An Autumn For Crippled Children – The Light of September

The Light of September è un album raccomandato ai fruitori del black più atmosferico e degli amanti di certo post punk e lo si ascolta con grande piacere, in virtù di una grande scorrevolezza e delle sue peculiarità che, piacciano o meno ai puristi, ne costituiscono il principale punto di forza.

Gli An Autumn For Crippled Children sono una strana creatura musicale che ormai da diversi anni offre un mix, invero dai tratti molto personali, di shoegaze, darkwave e black metal, il tutto sempre con risultati decisamente positivi.

Il solo problema di chi si cimenta in simili operazioni è quella di avere a che fare con ascoltatori magari non troppo propensi nel derogare dai propri gusti musicali, rischiando così di scontentare, da una parte, quelli che non sopportano la voce in screaming e, dall’altra, chi ritiene lo sviluppo musicale troppo morbido per avere diritto di cittadinanza nel panorama dei generi più estremi.
Sicuramente, a chi non suddivide la musica in compartimenti stagni l’opera di questi olandesi sarà decisamente gradita, perché la facilità innata nel tessere melodie avvolgenti quanto malinconiche da parte del trio è sempre sorprendente.
Non c’è un solo brano, infatti, che non regali uno sviluppo armonico incisivo al quale il substrato metallico dona solo uno scheletro più robusto senza andarne a snaturare l’essenza; d’altro canto, se è vero che tra magnifiche tracce come The Light of September, Lovelorn e Fragility le differenze appaiono evidenti per approccio e ritmi, non si può fare a meno di notare che, alla lunga, rischia ugualmente di affiorare quel pizzico di ripetitività capace di offuscare leggermente il piacere dell’ascolto.
Detto questo, personalmente preferisco di gran lunga trascorrere una quarantina di minuti del mio tempo con gli An Autumn For Crippled Children piuttosto che con i più celebrati Ghost Bath, tanto per restare su territori contigui, proprio perché quello della band dei Paesi Bassi mi appare come un sentire malinconico genuino, a differenza del depressive di facciata, per quanto ben costruito, degli statunitensi.
Al settimo full length in poco più di otto anni, gli An Autumn For Crippled Children offrono un’altra prova di sicuro valore: The Light of September è un album raccomandato ai fruitori del black più atmosferico e degli amanti di certo post punk (il lavoro del basso è un marchio di fabbrica, in tal senso), e lo si ascolta con grande piacere in virtù di una grande scorrevolezza e delle sue peculiarità che, piacciano o meno ai puristi, ne costituiscono il principale punto di forza.

Tracklist:
1. The Light of September
2. New Hope
3. Hiding in the Dark
4. Lovelorn
5. Fragility
6. The Silence Inside
7. A New Day Has Come
8. Still Dreaming
9. The Golden Years

Line-up:
TXT – Bass, Keyboards
CXC – Drums
MXM – Vocals, Guitars, Keyboards

AN AUTUMN FOR CRIPPLED CHILDREN – Facebook

MAYAN

Il video di ‘Saints Don’t Die’, dall’album “Dhyana” (Nuclear Blast).

Il video di ‘Saints Don’t Die’, dall’album “Dhyana” (Nuclear Blast).

“Anche se con alte aspettative, non ero pronto a questo, probabilmente il più completo album metal sinfonico che ho mai avuto il piacere di ascoltare.” (voto 10/10)
POWERPLAY (UK), Mark Lacey

“Una strabiliante esperienza di cinematografico, sinfonico death metal, che va dalla bellezza funerea alla furia più sinistra. Un vero classico di Death Metal sinfonico per i posteri.”
OVERDRIVE (AUS), Lewis Allan

“Completamente un nuovo standard in termini di metal (estremo) sinfonico!”
LEGACY (D), Andreas Schiffmann

Il collettivo death metal sinfonico MaYaN ha pubblicato il terzo epico album “Dhyana”. Insieme alla City of Prague Philharmonic Orchestra, la band ha registrato lo spettacolare disco, che riflette temi concettuali quali la coscienza di sé, rinunciare al proprio ego e alla tendenza di essere arroganti per scoprire chi si è davvero.

Per festeggiare il nuovo album, i MaYaN hanno pubblicato il video ufficiale del loro inno ‘Saints Don’t Die’.

Il cantante Mark Jansen spiega il background della traccia: “‘Saints Don’t Die’ parla delle guerre combattute sulle spalle di giovani donne e uomini che sono stati mandati in battaglia e ne hanno poi patito le conseguenze per tutta la loro vita, mentre i ‘Santi’ rimangono nelle loro torri d’avorio, a muoverne i fili.”

Acquista la tua copia del jewelcase (incl. bonus instrumental CD in O-card), il vinile nero o l’edizione limitata dorata: http://www.nuclearblast.com/mayan-dhyana

La line-up attuale dei MaYaN è la seguente:
Mark Jansen, George Oosthoek | grunts
Henning Basse, Adam Denlinger | voce pulita maschile
Laura Macrì, Marcela Bovio | voce pulita femminile
Jack Driessen | synth, arrangiamenti orchestrali
Frank Schiphorst, Merel Bechtold/Arjan Rijnen/Jord Otto | chitarra
Roel Käller | basso
Ariën van Weesenbeek | batteria

Maggiori info:
www.mayanofficial.com
www.facebook.com/mayanband
www.nuclearblast.de/mayan

INIRA

Il lyric video di “This is War”, primo singolo estratto da “Gray Painted Garden” (Another Side Records / Metal Scrap Records).

Il lyric video di “This is War”, primo singolo estratto da “Gray Painted Garden” (Another Side Records / Metal Scrap Records).

La Modern Metal band friulana INIRA annuncia la pubblicazione del nuovo album “Gray Painted Garden” tramite Another Side Records / Metal Scrap Records Inc.
L’album pubblicato il 5 Ottobre 2018 in Europa/Giappone/Nord & Sud America contiene 11 tracce cariche di riff taglienti e melodie accattivanti. Consigliato a fan di In Flames, Gojira, Architects e Deftones.
Il 5 Settembre è uscito il lyric video di “This is War”, primo singolo estratto da “Gray Painted Garden”.
“Discarded” sarà il secondo singolo del disco accompagnato da un Videoclip UfficialeGray Painted Garden” è stato registrato e mixato dal frontman Efis Canu nel suo InferiStudio.
La batteria è stata registrata da Riccardo Pasini (Extrema, The Secret, Blindead, Nero di Marte) allo Studio 73 di Ravenna.
Il master del disco è stato affidato al noto produttore svedese Henrik Udd (Bring Me The Horizon, Architects, At The Gates, Powerwolf, I Killed The Prom Queen, Hammerfall etc.) all’Henrik Udd Recording Studio.

Di seguito potete trovare la track-list del disco:
1. Gray Painted Garden
2. Discarded
3. This Is War
4. Sorrow Makes For Sincerity
5. Venezia
6. Zero
7. The Falling Man
8. The Path
9. Universal Sentence of Death
10. Oculus Ex Inferi
11. Home

Doomcult – Ashes

Sono cambiate diverse cose rispetto al precedente full length, ma la sensazione è che questa transizione sia ancora in corso e, a tale proposito, sarà interessante constatarne gli sviluppi in occasione dell’imminente nuova prova su lunga distanza.

Ritroviamo J.G. Arts con il suo progetto solista Doomcult, a due anni di distanza da End All Life.

Ashes è un ep della durata di una ventina di minuti nel corso del quale il musicista olandese esibisce la sua forma di doom piuttosto particolare, caratterizzata sicuramente da un’interpretazione vocale che appare una sorta di ringhiante recitazione in stile Mr.Curse degli A Forest Of Stars.
Tale elemento è quello che potrebbe risultare in fin dei conti divisivo nei confronti dell’audience, perché comunque Arts ha molto da raccontare e quindi le parti vocale si stagliano per la maggior parte del lavoro al di sopra dei passaggi musicali, basati su un doom abbastanza mosso per quanto scorrevole e lineare.
Dei tre brani presenti in scaletta, Sulphur è il più lungo e movimentato, decisamente più caratterizzante rispetto alla title track che si snoda in maniera più morbida ma anche più canonica, mentre Black Fire vede i ritmi farsi più rallentati e anche più enfatici, grazie ad uno sviluppo melodico molto valido.
Indubbiamente sono cambiate diverse cose rispetto al precedente full length, ma la sensazione è che questa transizione sia ancora in corso e, a tale proposito, sarà interessante constatarne gli sviluppi in occasione dell’imminente nuova prova su lunga distanza.
Per ora Doomcult è un nome interessante ma ancora di prospettiva, del quale si può di dire di certo il solo fatto che le note di accompagnamento, che parlano di ispirazione proveniente dalla sacra triade albionica, appaiono fuorvianti, a differenza dei riferimenti più calzanti che suggeriscono un annerimento del sound nel solco di nomi come Urfaust, Celtic Frost and Bathory.

Tracklist:
1. Sulphur
2. Ashes
3. Black Fire

Line-up:
J.G. Arts – Everything

DOOMCULT – Facebook

EDWARD DE ROSA

Il lyric video di Legend: The Omega Man, dall’album Zeitgeist in uscita a ottobre (Revalve Records).

Il lyric video di Legend: The Omega Man, dall’album Zeitgeist in uscita a ottobre (Revalve Records).

Check out Edward de Rosa’s brand new lyric video for Legend: The Omega Man, off of Zeitgeist
Grab your copy of their upcoming album here:
Preorder iTunes: https://apple.co/2DLj4iw
Preorder Cd: https://bit.ly/2NgaWGj
Album preview: https://player.believe.fr/v2/3615934133655
Zeitgeist will be available on October 26th via Revalve records.

https://www.facebook.com/EdwardDeRosaOfficial/
https://www.revalverecords.com/EdwardDeRosa.html

BLACK TIGER

Il video di “Don’t Leave Me”, dall’album Black Tiger di imminente uscita (Freemod).

Il video di “Don’t Leave Me”, dall’album Black Tiger di imminente uscita (Freemod).

La band Melodic Rock della Repubblica Ceca presenta il primo singolo estratto dal loro omonimo album di debutto, che verrà pubblicato il 12 Ottobre per Freemood, etichetta del gruppo Tanzan Music.

Il video è ambientato al Bounty Rock Café, live club della città di Olomouc, Repubblica Ceca e mostra la band intenta a prepararsi per il loro live accompagnata da amici e fans; il tutto diretto e filmato da Vojta Malik e Michal Plos di CUTS Production.

“Don’t Leave Me” così come il resto del disco sono stati prodotti da Mario Percudani (Hungryheart, Hardline) al Tanzan Music Studio.

L’album è un mix di AOR e Hard Rock melodico con l’accento sulle melodie, grandi ritornelli, ricche chitarre elettriche, arrangiamenti innovativi e un suono decisamente potente.
L’album contiene dieci brani originali con ospiti molto popolari della scena melodic rock internazionale come Dan Reed (Dan Reed Network), Mario Percudani e Josh Zighetti (Hungryheart), Giulio Garghentini e molti altri.

I Black Tiger sono una band che mischia AOR e Hard Rock, gli unici a rappresentare questo genere in Repubblica Ceca. Il gruppo ha già all’attivo tre EP: “All Over Night” (2010), “Road To Rock” (2013) e “Songs From Abyss” (2015), gli ultimi due con ospite Dan Reed. I dischi hanno ricevuto buone recensioni dalla critica specializzata come “Powerplay” e “Classic Rock Presents AOR”. I Black Tiger hanno suonato in molti club e festival in Repubblica Ceca, Germania, Polonia e Slovacchia, condividendo il palco con artisti della scena melodic Hard Rock come House Of Lords, Dan Reed, Pretty Maids, Mike Tramp, Little Caesar, Hungryheart, Michael Schenker e molti altri ancora.

www.blacktigerband.com

www.facebook.com/blacktigerband

Cemetery Lights – Lemuralia

Questo è l’underground metal nella sua accezione più reale, con un’offerta musicale genuina, priva di filtri, direttamente dal produttore al consumatore anche per il formato prescelto, quello della musicassetta.

Lemuralia è la prima uscita di questa one man band del Rhode Island, autrice di un grezzo ma efficace black metal.

In realtà il genere, nell’interpretazione di The Corpse abbraccia uno stretto più ampio sfiorando a tratti il doom (Lemuralia), o un proto black molto vicino al thrash quando viene accelerata l’andatura (Necrophilosoph,Accursed), mantenendo sempre quell’approccio sporco e diretto che in tali frangenti non guasta affatto.
Questo è l’underground metal nella sua accezione più reale, con un’offerta musicale genuina, priva di filtri, direttamente dal produttore al consumatore anche per il formato prescelto, quello della musicassetta.
Il giro chitarristico di Charite’s Revenge è il portale d’ingresso ideale nelle sonorità del lavoro, che vede quale suo picco la title track, brano ricco di notevoli intuizioni che comunque il ragazzo statunitense dissemina un po’ in tutti i brani.
Anche l’impegno a livello lirico e concettuale non va sottovalutato, visto che mitologia, storia ed occultismo si fondono in maniera tutt’altro che banale.
Lemuralia è stato seguito pochi mesi dopo dall’uscita di un nuovo ep, The Church On The Island, che si preannuncia decisamente migliore a livello di produzione e con uno sviluppo atmosferico più accentuato.
Quindi questo ep va considerato essenzialmente un primo approccio senz’altro positivo nel suo complesso, costituendo nel contempo la base necessaria sulla quale erigere nuove e più evolute costruzioni sonore da parte dei Cemetary Lights.

Tracklist:
1. Charite’s Revenge
2. Lemuralia
3. Necrophilosoph
4. Accursed Funeral

Line-up:
The Corpse – Everything

CEMETERY LIGHTS – Facebook

THE CRIMINAL CHAOS

Il video di Eden.

Il video di Eden.

“Eden” è il primo singolo dei The Criminal Chaos, quintetto rock da Parma, traccia apripista del lavoro che uscirà nei prossimi mesi, si tratta di rock puro al 100%.

Alla produzione troviamo Fabrizio Grossi, noto produttore italoamericano che vanta lavori con Steve Vai, Billy Gibbons/ZZ Top, Joe Bonamassa, Ice T, Dave Navarro, Steve Lukather e molti altri artisti sulla scena mondiale. Mixato dallo stesso Grossi presso il suo studio di North Hollywood, il master è stato affidato a Pete Doell all’Aftermaster Studios in California.
Altra figura fondamentale per le sessioni in studio è stato Fulvio Ferrari, arrangiatore e compositore, nonché tastierista di Luca Carboni, il cui ruolo è stato centrale e determinante per la scrittura di incisive armonie corali e per la creazione di un sound sognante e psichedelico.

Il video è stato girato a Tokyo dal regista Fabio Zedd Cavallo ed è disponibile su tutti i principali digital stores > http://hyperurl.co/TheCriminalEden

Queste le parole della band sul nuovo singolo:
In quel mondo personale e sognante, immagini ricche di suoni indistinti ci trasportano con sensazioni uniche e reali in quei luoghi dove vorremmo vivere liberi per dare espressione al nostro “Eden” interiore…

www.thecriminalchaos.com
www.facebook.com/thecriminalchaos

BIOGRAFIA
Dopo più di vent’anni di esperienze individuali, dai club più prestigiosi e underground della scena europea e statunitense, nel 2012 nascono i “The Criminal Chaos”: un incontro tra il cantante Nik Bergogni e l’amico bassista Pablo Chittolini. Lunghe selettive ricerche portano alla formazione del gruppo, prima con il batterista Emanuele Castagneti e poco dopo con il chitarrista Mirco Caleffi, in arte “Keffia”.
Il sound è da subito magico, sudato e ricercato, fino a coinvolgere nel progetto le sonorità elettroniche del fratello di Pablo, Ivan Chittolini.
Dopo un anno di prove in studio e l’uscita del singolo “Smalltown Boy” – rivisitazione della celebre hit dei Bronski Beat – , i Criminal Chaos presentano uno show live divertente e accattivante dal nome “No 80’s dead!“ con le hit più conosciute degli anni Ottanta totalmente riarrangiate in chiave rock.
Nel 2017 i Criminal Chaos interrompono l’attività live per dedicarsi in pieno alla composizione di brani inediti. Dopo un anno ininterrotto di lavoro, durante la fase di pre-produzione, il batterista Emanuale Castagneti decide di non continuare l’attività con il gruppo e porta la band a un inevitabile cambio nella propria line-up. I The Criminal Chaos ingaggiano il batterista Helder Stefanini, che in precedenza aveva lavorato con il bassista Pablo in un progetto dal nome “Chupacapra”. La sintonia è immediata tra tutti i componenti del gruppo.
Durante le fasi di pre-produzione e sessioni in studio, la band lavora a stretto contatto con l’ingegnere del suono Roberto Barillari, grande professionista italiano che ha curato e mixato il suono di: Lucio Dalla, Negramaro, Gianmaria Testa, Samuele Bersani, Stadio, Paolo Conte, Zucchero, Francesco Guccini e tanti altri big. L’enorme esperienza e la professionalità di Roberto fanno crescere i Criminali Chaos sia dal punto di vista sonoro che professionale. Grazie alla concomitante collaborazione con Fabrizio Grossi – produttore italoamericano che vanta lavori con Steve Vai, Billy Gibbons/ZZ Top, Joe Bonamassa, Ice T, Dave Navarro, Steve Lukather e molti altri artisti sulla scena mondiale -. Il risultato sono una manciata di brani inediti mixati successivamente da Fabrizio Grossi nel suo studio di North Hollywood e masterizzati da Pete Doell all’Aftermaster Studios in California.
Durante le sessioni in studio la band lavora e collabora con Fulvio Ferrari, arrangiatore e compositore, nonché tastierista di Luca Carboni, il cui ruolo risulta fondamentale per la composizione di armonie corali, creando un sound sognante e psichedelico.
Nell’agosto del 2018 i Criminal Chaos, in collaborazione con il regista Fabio Zedd Cavallo, girano a Tokyo il videoclip di “Eden”, che viene pubblicato insieme al singolo il 27 settembre 2018.
Nello stesso mese i The Criminal Chaos firmano un contratto con Bagana Rock Agency, per avviare l’ufficio stampa della band.

Noctem Aeternus – Winter Spells

Winter Spells scorre molto bene, abbastanza ben prodotto per i canoni del black e connotato da una serie di brani dal buon impatto melodico e di pregevole valore.

Winter Spells è il primo full length di questo progetto solista proveniente dall’Argentina, terra che di norma non è protagonista in ambito black metal.

Uscendo per Naturmacht non sorprende certo il constatare che Noctem Aeternus propone una versione molto atmosferica del genere con risultati sicuramente soddisfacenti, perché se si possiedono doti compositive adeguate ed un buon gusto melodico il più è fatto.
Winter Spells scorre così molto bene, abbastanza ben prodotto per i canoni del black e connotato da una serie di brani dal buon impatto melodico e di pregevole valore come Nocturnal Mantle e Bleeding Night, senza dimenticare una proposta a suo modo coraggiosa in tale ambito sotto forma di un brano delle durata di quasi un quarto d’ora, The Waning Moon Has Fallen, nel corso del quale abbondano le variazioni sul tema senza che però il bravo musicista argentino perda di di vista il proprio filo compositivo.
E’ forse proprio la notevole fruibilità dell’album, nel suo insieme, che mi suggerisce più che in altri frangenti un’intermittente sensazione di già sentito, un qualcosa che aleggia però senza disturbare in maniera decisiva l’ascolto; non va nemmeno dimenticato che questa è la prima prova di consistente durata da parte di Noctem Aeternus, per cui Winter Spells deve necessariamente essere considerato un album più che soddisfacente, e un’ideale base di partenza per un progetto in grado di ambire a risultati ancora migliori, alla luce del notevole potenziale che si percepisce.

Tracklist:
1. Winter Spells
2. Ahab
3. Bleeding Night
4. Nocturnal Mantle
5. Interlude in G minor
6. Autumn Glare
7. Diminishing Night
8. The Waning Moon Has Fallen
9. The Final Hill

Line-up:
Noctem Aeternus – All instruments, Vocals (2014-present)

NOCTEM AETERNUS – Facebook

LEADEN TEARS

Il lyric video di “The Revenger”, dall’album in uscita nel 2019.

Il lyric video di “The Revenger”, dall’album in uscita nel 2019.

E’ uscito in questi giorni il lyric video di “The Revenger”, il primo singolo della band italiana gothic symphonic metal Leaden Tears. Il singolo anticipa il loro album di debutto, la cui uscita è prevista nella prima parte del 2019. Ulteriori dettagli dell’album verranno svelati prossimamente, mentre il lyric video è già disponibile al link seguente:

– LEADEN TEARS sito ufficiale: https://www.leadentears.com

– LEADEN TEARS pagina facebook: https://www.facebook.com/leadentears

Qualen – Patterns Of Light

Il musicista di Chisinau dimostra una notevole dimestichezza con il genere, riuscendo a mantenersi in costante equilibrio tra le varie componenti del sound nel corso di tre quarti d’ora caratterizzati da una spiccata intensità e da altrettanta scorrevolezza.

Da una nazione non certo nota per la sua scena metal come la Moldavia, arriva l’esordio dei Qualen, progetto solista di Denis Balan, il quale offre, con Patterns Of Light, una buona prova a base di death doom melodico.

Il musicista di Chisinau dimostra una notevole dimestichezza con il genere, riuscendo a mantenersi in costante equilibrio tra le varie componenti del sound nel corso di tre quarti d’ora caratterizzati da una spiccata intensità e da altrettanta scorrevolezza.
Trovandoci al cospetto di un ambito nel quale molto è già stato detto, il compito di chi vi si cimenta è quello di farlo bene, e Denis ci riesce con buon agio, muovendosi nel solco dei vari In Mourning e Insomnium, ai quali si aggiunge una decisiva componente Paradise Lost nei passaggi più rallentati ed evocativi.
Se Patterns Of Light non è, per una serie di ovvi motivi, un album destinato a lasciare un segno indelebile, non si può fare a meno di apprezzare l’incisività di tutte le tracce (con menzione d’onore per Eclipse), dirette, ben prodotte ed altrettanto pregevolmente eseguite, nonostante la configurazione di one man band.
Denis Balan è abile a sottrarsi alla dozzinalità di molte uscite di stampo DIY, e il fatto che sia stato notato dall’occhio lungo di Eugene della Loneravn Records (etichetta ucraina che si sta specializzando nel portare alla luce realtà provenienti dall’underground nella sua accezione più pura) è un segnale intrinseco del valore e del potenziale di questa novità denominata Qualen.

Tracklist:
1. Refraction
2. Transparency
3. Fluorescence
4. Darkening
5. Eclipse
6. Afterglow
7. Dispersion
8. Shadow

Line-up:
Denis Balan – All instruments, Vocals

QUALEN – Facebook

Empty – Vacio

Gli Empty cercano di proporre una versione del black piuttosto coraggiosa senza sconfinare nell’avanguardismo, inserendo invece nel proprio sound istanze provenienti sia dal gothic che dal depressive.

Probabilmente la Spagna, tra le maggiori nazioni dell’Europa meridionale è quella con la scena black metal meno sviluppata, al contrario invece di quanto accade per esempio in campo doom o death.

Gli Empty, da Saragozza, cercano di proporre una versione del genere piuttosto coraggiosa senza sconfinare nell’avanguardismo, inserendo invece nel proprio sound istanze provenienti sia dal gothic che dal depressive: l’operazione riesce abbastanza bene dal punto di vista strettamente compositivo, perché le soluzioni offerte dal gruppo iberico sono varie, brillanti ed evitano accuratamente di lasciare che il sound si adagi lungo i più rassicuranti e conosciuti stilemi sonori. D’altro canto, però, non si può fare a meno di notare che in sede di produzione di sarebbe potuto fare molto meglio, in quanto soprattutto il suono della batteria fuoriesce dalle casse in maniera secca e quasi fastidiosa per l’udito, anche se non escludo che tale difetto possa esser accentuato dalla compressione dei file mp3 che ci sono pervenuti.
Questo, benché non infici il valore complessivo di Vacio, ne attenua inevitabilmente l’impatto, anche perché basta ascoltare un brano ottimo come The night remains for who is per rendersi conto del potenziale in serbo ad una band che, d’altronde, è attiva da quasi un ventennio, con uscite su lunga distanza piazzate a distanza abbastanza regolare ogni 3-4 anni.
La lunghissima Filandom under the sign of misfortune rappresenta, invece, la summa di tutto quanto gli Empty riescono a convogliare nel proprio sound, passando da fraseggi acustici, classiche accelerazioni ed un finale dai tratti disperati e dal notevole impatto emotivo, chiedendo nel migliore dei modi un album che si sviluppa decisamente in crescendo, sotto tutti gli aspetti.
La versione in vinile pubblicata dalla Osmose contiene anche una ottava traccia, Deathlorn, anch’essa dai connotati piuttosto cupi e drammatici, in ossequio ad un concept che lascia ben poco spazio a sprazzi di ottimismo nei confronti delle nostra condizione di esseri umani.
Vacio è un album decisamente interessante, il cui approccio sonoro un po’ naif non dovrebbe impedire agli appassionati più attenti di apprezzarne lo sviluppo vario e connotato dalla giusta intensità emotiva.

Tracklist:
1.The yellow rain
2.Empty
3.The rope at the mill
4.We all taste the same for the worms
5.The night remains for who is
6.The pilgrim of desolation
7.Filandom under the sign of misfortune
8.Deathlorn

Line-up:
Drizzt: voices & bass
Orgall: guitars
Vanth: lead & acoustic guitars
Naemoth: drums (Session)

EMPTY – Facebook

YOB

Il video di “Original Face”, dall’album Our Raw Heart (Relapse).

Il video di “Original Face”, dall’album Our Raw Heart (Relapse).

YOB, who recently released their critically-acclaimed album Our Raw Heart, have shared a live video for “Original Face”. The clip was directed by Frank Huang (Maximum Volume SIlence) and filmed at New York’s Le Poisson Rouge. Click pic above to watch.

The Oregon cosmic trio also announced Fall European headlining tour dates throughout October and November. Belgium’s Wiegedood will provide direct support throughout the tour. A full list of confirmed tour dates is available below.

YOB’s Our Raw Heart is out now on CD/LP/Digital via Relapse Records. Physical packages are available via Relapse.com HERE and Digital Downloads / Streaming Services HERE.

FALL EUROPEAN TOUR DATES w/ WIEGEDOOD

Oct 05 Karlsruhe, DE Jubez
Oct 06 Nijmegen, NL Soulcrusher Festival
Oct 07 Bristol, UK The Fleece
Oct 09 Glasgow, UK Stereo
Oct 10 Leeds, UK Brudenell Social Club
Oct 11 Manchester, UK Gorilla
Oct 12 London, UK The Garage
Oct 13 Antwerp, BE Desertfest Belgium (No Wiegedood)
Oct 14 Koln, DE Gebaeude9
Oct 16 Hamburg, DE Molotow Club
Oct 17 Copenhagen, DK Vega
Oct 18 Gothenburg, SE Sticky Fingers
Oct 19 Stockholm, SE Kraken
Oct 20 Oslo, NO Bla
Oct 21 Helsinki, FI Tavastia (no Wiegedood)
Oct 23 Paris, FR Petit Bain
Oct 24 Feyzin, FR L’Epicerie Moderne
Oct 25 Cenon, FR Le Rocher De Palmer
Oct 27 Porto, PT Hard Club
Oct 28 Madrid, ES Caracol
Oct 29 Barcelona, ES Boveda
Oct 31 Langenthal, CH Old Capitol
Nov 01 Milan, IT Santeria Social Club
Nov 02 Bologna, IT Freakout Club
Nov 03 Martigny, CH Caves Du Manoir
Nov 04 Bregenz, AT Between
Nov 06 Vienna, AT Arena
Nov 07 Budapest, HU Robot
Nov 08 Leipzig, DE UT Connewitz
Nov 09 Warsaw, PL Hydrozagadka
Nov 10 Krakow, PL Soulstone Gathering Festival
Nov 11 Berlin, DE Musik & Frieden
Nov 13 Athens, GR Kyttaro Live Club (no Wiegedood)

“YOB’s eighth album, Our Raw Heart, is a riveting document of Scheidt’s year,” said Rolling Stone in an online feature. “A gauntlet of sickness and health, clarity and confusion, the record wrestles with mortality and ultimately perseveres.” Decibel Magazine, in their July cover story said “one of the byproducts” of Scheidt’s illness “is a brilliant new album that takes the YOB blueprint of punishingly heavy, delightfully angular doom/sludge into unexplored areas of heart-breaking melody and triumphant resolve.” The album has won accolades from the Associated Press (“Yob… swing effortlessly between menacing distortion and hushed reverie”), NPR (“…the group’s sprawling gravity and thunderous majesty have taken an introspective turn…”) and Pitchfork (“…metal that sounds sensuous, bellicose, and jubilant all at once”).

www.yobislove.com
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LE INTERVISTE DI OVERTHEWALL – LA JANARA

Intervista di Mirella alla notevole band irpina La Janara.

Grazie alla reciproca collaborazione con la conduttrice radiofonica Mirella Catena, abbiamo la gradita opportunità di pubblicare la versione scritta delle interviste effettuate nel corso del suo programma Overthewall, in onda ogni mercoledì alle 21.30 ed ogni domenica alle 21.30 su Witch Web Radio.
Questa volta è il turno de La Janara.

(Mirella Catena) Benvenuti su Overthewall e grazie di essere qui con noi. La prima domanda riguarda il nome che avete dato alla band, La Janara: credo sia una strega che, nelle credenze popolari meridionali, si aggirava tra i campi. Mi spiegate perché avete scelto questo nome?

(Raffaella Cangero) La Janara è una creatura misteriosa tipica del folklore popolare sud italiano, concettualmente ricollegabile alla parola latina ianva, indicante la porta: questa etimologia indicherebbe il passaggio verso l’Oltretomba, evidenziando i labili confini tra la vita e la morte. Una seconda esegesi collegherebbe le janare alle “dianare”, ovvero le proselite del culto di Diana, la divinità romana della caccia, custode degli animali e protettrice delle donne, nonché dea dei boschi e della Luna. Figura intermedia tra la mitologia e il folklore, la janara evoca l’immaginario misterioso e affascinante delle credenze popolari ataviche, a cui il nostro progetto musicale de La Janara ha voluto dare voce.

MC Dal 2015 ad oggi come si è definita la line up della band? Diciamo i nomi dei componenti e mi pare ci siano dei soprannomi per ognuno di voi.

RC La line up è stata piuttosto solida fin dall’inizio, con l’unica sostituzione di un componente. I nostri soprannomi sono nati per gioco, ma questa finzione ci ha permesso di legarci alla nostra musica ed immedesimarci nella storia che abbiamo narrato nel nostro album ed alla fine siamo diventati noi stessi i protagonisti del racconto. Come ho detto, c’è stato un piccolo cambio di line up, questo implica l’ingresso di un nuovo personaggio all’interno della vicenda, ma la cui identità verrà svelata solo con l’uscita del nostro secondo album.

MC Il vostro è uno stile che definirei Heavy Doom che ricorda moltissimo i migliori Death SS ma con voce femminile e in italiano. Chi scrive i testi e chi compone le melodie?

RC Solitamente le melodie vengono composte tutte da Nicola Vitale, il Boia, chitarrista ed arrangiatore. Naturalmente le tracce devono essere adattate alla mia voce per cui, prima di proporle agli altri membri, le definiamo e costruiamo insieme. Ciò vale sia per le melodie che per i testi, all’inizio solo abbozzati e poi di volta in volta migliorati, eccetto che per Luce, scritta e composta interamente da Nicola, e per Malombra, i cui versi sono stati scritti da Federica Serra, una nostra amica, occultista e “strega”.

MC Raffaella, mi dici qual è il testo, il brano, che senti più tuo? Che riesce ad emozionarti ogni volta che lo esegui?

RC Posso dirmi affezionata a due canzoni in particolare, Cuore di Terra e Requiem. Oltre che per l’arrangiamento e per i cori, mi emozionano perché raccontano i due momenti più intensi della storia: la prima il dialogo della Janara con la figlia e il secondo che descrive la morte della strega, che paga il fio del suo patto diabolico. In particolare il riff ripetitivo e martellante di Requiem la rende una canzone molto intensa, esaltata dai cori e dal ritornello denso di pathos.

MC Nel 2017 pubblicate “La Janara”, il vostro primo disco distribuito dalla Black Widow Records. Come è iniziata la collaborazione con questa grande etichetta italiana?

RC L’idea di collaborare con la BW ci ha sempre solleticati per più motivi: prima cosa perché il nostro progetto musicale riecheggia le sonorità oscure e magnetiche tipiche della produzione dell’etichetta genovese, in secondo luogo perché ci siamo sempre ispirati agli storici gruppi che hanno collaborato con la BW. All’inizio ci sembrava quasi un miraggio, ma alla fine ci siamo fatti coraggio ed abbiamo cominciato ad approcciare Gasperini inviandogli il nostro primo demo autoprodotto uscito nel 2015, lavoro a tratti ingenuo e dalle sonorità grezze, ma inaspettatamente apprezzato dal mentore dell’etichetta che ha intravisto delle particolarità e dei tratti interessanti, così ci ha dato fiducia ed ha creduto in noi, dandoci la possibilità di promuovere il nostro album distribuendolo.

MC Parliamo appunto dell’album. Ricco di riferimenti alle credenze irpine della cosiddetta strega dei campi. Vi affascina di più la superstizione che suscitava o siete realmente appassionati di occultismo?

RC Entrambe le cose: il sovrannaturale e l’occulto esercitano un fascino magnetico ed anche noi ne siamo stati irretiti. Ciò ci ha portato ad approcciare più da vicino con numerosi aspetti del folklore delle terre irpine oltre ad approfondire le credenze popolari; proprio questo aspetto è il fondamento della nostra musica, la nostra intenzione era di celebrare la nostra terra e dare ad essa maggiore spessore.

MC “La Janara” ha avuto ottime recensioni ed è stato accolto con entusiasmo dal pubblico. Vi aspettavate questi riscontri cosÏ positivi?

RC Decisamente no! Personalmente sono rimasta alquanto sorpresa non solo dall’accoglienza, positiva oltre le aspettative, ma soprattutto dalle numerose, bellissime recensioni di diversi nomi storici del giornalismo musicale italiano. Probabilmente perché ogni musicista tende ad essere ipercritico nei confronti del proprio lavoro senza pensare alla reazione dell’orecchio esterno, per cui l’affetto dimostrati nei nostri confronti e del nostro lavoro mi hanno resa davvero felice e soddisfatta.

MC Quali sono i progetti futuri della band?

RC Già da prima dell’uscita del nostro album La Janara ha continuato a lavorare e a portare avanti numerosi progetti. Non ci siamo mai fermati e siamo sempre alla ricerca della novità e dell’ispirazione. Per ora non posso rivelare di più, ma posso certamente assicurare che nuove, inquietanti e magiche pozioni bollono nel calderone della Strega.

MC Sono previsti dei live in giro per l’italia?

RC Abbiamo suonato numerose volte, questo ci ha dato la possibilità di promuovere e far conoscere la nostra musica e stiamo ancora pubblicizzando il nostro album. Le occasioni per suonare non sono frequentissime, anche a causa degli impegni lavorativi di ognuno di noi, ma ci impegniamo affinché i nostri show migliorino sia dal punto di vista scenico che musicale. In ogni caso, vi aspettiamo il 13 ottobre al Circolo Culturale Happy Days a Pianura (Na), dove suoneremo in compagnia dei Dresda Code, band napoletana con cui abbiamo condiviso diverse volte il palco.

MC Quali sono i vostri contatti sul web per seguirvi?

RC Per ora potete seguirci su Facebook, Instagram e il nostro canale YouTube, ma a breve ci iscriveremo anche a Spotify, in modo da pubblicizzare e divulgare maggiormente il nostro lavoro.
Grazie di essere stati qui con noi!

A Forest of Stars – Grave Mounds And Grave Mistakes

Grave Mounds And Grave Mistakes porta ad un livello qualitativo ancora superiore l’idea musicale degli A Forest Of Stars, giungendo molto vicino alla perfezione.

Se l’esistenza di un musicista o di una band assume un proprio senso compiuto nel momento stesso in cui la sua proposta appare unica e facilmente riconoscibile, allora dobbiamo dare atto agli A Forest Of Stars d’essere riusciti pienamente in questa non facile impresa.

La pittoresca congrega di gentlemen vittoriani è in pista ormai da un decennio ed ha continuato ad offrirci album denotati da un costante crescendo qualitativo, rendendo via via sempre più fluida la commistione tra il black metal, che costituisce solidamente la base del sound, un folk tipicamente british ed atmosfere oscure e magnificamente avvolgenti.
Questo ultimo Grave Mounds And Grave Mistakes si porta ad un livello ancora superiore che avvicina di molto alla perfezione l’idea musicale del combo di Leeds: capita davvero di rado, infatti, che un disco di oltre un’ora di durata riesca a coinvolgere in maniera totale senza mostrare alcun segno di cedimento o perdersi in lungaggini interlocutorie.
Del resto, dopo l’intro Persistence Is All, un brano come Precipice Pirouette ci trasporta di peso e senza indugi in quell’epoca che, grazie agli A Forest of Stars, abbiamo imparato a conoscere un po’ meglio, coadiuvati dal racconto stentoreo e teatrale di Mr.Curse, fondamentale nell’economia di ogni lavoro della band, anche se a qualcuno potrà apparire un elemento alieno all’evocatività del sound.
L’afflato melodico di Precipice Pirouette, con il morbido controcanto di Katerine, viene spezzato da una repentina quanto caratteristica sfuriata, prima che il flauto introduca Premature Invocation, traccia che si apre in un finale di drammatica intensità.
E’ il black metal, furioso così come lo conosciamo nelle sue sembianze più canoniche, a connotare Children of the Night Soil, costituendo una parentesi decisamente meno ammaliante nella sua forma, andando a creare così un contrasto netto e deciso con la poesia più rarefatta di Taken by the Sea, interamente interpretata da Katerine.
Una parentesi più delicata e a suo modo eterea, che introduce gli ultimi venti minuti dell’album, prima con Scripturally Transmitted Disease, traccia che cambia connotati più volte prima di adagiarsi su un finale atmosferico e lasciare spazio alla chiusura della stupefacente Decomposing Deity Dance Hall, brano pazzesco nel quale il sentore folk della parte iniziale viene messo momentaneamente all’angolo per alcuni minuti nei quali sembra che i nostri, nel corso di una seduta medianica, vengano posseduti dallo spirito degli Alan Parson’s Project, prima che nuovamente sonorità black, ariose e solenni, conducano al termine di un album meraviglioso.
Bisogna essere musicisti di livello superiore per riuscire ad offrire un disco così denso, complesso, pieno eppure sempre fruibile; forse la loro imprevedibilità e la difficile collocazione stilistica li farà sempre restare un una confortevole nicchia di culto, fatto sta che oggi gli A Forest Of Stars sono una delle espressioni musicali più originali ed eccitanti dell’intera scena metal e non sarebbe male che se accorgessero molte più persone.

Tracklist:
1.Persistence Is All
2.Precipice Pirouette
3.Tombward Bound
4.Premature Invocation
5.Children of the Night Soil
6.Taken by the Sea
7.Scripturally Transmitted Disease
8.Decomposing Deity Dance Hall

Line-up:
Mr. T.S. Kettleburner – Bass, Vocals, Guitars
The Gentleman – Drums, Keyboards, Pianoforte, Percussion
Mister Curse – Vocals
Katheryne, Queen of the Ghosts – Vocals, Violin, Flute
Mr. John “The Resurrectionist” Bishop – Drums, Percussion
Mr. Titus Lungbutter – Bass
Mr William Wight-Barrow – Guitars

A FOREST OF STARS – Facebook

 

MATERDEA

Il video di “One Thousand and One Nights”, dall’album “Pyaneta” (Rockshots Records).

Il video di “One Thousand and One Nights”, dall’album “Pyaneta” (Rockshots Records).

One of the most known and recognizable metal bands in Italy coming out of the pagan and Celtic scene, MaterDea has a new video entitled “One Thousand and One Nights” in support of their latest album “Pyaneta” released this past July on Rockshots Records.

Following the direction started with “A Rose for Egeria”, MaterDea’s new record is a further step forward into the melding of metal and Celtic music, in the personal style that MaterDea’s fans will acknowledge and love once more. It is a powerful symphony where all the instruments and the voices join the sounds of nature, painting new grandiose landscapes enriched by colors and sophisticated arrangements. The melodies reveal themselves along with the sumptuous guitar riffs, a powerful rhythmic session and the twist of strings and orchestration, allowing the listener to be carried away in a dimension full of energy, beauty and hope by these magical tales.

The band describes “Pyaneta”:

“In this new album the stories are inspired by the deep interconnection that exists between every living thing and the largest sentient organism that hosts us, our planet Earth. It is an exhortation to the awareness of the environmental danger, a cry of hope for its future and www.facebook.com/MaterDeaa message of love for life in its gorgeous wholeness.”

MaterDea goes to great lengths to ensure that their listeners can be thrust away from reality and thrown into a fantastical world full of enchantment and magic and “Pyaneta”, their fifth album promises to do just that. Citing influences such as Genesis, Jethro Tull and Led Zeppelin, the band creates a gentle yet powerful type of metal with various classical overtones. With a desire to create powerful, intense, emotional music that features pantheistic themes the 7 classically trained Italian musicians paint a rich fantasy world for their listeners. To date they have released four full lengths, “Below the Mists, Above the Brambles” (2009), “Satyricon” (2011), “A Rose for Egeria” (2014) and “The Goddess’ Chants” (2016).

Album digital download and stream at http://smarturl.it/pyaneta

For more info:
www.Rockshots.eu
www.materdea.com
www.facebook.com/MaterDea
www.twitter.com/materdea1

Female Metal Voices Tour 2018

Crown Metal Booking Agency vi comunica i seguenti orari dello show del Female Metal Voices Tour 2018 che si svolgerà il 10 Ottobre all’HonkyTonky di Seregno con Co-Headliner le Butcher Babies e Kobra And The Lotus.

Apertura porte alle ore 18:00
Asphodelia: 18:30 / 19:00
Ignea: 19:15 / 19:50
Skarlett Riot: 20:10 / 20:45
Kobra And The Lotus: 21:05 / 22:05
Butcher Babies: 22:25 / 23:35

Prevendite disponibili su Mailticket: https://www.mailticket.it/evento/17494

Come raggiungerci:
Honky Tonky si trova in via Comina, 35/37 a Seregno (MB).
ATTENZIONE INSERIRE NEL NAVIGATORE SATELLITARE via Comina ang. Via Colzani
IN MACCHINA
Dalla superstrada milano meda prendete l’uscita 11 (Seveso) e seguite le indicazioni per Seregno.
Appena entrati in seregno troverete una rotonda e più avanti un semaforo. Dopo il semaforo svoltate a sinistra e siete arrivati.
Dalla superstrada Valassina (SS36) uscite a Desio nord – Zona industriale, seguite le indicazioni per seregno.
Dopo aver superato il cartello di ingresso città, troverete un bivio con in mezzo un benzinaio, tenete la sinistra, al secondo semaforo girate a sinistra e subito a destra e siete arrivati.
IN TRENO
Linea Milano-Chiasso, scendete a Seregno, prendete l’uscita del sottopasso pedonale “Via Comina” andate a sinistra e siete arrivati.

HOLY SHIRE

Il lyric video di “The Legendary Shepherds of the Forest”, dall’album omonimo in uscita ad ottobre (Heavy Metal Records).

Il lyric video di “The Legendary Shepherds of the Forest”, dall’album omonimo in uscita ad ottobre (Heavy Metal Records).

Il primo singolo del nuovo album targato HOLY SHIRE.
Traccia numero quattro nonchè title track del nuovo lavoro, “The Legendary Shepherds of the Forest” è la canzone che introduce al secondo disco della fantasy metal band meneghina, presentata oggi con un lyric video.
Vanta il featuring di Simona Aileen Pala, ex Unicorn Vocals Holy Shire e successivamente ospite per molti live, che ha contribuito alla composizione di melodie e testi nei brani da lei cantati nell’album.

Queste le parole della band sul brano:
Le due voci interpretano le due anime della canzone: la prima ispirata al Signore degli Anelli e ai personaggi più maestosi e misteriosi, personificazioni di Madre Natura, gli Ent, esseri saggi e antichissimi che proteggono la foresta e la guidano come pastori attraverso le ere, rappresentati nella copertina del singolo. La seconda è un personale ricordo del batterista Maxx, nonno Ferdinando, uomo di rettitudine, morale e coraggio, un maestro per il piccolo Maxx che ne conserva gli insegnamenti e immaginiamo anche le mosse e il carattere. Abbiamo voluto nascondere tra i pastori degli alberi la dedica a lui che, se fosse vissuto nella Contea, sarebbe stato certamente un Ent. Il risultato vuole essere sognante e malinconico, splendidamente reso in senso visivo da Roberto del Piccolo nel lyric video dove gli Ent disegnati da TheMaxx prendono vita. La produzione è di Masha Mysmane (Exilia) che ha perfezionato il sapore fantasy e guidato sapientemente le voci nelle armonie sovrapposte.

Il nuovo album “The Legendary Shepherds Of The Forest” uscirà il prossimo 26 ottobre per Heavy Metal Records e verrà presentato il giorno stesso presso il Legend Club di Milano con opening acts e special guests d’eccezione. Evento FB > http://bit.ly/2O364J0

www.facebook.com/HOLYSHiRE