Imperialist – Cipher

Cipher è un album con molta più lode che infamia, ma la sensazione è che questa band abbia nelle corde la possibilità di fare ancora molto meglio, benché la prima prova si lunga distanza si dimostri una base di partenza già abbastanza solida.

Gli Imperialist sono una band californiana a trazione integralmente ispanica.

Un aspetto, questo, che a mio avviso influisce sulla forma di black offerto dalla band, visto che il dna di una band seminale come i Terrorizer, formata in gran parte da musicisti centroamericani per origini o nazionalità, non può non aver influito sulla crescita musicale di questi ragazzi.
E, infatti, seppure di black metal si possa parlare a pieno titolo., il sound contenuto in Cipher non riporta immediatamente alle lande scandinave ma si contamina sovente con il death e con il thrash, trovando una sua strada, sicuramente già battuta da molti altri, ma tutto sommato neppure così scontata.
L’album, che è il full length d’esordio per gli Imperialist dopo l’ep del 2015 Quantum Annexation, conserva a livello concettuale l’immaginario fantascientifico degli esordi e si rivela senza dubbio un lavoro privo di sbavature e sufficientemente coinvolgente, anche se gli manca il colpo decisivo sotto forma di quei due o tre brani capaci di agganciare con decisione i potenziali ascoltatori.
Tutto scorre molto linearmente, senza annoiare ma neppure provocando sobbalzi, con qualche episodio sopra la media della tracklist (Umbra Tempest), ma nel complesso è una certa uniformità che nel bene e nel male caratterizza l’incedere di Cipher.
Il meglio gli Imperialist lo riservano con la traccia conclusiva Mercurian Dusk, dove si evidenzia appunto quell’intensità capace di catturare l’attenzione, grazie a linee melodiche più incisive ed il ricorso a buone variazioni ritmiche senza ricorrere a passaggi interlocutori,
Cipher è un album con molta più lode che infamia, ma la sensazione è che questa band abbia nelle corde la possibilità di fare ancora molto meglio, benché la prima prova si lunga distanza si dimostri una base di partenza già abbastanza solida.

Tracklist:
1. Continuum
2. The Singularity
3. Advent Anathema
4. Splendor Beneath an Ancient Permafrost
5. Umbra Tempest
6. Chronochasm
7. Binary Coalescenc
8. The Dark Below
9. Mercurian Dusk

Line-up:
Sergio Soto – Guitar and Vocals
Rod Quinones – Drums
Bryant Quinones – Guitar
Adrian Castaneda – Bass

IMPERIAL – Facebook

Disaffected – The Trinity Threshold

Prodotto benissimo, così da poter apprezzare in pieno il gran lavoro dei musicisti coinvolti, The Trinity Threshold vive di chiaroscuri in un’altalena sorprendente tra ariose parti progressive, tempeste metalliche ed atmosfere gotiche, mentre come teste di serpenti dalla sabbia spuntano divagazioni black metal e post rock.

Un piccolo gioiellino underground questo terzo album dei portoghesi Disaffected, attivi dal lontano 1991, con un passato da death/thrash metal band e ora trasformatisi in un gruppo estremo dal taglio progressivo.

The Trinity Threshold è dunque il terzo album in più di venticinque anni di una carriera che ha visto la band fermarsi dopo il debutto (Vast) fino al 2012, anno di uscita della seconda opera (Rebirth).
Il quintetto lusitano torna dopo cinque anni con questo bellissimo lavoro, estremo, progressivo e dalle atmosfere dark, dove non mancano digressioni e tuffi in generi lontani dal metal estremo: ne esce un lavoro altamente vario, difficile da catalogare e quindi ancora più affascinante.
Progressive death metal, tecnicamente inattaccabile composto da una serie di brani tutti con la propria anima, ora più orientati su di un death/thrash tecnicamente sopra le righe, ora atmosfericamente oscuri e gotici, ora volubili e sorprendenti nel cambiare repentinamente atmosfere e strutture.
Prodotto benissimo, così da poter apprezzare in pieno il gran lavoro dei musicisti coinvolti, The Trinity Threshold vive di chiaroscuri in un’altalena sorprendente tra ariose parti progressive, tempeste metalliche ed atmosfere gotiche, mentre come teste di serpenti dalla sabbia spuntano divagazioni black metal e post rock.
Un album tutto da vivere nel suo saper cambiare pelle, camaleontico ed affascinante, che ha nella qualità altissima della sua clamorosa track list il proprio punto di forza, con Glossolaia, Pi Alpha Centurian e The Moon The Eagle And The Golden Apple a risultare i punti più alti del lavoro.
Immaginate una jam tra Devin Townsend, Moonspell e Opeth ed avrete un’idea di che cosa sono capaci i cinque musicisti portoghesi.

Tracklist
1.Waters Of Saleph
2.Glossolalia
3.Apocrypha
4.Pi Alpha Centurian
5.The Antropos
6.Per Saecula Saeculorum
7.Conquer By This
8.The Moon, The Eagle And The Golden Apple
9.Dreaming IV (Infinite)
10.Hermitic Hours
11.Portico

Line-up
Bruno Vicente – Guitars
António Gião – Bass
Filipa Alçada – Keyboards
Manuel Teles – Drums
Octávio Custódio – Vocals

DISAFFECTED – Facebook

Anima Damnata – Nefarious Seed Grows to Bring Forth Supremacy of the Beast

Un assalto sonoro senza soluzione di continuità, penetrante ed oscuro, dannato e affascinante come è il male quando a domarlo e ritorcerlo contro di noi è Lucifero in persona tramite i suoi quattro adepti celato sotto il monicker Anima Damnata.

Con gli Anima Damnata, la Polonia estrema torna a far parlare di sé con l’ultimo lavoro di questo blasfemo quartetto al terzo full length, dieci anni dopo Atrocious Disfigurement of the Redeemer’s Corpse at the Graveyard of Humanity, ultimo parto malefico del gruppo.

Nefarious Seed Grows to Bring Forth Supremacy of the Beast continua a portare alla superficie le terrorizzanti e lascive blasfemie provenienti dall’antro più buio dell’inferno: non ci sono melodie, non c’è pietà ne umanità nello spartito di questo demoniaco quartetto e l’album, come e più delle le precedenti uscite, propone un sound che acquista forza direttamente dalla mente luciferina della band, autrice di un blackened death metal di chiara ispirazione est europea ma reso ancora più violento dal caos primordiale che viene evocato per soggiogare un’umanità alla deriva.
Un assalto sonoro senza soluzione di continuità, penetrante ed oscuro, dannato e affascinante come è il male quando a domarlo e ritorcerlo contro di noi è Lucifero in persona tramite i suoi quattro adepti celato sotto il monicker Anima Damnata.

Tracklist
01. The Promethean Blood
02. Praise the Fall of God
03. Uprising Lucifer
04. Through Abomination ‘Till Ecstasy
05. I Hail His Name
06. Your Life Is Cursed
07. Numinous Ascension into a Black Hole
08. His Light Shines Upon Me
09. Blend into Satan
10. Void of the Abyss

Line-up
Master of depraved dreaming and Emperor of the Black Abyss the Great Lord Hziulquoigmzhah Cxaxukluth – drums and electronics
Archangel of Evil Spells, Morbid Priest of Arcane Perfection vel Necrosodom – guitars and vocals
Apocalyptic Profanator of the Holy Laws, The Supreme Ruler of Abominations – guitars
The Mighty Initiatior of Barbarous Rituals, Herald of Heathen Firevel Killer – bass

ANIMA DAMNATA – Facebook

Mystifier – Profanus

Il lavoro va via che è un piacere, magari non lasciando ricordi indimenticabili, ma mostrando un efficace spaccato di quello che era la scena estrema brasiliana nell’ultimo decennio del secolo scorso.

La Vic Records, etichetta olandese specializzata in ristampe, continua la sua meritoria opera di “archeologia metallica”.

Ad essere riportato alla luce è in quest’occasione il quarto e ultimo full length dei brasiliani Mystifier, una delle band seminali della scena estrema della nazione che ha dato i natali ai Sepultura.
In particolare, la band guidata da Armando da Silva Conceição, in arte Beelzeebubth, è stata tra le prime in quel continente a far proprie le pulsioni black provenienti dal Nord Europa, anche se il tutto è sempre stato incanalato in una forma di thrash dai tratti molto oscuri e, ovviamente, al 100% intriso di tematiche occulte e sataniste.
Rispetti ai primi tre lavori, Profanus mostrava una maggiore propensione alla forma canzone, riducendo il minutaggio dei vari brani e risultando molto più diretto ed essenziale, privo quindi di quegli elementi distintivi in grado di rendere affascinante o grottesco (a seconda dei punti di vista) l’operato del gruppo brasiliano.
Il lavoro va via che è un piacere, magari non lasciando ricordi indimenticabili, ma mostrando un efficace spaccato di quello che era la scena estrema da quelle parti nell’ultimo decennio del secolo scorso: infatti, pur essendo datato 2001, Profanus sembra in tutto e per tutto un lavoro più datato (detto in senso buono), non tanto per la produzione, che anzi è decisamente apprezzabile se rapportata a lavori della stessa epoca, ma piuttosto per l’approccio naif alla materia da parte dei Mystifier.
La differenza tra i brani contenuti in Profanus e quelli dei primi anni novanta si può cogliere facilmente grazie alle tre bous track registrate live a Recife nel 2015 che mostrano, invece, una maggiore enfasi dal punto di vista vocale e lirico ed una struttura molto più diluita e sfaccettata.
Questo suggerisce anche, a chi se lo fosse chiesto, che i Mystifier sono tuttora attivi, nonostante non pubblichino un disco di inediti da oltre sedici anni; a quanto pare il buon Beelzeebubth, uno dei non pochi che nella loro carriera hanno speso più tempo ad inseguire musicisti per completare la band che a scrivere musica , sta lavorando all’uscita di un atteso nuovo full length e, francamente, sono molto curioso di vedere cosa sarà in grado di offrire questo benemerito veterano della scena metal sudamericana.

Tracklist:
1. Unspeakable Dementia (Utter Nonsense)
2. Dare to Face the Beast
3. Supreme Power of Suffering
4. Born from Mens’ Dreams
5. Superstitious Predictions of Misfortune
6. Je$$us Immolation
7. Beyond the Rivers of Hade
8. Thus Demystifier Spoke
9. Free Spirit Flight
10. Celebrate the Antichristian Millenium
11. Sowing the Evil in Our Hearts
12. Hangman’s Noose (Ending Mortal Existence)
13. Atheistic Prelude to Immortality
14. An Elizabethan Devil Worshipper’s Prayer Book (Live)
15. Alesteir Crowley (Live)
16. Osculum Obscenum (Live)

Line-up:
Beelzeebubth – Guitars, Bass, Lyrics
Brunno Rheys – Bass, Vocals (backing)
Asmoodeeus – Vocals
Leandros – Keyboards, Vocals (backing)
Louis Bear – Drums

MYSTIFIER – Facebook

Implore – Subjugate

Quattordici brani che non raggiungono i tre minuti ma che dicono tanto, sviluppandosi nel poco tempo concesso e risultando perfetti oggetti dinamitardi in mano a questi terroristi musicali che con Subjugate, ritornano all’attenzione degli amanti del genere in un’atmosfera di totale devastazione e massacro.

Band attiva dal 2012 e di base in Germania ma da anni in movimento continuo, tanto da essere considerata internazionale e non solo per la provenienza dei propri membri, gli Implore di Gabriel ‘Gabbo’ Dubko, unico superstite della formazione originale, tornano con un nuovo e devastante lavoro a base di death metal e riottoso hardcore.

Subjugate è il titolo di questa nuova denuncia, un urlo di disperata rabbia contro tutto e tutti, dalla società alla religione: in appena mezzora si susseguono quattordici esplosioni di violenza in musica senza soluzione di continuità, un continuo e terribile urlo di dolore che passa dalle grida cariche di odio di Dubko, al drumming secco ed incessante di Guido Montanarini e al riffing chirurgico dei due chitarristi Petro e Markus.
Questo in definitiva è il mondo in cui viviamo, nascosto da lustrini e pailettes di un falso benessere regalato da chi ci manovra, ma che sta sfuggendo di mano e che gli Implore denunciano con questo ennesimo assalto sonoro che, nella sua violenza estrema, scivola via che è un piacere.
La loro musica è per soli amanti dell’estremo, gli altri devono abbandonare il campo di battaglia già alla terza ripartenza (Cursed Existence), mentre gli strumenti cominciano a sanguinare, torturati dai tre guerrieri estremi.
Quattordici brani che non raggiungono i tre minuti ma che dicono tanto, sviluppandosi nel poco tempo concesso e risultando perfetti oggetti dinamitardi in mano a questi terroristi musicali che, con Subjugate, ritornano all’attenzione degli amanti del genere in un’atmosfera di totale devastazione e massacro.
Technology A Justification For Killing è il punto più alto dell’album, detto questo fatevi travolgere senza remore da questo lavoro.

Tracklist
01. Birth of an Era
02. Loathe
03. Cursed Existence
04. Paradox
05. Disconnected from Ourselves
06. Totalitarian
07. Patterns to Follow
08. Ecocide
09. Technology a Justification for Killing
10. Cult of El
11. Desolated Winds
12. Boundary
13. Untouchable Pyramid
14. Gazing Beyond

Line-up
Gabriel – bass, vocals
Petro – guitars
Markus – guitars, vocals
Guido – drums

IMPLORE – Facebook

Engulf – Subsumed Atrocities

Estremi, violentissimi ma assolutamente in grado di farvi innamorare al primo ascolto, questi due ottimi esempi della musica creata da Hal Microutsicos vi collocheranno in trepida attesa di un più sostanzioso full length.

Gli Engulf dal New Jersey non sono altro che una one man band dietro a cui si agita lo spirito estremo di Hal Microutsicos.

Il death metal proposto dal polistrumentista e cantante statunitense risulta assolutamente old school, ma ricco di cambi di tempo, tecnicamente ineccepibile e devastante guardando alla scena estrema dei primi anni novanta, tra approccio statunitense e piglio europeo.
Ne esce un ep di due brani, il primo di una trilogia che dovrebbe fungere da antipasto per un futuro full length dalle buone aspettative create dall’ascolto di Aeons Of Hate e Graviton.
Una ragnatela di riff pesanti come macigni, un growl dal sapore antico e tanta aggressione fanno di Subsumed Atrocities un ascolto consigliato agli amanti del genere, richiamando ovviamente i maestri del genere (su tutti i primi Death).
Estremi, violentissimi ma assolutamente in grado di farvi innamorare al primo ascolto, questi due ottimi esempi della musica creata da Hal Microutsicos vi collocheranno in trepida attesa di un più sostanzioso full length.

Tracklist
1.Aeons Of Hate
2.Graviton

Line-up
Hal Microutsicos – All Instrumentation, vocals, and drum programming.

ENGULF – Facebook

Antigama – Depressant

Pensate ai Brutal Truth di Need To Control sconvolti da venti apocalittici provenienti da Ministry e Devin Townsend, e poi immergetevi tra le note estreme e futuriste, letali e impietose di Depressant.

I polacchi Antigama non sono certo un nome nuovo nel panorama death/grind europeo.

Nato all’alba del nuovo millennio, il quartetto originario della capitale Varsavia può contare su una discografia numericamente importante con sette lavori sulla lunga distanza, una marea di split e lavori minori ed un passato con la gloriosa Relapse, etichetta che è sempre stata un punto di riferimento per queste sonorità.
La proposta degli Antigama risulta un metal estremo e violentissimo, contaminato da fredde digressioni industriali, per niente caotico nel suo tsunami di watt, ma chirurgico quel tanto che basta per annoverarlo tra i meandri dell’ala moderna del genere: venti minuti di devastazione sonora senza soluzione di continuità, continui passaggi parlati che introducono alla violenza industriale e core che si  sprigiona da questi sette brani, che nulla tolgono e nulla aggiungono alla tradizione musicale del quartetto polacco.
Pensate ai Brutal Truth di Need To Control sconvolti da venti apocalittici provenienti da Ministry e Devin Townsend, e poi immergetevi tra le note estreme e futuriste, letali e impietose di Depressant, così che l’esperienza con il sound del gruppo sia totalmente spiazzante.
Gli Antigama sono una band che negli anni ha mantenuto una sua precisa identità, confermata da queste sette scariche nucleari.

Tracklist
1.Empty Paths
2.Anchors
3.Division of Lonely Crows
4.Now
5.Room 7
6.Depressant
7.Shut Up

Line-up
Łukasz Myszkowski – vocals, electronics
Sebastian Rokicki – guitars
Sebastian Kucharski – bass
Paweł ‘Pavulon’ Jaroszewicz – drums, percussions

ANTIGAMA – Facebook

Satanic – Architecture Of Chaos

I Satanic sono la classica band di genere, prendere o lasciare, eroi di un certo modo di fare metal per alcuni, troppo ancorati a vecchi ed ormai obsoleti cliché per altri, ma come sempre la verità sta nel mezzo.

Questo gruppo proveniente dal Quebec licenzia l’esordio tramite Brutal Records intitolato Architecture Of Chaos, incentrato su un thrash metal old school che non disdegna di bersi una birra con il death e finire per le strade a far casino.

Dall’attitudine anni ottanta, così come il proprio sound, i Satanic ci propongono dunque la loro versione di metal estremo: i cliché utilizzabili ci sono tutti, le soluzioni a livello di songwriting risultano poco fantasiose e il sound procede spedito con il pilota automatico verso il muro dove si schianterà producendo un boato metallico assordante.
Sodom/Kreator/Destruction si danno il cambio con Possessed e Venom tra lo spartito di questa raccolta di brani fatti di ritmiche velocissime, batteria a mitraglia e solos taglienti come rasoi.
Architecture Of Chaos è tutto qui, i brani si susseguono senza soluzione di continuità, ignoranti e d’impatto e sono la perfetta colonna sonora di una serata alcolica a base di metallo pesante, con un paio di tracce che permettono al lavoro di alzare la testa come Armageddon e la conclusiva Tchernobyl86, più lunghe e varie delle restanti della tracklist.
I Satanic sono la classica band di genere, prendere o lasciare, eroi di un certo modo di fare metal per alcuni, troppo ancorati a vecchi ed ormai obsoleti clichè per altri, ma come sempre la verità sta nel mezzo.

Tracklist
1.Mephistophelian
2.World Of Chaos
3.Procesing The Undead
4.Architecture Of Apocalypse
5.Armageddon
6.Systematic Fear
7.Biotech Warfare
8.Tchernobyl86

Line-up
Martin Carle – Drums
Guillaume Petit – Guitars, Vocals
Izaac Baaudoin – Bass, Vocals

SATANIC – Facebook

Under The Church – Supernatural Punishment

Gli svedesi Under The Church fanno tornare il sorriso agli amanti del death metal scandinavo con una serie di brani che sono l’abc di quel sound che fece tremare il mondo.

Swedish death metal di origine controllata, impatto, riff ed un’attitudine old school che riportano inevitabilmente indietro nel tempo di almeno venticinque anni: niente di più e niente di meno, ma assolutamente in grado di entusiasmare chi ancora è posseduto dai demoni entrati nel corpo dopo il morso virale di uno zombie.

Ecco cosa si trova in questo ottimo album degli Under The Church, accompagnato da una splendida copertina che riassume quello che troverete tra i solchi di Supernatural Punishment, il secondo full length dopo Rabid Armageddon uscito nel 2015, a formare una discografia che si compone anche di un ep omonimo, un live ed uno split.
Ma veniamo a questo ottimo esempio di death metal scandinavo, licenziato dalla Pulverised Records, che arriva alla fine di un anno avaro di uscite del genere, specialmente se confrontato con quello precedente.
Niente di male, ci pensano gli Under The Church a far tornare il sorriso agli amanti del genere con una serie di brani che sono l’abc di quel sound che fece tremare il mondo: riff malati, velocità sostenuta, stop and go micidiali e quella melodia nascosta tra le corse sui manici delle sei corde, ma importantissima per marchiare a fuoco il sound di questo gioiellino.
Allora, amanti degli Edge Of Sanity, Entombed e compagnia, fatevi travolgere dalla forza di Supernatural Punishment e delle sue nove devastanti tracce, di cui The Stygian Horror è il perfetto benvenuto che gli Under The Church vi danno prima di venire inseguiti da zombie famelici al suono delle varie Ancient Ritual, Vitalizing Funeral e Wretched Disfigurement.

Tracklist
1. The Stygian Horror
2. Supernatural Punishment
3. Ancient Ritual
4. Staircase To Hell
5. Vitalizing Funeral
6. The Death Of Innocence
7. Crypt Of Pelvises
8. Wretched Disfigurement
9. Silence Of The Shadows

Line-up
Erik Qvick – drums
Lars Henriksson – bass
Erik Sahlström – vocals
Erik Wallin – guitars
Marcus Klack – guitars

UNDER THE CHURCH – Facebook

Master/Dehuman – Decay into Inferior Conditions

Un buon split da parte della Xenokorp, che non deluderà gli amanti di queste iniziative assolutamente underground, alle prese con una band storica (Master) ed un ottimo gruppo di outsider (Dehuman).

Per gli amanti del death metal la Xenokorp licenzia questo sanguinoso split che vede scendere in campo i veterani Master e i molto più giovani Dehuman.

Registrati in Finlandia lo scorso anno i quattro storici brani proposti dai Master ci presentano un trio ancora sul pezzo per grinta ed attitudine estrema: quello della band di Paul Speckmann (ultimamente alle prese con Cadaveric Poison, Death Strike, Johansson & Speckmann), attiva fin dalla metà degli anni ottanta,  è un thrash/death old school che possiede lo stesso marchio di quello storico suonato da Possessed e compagnia di estremisti sonori.
Le tracce sono prese da un bootleg ufficiale, il suono non è un granché, ma l’atmosfera underground e old school rendono il tutto molto gustoso per i fans dei Master che, nell’occasione, festeggiavano i trentacinque anni di carriera nel mondo del metal estremo.
I Dehuman sono invece un quartetto belga: nati una decina di anni fa, hanno rilasciato due full length e si presentano con questi tre devastanti brani suonati live in studio; il sound delle varie Morbid Sound, Sepulcher Of Malevolence e Apocalypse And Perdition segue la lezione dei maestri europei che devastarono il vecchio continente ormai trentanni fa.
Ill gruppo ci travolge con un death metal battagliero e senza compromessi, tra Bolt Thrower e Napalm Death, oscuro e selvaggio, lasciando un’ottima impressione e la consapevolezza di essere al cospetto di una band tripallica e dall’impatto notevole.
Un buon split da parte della Xenokorp, che non deluderà gli amanti di queste iniziative assolutamente underground, alle prese con una band storica (Master) ed un ottimo gruppo di outsider (Dehuman).

Tracklist
1. MASTER – Master
2. MASTER – Subdue the Politician
3. MASTER – All We’ve Become
4. MASTER – Slaves to Society
5. DEHUMAN – Morbid Sun
6. DEHUMAN – Sepulcher of Malevolence
7. DEHUMAN – Apocalypse and Perdition

Line-up
Master:
Paul Speckmann – Bass, Vocals
Alex Nejezchleba – Guitars
Zdenek Pradlovsky – Drums

DEHUMAN:
Andrea Vissol – Bass & Vocals
Rafaël Sellekaerts – Guitars
Lou-Indigo Triagone – Guitars
Laye Louhenapessy – Drums

MASTER – Facebook

DEHUMAN – Facebook

Degial – Predator Reign

Un sound infernale creato per destabilizzare e rubare anime da portare all’oscuro signore in un’atmosfera di indicibile caos.

Se verrete risucchiati nel vorticoso maelstrom creato dai Degial, difficilmente riuscirete a tornare indietro restando imprigionati in un oscuro e personale inferno.

I Degial sono un quartetto svedese attivo da ormai più di dieci anni, hanno dato alle stampe un ep e due full length (Death’s Striking Wings uscito nel 2012 e Svage Mutiny licenziato un paio di anni fa), e tornano con il terzo album sotto Sepulchral Voice Records, questo massacro sonoro dal titolo Predator Reign, fatto di corse lungo i binari del black metal e cavalcate sul destriero death, in un’atmosfera apocalittica e rigorosamente old school.
Riff che creano vortici di male in musica, ritmiche devastanti, scream/growl da orco ferito e dunque (come un animale) ancora più rabbioso e crudele, vanno a comporre un sound infernale creato per destabilizzare e rubare anime da portare all’oscuro signore.
La title track, posta in apertura, e la successiva Thousand Spears Impale, vi danno il benvenuto nel regno della violenza e del caos primordiale, dove non ci sono rallentamenti o aperture a qualsivoglia melodia, solo terrore e rabbia, un massacro che continua imperterrito con Devil Spawn Hellstorm, cuore nero dell’album che pulsa al ritmo inumano di un sound bestiale e senza compromessi.
Clangor Of Subjugation mette la parola fine al massacro con sei minuti di black death epico ed oscuro che trascina a forza verso il fondo dell’inesorabile gorgo.

Tracklist
1.Predator Reign
2.Thousand Spears Impale
3.The Savage Covenant
4.Crown Of Fire
5.Devil Spawn
6.Hellstorm
7.Heretical Repugnance
8.Annihilation Banner
9.Triumphant Extinction
10.Clangor Of Subjugation

Line-up
H. Death – Vocals/Guitar
R. Meresin – Guitar
E. Forcas – Drums
P.J. Vorum – Bass

DEGIAL – Facebook

Begerith – A.D.A.M.

Chi ama il death metal più intenso e veloce qui troverà davvero un bel disco.

In fondo al 2017 arriva questo gran disco di death metal dei Begerith.

Questi ultimi sono dei russi di Vladivostok che si sono trasferiti in Polonia, ed effettivamente il loro suono è molto influenzato dalla scuola polacca del death metal, fatta conoscere nel mondo da gruppi come Behemoth, Vader e Hate, per citare quelli maggiormente conosciuti.
I Begerith sono al loro secondo lavoro sulla lunga distanza, e con A.D.A.M. Mettono in mostra tutte le loro qualità. Il suono, come detto sopra, è un death metal molto polacco, e ci sono anche forti influenze black metal, quello delle origini. Trovano anche molto spazio dei virtuosismi chitarristici mai fini a loro stessi, che potenziano la struttura dei brani. I Begerith mettono al centro di tutto la musica e ciò che veicolano con essa, infatti non si sanno i nomi dei componenti del gruppo, che sono indicati come Begerith e numerati da 1 a 4. Non si perde nemmeno tempo con i titoli delle canzoni, come potete notare. Il disco funziona davvero molto bene, è molto potente e bilanciato, ha un’ottima produzione e riesce a tenere sempre alta la tensione. Pur venendo da un ambiente musicale ben preciso i Begerith sono unici e il loro death è molto personale e devastante. Il disco è incentrato sulla figura di Adamo, scagliato da Dio sulla Terra, mostrando tutta la sua tracotanza. I testi sono molto interessanti, come spesso succede nel death metal, e non sono solo un contorno. I Begerith sono un gruppo affermato nella scena death metal, ed impressioneranno ancora di più grazie a questa prova, che è davvero buona.
Chi ama il death metal più intenso e veloce qui troverà davvero un bel disco.

Tracklist
1.Nome Fatas Hiss Mortus
2.A.D.A.M. I
3.A.D.A.M. II
4.A.D.A.M. III
5.A.D.A.M. IV
6.A.D.A.M. V
7.A.D.A.M. VI
8.A.D.A.M. VII
9.A.D.A.M. VIII
10.A.D.A.M. IX
11.A.D.A.M. X

Line-up
Begerith I – vocals, guitars
Begerith II – guitars
Begerith III – bass
Begerith IV – drums

BEGERITH – Facebook

Nucleus / Macabra – Fragmented Self

Fragmented Self è un’uscita di buona fattura che consente di fissare il punto sul progresso di queste due interessanti band estreme.

Menzione d’obbligo con diversi mesi di ritardo sull’uscita per questo split album, che vede alle prese due realtà piuttosto consolidate della scena death statunitense, i Nucleus ed i Macabra.

I Nucleus provengono da Chicago ed in questo quinquennio di attività si sono già messi in buona evidenza con il full length Sentient dello scorso anno; i tre brani presentati confermano quanto detto passando dal brutal di Fragment al putrido death doom di Assimilation (brano davvero notevole) per ritornare di nuovo ad infierire con il triturante incedere di Beacon, traccia comunque meno brillate delle precedenti anche in virtù di qualche scelta ritmica opinabile.
I Macabra sono guidati dal ben noto Mark Riddick (Fetid Zombie) che fin dalla fondazione della band, risalente al 2011, si accompagna al vocalist franco belga Adrian Weber; a differenza dei compagni di split la forma di death che viene proposta è più composita e dissonante e, di conseguenza, più dispersiva.
In tal senso, se Ellipsis of Self non è che convinca moltissimo, si rivela senza’altro più interessante Breath Thief, che possiede spunti più ariosi grazie al prevedibilmente ottimo lavoro di chitarra di Riddick; Handle with Pain vede un notevole rallentamento dei ritmi ed anche qui, come nel precedente brano, appaiono rimembranze, non so quanto volute, dei primissimi Septic Flesh.
In sostanza, Fragmented Self è un’uscita di buona fattura che consente di fissare il punto sul progresso di queste due interessanti band estreme: personalmente preferisco i Nucleus, che magari sono meno imprevedibili ma più compatti nella loro proposta rispetto ai Macabra, ai quali non mancano certo sprazzi di notevole brillantezza, a tratti opacizzati a livello ritmico dall’assenza di una batteria “umana”, cosa che in ambito death più che in altri generi si fatica a digerire.

Tracklist:
1. Nucleus – Fragment
2. Nucleus – Assimilation
3. Nucleus – Beacon
4. Macabra – Ellipsis of Self
5. Macabra – Breath Thief
6. Macabra – Handle with Pain

Line-up:
NUCLEUS
Dave Muntean – Vocals, Guitars
Dan Ozcanli – Vocals, Guitars
Ryan Reynolds – Bass
Pat O’Hara – Drums

MACABRA
Adrien “Liquifier” Weber – Vocals and text
Mark Riddick – Guitar, bass, drum programming, keyboard, and visuals

NUCLEUS – Facebook

MACABRA – Facebook

Defeated Sanity – Prelude To The Tragedy

I brani di Prelude To The Tragedy sono delle mazzate notevoli, a tratti valorizzate da intricate parti tecniche, per poi perdere il filo quando i musicisti tedeschi elaborano intricate e cervellotiche parti tecniche su un tappeto estremo da fine del mondo.

Ristampa in vinile curata dalla Xenokorp di Prelude To The Tragedy, devastante lavoro brutal death metal uscito nel 2004 dalle menti dei tedeschi Defeated Sanity.

Band, quella berlinese, che all’assalto brutale aggiunge una tecnica invidiabile, e l’album si inserisce di prepotenza tra le opere di genere che molti avvicinano al death metal progressivo ma che poco hanno a che spartire con il genere.
I Defeated Sanity sono attivi già dai primi anni novanta ed hanno una discografia di tutto rispetto, con cinque album pubblicati tra cui questo Prelude To The Tragedy, un buon numero di lavori minori e l’ultimo Disposal of the Dead/Dharmata uscito lo scorso anno.
L’album è il primo full length del gruppo, ben accolto dalla scena underground estrema per il suo martellamento senza soluzione di continuità, tecnicamente di alto livello anche se, come quasi sempre in queste opere, la voglia di strafare finisce per condizionare un songwriting che sarebbe già stato notevole.
Prelude To The Tragedy infatti è un massacro sonoro niente male, la band svolge il suo compito in modo feroce e brutale e i brani sono delle mazzate notevoli, a tratti valorizzate da intricate parti tecniche, per poi perdere il filo quando i musicisti tedeschi elaborano intricate e cervellotiche parti tecniche su un tappeto estremo da fine del mondo.
Origin e Cryptopsy, un briciolo di Suffocation e l’album parte e non si ferma più, tra infernali blast beat, arzigogolate trame chitarristiche e growl bestiale: in questa versione troviamo, come contenuti extra, il brano Expectoration Of Fear, Drifting Further nella versione demo del 2002 e Apocalypse Of Filth/Collapsing Human Failures, traccia tratta dallo split del 2003 con gli Imperious Malevolence.
Se siete amanti del brutal tecnico e vi siete persi l’uscita originale, questa versione in vinile potrebbe farvi gola, la tecnica c’è, la violenza pure.

Tracklist
1.Liquifying Cerebral Hemispheres
2.Drifting Further
3.The Parasite
4.Horrid Decomposition
5.Tortured Existence
6.Apocalypse Of Filth Collapsing Human Failures
7.Remnants Of The Dead
8.Prelude To The Tragedy
9.Expectoration Of Fear (bonus)
10.Drifting Further (bonus)
11.Apocalypse Of Filth/Collapsing Human Failures (bonus)

Line-up
Lille Gruber – Drums
Jacob Schmidt – Bass
Christian Kühn – Guitar
Josh Welshman – Vocals

DEFEATED SANITY – Facebook

Morphosys – The Saw Is Family

La band convince nei mid tempo pesanti come carri armati, alzando un muro estremo invalicabile e così The Saw Is Family può così allietare le serate tutte sangue e violenza dei deathsters duri e puri.

La Witches Brew licenzia questo monolite di death metal brutale ed assolutamente old school intitolato The Saw Is Family, ultimo massacro sonoro dei serial killers tedeschi Morphosys, quartetto attivo dal 2002, con due precedenti full length già editi ed un ep.

Al limite del brutal nel sound, The Saw Is Family entra di diritto nel genere almeno per quanto riguarda attitudine e testi che vanno da deliri gore a violenza tout court.
I Morphosys sono la classica band outsider, gente che martella i padiglioni auricolari con il loro oscuro e pesantissimo metal estremo che varia leggermente tra mastodontici mid tempo ed improvvise e devastanti accelerate, creando il classico muro sonoro senza compromessi ma nulla più.
Non mi si fraintenda: The Saw Is Family risulta un sufficiente album di genere, potente, asfissiante ed oppressivo, tra Morbid Angel, Morgoth e in parte Bolt Thrower, quindi aperture melodiche non registrate, tensione a mille, un’atmosfera che non si scosta da un clima da inferno sulla Terra e buoni spunti nei solos che, in qualche circostanza, riprendono le sfumature classiche con l’azzeccata scelta di alternare mid tempo e velocità parossistiche per non annoiare troppo l’ascoltatore.
La band convince nei mid tempo pesanti come carri armati (The Walking Dead, Fleischeslust), alzando un muro estremo invalicabile e così The Saw Is Family può così allietare le serate tutte sangue e violenza dei deathsters duri e puri.

Tracklist
1. Carniwar
2. The Saw Is Family
3. Torture Chamber
4. The Walking Dead
5. Storm Of Blood
6. Memory Of The Insane
7. Fleischeslust
8. You Shall Bleed
9. Todesengel
10. Corpse Grinder

Line-up
Chris – Vocals/Chainsaw
Marko – Guitar
Jazz – Bass
Alex – Drums

MORPHOSYS – Facebook

Hellish God – The Evil Emanations

The Evil Emanations è un armageddon sonoro che si snoda senza soluzione di continuità, nel suo essere estremo ma perfettamente godibile anche grazie al corto minutaggio, all’ottima produzione che valorizza l’ascolto e ovviamente la buona vena compositiva del gruppo.

Nell’underground nazionale vive un mostro demoniaco che avvelena le menti, si contorce ammaliando come un serpente e porta con se il male che i musicisti posseduti dopo il contatto trasformano in satanico e putrido metal estremo.

Non sono poche le realtà estreme che nel genere offrono una qualità molto alta, protagoniste di opere dannate che pur rifacendosi ovviamente al passato godono di una personalità da gruppi di primo piano a livello mondiale: ottimi artisti e musicisti che, da un po’ di anni cominciano a collaborare tra di loro, sorprendendo e lasciando a noi fedeli consumatori di metallo estremo una serie di opere davvero interessanti.
Gli Hellish God, per esempio, sono la creatura diabolica nata dalle menti di due musicisti della scena nostrana come il chitarrista e bassista Michele Di Ioia (tra gli altri, componente dei Burst Bowel), il batterista Luigi Contenti, il vocalist Tya (ex-Antropofagus, Mindful of Pripyat) ed il bassista Stefano Malgaretti.
The Evil Emanations è il loro secondo lavoro, il primo sulla lunga distanza dopo Impure Spiritual Forces licenziato due anni fa, che si presenta come una mezzora di devastante death metal old school di scuola fine millennio.
Troverete di che farvi torturare dal sound proposto in questo album da un gruppo che non ne vuol sapere di melodie o soluzioni più vicine al trend odierno, ma che scarica dieci tremende bordate senza compromessi di puro male in musica.
Il growl di Tya, assistito dalle tremende urla in scream dei suoi compagni, incontra una serie di sferzate estreme, una tempesta di note dal taglio death che si abbatte sulla Terra, mentre i venti che soffiano dall’inferno portano morte e distruzione, a partire dall’intro Kelim Shattering Illumination alla marzialità della conclusiva e terrificante Marching With The Accuser.
In mezzo c’è un armageddon sonoro che si snoda senza soluzione di continuità, nel suo essere estremo ma perfettamente godibile anche grazie al corto minutaggio, all’ottima produzione che valorizza l’ascolto e ovviamente la buona vena compositiva del gruppo.

Tracklist
1. Kelim Shattering Illumination
2. Qlipoth
3. Anti-Cosmic Decree
4. The Hindering Ones
5. Tagimron Is Summoned
6. Burning the Infidel
7. Choronzonic Hellfire
8. Agitator Shall Be Triumphant!
9. I Am Belial
10. Marching with the Accuser

Line-up
Tya – Vocals
Michele Di Ioia – Guitars, Vocals
Luigi Contenti – Drums, Vocals
Stefano Malgaretti – Bass

HELLISH GOD – Facebook

Battlesword – Banners Of Destructions

Banners Of Destruction risulta una gradita sorpresa, tenendo incollati alle cuffie gli ascoltatori dalla prima all’ultima nota senza stancare, meritando la giusta attenzione di chi ama queste sonorità.

Arrivano con po’ di ritardo all’attenzione di MetalEyes i guerrieri tedeschi Battlesword, band di stanza a Viersen attiva da quasi vent’anni ma poco prolifica.

Questo ottimo lavoro risale appunto a qualche tempo fa, ma merita sicuramente l’attenzione delle epiche truppe di nuovi defenders pronti alla battaglia  a colpi di power/death metal epico e guerresco, un riuscito mix tra il death metal melodico degli Amon Amarth e il power/heavy metal dei gruppi storici della scena classica.
Si diceva della poca prolificità dei Battlesword ed infatti la discografia del gruppo si completa con un paio di demo ed il primo full length, Failing In Triumph, licenziato nell’ormai lontano 2003, poi un silenzio discografico durato quattordici anni, con il solo demo del 2008 a mantenere viva la fiamma per arrivare ad un anno fa e all’uscita di Banners Of Destructions.
Il quintetto tedesco rompe il silenzio Spirit To The Flesh, un mid tempo epicissimo dove il growl è padrone assoluto del campo di battaglia dove il sangue scorre a fiumi: le ritmiche che alternano accelerazioni power a potentissime cavalcate in tempi medi, un gran lavoro delle due asce, imponenti ma dai solos melodici e dal taglio heavy, sono le caratteristiche principali del sound del gruppo, che non fa prigionieri e risulta più che mai diretto.
La title track, Tongues Of Hatred e la devastante Bloodlust Symphony fanno tremare la terra, possenti spallate metalliche e fiere portatrici della bandiera dei Battlesword sul campo, diventato un cimitero al passaggio dei musicisti tedeschi.
Inutile girarci intorno, sono gli Amon Amarth il gruppo che più si avvicina alla proposta dei Battlesword, anche se la band tedesca è più improntata alll’heavy power epico rispetto al death metal melodico dei guerrieri sevedesi.
Banners Of Destruction risulta una gradita sorpresa, tenendo incollati alle cuffie gli ascoltatori dalla prima all’ultima nota senza stancare e meritando la giusta attenzione di chi ama queste sonorità.

Tracklist
1.Spirit to the Flesh
2.The Unnamed Magic
3.Banners of Destruction
4.Grave New World
5.The Silence of Victory
6.Tongues of Hatred
7.Circle of Witches
8.Bloodlust Symphony
9.Left for the Vultures
10.There Will Be Blood
11.Where Demons Awake
12.Enemy Divine

Line-up
Axel Müller – Vocals
Andreas Klingen – Drums
Björn Kunze – Guitars
Ben Bays – Bass
Jürgen Lousberg – Guitars

BATTLESWORD – Facebook

Mecalimb – XIII

Pantera, Machine Head, The Haunted e Soilwork confluiscono nel sound dei Mecalimb a creare un cocktail altamente esplosivo e dotato di una forza notevole.

In Norvegia non si suona solo black metal, lo sa bene la Wormholedeath che licenzia XIII, terzo full length dei Mecalimb.

Groove e ritmiche marziali fanno da tappeto sonoro al thrash moderno del quintetto nordico che ci inserisce una serie di riff melodici di stampo death ed il gioco è fatto, o quasi.
XIII è una mezzora abbondante di metal possente e moderno, un album dal sound che opprime con le sue potenti ritmiche ed avvolge con un freddo riffing melodic death.
I Mecalimb giungono a questo lavoro dopo un paio di album ed un ep, precedentemente anticipati dai primi passi in formato demo nel 2006 e 2007; una dozzina d’anni sul mercato portano a questo buon esempio di metal moderno ed estremo, melodico e potente che ci ricorda non pochi eroi passati nei nostri lettori cd da i primi anni novanta in poi.
Il sound che sorride all’America ma suona scandinavo ribadisce la notevole forza che groove metal e death thrash sanno infondere se si alleano come in XIII, non è un caso che nell’album i momenti più intensi sono proprio quelli più ibridi.
Marziali e freddi come una macchina che inesorabile si avvicina senza cambiare velocità, i Mecalimb accelerano improvvisamente per fare scempio dei nostri corpi, questa è la percezione all’ascolto delle varie Forgotten, Headless Existence e della potentissima Leave The Bones.
Pantera, Machine Head, The Haunted e Soilwork confluiscono nel sound dei Mecalimb a creare un cocktail altamente esplosivo e dotato di una forza notevole: XIII vi attacca al muro, vi sbatte al suolo e vi schiaccia senza pietà, provare per credere.

Tracklist
Robert Arntsen – Lead vocals
Ole Olsen – Guitar & backing vocals
Tom Angel – Guitar
Dag Kopperud – Bass & backing vocals
Marius Vedal – Drums

Line-up
1.Headless Existence
2.Blind Men Rules The Earth
3.Forgotten
4.No End
5.Infection
6.Leave The Bones
7.Goodbye To Sanity
8.I See Dead People
9.Jokers & Liars
10.Nothing

MECALIMB – Facebook

Insurrection – Extraction

Extraction continua la missione degli Insurrection: regalare una quarantina di minuti di musica estrema senza fronzoli, diretta, aggressiva e dannatamente coinvolgente, anche se un leggero senso di ripetitività alla lunga si fa spazio nell’ascolto, ma senza creare grossi problemi nel digerire in un colpo solo tutto l’album.

Orde di devastanti truppe battenti bandiera death metal si muovono nell’ underground estremo, che siano dai rimandi old school o delineati da un sound moderno.

I figli e i nipoti dei gruppi, che massacravano senza pietà negli anni d’oro del genere sovrano del metal estremo, continuano la guerra musicale iniziata dai loro predecessori, magari raccogliendo meno rispetto a questi ultimi, ma mantenendo un approccio ed attitudine che di quei tempi sono figli.
Death metal tradizionale o moderno sono due facce di una stessa medaglia unite per non concedere scampo a suon bombardamenti massacranti e violentissimi come Extraction, quarto album dei canadesi Insurrection.
Assolutamente di genere, poco originale, ma ben fatto, il nuovo album del gruppo proveniente dal Quebec si fa ascoltare risultando estremo e violento, melodico e moderno quel tanto che basta per non considerarlo propriamente un lavoro vecchia scuola.
Prodotto benissimo, Extraction continua la missione degli Insurrection: regalare una quarantina di minuti di musica estrema senza fronzoli, diretta, aggressiva e dannatamente coinvolgente, anche se un leggero senso di ripetitività alla lunga si fa spazio nell’ascolto, ma senza creare grossi problemi nel digerire in un colpo solo tutto l’album.

Tracklist
1.System Failure
2.Onward to Extinction
3.Pull the Plug
4.Le Prix à Payer
5.The Eulogy of Hatred
6.Parasite
7.Le pesant d’or
8.Misère Noire
9.Assassins
10.Data Extracted … End Transmission

Line-up
Stef Jomphe – lead vocals
Vince Laprade S. – rythm guitar
Antonin Fuzz – lead guitar
Martin Samson – Bass
Stéphane Desilets – drums

INSURRECTION – Facebook