessions for the new EP, called “Wreckage”

“Wreckage” tracklist:
1. The Brand Of Hate
2. Under The Sign Of Devastation
3. Fueled By Rage
4. Endless Decay
5. I Don’t Belong
Running Time: 18’30”

INJURY are:
Alle – Lead Vocals
Simon – Guitar
Mibbe – Bass Guitar and Backing Volcals
Pollo – Drums

More information at:
BAND: https://www.facebook.com/injuryviolence/
LABEL: http://www.volcanopromotion.com

6th Counted Murder + MAD-Collusion + She Is Not Katherina live @ The Old Jesse – Saronno – 30 Novembre

I 6th Counted Murder tornano all’Old Jesse per presentare il nuovo album in uscita a fine 2018 via Sliptrick Records, proponendo per la prima volta dal vivo tutte le 10 tracce che compongono il nuovo lavoro.
In apertura i MAD-Collusion e She Is Not Katherina scalderanno la sala con la loro energia dirompente!

Apertura Ore 21.00
Inizio concerti ore 22.30

INGRESSO GRATUITO

Evento: https://www.facebook.com/events/1882375288545131/

6th Counted Murder: https://www.facebook.com/6thcounted

MAD-Collusion:https://www.facebook.com/Madcollusion/

She Is Not Katherina: https://www.facebook.com/sheisnotkatherina/

The Old Jesse: https://www.facebook.com/THEOLDJESSE/

www.6thcountedmurder.com

NECANDI HOMINES

Il corto tratto dall’ep Black Hole (Third I Rex/Toten Schwan).

Il corto tratto dall’ep Black Hole (Third I Rex/Toten Schwan).

I Necandi Homines non sono una band black metal come tante e questo é un qualcosa che é stato ben chiaro sin da subito, da quando Third I Rex e Toten Schwan Records han iniziato a spargere la voce a riguardo dell’EP “Black Hole”.
Il loro suono unico ed il misto di psichedelia malata e black metal é stato pronunciato come l’anello mancante tra Dolorian e Woods Of Infinity e sino ad ora i feedback han confermato questo mix.

Il loro nuovo cortometraggio é stato creato come video perfetto per rappresentare il loro nuovo lavoro ed il concept alle sue spalle.
Il salto nel vuoto, la ricerca dell’assoluto vuoto esistenziale, son entrambe concetti che traspirano da quest’incredibile viaggio visivo.

“Black Hole” is out now via Third I Rex & Toten Schwan Records.

Ordini, download e streaming:
http://3rdirex.bandcamp.com

http://totenschwan.bandcamp.com

Engst – Flächenbrand

Flächenbrand offre undici brani molto fruibili, definibili a buon titolo “leggeri” ma non banali: questo perché Engst conferma le proprie qualità vocali mettendole al servizio di un sound che scorre con mirabile fluidità.

I tedeschi Engst si propongono con forza e convinzione come la potenziale prossima nuova sensazione del pop rock mondiale.

Se già questa presentazione può mettere sul chi vive chi legge, va subito ribadito che in un lavoro come Flächenbrand le ruvidezze sono molto attenuate visto che il focus della band è la creazione di melodie accattivanti e di rapida assimilazione, ma non è detto che ciò debba essere considerato necessariamente un male.
Questa giovane band tedesca risulta infatti già simpatica fin dalla sua genesi, che prende le mosse dal successo in un talent tedesco del vocalist Matthias Engst, il quale ha rifiutato il classico contratto propostogli, volto a renderlo uno dei tanti polli d’allevamento del business musicale, per provare una strada più irta di difficoltà come fondare una band propria e cercare il successo senza utilizzare scorciatoie; indubbiamente, però, la fama acquisita presso il grande pubblico ha aiutato il nostro a richiamare l’attenzione della Arising Empire, sub label della Nuclear Blast specializzata un sonorità modern/alternative, tramite la quale la band si affaccia sul mercato con questo interessante esordio.
Flächenbrand offre undici brani molto fruibili, definibili a buon titolo “leggeri” ma non banali: questo perché Engst conferma le proprie qualità vocali mettendole al servizio di un sound che scorre con mirabile fluidità, toccando l’enfasi melodica dei Mono Inc. nelle canzoni più intimiste, la ruvidezza patinata dei Nickelback e del pop punk più adulto alla Offspring/Green Day, con il valore aggiunto del cantato in lingua madre che conferisce quel minimo di “durezza” in più al sound attenuandone sensibilmente il tasso glicemico.
Nel momento in cui accettiamo che il rock possa rivolgersi ad un pubblico più ampio, sottraendo magari qualche ragazzo a certa immondizia musicale in auge di questi tempi, una proposta come quella degli Engst non può che essere la benvenuta in quanto esplicita per intenti e cristallina per pulizia e talento dei giovani musicisti coinvolti.

Tracklist:
1. Ich steh wieder auf
2. Der Moment
3. Eskalieren
4. Optimisten
5. Ein Sommer in den Charts
6. Der König
7. Ist mir egal
8. Fremdes Elend
9. Morgen geht die Welt unter
10. Mit Raketen auf Spatzen
11. Träumer & Helden

Line-up:
Matthias Engst – Voce
Ramin Tehrani – Chitarra
Alexander Köhler – Basso
Yuri Cernovlov – Batteria

ENGST – Facebook

RED RIOT

Il video di Blow Till’ You Drop, dall’album Seek! Kill! Burn! (Volcano Records).

Il video di Blow Till’ You Drop, dall’album Seek! Kill! Burn! (Volcano Records).

RED RIOT was founded by Lexy Riot (bass), JJ Riot (guitar) and Berry (drums). They find Max Power (guitar) and O’zy Jack (vocals) who was replaced by Fred Riot one year later. In June 2016 they release their EP “Fight” for Volcano Records and Promotion. After a while Scar replaces Berry on drums and in April 2017, after playing with bands like Hangarvain, Giacomo Voli and Teodasia, DGM and Heimdall, they start the Fight In Europe Tour, an European minitour in 10 different country. In April 2018 they play on the stage of the Agglutination Warm Up together with other bands, including Flotsam and Jetsam.

“Seek! Kill! Burn!” tracklist:
1. Attitude
2. H.I.P.S.T.E.R.
3. Rise Or Fall
4. Rippin’ Money
5. Child Of Steel
6. Bang Your Head
7. Squealers
8. Blow Till’ You Drop
9. Sleazy Life
10. Who We Are
Running Time: 35’32”

RED RIOT are:
Alpha ReD – Vocals
Max Power – Guitar
J.J. Riot – Guitar
Lexy Riot – Bass Guitar
ScaR – Drums

More information at:
Facebook: https://www.facebook.com/ReDRioTofficial
LABEL: http://www.volcanopromotion.com

La Tredicesima Luna – Oltre l’ultima onda del mare

Una forma di ambient dalle sonorità rarefatte, che ben si addicono al tema acquatico evocato dal titolo dell’album e di quelli dei brani che lo compongono.

A poco meno di un anno di distanza ritroviamo Matteo Brusa alle prese con il secondo capitolo del suo progetto ambient La Tredicesima Luna.

Oltre l’ultima onda del mare, così come il precedente Il Sentiero degli Dei, si discosta dal dungeon synth che ha dato una certa notorietà al musicista milanese con il monicker Medhelan; qui troviamo, infatti, una forma di ambient dalle sonorità rarefatte, che ben si addicono al tema acquatico evocato dal titolo dell’album e di quelli dei brani che lo compongono.
In effetti, viene naturale chiudendo gli occhi immaginare imbarcazioni muoversi lentamente in mare aperto circondate solo da sconfinate distese di acqua grazie ai minimali tocchi tastieristici inseriti su un avvolgente sottofondo atmosferico.
Entrambe le tracce, vicine al quarto d’ora di durata, si snodano morbidamente prefigurando un mare placido, dal moto ondoso ridotto o quasi nullo, sul quale le prue scivolano dolcemente verso una metà indefinita, anche se va detto che nella sua seconda metà La solitudine del mare infinito si impenna improvvisamente per poi placarsi nuovamente nel finale, quasi che la speranza di scorgere una terra emersa venga definitivamente frustrata dall’albeggiare che mostra solo orizzonti illimitati.
Quellla di Brisa è un’altra ottima prova da parte di un musicista che prova nuovamente a spingersi oltre lo schema  consolidato che gli ha fornito buoni consensi; l’ambient de La Tredicesima Luna è senza dubbio rivolto ad un pubblico più selezionato, ma la sua qualità lo renderà sicuramente foriero di ulteriori e meritate gratificazioni per il suo autore.

Tracklist:
1. Le terre a ovest
2. La solitudine del mare infinito

Line-up:
Matteo Brusa

LA TREDICESIMA LUNA – Facebook

BÖLTHORN

Il video di “Sentinel”, dall’album “Across the Human Path”.

Il video di “Sentinel”, dall’album “Across the Human Path”.

From the album “Across the Human Path”
Recording,mix and master in AudioCore Studio in Fontanellato (PR) Italy

CREDITS:
Direction/Camera/Edit : Antonio Pupa Salieri

Thanks to ETEMENANKI Role-playing games live.
Andrea Corradini (Heimdall) and Antonino Galimi (Druido)

Tracklist:
1. Intro
2. Sentinel
3. For Honor
4. Thor
5. Curse Of Time
6. Warriors
7. Midgaard
8. The Lair Of The Beast
9. The Kaleidoscope

Web:
https://www.facebook.com/Bolthornband/

Line-up:
Ironcross: Composer,Guitar,Bass and Drum
Drake: Vocal (Ny’Mynd singer, Ex Forsaken Moon,Ex Krygar)
Röb: Composer,Guitar

Biografia breve:
Bölthorn è un progetto Death/Viking Metal, creato da Ivan/Ironcross (Dust, Dream’s Echo, Ironcross Project). Il gruppo nasce con l’idea di un grande progetto da portare avanti inizialmente in studio.
Rob (Angerfish) con la sua creatività e Drake (Ný Mynd) con i suoi testi si trovano subito in sintonia con la direzione voluta intraprendere da Ironcross. L’affinità dei tre membri è immediata e ciò che ne risulta è un suono potente, massiccio e melodico.
Nel 2018 hanno registrato il loro primo lavoro presso l’AUDIOCORE studio di Fontevivo (PR) ma questo non gli basta e sono già al lavoro per comporre nuovo materiale.

Influenze:
Amon Amarth, Bathory, Obscurity, Tyr, Månegar, Enslaved, Windir, Borknagar, Entombed, At The Gates

BROKEN BONES RECORDS & PROMOTION:

https://brokenbonesrecords.blogspot.com/

https://www.facebook.com/brokenbonesrecords/

ENVENOMED MUSIC:

https://www.facebook.com/envenomedmusic/

https://envenomedmusic.bandcamp.com/