Sartegos / Balmog – Split 7″

Uno split che mette in luce due realtà interessanti, contigue per appartenenza geografica ma differenti per l’approccio al black metal.

Uno split album dallo spirito ben poco natalizio, questo edito dalla Caverna Abismal: l’etichetta portoghese attinge dai vicini confini spagnoli proponendo l’accoppiata galiziana formata da Sartegos e Balmog.

I primi sono una one man band guidata da Rou Sartegos, con all’attivo un ep ed un altro split, e la traccia presente sul lato A del 7”, Lume do Visitante – Morrer no Nas, mette in mostra il black death che ci si aspetta da queste uscite che provengono dagli strati più profondi dell’underground metal: un growl rantolante sovrasta ritmiche martellanti che si aprono però, sorprendentemente, allorché la chitarra solista prende campo, regalando intuizioni tutt’altro che banali e una certa imprevedibilità all’interno di un mood tanto naif quanto oscuro.
I Balmog sono invee un trio afferente in maniera più ortodossa al black metal, quindi risultando di maggiore impatto nell’immediato ma leggermente più prevedibile alla lunga rispetto a Sartegos; Venomous è comunque un bel brano dal pregevole sviluppo melodico, che conferma quanto di buono già fatto da una band dalla storia abbastanza lunga e disseminata di uscite, inclusi due full length nel 2012 e nel 2015.
In sostanza, questo split mette in luce due realtà interessanti, contigue per appartenenza geografica ma differenti per l’approccio al genere: due aspetti che, nonostante la sua brevità, rendono il lavoro appetibile agli estimatori di un black iberico che mostra da tempo un certo fermento.

Tracklist:
Side A
1. Sartegos – Lume do Visitante – Morrer no Nas
Side B
2. Balmog – Venomous

Line-up:
SARTEGOS
Rou Sartegos – Everything

BALMOG
Morg – Bass
Virus – Drums
Balc – Vocals, Guitars

BALMOG – Facebook

Mhönos – LXXXVII

Per poco più di quaranta minuti tutto il dolore ed il male che ci scrolliamo dalle spalle, considerandolo solo frutto di paure ancestrali, viene evocato dai Mhönos fino a mostracelo con il suo sinistro carico di ineluttabile morte e disfacimento.

Per i francesi Mhönos si ripropone l’eterno dilemma che attanaglia chi deve esprimere un parere su musica decisamente fuori dagli schemi, che è quello di capire se si tratta di vera genialità oppure di un’accozzaglia di suoni messi assieme senza un’apparente logica.

A mio modo di vedere, ogni forma di sperimentazione musicale deve anche mantenersi in un alveo entro il quale l’ascoltatore possa percepire un qualche disegno che consenta di assimilare opere, altrimenti, a forte rischio d’essere considerate un’esibizione di rumore fine a sé stesso.
LXXXVII oscilla pericolosamente su questo confine e immagino che la sua collocazione, dall’una o dall’altra parte, dipenda non solo dalla predisposizione dei diversi soggetti a simili ascolti ma, addirittura, dall’umore specifico di una stessa persona nel momento in cui il sound dei Mhönos viene si fa strada  senza alcuna misericordia.
Cercando d’essere asettici ed obiettivi il giusto, credo che questo sia un lavoro di notevole spessore, perché qui il male cessa d’esser un qualcosa che ci accompagna in maniera subliminale per proporsi in uno stato quasi solido, tramite una forma di black metal stravolta da un approccio rituale che porta il tutto su un piano ambient drone, con l’aggiunta di vocals quanto mai malevole a completare il quadro.
I Mhönos offrono un’opera che rischia seriamente di finire derubricata a sottobicchiere se acquistata in formato cd da qualcuno che non ha ben chiaro quali siano le finalità di questi misteriosi “frati” transalpini; viceversa, se si possiede un minimo di masochistica familiarità con certi suoni, è difficile restare indifferenti a questa esibizione di velenosa ed oscura follia musicale.
Per poco più di quaranta minuti tutto il dolore ed il male che ci scrolliamo dalle spalle, considerandolo solo frutto di paure ancestrali, viene evocato dai Mhönos fino a mostracelo con il suo sinistro carico di ineluttabile morte e disfacimento: il tutto senza fare neppure troppo rumore, ma affidandolo a sonorità minimali ed artifici vocali che da sgradevoli si fanno via via insinuanti fino a non poter essere più scacciati dalla memoria.
LXXXVII va sicuramente ascoltato, sia pure a proprio rischio e pericolo …

Tracklist:
1. I
2. II
3. III
4. IV

Line-up:
Frater Erwan: basso, cori
Frater Nikaos: percussioni
Frater Samuel: percussioni
Frater Nehluj: basso, coro
Frater Alexandre: basso, cori
Necropiss: voce

MHÖNOS – Facebook

LEGEND CLUB MILANO : RAGE – FIREWIND – DARKEN HALF

La band di Peter Wagner sarà sul palco del LEGEND CLUB MILANO, per un’unica data italiana, il 6 gennaio!

Era il lontano 1983, partirono con il nome di Avenger passando poi a Furious Rage fino ad arrivare al nome RAGE, un nome che nei decenni è diventato istituzione quando si parla di metal teutonico! La band di Peter Wagner sarà sul palco del LEGEND CLUB MILANO, per un’unica data italiana, il 6 gennaio!
Il tour è a promozione dell’ultima fatica del gruppo “Season of the Black” fuori con Nuclear Blast, disco che a pochi mesi dalla sua pubblicazione continua a riscuotere consensi di pubblico e critica.
Due saranno le bands di supporto che contribuiranno allo spessore di questo show: dalla grecia i FIREWIND capitanati da Gus G, chitarrista di Ozzy Osbourne, i quali promuoveranno “Immortal” disco uscito all’inizio del 2017, e la melodic metal band australiana DARKER HALF.

PREVENDITE:

disponibili online su MAILTICKET

evento FACEBOOK

Legend Club
Viale Enrico Fermi, 98
Milano
(MM3 Affori Centro)

Calabrian Metal Inferno Fest

Tutto pronto per la dodicesima edizione del Calabrian Metal Inferno

Tutto pronto per la dodicesima edizione del Calabrian Metal Inferno; il fetival, organizzato dalla CMI Prodctions, si svolgerà come ogni anno il 28 Dicembre presso lo Zoom Music Club di Marcellinara, in provincia di Catanzaro.
Sul palco ad infiammare gli amplificatori e gli animi dei presenti ci saranno :

CADAVERIA, con il loro sound dalle forti influenze dark/gothic presenteranno ufficialmente il nuvo album “Far Away From Conformity”, una versione remissata e rivista dell’omonimo 2004, appena uscito lo scorso 8 Dicembre.
FUNERAL ORATION, la band culto pugliese dopo un periodo di silenzio onorerà il palco del Metal Inferno con il suo oscurissimo black metal targato 1989
VALGRIND, dal 1993 feroce death metal vecchia scuola, con il nuovo album “Seal Of Phobos” uscito per Everlasting Spew Rec, i calabro-emiliani faranno scuotere le teste a tutti i presenti
INNER HATE, thrash death dalla Sicilia, anche loro presenteranno il nuovo lavoro “Reborn Through Hate”, uscito il 15 Dicembre, una mazzata che dal vivo scatenerà, e darà il via, all’inferno

All’ interno saranno presenti banchetti distro, merch, art expò and gadgets + dj set
Apertura porte alle 20:30, lo start è previsto per le 22:00 con un ingresso a scelta di 8 euro con birra piccola inclusa, o 10 euro con birra grande o cocktail, nel locale è inoltre possibile mangiare e bere a prezzi modici.

Ci vediamo il 28 Dicembre all’ Inferno !!!

28 DICEMBRE 2017
ZOOM MUSIC CLUB
Contrada Mandarano
Marcellinara (CATANZARO)
infoline 335 755 6531
(sulla statale Catanzaro – Lamezia prendere uscita
SETTINGIANO)

https://www.facebook.com/cmiprods/
calabrianmetalinferno@yahoo.it

A Melodic Rock Night

A Melodic Rock Night, annunciata la seconda edizione del festival.

A Melodic Rock Night, annunciata la seconda edizione del festival.

Tanzan Music, in qualità di partner della manifestazione, è lieta di comunicare il ritorno di “A Melodic Rock Night”, il festival organizzato da MelodicRock.it, in collaborazione con Burning Minds Music Group e Rock Temple, il nuovo mailorder italiano per tutti i fan della musica rock / metal.

Torna a grande richiesta dopo il grande successo della prima edizione, il mini-festival “A Melodic Rock Night 2” si terrà la sera del 24 Febbraio 2018, presso il Dedolor Music Headquarter di Rovellasca (CO).

Ancora una volta saranno gli artisti italiani a farla da padrone con 2 band del roster di Tanzan Music come Hungryheart e Soul Seller, che assieme ai Wheels Of Fire sono pronte a regalare a tutti i fan uno speciale set acustico in cui troveranno spazio alcuni tra i loro brani più apprezzati.

Per quanto riguarda il lato “elettrico” della manifestazione, siamo lieti di annunciare la presenza degli storici hard-rocker nostrani Danger Zone, i quali offriranno un graffiante viaggio tra tutti gli episodi in studio della propria discografia, inclusi alcuni estratti dal loro ultimo vincente album “Closer To Heaven”.

Come da tradizione non può mancare una vera e propria esclusiva a firma “A Melodic Rock Night”, per cui siamo felici di annunciare la prima uscita ufficiale in Italia dell’artista danese Michael Kratz (fresco di firma con la nostrana Art Of Melody Music), il quale proporrà alcuni tra i brani presenti nel suo lavoro di prossima uscita “Live Your Life”, un meraviglioso full-length di AOR / Westcoast che vanta tra gli ospiti alcune vere e proprie leggende della scena internazionale (tutti i dettagli sul disco saranno annunciati a breve).

Michael Kratz sarà accompagnato da una band di grande classe come quella dei nostrani Mindfeels, forti del loro notevole debut “XXenty” (Art Of Melody Music), di cui presenteranno live durante la serata anche i due singoli ufficiali.

Ma non è tutto: la seconda edizione di “A Melodic Rock Night” coinciderà infatti con il release party ufficiale dell’album di Michael Kratz “Live Your Life”, che sarà disponibile in esclusiva la sera dell’evento, ben una settimana prima rispetto all’uscita ufficiale fissata online e in tutti gli store fisici.

Novità, aggiornamenti e info relative a biglietti, orari, running order e molto altro seguiranno a breve. Restate sintonizzati perché ancora una volta tutti gli avventori dell’evento potranno usufruire di sconti speciali e ricchi premi legati alle iniziative esclusive della serata!

Partner della serata: Sound Trek Distributions, Tanzan Music, Rock Of Ages @ Radio City Trieste, Linea Rock @ Radio Lombardia, Roxx Zone, Hardsounds.it, Moviedel Productions, PriStudio, W Studio Design, Atomic Stuff Studio e Atomic Stuff Promotion.

Pagina evento Facebook

Biglietti e dettagli della serata: Coming soon!

www.tanzanmusic.com

www.melodicrock.it

Il 2017 di MetalEyes IYE

Dopo un 2017 intenso, che ci ha visto pubblicare circa 1450 recensioni, pari ad una media molto vicina alle 4 giornaliere, è arrivato il momento di tirare le somme e provare a stilare un’ipotetica classifica dei dischi migliori tra quelli che sono stati trattati su MetalEyes IYE.

Stante la nostra vocazione spiccatamente underground, difficilmente in tali occasioni si vedranno primeggiare grandi nomi, anche se fatico a non considerare tali i Pain Of Salvation, autori del miglior lavoro dell’anno secondo noi, pur non trattandosi certo di una band capace di smuovere folle oceaniche.
Come già fatto nel 2016 abbiamo creato cinque categorie, per ognuna delle quali sono stati indicati i migliori cinque dischi, oltre ad altri quindici che verranno classificati sesti a pari merito: una generale, una dedicata ai dischi italiani, ed altre tre riferite a macro generi denominati, rispettivamente, metal estremo (black/death/trhash), materia oscura (doom, gothic, post metal, dark, ma anche ambient e neo folk) e hard’n’heavy/alternative (quindi rock, metal classico o moderno).
Cliccando su ogni disco che troverete nelle classifica verrete indirizzati alla recensione dove, se proprio non vorrete leggere i nostri sproloqui, avrete comunque la possibilità di ascoltare un estratto dei lavori in questione.
Quindi, buona lettura o buon ascolto, e auguri per un 2018 altrettanto ricco di buona musica.

GENERALE


1.PAIN OF SALVATION – IN THE PASSING LIGHT OF DAY


2.SUBTERRANEAN MASQUERADE – VAGABOND


3.EVADNE – A MOTHER NAMED DEATH


4.ENSLAVED – E


5.VENENUM – TRANCE OF DEATH

6.ex aequo
ABORYM – SHIFTING.NEGATIVE
BELL WITCH – MIRROR REAPER
BLUT AUS NORD – DEUS SALUTIS MEÆ
EVA CAN’T – GRAVATUM
IMBER LUMINIS – NAUSEA
IN TORMENTATA QUIETE – FINESTATICO
JESS AND THE ANCIENT ONES – THE HORSE AND OTHER WEIRD TALES
KARTIKEYA – SAMUDRA
KREATOR – GODS OF VIOLENCE
NIBIRU – QAAL BABALON
PALLBEARER – HEARTLESS
SCUORN – PARTHENOPE
SLOW – V-OCEANS
THRESHOLD – LEGENDS OF THE SHIRES
XANTHOCHROID – OF ERTHE AND AXEN ACT II

ITALIANI


1.IN TORMENTATA QUIETE – FINESTATICO


2.NIBIRU – QAAL BABALON


3.ABORYM – SHIFTING.NEGATIVE


4.SCUORN – PARTHENOPE


5.EVA CAN’T – GRAVATUM

6.ex aequo
ANAMNESI – LA PROIEZIONE DEL FUOCO
CIRCUS NEBULA – CIRCUS NEBULA
DOCTOR CYCLOPS – LOCAL DOGS
EKPYROSIS – ASPHYXIATING DEVOTION
ELECTRIC SWAN – WINDBLOWN
ENZO AND THE GLORY ENSEMBLE – IN THE NAME OF THE SON
FUOCO FATUO – BACKWATER
JMP – JAM MOVIE PROJECT
LAST UNION – MOST BEAUTIFUL DAY
PAOLO BALTARO – THE DAY AFTER THE NIGHT BEFORE
PROGENIE TERRESTRE PURA – OLTRELUNA
SEVENTH GENOCIDE – TOWARD AKINA
SIRGAUS – IL TRENO FANTASMA
STARBYNARY – DIVINA COMMEDIA: INFERNO
TETHRA – LIKE CROWS FOR THE EARTH

METAL ESTREMO


1.VENENUM – TRANCE OF DEATH


2.SCUORN – PARTHENOPE


3.KREATOR – GODS OF VIOLENCE


4.MECHINA – AS EMBERS TURN TO DUST


5.SUN OF THE SLEEPLESS – TO THE ELEMENTS

6.ex aequo
ARCKANUM – DEN FÖRSTFÖDDE
BLAZE OF PERDITION – CONSCIOUS DARKNESS
DEMONIC RESURRECTION – DASHAVATAR
DØDSENGEL – INTEREQUINOX
ESHTADUR – MOTHER GRAY
EXECRATION – RETURN TO THE VOID
FRAGARAK – A SPECTRAL OBLIVION
GENUS ORDINIS DEI – GREAT OLDEN DYNASTY
KARKAOS – CHILDREN OF THE VOID
NOKTURNAL MORTUM – VERITY
ORIGIN – UNPARALLELED UNIVERSE
SLÆGT – DOMUS MYSTERIUM
TAU CROSS – PILLAR OF FIRE
WITCHERY – I AM LEGION
WORSTENEMY – DECEPTION

MATERIA OSCURA


1.EVADNE – A MOTHER NAMED DEATH


2.IN TORMENTATA QUIETE – FINESTATICO


3.IMBER LUMINIS – NAUSEA


4.NIBIRU – QAAL BABALON


5.BELL WITCH – MIRROR REAPER

6.ex aequo
1476 – OUR SEASON DRAWS NEAR
BLUT AUS NORD – DEUS SALUTIS MEÆ
CATAPULT THE DEAD – A UNIVERSAL EMPTINESS
CLOUDS – DESTIN
FROM OCEANS TO AUTUMN – ETHER​/​RETURN TO EARTH
FUOCO FATUO – BACKWATER
IXION – RETURN
MALADIE – SYMPTOMS
MESMUR – S
PALLBEARER – HEARTLESS
SEVENTH GENOCIDE – TOWARD AKINA
SLOW – V-OCEANS
TETHRA – LIKE CROWS FOR THE EARTH
USNEA – PORTALS INTO FUTILITY
VIN DE MIA TRIX – PALIMPSESTS

HARD’N’HEAVY / ALTERNATIVE


1.PAIN OF SALVATION – IN THE PASSING LIGHT OF DAY


2.SUBTERRANEAN MASQUERADE – VAGABOND


3.ENSLAVED – E


4.XANTHOCHROID – OF ERTHE AND AXEN ACT II


5.THRESHOLD – LEGENDS OF THE SHIRES

6.ex aequo
ABORYM – SHIFTING.NEGATIVE
CRAZY LIXX – RUFF JUSTICE
DOCTOR CYCLOPS – LOCAL DOGS
ENZO AND THE GLORY ENSEMBLE – IN THE NAME OF THE SON
EVA CAN’T – GRAVATUM
JESS AND THE ANCIENT ONES – THE HORSE AND OTHER WEIRD TALES
KARTIKEYA – SAMUDRA
LAST UNION – MOST BEAUTIFUL DAY
PRISTINE – NINJA
PYOGENESIS – A KINGDOM TO DISAPPEAR
PAOLO BALTARO – THE DAY AFTER THE NIGHT BEFORE
SIRGAUS – IL TRENO FANTASMA
STARBYNARY – DIVINA COMMEDIA: INFERNO
THE DOOMSDAY KINGDOM – THE DOOMSDAY KINGDOM
XANTHOCHROID – OF ERTHE AND AXEN ACT I

Nucleus / Macabra – Fragmented Self

Fragmented Self è un’uscita di buona fattura che consente di fissare il punto sul progresso di queste due interessanti band estreme.

Menzione d’obbligo con diversi mesi di ritardo sull’uscita per questo split album, che vede alle prese due realtà piuttosto consolidate della scena death statunitense, i Nucleus ed i Macabra.

I Nucleus provengono da Chicago ed in questo quinquennio di attività si sono già messi in buona evidenza con il full length Sentient dello scorso anno; i tre brani presentati confermano quanto detto passando dal brutal di Fragment al putrido death doom di Assimilation (brano davvero notevole) per ritornare di nuovo ad infierire con il triturante incedere di Beacon, traccia comunque meno brillate delle precedenti anche in virtù di qualche scelta ritmica opinabile.
I Macabra sono guidati dal ben noto Mark Riddick (Fetid Zombie) che fin dalla fondazione della band, risalente al 2011, si accompagna al vocalist franco belga Adrian Weber; a differenza dei compagni di split la forma di death che viene proposta è più composita e dissonante e, di conseguenza, più dispersiva.
In tal senso, se Ellipsis of Self non è che convinca moltissimo, si rivela senza’altro più interessante Breath Thief, che possiede spunti più ariosi grazie al prevedibilmente ottimo lavoro di chitarra di Riddick; Handle with Pain vede un notevole rallentamento dei ritmi ed anche qui, come nel precedente brano, appaiono rimembranze, non so quanto volute, dei primissimi Septic Flesh.
In sostanza, Fragmented Self è un’uscita di buona fattura che consente di fissare il punto sul progresso di queste due interessanti band estreme: personalmente preferisco i Nucleus, che magari sono meno imprevedibili ma più compatti nella loro proposta rispetto ai Macabra, ai quali non mancano certo sprazzi di notevole brillantezza, a tratti opacizzati a livello ritmico dall’assenza di una batteria “umana”, cosa che in ambito death più che in altri generi si fatica a digerire.

Tracklist:
1. Nucleus – Fragment
2. Nucleus – Assimilation
3. Nucleus – Beacon
4. Macabra – Ellipsis of Self
5. Macabra – Breath Thief
6. Macabra – Handle with Pain

Line-up:
NUCLEUS
Dave Muntean – Vocals, Guitars
Dan Ozcanli – Vocals, Guitars
Ryan Reynolds – Bass
Pat O’Hara – Drums

MACABRA
Adrien “Liquifier” Weber – Vocals and text
Mark Riddick – Guitar, bass, drum programming, keyboard, and visuals

NUCLEUS – Facebook

MACABRA – Facebook

We All Die! What A Circus! – Somnium Effugium

L’album è davvero molto curato e la limpidezza dei suoni ne favorisce l’assimilazione, anche perché qui è netta la sensazione d’essere al cospetto di un artista con la A maiuscola e non di un pur valido assemblatore di suoni.

Devo ammettere che le ultime uscite nelle quali mi sono imbattuto mi hanno parzialmente riconciliato con i dischi strumentali, specialmente quelli basati su un melodico e riflessivo post rock.

Così, dopo il bellissimo lavoro degli americani In Lights, tocca a questo progetto solista del portoghese João Guimarães dal monicker piuttosto bizzarro, We All Die! What A Circus!.
Nonostante le ingannevoli premesse, il sound offerto dal musicista lusitano è quanto mai ortodosso nel suo dipanarsi liquido, melodico e spesso riflessivo tanto da andare a sconfinare più volte l’ambient; indubbiamente il post rock si presta maggiormente a tale formula, proprio perché la rarefazione del sound porta inevitabilmente a sonorità che sono per loro natura strumentali, mentre le aperture melodiche, quando sono di eccelsa qualità come in questo caso, imprimono alla musica un loro marchio ben definito.
A comprovare quanto affermato è sufficiente l’ascolto di Effugium IV che, dopo un avvio tenue e sommesso, si libera poi in un magnifico assolo di chitarra che la dice lunga sul gusto melodico di cui è in possesso Guimarães.
L’album è davvero molto curato e la limpidezza dei suoni ne favorisce l’assimilazione, anche perché qui è netta la sensazione d’essere al cospetto di un artista con la A maiuscola e non di un pur valido assemblatore di suoni.
Il senso della musica, quando non è supportata dalle parole, è in fondo proprio quello di evocare quanto promesso con i titoli dell’album o dei brani, o comunque di tenere fede a quanto dichiarato dai musicisti in fase di introduzione del disco.
In questo caso, Guimarães ci suggerisce che i temi dell’album sono il sogno della fuga e la fuga stessa, dato che in un mondo disseminato di confini e di rovine, dentro e fuori di noi, la necessità di fuggire diviene impellente.
Somnium Effugium è la colonna sonora che ci accompagna in questo stato che oscilla tra l’onirico ed il reale, con i brani intitolati Somnium improntati ad un ambient piuttosto inquieta, mente gli episodi denominati Effugium sono più orientati al post rock, e in quanto tali portatori di splendide melodie chitarristiche venate di una profonda malinconia.
João regala oltre tre quarti d’ora di pennellate sonore di stupefacente profondità, inducendo alla riflessione e alla commozione, e comunque lasciando un segno profondo in chi desidera lasciarsi avvolgere dalla musica creata da questo musicista dotato di rara sensibilità.
Anche se è proprio grazie alle band più celebrate che questo stile è uscito da uno status di nicchia, il mio consiglio è quello di rivolgere l’attenzione a questi nomi minori e magari misconosciuti, la cui freschezza tiene ben alla larga il manierismo ed il rischio di tediosità che ne consegue.

Tracklist:
1.Somnium I
2.Effugium I
3.Effugium II
4.Somnium II
5.Effugium III
6.Effugium IV
7.Somnium III

Line-up
João Guimarães

WE ALL DIE! WHAT A CIRCUS! – Facebook

GREYFELL

Il video di Spirit of the Bear, dall’album Horsepower (Argonauta Records).

Il video di Spirit of the Bear, dall’album Horsepower (Argonauta Records).

https://www.youtube.com/watch?v=foVMmozPJwg

ALCHIMIA

Il video di “Waltz Of The Sea”, dall’album “Musa”.

Il video di “Waltz Of The Sea”, dall’album “Musa”.

I Mediterranean Atmospheric Post Metallers ALCHIMIA rivelano il videoclip ufficiale del brano “Waltz Of The Sea”, estratto dal loro full-length di debutto “Musa”.

Il video è stato prodotto da Sanda Movies (Novembre, Shores Of Null, Adimiron) ed è stato girato tra Roma e Napoli.

Il mastermind di Alchimia, Emanuele Tito ha commentato : “Lavorare con Sanda Movie ed il suo team di professionisti è stata un bella esperienza, cosi come magnifica è stata la location scelta, il fiordo di Crapolla a Napoli. Devo dire che recitare è stato molto divertente, e penso che il personaggio interpretato in un certo senso mi assomigli : affronta un percorso difficile durante il processo di scrittura della sua composizione. La sua musa ispiratrice lo guida durante un percorso sofferto e molto personale, che lo porta ad un finale inaspettato, guardate il video e capirete di cosa parlo …”

Fister & Chrch – Split

La Crown and Throne Ltd pubblica questo notevole split album a tutto sludge, che vede quali protagoniste due band statunitensi, i Fister ed i Chrch.

La Crown and Throne Ltd, label di Denver, pubblica questo notevole split album a tutto sludge, che vede quali protagoniste due band statunitensi, i Fister ed i Chrch.

I Fister sono in circolazione già da diverso tempo ed hanno una discografia molto ricca con all’attivo tre full length ed almeno una decina di uscite più brevi; in questo brano intitolato The Ditch, il trio di St.Louis inizia senza fare sconti sparando un primo terzo piuttosto feroce ed ossessivo, per poi aprirsi leggermente e placarsi ulteriormente indulgendo in rarefatti arpeggi: la combinazione appare efficace, nonostante lo schema sia ripetuto nell’arco della durata della traccia (venti minuti) con una certa puntualità, in virtù di un’intensità che, specialmente nei momenti più robusti, appare in grado di fare la differenza.
I Chrch (non ci siamo dimenticati una u, ma è la band che ha deciso di eliminarla dal proprio monicker da un paio d’anni) arrivano da Sacramento e rispetto ai compagni di split sono decisamente meno prolifici ma anche autori di uno sludge che propende molto più verso il funeral, riuscendo a colpire in virtù di un sound maggiormente elaborato ed impattante emotivamente; i sedici minuti di un brano come Temples costituiscono una prova di forza notevole ed il suo incedere a tratti dolente, a volte colmo di cupa e rabbiosa disperazione, punteggiato da uno screaming femminile lacerante, ci offre la sensazione d’essere al cospetto di una realtà di livello potenzialmente superiore alla media e, a tale proposito, questo occasione si rivela un buon pretesto per recuperare quanto prima il full length Unanswered Hymns, uscito nel 2015.
Lo split album in questione assolve alla perfezione al proprio compito, quello di portare alla luce gruppi di sicuro spessore ma che, a causa dell’affollamento che ormai è comune ad ogni genere, anche quelli dai connotati maggiormente underground, faticano a mettersi in evidenza al di fuori di delle aree geografiche d’appartenenza.

Tracklist:
1. Chrch – Temples
2. Fister – The Ditch

Line-up:
Fister
Kirk Gatterer – Drums
Marcus Newstead – Vocals (additional), Guitars
Kenny Snarzyk – Vocals (lead), Bass

Chrch
Ben – Bass
Shann – Guitars
Chris – Guitars, Vocals (backing)
Eva – Vocals
Adam – Drums

FISTER – Facebook

CHRCH – Facebook

ALICE COOPER

Il video di The Sound Of A.

Il video di The Sound Of A.

Da oggi è disponibile il video di “The Sound Of A”, il nuovo singolo del re dello shock rock ALICE COOPER. Il brano è estratto dall’ultimo album “Paranormal”, pubblicato la scorsa estate su earMUSIC.

Il brano ha una storia particolare, fu scritto dall’artista nel 1967, messo da parte e dimenticato per poi essere rispolverato da Dennis Dunaway, il bassista della Alice Cooper Band. Lo stesso Dennis l’ha riproposto al cantante chiedendo di tenerlo in considerazione per il nuovo album.

“The Sound Of A” sarà pubblicato il 23 febbraio 2018 su earMUSIC, pochi giorni prima del compleanno di Alice Cooper. Oltre al nuovo singolo saranno presenti quattro tracce live registrate durante lo show di Columbus del 6 maggio.

In Lights – This is How We Exist

This is How We Exist è lo splendido esordio su lunga distanza di una band che, in un futuro, prossimo, potrebbe collocarsi stabilmente ai piani più altri del post rock strumentale.

Gli In Lights sono un gruppo californiano a forte trazione asiatica, viste le origini di 4/5 dei musicisti coinvolti,
e di questo risente anche il post rock che la band propone essendo intriso di una spiritualità più spiccata rispetto a quella tipica delle culture occidentali.

A livello stilistico i canoni del genere non vengono stravolti e quello che viene offerto dagli In Lights è un sound lieve, melodico e interamente strumentale, il cui elemento di peculiarità è costituito dal violino (suonato da Tianyang Wei ) che qui riveste un ruolo molto importante assieme al lavoro chitarristico di Li He e Bosen Li.
Non ho mai lesinato critiche alla scelta praticata da molte (troppe?) band nell’offrire musica interamente strumentale, ma va detto che ciò spesso coincide con l’esibizione di un sound magari valido ma incapace di reggersi da solo senza l’ausilio delle parti cantate: questo non avviene con gli In Lights, capaci di avvolgere ma anche di colpire con improvvisi affondi melodici anche l’ascoltatore più scettico.
L’opener Forward è una perla musicale che spalanca una strada luminosa lungo la quale questi ragazzi di stanza a San Josè regalano emozioni a profusione, grazie a sonorità cristalline, curat20e e, soprattutto, frutto di un sentire profondo e non di uno sterile manierismo.
Come suggerisce il monicker, la musica degli In Lights è luminosa ma non è certamente scevra di una certa malinconia, espressa particolarmente in un altro gioiello come quello intitolato Memory, che viene poi replicato da Dream, dai toni però ancor più pacati e rarefatti; d’altro canto l’incedere dei singoli brani corrisponde in maniera piuttosto calzante ai rispettivi titoli, il che diviene ancor più un valore aggiunto per un’opera di natura strumentale.
Il mantra Om Namah Shivaya chiude nel migliore dei modi This is How We Exist, splendido esordio su lunga distanza di una band che, pur facendo proprio il vissuto di una cospicua lista di nomi che vanno dai Sigur Ros ai God Is An Astronaut, passando per i per Collapse Under The Empire, esibisce una cifra stilistica sicuramente personale e di qualità inattaccabile: pertanto non ci sarebbe da stupirsi se, in un futuro, prossimo il nome degli In Lights dovesse assurgere stabilmente ai piani più altri del post rock strumentale.

Tracklist:
1.Forward
2.Search
3.Before
4.Memory
5.Dream
6.Spring
7.Om Namah Shivaya

Line-up
Li He – Guitar
Bosen Li – Guitar
Long Jin – Drums
Ted Pederson – Bass
Tianyang Wei – Violin

IN LIGHTS – Facebook

Blaze Of Perdition – Conscious Darkness

Il quarto full length dei Blaze Of Perdition è un qualcosa che va oltre il concetto puramente estetico di black metal: qui si percepisce in maniera quasi tattile il turbinio di sensazioni che stanno alla base di un lavoro compositivo e lirico stupefacente, per qualità e profondità.

La storia dei Blaze Of Perdition è stata indubbiamente segnata dal tragico incidente stradale che vide coinvolta la band sulle strade austriache nel 2013, causando la morte del bassista Ikaroz e gravi conseguenze al vocalist Sonneillon ed al batterista Vizun.

Dopo simili eventi la vita non può essere più la stessa, nel bene e nel male: diciamo che, musicalmente parlando, il gruppo polacco pare aver acquisito una maggiore consapevolezza e, se questo era già stato palesato nel precedente album, ancor più tale aspetto emerge in questo contesto.
La scelta stessa di proporre un album strutturato su quattro lunghi brani la dice lunga: i Blaze Of Perdition hanno sentito evidentemente la necessità di prendersi maggiore tempo e spazio per sviluppare la propria idea di black metal; questo consente ad un brano magistrale come Ashes Remain di oscillare senza rischi tra le sfuriate in blast beat e passaggi più rarefatti ed oscuri che ricordano, in alcuni momenti, addirittura i Fields of the Nephilim, grazie anche alla profonda timbrica recitativa di Sonneillon.
Se questo episodio è a suo modo emblematico dello spessore odierno della band di Lublino, tutto il resto del lavoro si mantiene su livelli eccelsi per merito di una approccio che è senz’altro conforme ai dettami di base della consolidata scena estrema polacca e che, quale valore aggiunto, vede una naturale propensione melodica pur se racchiusa all’interno di un’atmosfera per lo più plumbea.
L’opener A Glimpse of God apre come meglio non potrebbe le ostilità, facendo intuire fin dalla prima nota di quale spessore sia il livello artistico di questa band, che non spreca un solo secondo in passaggi interlocutori o in altri artifici riempitivi: diciamo solo che Weight of the Shadow è forse il brano che presenta la maggiori dissonanze, le quali restano del tutto funzionali al mantenimento della tensione al suo massimo livello, cosa che viene puntualmente confermata dalla magnifica e conclusiva Detachment Brings Serenity, il cui finale sigla un approccio musicale privo di vincoli ma, nel contempo, anche di divagazioni fine a a sé stesse
Il quarto full length dei  Blaze Of Perdition è un qualcosa che va oltre il concetto puramente estetico di black metal: qui si percepisce in maniera quasi tattile il turbinio di sensazioni che stanno alla base di un lavoro compositivo e lirico stupefacente, per qualità e profondità.
Volendolo incasellare comunque alla voce black metal, Conscious Darkness è con ogni probabilità uno dei candidati al titolo di album dell’anno in questo settore, anche se le trame oscure ed incalzanti che ne pervadono i brani sono del tutto indicate per l’ascolto anche da parte degli appassionati di doom o dark metal.

Tracklist:
1. A Glimpse of God
2. Ashes Remain
3. Weight of the Shadow
4. Detachment Brings Serenity

Line-up
XCIII – Guitars
Sonneillon – Vocals
Vizun – Drums

BLAZE OF PERDITION – Facebook

Sorrowful Land – Where The Sullen Waters Flow

Un ep che conferma il nome Sorrowful Land come un qualcosa che va ben oltre lo status di progetto futuribile, trattandosi di una realtà alla quale si chiede solo di continuare su questa strada anche in futuro.

A distanza di circa un anno Max Molodtsov torna a farsi sentire con il suo progetto solista Sorrowful Land.

Avevo già parlato più che bene del full length d’esordio Of Ruins …, che metteva in mostra qualità sopraffine sia dal punto di vista compositivo che esecutivo, andando anche oltre a quanto di buono già fatto con la sua band principale, i gotici Edenian.
In occasione del lavoro su lunga distanza avevo fatto notare una devozione piuttosto marcata nei confronti degli When Noting Remains (con tanto di imprimatur derivante dalla partecipazione come ospite di Peter Laustsen) e tutto sommato con questo lungo ep intitolato Where The Sullen Waters Flow non sembra che le coordinate siano variate più di tanto e, ci tengo a ribadirlo, questo non è assolutamente da considerare un punto negativo.
Infatti, nei tre lunghi brani che si avvicinano complessivamente alla mezz’ora di durata, il polistrumentista ucraino conferma lo spessore del proprio talento naturale per la composizione di musica struggente e colma di melodia mai stucchevole, grazie ad un lavoro chitarristico elegante e sobrio allo stesso stesso tempo.
Niente da eccepire quindi su questo gradito ritorno in tempi relativamente brevi (per le abitudini in uso nel genere) con un trittico di brani di grande efficacia tra i quali, a mio avviso, spicca l’ultimo, The Night Is Darkening Around Me, nel quale avviene un parziale spostamento verso un sound ancor più legato al suono della chitarra solista, questa volta con Saturnus e Doom Vs. nel mirino.
Ripeto che la citazione dei vari riferimenti non deve essere intesa come un’accusa di derivatività, bensì quale tentativo di fornire un’idea di cosa attendersi a chi si avvicina all’ascolto di questo lavoro, con la certezza che chi ama questo genere musicale l’ultimo dei problemi che si pone è proprio quello dell’originalità, specialmente quando il pathos e l’intensità si mantengono sempre al livello offerto da Where The Sullen Waters Flow.
Un ep che conferma il nome Sorrowful Land come un qualcosa che va ben oltre lo status di progetto futuribile, trattandosi di una realtà alla quale si chiede solo di continuare su questa strada anche in futuro.

Tracklist:
1.As I Behold Them Once Again
2.Where The Sullen Waters Flow
3.The Night Is Darkening Around Me

Line-up
Maks Molodtsov

SORROWFUL LAND – Facebook