Lloth – Athanati

In Athanati, i Lloth antepongono a tutto un’emotività che si percepisce ad ogni nota, nonostante il dolore venga esplicitato tramite un sound robusto e spesso rabbioso, per quanto ammantato senza soluzione di continuità da un afflato melodico in grado di fare la differenza.

La storia dei Lloth è legata a stretto filo con quella delle Astarte, la band con la quale brillò fulgida la stella di Maria Tristessa Kolokouri prima che gli dei dell’Olimpo decidessero di richiamarla al loro cospetto.

Questo è infatti l’iniziale monicker che una delle prime band estreme interamente al femminile utilizzò prima di quello che la fece poi conoscere agli appassionati più attenti: non a caso i Lloth sarebbero dovuti rinascere parallelamente alle Astarte, se non fosse arrivata la malattia a interrompere bruscamente un progetto volto a sviluppare ulteriormente il black death melodico di tipica matrice mediterranea.
In ossequio alla memoria di Maria i riformati Lloth hanno pubblicato lo scorso anno questo Athanati (immortale, in greco) e, guidati dal marito della musicista Nicolas Sic Maiis, sono riusciti a dar vita a cinquanta minuti di musica magnifica, intensa ed emozionante, come spesso accade quando la vis compositiva si nutre delle avversità e del tentativo di elaborare i lutti per trasformare il dolore in una forma artistica dall’impatto dirompente.
Nel fare ammenda per l’aver ascoltato Athanati solo oggi, a sei mesi dalla sua uscita, non posso fare a meno di dire che un lavoro di tale spessore non ha avuto il risalto che avrebbe meritato; davvero strano, visto che il black death melodico costruito dai Lloth è quanto di più trascinante e coinvolgente sia stato dato ascoltare negli ultimi anni, grazie ad una formula che, partendo dalle basi poste da band come Moonspell e, ovviamente, Rotting Christ e Nightfall, ne incrementa la componente epica del sound innestandovi quel senso melodico che è marchio di fabbrica delle band dell’Europa meridionale.
Ma, come sempre, le parole rischiano essere riduttive per un lavoro che non molla mai la presa, baciato com’è da un songwriting eccellente e da un’esecuzione strumentale lineare quanto impeccabile, con il growl profondo di Nicolas Sic Maiis a condurre le danze, aiutato in alcune tracce da numi tutelari della scena metal ellenica come Efthimis Karadimas, in In the Name of Love (Sacrifice), e Sakis Tolis, in Hell (Is a Place on Earth), senza dimenticare i vocalizzi offerti in Tristessa da Androniki Skoula, cantante dei Chaostar di Christos Antoniou.
Athanati offre una serie di brani splendidi, tra i quali si farebbe fatica ad estrarre dal mazzo un potenziale singolo solo per l’imbarazzo della scelta tra la title track (che trae linfa da Alma Mater dei Moonspell), Born Of Sin (per quel che vale la mia preferita) con una melodia chitarristica pressoché indimenticabile, In the Name of Love (Sacrifice), ultima traccia composta da Maria e che nell’interpretazione congiunta di Nicolas ed Efthimis finisce per renderne ancora tangibile la presenza tra di noi, Empitness (e non poteva essere diversamente con il già citato contributo di Sakis) e il conclusivo epico inno intitolato I (Dead Inside).
E se Pan,  Alles in Black e Hell (Is a Place on Earth) sono comunque bellissimi pezzi, che magari restano solo un pizzico meno agganciati alla memoria rispetto a quelli citati, vanno segnalati ancora due episodi importanti nell’economia dell’album per il loro significato intrinseco, come Archos, dedicata al figlio della coppia, dai ritmi più rallentati ed avvolgenti, ed il poetico intermezzo acustico di Tristessa.
Athanati potrà anche difettare in originalità, perché l’influenza di Rotting Christ e Nightfall è percepibile, non solo per l’imprimatur fornito all’album dai rispettivi leader, però la grandezza dei Lloth sta proprio nel far passare questo aspetto in secondo piano, anteponendo a tutto un’emotività che si percepisce ad ogni nota, nonostante il dolore venga esplicitato tramite un sound robusto e spesso rabbioso, per quanto ammantato senza soluzione di continuità da un afflato melodico in grado di fare la differenza.
Questo è un album stupendo, che lascia quale unico interrogativo quello sulla capacità dei Lloth di esprimersi nuovamente in futuro su questi livelli, quando potrebbero essere chiamati a dover comporre un’opera il cui significato non vada, come in questo caso, oltre quello prettamente musicale, anche se mi sento di scommettere sul fatto che Maria continuerà a lungo e con gli stessi esiti a fungere da Musa ispiratrice della band.

Tracklist:
1. Athanati
2. Archos
3. Pan
4. Born in Sin
5. In the Name of Love (Sacrifice)
6. Alles in Black
7. Hell (Is a Place on Earth)
8. Emptiness
9. Tristessa
10. I (Dead Inside)

Line-up:
Panthimis – Bass
Setesh – Guitars
Vaelor – Guitars
Nicolas Sic Maiis – Vocals

Guests:
Foivos Andriopoulos – Drums
Efthimis Karadimas – Vocals (additional) (track 5)
Sakis Tolis – Vocals (additional) (track 7)
Androniki Skoula – Vocals (additional) (track 9)

LLOTH – Facebook

NONSUN – Black Snow Desert

Ben dosato ed equilibrato in tutte le sue componenti ed ottimamente eseguito, Black Snow Desert è frutto di un talento compositivo che scongiura il ricorso a soluzioni sonore infinite e prive di alcuno sbocco.

Dopo circa due anni dalla sua prima uscita in autoproduzione, l’album d’esordio dei Nonsun viene pubblicato in formato cd e digitale dalla Cimmerian Shade Recordings ed in vinile dalla Dunk!Records. Per l’occasione riproponiamo la recensione scritta a suo tempo per In Your Eyes, anche perché vale la pena di riportare questo buonissimo lavoro all’attenzione di chi non lo avesse intercettato all’epoca.

Gli ucraini Nonsun di sicuro non si sono posti dei problemi legati alla commercializzazione del loro prodotto, nel momento di comporre l’album: se già il proporre un genere come uno sludge/drone/doom dai tratti sperimentali riduce all’osso il bacino dei potenziali ascoltatori, farlo con un doppio cd per una durata di circa un’ora e mezza equivale all’atto di piantare i chiodi su una bara in cui è stata rinchiusa ogni forma di possibile ammiccamento.
Il bello di tutto questo, però, è che il duo di Lviv riesce a mettere sul piatto un lavoro sicuramente mastodontico ma non pesante, nel senso che, fatta salva la sua natura, si rivela un ascolto impegnativo senza risultare noioso.
Del resto, uno stile musicale di questo tipo, se interpretato senza un minimo di variazioni sul tema, rischia di rimanere troppo indigesto a chiunque: Black Snow Desert non si riduce, quindi, ad una sequela interminabile di sequenze droniche ma offre anche abbondanti porzioni di sludge doom, disturbate e disturbanti quanto basta per attrarre fatalmente l’attenzione. Per assurdo, una lunghezza che potrebbe apparire quasi una forma di autolesionismo,  consente invece ai Nonsun di sviluppare ed esprimere in maniera più congrua quanto hanno da offrire.
Ben dosato ed equilibrato in tutte le sue componenti ed ottimamente eseguito dal polistrumentista Goatooth e dal batterista Alpha, Black Snow Desert è frutto di un talento compositivo che scongiura il ricorso a soluzioni sonore infinite e prive di alcuno sbocco.
Bravi pertanto i Nonsun nell’aggirare questo ostacolo, proponendosi con questo loro esordio su lunga (anzi, lunghissima …) distanza, come qualcosa in più di un semplice surrogato a Sunn O))), Earth e compagnia di sperimentatori.

Tracklist:
1.No Pity for the Beast, No Shelter for the Innocent
2.Ashes of Light, Demons of Justice
3.Peace of Decay, Joy of Collapse
4.Heart’s Heavy Burden
5.Observing the Absurd
6.Rest of Tragedy

Line-up:
Goatooth – guitars
Alpha – drums

NONSUN – Facebook

Waroath / Czarna Trumna / Cthulhu Rites – Black Oath Rites

Uno split album complessivamente valido anche se, presumibilmente, destinato a restare confinato al territorio polacco.

Black Oath Rites è un corposo split album che riunisce ben tre band appartenenti alla scena black metal polacca, Waroath, Czarna Trumna e Cthulhu Rites.

Questa formula sta prendendo sempre più piede rivelandosi, soprattutto per realtà meno note al pubblico, uno strumento di grande utilità per fare conoscere la propria musica offrendo nel contempo all’ascoltatore un prodotto vario e dal minutaggio consistente.
Altra peculiarità dell’uscita e quella di riunire altrettanti demo pubblicati in tempi più o meno recenti dalle tre band, con l’aggiunta di qualche bonus track: il tutto si rivela senz’altro più utile per Waroath (con Merciless Night Evil del 2015) e Czarna Trumna (con Haunted Crypt’s Miasma, dello stesso anno), in quanto entrambe non hanno all’attivo un full length come invece avviene ai Cthulhu Rites, dei quali viene invece riesumato Ku chwale mrocznych eonów, primo passo discografico risalente al 2012.
Anche l’approccio al genere è diverso, con i Waroath allineati su un più fruibile e efficace black dalle contaminazioni speed, i Czarna Trumna con un’interpretazione più vicina si canoni nordici grazie a passaggi avvicinabili al pagan, e i Cthulhu Rites che, in ossequio alla ragione sociale, propongono un sound molto più orrorifico cercando di catturare e restituire il terrore delle letteratura lovecraftiana.
Il livello dello split album, considerando le tre band coinvolte nel loro assieme, non è memorabile anche perché, alla fine, in quest’ora e passa di musica siamo pur sempre di fronte a dei demo, con quel che ne consegue soprattutto a livello di resa sonora.
Per quanto riguarda un’ideale classifica di gradimento, direi che questa corrisponde all’ordine della discesa in campo delle band, dicendo anche che alla luce di una maggiore e più qualificata produzione alle spalle mi sarei atteso di più dai Cthulhu Rites, i quali appaiono i più originali del lotto senza però che ne scaturisca un risultato allo stesso modo apprezzabile, forse anche perché non rispecchia del tutto quella che dovrebbe essere stata la crescita della band con il trascorrere del tempo.
L’iniziativa rimane, come detto, più che valida anche se presumibilmente dovrebbe essere destinata a restare confinata al territorio polacco.

Tracklist:
1. Waroath – Cios Barbarzyńskiego Ostrza (Old Metal Omen)
2. Waroath – Whine of Abandoned Graveyard (Deathstrike from Hell)
3. Waroath – On the Lunar Throne of Damnation
4. Czarna Trumna – W czeluści lochów opętania
5. Czarna Trumna – Obscure Mares of Doom
6. Czarna Trumna – Saatana pisar
7. Cthulhu Rites – Azathoth
8. Cthulhu Rites – Katharsis II
9. Cthulhu Rites – Czarna koza z lasu z tysiącem młodych
10. Cthulhu Rites – Dagon
11. Cthulhu Rites – Katharsis I
12. Cthulhu Rites – Panteon ponurych trzęsawisk
13. Cthulhu Rites – Fearsome Melancholy
14. Cthulhu Rites – Hypnos / Outro

Line-up:
Cthulhu Rites
Maciej “Azazoth” Szewczyk – Guitars
R.F. Ghatanoth – Vocals, Drums
A.D. Nyarlath – Bass

Czarna Trumna
The Dead Grave Ghost – Guitars, Bass
The Old Coffin Spirit – Vocals, Drums

Waroath
Wened – Drums, Vocals
Adrian – Vocals
M. Necromancer – Guitars, Bass

CTHULHU RITES – Fcaebook

DISHARMONY

Il viddeo di Vain Messiah, dall’album The Abyss Noir (Grimm Distribution).

Il viddeo di Vain Messiah, dall’album The Abyss Noir (Grimm Distribution).

A Messiah is sent on earth once again to bring the Message and save mankind from its misleading path. But this time, things are not as they were used to be some 2000 years ago…

Athenian metallers DISHARMONY present their new video “Vain Messiah”, one of the most thrashy and powerful songs ​of their latest album titled “THE ABYSS NOIR” (Grimmdistribution, 2017).

Order the new album “The Abyss Noir” (2018, Grimmdistribution) here:
http://disharmony.bandcamp.com
https://grimmdistribution.bandcamp.com/album/003gd-disharmony-the-abyss-noir-2017
http://www.vinylmonster.gr/index.php?route=product/product&product_id=5310

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MUSIC VIDEO INFO
Video by http://www.mixproductions.gr
Director: Mavromoustakos Michail
Director of Photography: Kris Tsiakiris

ACTORS
Christina Thorns (Messiah)
Nikos Miras (Devil)
and a big THANK YOU to all of our friends (the Faceless people)

DEEPER DOWN

Il promo video di The Time Road, dall’album The Last Dream Arms in uscita a febbraio.

Il promo video di The Time Road, dall’album The Last Dream Arms in uscita a febbraio.

I Deeper Down (doom gothic metal band Italiana) annunciano l’uscita del loro primo lavoro “The Last Dream Arms” in digipack a Febbraio,
attualmente disponibile in formato digitale su bandcamp e su i principali store digitali.

Per maggiori info:

https://deeperdown-web.bandcamp.com
https://www.facebook.com/deeperdownweb
https://www.instagram.com/deeperdown.web

LILYUM

Il video di “The Watchers’ Departure”, dall’album “Altar Of Fear”.

Il video di “The Watchers’ Departure”, dall’album “Altar Of Fear”.

https://www.youtube.com/watch?v=BL_cWGCKaME

I black metallers Lilyum hanno reso disponibile il loro nuovo videoclip, realizzato per la traccia “The Watchers’ Departure”, tratta dal loro ultimo e settimo album in studio “Altar Of Fear”. Il video è stato realizzato con il prezioso contributo di Visual Agency ed è visionabile al link seguente:

LILYUM – FACEBOOK: www.facebook.com/lilyumofficial1

VISUAL AGENCY WEBSITE: www.visualagency.it

VISUAL AGENCY E-MAIL: visualgroup.webagency@gmail.com

CHARUN

Il video di Vanth, dall’album Mundus Cereris di prossima uscita (Third I Rex).

Il video di Vanth, dall’album Mundus Cereris di prossima uscita (Third I Rex).

“Charun are a four-piece instrumental band from Sardinia (Italy), originally formed in 2013, combining deafening post-rock atmospheres with lead-weighted metal intricacies, guitars flare, drums crack, and from the maelstrom of sounds come dark, brooding ambiances and driving, evocative riffs. Purely instrumental with no poetic lyrics or arching vocals to hide behind, Charun’s compositions lie steadfast in the spotlight, bearing the weight of expectations and delivering brilliantly evolving orchestrations.”

Con queste parole il sito Echoes And Dust ha presentato il primo singolo della band Sarda, puntando i riflettori su una realta’ matura e di totale impatto.

Il nuovo album della band intitolato “Mundus Cereris” vi trascinera’ attraverso un emozionante viaggio di oltre 40 minuti. Questo nuovo capitolo dei nostri e’ stato registrato in Sardegna a cavallo tra i DIY Studios (un nome gia’ attivo con Second Youth, Scornthroats ed Ubiquity) ed i Blacktooth Studios (anche questi attivi con altri nomi importanti della scena nazionale quali Drought e December Hung Himself).
Il mastering e’ stato affidato a James Plotkin (Isis, Sunn O))), Earth, Amenra tra i vari nomi con cui ha collaborato il produttore americano). Va inoltre menzionata l’importante partecipazione del compositore italiano Stefano Guzzetti nella traccia “Nethuns”. L’artwork e’ stato realizzato dal talentuoso artista Andres Marcias, aka Waarp!

Aborym – Something for Nobody Vol​.​1

Un’uscita interessante, che conferma il valore e la peculiarità di una delle eccellenze nazionali in ambito metal (e non solo).

Dopo aver piazzato con Shfting.Negative un altro fondamentale tassello nel loro percorso artistico, gli Aborym tornano ad offrire musica inedita con questo lavoro intitolato Something for Nobody Vol​.​1.

Ovviamente non siamo di fronte ad un nuovo full length, perché in realtà l’album in questione è incentrato su una lunga traccia intitolata, appunto, Something for Nobody pt.1, la prima parte di una trilogia che Fabban sta scrivendo per farne una colonna sonora, commissionata dal regista Raffele Picchio per il suo cortometraggio Sakrifice.
Anche (ma non solo) per questo i venti minuti della traccia sono attraversati da molte delle pulsioni che animano la creatività del musicista pugliese; così, se per la maggior parte il contenuto è caratterizzato da una ambient a tratti alternativamente delicata ed inquieta, non mancano spunti jazzistici e altri di pungente elettronica senza che venga mai meno l’impronta del marchio Aborym, ormai riconoscibile indipendentemente dal genere musicale offerto.
Il resto del lavoro è completato da cinque remix che vedono un reciproco scambio di cortesie con Keith Hillebrandt (facente parte della cerchia dei Nine Inch Nails) con il sound producer che rimaneggia a modo suo For A Better Part e gli Aborym che fanno altrettanto con la sua Farwaysai, e i romani Deflore che industrializzano You Can’t handle The Truth ricevendo lo stesso favore per la loro Mastica Me; oltre a questi, Fabban cura anche il remix di Deathwish degli ottimi Angela Martyr.
Per mia indole fatico a ritenere i remix, chiunque ne sia l’autore e in qualsiasi ambito, un’operazione in grado di aggiungere o togliere qualcosa all’operato di un musicista o di una band, ma non per questo devono essere trascurate a prescindere, specialmente in questo caso: come detto, dipende molto anche dalla sensibilità e dalla ricettività dell’ascoltatore, resta il fatto che queste cinque tracce, alla fine, si rivelano un buonissimo contorno al brano principale, aumentando i motivi di potenziale interesse di un’opera che conferma il valore e la peculiarità di una delle eccellenze nazionali in ambito metal (e non solo).

Tracklist:
1.Aborym – Something for Nobody pt.1 (Sakrifice)
2.Keith Hillebrandt – For A Better Past (Deconstruction mix by Keith Hillebrandt)
3.Deflore – You Can’t handle the Truth (Evil dub deconstruction by Deflore)
4.Aborym – Deathwish (Ecstasy under duress remix by Aborym)
5.Keith Hillebrandt – Farwaysai (Inertia remix by Fabban, Aborym)
6.Aborym – Mastica Me (Digitalis Ambigua remix by Aborym)

ABORYM – Facebook

MAZE OF HEAVEN

Il video di “Heavy Metal Bastet”.

Il video di “Heavy Metal Bastet”.

“Siamo orgogliosi di presentare il Video ufficiale di “Heavy Metal Bastet”, diretto dal regista Lorenzo Giordano.
Il miglior modo per descrivere il nostro sound Ë NEW POWER METAL! La band unisce giovani talenti e musicisti di esperienza per un connubio fresco ed esplosivo, ricco di melodia e potenza.
Visitate la nostra pagina Facebook dove sono disponibili video relativi al backstage del video.
Il nostro album sara’ pubblicato nei prossimi mesi. Restate sintonizzati…”

Maze of heaveN management Italia – Andrea De Paoli Multimedia Sound Studio

Maze of heaveN management Germania Ulf Bellman / Medialuchs
http://www.medialuchs.de/

Sito Ufficiale
www.mazeofheaven.com

Maze of HeaveN digital distribution
www.ausrdigital.com

Faal – Desolate Grief

Desolate Grief è un lavoro ottimo, che rafforza nei Faal lo status di band di spessore ed emblema di una maniera coerente, efficace e non scontata di interpretare la materia funeral/death doom.

Gli olandesi Faal appartengono ad una scena che, in ambito funeral/death doom, conta su una tradizione consolidata.

L’ultima uscita della band di Breda risale al 2015, quando occupò la seconda meta di uno split album in compagnia degli Eye Of Solitude.
Il brano offerto in quell’occasione, Shattered Hope, era piuttosto rappresentativo del sound dei Faal, una band che, seppure ascrivibile a pieno titolo all’interno del funeral melodico, non rinuncia a a proporre spunti più robusti ed aspri, rendendo sicuramente meno prevedibile la proposta.
Restano però quale fulcro del lavoro le dolenti armonie che i Faal, mai come questa volta, riescono a rendere nel migliore dei modi, avvolgendo l’ascoltatore di una cappa di tristezza che non sfocia mai nella disperazione, lasciando spazio ad una malinconia che si sublima in una brano magnifico come Grief.
No Silence, invece, è esempio lampante di quanto il gruppo olandese riesca a fare quando aumenta i giri del motore, mantenendo alta la tensione e senza smarrire la componente melodica che sarà nostra fedele compagna fino al termine di Desolate Grief: è bellissimo in questa traccia (vicino ai dieci minuti così come le altre tre, escludendo l’intro) il lavoro chitarristico che punteggia prima un notevole crescendo emotivo e poi si lascia andare a quelle litanie funebri, che tanto amano gli appassionati del genere.
Una buona ma meno intensa (nonostante il titolo) Evoking Emotions fa da cuscinetto prima della degna conclusione dell’album con The Horizon, con il growl di William Nijhof che fa vibrare anche le casse, mentre fanno capolino gradite sfumature post metal che vanno ad intrecciarsi con ritmiche ingannevolmente rallentate, visto che a metà brano arriva una sfuriata che rappresenta un ultimo sussulto, quasi una reazione scomposta all’ineluttabile e penosa discesa agli inferi coincidente con la fine di un lavoro ottimo, e che rafforza nei Faal lo status di band di spessore ed emblema di una maniera coerente, efficace e non scontata di interpretare la materia funeral/death doom.

Tracklist:
1. Intro
2. Grief
3. No Silence
4. Evoking Emotions
5. The Horizon

Line-up:
William Nijhof – Vocals
Gerben van der Aa – Guitars
Pascal Vervest – Guitars
Remco Verhees – Drums
Vic van der Steen – Bass
Cátia Uiterwijk Winkel-André Almeida – Synths

FAAL – Facebook

GATES OF DOOM

Il lyric video di “Forvm Ivlii”, dall’ep omonimo di prossima uscita.

Il lyric video di “Forvm Ivlii”, dall’ep omonimo di prossima uscita.

Gli Epic Death Metalles GATES OF DOOM hanno rilasciato un lyric video ufficiale per la title-track del loro prossimo EP “Forvm Ivlii”.

Il sound della band friulana è fortemente influenzato da leggende svedesi quali Amon Amarth ed Insomnium, e fonde il loro approccio melodic death metal ad uno stile epico molto sentito.

Il concept di “Forvm Ivlii” è incentrato sulla fondazione del Friuli, la terra madre della band, e le sue origini romane.

Il nuovo EP dei Gates Of Doom è in uscita nel 2018, ed è stato registrato, mixato e masterizzato da Davide Zago.

Lyric Video prodotto da Cult Of Parthenope.

Artwork realizzato da Giulio Candussio e colorato da Pierfrancesco Briaud.

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TIFONE CREW: nasce il collettivo underground catanese, dettagli sul primo evento JETTASANGU FEST

Tifone Crew nasce sul finire del 2017 da un collettivo di musicisti, artisti e operatori del settore culturale uniti dall’obbiettivo di promuovere eventi musicali underground a Catania. L’ambito di riferimento è tutto ciò che rientra nei canoni di un certo modo di intendere la musica (inedita), principalmente in area metal, hardcore, stoner, hip-hop, post-rock, alternative.
Tifone Crew non è un’agenzia di booking, dunque, ma una comunione di intenti che mira a rinvigorire una scena che negli ultimi anni sembra ridotta in fin di vita, favorendo la cooperazione tra le varie realtà presenti sul territorio: musicisti, band, locali, illustratori, fotografi, videomaker.
Jettasangu Fest è la prima produzione del collettivo catanese, dedicata alle realtà estreme locali e articolata in due serate. La prima vedrà alternarsi sul palco i chirurgici slammers Gangrenectomy, i Fordømth, combo black/sludge/doom al proprio esordio live, e i Whispering Haze, devoti al più puro Gothenburg Sound. L’appuntamento è fissato per sabato 17 febbraio 2018 al Ramblas DiscoPub di Catania. Di seguito tutti i dettagli e il flyer, realizzato da Gore Occulto.

JETTASANGU FEST VOL. 1 W/
WHISPERING HAZE [Melodic death metal]
https://www.facebook.com/whisperinghaze/

FORDØMTH [Black/sludge/doom metal]

GANGRENECTOMY [Slam brutal death metal]
https://www.facebook.com/GangrenectomySlam/

17.02.2018
H 22.00
Ramblas DiscoPub, Via Manzoni 86, Catania
Ingresso: 3€
Evento Facebook: https://www.facebook.com/events/1909790252669440/
Tifone Crew: https://www.facebook.com/tifonecrew/
E-mail: tifonecrew@gmail.com

Anatomia – Cranial Obsession

Cranial Obsession, se riferito a questa particolare interpretazione del death doom, è una delle cose migliori ascoltate ultimamente, nonostante le uscite di qualità nel settore non manchino di certo, e questo la dice lunga sul valore intrinseco dell’album e di chi l’ha concepito.

I giapponesi Anatomia sono in circolazione ormai da oltre quindici anni e, anche se Cranial Obsession è solo il loro terzo full length, hanno una discografia disseminata di split album che ne testimoniano un’incessante e non solo quantitativa attività.

Cranial Obsession dovrebbe riconciliare chiunque con il death doom, non quello melodico e intriso di malinconia tipico del vecchio continente, bensì con quello più aspro e diretto proveniente dall’altra parte dell’oceano: il malefico terzetto nipponico ci costringe ad un headbanging furioso con brani killer come Morbid Hallucination. per poi subito dopo rallentare i ritmi fino all’asfissia con Excarnated.
Se vogliamo, in questi quindici minuti centrali dell’album risiede la chiave di lettura dell’operato degli Anatomia, i quali, da una matrice death nel solco degli Autopsy, spaziano a loro piacimento in universo doom mai così distorto, cupo, ossessivo e poco rassicurante: tutto quanto viene fatto con una cura tipicamente giapponese senza che per questo la ruvidezza e la sporcizia ne risultino attenuate  a livello d’impatto sonoro.
Il sound dei nostri è istintivamente malsano, ma possiede una misteriosa capacità di avvolgere l’ascoltatore nelle proprie minacciose spire fino a renderne vana ogni possibile difesa: se Vanishment e Uncanny Descension sono l’equivalente di una navigazione a vista piena di mortali insidie , Absymal Decay descrive un’idea di funeral doom priva di spazio per recriminazioni o atti misericordiosi, mentre la dronica e sperimentale Recurrence ci anticipa il pianto e lo stridore di denti che attende tutti, si spera il più tardi possibile.
Cranial Obsession, se riferito a questa particolare interpretazione del death doom, è una delle cose migliori ascoltate ultimamente, nonostante le uscite di qualità nel settore non manchino di certo, e questo la dice lunga sul valore intrinseco dell’album e di chi l’ha concepito.

Tracklist:
1. Necrotic Incisio
2. Fiend
3. Vanishment
4. Morbid Hallucination
5. Excarnated
6. Uncanny Descension
7. Abysmal Decay
8. Recurrence

Line-up:
Jun Tonosaki – Bass, Vocals
Takashi Tanaka – Drums, Vocals
Yukiyasu Fukaya – Guitars, Vocals (backing)

ANATOMIA – Facebook

Bunkur / Mordor – Split LP

Gli olandesi Bunkur e gli svizzeri Mordor, prendono due brani a loro modo storici e li stravolgono piegandoli alla loro deviata idea di metal estremo.

Affermare a proposto di questo split album che non si tratta di musica alla portata di tutti è quantomeno un eufemismo: le due band coinvolte, gli olandesi Bunkur e gli svizzeri Mordor, prendono due brani a loro modo storici e li stravolgono piegandoli alla loro deviata idea di metal estremo.

I Bunkur vedono la loro genesi nei primi anni del secolo, ma a parte un certo attivismo tra il 2002 ed il 2004, le loro ultime tracce risalgono al full length Nullify, del 2009.
Dopo tutto questo tempo il quartetto di Tilburg torna a resettare certezze ed alimentare inquietudini, ripescando The
Subhuman
, terza traccia del demo d’esordio dei Carnivore del mai abbastanza compianto Peter Steele; se l’originale sbatteva in faccia all’ascoltatore un sentire misantropico e politicamente scorretto, che per l’epoca (si era nel 1984) era senza’altro una rarità, i Bunkur ne esaltano e dilatano la negatività deformandolo, destrutturandolo e restituendone l’impatto sotto forma di un doom dronico e penoso nel suo trascinarsi, tra una voce che vomita disperazione e un percussivismo malato che punteggia il rumoristico rombo creato dagli altri strumenti.
In sintesi, oltre venti minuti pressoché inascoltabili con più di un buon motivo per la maggior parte delle persone e, quindi, assolutamente e genialmente unici per una probabilmente risibile minoranza (della quale faccio parte).
Dopo essere usciti da quest’esperienza il passaggio al mondo dei Mordor diviene paradossalmente più semplice, anche se pure qui l’idea condivisa di musica viene accartocciata e cestinata quasi subito: questa band di Losanna ritorna addirittura sulle scene dopo oltre vent’anni, avendo alle spalle una manciata di split e demo usciti tra il 1991 ed 1994.
Gli elvetici prendono In League with Satan dei Venom, ne cambiano il titolo consacrandola a Wotan e la trasfigurano rendendola un grottesco coacervo di black, doom e industrial a suo modo affascinante, ma che ha il solo difetto d’arrivare dopo la prova di forza impartita dai Bunkur, per cui il tutto finisce per impressionare inevitabilmente molto meno. A loro va dato il merito, così come per i compagni di split, di avere stravolto e deformato un brano, portando avanti un’idea di cover che ha, comunque, molto più senso di chi si limita a prendere il pezzo originale cambiandone più o meno solo l’arrangiamento ma mantenendone intatta la struttura musicale.
Qui sta alla fine il motivo per cui questo split album acquisisce un valore notevole, a maggior ragione tenendo conto del fatto che l’imprevedibilità e la sporadicità delle apparizioni di queste due band non forniscono alcuna garanzia sul fatto che le si possano nuovamente incontrare in tempi ragionevolmente brevi.

Tracklist:
1. Bunkur – The Subhuman (Carnivore cover)
2. Mordor – In League with Wotan (Venom cover)

Line-up:
Bunkur
S. van Bussel – Bass
T13 – Drums, Vocals
G.J. – Broers Keyboards
M07 – Vocals, Bass

Mordor
Dam Gomhory – Bass, Vocals, Percussion
S3th – Guitars
Opale Ablasorh – Vocals
Scorh Anyroth – Vocals, Guitars, Machines

SCAR OF THE SUN

Il video di “Among Waters And Giants”, dall’album “In Flood” (Scarlet Records).

Il video di “Among Waters And Giants”, dall’album “In Flood” (Scarlet Records).

The video is a visual manifestation of the monolithic presence of the song’s powerful melodies, while at the same time employing the technique of multiple exposure and combining different layers of band performance and archetypal characters to bring to life the album’s visual motifs in a minimal context.

Filmed and directed by Achilleas Gatsopoulos
Assistant Director: Vanessa Zachos
Editing & Post-production: Hypnagogia
Masks: Achilleas Gatsopoulos
Costumes: Lauren Victoria Craig
Makeup: Make-up Artist Katja Isabel Dominguez

CAST:
Hellas: Inka Neumann
Bull: Karlo Jovčić
Vulture: David Eliob​

SCAR OF THE SUN:
Terry Nikas – Vocals
Alexi Char – Guitars
Greg Eleftheriou – Guitars
Panagiotis Gatsopoulos – Bass
Thanos Pappas – Drums

Follow Scar Of The Sun:
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Esoteric – Esoteric Emotions-The Death of Ignorance

Riedizione in formato cd, da parte della Aesthetic Death, del demo d’esordio degli Esoteric, rimasterizzato dallo stesso Greg Chandler e rivestito di una nuova veste grafica: come si vede, non mancano i motivi di interesse per gli appassionati di doom.

Se ogni tanto la riedizione dei primi passi discografici di una band può risultare superflua se non addirittura fuorviante, sia a causa di suoni non ottimali sia perché poco rappresentativa dello stile musicale sviluppato in seguito, di certo lo stesso non si può dire riguardo alla riproposizione in formato cd del primo demo degli Esoteric, intitolato Esoteric Emotions – The Death Of Ignorance.

E’ stata una serie di favorevoli coincidenze, tra le quali la ricorrenza del venticinquesimo anno di attività della band e l’unità di intenti da parte di Greg Chandler e Stu Gregg (proprietario della Aesthetic Death), a rendere nuovamente disponibile sul mercato un lavoro che ormai era reperibile solo sotto le sembianze di bootleg dallo scadente rapporto qualità/prezzo, offrendolo al contrario in un formato curato anche dal punto di vista grafico e sonoro.
Al di là della bontà dell’opera, che per assurdo andrebbe ascoltata senza conoscere la successiva produzione di uno dei gruppi monumento del doom, in modo da poterla apprezzare senza subire una percezione distorta del suo valore, preme rimarcarne l’importanza storica, dato che uscì in un periodo, l’inizio degli anni novanta, nel quale diverse band stavano cominciando a proporre quella forma diluita e rallentata all’inverosimile di death metal che sarebbe poi divenuta il funeral.
A differenza di molti altri musicisti, Greg Chandler non rinnega affatto quanto composto e pubblicato agli inizi della carriera e, nonostante gli Esoteric sia siano con il tempo trasformati in una band giustamente oggetto di culto per la sua interpretazione del genere che ne rifugge gli stilemi tipici , la scelta di riproporre il demo in versione rimasterizzata dimostra più di tante parole quanto egli stesso ritenga quella prima uscita un passo importante, non solo dal punto di vista storico, ma anche da quello dello sviluppo futuro del sound del suo gruppo.
D’altra parte Esoteric Emotions – The Death of Ignorance non appare neppure oggi così obsoleto, a ben vedere, perché non di rado capita di ascoltare lavori di band che si rifanno senza troppe remore a quelle sonorità, a tratti crude ed essenziali, che racchiudono i prodromi di quel funeral doom dei quali gli Esoteric, assieme a Thergothon, Skepticism, Evoken, Mournful Congregation  e Disembowelment, hanno dettato alcune delle principali linee guida.
Per chi nutrisse qualche dubbio, l’ascolto di due brani magnifici come Scarred e Eyes of Darkness (non a caso i due più lunghi e “funerei” dell’opera) dovrebbe dissipare ogni residua perplessità, rendendo l’acquisto di questo frammento di storia del metal estremo qualcosa in più di un semplice atto dovuto.

Tracklist:
1. Esoteric
2. In Solitude
3. Enslavers of the Insecure
4. Scarred
5. Eyes of Darkness
6. Infanticidal Fantasies
7. Expectations of Love
8. The Laughter of the Ignorant

Line-up:
Original line-up
Bryan Beck – Bass
Stuart – Guitars
Gordon Bicknell – Guitars, Keyboards
Greg Chandler – Vocals
Darren Earl – Drums
Simon Phillips – Guitars

ESOTERIC – Facebook

SPARZANZA

Il lyric video di Trigger, dall’album Announcing the End (Despotz/Andromeda).

Il lyric video di Trigger, dall’album Announcing the End (Despotz/Andromeda).

Il primo singolo “Vindication” tratto dall’ottavo album in studio “Announcing the End” è stato ascoltato su Spotify ben 279.000 volte! Il secondo singolo, la title track “Announcing The End”, è stato accompagnato da un video-tributo a “Bladerunner 2049” ed ora è il momento per gli svedesi Sparzanza di svelare il lyric video del terzo singolo “The Trigger”.

Dopo una solida carriera, gli Sparzanza hanno colto l’opportunità di testare i propri limiti e avvicinare più persone al loro colossale muro di suono, da sempre marchio di fabbrica della band fin dal terzo album “Banisher Of The Light”.

“Announcing The End” è l’ottavo album in studio degli Sparzanza che finalmente raccolgono quanto meritato. Chitarre potenti, energia e cori accattivanti costruiti intorno a melodie ficcanti sono gli elementi chiave della musica del gruppo.

Sparzanza sono:
Calle Johannesson – chitarra
Anders Åberg – batteria
Johan Carlsson – basso
Fredrik Weileby – voce
Magnus Eronen – chitarra