Kraanston – Northern Influence

Si prova un gusto decisamente differente rispetto al gruppo sludge medio, anche se definire i Kraanston sludge è un arrotondare per difetto, dato che sono difficilmente classificabili, o meglio sono i Kraanston punto e basta.

Da Torino arrivano i Kraanston, al debutto sulla lunga distanza dopo l’ep Dead Eyes del 2016.

La loro proposta è uno sludge molto particolare, potente, distorto e che esplora anche altri sottogeneri del metal come thrash e groove metal, confezionando un disco non comune e molto interessante. Non poteva essere altrimenti con in formazione due musicisti come Fabio Insalaco degli Homicide Hagridden e Andrea Bonamigo dei The Selfish Cales, due gruppi musicali assai diversi, ma entrambi eccellenti nei loro campi. Northern Influence è un disco che non cerca mai la soluzione ovvia, ma lavora attraverso distorsioni e una imponente sezione ritmica per devastare tutto. La via anglosassone allo sludge ha influenzato molto i nostri, anche se la loro proposta è originale, dato che il suono dei Kraanston è metal nella sua essenza e nella sua manifestazione. Il disco regala belle sensazione a chi ama la musica pesante fatta con passione e concretezza, e saranno particolarmente soddisfatti gli amanti di sfuriate distorte e con la batteria incombente. Il gruppo è un trio molto ben assortito e capace di funzionare al meglio, esprimendosi in momenti più lenti o anche più veloci, sempre pesanti e potenti. Si prova un gusto decisamente differente rispetto alla band sludge media, anche se definire i Kraanston sludge è un arrotondare per difetto, dato che sono difficilmente classificabili, o meglio sono i Kraanston punto e basta. La formazione di questi musicisti è solida come i loro ascolti, tutto è eseguito al meglio, in perfetta comunione con la produzione. Non manca nemmeno la melodia declinata in maniera diversa, che contribuisce ad attirare l’attenzione dell’ascoltatore verso questo magma sonoro. Northern Influence riserva anche parecchie sorprese, certi pezzi dopo vari minuti cambiano registro e sono la migliore testimonianza della bravura compositiva ed esecutiva di questo gruppo. Un disco in tutto e per tutto underground che meriterebbe molto e speriamo lo riceva, anche se lo scopo principale è quello di fare male, tanto male.

Tracklist
1.UVB-76
2.An Unknown Hero
3.Tunguska (free)
4.Planet 4
5.Noril’sk
6.Cargo Cult
7.Kraanston

Line-up
Fabio Insalaco – Guitar / Vocals
Andrea Bonamigo – Bass / Vocals
Stefano Moda – Drums

KRAANSTON – Facebook

Dire Peril – The Extraterrestrial Compendium

The Extraterrestrial Compendium risulta un ottimo ascolto, risultando una raccolta di brani che non mancano di potenza e melodia, consigliati agli amanti di Iced earth e Blind Guardian e in generale agli ascoltatori delle sonorità power/thrash.

Per gli amanti del power/thrash metal arriva dagli States questo ottimo lavoro, il primo del duo formato dal chitarrista e bassista Jason Ashcraft e dal vocalist John Yelland con il monicker Dire Peril ed intitolato The Extraterrestrial Compendium.

Come suggeriscono il titolo e l’artwork, l’album è un concept fantascientifico che si sviluppa attraverso un power metal di matrice americana, potenziato da bordate thrash ma pervaso da una vena melodica che ne contraddistingue il piacevole ascolto.
Attivi come band da sei anni, i Dire Peril hanno dato alle stampe una manciata di ep e singoli prima di licenziare questa possente opera, composta da una dozzina di brani per oltre un’ora di metal classico, impreziosito da ritmiche schiacciasassi, un grande lavoro chitarristico, una buona prestazione vocale e buone canzoni.
Il genere è quello che ha fatto la fortuna degli Iced Earth, qui rivisitato in chiave power, quindi più “europeo” rispetto alla band di Jon Schaffer e con soluzioni corali che ricordano i Blind Guardian.
Paragoni scomodi? Non direi, anche perché i Dire Peril hanno fatto un gran bel disco, cercando di mantenere un buon livello nel corso dell’intero album che, pur sviluppandosi su di un minutaggio importante, si lascia ascoltare con attenzione.
Non c’è nulla di particolarmente originale tra le trame dei vari brani che, dall’opener Yautja (Hunter Culture), passando per Enemy-Mine, la thrashy Total Recall, il crescendo di Blood In The Ice e la splendida “Iced Guardian” Always-Right-Here, ci travolgono di suoni ben conosciuti ma ottimamente eseguiti dal duo.
The Extraterrestrial Compendium è un ottimo ascolto, rivelandosi una raccolta di brani che non mancano di potenza e melodia e consigliati agli amanti dei gruppi citati e, in generale, agli ascoltatori delle sonorità power/thrash.

Tracklist
1.Yautja (Hunter Culture)
2.Planet Preservation
3.Enemy Mine
4.The Visitor
5.Total Recall
6.Queen of the Galaxy
7.Roughnecks
8.Blood in the Ice
9.Heart of the Furyan
10.Altair IV: The Forbidden Planet
11.Always Right Here
12.Journey Beyond the Stars

Line-up
Jason Ashcraft – Guitars, Songwriting
John Yelland – Vocals, Lyrics

DIRE PERIL – Facebook

Extrema – Headbanging Forever

Headbanging Forver è un ritorno agli Extrema che amiamo, perché sinceramente fare a meno di loro non è per niente bello, ma questo disco non culla la nostalgia per ciò che fu, bensì è uno sguardo verso ciò che è e ciò che sarà.

Tornano gli Extrema, band che, parafrasando qualcuno, non fa metal ma è il metal in Italia.

Ovviamente non sono stati l’unico gruppo metal tricolore, ma sono stati paradigmatici e hanno mostrato a tanti altri cosa possa produrre il genere nel nostro paese. Nati a Milano fra il 1985 e il 1986, con questo disco arrivano al settimo full length in carriera con il solo chitarrista e produttore Tommy Massara rimasto tra i membri originari del gruppo. Ne hanno passate tante gli Extrema, una su tutte la traumatica separazione con il cantante Gianluca Perotti, con un comunicato da parte del gruppo che non lasciò spazio a dubbi. Dopo GL è subentrato come cantante Tiziano Spigno che li ha resi più forti e devastante con la sua bellissima voce. Cosa è Headbanging Forever? Prima di tutto un buon disco di thrash metal con un grande groove, che oscilla fra vari generi non chiudendosi in nessun steccato ed è, in seconda battuta, un grande atto d’amore verso la ragion d’essere degli Extrema: il metal. Troppo spesso ci dimentichiamo cosa fa muovere velocemente la nostra testa e cosa davvero amiamo in questa musica rumorosa. Con questo disco gli Extrema ce lo ricordano molto bene, grazie ad un’opera bilanciata tra aggressione e ritmo, con ottime melodie e una tecnica ben al di sopra della media ma del tutto è al servizio della musica. Il gruppo di Massara guarda al risultato totale e non a quello di una manciata di canzoni, e anche per questo l’insieme è notevole. Spigno è un cantante maggiormente melodico e con una gamma maggiore di soluzioni rispetto a Perotti, che ha comunque fatto tantissimo negli Extrema. Questo disco segna anche il nuovo corso per un gruppo storico, per il quale non è mai facile riproporsi dopo tanti anni che si è in giro, ma gli Extrema portano a termine molto bene la missione. Il disco è gustoso e lascia un ottimo retrogusto, contenendo metal che guarda al futuro con delle solide radici, perché in questo lavoro appaiono molti omaggi alle divinità passate del metal. Le composizioni sono di ampio respiro e permettono al gruppo di sviluppare al meglio le proprie tematiche. Headbanging Forver è un ritorno agli Extrema che amiamo, perché sinceramente fare a meno di loro non è per niente bello, ma questo disco non culla la nostalgia per ciò che fu, bensì è uno sguardo verso ciò che è e ciò che sarà.

Tracklist
01. The Call
02. Borders Of Fire
03. For The Loved And The Lost
04. Heavens Blind
05. Pitch Black Eyes
06. Headbanging Forever
07. Believer
08. Invisible
09. Paralyzed
10. The Showdown

Line-up
Tiziano “Titian” Spigno – Voce
Tommy Massara – Chitarra
Gabri Giovanna – Basso
Francesco “Frullo” Larosa – Batteria

EXTREMA – Facebook

IX-The Hermit – Present Days, Future Days

Dei IX-The Hermit ne sentiremo ancora parlare, nel frattempo si può ascoltare Present Days, Future Days per farsi un’idea sulle buone potenzialità messe in mostra dal gruppo.

Chi è abituato a frequentare l’underground metallico sa che le sorprese sono sempre dietro l’angolo e diventa quasi un’urgenza scovare nuove realtà, sorprendendosi piacevolmente all’ascolto di demo, ep o primi full length che potrebbero diventare l’inizio di qualcosa d’importante.

Ovviamente, quando si parla di underground si intende quello mondiale, lasciando ad altri antipatici confini da proteggere, per abbracciare ogni impulso musicale che riesca ad emozionare.
In questo caso rimaniamo nel nostro paese per presentare questa ottima nuova band, i IX-The Hermit, fondata da musicisti dal diverso background e con l’intento di creare qualcosa di nuovo ed originale, inglobando in unico sound i diversi generi musicali da cui provengono.
Dopo diversi cambi di line up, la formazione si stabilizza lo scorso anno così che, la band si può concentrare sui sei brani che compongono questo primo lavoro, un ep dal titolo Present Days, Future Days.
Sei buoni motivi per dare un ascolto alla proposta dei IX-The Hermit sono racchiusi nel sound di questo album che parte con Party Animal, titolo dai richiami street metal, ma pesante come un macigno seppur devota ad un hard & heavy che non manca di potenza e groove.
Ma già dal secondo brano la band lascia le strade dirette e hard rock del brano di apertura per salire su per tornanti progressivi, alternati da ripartenze pesanti come nella decisa You’re Not Worth e nel crescendo di Boston.
Buona tecnica unita ad una non facile catalogazione, fanno di Your Pain e soprattutto della conclusiva The Hermit, brani che uniscono metal estremo, sfumature alternative ed atmosfere progressive.
Dei IX-The Hermit ne sentiremo ancora parlare, nel frattempo si può ascoltare Present Days, Future Days per farsi un’idea sulle buone potenzialità messe in mostra dal gruppo.
Tracklist
1.Party Animals
2.Beyond All My Days
3.You’Re Not Worth
4.Boston
5.Your Pain
6.The Hermit

Line-up
Fabrizio Vindigni – Vocals
Fabrizio Miceli – Guitars
Luigi Gabriele – Guitars
Matteo De Franco – Bass
Giacomo Marsiglia – Drums

IX THE HERMIT – Facebook

Witching Hour – …and Silent Grief Shadows the Passing Moon

Un buon lavoro, consigliato agli ascoltatori dai gusti più tradizionali.

Arrivano al terzo lavoro sulla lunga distanza i tedeschi Witching Hour, ottima realtà di chiara ispirazione old school e legata indissolubilmente con la New Wave Of British Heavy Metal, leggendario genere a cui il gruppo deve tanto in termine di sound.

…and Silent Grief Shadows the Passing Moon, licenziato dalla Hells Headbangers Records ed accompagnato dalla suggestiva ed epica copertina creata dall’artista italiano Paolo Girardi, è infatti un lavoro vecchia scuola che amalgama l’irruenza e l’approccio diretto del thrash e del black metal a cavalcate strumentali di ispirazione heavy metal, in un contesto assolutamente ottantiano, dark ed epico.
La voce chiaramente ispirata al thrash metal d’annata di scuola teutonica rende il tutto marchiato da un alone estremo, anche se le armonie chitarristiche, i solos e l’atmosfera generale è classicamente heavy.
L’opener …and Silent Grief Shadows the Passing Moon / Once Lost Souls Return, con i suoi dieci minuti, risulta il sunto di quello che si trova tra lo spartito dei sei lunghi brani presenti, con il terzetto di Saarland che si presenta con una lunga parte strumentale dai rimandi metallici classici, prima che le ritmiche si trasformino in sferzate thrash ed entri violenta la voce.
Sorrow Blinds The Ghastly Eyes e The Fading Chime of a Graveyard Bell sono le due tracce che più avallano il sentore di essere al cospetto di un’ alchimia riuscita tra Iron Maiden, Destruction e Venom, quindi immersi nel bel mezzo degli anni ottanta .
…and Silent Grief Shadows the Passing Moon si rivela un buon lavoro , consigliato agli ascoltatori dai gusti più tradizionali.

Tracklist
01. …And Silent Grief Shadows the Passing Moon/Once Lost Souls Return
02. From Beyond They Came
03. Sorrow Blinds His Ghastly Eyes
04. Behold Those Distant Skies
05. The Fading Chime Of A Graveyard Bell
06. As I Walk Among Sepulchral Ruins

Line-up
Jan – Vocals/Guitar
Marco – Bass
Sascha – Drums

WITCHING HOUR – Facebook

Nekrofilth – Worm Ritual

Mezz’ora di violenza sonora senza compromessi, un aggressione sonora senza soluzione di continuità è quello che ci propone il trio, quindici brani che di media non superano i due minuti, altrettante mitragliate old school tra Venom, e thrash teutonico.

Dall’underground estremo statunitense arrivano i Nekrofilth, terzetto di thrashers che tra l’Ohio ed il Colorado da una decina d’anni mettono a ferro e fuoco i padiglioni auricolari dei fans con il loro death/thrash old school che ha prodotto una marea di split e demo ed un paio di full length: Devil’s Breath licenziato nel 2013 e questo nuovo assalto sonoro intitolato Worm Ritual.

Thrash metal vecchia scuola si diceva, ed infatti nelle quindici tracce che compongono l’album la band glorifica il genere, aggiungendo un’attitudine black che li avvicina ai Venom (coverizzati con il brano Poison).
Mezz’ora di violenza sonora senza compromessi, un aggressione sonora senza soluzione di continuità è quello che ci propone il trio, quindici brani che di media non superano i due minuti, altrettante mitragliate old school tra Venom, e thrash teutonico.
I Nekrofilth sparano le loro cartucce con un impatto notevole e non sono pochi i brani che convincono (Vomit Dog, Night Of The Leech e la conclusiva Horror From The Crypt su tutti), la produzione regge bene e l’infernale caos che il gruppo riversa sull’ascoltatore risulta perfettamente leggibile.
Una band che nel genere dice sicuramente la sua, consigliata ai fans del thrash primordiale e maligno.

Tracklist
1.Ready to Defile
2.Dead Brain
3.Rot with the Dead
4.Vomit Dog
5.Repulsed at Birth
6.Night of the Leech
7.Cruel Addiction
8.Feast of the Rats
9.Gutter Oil
10.Severed Eyes
11.They Took My Skin
12.Unbirthed
13.Worm Ritual
14.Poison [Venom cover]
15.Horror of the Crypt

Line-up
Zack Rose – Vocals, Guitars
Disgustin’ Justin – Bass
Shaggy – Drums

NEKROFILTH – Facebook

Lucifera – La Caceria De Brujas

I Lucifera non tradiscono chi aveva apprezzato i precedenti lavori, ed anche quest’ultimo album risulta impedibile per gli amanti della vecchia scuola estrema.

Tornano con un nuovo album i Lucifera, duo colombiano composto da David HellRazor e la strega Alejandra Blasfemia.

Archiviato il precedente e bellissimo Preludio Del Mal, uscito due anni fa, la band con La Caceria De Brujas conferma in toto le ottime impressioni suscitate in passato ripresentandosi sul mercato con un altro ottimo esempio di black/thrash old school.
La formula è la stessa dei gruppi dediti al genere, ma con un marcato talento per le cavalcate heavy/thrash che, unite ad un’attitudine blasfema e fortemente black, non lascia prigionieri sul campo, infestato dai corvi che banchettano in un clima infernale.
La cantante, come sul disco precedente, è una delle armi in più del duo sudamericano, una maligna signora della morte dalla voce che entra come un coltello nel burro nell’anima dell’ascoltatore.
La Caceria De Brujas viene licenziato dalla label tedesca Dunkelheit Produktionen ed è composto da otto inni alla distruzione totale, una colonna sonora putrida e maligna che esprime tutta la sua morbosa bellezza nel suo intero svolgimento, ma che ha nell’opener Arde En Llamas e in Sortilegio e Brujeria tre motivi più che validi per non perdere questo inno al male di matrice black/thrash.
I Lucifera non tradiscono chi aveva apprezzato i precedenti lavori, ed anche quest’ultimo album risulta impedibile per gli amanti della vecchia scuola estrema.

Tracklist
1.Arde en llamas
2.Sigillum Diaboli
3.Sortilegio
4.Ceremonia secular
5.Pacto pagano
6.Conjuro
7.Brujeria
8.Evocación del caos

Line-up
A. Blasfemia – Vocals, Arrangements
D. HellRazor – All instruments, Songwriting

LUCIFERA – Facebook

Childrain – The Silver Ghost

Il gruppo è in definitiva molto interessante e ha ancora ampi margini di miglioramento: questo quarto disco potrebbe essere quello che li impone all’attenzione mondiale, anche se l’attenzione del pubblico dura poco e bisogna agire in fretta.

Portando avanti la fertile tradizione basca, i Childrain sono un gruppo di metal potente e moderno, guidato dai due fratelli Ini e Iker.

Nato nel 2008 a Gasteiz, fin dagli inizi questo gruppo ha saputo coniugare potenza e melodia, usando i canoni del metal moderno, portando una propria sceneggiatura originale. Fra le loro peculiarità c’è quella di riuscire a fare ritornelli che sono degli autentici inni da concerto. I riff di chitarra hanno assorbito molto da molti generi differenti come il metalcore, il groove metal e anche cose più southern, non sbilanciandosi mai, ricercando sempre una sintesi originale. I Childrain sono un gruppo da ascrivere a quella corrente di giovani metallari che partendo dal passato prossimo riescono a portare il suono pesante in uno dei futuri possibili. Tutto ciò grazie ad una struttura sonora ben composta che porta l’ascoltatore a provare diverse emozioni. I Childrain hanno ben presente dove vogliono andare e tutto rientra in un disegno ben preciso. The Silver Ghost è il loro quarto album, il primo con dichiarate aspirazioni internazionali, e ascoltandolo si comprende subito il grande potenziale di questo gruppo basco e la sua capacità di inserirsi nell’agone mondiale. Infatti nel mese di aprile faranno delle date a supporto dei Six Feet Under in Europa, come riconoscimento del loro lavoro e come trampolino per nuove avventure. Il disco è piacevole e ben bilanciato e mostra uno degli sviluppi possibili del metal moderno, incentrato sulla potenza e su richiami al passato. Il gruppo è in definitiva molto interessante e ha ancora ampi margini di miglioramento: questo quarto disco potrebbe essere quello che li impone all’attenzione mondiale, anche se l’attenzione del pubblico dura poco e bisogna agire in fretta.

Tracklist
1. Wake The Ghost
2. Saviors of the Earth
3. The Valley of Hope
4. Saturnia
5. The Silver Walker
6. Interstellar
7. Eon
8. Ten Thousand Moons
9. Omega

CHILDRAIN – Facebook

Overkill – The Wings Of War

Sono invecchiati bene gli Overkill, senza tradire fans vecchi e nuovi, rimanendo fedeli ad un certo modo di fare metal, ma migliorando e curando ogni particolare di album in album, così che ancora oggi possono competere con quelle nuove leve che. al cospetto di un lavoro come The Wings Of War, arrancano alle spalle della band statunitense.

Eccovi servita la diciannovesima bomba sonora targata Overkill.

Gli storici thrashers del New Jersey tornano a distanza di poco più di un anno dal massiccio The Grinding Wheel con un nuovo lavoro che conferma una freschezza compositiva ed una verve invidiabile per un gruppo arrivato a quasi quarant’anni di attività.
The Wings Of War, licenziato in questi primi mesi del nuovo anno, si candida come uno dei migliori lavori in ambito thrash metal per quello che, si spera, sia un 2019 ricco di soddisfazioni per un genere dato per morto centinaia di volte ma sempre resuscitato dalle sue calde ceneri, grazie anche ai vecchi ed indomabili leoni come il gruppo di Bobby “Blitz” Ellsworth e D.D. Verni, autore di un assalto sonoro senza soluzione di continuità che alterna e amalgama sapientemente thrash metal, heavy, hardcore, tradizione e modernità in un delirio metallico che a tratti entusiasma.
Sono invecchiati bene gli Overkill, senza tradire fans vecchi e nuovi, rimanendo fedeli ad un certo modo di fare metal, ma migliorando e curando ogni particolare di album in album, così che ancora oggi possono competere con quelle nuove leve che. al cospetto di un lavoro come The Wings Of War, arrancano alle spalle della band statunitense.
Last Man Standing apre le danze e si viene catapultati nel mezzo della mischia, con Blitz che comanda le operazioni dall’alto di una forma invidiabile ed un’attitudine commovente, supportato da una band compatta e riottosa che fin da subito fa capire che qui si fa dannatamente sul serio.
L’album vive di ruggiti metallici come Head Of A Pin, il crescendo metallico di Distortion e Welcome To The Garden State, brano thrash/punk irresistibile, allinterno di una tracklist che convince ed esalta dalla prima all’ultima nota.
The Grinding Wheel, il bellissimo Live in Overhausen uscito pochi mesi fa ed ora questo nuovo lavoro: per gli Overkill continua la festa, unitevi anche voi, non ve ne pentirete.

Tracklist
1. Last Man Standing
2. Believe In The Fight
3. Head Of A Pin
4. Bat Shit Crazy
5. Distortion
6. A Mother’s Prayer
7. Welcome To The Garden State
8. Where Few Dare To Walk
9. Out On The Road-Kill
10. Hole In My Soul

Line-up
Bobby “Blitz” Ellsworth – Vocals
D.D. Verni – Bass, Backing Vocals
Dave Linsk – Lead and Rhythm Guitars
Derek Tailer – Rhythm Guitars, Backing Vocals
Jason Bittner – Drums

OVERKILL – Facebook

Insanity Alert – 666-Pack

Ovviamente un lavoro come 666-Pack è manna per i fans di queste sonorità che troveranno nel quartetto austriaco i nuovi paladini del mosh e dei party senza freni a base di thrash metal old school.

Tornano, irriverenti, ignoranti e tremendamente divertenti gli austriaci Insanity Alert dopo la firma con la Season of Mist e due album pubblicati nel recente passato, il debutto omonimo del 2014 e Moshburger licenziato un paio di anni dopo.

La firma con la prestigiosa label non ha intaccato la furia distruttrice del quartetto che spazza via in un tornado di brani votati al mosh più sfrenato per godere di party all’insegna del divertimento primordiale, tra salti balli e birre ingurgitate senza freno.
Sono ventuno i brani, tra i quali il più lungo supera di poco i tre minuti: un’urgenza di arrivare all’ascoltatore tipica del thrash che sa di hardcore, come di punk rock, debitore degli Anthrax più irriverenti e dei Municipal Waste.
Thirstkiller dà il via al party; un rito selvaggio che non trova ostacoli, un vortice di alcool e metal che porta al totale sfinimento, e prima che regole e doveri si riprendano il comando della vostra vita, lasciatevi andare grazie a questa bomba metallica che non conosce freni.
Ovviamente un lavoro come 666-Pack è manna per i fans di queste sonorità che troveranno nel quartetto austriaco i nuovi paladini del mosh e dei party senza freni a base di thrash metal old school.

Tracklist
01. Thirstkiller
02. The Body of the Christ Is the Parasite
03. All Mosh/No Brain
04. Cobra Commander
05. Saturday Grind Fever
06. Echoes of Death
07. Windmilli Vanilli
08. StopSlammertime!
09. Why So Beerious?
10. Mosh Mosh Mosh
11. One-Eye Is King (In the Land of the Blind)
12. Welcome to Hell
13. Two Joints
14. Chronic State of Hate
15. I Come, I Fuck Shit Up, I Leave
16. A Skullcrushin’ Good Time
17. The Ballad of Slayer
18. Demons Get Out!
19. 8 Bit Brutality
20. Death by Wrecking Ball
21. Dark Energon

Line-up
Heavy Kevy – Vocals
Dave Dave Dave – Guitars
Green-T – Bass
Don Melanzani – Drums

INSANITY ALERT – Facebook

Eyes Of The Living – War On Dead

War on Dead è il debutto degli Eyes Of The Living, quartetto originario della Pennsylvania che fa centro al primo colpo, mirando ad altezza d’uomo e spazzando via tutto con una serie di mitragliate di thrash metal tra tradizione ed ispirazioni moderne.

Per gli amanti del thrash metal che seguono la nostra webzine ecco un album che si rischiava di perdere tra la valanga di uscite che travolgono un mercato saturo come quello odierno.

War on Dead è il debutto degli Eyes Of The Living, quartetto originario della Pennsylvania che fa centro al primo colpo, mirando ad altezza d’uomo e spazzando via tutto con una serie di mitragliate di thrash metal tra tradizione ed ispirazioni moderne.
Un’ora di fuoco e fiamme, incedi appiccati su uno spartito in cui convivono diverse anime ed influenze, il tutto sapientemente amalgamato dal gruppo che manipola il genere come meglio crede e se ne esce con un gioiellino metallico, davvero ben congeniato.
La band ha creato un concept oscuro e lo sviluppa con un sound che fa proprie le lezioni dei gruppi storici del thrash metal come Anthrax e Megadeth e lo rende ancora più potente e catchy ispirandosi ai Pantera e White Zombie, con quel tocco di drammatica teatralità dark di marca Iced Earth.
La durata non inficia l’ascolto, i vari interludi e l’uso di tastiere e synth che creano l’atmosfera giusta prima dell’esplosione delle varie tracce rendono vivo l’interesse che suscitano brani dal buon appeal come Infected, Pull The Trigger e la title track death/thrash song orchestrata a meraviglia dal gruppo.
Segnatevi questo nome, andate a cercarvi l’album ed aspettate buone nuove, gli Eyes Of The Living promettono scintille.

Tracklist
1.Count the Days
2.Run for Your Life
3.Infected
4.Hell on Earth
5.Interlude (Aftermath)
6.Chemical Bath
7.Stench of Death
8.Pull the Trigger
9.Interlude (They Got Rick)
10.I Am Alone
11.War on Dead
12.What Is Left for the Dead
13.Survival
14.Outro (Contamination)

Line-up
Tim Swisher – Vocals and Guitar
Chris Moore – Bass
Mike Straiton – Lead Guitar
Cliff Fritts – Drums

EYES OF THE LIVING – Facebook

Blood Feast – Chopped, Diced and Sliced

La band continua a proporre quello che i suoi fans vogliono, ovvero thrash metal diretto potenziato da iniezioni di speed metal e rivitalizzato da uno spirito hardcore tipico dell’epoca, ovviamente rigorosamente underground.

Per gli amanti del metal underground degli anni ottanta, tutto jeans stretti, chiodo e toppe in bella mostra, tornano i Blood Feast, gruppo nato nel New Jersey nella seconda metà del decennio storico per la nostra musica preferita e tornato dopo anni di silenzio, in questo periodo che vede molti protagonisti dell’epoca, magari meno fortunati, ripresentarsi con nuovi lavori.

I Blood Feast il loro ritorno lo avevano firmato già lo scorso anno con il full length The Future State of Wicked, nuovo album dopo ventotto anni da Chopping Block Blues e trenta dal primo e più famoso Kill for Pleasure.
Ovviamente la band continua a proporre quello che i suoi fans vogliono, ovvero thrash metal diretto potenziato da iniezioni di speed metal e rivitalizzato da uno spirito hardcore tipico dell’epoca, ovviamente rigorosamente underground.
Per gli amanti del genere i sei brani che compongono Chopped, Diced and Sliced risultano una vera goduria, roba da spararsi a volume altissimo spaccandosi la fronte contro la parete di casa o quella di un locale in cui il quintetto di storici thrashers dà via al massacro.
Le varie Concubine, Hunted Stalked and Slain e Darkside sono un efferato esempio di metal primordiale, un sound che sicuramente non deluderà i fans del thrash metal più grezzo ed underground ai quali è essenzialmente rivolta questa proposta.

Tracklist
1.Concubine
2.Hunted Stalked and Slain
3.Darkside
4.Chopping Block Blues
5.Chemically Imbalanced
6.By the Slice [live in Osaka]

Line-up
Adam Tranquilli – Guitars
Tom Lorenzo – Bass
Chris Natalini – Vocals
CJ Scioscia – Guitars
Adam Kieffer – Drums

BLOOD FEAST – Facebook

Cemment – Resurrection From Carnage

La band dall’attitudine death/grind (i brani per tre quarti superano di poco il minuto di durata) ci aggredisce con il suo industrial thrash/death metal, diretto, sporco e selvaggio non concede tregua e richiama alla mente gli svizzeri Swamp Terrorists death/thrash.

La nostrana Agoge Records allunga i suoi artigli fino alla terra del Sol Levante, dalla quale provengono i Cemment.

La band nipponica, dal sound che appare una miscela esplosiva di industrial metal e death/thrash, è attiva dalla metà degli anni novanta, quando mosse i primi passi in quel di Tokio.
Un paio di demo e poi tre full lengtth completarono la discografia della band, usciti tra il 1995 ed il 2000 (Lost Humanity, Donor e Cemment) prima del lungo silenzio e dal ritorno con un singolo di ormai cinque anni fa.
Attualmente la band risulta un duo (Ave alla voce e Taichi alle chitarre) e si ripresenta sul mercato con questo Resurrection From Carnage, ep composto da quattro brani per soli sette minuti di musica.
La band, dall’attitudine death/grind (i brani per tre quarti superano di poco il minuto di durata), ci aggredisce con il suo industrial thrash/death metal, diretto, sporco e selvaggio, che non concede tregua e richiama alla mente gli svizzeri Swamp Terrorists.
Vedremo se questa collaborazione tra la band e la label italiana porterà buone nuove, nel frattempo date un ascolto a questi quattro brani che potrebbero rivelarsi una bella sorpresa.

Tracklist
1.Aztec Warrior
2.Screw Ship
3.Death Whistle
4.Suffer

Line-up
Ave – Vocals
Taichi – Guitars

CEMMENT – Facebook

Biogenesis – Black Widow

La band, che vede al microfono l’ex Jacobs Dream Chaz Bond, licenzia questo ep composto da cinque brani per più di mezzora di immersione nel power progressive metal, alimentato da una vena estrema e drammatica continuando il cammino musicale intrapreso con il primo lavoro.

I Biogenesis sono una delle band di punta della label americana Roxx Records, label specializzata in metal cristiano e qui alle prese con il gruppo proveniente dall’Ohio, già apprezzato con il primo full length uscito lo scorso anno intitolato A Decadence Divine.

La band, che vede al microfono l’ex Jacobs Dream Chaz Bond, licenzia questo ep composto da cinque brani per più di mezzora di immersione nel power progressive metal, alimentato da una vena estrema e drammatica continuando il cammino musicale intrapreso con il primo lavoro.
Anche Black Widow, quindi, risulta un ottimo esempio di metal statunitense vario, estremo ed articolato sulla prova del singer, che il piglio estremo e tragico rende ancora più teatrale e sentita.
Le tastiere sono presenti, ma in secondo piano rispetto al timbro orchestrale dei brani raccolti sull’album precedente, mettendo in risalto l’anima thrash dei Biogenesis di stampo Iced Earth e dal taglio progressivo.
Non sbagliano un colpo i sei musicisti americani, con cinque bellissimi brani che hanno nella semi-ballad Angel e nella spettacolare Flesh And Blood gli episodi migliori di una tracklist dalla qualità compositiva altissima.
Come ormai da tradizione del gruppo, il sound oscuro di cui si compongono questi cinque brani trovano nella band di Jon Schaffer e nei Symphony X le loro massime ispirazioni, consegnandoci un altra prova sopra la media.

Tracklist
1.Black Widow
2.Human Equilibrium
3.Angel
4.Flesh And Blood
5.Anti-Evolution

Line-up
Chaz Bond – Vocals
James Riggs – Rhythm Guitar
Luke Nealeigh – Lead Guitar
Sam Nealeigh – Keyboard
Dan Nealeigh – Bass
Eli Closson – Drums

BIOGENESIS – Facebook

Usurper – Lords Of The Permafrost

Lords Of The Permafrost è dunque avaro di sorprese e da una band come gli Usurper non ci si aspettano sicuramente drastici cambiamenti, ma il solito massacro old school che fin dal primo brano viene assolutamente assicurato.

E’ dal lontano 1993 che gli Usurper danno libero sfogo alla loro attitudine estrema, ferma dal quattordici anni ma protagonista nel decennio tra il 1995 ed il 2005, periodo che ha visto il gruppo di Chicago licenziare un considerevole numero di lavori tra full length, split ep e compilation.

Il ritorno dopo il lungo silenzio si chiama Lords Of The Permafrost, album che rinverdisce i fasti dei lavori storici del quartetto (Skeletal Season e Necronemesis su tutti) e non deluderà i fans che da tanto tempo aspettavano buone nuove dagli Usurper, coì come non riuscirà a trovarne di nuovi, questo va detto, visto il clima old school che regna in questa raccolta di brani che uniscono thrash metal, death primordiale ed attitudine heavy.
Il batterista Joe Warlord ed il chitarrista e cantante Rick Scythe sono accompagnati in questo nuovo inizio dal cantante Dan Tyrantor e dal bassista Scott Maelstrom: l’album è stato registrato e prodotto presso l’Electrical Audio di Chicago dalla band con l’aiuto di Taylor Hales, mentre l’artwork è stato realizzato da Juha Vuorma.
Lords Of The Permafrost è dunque avaro di sorprese e da una band come gli Usurper non ci si aspettano sicuramente drastici cambiamenti, ma il solito massacro old school che fin dall’opener Skull Splitter è assolutamente assicurato.
Una quarantina di minuti scarsi per dar battaglia come ai bei tempi, questo è il tempo a disposizione della band di Chicago che non cambia di una virgola il suo impatto tra rasoiate thrash, potenza death e cavalcate heavy metal.
Brani come Cemetery Wolf e Gargoyle testimoniano l’ancora intatta voglia di far male degli Usurper, tornati in uno stato di forma convincente, almeno per i loro fans, che non rimarranno certo delusi dal nuovo agognato lavoro.

Tracklist
1.Skull Splitter
2.Beyond The Walls Of Ice
3.Lords Of The Permafrost
4.Cemetery Wolf
5.Warlock Moon
6.Gargoyle
7.Black Tide Rising
8.Mutants Of The Iron Age

Line-up
Joe Warlord – Drums
Rick Scythe – Guitars, B.Vocals
Dan Tyrantor – Vocals
Scott Maelstrom – Bass

USURPER – Facebokk

Ancestor – Lords Of Destiny

La sacra triade del thrash metal teutonico approva ed applaude questi musicisti cinesi, protagonisti di una buona prova, in cui attitudine ed impatto sono le armi per non fare prigionieri tra gli amanti del thrash metal old school.

Interessante lavoro che ci giunge dalla Cina, terra inusuale almeno fino ad oggi parlando di metal, con il primo full length dei thrashers Ancestor.

Nato addirittura nel 2007, il quartetto ha esordito solo lo scorso anno con l’ep Age Of Overload, seguito appunto da Lords Of Destiny, album che riprende le sonorità old school di matrice teutonica e, senza allontanarsi troppo da quello suonato dalle band storiche del genere, ha creato una raccolta di brani duri come la roccia, veloci e senza compromessi.
Meng Li (voce e chitarra), Fuwen Yang (chitarra), Han Li (basso), Yang He (batteria) provengono sì da Pechino, ma il loro sound risulta un buon esempio di thrash metal teutonico in cui le chitarre si lanciano in cavalcate dirette, a tratti al limite dello speed, le ritmiche tengono il passo e la voce cartavetrata ci investe in tutta la sua rabbiosa potenza.
Lords Of Destiny risulta un lavoro convincente, ovviamente senza mostrare particolari novità, ma l’impatto è di quelli che lasciano il segno e riesce a coinvolgere, specialmente se si è amanti di queste storiche ed immortali sonorità.
Rise By Sin dà via ad una corsa che non si ferma davanti a nulla, colpendo con mitragliate metalliche come Bloody Repression, Pain And Hate e Tormentor, inno thrash metal per eccellenza.
La sacra triade del thrash metal teutonico approva ed applaude questi musicisti cinesi, protagonisti di una buona prova, in cui attitudine ed impatto sono le armi per non fare prigionieri tra gli amanti del thrash metal old school.
Gli Ancestor risultano una porta aperta sul mondo metallico del loro paese ancora tutto da scoprire, attraversatela senza timore, non ve ne pentirete.

Tracklist
1.Rise By Sin
2.Deathlike Silence
3.Bloody Repression
4.The Final Worship
5.Black Future
6.Tormentor
7.Pain And Hate
8.Savage Action
9.Inner Struggle

Line-up
Meng Li – Vocals, Guitars
Fuwen Yang – Guitars
Han Li – Bass
Yang He – Drums

ANCESTOR – Facebook

Unclouded Perception – District

Bravi quando scelgono le strade del metal estremo melodico, i cinque tedeschi mettono sul piatto una melodia vincente ed un grande impatto, all’interno di un mix di generi ed influenze che crea un sound personale ed estremamente convincente.

Nati nel 2009, arrivano all’esordio su lunga distanza grazie alla Wormholedeath i tedeschi Unclouded Perception, band portata nel nostro paese e lasciata nelle sapienti mani di Wahoomi Corvi che, insieme a Cristian Coruzzi, ha registrato e mixato l’album ai Realsound Studio di Parma.

Scordatevi il solito gruppo modern metal, anche se il look della band potrebbe ingannarvi, perché come da tradizione della label anche gli Unclouded Perception hanno qualcosa che li distingue nel vasto panorama del metal odierno.
Infatti, ad un approccio melodico attuale la band unisce elementi classici e di stampo thrash, e ne esce così un lavoro vario e a suo modo originale, sempre in bilico tra tradizione e modernità.
Schegge impazzite di melodic death metal, ritmiche che passano dalle classiche ripartenze thrash a più moderni mid tempo, voce graffiante di matrice thrash old school e solos heavy compongono un sound prepotente, a tratti selvaggio, al quale il gran lavoro in consolle dona sfumature moderna, note cristalline ed un appeal sufficiente per spingere all’ascolto degli undici brani che compongono District.
Bravi quando scelgono le strade del metal estremo melodico, i cinque tedeschi mettono sul piatto una melodia vincente ed un grande impatto, all’interno di un mix di generi ed influenze che crea un sound personale ed estremamente convincente.
Tra le note di queste undici adrenaliniche tracce troverete di che sfamare la vostra voglia di metal, perché di questo alla fine si tratta.

Tracklist
1.Apocalypse
2.Kingdom of Blood
3.Rain
4.Sweet Maiden
5.Live 6.Rise
7.Never Ending Race
8.Circus
9.The Punisher
10.Turn the Tables
11.The Warming Cold

Line-up
Bernhard Huber – Vocals
Andreas Eder – Guitars
Martin Stadlmaier – Guitras
Josef Brettmeister – Bass
Martin Klose – Drums

UNCLOUDED PERCEPTION – Facebook

Shockin’ Head – Xxmiles

Unione di intenti e tanta attitudine per questo quartetto che risulterà una gradita sorpresa per gli amanti del metal, siano essi più legati alla tradizione che a suoni moderni e dall’impatto di un carro armato.

Nuova uscita targata Volcano Records, che licenzia il debutto di questa heavy/thrash band chiamata Shocking’Head, formata da vecchie conoscenze dell’underground metal del ponente ligure.

Chupacabras, R.A.V.E.D. ed Estremo Ponente sono i gruppi da cui provengono i musicisti che compongono la line up di questa nuova band che ci investe con tutta la sua carica metallica, attraverso otto brani (di cui uno cantato in dialetto sardo) aggressivi, graffianti, melodici e con puntate estreme che deflagrano in un sound esplosivo.
Unione di intenti e tanta attitudine per questo quartetto che risulterà una gradita sorpresa per gli amanti del metal, siano essi più legati alla tradizione che a suoni moderni e dall’impatto di un carro armato.
Orgoglio metallico nell’affrontare i problemi della vita di tutti i giorni, guerrieri che a denti stretti affrontano le dure prove che la vita ci impone, aiutati dalla forza che si trova dentro ognuno di noi, queste sono le tematiche delle fucilate heavy/thrash che compongono l’album.
Xxmiles contiene splendidi passaggi melodici, così come una notevole forza d’urto sprigionata in brani come All In, Falling In Reverse e la micidiale Soul Destruction, perfetta alchimia tra heavy metal, thrash e groove: un album prettamente metal che non risulta affatto old school e appare invece ben inserito per sonorità ed impatto in questo inizio millennio, oltre che suonato e cantato con mestiere e grinta da vendere.

Tracklist
1. All In
2. Falling in Reverse
3. Ejaaa!!!
4. Winners in the Desert
5. Soul Destruction
6. Trip in the Hell
7. Xxmiles
8. Blame Game

Line-up
Daniele Sedda – Vocals
Black Ale – Bass
Zac Vanders – Guitars
Frederic Volante – Drums

SHOCKIN’ HEAD – Facebook

Flotsam and Jetsam – The End of Chaos

Non giudichiamo l’opera dalla cover e lasciamoci attrarre e sedurre da un disco potente,viscerale,splendidamente suonato da musicisti dotati di classe cristallina.Spettacolare ritorno per una band storica ma purtroppo sottovalutata.

La storia è nota! I Flotsam and Jetsam, di Phoenix in Arizona, sono sempre stati sottovalutati e sono rimasti un patrimonio solo per veri intenditori che seguono la vera musica fregandosene delle mode e del riscontro commerciale.

Molti li ricordano per essere stata, agli albori (Doomsday for Deceiver, 1986), la band di Jason Newsted, ex bassista dei Metallica, ma credo che pochi se li ricordino per lo straordinario valore di alcuni loro dischi, il già citato Doomsday, ma anche No Place for Disgrace del 1988. Con una carriera di assoluto valore tra alti e bassi normali nell’arco di una storia più che trentennale, rinvigorita nel 2016 con l’omonimo e ottimo Flotsam and Jetsam, la band da sempre nelle mani del vocalist Erik A.K Knutson, ritorna con un disco di alto livello, fresco, coinvolgente, ottimamente prodotto e suonato; quasi cinquanta minuti con canzoni potenti, viscerali condotte da un grande interplay tra i due chitarristi, lo storico Michael Gilbert e Michael Conley entrato nel 2016. Non ci sono filler, sono dodici brani che hanno una capacità di coinvolgere con linee melodiche mai banali, ma sempre intriganti accompagnate da un preciso lavoro di basso, suonato da Michael Spencer, rientrato nel 2014, che struttura  le tracce in progressioni inarrestabili. Le chitarre sono precise e pulite negli assoli che impreziosiscono i vari brani, che sanciscono l’unione tra trash e metal più classico, ricorrendo anche ad armonizzazioni pregevoli all’interno dei vari episodi. Ulteriore valore aggiunto è la grande capacità espressiva di Eric Knutson, che anche dopo i 50 anni dimostra di avere elasticità ed estensione notevole, variando molto l’interpretazione in ogni frangente. Assalti furiosi e intricati come in Slowly Insane accendono i sensi, ascoltare le chitarre inarrestabili è pura adrenalina, cosi come lasciarsi trasportare da visioni voivodiane nella meravigliosa Architects of Hate, dove il buon Erik si lascia andare a una interpretazione ricca di pathos. Classe cristallina e songwriting che molte band si sognano portano l’eccitazione a livelli molto alti: ogni brano possiede linee melodiche facilmente riconoscibili pur all’interno di strutture per nulla banali o scontate. Demolition Man, di cui esiste anche un video, sorprende cosi come il riff selvaggio di Unwelcome Surprise costruisce un brano teso e tagliente come una lama di rasoio. Non so cosa porterà il 2019 ma l’inizio è decisamente con il botto!

Tracklist
1. Prisoner of Time
2. Control
3. Recover
4. Prepare for Chaos
5. Slowly Insane
6. Architects of Hate
7. Demolition Man
8. Unwelcome Surprise
9. Snake Eye
10. Survive
11. Good or Bad
12. The End

Line-up
Michael Gilbert – Guitars
Eric A.K. – Vocals
Michael Spencer – Bass
Steve Conley – Guitars
Ken Mary – Drums

FLOTSAM AND JETSAM – Facebook

6th Counted Murder – Individual

Cinquanta minuti in compagnia dei 6th Counted Murder valgono l’acquisto di questo bellissimo secondo lavoro che, agognato, aspettato e voluto dalla band e dai suoi fans, rappresenta una conferma ed un ulteriore passo avanti.

Era l’autunno del 2013 quando una serie di omicidi seriali portarono il terrore nell’underground metallico milanese, terrorizzato da un assassino che con crudele ferocia uccideva le sue vittime a colpi di thrash/death metal dalle trame heavy e da un approccio melodico stupefacente per un debutto.

Dieci brani, dieci capitoli che mettevano in luce l’ottima preparazione tecnica dei musicisti coinvolti, un songwriting assolutamente maturo ed un impatto che non lasciava dubbi sulla voglia di far male dei 6th Counted Murder.
Dopo diciotto mesi di silenzio, dovuti all’abbandono del cantante, e l’arrivo del bravissimo Simone Dalamar Paga dietro al microfono, la band con i quattro pazzi assassini seriali (Gianluca D’andria alla batteria, Alessandro Ferraris al basso e la coppia di chitarre taglienti come lame nel buio composta da Marzio Corona e Andrea P. Moretti) al proprio posto, ha ricominciato a colpire con quell’arma micidiale che è il loro sound.
Dopo la firma con la piovra Sliptrick Records (label che si sta accaparrando il meglio del metal uscito negli ultimi anni a livello underground nel nostro paese) il gruppo milanese licenzia finalmente il secondo album intitolato Individual.
Registrato negli studi della band e poi affidato alle sapienti mani di Simone Mularoni per mix e mastering, avvenuti ai Domination Studios, Individual non deluderà chi in questi anni ha aspettato con pazienza il ritorno del serial killer, una mente malata, deviata e dedita all’uso di droghe che, in un delirio di onnipotenza, compie i più brutali ed assurdi delitti, fino all’induzione al suicidio di massa aiutato da una sua vittima manipolata (la prescelta).
L’album parte con due brani di una potenza devastante, Individual Born e Syncopate, che richiamano i Testament più estremi: schegge impazzite di death metal su strutture ritmiche di matrice thrash investono l’ascoltatore, ma è con il singolo Scent Of Despair che si torna a quel melodic death metal ricco di sfumature heavy che aveva fatto la fortuna dell’esordio.
Il nuovo cantante si muove su toni estremi variando molto la sua performance, passando dal classico growl allo scream, fino ad evocative e sentite parti in clean, mentre i suoi complici fanno capire d’essere tornati ancora più convincenti ed arrabbiati di prima.
Near Death Experience è un saliscendi su spartiti estremi, con urla terrificanti che ccompagnano un sound dalla violenza progressiva, tra solos che sparano melodie classiche con una facilità disarmante.
Ancora grande metal con She, brano che si potrebbe definire un mid tempo non fosse per le ritmiche intricate, che lasciano spazio ad atmosfere melanconiche a metà brano, mentre con Brutal Engaged Abuse si torna al thrash, prima che il trio composto da Cloud Nine, Apocalypse In Human Features e House Of Lies concluda questo mostruoso lavoro.
Cinquanta minuti in compagnia dei 6th Counted Murder valgono l’acquisto di questo bellissimo secondo lavoro che, agognato, aspettato e voluto dalla band e dai suoi fans, rappresenta una conferma ed un ulteriore passo avanti.

Tracklist
1.Individual Born
2.Syncopate
3.Scent Of Despair
4.Near Death Experience
5.Berserk
6.She
7.Brutal Engaged abuse
8.Cloud Nine
9. Apocalypse in Human Features
10.House Of Lies

Line-up
Andrea P.Moretti – Guitars
Marzio Corona – Guitars
Alessandro Ferraris – Bass
Gianluca D’Andria – Drums
Simone Dalamar Paga – Vocals

6TH COUNTED MURDER – Facebook