Midnight – Shox Of Violence

Questo disco di 25 canzoni è davvero divertente, regalerà molti bei momenti a chi apprezza lo speed metal più vicino al punk, perché non è per niente la solita raccolta di roba trita e ritrita.

I Midnight sono un gruppo speed punk metal di Cleveland, e dalla città dei Cavs fanno rumore dal 2003.

La loro produzione consiste di molti ep e di un disco su lunga distanza diventato un classico del metal punk underground, Satanic Royalty. Lo stile dei Midnight deriva dai Venom, dai classici metal dell’underground suonati sbronzi ai mille all’ora, con passione e sudore, riuscendo ad essere molto divertenti. In attesa di un nuovo disco la Hells Headbangers pubblica una raccolta di ep, Shox Of Violence, che non è la solita raccolta di ep giù usciti ed introvabili, poiché contiene quattro nuove canzoni che sono pubblicate in un 12” a parte, e nel resto troviamo i brani degli ep e molte cover davvero belle. Nei titoli coverizzati troviamo ovviamente due canzoni dei Venom che sono delle dichiarazioni di intenti e poi molti gruppi interessanti, come i Pagans, i The Spits e anche i Quiet Riot. Gli americani dimostrano di avere ampie vedute e di saper fare del gran metal, suonato con un incedere punk. Questo disco di 25 canzoni è davvero divertente, regalerà molti bei momenti a chi apprezza lo speed metal più vicino al punk, perché non è per niente la solita raccolta di roba trita e ritrita. Le canzoni più notevoli sono i quattro inediti che fanno attendere il nuovo disco con molta voglia. Velocità, alcool e satanismo.

TRACKLIST
1.Death Scream
2.Who Gives A Fuck
3.Ready For Destruction
4.Groin Gripper
5.Sadist Sodomystic Seducer
6.In League With Satan (Venom)
7.Too Loud For the Crowd (Venom)
8.The Witch
9.Breakout (Taipan)
10.Hels Fire (Mistreater)
11.TAP
12.When I Die (Pagans)
13.Unholy and Rotten (Live)
14….On the Wings of Satan (live)
15.Slick Black Cadillac (Quiet Riot)
16.Nuclear Bomb (The Spits)
17.Black Kar (The Spits)
18.Rat Face (The Spits)
19.Shitty World (The Spits)
20.Death Sentence (Crucifixion)
21.Wicked Women (Scarab)
22.Eyes of Satan (Pagans)
23.Watch Your Step (Girlschool)
24.Vomit Queens
25.Cross Held High

MIDNIGHT – Facebook

Aggression – Fragmented Spirit Devils

Il concept riguardante il mondo ecclesiastico e le sue contraddizioni, non originale ma sempre fonte di forti denunce da parte del mondo metallico, è il perfetto accompagnamento alla musica del gruppo canadese.

Eccoci al cospetto di una band storica del panorama metallico internazionale e del loro paese d’origine (il Canada) a livello underground, i thrashers Aggression.

Nato addirittura a metà degli anni ottanta, il gruppo formato da vecchi lupi della scena metal d’oltreoceano ha avuto nel corso degli anni una serie di stop che li ha portati fino a quest’ultimo lavoro, avendo firmato solo due full length, The Full Treatment nel 1987 e Forgotten Skeleton nel 2004, dunque mancavano da una dozzina d’anni dal mercato, escludendo ovviamente la compilation uscita lo scorso anno (Fractured Psyche Demons).
La firma con Xtreem, che ne cura la distribuzione, ed una ritrovata ispirazione porta a Fragmented Spirit Devils, nuovo devastante lavoro che poggia la sua natura estrema su un thrash metal con non poche infiltrazioni death, per un risultato sicuramente improntato all’impatto senza soluzione di continuità.
Death/thrash tradizionale, con gli Slayer a fare da padrini e la scena americana dai richiami old school ad applaudire questi attempati mestieranti del genere, che con l’esperienza accumulata in anni di metal estremo sul groppone confezionano un album senza picchi ma pure senza cadute di tono, sempre con la massima tensione e attenti a non far scendere l’attenzione di chi si avvicina a Fragmented Spirit Devils.
Voce sempre in bilico tra il growl di stampo death ed il classico tono aggressivo del thrash più violento, velocità tenuta su buoni ritmi ed interessanti viaggi sui manici delle sei corde, sono le virtù del classico album per i fans del genere, con esplosioni metalliche che danneggiano i padiglioni auricolari in brani come Chapel Of Horrors,
Furnace Creek e Strangulation Ejaculation.
Il concept riguardante il mondo ecclesiastico e le sue contraddizioni, non originale ma sempre fonte di forti denunce da parte del mondo metallico, è il perfetto accompagnamento alla musica del gruppo canadese.

TRACKLIST
1.At Play in the Fields of Satan
2.Chapel of Horrors
3.Unleashing the Ghost
4.Insanity Without Indulgence
5.Halo of Maggots
6.Furnace Creek
7.Dark Shadow Crossing
8.Strangulation Ejaculation
9.Evil Pox 2016
10.Razamanaz (Nazareth cover)

LINE-UP
Denis “Sasquatch” Barthe – Guitars
Ryan Murray Idris – Drums
Dave Watson – Guitars
Brian Langley – Vocals
Martin Meyer – Bass

AGGRESSION – Facebook

Impalers – Styx Demon: The Master of Death

Un quarto d’ora circa ma che vale come un full length, tanta è la qualità che, nel genere possono mettere sul piatto gli Impalers.

Questa giovane band danese attiva da una decina d’anni ha già una discreta discografia che comprende, oltre ai due full length Power Behind the Throne del 2013 e God from the Machine, uscito nel 2015, una manciata di lavori minori tra cui si va ad aggiungere questo ottimo ep di quattro tracce intitolato Styx Demons: The Master Of Death.

Quattro brani, quattro pugni in pieno volto, trascinanti e devastanti, thrash metal old school di matrice teutonica, due brani inediti più la cover (con video) di Death Comes Ripping dei Misfits e quella clamorosa di Prowler, brano che apriva il primo storico album degli Irom Maiden.
Un passo dunque nella new wave of british heavy metal da parte del quartetto danese, non prima di averci trascinato nel più puro suono tedesco speed/thrash anni ottanta, schizzato e veloce, con la sacra triade (Sodom, Kreator, Destruction) a benedire il sound degli Impalers, davvero bravi nel saper tornare agli anni d’oro del genere mantenendo i piedi ben saldi in questo millennio con una produzione all’altezza e suoni cristallini.
Un quarto d’ora circa ma che vale come un full length, tanta è la qualità che, nel genere, possono mettere sul piatto i musicisti danesi, mentre le prime note di Prowler aprono lo Stargate metallico e ci si ritrova a sbattere il capo con più di una lacrima che scende dal viso rugoso di chi ha troppo primavere sulle spalle.
Una band che per gli amanti del genere è un’autentica benedizione.

TRACKLIST
1.Megalodon
2.Styx Demon
3.Death Comes Ripping
4.Prowler

LINE-UP
Søren Crawack – Rhythm Guitar & Vocals
Kenneth Frandsen – Bass Guitar
Rasmus Kjær – Drums
Thomas Carnell – Lead Guitar

IMPALERS – Facebook

Warlord Uk – Maximum Carnage

Maximum Carnage è semplicemente uno dei migliori dischi di death metal inglese e non solo della storia.

Maximum Carnage è semplicemente uno dei migliori dischi di death metal inglese e non solo della storia.

Questa è la nuova ristampa a cura della Xtreem Music, in occasione del ventesimo compleanno di questo demone, con due ottimi brani dal vivo che danno l’idea di quale macchina di guerra fossero questi inglesi. Provenienti dalla fertile Birmingham i Warlord Uk nel 1996 hanno dato alle stampe questo autentico capolavoro del death metal underground. Certamente la metà degli anni novanta era un periodo molto prolifico per il death metal, ma qui dentro troverete l’essenza del genere, il connubio con il thrash e l’hardcore. Il passo dei Warlord Uk è quello dei fuoriclasse, e ascoltandolo rimasterizzato il disco è ancora più cattivo e compatto. Questo suono è immediatamente riconoscibile fra mille gruppi, con questo incedere fatto di mille stop and go, di flussi metallici inarrestabili e cronache di laghi di sangue ed ossa spezzate. Forse questo gruppo è arrivato quando il momento d’oro del death metal, specialmente di quello britannico, stava finendo, ma ora avete l’occasione per farvi l’idea di quanto sia bello e granitico. A giustificazione di quanto sopra, i loro concerti sono quasi sempre sold out ancora oggi, perché la band dopo vari scioglimenti e problemi è ancora in sella, ed è cattiva quanto il suo suono. Maximum Carnage sono due parole che descrivono alla perfezione questo disco fondamentale, che non può mancare nella collezione di ogni estimatore del death metal, ma anche in quella del metallaro. Dopo più di venti anni il massacro continua.

TRACKLIST
1. Maximum Carnage
2. Disintegration
3. Nowhere To Run
4. Change
5. Alien Dictator
6. Vivisection
7. Theatre of Destruction
8. Race War
9. Maximum Carnage (Live)
10. The Fucking System (Live)

LINE-UP
Mark White Bass & Vocals
Gaz Thomas Guitars
Mick Robbins Guitara
James Murphy Drums

WARLORD UK – Facebook

Chine – Immanent

Immaginate The Haunted e Darkane flirtare con Strapping Young Lad e Devin Townsend Band ed avrete un’idea della musica creata dai Chine.

Dalla patria del melodic death metal (la Svezia) arrivano i Chine, quintetto proveniente da Helsingborg attivo dal 2008 al terzo lavoro sulla lunga distanza dopo aver dato alle stampe il debutto Repulsive Sonatas nel 2009 e Betray Your Own Kind quattro anni fa.

Rigorosamente autoprodotto, il nuovo album (Immanent) si piazza con disinvoltura nel calderone del death/thrash, tra sonorità classiche del sound nato nel loro paese d’origine della band ed esplosioni moderne e dal groove micidiale.
Una bella mazzata questo lavoro, otto brani diretti solo sfiorati da qualche atmosfera melodica e potenziati da accelerazioni devastanti.
Niente di nuovo, ci mancherebbe, ma il gruppo svedese sa come arrivare allo stomaco dell’ascoltatore, con un album diretto che non mancherà di soddisfare i palati degli amanti di queste sonorità.
Mantenendo una tensione altissima, i Chine ci travolgono con un ottimo lavoro delle chitarre, che non mancano di valorizzare il sound con destabilizzanti riff in stile Meshuggah (I Forgive You), mentre la struttura ritmica passa dal classico death/thrash scandinavo a parti più incisive e cervellotiche alla Strapping Young Lad.
Impatto e violenza, rabbia che scaturisce in tutta la sua cattiveria in brani che concedono poche tregue e tanto metallo estremo, in una via di mezzo riuscita tra le due anime descritte.
Prodotto a meraviglia, Immanent ci consegna un gruppo maturo e molto affiatato, con musicisti dall’indubbio valore tecnico ed un songwriting sopra le righe.
ImmaginateThe Haunted e Darkane flirtare con Strapping Young Lad e Devin Townsend Band ed avrete un’idea della musica creata dai Chine: promossi a pieni voti.

TRACKLIST
1.Cephalophore
2.Floating
3.Behind the Vivid Light
4.A Thousand Cuts
5.I Forgive You
6.Tid for hämnd
7.Sky
8.Immanent

LINE-UP
Ola Svensson – Vocals
Andreas Weis – Guitar
Jokke Pettersson – Guitar
Tommy Erichson – Bass
Jesper Sunnhagen – Drums

CHINE – Facebook

Broken Key – Face In The Dust

Un buon lavoro senza grossi picchi ma potente e soprattutto suonato con gli attributi.

Si continua a suonare metal moderno in giro per il mondo, magari meno influenzato dall’ormai abusato metalcore, e più genuinamente groove.

Niente di originale, e abusato anche questo, ma forse più puro ed underground rispetto alla finta rabbia delle boy band ispirate all’ormai obsoleto ed ennesimo sogno americano.
I Broken Key, per esempio, sono una giovane band tedesca, proveniente da Halle Saale, hanno un solo ep alle spalle e per la STF licenziano il loro primo album, questo calcio nei denti che di nome intitolato Face In The Dust e che piacerà agli amanti dei suoni moderni, sempre in bilico tra hardcore e groove metal.
Una quarantina di minuti alle corde, messi all’angolo dal nostro avversario che non ne vuol sapere di rallentare la sua letale scarica di pugni che spezzano ossa in ogni parte del corpo, più o meno è questo che risulta l’album, non male per il combo tedesco.
Mid tempo pesantissimi, dove il groove metal prende il sopravvento, si alternano con ripartenze hardcore secche come un diretto in pieno volto inaspettato e devastante.
Il vocione rabbioso, il muro sonoro dalla buona potenza non fanno che rincarare la dose massiccia di violenza, mentre scorrono le note di brani, alla lunga un po troppo simili (questo è il genere, prendere o lasciare), ma per i metal fans dal berrettino con visiera, Black Hole, Runaway e Members Of Old School saranno graditi muri sonori.
In conclusione, un buon lavoro senza grossi picchi ma potente e soprattutto suonato con gli attributi.

TRACKLIST
1.Brick
2.Black Hole
3.All The Fucking Sluts
4.Runaway
5.Face In The Dust
6.Sick Soldiers
7.Skull Behind Your Face
8.Enemy
9.Members Of Old School
10.Never Say No

LINE-UP
Rene Richter – Vocals
Marcus Griebel – Guitar
Tommy Kogut – Guitar
Robin Schuchardt – Bass
Carlo Hagedorn – Drums

BROKEN KEY – Facebook

VV.AA. – Transcending Obscurity Label Sampler 2016

Cliccando il link che troverete in calce all’articolo, avrete la ghiotta opportunità di fare un bel giro metallico del globo, gentilmente offerto da Kunal Choksi e dalla sua Transcending Obscurity.

La Transcending Obscurity è un’etichetta alla quale noi di MetalEyes siamo particolarmente affezionati: intanto perché, quando abbiamo iniziato ad occuparci di metal qualche anno fa, ancora all’interno di In Your Eyes, la label indiana è stata una delle prime a darci credito senza farsi troppe domande su chi fossimo o quanti contatti facessimo, e poi, soprattutto, perché colui che ne regge fila, Kunal Choksi, è uno di quei personaggi che dovrebbero essere clonati per tutto quello che ha fatto e sta facendo per la diffusione del verbo metallico in Asia.

Dopo questo doveroso panerigico nei confronti del dinamico discografico di Mumbai, non resta che invitare ogni appassionato di metal che si rispetti a fare propria questa esaustiva compilation contenente un brano di ciascuna delle band appartenenti alla scuderia delle Transcending Obscurity, tanto più che il tutto è scaricabile gratuitamente dal bandcamp.
Lì troviamo cinquantacinque tracce che offrono contributi provenienti da nomi già noti ed altri ancora da scoprire, abbracciando tutti i generi estremi, a partire soprattutto dal death metal, spesso rappresentato nella sua versione old schol, passando per il black ed il doom, con qualche sconfinamento nel thrash, nello stoner/sludge e nel più tradizionale heavy metal.
Molti di questi brani fanno parte di album che abbiamo avuto il piacere di recensire, quasi tutti accompagnati da valutazioni lusinghiere, segno di un roster dal livello medio molto elevato, benché composto per lo più da realtà dalla notorietà confinata all’underground.
Quasi superfluo segnalare uno o l’altro brano, si può solo aggiungere che per chi ama il death c’è da sbizzarrirsi, tra i Paganizer dell’onnipresente Rogga Johnasson, i Sepulchral Curse e gli storici Warlord UK, per i death/doomsters le icone Officium Triste e Mythological Cold Towers e i più recenti Chalice of Suffering e Illimitable Dolor, mentre per chi predilige sonorità più distorte e stonate ci sono gli Altar Of Betelgeuze, gli Algoma e i The Whorehouse Massacre e per i blacksters realtà stimolanti come i Norse, i Seedna ed i Somnium Nox, tutto questo senza voler fare alcun torto a chi non è stato citato.
Infine, questa compilation offre la possibilità anche ai più scettici di farsi un’idea di quale sia il livello raggiunto dalle band asiatiche, autrici spesso di opere di livello pari, se non superiori, a quelle dei corrispettivi europei od americani: cito tra queste i “vedic metallers” Rudra, i Grossty, i Dormant Inferno ed i Darkrypt (da notare che la sezione asiatica è facilmente individuabile essendo stata racchiusa negli ultimi quindici brani).
Quindi, cliccando il link che troverete in calce all’articolo, avrete la ghiotta opportunità di fare un bel giro metallico del globo, gentilmente offerto da Kunal Choksi e dalla sua Transcending Obscurity.

Tracklist:
1. Officium Triste (Netherlands) – Your Heaven, My Underworld (Death/Doom Metal)
2. Mythological Cold Towers (Brazil) – Vetustus (Death/Doom Metal)
3. Paganizer (Sweden) – Adjacent to Purgatory (Old School Death Metal)
4. Ursinne (International) – Talons (Old School Death Metal)
5. Echelon (International) – Lex Talionis (Classic Death Metal)
6. Henry Kane (Sweden) – Skuld Och Begar (Death Metal/Crust)
7. Stench Price (International) – Living Fumes ft. Dan Lilker (Experimental Grindcore)
8. Sepulchral Curse (Finland) – Envisioned In Scars (Blackened Death Metal)
9. Fetid Zombie (US) – Devour the Virtuous (Old School Death Metal)
10. Infinitum Obscure (Mexico) – Towards the Eternal Dark (Dark Death Metal)
11. Altar of Betelgeuze (Finland) – Among the Ruins (Stoner Death Metal)
12. Illimitable Dolor (Australia) – Comet Dies or Shines (Atmospheric Doom/Death)
13. The Furor (Australia) – Cavalries of the Occult (Black/Death Metal)
14. Warlord UK (United Kingdom) – Maximum Carnage (Old School Death Metal)
15. Norse (Australia) – Drowned By Hope (Dissonant Black Metal)
16. Soothsayer (Ireland) – Of Locust and Moths (Atmospheric Doom/Sludge)
17. Swampcult (Netherlands) – Chapter I: The Village (Lovecraftian Black/Doom Metal)
18. Seedna (Sweden) – Wander (Atmospheric Black Metal)
19. The Slow Death (Australia) – Adrift (Atmospheric Doom Metal)
20. Arkheth (Australia) – Your Swamp My Wretched Queen (Experimental Black Metal)
21. Mindkult (US) – Howling Witch (Doom/Stoner Metal)
22. Warcrab (UK) – Destroyer of Worlds (Death Metal/Sludge)
23. Isgherurd Morth (International) – Lucir Stormalah (Avant-garde Black Metal)
24. Lurk (Finland) – Ostrakismos (Atmospheric Doom/Sludge Metal)
25. Come Back From The Dead (Spain) – Better Morbid Than Slaves (Old School Death Metal)
26. Somnium Nox (Australia) – Apocrypha (Atmospheric Black Metal)
27. MRTVI (UK) – This Shell Is A Mess (Experimental Black Metal)
28. Veilburner (US) – Necroquantum Plague Asylum (Experimental Black/Death Metal)
29. Jupiterian (Brazil) – Permanent Grey (Doom/Sludge Metal)
30. Exordium Mors (New Zealand) – As Vultures Descend (Black/Thrash Metal)
31. Embalmed (US) – Brutal Delivery of Vengeance (Brutal Death Metal)
32. Gloom (Spain) – Erik Zann (Blackened Brutal Death Metal)
33. Marasmus (US) – Conjuring Enormity (Death Metal)
34. Algoma (Canada) – Reclaimed By The Forest (Sludge/Doom Metal)
35. Cemetery Winds (Finland) – Realm of the Open Tombs (Blackened Death Metal)
36. Marginal (Belgium) – Sign of the Times (Crust/Grind)
37. Chalice of Suffering (US) – Who Will Cry (Death/Doom Metal)
38. Briargh (Spain) – Sword of Woe (Pagan Black Metal)
39. Ashen Horde (US) – Desecration of the Sanctuary (Progressive Black Metal)
40. The Whorehouse Massacre (Canada) – Intergalactic Hell (Atmospheric Sludge)
41. Rudra (Singapore) – Ancient Fourth (Vedic Metal)
42. Dusk (Pakistan) – For Majestic Nights (Death/Doom Metal)
43. Ilemauzar (Singapore) – The Dissolute Assumption (Black/Death Metal)
44. Severe Dementia (Bangladesh) – The Tormentor (Old School Death Metal)
45. Warhound (Bangladesh) – Flesh Decay (Old School Death Metal)
46. Assault (Singapore) – Ghettos (Death/Thrash Metal)
47. Gutslit (India) – Scaphism (Brutal Death/Grind)
48. Plague Throat (India) – Inherited Failure (Death Metal)
49. Darkrypt (India) – Dark Crypt (Dark Death Metal)
50. Against Evil (India) – Stand Up and Fight! (Heavy Metal)
51. Grossty (India) – Gounder Grind (Grindcore/Crust)
52. Dormant Inferno (India) – Embers of You (Death/Doom Metal)
53. Carnage Inc. (India) – Defiled (Thrash Metal)
54. Lucidreams (India) – Ballox (Heavy Metal)
55. Nightgrave (India) – Augment (Experimental Black Metal/Shoegaze)

TRANSCENDING OBSCURITY – Facebook

Black Motel Six – Everything On Its Place

I Black Motel Six sono potenti, non abdicano di fronte alla necessità di essere melodici e sono orecchiabili e radiofonici, ovviamente non le radio che si sentono normalmente, pur non rinunciando ad avere una grande carica metal.

Suona tutto molto bene nell’esordio dei Black Motel Six, gruppo romano di groove metal, o meglio, di metal moderno.

Il loro suono arriva da molti generi, da ascolti come gli Stone Sour, o da schegge di metalcore e di death melodico, ma la referenza migliore è il groove metal. Questi ragazzi romani riescono a fondere insieme potenza, melodia e precisione, ed ogni canzone è una bella e piacevole mazzata. I Black Motel Six sono potenti, non abdicano di fronte alla necessità di essere melodici e sono orecchiabili e radiofonici, ovviamente non le radio che si sentono normalmente, pur non rinunciando ad avere una grande carica metal. La produzione supporta al meglio gli sforzi del gruppo, sottolineandone la pressoché perfetta calibrazione. Le canzoni arrivano come un fiume fresco d’estate, passano e lasciano una bella sensazione, e il loro linguaggio musicale è composto da molto più di diecimila parole. Qui non si tratta di novità, ma di una materia modellata bene, con forza di volontà ed anche coraggio, perché non è mai facile fare un’opera metallica ed al contempo melodica, ma questi romani grazie anche alla loro indubbia bravura tecnica ci riescono molto bene. Addirittura in certi passaggi la doppia cassa e la chitarra sono apertamente southern metal, eppure le ottime melodie sono tangibili. Sicuramente si ripropone una vessata quaestio, dicendo che un disco simile certe affermate realtà straniere se lo sognano di notte, eppure è così, però anche grazie a gruppi come i Black Motel Six dovremmo smettere di considerarci i figli minori del dio del metal: dischi così sono ottimi a prescindere, godiamoceli.

TRACKLIST
1.ON MY WOUNDS
2.SCREAM
3.HANDFUL OF DUST
4.F.Y.S.O.B. 03:54
5.LANDSLIDE PT.1
6.LANDSLIDE PT.2
7.THROUGH A NEW PHASE
8.EVERYTHING IN ITS PLACE
9.GN’R
10.SHAME ON YOU

LINE-UP
Steph – Vocals
Marco – Lead Guitars
Emanuele – Bass
Alessio – Drums

BLACK MOTEL SIX – Facebook

Pessimist – Call To War (reissue)

L’aggiunta dei brani provenienti dal primo demo non fa che rendere ancora più appetibile questa riedizione di Call To War da parte della MDD.

Tempo di ristampa anche per i tedeschi Pessimist e del loro primo album sulla lunga distanza, il notevole Call To War uscito originariamente nel 2010 ed ora di nuovo sul mercato con l’aggiunta dei brani del primo demo Nuclear Holocaust del 2007.

E Call To War è un album che merita senz’altro un’altra occasione, perciò se siete dei thrashers incalliti l’album sarà sicuramente fonte di grosse soddisfazioni.
Tedesco di nascita ma americano nell’approccio al genere, il quintetto nel 2010 usciva con questa prova di forza niente male, un thrash metal veloce, letale, esagerato, pregno di rabbia metallica, perfetto sia nelle ritmiche che nella valanga di solos, cantato con tutta la rabbiosa aggressione che può avere un soldato sul campo di battaglia.
Dall’opener Trommelfeuer in poi, Call To War risulta un pezzo di granito estremo, perfetto nel bilanciare impatto e tecnica esecutiva, sconvolgente a tratti nei brani dove la verve strumentale prende il comando delle operazioni, assolutamente vincente in ogni suo passaggio.
Thrash metal senza compromessi ma da stropicciarsi gli occhi e le orecchie, irruento e violento come le battaglie descritte (The Massacre of Nanking, devastante traccia thrash/speed che parla dei terribili fatti di Nanchino, nel 1939 capitale cinese, da parte dell’esercito giapponese), un’apocalisse alla velocità della luce che per i thrashers duri e puri si trasforma in un’autentica perla di metal ottantiano.
L’aggiunta dei brani provenienti dal primo demo non fa che rendere ancora più appetibile questa riedizione da parte della MDD: nel frattempo sono passati tre anni dal suo successore Death from Above, dunque non perdete l’occasione di recuperare Call To War e mettetevi in attesa del prossimo massacro targato Pessimist.

TRACKLIST
01. Trommelfeuer
02. The Massacre of Nanking
03. Infernal Death
04. Prelude Arm for War
05. Call to War
06. Son of Satan
07. It’s Time To…
08. Death by Torture
09. Another Day in Mania
10. Hell of War (Bonus Track)
11. Kill or be Killed (Bonus Track)
12. Armageddon (Bonus Track)
13. I Hate You (Bonus Track)
14. Nuclear Holocaust (Bonus Track)

LINE-UP
Michael ‘TZ’ Schweitzer – Vocals
Patrick ‘Peppi’ Pfefferle – Guitar, Backing Vocals
Richard Beck – Guitar
Severin ‘Sevi’ Wössner – Bass, Backing Vocals
Raphael ‘Raphi’ Gamboni – Drums

PESSIMIST – Facebook

Evilgroove – Cosmosis

Cosmosis erutta dieci brani di hard groove rock, la voce alla Zakk Wilde accompagna ritmiche ipnotiche, chitarre piene tra scariche metalliche, atmosfere southern e grunge rock.

C’è né voluto di tempo, ma alla fine anche gli Evilgroove arrivano al traguardo del primo lavoro sulla lunga distanza grazie alla nostrana Atomic Stuff.

Attivi sotto il monicker di Sunburn dal 1997 in quel di Bologna, Daniele “Doc” Medici alla chitarra, Matteo “Matte” Frazzoni al basso e Luca “Fraz” Frazzoni alla voce, dopo un paio di demo nel 2005 cambiano il nome in Evilgroove, prendendo parte a varie compilation e tributi.
Il 2014 è l’anno dell’entrata in formazione del batterista Christian “Sepo” Rovatti , e un paio di anni dopo iniziano a lavorare a Cosmosis, album che ci fa tornare indietro fino ai primi anni novanta, tra metal e grunge, hard rock e groove metal tra Pantera e Black Label Society, insomma una goduria per gli amanti del rock americano con il quale abbiamo attraversato l’ultimo decennio del secolo scorso.
I primi anni novanta per molti sono stati un periodo di vacche magre per l’heavy metal, mentre il grunge, l’alternative ed il metal estremo seminavano per raccogliere i frutti artistici tra crossover, nuove tendenze e voglia di mettersi in gioco.
Con il successo della musica di Seattle il rock americano ha vissuto un periodo d’oro, non solo per merito delle truppe del grunge: Corrosion Of Conformity, Tool, Black Label Society sono realtà che poco hanno a che fare con le note create nella piovosa città dello stato di Washington, ma è indubbia l’importanza dei loro album per il metal/rock di quel periodo.
Oggi, chi segue le vicende intorno al rock raccoglie i frutti di quella semina, anche e soprattutto per merito della scena underground colma di band che, ispirate dal suono di quello splendido periodo, creano lavori intensi e sopra la media.
E gli Evilgroove, con Cosmosis, fungono da perfetto esempio, proponendo un lavoro che trae ispirazione dai gruppi di cui si accennava in precedenza, dunque non un lavoro che brilla per originalità (ma chi di questi tempi, suonando hard rock chi può vantarsene?), bensì un ottimo album hard rock/metal con tutti i crismi per soddisfare gli amanti dei suoni americani.
Cosmosis erutta dieci brani di hard groove rock, la voce alla Zakk Wilde accompagna ritmiche ipnotiche, chitarre piene tra scariche metalliche panteriane, atmosfere southern tra Corrosion Of Conformity e Black Label Society e grunge più vicino ai Soundgarden che ai Nirvana, tanto per ribadire che qui si fa hard rock, alternativo quanto si vuole ma con i piedi ben piantati nel genere.
I brani meriterebbero tutti una menzione ma, oltre a ricordarvi le portentose Locusta, I The Wicked e Soul River, vi invito semplicemente a far vostro Cosmosis senza indugi.

TRACKLIST
01. Turn Your Head
02. Lucusta
03. Space Totem
04. I, The Wicked
05. Kick The Can
06. Physalia
07. Voodoo Dawn
08. Soul River
09. What I Mean
10. Cosmosis

LINE-UP
Daniele “DOC ” Medici – Guitar
Matteo “MATTE” Frazzoni – Bass
Luca “FRAZ” Frazzoni – Vocals
Christian Rovatti – Drums

EVILGROOVE – Facebook

Crossbones – WWIII

WWIII è un disco che convince e che fa venire voglia di sentirlo più volte, perché qui dentro c’è il vero metal, quello fatto con passione e olio di gomito, senza nascondersi dentro una tastiera o con effetti particolari.

I Crossbones sono semplicemente il primo e tuttora il migliore gruppo metal albanese, ed ascoltando WWIII il motivo lo capirete facilmente.

Il loro thrash con inserti di groove metal crea un suono molto interessante, con canzoni ben composte e passaggi sonori vari ed azzeccati. Questo disco, mixato e masterizzato da Tommy Talamanca ai Nadir Studios, è il primo prodotto in un certa maniera nella più che ventennale carriera dei Crossbones, dato che sono nati nel 1996 e nel 1997 hanno prodotto il primo disco metal albanese, Days Of Rage, ancora oggi insuperato pilone della storia del metal e del rock in Albania. Ai Crossbones non basta però fare la storia perché vogliono continuare a produrre ottimo metal, come avviene in questo caso. Le architetture sonore sono abbastanza complesse e rendono le canzoni stratificate, con un percorso che porta le melodie in primo piano, mentre la pesantezza del suono è molto ben bilanciata, grazie anche al notevole lavoro di Tommy Talamanca, ma le basi ci sono tutte. Suonano più freschi ed interessanti i Crossbones che tanti altri gruppi molto più giovani, ma anche maggiormente stereotipati e noiosi. WWIII è un disco che convince e che fa venire voglia di sentirlo più volte, perché qui dentro c’è il vero metal, quello fatto con passione e olio di gomito, senza nascondersi dentro una tastiera o con effetti particolari: un lavoro ben fatto, complesso senza essere difficile, e ha quel sentire che i metallari capiscono al volo e che fa del metal una delle cose più belle sul globo terracqueo. I ragazzi dall’Albania saranno in questi giorni insieme ai Septem in tour, due gruppi da seguire senz’altro, anche dal vivo.

TRACKLIST
1. I’m God
2. Gates of Hell
3. Gjallë
4. WTF
5. Messing with the Masses
6. Schizo
7. Rise
8. You Fool
9. That Kind of Feeling
10. I’m God, Pt. 2

LINE-UP
Ols Ballta – vocals
Theo Napoloni – drums
Ben Turku – guitars
Klejd Guza – bass

CROSSBONES

tps://www.youtube.com/watch?v=ye69hCwHxRE

Deathfucker – Fuck The Trinity

Fuck The Trinity è un esempio di musica underground nella più pura concezione del termine, è metallo disturbante e malvagio, dove mere disquisizioni tecniche lasciano spazio ad impatto ed attitudine, presentandoci una nuova realtà estrema che trae linfa dai padri storici del metal estremo ottantiano.

Pei i Deathfucker il tempo si è fermato ai primi anni del decennio ottantiano, quando nella fiorente scena heavy metal muovevano i primi passi realtà molto più estreme e pericolose.

Devoto al signore oscuro e fortemente anticristiano, questo progetto vede coinvolti Insulter (chitarra, basso, voce e testi) e J.K. (batteria), nel passato membri di gruppi come Raw Power, Valgrind ed Inferi.
Questo demo di tre brani ci presenta una realtà malvagia, famelica e ingorda di male, che si nutre del più marcio thrash metal underground e lo potenzia di devastante attitudine death.
Il lavoro denota un approccio di inumana violenza, senza compromessi, satanico ed assolutamente old school, roba per maniaci del metal estremo underground: i tre brani (Dechristianized, Fuck The Trinity, Intoxication Of The Soul), sono altrettante spallate metalliche di diabolica violenza, frustate che dal braccio di Insulter arrivano alla schiena, conficcando i chiodi tra le scapole come nel supplizio del Cristo.
Fuck The Trinity è un esempio di musica underground nella più pura concezione del termine, è metallo disturbante e malvagio, dove mere disquisizioni tecniche lasciano spazio ad impatto ed attitudine, presentandoci una nuova realtà estrema che trae linfa dai padri storici del metal estremo ottantiano.

TRACKLIST
1.Dechristianized
2.Fuck The Trinity
3.Intoxication Of The Soul

LINE-UP
J.K – Drums
Insulter – Guitars, Bass, Vocals

DEATHFUCKER – Facebook

Stillborn Slave – 7 Ways To Die

Ennesimo gran disco di metal dalla Francia, gran bel suono potente e pieno, e si aspetta già la prossima puntata.

Disco d’esordio per questo gruppo francese di Brive La Gallarde che ha molte influenze ed un bel suono granitico, con un gran groove.

Gli Stillborn Slave hanno rielaborato secondo il loro gusto le nuove tendenze del metal, includendo anche un tocco hardcore. La produzione molto accurata riesce a far risaltare un suono che è moderno e dinamico, ma non perde le caratteristiche di cattiveria e potenza, ha risvolti metalcore, ma è maggiormente hardcore, perché la fiamma che brucia all’interno del gruppo è questa, con una importante attenzione al death metal, come le due voci in clear ed in growl, che giovano molto al loro suono. Sette pezzi che faranno la felicità degli amanti delle nuove sonorità metalliche, ma che piacerà molto anche a chi è più grande. Gli Stillborn Slave sono un gruppo completo e potente, molto tecnico e versatile, nato con l’intenzione di fare musica potente e ci riescono benissimo. Ennesimo gran disco di metal dalla Francia, gran bel suono potente e pieno, e si aspetta già la prossima puntata.

TRACKLIST
1.Two Worlds
2.Fiends
3.Fallen Empire
4.The End Of Everything
5.I Spit On Your Grave 00:30
6.When Sheep Become Lion
7.You Stand Alone

LINE-UP
Kronar : Vocals
Jeff : Bass Guitar
James : Drums
Nicolas : Rythm And Lead Guitar
Romain: Rythm And Lead Guitar & Back Vocal

STILLBORN – Facebook

Hobbs’ Angel of Death – Heaven Bled

In questo ritorno di fiamma delle sonorità old school, il thrash metal fa la parte del leone con nuovi lavori e nuove band affiancate da gruppi storici, tornati a bombardare i padiglioni auricolari dei thrashers sparsi per il mondo.

Non poteva certo mancare Peter Hobbs con la sua creatura Angel Of Death, band storica della scena australiana, ferma al 1995, anno di uscita dell’ultimo album, Inheritance.
Attivo dalla seconda metà degli anni ottanta, il gruppo di Melbourne diventò subito oggetto di culto tra gli amanti del genere grazie ad un sound diretto, scarno, metallico e senza compromessi: thrash metal classico con velleità estreme, ma con un occhio di riguardo per il metal old school, ricetta che si sposa anche con questo ritorno targato 2016 e licenziato da High Roller Records per il vecchio continente.
L’opener Il Mostro Di Firenzi, omaggia il nostro paese e i due membri del gruppo (il bassista Alessio “Cane” Medici ed il batterista Iago Bruchi) di chiare origini italiane, presentandoci questo buon esempio di thrash old school, velocissimo come da tradizione, magari leggermente prolisso (un’ora circa di durata è un po’ pesante da digerire se non si è fans accaniti del genere) ma diretto come un pugno ai bassifondi, ruvido e dannatamente old school.
Potranno piacere o meno, ma è indubbio che gli Hobbs’ Angel of Death si lanciano con energia e buona tecnica in una serie di cavalcate aggressive, con la voce del leader feroce e sgraziata il giusto per il sound senza compromessi di questo Heaven Bled.
Per gli amanti delle sonorità old school un ritorno interessante.

TRACKLIST
1. Il Mostro Di Firenzi
2. Walk My Path
3. Final Feast
4. Suicide
5. Drawn And Quartered
6. Heaven Bled
7. Sadistic Domination
8. Son Of God
9. Depopulation
10. TMMF
11. Hypocrites
12. Abomination

LINE-UP
Peter Hobbs – Guitar, Vocals
Simon Wizen – Lead Guitar
Alessio “CANE” Medici – Bass
Iago Bruchi – Drums

HOBBS’ ANGEL OF DEATH – Facebook

Inferno – Genética Humana

Gli Inferno suonano musica senza compromessi, mantenendo un approccio duro e puro per gli amanti della musica arrabbiata, non solo musicalmente ma soprattutto socialmente.

Attivi dal 2009, i thrashers spagnoli Inferno debuttano sulla lunga distanza con Genètica Humana, trentadue minuti di thrash metal con qualche spunto death ed hardcore, una mazzata devastante e senza soluzione di continuità .

Dunque solo un ep a rompere il silenzio discografico, un paio di anni fa con Arrodíllate, poi la band finalmente si è messa al lavoro per dare alle stampe questo full length che, senza far gridare al miracolo risulta un buon esempio di metal d’assalto, cantato in lingua madre e dall’impatto live.
Band, infatti, che dà il meglio di sé su di un palco, il quintetto di Ceuta non molla il piede dall’acceleratore e l’album dall’inizio alla fine è un turbine di devastante velocità ed impatto, che accompagna testi socio/politici, dunque dall’attitudine più hardcore che thrash, anche se tra i solchi delle agguerrite Cien mil golpes, Cultura del egoismo,
Millones de ratas echi di Angelus Apatrida e primi Anthrax, fanno capolino tra solos velocissimi e ritmiche spaccaossa.
Un album in verità solo per i fans accaniti del genere: gli Inferno suonano musica senza compromessi, mantenendo un approccio duro e puro per gli amanti della musica arrabbiata, non solo musicalmente ma soprattutto socialmente.

TRACKLIST
1.Avaricia
2.Cien mil golpes
3.Asesino
4.Muérete
5.Cultura del egoísmo
6.No es tu Dios
7.Tu credo
8.Millones de ratas
9.Genética humana
10.Amnesia

LINE-UP
Carlos Bermejo – Bass
Miguel Osuna – Drums
Antonio González – Guitars
Juan Manuel León – Vocals
Koto – Guitars

INFERNO – Facebook

Sinatras – Drowned

Il gruppo fondato da Emanuele Zilio, composto da musicisti dalla provata esperienza, non solo conferma quanto di buono era stato fatto con il precedente lavoro ma, passando al livello successivo, offre agli amanti del genere un gioiello di death metal contaminato da rock ‘n’ roll.

Il 2017 si annuncia come anno di ritorni e conferme nella scena underground nazionale, le prime avvisaglie arrivate sul finire dello scorso anno e un inizio scoppiettante in questi primi giorni del nuovo, fanno pensare ad un’altra ottima annata per il metal tricolore.

Puntuale, la famiglia Logic Il Logic/Atomic Stuff immette sul mercato il primo lavoro sulla lunga distanza dei Sinatras, gruppo vicentino apparso sulle pagine di Iyezine nel 2015, quando il primo ep di sei brani (Six Sexy Songs) diede il buongiorno agli amanti del death ‘n’ roll.
Il gruppo fondato da Emanuele Zilio, composto da musicisti dalla provata esperienza, non solo conferma quanto di buono era stato fatto con il precedente lavoro ma, passando al livello successivo, offre agli amanti del genere un gioiello di death metal contaminato da rock ‘n’ roll, scariche adrenaliniche di groove e leggermente stonerizzato, quel tanto che basta per sfondare crani e non solo a chi con queste sonorità si sazia abitualmente.
Drowned, infatti ha nel songwriting l’arma in più per lasciare a terra decine di cadaveri travolti dall’impatto irresistibile dei brani in scaletta, che non scendono mai neppure per sbaglio sotto l’eccellenza.
Come scritto in sede di recensione dell’ep, il sound dei nostri risulta un mix tra gli Entombed dello storico Wolverine Blues ed i Pantera, il tutto centrifugato a pazza velocità con dosi letali di groove ed una predisposizione per il rock’n’roll che, per impatto ed attitudine, non possono che far pensare al compianto Lemmy ed i suoi Motorhead.
La title track parte come un razzo Acme alla ricerca di Beep Beep e l’esplosione di note continua per tutta la durata del disco, con 24/7 studiata per fare male in sede live, Something to Hate che sfodera ritmiche da infarto, e la pazzesca cover di You Spin Me Round dei Dead Or Alive, qui chiamata You Spin Me Round (Like A Record), la velocissima ed irriverente Miss Anthropy e la conclusiva Spiral Hell, ma è tutto l’album, come detto, che si rivela nel genere un lavoro perfetto.
Nella scena attuale l’unica band che mi sento di paragonare a questi fenomenali Sinatras sono i genovesi Killers Lodge, a formare una coppia d’assi di un modo di fare musica estrema che viene sicuramente enfatizzata dal talento dei musicisti coinvolti.

TRACKLIST
1. Drowned
2. 24/7
3. Cockroach
4. Something To Hate
5. Flow
6. You Spin Me Round) (Like A Record
7. Los 43
8. Miss Anthropy
9. Back In Frank
10. Blind Fury
11. Spiral Hell

LINE-UP
Fla Sinatra – Vocals
Lele Sinatra – Guitars
Minkio Sinatra – Guitars
Lispio Sinatra – Bass
Pisto Sinatra – Drums

SINATRAS – Facebook

Vesen – Rorschach

Thrash metal agguerrito e senza compromessi in arrivo dalla penisola scandinava, precisamente dalla Norvegia e dalla sua capitale Oslo.

Il trio in questione si chiama Vesen, attivo dall’ultimo anno dello scorso secolo, con già quattro album all’attivo di cui l’ultimo datato 2012 (This Time It’s Personal).
Descritta come gruppo black/thrash, la band scandinava in realtà è una tipica macchina da guerra thrash metal, influenzata dal sound teutonico, in primis dai maestri Sodom.
Rorschach è  il classico album old school senza compromessi, valorizzato da un’ottima produzione e potenziato da scariche adrenaliniche e terremotanti di metallo da battaglia, oscuro quel tanto che basta per vomitare malignità e terrore.
Ottime le ritmiche, potenti come uno schiacciasassi, la voce cattivissima è forse, a tratti, l’unica concessione al black metal, mentre le atmosfere guerresche e i pochi interventi solistici fanno dell’album un monolite di metallo estremo dal forte impatto.
Il songwriting mantiene il livello dei brani su una buona media, anche se le tracce alla fine tendono ad assomigliarsi un po’ troppo l’una all’altra.
Niente di clamoroso dunque, ma la serie centrale di brani come Screaming Sane, Crown of Scars e Vulgar, Old and Sick Blasphemy farà sicuramente la gioia dei thrashers di lungo corso dai gusti teutonici.

TRACKLIST
1. Damnation Path
2. Pray for Fire
3. Target: Horizon
4. Blood, Bones and Pride
5. Screaming Sane
6. Crown of Scars
7. Vulgar, Old and Sick Blasphemy
8. All in Vain
9. Away the Tormentor
10. Final Insult

LINE-UP
Dag Olav Husås – Drums
Ronny Østli – Guitars, Vocals
Thomas Ljosåk – Guitars, Vocals

VESEN – Facebook

Devastation Inc – No Way for Salvation

Mentre continuano le infinite discussioni su quanto sia opportuno o meno un altro disco dei Metallica, sotto la Lanterna si suona thrash metal, quello vero!

Genova non è così piccola ma, sicuramente, stretta tra i monti e il mare offre una strana sensazione di soffocamento, come se, in piedi sul picco di uno dei suoi tanti rilievi, arrivare dove la schiuma del mare fa da linea di confine tra la terra e l’acqua fosse un attimo.

In poche settimane, dopo che per un po’ di tempo sembrava che la scena metallica della Superba si cullasse in un sonno profondo, arriva un altro gioiellino estremo, questa volta dalle sonorità old school di matrice thrash metal, un concentrato di pura adrenalina marchiato Devastation Inc.
La band genovese nasce nel 2013 per volere dell’intraprendente Alessio Gaglia, chitarrista, cantante e guerriero senza paura nel suonare metal in una città chiusa a riccio nei suoi patemi alternativi o, al massimo, nostalgico progressivi.
Tanto di cappello dunque al musicista, raggiunto dalla sei corde di Samuele della Valle, dal basso di Giorgio Vianson e dalle bacchette fumanti del batterista Nicolò Parisi.
Archiviato il demo uscito un paio di anni fa , il gruppo licenzia il suo primo full length, uscito per la Earthquake Terror Noise, via Punishment 18 Records, questo gran bel pugno nelle gengive dal titolo No Way For Salvation, ottimo e abbondante esmpio di thrash metal old school di matrice statunitense, potente e veloce come un bolide sparato nei lunghi rettilinei delle route americane, ma orgogliosamente italiano.
Veloci come il vento, i Devastation Inc. scagliano una tempesta di ritmiche al fulmicotone, impreziosite da un gran lavoro delle sei corde, devastanti ed a tratti esaltanti nel saper correre veloci senza perdere il filo di un discorso musicale che ha nell’urgenza e nell’approccio diretto e senza soluzione di continuità le sue massime virtù.
E la band ligure il suo sporco lavoro lo sa fare alla grande, mentre tra i solchi di piccole bombe sonore come One World Destroy! o l’irresistibile Justice Pattern (pezzo da novanta di No Way For Salvation), passano uno dietro l’altro gli spiriti indomabili di Exodus e Death Angel, e poi via una dietro l’altra una bella fetta del meglio del thrash metal della Bay Area.
Sono di parte, non solo perché la band proviene dalla mia città, ma soprattutto perché non si fa prendere la mano da facili tentazioni, avvicinandosi invece sorniona al petto del genere e estraendone il cuore ancora pulsante a mani nude, grazia ad almeno altri due brani sopra la media: la diretta Troops From Hell e la conclusiva Between Nightmare And Dream.
Mentre continuano le infinite discussioni su quanto sia opportuno o meno un altro disco dei Metallica, sotto la Lanterna si suona thrash metal, quello vero!

TRACKLIST
1.One Word: Destroy!
2.Payback
3.Justice Pattern
4.Behind the Riverside
5.Fast as a Fuckin’ Bullet
6.Troops from Hell
7.For the Liberty I Kill
8.Between Nightmare and Dream

LINE-UP
Nicolò Parisi – Drums
Alessio “Dave” Gaglia – Vocals, Guitars
Giorgio Vianson – Bass
Samuele Della Valle – Guitars

DEVASTATION INC. – Facebook

Unison Theory – Arctos

Ci sono molti gruppi che sono simili agli Unison Theroy ma molto pochi hanno la loro capacità compositiva e quell’impronta sonora che hanno solamente i grandi gruppi

Potenza e tecnica per questo debutto sulla lunga distanza degli Unison Theory, un gruppo davvero molto interessante.

La loro proposta sonora è un groove metal potente ed al di sopra delle maggioranza delle produzioni attuali. Il suono di Arctos è un possente monolite che al suo interno nasconde una miriade di stanze e cunicoli, dove gli Unison Thoery ci conducono per farci sentire il gelido soffio della potenza del loro suono. Il progetto Unison Theory ha subito diversi stop, dovuti ai purtroppo frequenti problemi di line up, ma Arctos è la migliore risposta a tutto ciò. Ci sono molti gruppi che sono simili ma pochi possiedono la loro capacità compositiva e quell’impronta sonora che hanno solamente i migliori. Ascoltando Arctos si comprende subito che siamo di fronte ad una band molto particolare e peculiare, che ha dalla sua davvero tanti pregi: nella loro musica si sente la vera passione per il metal e una continua ricerca sonora in questo ambito, che sta dando molti frutti. Un debutto davvero azzeccato e molto ma molto potente. Gli Unison Theory sono un gruppo che sta andando in una direzione ben precisa e che farà la gioia di molti.

TRACKLIST
1. DeepEye
2. Omega feat. Rafael Trujillo (Obscura)
3. Arrigetch: The Devil’s Passage
4. Project Shockwave feat. Tommaso Riccardi (Fleshgod Apocalypse)
5. Grendel
6. Level IV
7. Polar Sentinel
8. The Price Of Eternity

LINE-UP
Alexander Startsev – screams
Omar Mohamed – guitars
Simone Tempesta – drums

Marco Mastrobuono – bass guest

UNISON THEORY – Facebook

Barrow Wight – Kings in Saurons Service

Un buon lavoro che, se lascia molto sul campo a livello di suoni e produzione, non manca di incendiare i fans del genere grazie a brani diretti, con tanto heavy speed oscuro e malefico.

I canadesi Barrow Wight festeggiano i dieci anni di attività con l’uscita del loro primo lavoro sulla lunga distanza.

Attivi infatti dal 2006, iniziarono a calcare i palchi come cover band dei seminali Venom, per poi cominciare a scrivere brani inediti dal 2010, anno in cui uscì il primo demo.
Nel corso di questo ultimo periodo il trio di Ottawa ha licenziato una manciata di lavori minori, per arrivare in piena forma a Kings in Saurons Service, licenziato dalla Heavy Chains Records in cd e musicassette a ribadire la forte attitudine old school.
Sorvoliamo sulla produzione, in linea con l’attitudine di cui sopra e concentriamoci sul sound di questo primo album, una buona via di mezzo tra l’heavy metal ed il black di scuola Venom/Bathory.
Le liriche riprendono gli scritti epico/fantasy di Tolkien, ma invece del solito power metal i tra canadesi ci investono con sonorità black speed, dal taglio old school, amalgamandole con atmosfere che richiamano l’ epico incedere dei Bathory.
Ne esce un buon lavoro che, se lascia molto sul campo a livello di suoni e produzione, non manca di incendiare i fans del genere grazie a brani diretti, con tanto heavy speed oscuro e malefico.
Mezz’ora abbondante al cospetto della parte più cruda e diretta delle atmosfere che hanno fatto diventare le opere di Tolkien un fenomeno di massa (grazie anche alle trilogie cinematografiche), dunque con No Sleep till Gondor, la progressiva In League with Sauron e la conclusiva ed atmosferica The Palantir vi troverete immersi nel mondo della terra di mezzo, schivando asce di nani, trucchi di maghi e frecce di agguerriti elfi.
Non male, un lavoro old school (sia a livello di suoni che di produzione) che non manca di momenti ispirati, dategli un ascolto, specialmente se siete true defenders vecchia scuola.

TRACKLIST
1. Intro
2. No Sleep Till Gondor
3. Osgiliath
4. The Cult
5. Grond
6. Knights in Saurons Service
7. In League With Sauron
8. Dwimmerlaik
9. Harrower Of The Dark
10. The Palantir

LINE-UP
Antero: Vocals, Bass
Akiva: Guitars
Ace: Drums

BARROW WIGHT – Facebook