Southern Drinkstruction / Carcharodon – Pizza Commando

“Pizza Commando” è un disco che nasce dall’amicizia e dalla voglia di fare musica e, infatti, i risultati sono ottimi grazie a queste grandi premesse.

Devastante split con due gruppi fra i più potenti e divertenti in Italia.
Uniti da una sincera amicizia e stima, nonché dagli stessi vizi ed abusi, i Southern Drinkstruction e i Carcharodon convolano finalmente e giustamente a nozze con questo disco equamente diviso.

Pizza Commando è una mazzata declinata in diverse maniere e stili, ma fondamentalmente si parla di metal e bassezze umane.
I due gruppi fanno un metal diverso ma che sta bene anche messo nello stesso disco, facendo apprezzare maggiormente la bravura e l’originalità di questi gruppi.
I Southern Drinkstruction, già recensiti su queste pagine, sono un gruppo romano nato nel 2005, grazie al chitarrista Pinuccio Ordnal, per suonare southern metal, thrash e death: hanno al loro attivo un Ep e due ottimi dischi tra cui il bellissimo “Drunk Till Death” del 2012.
I Carcharodon, anch’essi già da trattati da Iyezine in occasione del loro ultimo album “Roachstomper”, sono una band ligure che fa un metal molto affascinante ed originale, ricco di varie influenze e tante idee nuove.
Questo disco non si può propriamente definire uno split, poiché è vero che i due gruppi si dividono lo spazio, ma c’è anche un pezzo suonato insieme, Zuppa Romana, cover del grande gruppo tedesco anni ottanta Schrott Nach 8, oltre al fatto che come detto si tratta di due realtà molto coese.
Il risultato è un disco che il metal italiano, e non solo, non aveva mai sentito, qualcosa di davvero originale e godurioso, derivante non solo dall’addizione di due gruppi ma proprio dal loro comune sentire.
I Southern Drinkstruction si sono un po’ allontanati dal southern metal e si sono parecchio induriti, diventando ancora meglio di prima se possibile.
I Carcharodon, invece, sono uno strano animale a trenta teste e quattro apparati riproduttivi, con un suono nemmeno lontanamente paragonabile a qualche altro gruppo ed un futuro che saprà stupire.
Due gruppi che, quindi, sono cresciuti molto in questi anni e che non è esagerato definire grandi band.
Pizza Commando è un disco che nasce dall’amicizia e dalla voglia di fare musica e, infatti, i risultati sono ottimi grazie a queste grandi premesse.
Un bagno di sangue e pomodoro.

Tracklist:
1. Southern Drinkstruction – The South Face
2. Southern Drinkstruction – Cadillac Mammoths
3. Carcharodon – The Hornet and the Hunter
4. Carcharodon – From North to South
5. Southern Drinkstruction / Carcharodon – Zuppa Romana
6. Southern Drinkstruction – Vultur Montain
7. Southern Drinkstruction – My Only Words
8. Southern Drinkstruction – The Cursed Track
9. Southern Drinkstruction – Suck, Duck, Truck, Fuck
10. Southern Drinkstruction – Southern Drinkstruction
11. Carcharodon – Champagne and Caviar
12. Carcharodon – Cadillac Grinder
13. Carcharodon – Zombie Jesus
14. Carcharodon – Pit of Mammoths

Line-up:
Southern Drinkstruction
Francesco Basthard – Voce
Pinuccio Ordnal – Chitarra
Carlo Zorro – Basso
Andrea Eddie Vegenius – Batteria

Carcahrodon
Pixo – Voce e Basso
Boggio – Chitarra
Max – Chitarra
Zack – Batteria

SOUTHERN DRINKSTRUCTION – Facebook

CARCHARODON – Facebook

Plateau Sigma – The True Shape Of Eskatos

Questi ventimigliesi hanno una superiore capacità di comporre e stanno crescendo moltissimo da un disco all’altro.

A stretto giro di posta tornano i liguri Plateau Sigma con i loro doom che aveva impressionato positivamente già nel 2013 con “White Wings Of Nightmares”

Il loro secondo disco si addentra ancora di più nell’antro dell’umana disperazione, ovvero la nostra vita, girando il coltello nella piaga: The True Shape Of Eskatos è un disco molto bello, lungo e seducente in maniera tossica
Le composizioni sono lente ma non claustrofobiche e l’incedere è epico e di grande effetto; le voci di Manuel e Francesco si fondono mirabilmente e, in The River 1917, Efthimis Karadimas dei Nightfall compare alla voce offrendoci una grande prova.
Il disco, rispetto all’esordio, che già era un bel pezzo di inferno, è prodotto meglio ed i suoni appaiono maggiormente definiti e ulteriormente appesantiti, mostrandosi più monolitici e forti.
I Plateau Sigma sono uno dei migliori gruppi doom metal in circolazione non solo in Italia: questi ventimigliesi hanno una superiore capacità di comporre e stanno crescendo moltissimo da un disco all’altro.
In The True Shape Of Eskatos siamo sempre in territori doom ma, a mio avviso, questo lavoro è più pesante del primo che era più invece più orientato verso il lato classico.
Chi apprezza la lentezza e la pesantezza fatte a regola d’arte, qui troverà un gran disco, e non serve essere americani.
A Ventimiglia fanno un grande doom.

Tracklist:
1. The Initiation
2. Satyriasis and the Autumn Ends
3. Stalingrad
4. Ordinis Supernova Sex Horarum
5. The River 1917
6. Angst
7. Amber Eyes

Line-up:
Nino Zuppardo – Drums
Manuel Vicari – Guitars, Vocals
Francesco Genduso – Guitars, Vocals
Maurizio Avena – Bass

PLATEAU SIGMA – Facebook

L’Ira Del Baccano – Terra 42

Un grande disco, pieno di prati e pianeti dove riposare il nostro stanco cervello e poter riscoprire una nuova Terra, che potrebbe essere proprio la 42.

Movimento cerebrale continuo per una band che dà il meglio nelle jam sessions.
L’Ira Del Baccano è semplicemente uno dei migliori gruppi italiani nell’ambito psych rock: le loro canzoni sono lunghi viaggi, riproduzioni di tessuti multimolecolari di note, sequenze di un dna musicale che parte dai Grateful Dead ed atterra negli Hawkwind, passando per la mutazione dei Black Sabbath.

Nati come Loosin’ O’ Frequencies da Alessandro “Drughito” Santori e Roberto Malerba, i nostri incidono un mini cd prodotto da un certo Paul Chain (che, se andiamo a ben vedere, ha influenzato gli ultimi venti anni di musica underground italiana ) e, nel 2006, si trasformano in un gruppo strumentale cambiando nome in L’Ira Del Baccano.
Nell’estate del 2008 il gruppo pubblica il primo album “Si Non Sedes Is … Live”, una jam dal vivo di 56 minuti che impressiona davvero molto. Il disco è in free download sul loro sito e rende benissimo l’idea di cosa sia questa band.
L’Ira Del Baccano è continuo movimento, un tendere alla spiritualizzazione della musica, un viaggio psicotonico; si potrebbe dire che fanno psych prog poiché, sebbene partano dalla cultura della jam session, i ragazzi inseriscono intarsi di prog davvero notevoli.
Terra 42 al momento è questo, ma potrebbe presto mutare cambiando forma, e dovrete essere voi a completare il processo all’interno della vostra testa.
Un disco che non annoia mai, anzi è da sentire e risentire più volte, come quando si notano particolari nuovi e mai notati prima nella strada che fate per tornare a casa, una continua scoperta, un viaggio che apre la mente verso una nuova direzione.
Ci sono movimenti come The Infinite Improbability Dive, di 33 minuti, ispirato a “Guida Galattica Per Autostoppisti” di Douglas Adams, che è davvero un infinito viaggio galattico; in mezzo troviamo Sussurri Nel Bosco Di Diana, il pezzo più prog e suadente del disco, che si muove nella seconda parte dopo una prima di placida fermezza.
Chiude questa opera psicoattiva Volcano, quattordici minuti e rotti di fratture, ricomposizioni e nuove proliferazioni.
Un grande disco, pieno di prati e pianeti dove riposare il nostro stanco cervello e poter riscoprire una nuova Terra, che potrebbe essere proprio la 42.
Ancora per favore.

Tracklist:
1 The Infinite Improbability Drive Part 1
2 The Infinite Improbability Drive Part 2 & 3
3 Sussurri… nel Bosco Di Diana Part 1 & 2
4 Volcano X 13

Line-up:
Alessandro “Drughito” Santori – Chitarra e Baccano
Roberto Malerba – Chitarra e Synth
Sandro “Fred” Salvi – Batteria
Luca Primo – Basso

L’IRA DEL BACCANO – Faceboook

Fabrizio Giosuè

Qui di seguito una bella chiacchierata con Fabrizio Giosuè, l’autore di Folk Metal e maggiore esperto di folk metal in Italia, ma soprattutto persona molto intelligente ed interessante.
Folk On !

Qui di seguito una bella chiacchierata con Fabrizio Giosuè, l’autore di Folk Metal (leggi qui la recensione) e maggiore esperto di folk metal in Italia, ma soprattutto persona molto intelligente ed interessante.
Folk On !

iye Puoi raccontare di come sia nata la tua grande passione per il folk metal?

Tutto iniziò nel 1998 quando, attraverso il tape trading, ascoltai Once Sent From The Golden Hall, debutto degli Amon Amarth. Mi innamorai immediatamente di quella musica così potente e pregna di sentimento e onore, dove i testi parlavano di epiche epoche lontane. Iniziai quindi a leggere dei libri sui vichinghi, sul medioevo e sulle varie mitologie, procurandomi al contempo alcuni dischi importanti per la scena come Eld degli Enslaved, Hammerheart dei Bathory e così via. Con gli anni mi sono sempre più appassionato a questo filone musicale fino ad arrivare, nell’ultimo periodo, a scriverci un libro e ad aprire il primo sito internet in Italia a trattare unicamente folk e viking metal.

iye Secondo te, oltre a leggere il tuo libro, una persona interessata cosa può fare per cominciare a muoversi nel mondo folk \ viking?

Sicuramente i concerti sono il modo migliore per capire che cosa vuol dire folk metal. Solitamente è una grande festa dove gente in kilt brinda con corni colmi di birra e si balla e si poga in allegria finché si ha la forza. È un ambiente che spiazza le persone che non lo conoscono in quanto è meno serioso rispetto a quello del metal estremo o degli altri stili. Inoltre ai concerti si possono incontrare i musicisti e scambiarci qualche battuta o vedersi offrire una birra come è accaduto a me con Trollmannen dei Trollfest per il semplice motivo che indossavo una maglia di suo gradimento!

iye Folk e viking si compenetrano o sono due generi ben divisi?

Sicuramente sono generi divisi e diversi, ma che nel corso degli anni si sono avvicinati e a volte uniti. Il folk vede l’utilizzo di alcuni strumenti che nel viking (che spesso deriva dal black metal) difficilmente vengono impiegati se non per brevi momenti, mentre a livello lirico sono mondi molto vicini. Probabilmente il ponte tra questi due stili è stato Till Fjälls di Vintersorg (1998).

iye È possibile che il successo del folk metal sia la necessità di riscoprire l’antico folclore usando un linguaggio moderno come il metal?

Sicuramente potrebbe essere una chiave di lettura. Originariamente i musicisti parlavano nei testi degli argomenti a loro cari anche al di fuori del contesto musicale. Valfar dei Windir era realmente interessato alla storia della sua zona e per questo ne ha parlato nei dischi, così come gli ZZ Top parlavano nei primi album di auto veloci e donne sexy perché quelli erano i loro interessi di tutti i giorni. Sicuramente negli ultimi anni parlare di storia e folclore (a volte in maniera alquanto banale) è diventato un po’ una moda che tutte le band devono seguire. Ma è un bellissimo modo per (ri)scoprire le proprie origini, venire a conoscenza di racconti che solo gli anziani del paese conoscono, imparare tante piccole cose che possono riavvicinare l’uomo alla natura. Ci sono diversi gruppi che stanno facendo questo percorso secondo me molto bello, i primi che mi vengono in mente sono i Kanseil, giovane band che ha pubblicato un bellissimo demo nel 2013.

iye È anche curioso notare come il folk metal e l’immaginario nordico abbiano fatto moltissima strada, arrivando agli antipodi…

È vero, con gli anni l’immaginario nordico ha conquistato tutto il mondo: possiamo trovare gruppi con temi nordici in Sud Africa, Australia e Messico, così come in tutta Italia. Le band sono libere di trattare le tematiche che più gli sono care nei testi, ma personalmente trovo decisamente più interessante un gruppo che si rifà alla storia della propria zona, magari dopo aver speso mesi o anni in ricerche al fine di creare un lavoro “serio” e interessante anche sotto l’aspetto lirico/musicale. I toscani Wolfingar, ad esempio, introdurranno nel prossimo lavoro un particolare strumento creato da Francesco Landucci seguendo l’iconografia e le testimonianze dell’antica Etruria.

iye Quali sono i possibili scenari futuri per una musica che sta raccogliendo sempre più adepti?

Come scrivo nel libro, credo che assisteremo presto a un’implosione del genere: troppi gruppi, troppe etichette, troppi soldi che girano. Un po’ come è successo con il power metal sul finire degli anni ’90 e per il new metal più avanti. Rimarranno solo quelli che hanno realmente qualcosa da dire e chi ha questo genere nel cuore.

iye Come va il sito misterfolk.wordpress.com? Per la cronaca concordo pienamente sul fatto che “Eld” degli Enslaved sia un capolavoro…

Sono molto soddisfatto di come va il sito! Misterfolk (che nel frattempo è diventato misterfolk.com) è online da circa un anno e conta già più di 30000 pagine visitate, un ottimo risultato considerando che viene dato ampio spazio alle realtà underground con recensioni e interviste. Inoltre ho realizzato la Mister Folk Compilation vol. I con 19 gruppi italiani ed europei, cd scaricabile gratuitamente e che vede l’artwork realizzato dalla brava Elisa Urbinati. Ho inoltre reso disponibile in formato .pdf i primi 6 mesi di lavoro della webzine, in modo che chi ha la passione della carta può liberamente stampare Mister Folk magazine n.0. Nel mio piccolo cerco di dare una mano alla scena, in maniera concreta, le centinaia di dwl provenienti da tutto il mondo testimoniano la bontà delle mie idee.
Per quel che riguarda Eld, cosa dire? È uno dei lavori più importanti per l’affermazione e sviluppo del viking metal, la base – insieme a una manciata di altri dischi – per capire cosa vuol dire la parola “viking”.

iye I gruppi italiani come Folkstone e Furor Gallico mi sembrano molto interessanti, e a mio avviso hanno delle caratteristiche che divergono dagli altri gruppi stranieri. Ad esempio i Folkstone hanno testi molto guerrieri, ma non tanto sulla guerra quanto proprio sul vivere barbaro. E i Furor Gallico hanno tirato fuori un disco clamoroso…

Stiamo parlando di due gruppi dalle grandi qualità e dalla spiccata personalità. Adoro il lavoro dei bergamaschi e trovo che l’ultimo Il Confine abbia i testi di una profondità che non tutti sono in grado di cogliere. Anche io, quando lo recensii nel 2012, non mi resi conto della delicatezza e intensità dei versi scritti da Lore e Roberta. I Furor Gallico hanno pubblicato un full length veramente bello, sono quindi molto curioso di ascoltare il prossimo cd, hanno le carte in regola per sfondare anche a livello europeo. In Italia, comunque, ci sono diversi gruppi veramente di alta qualità, e dopo il clamoroso De Ferro Italico dei Draugr lo testimonia anche il recente Gloria Et Morte dei Gotland.

iye A tuo avviso quali sono le ragioni del successo planetario del folk metal, che veicola argomenti perlopiù scandinavi?

Credo che siano due i fattori principali: la mitologia è fantastica, gli dei sono “umani” e le loro storie sono incredibili, tragiche, piene di passione, furbizia e coraggio, sono bellissime da leggere e da raccontare. Inoltre i vichinghi rappresentano la mascolinità e la forza che ogni uomo vorrebbe avere, io per primo vorrei essere alto, muscoloso, biondo e senza paura ahahah!!! La storia dei popoli del nord è assolutamente interessante: tutti questi “argomenti” si prestano benissimo per testi e immagini dei gruppi folk/viking.
Credo che buona parte del successo del folk metal sia dovuto alle sonorità spesso allegre e danzerecce delle canzoni, in contrasto con tutto il resto dell’universo metal. Le case discografiche captando questo interesse ci stanno giocando sopra con una marea di dischi pubblicati ed eventi più o meno grandi: diciamolo chiaramente, il folk metal in questi anni è anche una moda.

iye Non vedi confusione nella ricezione dei temi del folk metal?

Bisogna prima stabilire quali sono i temi del folk metal e le modalità di ricezione. Può essere tutto un gioco, una sorta di carnevalata con musica metal e una sorta di occasione per ubriacarsi e fare casino o un qualcosa che nasce dal cuore e viene messo in note dai musicisti, i quali desiderano raccontare e trasmettere delle emozioni. Il che, comunque, non vuol dire non divertirsi, bere e ballare, anzi! Ma è innegabile che a 18 anni si vede e si vive la musica in un modo, a 34 in un altro, come è normale che sia. Sta all’ascoltatore e alla sua maturità capire determinate situazioni, la profondità o meno dei testi, la ricercatezza di un’antica melodia.

iye Quanto può pesare la matrice politica all’interno di questa musica?

La maggior parte dei gruppi è fuori da questi discorsi, ma molte realtà, soprattutto dell’est Europa, sono molto legate al fattore politico. Ma è un “politico” diverso da come lo intendiamo noi, il loro nazionalismo è quasi sempre positivo, amano le proprie tradizioni, i propri costumi e le storie che hanno ascoltato da bambini. Chiaramente non mancano estremismi, ma i casi si contano sulle dita di una mano.

iye Come è stata la stesura del libro, ovvero la documentazione, le fonti, i dischi…

Per scrivere il libro ci sono voluti undici intensi mesi, lavorando spesso anche fino a notte tarda. La documentazione, invece, va avanti da quando ero un ragazzo e correvo in edicola per acquistare i vari Metal Hammer, Grind Zone, Psycho! e Flash. Riviste che per il libro mi sono servite per ricostruire la storia del folk metal in Italia: come è stato accolto dagli addetti ai lavori, le strane definizioni dell’epoca e altro ancora. Molto hanno fatto le interviste (sia su carta che su web) per aggiungere curiosità alle biografie (esempio: come si sono “conosciuti” gli Enslaved, fatto raccontato solamente in un’intervista del ’98). Un grandissimo e meticoloso lavoro che ha dato i propri frutti.
I dischi sono una mia passione, mi piace sfogliare i booklet e leggere fino all’ultima riga dei ringraziamenti, gli mp3 sono comodissimi ma freddi. Appena posso compro qualcosa, ma le finanze non sono felicissime e devo sempre aspettare le offerte!

iye Ti sei mai cimentato in un gruppo musicale?

Ho fondato un gruppo thrash metal nel 1998 e per dieci anni ci siamo divertiti registrando due demo, due EP e un album e suonando in giro per l’Italia. Anni piacevoli e spensierati, in perenne conflitto con locali che non volevano pagare e gruppi che si fingevano amici solo quando facevi comodo loro. Dopo tanti anni ho voglia di tornare a suonare: al momento non ho nulla di concreto, ma conto di registrare un disco come one man band e pubblicarlo nel 2015. Il palco mi manca, vorrei suonare musica leggera e divertente, qualcosa tipo Sir Reg, Stramash e Flogging Molly… ma ci vuole tempo e in questo momento proprio non ne ho.

iye Qual è stata la risposta al tuo libro?

Per il momento molto buona! Le recensioni sono tutte positive e alcune addirittura entusiastiche, mi arrivano spesso dei messaggi con i complimenti, i ragazzi si portano il libro ai concerti dove vado per farmelo autografare, sono belle soddisfazioni! Fatto molto importante è che in qualunque libreria metta piede trovo almeno una copia di Folk Metal. Dalle Origini Al Ragnarök e devo ammettere che ogni volta mi emoziono! Il mio libro è a pochi passi dai capolavori della letteratura mondiale, incredibile!

iye Invece di chiederti i tuoi gruppi preferiti, dimmi quali proprio non sopporti…

Credimi, se te li dicessi mi rovinerei la carriera ahahah! Diciamo che non apprezzo le band con poca personalità, chi si accoda alla moda o tenta di emulare le gesta e il sound di qualche nome importante senza cercare di dire qualcosa di proprio.

iye I tuoi prossimi progetti?

Sarei felicissimo e orgoglioso di vedere il mio libro tradotto in inglese, tanto più considerando il fatto che è il primo libro al mondo a trattare folk/viking metal e potrebbe avere una grande visibilità in tutto il globo. Mi piacerebbe scrivere ancora qualcosa di musicale (a giugno è uscito un mio articolo sul viking per la rivista Metal Maniac!) e soprattutto avere la possibilità di pubblicare una serie di racconti per ragazzi ai quali lavoro da tempo.

iye Grazie mille per la gentilezza.

Grazie a te Massimo per l’intervista e complimenti per le domande interessanti e per niente banali. Un saluto ai lettori che sono arrivati fino alla fine, folk on!

folk

Kal-El – Pakal

Stoner Rock classico e fumoso in arrivo dalla Norvegia

Stoner Rock classico e fumoso in arrivo dalla Norvegia. Dalla città di Stavanger arriva questo rumoroso combo norvegese che ci propone uno stoner rock in rigoroso stile Kyuss, Monster Magnet e Slo Burn.

Niente di nuovo ed eccezionale, ma sicuramente un buon album, che dà una certa carica. Ormai raramente capita di ascoltare un album di stoner bene fatto e suonato decentemente. I Kal – El sono al di sopra della media e si sente. Infatti questa è la prima uscita stoner della WormHoleDeath, etichetta che ha finora spaziato nei territori metal. Per tutta la durata del disco lo spirito del rock è tangibile, i ragazzi hanno passione e stile, e non sono per nulla presuntuosi ma, anzi, lavorano molto di olio di gomito. Forse la loro non più verdissima età li rende molto più maturi e consapevoli rispetto ad altre band più giovani. Lo stoner c’è, ed è anche un album divertente.

Tracklist:
1 Falling Stone
2 Upper Hand
3 Spaceman
4 Solar Windsurf
5 Quasar
6 Qp9
7 Fire Machine
8 Black Hole

Line-up:
Ulven – Voce
Roffe – Chitarra
Liz – Basso
Bjudas – Batteria

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Infecting The Swarm – Pathogenesis

“Pathogenesis“ è un buon disco che mette in mostra un gruppo in grado di fare sicuramente molto bene,

Death metal brutale cantato in growl per questo duo tedesco attivo dal 2012: Pathogenesis è la loro prima uscita sulla lunga distanza, dopo un demo pubblicato nel 2013.

Il disco è un concentrato di furia e devastazione, e gli Infecting Swarm hanno molto da dire, ma lo fanno con troppa foga a volte, rendendo tutto un po’ confuso.
Il gruppo ha un talento certo e il loro brutal death metal è davvero buono, ma se andassero leggermente più lenti sarebbero un gruppo fantastico.
I loro testi si basano sulla fantascienza, le vite aliene e la biologia, argomenti piuttosto atipici per un gruppo brutal, rivelandosi un punto di interesse notevole.
Il cantato in growl a volte aggiunge qualcosa, a volte toglie fascino alla canzone, nonostante la produzione sia buona.
Pathogenesis è un buon disco, che mostra un gruppo che può fare sicuramente molto bene, poiché i mezzi sono notevoli.
Il massacro sarà presto completato.

Tracklist :
1. Ionic Anomaly
2. Unknown
3. Exogenous Corruption
4. Aberated Antibiosis
5. Contamination
6. Cellular Shifting
7. Parasitic Mutation
8. Reshaping Life
9. Exponential Growth

Line-up:
Hannes S. – Vocals, Guitars, Bass Drums

Fabrizio Giosuè – Folk Metal: Dalle Origini Al Ragnarok

Il libro è uno dei migliori mai scritti in campo musicale, sia per la competenza davvero incredibile, sia per la voglia che fa venire di andare a tuffarsi nelle fredde onde scandinave.

Libro completissimo e scritto con grandissima passione e competenza su un genere musicale non allineato.
L’autore Fabrizio Giosuè, da grande appassionato della scena, propone un libro magistrale, puntuale e piacevole da leggere.

Molti libri musicali hanno il difetto di essere scritti in maniera approssimativa in quanto a prosa, ma non è certamente questo il caso.
Partendo da un’enunciazione programmatica sulla genesi del genere folk metal e viking metal Giosuè ci conduce per mano in un tour attraverso le nazioni, europee e non.
Quasi ogni paese, infatti, e ovviamente quelli scandinavi la fanno da padrone, ha i suoi bravi rappresentanti folk/viking e l’autore ne narra le gesta, andando anche a scovare gruppi misconosciuti ma capaci di produrre dischi di ottima fattura.
Eccezionale è il lavoro svolto sulle band più note: leggendo questo libro scoprirete cose che non sapevate anche sugli Amon Amarth o gli Enslaved; il tutto viene trattato con estrema passione e competenza spingendo anche chi non la conosce a voler sapere di più su questa musica: non è un caso che in Folk Metal abbia trovato la migliore narrazione sui Bathory che abbia mai letto.
Giosuè ha un grande gusto e una prosa davvero spigliata e convincente nel raccontarci di questa musica nordica congiunta al metal che parla di boschi, lotte fra divinità e tradizioni antichissime che vivono ancora in certi cuori.
Il folk/viking metal è un genere certamente controverso ma che porta dentro di sé un motore anti commerciale e di rivendicazione culturale che non si può non vedere.
Ancora più interessate è il legame con il linguaggio del metal che funziona da sostrato alla ricerca folkloristica.
Tutto ciò è spiegato benissimo in questo magnifico tomo che ripercorre tutto lo spettro del folk metal, anche tramite schede divulgative delle varie mitologie o approfondimenti su personaggi come Tolkien.
Particolarmente degna di nota è la sezione dedicata al folk/viking italiano, trattato con la consueta competenza e con sincero affetto, dato che Giosuè è anche il fondatore e curatore di misterfolk.wordpress.com, il migliore sito sul genere in Italia.
Leggendo dei gruppi italiani avrete più di una sorpresa e, se avrete la mente ma soprattutto gli orecchi aperti, ci sono gioie per voi in arrivo.
Prosegue poi il viaggio per le lande dell’est europeo fra le quali spicca l’interessantissima Romania, dove grazie e attraverso il folk metal si sono riscoperte parti del folkore andate quasi perse, in un paese molto legato al suo immaginario. In Russia il folk metal è tra i generi più conosciuti e seguiti, anche grazie ad una forte riscoperta della tradizione e dell’orgoglio nazionale.
Si sbarca poi in Vinland, ovvero la terra americana, scoperta ben prima dai vichinghi che dal quel tanghero di Cristoforo Colombo; a Vinland il folk scorre copioso, per poi arrivare persino all’America Latina.
E’ presente nel il libro anche un interessante excursus sul pirate metal, genere molto particolare e molto ben trattato da Giosuè.
L’opera si chiude con una bellissima serie di interviste e schede dedicate ai grandi nomi della scena, siano essi musicisti od illustratori.
Entusiasma la felicità di Giosuè, poiché essendo la sua una gioia la trasmette agli altri, ma questo è un concetto troppo cristiano, meglio dire che ci invita a gustare idromele in una taverna fumosa insieme a dei stanchi guerrieri.
Il libro è uno dei migliori mai scritti in campo musicale, sia per la competenza davvero incredibile, sia per la voglia che fa venire di andare a tuffarsi nelle fredde onde scandinave.
Da leggere assolutamente per gli appassionati e anche da parte di chi vuole scoprire una nuova frontiera, e non c’è miglior scout di Giosuè per esplorare territori inesplorati.

Crac Edizioni
http://edizionicrac.blogspot.it/
pag. 446
€ 24.00

Dead End Finland – Season Of Withering

I Dead End Finland fanno centro con il rolo melodic death grazie ad un grande vocalist ed ad un ottimo songwriting: un album tutto da ascoltare.

Nereo Rocco diceva: datemi un portiere che para e un centravanti che segna … la frase di questo grande mister, ben si adatta al disco in questione: infatti i Dead End Finland, per far piacere il loro album, hanno dalla loro delle belle canzoni ed un vocalist bravissimo, peculiarità che, in un genere inflazionato come il melodic death fanno decisamente la differenza.

I quattro ragazzi di Helsinki arrivano al secondo album dopo l’esordio, “Stain Of Disgrace” del 2011, ed il loro death melodico infarcito da abbondanti tastiere e con strizzate d’occhio a sonorità moderniste, non tralasciando puntate verso melodie vicine agli ultimi e connazionali Amorphis.
La punta di diamante del combo finnico è il vocalist Mikko Virtanen, perfetto nel growl e splendido nell’utilizzo delle clean vocals, il che, abbinato ad un ottimo songwriting, rende l’ascolto del disco una vera goduria per gli amanti di queste sonorità, una quarantina di minuti di metal trascinante che passeranno alla velocità della luce, in modo tale che non vi rimarrà che riascoltare il tutto dall’inizio.
Dai suoni moderni della title-track ai tastieroni in tipico Children of Bodom style, accompagnati da clean vocals degne di Tomi Joutsen, cantore del Kalevala in casa Amorphis, è tutto un susseguirsi di ben accolti clichè, bissati da Zero Hours, altro bellissimo esempio di metal scandinavo, dove il drumming impetuoso di Miska Rajasuo prende per mano il brano e ritorna prepotentemente protagonista anche nella durissima Silent Passage, nella quale spuntano richiami ai Dark Tranquillity.
Sinister Dream, Shape of the Mind e la conclusiva Dreamlike Silence alzano, e non di poco, il parere positivo su questo album: tre canzoni nelle quali in una quindicina di minuti viene convogliato il meglio del genere, con i Dead End Finland intenti a sparare le loro frecce avvelenate dai suoni di Amorphis, In Flames, Dark Tranquillity e primi Sentenced, mettendo la parola fine al lavoro tra i doverosi applausi, da estendere anche alla produzione da top album che rende il suono piacevolmente cristallino.
In conclusione mi permetto una considerazione: negli anni in cui il melodic death dettava legge sul mercato metallico trovarono la gloria band considerate allora fenomenali ma sicuramente di gran lunga inferiori agli attuali Dead End Finland.
Quindi fidatevi e date un ascolto a Season Of Withering.

Tracklist:
1. Season of Withering
2. Zero Hour
3. Hypocrite Declaim
4. Paranoia
5. An Unfair Order
6. Bag of Snakes
7. Silent Passage
8. Sinister Dream
9. Shape of the Mind
10. Dreamlike Silence

Line-up:
Miska Rajasuo – Drums
Santtu Rosen – Guitars, Bass
Jarno Hänninen – Keyboards
Mikko Virtanen – Vocals

DEAD END FINLAND – Facebook

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Warknife – Amorphous

Gli Warknife con il loro nuovo lavoro hanno veramente fermato l’attimo, spingendosi non troppo lontano dalla perfezione

Ora stiamo veramente esagerando (in positivo): la nostra bistrattata penisola sta diventando la culla del metal in tutte le sue forme e non esiste più regione, città o paesino dove non ci siano gruppi di altissimo livello, da prendere seriamente in considerazione.
Per esempio quella dei Warknife, da Lecce, una creatura post hardcore, evolutasi in questo secondo magnifico album, in un mostruoso connubio tra death moderno, prog e sonorità core, è solo l’ultima in ordine di tempo tra le uscite in grado di destabilizzare il mercato.
Formatasi nel 2005, con all’attivo un demo ed un primo full-length uscito nel 2009 dal titolo “Dream of Desolation”, i quattro ragazzi salentini stupiscono con Amorphous per intensità, maturità compositiva e tecnica strumentale, confezionando un lavoro superbo.
Tecnica strumentale: partendo dalla performance di Simone Mele alla sei corde, chitarrista dalla tecnica ed emozionalità unica, passando da una sezione ritmica, fondamenta del disco, sempre perfetta sia nei brani dove deve picchiare il dovuto sia nei momenti nei quali il sound si apre su scenari death-prog e composta da Cesare Zuccaro alle pelli e Daniele Gatto al Basso, si arriva a Marco Landolfo, vocalist di razza, superlativo cantore su tutto l’album.
Intensità: ogni nota di questo disco sembra di vederla uscire dagli strumenti, la tensione rimane altissima così come l’emozionalità.
Maturità compositiva: un songwriting stellare costringe non solo a sentire l’album ma a viverlo per tutta la sua durata e ad ogni ascolto si scopre sempre un dettaglio,una nota nuova; non di semplice ascolto, ma i brani sono talmente belli che si arriva alla fine con la voglia di ricominciare tutta l’esperienza dall’inizio.
The Veil Fragments è la song dove, credo, tutto quanto ho scritto viene confermato dalla musica della band, il punto più alto di questo gioiello musicale tutto da scoprire: Machine Head, Lamb of God, Dark Tranquillity e Opeth sono solo nomi che potrete trovare nei solchi dell’album ma, ad un ascolto attento, troverete molto di più.
Gli Warknife con il loro nuovo lavoro hanno veramente fermato l’attimo, spingendosi non troppo lontano dalla perfezione …
Grande album, grande band.

Tracklist:
1. Act I. Shapeless Birth
2. The Infected Enigma
3. A Bleeding Sunset
4. Behold Regression
5. A Veil Fragments
6. Act II. Shape Shifting
7. Hateseed
8. Ill Becomes Order
9. Shining Phoenix
10. F.A.I.L.

Line-up:
Cesare Zuccaro Drums
Simone Mele Guitars
Marco Landolfo Vocals
Daniele Gatto Bass

WARKNIFE – Facebook

Bologna Violenta – Uno Bianca

“Uno Bianca” è il ritratto fedele e musicato delle gesta dei fratelli Savi e complici, una delle pagine più brutte della storia italiana.

Le opere musicali non sono mero intrattenimento, o quantomeno non solo.

E ce lo dimostra in maniera molto efficace il ritorno del violentatore sonoro Nicola Manzan: Uno Bianca è il ritratto fedele e musicato delle gesta dei fratelli Savi e complici, una delle pagine più brutte della storia italiana.
Il periodo preso in considerazione è quello tra il 19 giugno 1987, data della rapina al casello di Pesaro, e il 29 marzo 1998, giorno del suicidio del padre dei fratelli Savi, Giuliano.
In mezzo tantissimo sangue, senza molto senso ad una prima occhiata. La banda della Uno Bianca uccise molti immigrati, ma anche carabinieri e gente comune, lasciando un senso diffuso di insicurezza dopo le loro scorribande.
I componenti della banda erano quasi tutti poliziotti, e anche questo non è certa una casualità. Dietro a tutto ciò vi era un disegno ben preciso, rimasto in parte oscuro, poiché gli unici condannati furono gli appartenenti alla banda, ma queste gesta vennero decise da qualcuno molto più in alto.
Se si leggono i libri, come l’ottimo L’Italia della Uno bianca di G. Spinosa, pm dell’indagine, ci si accorge che la banda armata era solo la punta dell’iceberg, in stretto collegamento con la banda belga del Brabante Vallone, dove vi erano sicuramente elementi dello Stay Behind Belga.
Manzan compie un recupero della memoria e un elettroshock per mezzo della sua musica, che si potrebbe definire symphonic grind metal noise, ma che in realtà è un pugno ben assestato in faccia alla nostra amata Italia. Accompagna il cd un libretto con la pesante cronaca delle gesta della banda, e vi assicuro che leggerlo ascoltando il cd è un qualcosa di veramente chiarificatore. Dischi come questo esulano dal discorso musicale, per andare veramente oltre, là dove la musica è impegno civile, non ostentato ma vero.
In definitiva un disco che serve davvero tanto, per non dimenticare, e per non trovare facili soluzioni, musicali e non.
Un disco disturbante per penetrare una difficile memoria.

Tracklist:
01. 19 giugno 1987 – Pesaro: rapina casello A-14
02. 31 agosto 1987 – San Lazzaro di Savena (Bo): rapina casello A-14
03. 3 ottobre 1987 – Cesena: tentata estorsione
04. 30 gennaio 1988 – Rimini: rapina supermercato Coop
05. 19 febbraio 1988 – Casalecchio di Reno (Bo): rapina supermercato Coop
06. 20 aprile 1988 – Castelmaggiore (Bo): attacco pattuglia Carabinieri
07. 19 settembre 1988 – Forlì: rapina supermercato Coop
08. 26 giugno 1989 – Bologna: rapina supermercato Coop
09. 15 gennaio 1990 – Bologna: rapina ufficio postale
10. 6 ottobre 1990 – Bologna: rapina tabaccheria
11. 10 dicembre 1990 – Bologna: assalto campo Rom
12. 22 dicembre 1990 – Bologna: attacco lavavetri extracomunitari
13. 23 dicembre 1990 – Bologna: assalto campo Rom
14. 27 dicembre 1990 – Castelmaggiore (Bo): rapina distributore
15. 4 gennaio 1991 – Bologna: attacco pattuglia Carabinieri
16. 20 aprile 1991 – Bologna: rapina distributore
17. 30 aprile 1991 – Rimini: attacco pattuglia Carabinieri
18. 2 maggio 1991 – Bologna: rapina armeria Volturno
19. 19 giugno 1991 – Cesena: rapina distributore
20. 18 agosto 1991 – San Mauro a Mare (Fc): agguato auto senegalesi
21. 28 agosto 1991 – Gradara (Ps): scontro a fuoco con due poliziotti
22. 24 febbraio 1993 – Zola Predosa (Bo): rapina banca
23. 7 ottobre 1993 – Riale (Bo): rapina banca
24. 3 marzo 1994 – Bologna: rapina banca
25. 24 maggio 1994 – Pesaro: rapina banca
26. 21 ottobre 1994 – Bologna: rapina banca
27. 29 marzo 1998 – Rimini: suicidio Giuliano Savi

Line-up
Nicola Manzan : Tutti gli strumenti.

BOLOGNA VIOLENTA – Facebook

OvO – Averno / Oblio

Ritornano gli abissi sonori di uno dei migliori gruppi italiani che ripesca due eccellenti pezzi dalle sessioni di registrazione del suo ultimo album.

Ritornano gli abissi sonori di uno dei migliori gruppi italiani che qui ripesca due eccellenti pezzi dalle sessioni di registrazione di “Abisso”.

Continua la discesa del magnifico duo Dorella – Pedretti verso gli inferi, con due brani davvero oscuri e preoccupanti.
Il primo, Averno, è proprio quello che sembra già dal titolo e proprio il lago dell’Inferno è il luogo dove ci porta il ritmo marziale e sincopato della canzone, con una voce satanica che ci guida in mezzo ai fumi.
Il secondo, Oblio, è un pezzo che spiega benissimo ciò che gli  OvO sono ora: un grande gruppo che fa molto bene musica che nessun altro suona.
Nelle loro composizioni ci sono droni, loops, atmosfere molto piene e vuoti lancinanti, si sente anche l’indiscutibile attitudine metal di Dorella.
Addirittura Oblio potrebbe essere un pezzo dei Sunn O))), e uno dei migliori anche.
Corpoc rilascia questi due pezzi in un vinile serigrafato e a tiratura limitata, oppure in download.
Scendere a sud del paradiso è piacevolissimo.

Tracklist:
1. Averno
2. Oblio

Line-up:
Bruno Dorella – tamburi, E-pad, synth
Stefania Pedretti – voce e chitarra

Riccardo Gamondi – estratti sonori

OvO – Facebook

Hollow Leg – Instinct

La musica qui incede e incide lentamente con la potenza dell’acqua, scorrendo sotterranea e trovando sempre una via per passare.

Riedizione da parte della Argonauta Records del debutto degli Hollow Leg, disco pubblicato dalla band nel 2010 e andato ormai esaurito.

Il debutto da parte di questo gruppo schiacciasassi testimonia la nascita come duo chitarra e batteria, ovvero alla sei corde Brett e alla batteria Tim. Entrambi sono originari dell’area di Boston, dove hanno militato in svariati gruppi hardcore, dato che l’hardcore a Boston lo bevi nell’acqua. Da Boston si sono poi trasferiti e Jacksonville in Florida. Qui hanno dato vita agli Hollow Leg, che da duo sono poi diventati quartetto per incidere “Abysmal” del 2013. Ma questa è un’altra storia. Instinct è un disco poderoso, un lento incedere verso qualcosa di terribile che sta proprio oltre la strada che stiamo percorrendo. La musica qui incede e incide lentamente con la potenza dell’acqua, scorrendo sotterranea e trovando sempre una via per passare. E’ stupefacente sentire quello che possono fare due persone sole, ma con le idee molto chiare su che musica fare. Sarebbe una perdita di tempo ed un spreco di energie notevole tentare di catalogare definitivamente il suono degli Hollow Leg. Sicuramente siamo dalle parti dello sludge, in quei territori che prendono vita nell’underground, e che vivono nell’umido e traggono linfa da cose viscide. Uno dei più grossi pregi di questo disco è che non annoia mai, e fa venire voglia di schiacciare play di nuovo. Gli Hollow Leg si inseriscono quindi nel filone dello sludge americano, che ha sempre dato gioie a noi ascoltatori viziosi, ma si distinguono per un suono ed una composizione molto personale. Grande merito va dato all’Argonauta Records che ha ristampato il cd in 300 copie con un libretto lussuoso. Perchè non poter sentire questa chicca era proprio un gran peccato.

Tracklist:
1 Caretaker
2 Shattered
3 The return
4 The source
5 Bacchus
6 Nothing left
7 Spit in the fire
8 Warbeast
9 Grace
10 Wayside

Line-up:
Brett : voce e chitarre
Tim : batteria

HOLLOW LEG – Facebook

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OvO – Abisso

Abisso. Suoni neri, demoni africani, extra normalità, infelice pungiglione di uno scorpione che uccide piangendo, grida dall’abisso.

Tornano a risvegliare ciò che deve stare sopito Bruno Dorella e Stefania Pedretti, per tutti gli OvO.

Questo disco è un abisso, uno sprofondare a volte cosciente a volte no in territori di soffici incubi, accompagnati dalla saggezza sperimentale ed avanguardistica di questo demoniaco duo.
Il quid di questo disco è però l’africanità, molto presente nel ritmo. Africa di terrore, di notti buie nella savana, di cacce a uomini ed animali. In questa incessante ed incombente opera non sono soli, sono solidali e complici Rico Gamodi dei Uochi Toki, Alan Dubin dei Khanate, Carla Bozulich e i suoi Evangelista, e nella fase di registrazione e missaggio c’è stato l’aiuto di Giulio Favero. Questo disco è stato ispirato sia da “Alchimia & Mistica” di Alexander Robb nella splendida edizione della Taschen, sia dall’Eneide (i capolavori classici sono esenti da virgolette) e dai racconti di E. A. Poe.
Ma l’intensità e la ferocia è tutta degli OvO. Tredici anni di carriera correndo sempre in avanti, cercando nuove soluzioni, trovando vecchi incubi. OvO è sempre stato un progetto interessante e fuori da qualsiasi schema, anche di quello del circuito alternativo. Abisso segna un cambiamento introdotto dall’uso di campioni, batterie elettroniche, registrazioni ambientali e sintetizzatori, alzando l’asticella.
Dopo l’ultimo lembo di estremo, gli OvO.

Tracklist:
1 Harmonia Microcosmica
2 Tokoloshi
3 I Cannibali
4 A Dream Within A Dream
5 Harmonia Macrocosmica
6 Aeneis
7 Abisso
8 Pandemonio
9 Ab Uno
10 Fly Little Demon

Line- up:
Bruno Dorella : batteria e tanto altro.
Stefania Pedretti : chitarra e tantissimo altro.

From Oceans To Autumn – A Perfect Dawn

Grande band di post rock, ma quante emozioni sono escluse da questa fredda, seppur esaustiva, definizione ?

Ascoltando i From Oceans To Autumn se ne provano molte di emozioni, con un post rock o diversamente rock alla maniera degli Isis e dei Rosetta, suonato con vigore, potenza e melodia.

Non si può rimanere indifferenti a questa musica, a questa ricerca della bellezza sonora, e ve n’è davvero bisogno di bellezza in questo putridume di mondo. A Perfect Dawn porta molto lontani, laddove l’aria è più rarefatta e il nostro stanco corpo è più leggero, più permeato di anima. Il nome del gruppo è riferito alla città di Charlotte nel North Carolina, dove si passa dall’oceano alle montagne in breve tempo. In questo spazio compreso tra mare e terra, c’è posto per un grande post rock che si fonde con l’ambient. La produzione rende al meglio la potenza dei From Oceans To Autumn, senza far cmai perdere la loro capacità di emozionare. Se il vostro cuore e il vostro cervello ancora si struggono per la musica, questo disco vi darà grandi gioie. Il cd è anche la terza uscita targata Argonauta Records, la prima che non sia dei Varego, il cui il chitarrista Gero è l’anima dell’etichetta. E come prima uscita è davvero notevole e da tenere d’occhio assolutamente. L’album uscirà l’11 novembre.

Tracklist :
1 Aurora
2 Zenith
3 Eos
4 Halo
5 Visible light
6 Legend
7 Split Sky
8 The Absolute
9 The illusion of a Moving Sun
10 Faultless

Line-up:
Brandon
Eddie
Jodi
Allen

FROM OCEANS TO AUTUMN – Facebook

Plateau Sigma – White Wings Of Nightmares

Viene un po’ difficile spiegare, a qualcuno che non l’ha mai provato, il brivido malinconico che regala un certo doom metal, quella dolce decadenza, morte eppur poesia.

Provenienti dall’estremo lembo di Liguria che si chiama Ventimiglia, i Plateau Sigma nascono alla fine dell’inverno del 2010 per iniziativa di Manuel Vicari e Nino Zuppardo.

Manuel ha appena interrotto la sua militanza negli Screaming Jesus, un gruppo di dark wave, e con i Plateau Sigma torna alle sue radici doom. Il loro suono è un doom venato di death ed heavy metal, molto vicino allo stile francese anni ottanta. Ci sono parti cantate in growl quando l’atmosfera si appesantisce, ed invece parti cantate molto bene nei passaggi più atmosferici. I Plateau Sigma riescono benissimo nell’intento di regalare emozioni all’ascoltatore, portandoci ora in lande desolate, ora in profonde tombe. In questi ultimi tre anni il gruppo si è sicuramente evoluto, questo disco è già maturo e contiene composizioni studiate molto bene. Viene un po’ difficile spiegare, a qualcuno che non l’ha mai provato, il brivido malinconico che regala un certo doom metal, quella dolce decadenza, morte eppur poesia. Come ritorno alle scene della Beyond Prod. non c’è niente male, anzi gran colpo. Ventimiglia entra prepotentemente nella mappa del doom metal, e lo fa con un’eccellenza.

Tracklist:
1. In the air
2. Lunar stream hypnosis
3. Dreaming to dissolve
4. The cult of Mithra
5. Maira and the Archangel

Line-up:
Nino Zuppardo – Drums, Vocals
Manuel Vicari – Guitars, Vocals
Francesco Genduso – Guitars, Vocals
Maurizio Avena – Bass

PLATEAU SIGMA – Facebook

Varego – Blindness Of The Sun

Ritornano i liguri Varego, con un ep di quattro pezzi.

Questo ep è un capolavoro per intensità, varietà, è un’epifania esoterica. Prodotto dalla sapiente mano di Billy Anderson, già longa manus per Sleep e Eyehategod, Blindness Of The Sun è un disco che piacerà tantissimo a chi aveva già apprezzato Tvmvltvm.

Anche qui i Varego giocano benissimo con il medium del concept album, dato che Blindness Of The Sun
è la continuazione esoterica del precedente concept album. Si parte con Hesperian, un pezzo massiccio nel quale i Varego passano con disinvoltura da un genere all’altro, finendo addirittura con potenti stacchi death metal ; si può tranquillamente affermare che Hesperian sia uno dei migliori pezzi mai composti dai ragazzi liguri: “hesperian” è l’occidente, la linea dalla quale sorge il Sole, luogo femminino di concezione.
Legata alla precedente traccia da un outro/intro arriva Secrets Untold, dove continua il tono epico di questo ep, con la chitarra che descrive un riff in stile doom, ma molto più veloce, confermando che lo stile chitarristico di Gero e di Alberto è inconfondibile. Alla batteria c’è il solito grandissimo lavoro di Simone Lepore, che congiuntamente a Marco Damonte al basso fa sempre faville. Al terzo minuto di questa traccia c’è uno stacco che fa diventare il pezzo molto arioso, per poi tornare alla consueta durezza poco dopo. Rimane nell’aria un sentore di rivelazione, di segreto svelato.
Nel terzo pezzo i Varego si avvalgono della speciale collaborazione del sassofonista Giovanni Sansone, già con Casino Royale e La Crus, che aggiunge alla canzone un sapore molto speciale. Con l’aggiunta di questo sax free jazz, i Varego ci fanno intravedere la possibilità che la loro carriera sfoci nella sperimentazione, cosa auspicabile, poiché i ragazzi possiedono tutti i requisiti necessari.
Davvero un gran bel pezzo, un vero volo del nostro io.
Per il quarto e definitivo pezzo ecco arrivare la sacerdotessa Jarboe: per chi non la conoscesse, basti dire che è stata la fondatrice degli Swans, e che tutta una certa scena musicale, dai Neurosis ai A Perfect Circle, l’ha avuta come straordinaria collaboratrice. Ascoltando Of Drowning Stars potrete comprendere meglio il concetto. Questa canzone è come un summa di tutto ciò che hanno creato fino ad adesso i Varego, che già hanno nei loro ranghi la grande voce di Davide Marcenaro, ma con Jarboe si arriva sulle stelle. Il tappeto sonoro è in puro stile Varego, mentre il cantato della signora americana è celestiale e terribile al tempo stesso, come potrebbero essere delle stelle sommerse.
Ci troviamo quindi di fronte ad uno dei migliori dischi mai usciti in Italia in un ambito musical-esoterico che non ha nulla di commerciale, ma è anzi un viaggio iniziatico, per chi desidera intraprenderlo. Quattro pezzi che hanno al loro interno un numero infinito di mondi e di aperture verso altre dimensioni. Da rimarcare anche, per chiudere un cerchio già perfetto, la magnifica copertina di Marco Castagnetto, un’altro che s’intende di aprire mondi e dimensioni.

Tracklist:
1 Hesperian
2 Secrets Untold
3 The flight of the I
4 Of drowning stars

VAREGO – Facebook

VAREGO

Se vi piace la musica cerebrale, ma siete metallari dentro, se gli Alice in Chains vi hanno scavato un solco dentro, i liguri Varego sono il gruppo giusto per voi. Di seguito trovate la piacevole chiacchierata con Gero, chitarrista dei suddetti Varego, un gruppo che va sicuramente oltre la musica e che ci stupirà nel futuro.

iye Potete spiegarci la storia dietro al disco ? Sembra un concept album …

Ciao Massimo, sì, è un vero e proprio concept album, anzi, a dirla tutta, sono i Varego stessi ad essere una “concept band”, se mi passi l’espressione. “Tvmvltvm” è, infatti, una prima parte di una lunga storia che esploreremo con successivi lavori e che si ramificherà in diverse direzioni. A livello generico, per non entrare troppo nel dettaglio, qui si affronta l’incipit di un lungo percorso che ha come fine ultimo l’interfacciarsi dell’Uomo con l’infinità dell’Universo. Tutto ruota attorno alla figura di un negromante, che svela un percorso mistico di trasmutazione.

iye A mio avviso avete una grande influenza dal grunge anni ’90, quali sono i vostri punti di riferimento del genere ?

Per noi è un grande complimento, abbiamo vissuto in pieno l’età d’oro del grunge, la sua esplosione negli anni’90, quando c’erano band selvagge e cariche di belle speranze. La grandiosità della scena grunge era nella differenziazione della proposta, al tempo stesso però riconducibile a determinate caratteristiche di base come la genuinità e la freschezza delle varie band. La nostra formazione musicale viene anche da qui e per la precisione posso citare due band in particolare, ossia gli Alice in Chains, per la loro carica emotiva, e i Soundgarden, per l’impatto sonoro.

iye Raccontateci il vostro lavoro con Billy Anderson, uno che ne ha fatta musica …

Sì, ed è stata una grande soddisfazione a livello professionale, sapere di lavorare con una persona che nei suoi studi ha ospitato leggende viventi come Cathedral, Brutal Truth, Fantomas (tra le altre decine che potrei citare) è una cosa che ti riempie di orgoglio. Nello specifico sono stati due mesi di collaborazione intensa, in cui le nostre anime si sono alimentate vicendevolmente con opinioni, idee e consigli di ogni tipo, per poter generare al meglio il mostro che avevamo in mente. Billy Anderson si è dimostrato da subito empatico con le nostre richieste, dando poi il suo fondamentale tocco, unico e professionale, all’album.

iye Lovecraft e i suoi miti maledetti risuonano molto nella vostra musica, come potete descrivere il vostro rapporto con il grande misantropo ?

Lovecraft ha avuto un’importanza formativa a livello di gusti e preferenze non solo letterarie, ma anche musicali appunto. Essendo un autore che si scopre in gioventù, per forza di cose non riesci più a liberartene, i suoi scritti ti catturano e ti avvolgono e sei quasi costretto ad estrapolare un valore ulteriore, dai tratti universali, che va oltre al semplice significato letterario dei racconti. Nello specifico, nel nostro album Lovecraft è un pretesto per ambientare la narrazione in un mondo al tramonto, cosparso di insidie e di terribili verità provenienti da altre dimensioni e pronte a travolgerci.

iye Cosa vi aspettate da questo disco ?

Riteniamo che la realizzazione di un album non sia un punto di arrivo, ma un punto di partenza, un mattone importante su cui costruire i passi successivi, a maggior ragione nel nostro caso, visto che si tratta del primo lavoro. Stiamo lavorando per poter diffondere il più possibile “Tvmvltvm” presso i tradizionali canali di vendita, abbiamo ottenuto la collaborazione di prestigiosi partner di caratura internazionale e da qui vogliamo partire per avere solide basi nel futuro più prossimo. Stiamo inoltre portando avanti la nostra label www.argonautarecords.com, con l’intento di farla diventare un polo per le sonorità Post Metal e derivati.

iye I vostri testi sottintendono molto di più di quello che dicono, vi definireste esoterici nel vero senso della parola ?

Direi di sì, intendendo il termine “esoterico” nella sua accezione più radicale e pura, nulla a che vedere con le baggianate dei nostri giorni quali cartomanzia o astrologia, con i cosiddetti “maghi da tv”. L’uomo per sua natura tende al soprannaturale e alla ricerca della divinità. Questi aspetti non sono intuibili grazie ai soli sensi fisici, ma devono esser ricercati nella parte più profonda e autentica di noi stessi e non all’esterno.

iye Se ne aveste la possibilità con chi vorreste suonare dal vivo ?

Siamo autentici divoratori di musica e potrei citarti decine di band che stimiamo e con cui vorremmo condividere il palco. Per cui, evitando così un elenco infinito, esagero e vado dritto al sodo: Tool, Kyuss, Neurosis, Mastodon, Pink Floyd e Doors.

iye Le vostre ultime delusioni musicali ?

Generalmente ci avviciniamo alle band che ci incuriosiscono praticamente conoscendo già tutto di loro, per cui ci è difficile esprimere giudizi negativi su questo e quell’album di cui a grandi linee sapevamo già cosa aspettarci. Rovescio però la tua domanda e ti cito invece un lavoro che ci ha sorpreso molto positivamente, avendo comunque sempre apprezzato la band, ossia il recentissimo OM, in cui la violinista Jackie Perez Gratz degli Amber Asylum ha fatto un lavoro da lacrime agli occhi tanta è la sua eleganza.

iye E’ pronto il vostro primo video ?

Ci stiamo lavorando, non è semplice, in quanto anche qui come per l’album stiamo impostando tutto in base alla logica del “do it yourself”, abbiamo molte idee e molte energie, aspettiamo il momento opportuno per canalizzarle al meglio. Siamo decisamente molto più avanti invece con i brani nuovi, che andranno a costituire un cd dalla media durata e per il quale ci avvarremo nuovamente della collaborazione di Billy Anderson. In più vedrà la presenza di uno special guest d’eccezione con cui abbiamo avuto il piacere di entrare in contatto grazie proprio al nostro album, ma di cui al momento non possiamo anticipare nulla, ma solo per ragioni scaramantiche, sia chiaro.

iye Grazie per la pazienza, ciao Gero e ciao Varego !!!

Figurati, è sempre un piacere avere la possibilità di entrare nel dettaglio della nostra musica, grazie piuttosto a te per la splendida recensione al nostro album Tvmvltvm e a IYEzine per l’opportunità concessaci con questa intervista.

Southern Drinkstruction – Drunk Till Death

Non c’è nemmeno bisogno di una reunion dei Pantera, ce li abbiamo noi.

Immaginate i caduti della battaglia di Gettysburg che, posseduti dai Pantera, dai Texas Hippie Coalition e dal demonio del thrash metal, invadono il mondo, una bandiera sudista garrisce al vento e il sangue scorre..

Tutto questo e molto di più sono i Southern Drinkstruction di Roma, una banda di alcolisti sonori che mischiano southern metal, thrash, heavy e death metal in un blend unico, potentissimo e molto ma molto piacevole.
I ragazzi sono al terzo episodio su supporto fonografico, dopo l’Ep “Southern Drinkstruction” del 2007, il full-length “Drink With Us” del 2009, di cui sono fiero possessore, e l’attuale Drunk Till Death.
Il disco è una botta sonora notevole, metal fatto con una freschezza ed una passione davvero invidiabile, la potenza non viene mai meno e il tutto è davvero molto coinvolgente.
Io ascolto molto metal e spesso mi capitano ottimi dischi, a volte mediocri, a volte pessimi, nonostante il grande impegno, ma questo è un disco che sento in macchina la mattina, quando mi bevo delle birre la sera, e mi fa tornare in mente i tempi dei Pantera, dei racconti di Valerio Evangelisti, il gusto del metallo e della sabbia.
I Southern Drinkstruction sono uno dei migliori gruppi italiani del genere e hanno una grande autoironia, cosa che a volte nel metal difetta; dalle paludi cajun, dai vicoli di New Orleans, dalle sabbie dell’Arizona, ecco spuntare i Southern Drinkstruction.
Non c’è nemmeno bisogno di una reunion dei Pantera, ce li abbiamo noi.
In beer we trust.

Tracklist:
1. Drunk Till Death
2. On Your Knees
3. 6-Strings Skull
4. Dirty Sanchez
5. Evil Skies
6. Nasty Jackass
7. Redneck Zombie Distillery
8. Motor 666
9. Cumming in Socks
10. Drink Whiskey, Make Justice!
11. The Man With No Name
12. Slide Or Die!
13. Death Bells

Line-up:
Eddie Vagenius – Drums
Pinuccio “Ordnal” Landro – Guitars
Southern Bastard – Vocals
Zorro – Bass

SOUTHERN DRINKSTRUCTION – Facebook