Dool – Oweynagat

Non resta che attendere i Dool alla prima prova su lunga distanza: le premesse fanno presagire qualcosa di speciale.

A forza di parlare bene di tutto quanto viene sfornato con il marchio Prophecy, qualcuno potrà pensare persino che io sia al soldo del mio quasi omonimo Stefan.

In realtà, l’unico beneficio non da poco che ne traggo (e con me tutti gli appassionati di musica) è quello di imbattermi in album eccellenti da parte di realtà consolidate, oppure avere la possibilità di scoprire novità fresche e sfolgoranti come questi Dool.
Trattasi di un quintetto proveniente da Rotterdam, nel quale sono confluiti diversi musicisti già discretamente noti nella scena rock/metal dei Paesi Bassi, come la cantante Ryanne Van Dorst (Elle Bandita), il batterista Micha Haring ed il bassista Jacob Van De Zande (The Devil’s Blood) ed i chitarristi Reinier Vermeulen (The New Media) e Nick Polak (Gold).
Oweynagat è un singolo che prepara il terreno al full length programmato per l’inizio del 2017, ma basta ed avanza per far drizzare le antenne agli ascoltatori più attenti: infatti il brano, che spazia dal punk rock di cui la vocalist è portatrice, fino alla darkwave e all’alternative metal, si rivela davvero brillante per intensità e melodia, e l’interpretazione convincente della Van Dorst è supportata da un gran lavoro della band, che trova finalizzazione nello splendido crescendo chitarristico finale. Ma non finisce qui: la canzone viene riproposta subito dopo in una versione acustica (con il sottotitolo Inside The Cave Of The Cat), riuscendo ad apparire persino superiore a quella originale: le atmosfere rarefatte, un’altra prova vocale vocale magnifica ed un arrangiamento di rara eleganza spiazzano, meravigliano ed inquietano allo stesso tempo.
Non resta che attendere i Dool alla prima prova su lunga distanza: le premesse fanno presagire qualcosa di speciale.

Tracklist:
1. Oweynagat
2. Oweynagat – Inside The Cave Of The Cat

Line-up:
Ryanne van Dorst – vocals
Micha Haring – drums
Job van de Zande – bass
Reinier Vermeulen – guitar
Nick Polak – guitar

DOOL – Facebook

Stench Price – Stench Price

Venti minuti di musica fuori dagli schemi e alquanto coraggiosa, da ascoltare e valutare con la dovuta calma, ma sicuramente meritevole della dovuta attenzione.

Un’esplosione di suoni e colori che vanno dal rosso sangue del grind più estremo a quelli che formano un arcobaleno di tonalità, come i generi ripresi, samba, bossa e lounge music.

Venti minuti alle prese con in un sound che più eccentrico non si può, accompagnati dai tre musicisti che formano la band dei Stench Price (Peter Shallmin al basso, Max Konstantinov alla sei corde e Romain Goulon alle pelli) più una serie di ospiti che si danno il cambio al microfono in questo che è l’esordio.
Sei brani e sei collaborazioni illustri, come Danny Lilker (Nuclear Assault, SOD, Brutal Truth) su Living Fumes che da inizio alle danze, devastante nella sua parte estrema, irresistibile quando i ritmi si fanno caldi e danzerecci.
Si continua ad esplorare metal estremo e musica tradizionale, mentre Rogga Johansson, Karina Utomo, Dave Ingram (Benediction, Bolt Thrower), Max Phelps (Exist, Cynic), Shawn Knight si danno il cambio su questi sei deliri estremi che spaziano per i generi con un tocco progressivo, ricordando le opere dei Cynic e Atheist, anche se il metal qui è molto più estremo.
I pezzi sono stati registrati, mixati e masterizzati all’interno dei leggendari The Morrisound Recordings Studios di Tampa, per un risultato eccellente.
Un’opera controversa che la si ama o la si odia, ma che non lascia sicuramente indifferenti, venti minuti di musica fuori dagli schemi e alquanto coraggiosa, da ascoltare e valutare con la dovuta calma, ma sicuramente meritevole della dovuta attenzione.

TRACKLIST
1. Living Fumes (ft. Dan Lilker of Brutal Truth)
2. Furnaces Burn (ft. Rogga Johansson of Paganizer)
3. Pressure (ft. Karina Utomo of High Tension)
4. 4.27.15 (ft. Max Phelps of Cynic)
5. The Genocide Machine (ft. Dave Ingram of Hail of Bullets)
6. The Vitality Slip (ft. Shawn Knight of Child Bite)

LINE-UP
Peter Shallmin – Bass
Max Konstantinov – Guitars
Romain Goulon – Drums

Danny Lilker (Nuclear Assault, SOD, Brutal Truth)
Dave Ingram (Benediction, Bolt Thrower etc.)
Shawn Knight (Child Bite)
Rogga Johansson (Ribspreader, Paganizer, Demiurg)
Max Phelps (Exist, Cynic, Death DTA Tours)
Karina Utomo (High Tension)

STENCH PRICE – Facebook

Reanimator / Soul Collector – In Union We Thrash

Per i thrashers che vanno oltre ai soliti nomi uno split album da non sottovalutare e che, al netto dei dettagli negativi riscontrati nei pur bravi Soul Collector, è ampiamente consigliato.

Un buono split album arriva dalla Defense Records che ci presenta due gruppi dediti al thrash metal old school, i polacchi Soul Collector ed i canadesi Reanimator.

Tre brani più intro per la band dell’est europeo, attiva da quasi una decina d’anni e con un full length alle spalle nel2014 (Thrashmageddon) e con la voglia di rinverdire i fasti del thrash Bay Area, rivisto alla Soul Collector.
E allora vi troverete al cospetto di tre brani medio lunghi, molto vari nelle ritmiche e con non disdegnano un’attitudine punk ottantiana travolta da una valanga di riff e solos di scuola Exodus.
Molto bravi sotto l’aspetto tecnico, lasciano qualcosa in una prestazione vocale che, a mio parere, non valorizza il grande lavoro degli strumenti: appena sufficiente nel complesso ma davvero fuori luogo nell’uso di un falsetto che sta nel sound come i cavoli a merenda.
Questione di gusti, ma i brani qui presentati avrebbero potuto avere un giudizio migliore, rimanendo nella piena sufficienza ma nulla più.
Discorso che cambia con i canadesi Reanimator una band di cui vi avevamo parlato sulle pagine di Iyezine lo scorso anno in occasione dell’uscita del loro secondo full length, quel Horns Up che risultava un lavoro devastante, ben fatto e potentissimo.
Il gruppo non rallenta e continua la sua folle corsa in sella ad un thrash metal che non disdegna accelerate speed e sfuriate thrash’n’roll che stringono i nostri bassifondi in una morsa letale.
A tratti travolgenti nelle ritmiche (Beyond That Burning Mask e Tempted by Deviance) capitanati da un singer che è una forza della natura (Patrick Martin), il gruppo del Quebec sa scrivere canzoni che puntano al sodo e ti si piantano nella testa come chiodi sparati dall’attrezzo apposito, travolgenti come nel lavoro sulla lunga distanza dello scorso anno si confermano come una delle migliori realtà del genere in ambito underground.
Per i thrashers che vanno oltre ai soliti nomi uno split album da non sottovalutare e che, al netto dei dettagli negativi riscontrati nei pur bravi Soul Collector, è ampiamente consigliato.

TRACKLIST
1. Soul Collector – It Is Time (Intro)
2. Soul Collector – The Pledge
3. Soul Collector – Never Enough
4. Soul Collector – 1968
5. Reanimator – Peaceful Eradication
6. Reanimator – Beyond That Burning Mask
7. Reanimator – The Abominautor
8. Reanimator – The Mosh Master
9. Reanimator – Rush for the Mosh
10. Reanimator – Tempted by Deviance

LINE-UP
Reanimator :
Fred Bizier – Bass
Francis Labelle – Drums, Vocals
Joel Racine – Guitars
Patrick Martin – Vocals
Ludovic Bastien – Guitars

Soul Collector:
Zmarly – Guitars
Don Vito – Vocals
Iron – Guitars
Dave Kuznik – Drums

REANIMATOR – Facebook

The Ghost I’ve Become – Hollow

Un lavoro fugace per durata ma prezioso per contenuti: The Ghost I’ve Become è un bellissimo monicker per una band la cui prima prova su lunga distanza potrebbe sconvolgere a breve le gerarchie del genere.

Hollow è un breve ep che costituisce il passo d’esordio dei finlandesi The Ghost I’ve Become.

Trattandosi di un lavoro immerso mani e piedi nel gothic death doom melodico, la provenienza geografica dei suoi autori rimanda automaticamente agli imprescindibili Swallow The Sun e susseguente genia, ma sarebbe riduttivo limitarsi a questo semplice paragone, specialmente quando il livello compositivo esibito è elevatissimo come in questo caso.
E’ da rimarcare, infatti, come la band proveniente dal nord della Finlandia (Oulu, nella parte alta del Golfo di Botnia) in questi intensi venti minuti metta a frutto sicuramente la lezione degli influenti connazionali, prendendo però anche il giusto dalla scuola americana (Daylight Dies) ed esibendo un gusto melodico ed una sensibilità di tocco che rimanda ai grandi Hamferð.
Ne consegue che, grazie a tale mirabile sintesi stilistica, questo breve ep si preannuncia come la probabile epifania di un’altra stella nel panorama del doom estremo: il quintetto finnico mette in mostra una tecnica solidissima, al servizio di uno stile compositivo che non prevede passaggi interlocutori ma soltanto momenti ricchi di malinconico pathos.
Da notare la presenza in line-up di Waltteri Väyrynen, giovane batterista che da quest’anno fa parte in pianta stabile niente meno che dei Paradise Lost, il che depone a favore di capacità tecniche oltre la media, ma i suoi compagni non sono affatto da meno, a partire dal bravissimo Jomi Kyllönen, a suo agio sia con evocative clean vocals che con un roccioso growl.
Un lavoro fugace per durata ma prezioso per contenuti: The Ghost I’ve Become è un bellissimo monicker per una band la cui prima prova su lunga distanza potrebbe sconvolgere a breve le gerarchie del genere.

Tracklist:
1.Forever Gone
2.Cold, My Sweet Delight
3.Behind the Curtain

Line-up:
Vocals – Jomi Kyllönen
Guitars – Lauri Moilanen
Guitars – Joonas Kanniainen
Bass – Aku Varanka
Drums – Waltteri Väyrynen

THE GHOST I’VE BECOME – Facebook

Morbo / Bunker 66 – Into The Morbo Bunker

Uno split che dura poco, ma che in dodici minuti esprime più cose che alcuni dischi doppi, con un fantastico thrash cupo.

Split programmatico di cosa potete aspettarvi dalla Doomentia Records: thrash metal fuori moda e come se piovesse.

In questo split uniscono le forze gli italiani Morbo e Bunker 66, per dodici minuti di thrash a centomila all’ora, fuori moda e potentissimo. Queste band sono due grandissimi gruppi underground che fanno musica per chi vuole sentirla senza voler piacere a nessuno. I Morbo propongono un thrash più orientato verso il death,di notevole effetto con una produzione che lascia il giusto spazio al suono vintage. Ascoltandoli sembra di tornare a quei dischi di gruppi americani anni novanta a cavallo tra thrash e death, ma i Morbo da Roma sono anche meglio. Le scelte all’interno delle loro canzoni sono tutte azzeccate, e vanno come dei treni.
La seconda parte dei questa associazione a delinquere sono i siciliani Bunker 66, che saranno già sicuramente noti a chi ama un metal grezzo totalmente anni ottanta. I Bunker 66 hanno visto il ritorno del loro cantante originale Schizo, e questa è la loro prima registrazione assieme dopo il ritorno. Il loro suono in questi due pezzi si avvicina ancora di più all’hardcore e al thrashcore anni ottanta e novanta. Il loro suono è sempre assai notevole, e a mio modesto avviso sono uno dei gruppi migliori nel settore. Uno split che dura poco, ma che in dodici minuti esprime più cose che alcuni dischi doppi, con un fantastico thrash cupo. Musica grezza, metallica e incredibilmente bella, per metalliche teste malate.

TRACKLIST
1. Morbo – Per Legem Mortuorum
2. Morbo – Cross Tormentor
3. Bunker 66 – The Merciless March
4. Bunker 66 – The Force

LINE-UP
Bunker 66
Damien Thorne – Bass, Vocals
Desekrator of the Altar – Drums
Bone Incinerator – Guitar

Morbo
Mirko – Vocals
Andrea – Guitars

DOOMENTIA – Facebook

Szarlem / Drengskapur – Ritual

Un 7″ per per fans accaniti, un modo per conoscere due realtà dalla forte impronta underground in un genere che solo nel sottobosco ritrova la sua vera natura.

La Folte Records ci presenta questo split che vede in azione due black metal band tedesche: la one man band Szarlem e il duo berlinese Drengskapur.

Un brano a testa per questo 7″ dall’attitudine che definire underground è un eufemismo: il primo, In the Glare of Fire, vede protagonista Avenger, polistrumentista attivo sotto il monicker Szarlem da una decina d’anni ed una discografia che, oltre ad una manciata di lavori minori, vede il nostro alle prese con due full length: Night of Blood uscito nel 2008 e Black Medieval Battle Hymns licenziato tre anni orsono.
Black metal oscuro e dalla forte connotazione occulta, un mid tempo atmosfericamente freddo ed uno scream disperato rendono il brano pregno di sfumature estreme e misantropiche, Avenger ci prende per mano e ci accompagna nel suo mondo dove la luce è solo un ricordo e l’oscurità domina.
Davvero inquietante lo scream, pura disperazione di un’anima tormentata dai demoni, mentre il sound non si discosta da un mid tempo raggelante, nel complesso una song affascinante.
Mitternachtsstund è il brano proposto dal duo berlinese Drengskapur, attivo dai primi anni del nuovo millennio e con tre album alle spalle incisi nell’arco di sette anni tra il 2006 ed il 2013 ( Geist der Wälder, Von Nebel umschlungen e Der Urgewalten Werk).
Formato da Wintergrimm (voce e chitarra) e Hiverfroid alle pelli, il combo produce un sound raw black metal ispirato alla natura e al paganesimo, sicuramente dalla forte attitudine ma estremamente consolidato nei cliché del genere evil per antonomasia.
Un 7″ per per fans accaniti, un modo per conoscere due realtà dalla forte impronta underground in un genere che solo nel sottobosco ritrova la sua vera natura.

TRACKLIST
Side A
1. Szarlem – In the Glare of Fire
Side B
2. Drengskapur – Mitternachtsstund’

LINE-UP
Szarlem
Avenger – All instruments, Vocals

Drengskapur
Wintergrimm – Vocals, Guitars
Hiverfroid – Drums

http://www.facebook.com/Drengskapur.de?fref=ts

Killin’ Baudelaire – It Tastes Like Sugar

Ora sta a voi lasciarvi ammaliare musicalmente dalle Killin’ Baudelaire, aspettando nuovi sviluppi e godendovi questo ottimo It Tastes Like Sugar.

Quattro brani bastano per entrare nei cuori dei giovani ascoltatori cresciuti ad alternative rock ?
Ascoltando questo primo ep delle Killin’ Baudelaire direi di si.

Le quattro bellissime (ma non solo) musiciste, debuttano con addosso gli occhi puntati degli addetti ai lavori: il loro It Tastes Like Sugar sta creando molte aspettative, assolutamente ben riposte visto il potenziale altissimo dei brani racchiusi nell’ep.
Prodotta da Titta Morganti, la band si destreggia tra la materia alternative con ottima padronanza del sound ed un buon uso dei ferri del mestiere: è un rock che non manca di graffiare, partendo da lontano e assumendo l’indole stradaiola infarcita di soluzione metalliche, ma nel suo viaggio lungo il nuovo millennio si riveste di soluzioni alternative, rendendosi appetibile a più palati, ed esaltandosi con melodie catchy, refrain ruffiani e tanto appeal.
In verità le tracce inedite sono tre (Summertime Sadness è la cover di un brano di Lana Del Rey) e letteralmente fanno faville con chorus perfettamente incastonati nel rock che si incendia di liquido metallico, ritmi che lasciano al groove il comando delle operazioni e chitarre che non lasciano dubbi sulla voglia di lasciare il segno del quartetto.
Aggiungete un monicker originale, un titolo che lascia alla fantasia di ognuno di noi la giusta interpretazione su un argomento delicato come l’amore (“è‘ un gioco di parole che lega immediatamente all’immagine, ma che secondariamente vuole riferirsi al concetto dell’Amore. Un Amore che si supponga sappia di zucchero, ma che come ogni umana manifestazione, possiede anche un lato oscuro…”), ed il gioco è fatto.
Ora sta a voi lasciarvi ammaliare (musicalmente) dalle Killin’ Baudelaire, aspettando nuovi sviluppi e godendovi questo ottimo It Tastes Like Sugar.

TRACKLIST
1. Wasted
2. The Way She Wants
3. Summertime Sadness (Lana Del Rey Cover)
4. Riddle

LINE-UP
Gloria Signoria – Vocals and Bass
Martina Nixe Riva – Guitar
Francesca Bernasconi – Guitar
Martina Cleo Ungarelli – Drums and Vocals

KILLIN’ BAUDELAIRE – Facebook

Excuse – Goddess Injustice

Goddess injustice è un ep rivolto a chi ama lo speed metal classico, ma sarà apprezzato dai thrashers.

Puro e furioso speed metal finlandese come avrebbero voluto farlo tanti gruppi negli anni ottanta, senza esito positivo perché non avevano la classe e la carogna di questi ragazzi.

Secondo episodio su supporto fonografico per questo gruppo che ha esordito nel 2013, e si è subito fatto breccia nel cuore di tanti metallari. Gli Excuse in realtà scuse non ne fanno e vanno velocissimi, con un impianto sonoro che ricorda sì come detto sopra lo speed metal anni ottanta, ma varia per alcuni elementi originali che ci sono, diciamo simili, ma molto meglio, rispetto a gruppi thrash recenti come i Municipal Waste. Dischi come questo fanno la gioia dei veri metallari e di tutti coloro che vogliono sentire un disco che diverte, anche grazie ad una grande potenza, perizia e velocità. Questi finlandesi sanno come far pogare la gente e con questo ep dovrebbero conquistare una più ampia fetta di pubblico, anche perché il loro genere di riferimento non è così inflazionato, ma soprattutto manca di gruppi validi come loro. Infatti per pubblicarli si sono unite due etichette come la Shadow King e la Hellsheadbangers che di metal vero ne sanno molto. Goddess Injustice è un ep rivolto a chi ama lo speed metal classico, ma sarà apprezzato dai thrashers.

TRACKLIST
1.Obsessed… With The Collapse Of Civilization
2.Breaking News (We Told You So!)
3.Invitation From Beyond
4.Baphomet

Solar Mass – Pseudomorphosis

Gran bel debutto, con un metal ottantiano ossessivo e potente.

Death speed metal primitivo e molto vicino allo spirito hardcore.

Questi neozelandesi pubblicano il loro debutto prima in cassetta, in seguito uscirà il mini lp e per ultimo il cd. Tutto per la Iron Bonehead Productions, che ha molto fiuto nello scovare gruppi metal brutali, lineari e fedeli alla linea. Il loro suono è un concentrato di metal, dallo speed al death, passando per cose più vicine allo spirito thrash hardcore, senza disdegnare passaggi più lenti, il tutto in pieno spirito anni ottanta, che sta tornando prepotentemente. Gli anni ottanta stanno tornando in molti ambiti, dalla musica ai costumi, ed il metal in quegli anni ha fatto cose straordinarie, che sono di fondamentale importanza ancora oggi. E proprio da un disco come questo si possono capire le ramificazioni, i sedimenti sonori che passano da un’epoca ad un’altra, proprio perché non sono legati al momento, ma fanno parte di un genere codificato. Il metal di quella decade, e anche questo Pseudomorphosis, risentiva fortemente della paura del nucleare, dell’apocalisse che avrebbe potuto cancellare il mondo come lo conosciamo, e quindi le ambientazioni musicali erano distopiche ma non troppo. I Solar Mass sarebbero uno dei gruppi preferiti dei discepoli di Mad Max, ascoltati nelle poche cuffie rimaste, per la loro capacità di descrivere molto bene con la loro musica un più che probabile inverno nucleare.
Gran bel debutto, con un metal ottantiano ossessivo e potente.

TRACKLIST
1. Arc Furnace
2. Emergence
3. (Sgr A*)Exegesis
4. Weaponised
5. Heat Death

SOLAR MASS – Facebook

Minenwerfer / 1914 – Ich Hatt Einen Kameraden

Uno split unico e magnifico, che raggiunge perfettamente lo scopo che si era preposto, quello di ricordare quei caduti, persone prima vive e con una storia, amori ed errori, ora solo un fiore in un campo lontano.

Concept split tra due grandi gruppi, per una pubblicazione di altissimo valore.

Il disco è un concept album sulla prima guerra mondiale, focalizzato sugli stati d’animo e le durissime situazione che hanno dovuto affrontare i soldati di entrambi gli schieramenti. A prima vista questo split potrebbe sembrare politicizzato, ma non lo è affatto, anzi ha un valore documentale molto alto. La musica di questi due gruppi ci porta con il cuore prima e con il cervello poi sul campo di battaglia, e possiamo vedere i soldati vivere, ma soprattutto morire, cadere come mosche in un’immensa carneficina, dono degli umani al nero signore. I due gruppi protagonisti dello split vengono da due paesi che erano su opposti schieramenti durante la Prima Guerra Mondiale, i Minenwerfer vengono dal nuovo mondo, più precisamente da Sacramento, California, mentre i 1914 sono ucraini di L’Viv. I Minenwerfen, che era il nome di un mortaio a corta gittata che montava proiettili da 7,58, molto usato dall’esercito tedesco, poiché serviva a bombardare piccole fortificazione e trincee, come quel mortaio aggrediscono con il loro war black metal, devoto al classic black, ma con grandi inserti delle nuove tendenze, ed il tutto è molto distruttivo e potente, perfettamente inquadrato nel quadro del concept album.
La seconda parte dello split vede gli ucraini 1914 compiere un gran lavoro di documentazione storica e sonora, proponendo un suono industrial black, al quale questa definizione sta davvero stretta. Il loro incedere è davvero estremo ed unico, poiché fondono insieme diverse istanze, dal death al black ed un tocco industrial, come nel pezzo Gas Mask, dove la claustrofobia raggiunge davvero livelli estremi, e fa persino capolino l’ 8 bit, dando un grandissimo valore aggiunto al disco.
Uno split unico e magnifico, che raggiunge perfettamente lo scopo che si era preposto, quello di ricordare quei caduti, persone prima vive e con una storia, amori ed errori, ora solo un fiore in un campo lontano. Ed il black metal continua ad essere una guerra.

TRACKLIST
1.Minenwerfer – First Battle of the Masurian Lakes
2.Minenwerfer- Battle of Bolimów (Weisskreuz)
3.Minenwerfer – Iron Cross (Ostfront 1915 Version)
4.Minenwerfer – Second Battle of the Masurian Lakes
5.1914 – An Meine Völker!
6.1914 – Karpathenschlacht (Dezember 1914 – März 1915)
7.1914 – 8 × 50 mm. Repetiergewehr M.95
8.1914 – Gas mask (Eastern front rmx)

ARCHAIC SOUND – Facebook

Night Gaunt – Jupiter’s Fall

Recuperare il primo lavoro sarà il passo successivo all’ascolto dei due brani di questo 7″, aspettare il nuovo album la conseguenza inevitabile.

Non è poi così difficile, girando virtualmente e musicalmente per le strade della capitale, imbattersi in realtà devote alle sonorità messianiche ed oniriche del doom metal classico.

Non sono poche, infatti, le band romane incontrate in questi ultimi anni a proporre la loro personale versione di musica del destino, chiaramente ispirate a canovacci ormai consolidati da oltre quarant’anni, e d’altronde il genere lo si può contaminare, condire e rigirare ma alla fine si torna sempre lì, agli anni settanta.
Per i fans poco male, nell’underground il doom, come molti altri generi, fortunatamente trova terreno fertile, anche nel nostro paese.
I Night Gaunt, quartetto capitolino (ex Hypnos) licenziano per la label canadese Temple Of Mistery, il loro secondo lavoro, questo 7″ che segue l’esordio omonimo sulla lunga distanza uscito un paio di anni fa.
I due brani, Jupiter’s Fall (ispirato ad un racconto di Edgar Allan Poe) e Penance, formano un quadro di emozioni che prende spunto dalla perdita e dal lutto a cui va incontro l’uomo.
La prima traccia risulta cupa e melodica, mentre la seconda, pesante, monolitica e rabbiosa, richiama l’emozione cruenta della negazione ed il conflitto interiore tra la consapevolezza della perdita ed il rifiuto che ne consegue.
Per quanto riguarda l’aspetto musicale i Night Gaunt non deludono, il loro doom metal si muove tra il periodo settantiano e quello successivo, il loro sound caldo ed avvolgente, oltre che ai soliti nomi (Candlemass e Sabbath) richiama soluzioni evocative e struggenti care a Penance, Solstice e Solitude Aeturnus, variando così il sound quel tanto che basta per non fossilizzarsi in un unico battito ritmico.
Gran lavoro sulla title track della sezione ritmica, mentre un monolite di potenza rallentata risulta Penance; bella e alquanto melodica la voce, mentre le sei corde si muovono tra riff pesantissimi e solos dalle melodie funeree.
Un buon 7″che ci presenta una band meritevole d’attenzione: recuperarne il primo lavoro sarà il passo successivo all’ascolto dei due brani, aspettare il nuovo album la conseguenza inevitabile.

TRACKLIST
1. Jupiter’s Fall
2. Penance

LINE-UP
Araas – Bass
Gc – Guitar, Vocals
Zenn – Guitar
Kelèvra – Drums

NIGHT GAUNT – Facebook

Wormreich / Diabolus Amator / Gravespawn / Vesterian – Infirmos Vocat Deus Fidei

Uno split con alti e bassi, ad uso e consumo degli amanti del true black metal, questo Infirmos Vocat Deus Fidei

La Symbol Of Domination, in collaborazione con Black Plague Records, ci presenta con questo split ben quattro realtà statunitensi votate al verbo maligno del black metal.

Nel più puro spirito raw ed underground, i quattro gruppi che si alternano in questa compilation mostrano il lato più distruttivo ed evil della musica satanica per antonomasia, proposte che potrebbero incuriosire i black metallers dai gusti old school (se mi fate passare il termine anche in questo genere), tradotto senza troppi fronzoli, tanta cattiveria e atmosfera da tregenda infernale.
I primi tre brani ci presentano il raw black metal del quartetto dell’Alabama Wormreich, nato nel 2009, con un full length all’attivo (Edictvm DCLXVI) ed un ep uscito un paio di anni fa (Wormcult Revelations).
Dimenticatevi l’Alabama dello storico brano dei Lynyrd Skynyrd, qui si fa black metal terremotante, fortemente influenzato dal satanismo tout court, richiamando le true black metal band dei primi anni novanta che facevano danni nel Nord Europa.
Peccato per la pessima produzione, magari anche voluta per aumentare l’aura underground e malefica che si aggira terribile tra i solchi delle songs, ma questi tre brani raggiungono con fatica la sufficienza e il gruppo viene rimandato alla prossima release.
Le cose non cambiano con la one man band Diabolus Amator, progetto del polistrumentista texano Matt Taylor, già in pista con due full length negli ultimi due anni (The Dawn of a New Flame e Despotic Conjuring of the Soulless); i tre brani presentati hanno dalla loro uno spirito brutal/grind inserito in un contesto black metal che fanno del sound un massacro senza soluzione di continuità, specialmente nella turbinosa e marcia Ravenous Fog of Winds.
La parte ritmica risulta un bombardamento brutale, le vocals si muovono tra lo scream e il growl di derivazione grindcore, il suono è poco valorizzato da una produzione sporca, ma non difetta certo di attitudine satanista ed anticristiana.
Arrivano i californiani Gravespawn e le cose migliorano di netto: ormai da considerarsi quasi un veteranoa della scena estrema dai rimandi black d’oltreoceano, il terzetto della città degli angeli propone un black metal oscuro ed epico, abbastanza vario da passare tra mid tempo epici e guerreschi a sfuriate di metallo nero come la pece.
Fondato nel 2004, il gruppo ha un full length all’attivo (Woe to the Conquered del 2012) ed una manciata di lavori minori.
Il sound porta con se quel tocco di pagan metal alla Bathory che dona un’aura mitologica ed epica alla musica del gruppo, con due brani che alzano la media di questo split più la versione live di A Red Moon Rises over Transylvania e bastano per promuovere la band incoronandola come la migliore dello split.
E siamo ai Vesterian altro storico gruppo americano, nato nel 1997 in North Carolina e trasferitosi successivamente in California,  con un full length all’attivo licenziato un paio di anni fa (Anthems for the Coming War Age) e poi una serie infinita di demo e lavori minori a comporre la loro discografia.
Il loro black metal d’ordinanza, sufficientemente supportato da una produzione accettabile e foriero di crudeltà e blasfemie varie, è valorizzato da buone trame chitarristiche.
Devoto alla scena svedese si riempie di spunti melodici nei solos che squarciano le tempeste ritmiche di cui sono pregne Black Metal Murder e Unseen Hordes Behind the Deafening Storms, song all’altezza della situazione.
Uno split con alti e bassi, ad uso e consumo degli amanti del true black metal, questo Infirmos Vocat Deus Fidei, ma se siete ingordi divoratori del genere dategli un ascolto, potrebbe riservarvi un paio di gradite sorprese.

TRACKLIST
1. Wormreich – Feeding the Ouroboros
2. Wormreich – To Render the Right Hand
3. Wormreich – Terra Mortuorum (Call of Nvathron)
4. Diabolus Amator – Sanity and Her Daggers Return
5. Diabolus Amator – Ravenous Fog of Winds
6. Diabolus Amator – Pregnant Virgin Whore
7. Gravespawn – Vae Victus
8. Gravespawn – Beneath the Shadowed Past
9. Gravespawn – A Red Moon Rises over Transylvania (live)
10. Vesterian – Black Metal Murder
11. Vesterian – Crushing the Mandate of God
12. Vesterian – Unseen Hordes Behind the Deafening Storms

LINE-UP
Wormreich:
Vulk – Guitars, Vocals, Bass
Profana – Drums, Percussion
Wyvern – Guitars
Tezrian – Bass
Thorgrin – Guitars

Diabolus Amator:
Matt Taylor – All instruments, Vocals

Gravespawn:
Reaver – Keyboards, Vocals, Guitars
Advorsus – Drum programming, Bass
Verigo – Bass,Guitars

Vesterian:
Hellcaster – Bass
Malevolus – Guitars
Pandemonic – Guitars
Azaghal – Guitars
Verigo – Vocals, Guitars
Abraxas – Drums
Melkrath – Drums

WORMREICH – Facebook

DIABOLUS AMATOR – Facebook

GRAVESPAWN – Facebook

VESTERIAN – Facebook

Levania – Memory

Memory lascia ottime sensazioni per il futuro, aspettiamo fiduciosi

Torna la dark gothic band ferrarese Levania con questo nuovo singolo, tratto dall’album dei Deplacement Carousel, progetto dark elettronico del cantante e tastierista Still e del bassista Fade, uscito per Epictronic, costola della più nota label nostrana WormHoleDeath lo scorso anno.

La band capitanata dalla dolce voce della singer Ligeia e dal tastierista Still, della quale vi avevamo parlato sulle pagine di Iyezine in occasione dell’uscita di Renascentis, ultimo lavoro uscito un paio di anni fa, rielabora in versione gothic il dark pop elettronico e molto ottantiano del brano originale, dal titolo Memory.
Un passo indietro è doveroso per presentarvi questa ottima realtà tutta italiana, nata ormai da quasi dieci anni e che, dopo l’uscita di tre demo ha licenziato oltre al precedente full length, il primo lavoro nel 2012, Parasynthesis.
In vero Renascentis non mi aveva entusiasmato all’epoca e l’approccio al brano è stato molto morbido da parte del sottoscritto, invece, sono molto felice di ritrovarmi al cospetto di un ottima traccia ed un gruppo che, al netto dei mille e più paragoni con le tantissime realtà di un genere per certi versi inflazionato, regala pochi minuti di eleganti melodie gothic/dark, con la voce della singer che continua la sua innata predisposizione all’eleganza, ed un sound che rimane ben saldo tra il confine che separa il gothic moderno al dark di estrazione ottantiana.
Non so quanto il nuovo progetto di Still e Fade potrà influire sulla strada che verrà intrapresa prossimo lavoro dei Levania, ma è indubbio che Memory lascia ottime sensazioni per il futuro, aspettiamo fiduciosi, avanti così.

LINE-UP
Ligeia – Lead vocals
Still – Keyboards & Vocals
Richie – Guitars
Fade – Bass
Moon – Drums

LEVANIA – Facebook

Zealot Cult – Karmenian Krypt 12″

Nell’ascolto non si possono avere fraintendimenti, questo è un gran bel death metal, senza fronzoli o trucchi.

Gruppo irlandese che fa un death metal davvero potente e molto devoto ai mostri che si aggiravano per le paludi della Florida qualche anno.

La formula degli Zealot Cult è azzeccata, ma è molto debitrice a gruppi come Obituary, Pestilence e Morbid Angel. Il death metal, quello più verace, non è una cosa originale, ma deve essere fatto bene e in maniera potente. Gli Zealot Cult sanno come farlo, ed infatti sono giustamente considerati come uno dei migliori esponenti del genere in Irlanda. In questi giorni hanno anche aperto per i Napalm Death, e deve essere una bella esperienza sonora sentire questi due gruppi. Il dodici pollici in questione è la riedizione in vinile del loro ep di debutto, uscito nella primavera del 2016.
Nell’ascolto non si possono avere fraintendimenti, questo è un gran bel death metal, senza fronzoli o trucchi. La Roadrunner ce lo ha insegnato e ora la Blood Harvest, non solo con questo gruppo, porta avanti un discorso per chi il death metal lo adora, per la sua potenza e per dischi come questo. Anche la lunghezza appare adeguata, essendo un assaggio di quello che verrà, sempre su Blood Harvest, poiché il gruppo ha voluto espressamente firmare con l’etichetta svedese.

TRACKLIST
1.Karmenian Crypt
2.Eternal Winter
3.Suffocation Of The Mind

ZEALOT CULT – Facebook

Les Discrets – Virée Nocturne

Un antipasto del prossimo full length dei Les Discrets di Fursy Teyssier.

In attesa dell’imminente ma uscita del loro terzo full length, che sarà intitolato Prédateurs, i Les Discrets di Fursy Teyssier pubblicano questo Ep contenente, soprattutto, il singolo Virée Nocturne, un buon brano per il quale è stato girato anche un elegante video.

La traccia appare molto soffusa e rarefatta, rivolta più verso una forma di trip hop che non al lieve postrock al quale Teyssier ci ha abituato fino ad oggi. Un’evoluzione naturale e non del tutto sorprendente, tutto sommato, e resta solo da verificare se si tratta di un qualcosa di circoscritto al brano in questione o se sarà, invece, un tratto comune del prossimo lavoro nel suo insieme.
Assieme al singolo troviamo la breve Capricorni.Virginis.Corvi, traccia che non troverà posto su Prédateurs, e una versione demo di Le Reproche, brano che invece vi confluirà, e che sembrerebbe in parte confermare le sensazioni destate da Virée Nocturne. Chiude una versione remix del singolo che, come spesso accade in questi casi, assume soprattutto il valore di un riempitivo.
Non resta che attendere, a questo punto con una certa curiosità, i Les Discrets alla prova del nuovo album.

Tracklist:
1. Virée Nocturne
2. Capricorni.Virginis.Corvi
3. Le Reproche (demo version)
4. Virée Nocturne (Dälek / Deadverse Remix)

Line-up:
Audrey Hadorn – vocals, lyrics
Fursy Teyssier – guitars, bass, vocals

LES DISCRETS – Facebook

Nuisible – Inter feces et urinam nascimur

Il disco è breve ma lascia comunque il segno, magari non in maniera indelebile ma sufficiente a far drizzare le antenne di fronte questo nome nuovo.

Notevole mazzata quella proveniente dai francesi Nuisible, al loro effettivo esordio con questo Inter feces et urinam nascimur.

La band normanna spara una mezz’ora scarsa di hardcore, fortemente metallizzato da sfuriate ai limiti del black e da qualche raro rallentamento di matrice sludge, un qualcosa che potrebbe non soddisfare del tutto i puristi dell’hardcore, anche alla luce di una componente punk che emerge solo a sprazzi (Out come the wolves).
A chi ha un background propriamente metal, invece, quest’opera dei Nuisible dovrebbe piacere non poco, proprio perché, pur mantenendo la linearità e l’immediatezza dell’hardcore, gode di una pesantezza non indifferente ben rappresentata dall’ottima Roar of the great torrent.
Il disco, come detto, è breve, ma lascia comunque il segno, magari non in maniera indelebile ma sufficiente a far drizzare le antenne di fronte questo nome nuovo, capace di veicolare con efficacia il proprio rabbioso e insofferente sentire nei confronti della realtà circostante.

Tracklist:
1.Inter feces et urinam nascimur
2.Proletarian hung
3.Out come the wolves
4.Reign of confusion
5.Night wanderer
6.Roar of the great torrent
7.Forest fire

Line-up:
Julien – guitars, vocals
Alexandre – drums, keyboards, backing
Damien – bass,backing
Furet – guitar

NUISIBLE – Facebook

Perverted Ceremony – Demo 1 Tape

I Perverted Ceremony suonano metastasi, animano cancri metallici che si attaccano alle cellule buone e le fanno morire, senza una spiegazione, senza un senso.

Death black metal in lo fi e totalmente underground, anzi alle estremità putrescenti del sottobosco musicale.

Questo demo fu registrato nel 2012 a Bruxelles, con un registratore otto tracce, e pure vecchio il registratore. Il risultato è questo suono urticante e sonicamente ondivago, un tributo al metal più oscuro, quello che non conosce la parola vendere. Infatti i Perverted Ceremony, inciso il demo lo hanno fatto girare fra i loro contatti più stretti e poi lo hanno inviato ad alcune distro a loro gradite. In questo modo hanno catturato l’attenzione della Nuclear War Now !, sempre attenta alle uscite marce e fuori moda. Queste sette canzoni sono bestemmi lanciate verso il cielo, sono gioielli da cantina, fatte da persone che amano il metal e che hanno le distorsioni dentro. I Perverted Ceremony suonano metastasi, animano cancri metallici che si attaccano alle cellule buone e le fanno morire, senza una spiegazione, senza un senso. La loro bravura è anche quella di riuscire a far diventare interessante un qualcosa che molti altri gruppi hanno fatto, ma che non gli è uscito come a questi belgi. Demo 1 Tape ha un qualcosa di affascinante nella sua schifezza sonora, e più lo si ascolta più sci capisce che il metal non è hi fi, ma deve essere il più vicino possibile all’inferno, anche sonoramente. Sicuramente chi conosce l’audiometria potrebbe non essere della mia stessa opinione, ma quo gli schemi saltano e le squadre sono tutte all’attacco. Cassetta ristampata in maniera professionale, che fa da apripista all’album che presto uscirà su Nuclear War Now ! e di cui siamo molto curiosi.

TRACKLIST
1.Ceremonial Bread
2.Black Fluids
3.Midnight Orgy
4.Rites of the Sadistic Necromancer
5.Satanic Seventies Porn II
6.Perversion
7.Outro

NUCLEAR WAR NOW – Facebook

Nunslaughter / Gravewurm – Split Picture Disc 7″

Quattro pezzi per un ottimo split di vero metal, che meritava di non andare perso.

Split all’insegna del metal più violento e becero, quello che usci nel 2007 tra i Nunslaughter e i Gravewurm, provenienti entrambi dagli Stati Uniti.

Il background di questi due gruppi è formato da quella strana mistura di speed metal, hardcore ed in misura minore doom, sopratutto nella impostazione delle canzoni. Il tutto ci porta ad un metal molto vicino ai Venom, e a tutti quei gruppi sospesi nel limbo del death altro. Ognuna della due band ha caratteristiche proprie, ma il loro suono è molto simile, ed infatti ogni gruppo ha due pezzi nello split, e uno dei due è una cover di una traccia dell’altra band. La cosa funziona molto bene, dato che questo picture disc risulta molto piacevole, non velocissimo ma incisivo. I Gravewurm sono forse meno connotati tecnicamente rispetto ai Nunslaughter, facendo un death metal con chiari riferimenti ai Celtic Frost, con molti stacchi e con un’atmosfera di pesantezza.
Quattro pezzi per un ottimo split di vero metal, che meritava di non andare perso.

TRACKLIST
01. The Red Ram
02. On The Icy Plains I Die
03. Cult Of Th Dying God
04. Killed By The Cross

HELLSHEADBANGERS RECORDS – Facebook

Impure Consecration – Succumb To Impurity Fire

Questi ragazzi sono giovani ma hanno la fiamma del death metal che brucia loro dentro e confezionano un bel disco furioso, veloce e senza fronzoli.

Death metal furente, distruttivo di scuola americana.

Debutto in vinile per gli Impure Consecration, un power trio proveniente dagli Stati Uniti, legato al death metal delle origini ma con una forte visione personale e moderna del genere.
Questi ragazzi sono giovani ma hanno la fiamma del death metal che brucia loro dentro e confezionano un bel disco furioso, veloce e senza fronzoli. Il death metal underground è un genere che richiede una grossa fedeltà, e una bassa fedeltà sonora a volte, non troppa però. Questo sette pollici in tiratura limitata di 250 copie, in vinili di diverso colore, è il biglietto da visita per questo gruppo, che a breve pubblicherà un disco, sempre su Blood Harvest, etichetta dedita alla spaccatura delle vostre ossa, in camere desolate o in concerti affollati. E che sia death metal !!!

TRACKLIST
1.Succumb to Impurity Fire
2.Apparitions of a Malevolent Spirit

IMPURE CONSECRATION – Facebook

Lord Impaler / Dizziness / Hell Poemer – Carved by the Winds Eternal

Ottimo split album incentrato su sonorità black metal questo Carved By The Winds Eternal, che ci presenta un tris di gruppi ellenici, da non sottovalutare.

Due brani a testa bastano a chi non conosce le band in questione, già attive da diversi anni ed assolutamente in grado di soddisfare i palati estremi dei black metallers sparsi per il globo.
Si parte con i Dizziness, quartetto di Atene in marcia verso l’inferno dal 2008 e con un’abbondante discografia che consta di due full length ed un mare di split e demo.
Pescando dalla tradizione ellenica, e senza dimenticare la lezione impartita dai gruppi scandinavi, il loro sound è un intenso e quanto mai riuscito esempio di black vario, tra furiose accelerazioni, ritmiche marziali e momenti pregni di atmosfere mistiche.
Goddess of the Moon e Άρπυιες esplodono in un susseguirsi di colpi di scena, marciando nell’oscurità di caverne scavate da famelici orchi, le atmosfere cangianti (ora guerresche, ora mistiche, ora pregne di malata oscurità) esaltano l’ascolto, sicuramente un gruppo da approfondire.
Più canonico e brutale il sound dei Lord Impaler, fondati addirittura nel 1998, ma con un solo full length all’attivo (Admire the Cosmos Black del 2011).
Raw black metal che, se ad un primo ascolto può ricordare gli Immortal, ne prende subito le distanze conservando il mood tipico delle bands mediterranee, sound caldo, riff che nel loro consolidato estremismo si nutrono di melodia, oscura, evil, ma sempre perfettamente bilanciata con la tempesta di caos metallico del genere.
I cinque musicisti, pur discostandosi dalla proposta dei loro dirimpettai, non mancano di offrire una prova sopra la media, meno lavorata nelle atmosfere, ma convincente nell’impatto.
Ma il bello deve ancora arrivare e The Sacral Knot of Hierophant ci accompagna nel buio della caverna, dove in agguato ci aspettano i mostruosi abitanti degli oscuri anfratti dimenticati dal tempo.
Loro sono gli Hell Poemer, da poco più di dieci anni in attività e con un solo full length licenziato nel 2013 (Arcane Mysteries of Dead Ancestors): il loro black metal si impreziosisce di clamorose note pianistiche, creando un’atmosfera di oscura melanconia.
Il primo brano di cui sopra tiene alta la tensione metallica, ci si accorge subito che la musica è cambiata e My Dreams Will Stay Frozen on the Mountains ci rapisce definitivamente, con un black metal melodico sorretto da una base pianistica dai rimandi gothic, l’aura che si crea è di elevata epicità dark; il gruppo accompagna il tutto con una marziale danza elettrica, solitudine e misantropia escono prepotentemente dalle note dei tasti d’avorio, mentre lo screamer decanta storie immerso nell’oscurità.
Con tre band delle quali vale la pena approfondire la discografia, aspettando eventuali sviluppi futuri, Carved By The Winds Eternal risulta uno dei più riusciti split degli ultimi tempi.

TRACKLIST
1. Dizziness – Goddess of the Moon
2. Dizziness – Άρπυιες
3. Lord Impaler – A Fire That Burns
4. Lord Impaler – Call from the Grave
5. Hell Poemer – The Sacral Knot of Hierophant
6. Hell Poemer – My Dreams Will Stay Frozen on the Mountains

LINE-UP
Lord Impaler :
Lord Nebulah – Guitars
Tragon – Vocals
Phlegethon – Bass
Nodens- Drums
Aenaon – Guitars

Dizziness:
Pyriflegethon – Guitars
Moscho – Guitars
Ηalál – Bass
Ithonas – Vocals

Hell Poemer:
Dark Archon – Drums
Knafos – Guitars, Keyboards
Infernal Lord – Vocals, Keyboards, Guitars, Flute
Gragonith – Bass

HELL POEMER – Facebook

LORD IMPALER – Facebook

DIZZINESS – Facebook