Sarinvomit – Malignant Thermonuclear Supremacy

Chi ama il metal più genuino e diretto non dovrebbe farsi sfuggire l’occasione di farsi maltrattare da questi tre quarti d’ora di black thrash impetuoso, suonato bene, prodotto discretamente e dotato di quella percentuale di freschezza in più che spesso hanno in dotazione le band che provengono da scene, per così dire, non convenzionali.

I turchi Sarinvomit con questo lo primo full length non si perdono certo in preamboli, partendo subito sparati con il proprio nucleare black metal ed arrestando la corsa solo al termine dell’ultima nota di Malignant Thermonuclear Supremacy.

Se tutto questo può far pensare ad un’interpretazione minimale e semplicistica del genere c’è, però, il rischio di cadere in errore: in realtà questo quartetto di Istanbul tratta la materia con notevole competenza e pur senza svincolarsi dagli stilemi di base o mostrare tratti particolarmente personali, offre tre quarti d’ora di black la cui corposa componente thrash si rivela determinante per amplificarne l’impatto.
Il sound dei Sarinvomit è piacevolmente antico per approccio, nel senso che ogni idea di sperimentazione viene totalmente bandita a favore di un incedere diretto, incalzante e che non lascia spazio ad indugi o passaggi più riflessivi.
Preso atto di tutto questo, chi ama il metal più genuino e diretto non dovrebbe farsi sfuggire l’occasione di farsi maltrattare da questi tre quarti d’ora di black thrash impetuoso (con menzione di merito per il brano auotointitolato, ma il tiro delle altre tracce non è affatto da meno) , suonato bene, prodotto discretamente e dotato di quella percentuale di freschezza in più che spesso hanno in dotazione le band che provengono da scene, per così dire, non convenzionali.

Tracklist:
1 – Perishing In Eternal Void
2 – One Trillion Megaton
3 – Mass Grave Planet
4 – Evaporation In Mushroom Cloud
5 – Splendid Radioactive Particles
6 – Sarinvomit
7 – Destructive Solar Flare

Line-up:
Godslayer – Guitarsg
Tyrannic Profanatör – Vocals
Fiend – Bass, Vocals (backing)
K.C. – Drums

Red Riot – Seek! Kill! Burn!

Seek! Kill! Burn! è una raccolta di brani travolgenti, grazie ad una forza senza pari in un genere che nell’underground trova in questi anni nuova e potente linfa e in cui i Red Riot, assieme ai finlandesi Tornado, si dimostrano una delle più convincenti realtà.

Il primo ep Fight, uscito un paio di anni fa, la diceva lunga sull’attitudine dei Red Riot e sull’impatto del loro sound, con tre brani di esplosivo street metal dalla forte connotazione glam e dall’impatto di un thrash/punk scagliato sulla scena metal underground.

Il tutto viene confermato da Seek! Kill! Burn!, debutto sulla lunga distanza che miete vittime come un mitragliatore sul campo di battaglia, una raccolta di brani senza respiro, sguaiati come d’ordinanza nel genere, diretti e con quell’anima rock ‘n’ roll che è il motore di ogni band sleazy/street metal che si rispetti.
Se poi, come nel caso di J.J. Riot, Lexy Riot e compagni, aggiungiamo scariche thrash/punk a ribadire che con i Red Riot non si scherza e ci si può fare male, allora va da se che Seek! Kill! Burn! risulta un deflagrante esempio di Thrashin’ Sleaze Metal (come lo chiamano loro).
Attitude, oltre che l’opener, è una convincente dichiarazione d’intenti, una partenza che avviene sgommando sullo spartito toccando picchi di indiavolato rock ‘n’ roll che, se continua ad ispirarsi a ormai vecchi capolavori persi nella storia del genere (il primo L.A.Guns su tutti), non manca di quella attuale predisposizione al genere che lascia aperte finestre dalle quali entrano note di Beautiful Creatures e Backyard Babies, il tutto in salsa thrash/punk.
Squealers e Who We Are sono i due brani già apparsi sul primo ep e formano con tutti gli altri una raccolta di brani travolgenti, grazie ad una forza senza pari in un genere che nell’underground trova in questi anni nuova e potente linfa e in cui i Red Riot, assieme ai finlandesi Tornado, si dimostrano una delle più convincenti realtà.

Tracklist
1. Attitude
2. H.I.P.S.T.E.R.
3. Rise Or Fall
4. Rippin’ Money
5. Child Of Steel
6. Bang Your Head
7. Squealers
8. BlowTill’ You Drop
9. Sleazy Life
10. Who We Are

Line-up
Fred Riot – Vocals
Max Power – Guitars
J.J. Riot – Guitars
Lexy Riot – Bass
ScaR – Drums

RED RIOT – Facebook

Revolutio – Vagrant

Le influenze del gruppo vanno dai gruppi storici del thrash metal a quelli più moderni del groove ma con una forte impronta personale, e tutto cio contribuisca fare di Vagrant un’opera riuscita.

I Revolutio sono una band bolognese attiva dal 2011, con un primo ep licenziato due anni dopo ed un lungo silenzio prima del buon ritorno intitolato Vagrant.

Ambientazioni da film d’azione in un futuro neanche troppo distante, se continueremo a maltrattare il pianeta, vengono raccontate tramite un thrash/groove power metal che ovviamente risulta pregno di input moderni e di un impatto “nucleare”.
Si corre nel deserto post atomico con questo bolide metallico che non rinuncia a potenza e a soluzioni estreme, ma neanche alla melodia che affiora, ora timida, ora a dettare l’atmosfera che si respira lungo tutto il lavoro con armonie semi acustiche capaci di creare il giusto effetto prima che il sound torni a deflagrare in uno tsunami modern metal.
Dalla loro i guerrieri bolognesi hanno un controllo perfetto del sound, che pur mantenendo un clima di tensione altissima, anche quando le scorribande metalliche si placano non perdono mai la bussola e di questo l’ascolto se ne giova non poco.
Vagrant è un’opera di moderno metallo dal clima estremo che diventa sempre più intrigante e riuscita man mano che si entra nel suo cuore, una escalation qualitativa che ha il suo epicentro tra The Oracle e le atmosfere dark della “Metallica” Silver Dawn, ma che continua a crescere in emozioni fino alla sua conclusione, lasciata alle atmosfere evocative e modern/thrash di Daydream e a The Great Silence, che conclude l’album immergendoci nei rumori del deserto nucleare.
Le influenze del gruppo vanno dai gruppi storici del thrash metal a quelli più moderni del groove ma con una forte impronta personale, e tutto ciò contribuisca fare di Vagrant un’opera riuscita.

Tracklist
1. Aftermath
2. Meek and the Bold
3. What Breaks Inside
4. The Oracle
5. Ozymandias
6. Eclipse
7. Silver Dawn
8. Requiem
9. Daydream
10. The Great Silence

Line-up
Maurizio Di Timoteo – Vocals
Luca Barbieri – Lead Guitars
Carlos Reyes Vergara – Rhythm Guitars
Francesco Querzè – Bass
Davide Pulito – Drums

REVOLUTIO – Facebook

Overruled – Hybris

L’anello mancante, nell’Olanda odierna, fra il thrash e l’heavy classico: un gran bel disco di speed metal tradizionale.

Dopo un EP nel 2013 (ad un anno dalla nascita), gli olandesi Overruled esordiscono ora sulla lunga distanza per Punishment 18 Records, con le nove tracce di questo ottimo Hybris.

Il loro è un thrash, energico e brillante, che bada decisamente al sodo, molto vicino al più tradizionale heavy metal anni Ottanta, quindi diretto e con pochi fronzoli, duro e violento. Sistemata la formazione, il quartetto di Drenthe riesce ad essere diretto e melodico, stile Megadeth per capirci. Il vocalist è davvero bravo e gli assoli si segnalano positivamente per la loro tessitura, mentre la sezione ritmica pare più cupa. Il suono è comunque abbastanza moderno in termini di produzione, pulita ed incisiva. Dopo la bella e deflagrante Pawns of War, la seguente Burning Bridges è un determinato speed metal vecchia scuola nella vena degli Accept del sommo Restless and Wild. La title-track è emozionante e coinvolge non poco, con molta qualità nel lavoro di riffing. Una sfavillante doppia cassa illumina She-Devil. Assai costruita la successiva Purgatory, una vera narrazione musicale elettro-acustica, alla Running Wild, tra dark ed epic metal. Follow His Order è un omaggio alla NWOBHM, mentre i rimanenti pezzi di Hybris tornano con efficacia alla tradizione speed più classica. Veramente un bel cd.

Tracklist
1- Pawns of War
2- Burning Bridges
3- Hybris
4- She-Devil
5- Purgatory
6- Follow His Order
7- Lust For Power
8- Run For Your Life
9- Losing Sanity

Line-up
Remco Smit – Vocals / Guitars
Ronald Reinders – Guitars
Joeri Klaassens – Bass
Gerald Warta – Drums

OVERRULED – Facebook

Home Style Surgery – Trauma Gallery

Un fantastico disco di thrash finlandese: tecnico, melodico e potente nel medesimo tempo, di certo tra i migliori del genere quest’anno.

La forza dell’underground, quello puro ed autentico.

Questo gruppo finlandese è in pista da dieci e più anni, una storia la sua fatta di demo, mini, singoli e split (come nel Nord Europa di fine anni ’80 e primissimi ’90). Questo secondo full length degli Home Style Surgery segna un nettissimo passo in avanti, rispetto all’esordio di Painfilled Noise, risalente ormai ad un lustro fa. Il quintetto lappone suona un techno-thrash che in oltre quaranta minuti di musica si rivela molto godibile, con una bella varietà sonora e pezzi che si stampano subito nella mente dell’ascoltatore (cosa che oggi non accade certo sempre). Anche i brani più melodici, quali Sachiko Even After e Verge Of Confrontation, non fanno altro che confermare l’avvenuta crescita degli Home Style Surgery, che si sono lasciati oramai alle spalle le inclinazioni gore-metal dei loro primi anni. Notevolissimi, inoltre, pezzi come Beware The Lurkers e Haunted Mindscape, che colorano di tinte vagamente prog la lezione degli Havok: la cosa migliore sono qui le sezioni strumentali, quasi geometriche nella loro impostazione. Se la band finnica è dunque stilisticamente assai varia nella sua proposta complessiva, lo stesso si deve dire in relazione al cantato: la voce del singer è perfettamente a suo agio, molto dinamica, nel saper passare da parti pulite allo screaming del black o al growl del death. Tutta l’abilità degli Home Style Surgery emerge, credo, nella title-track conclusiva: oltre nove minuti, di grande classe, a spasso fra gli Anthrax di fine anni Ottanta e i Dark Angel del capolavoro, storico e incompreso, Time Does Not Heal (1991).

Tracklist
1- Explore the Dimensions
2- Atomosophobia
3- Sachiko Ever After
4- The Red Ripped Case
5- Beware the Lurkers
6- Haunted Mindscape
7- Verge of Confrontation
8- Trauma Gallery

Line-up
Tommi Lakkala – Bass
Joel Mantyranta – Vocals
Jussi Keranen – Guitars
Joonas Hiltunen – Guitars
Joni Jarra Jarlstrom – Drums

HOME STYLE SURGERY – Facebook

Deathhammer – Chained To Hell

Chi conosce i Deathhammer sa benissimo a cosa andrà incontro: nessuna sorpresa, nessuna concessione, solo metal dannato ed ignorantissimo, suonato veloce e senza compromessi, urlato al cielo nel bel mezzo di un sabba alcolico nelle fredde serate scandinave.

Thrash metal old school, cattivo, trucido e maleodorante, un sound seppellito tra i cadaveri di qualche cimitero dimenticato nel bel mezzo della Norvegia e poi lasciato a marcire tra vermi e liquidi corporali in una macabra decomposizione.

Sentore di attitudine black metal, ma ferma al 1984 o giù di lì all’interno di un sound assolutamente scarno ed essenziale: sono tornati i Deathhammer, duo di musicisti estremi provenienti da Oslo, uniti a far danni dal 2005 e con una discografia che vanta, oltre a quattro full length, un buon numero di lavori minori.
I Deathhammer sono l’incarnazione del minimalismo in musica, il loro thrash metal, tra primissimi Slayer e Venom, trova la sua casa tra le ossa scarnificate e i resti umani in un’ alcolica e blasfema serata di metal e vomito, persi nel maelstrom sonoro di brani schietti e diretti, prodotti così come il genere impone, assolutamente fuori tempo massimo, ma efficaci nel riproporre quello che, a metà degli anni ottanta era il suono metallico underground.
Chained To Hell sta tutto qua, e verrà sicuramente amato dai fans del thrash indiavolato ed old school: chi conosce i Deathhammer sa benissimo a cosa andrà incontro: nessuna sorpresa, nessuna concessione, solo metal dannato ed ignorantissimo, suonato veloce e senza compromessi, urlato al cielo nel bel mezzo di un sabba alcolico nelle fredde serate scandinave.

Tracklist
1. Rabid Maniac Force
2. Satans Hell
3. Black Speed Inferno
4. Threshold Of Doom
5. Tormentor
6. Into The Burning Pentagram
7. Chained TO Hell
8. Evil

Line-up
Sergeant Salsten – Bass, Guitars, Vocals
Sadomancer – Drums, Guitars, Vocals

DEATHHAMMER – Facebook

Warrel Dane – Shadow Work

Shadow Work è un testamento ed un tributo con il quale i fans del grande artista e cantante americano non possono mancare l’appuntamento; il voto in calce all’articolo non è solo dovuto alla comunque alta qualità della musica qui presente ma, mai come in questo caso, vale per un’intera carriera.

Warrel Dane è stato uno dei personaggi più importanti che il mondo metal abbia potuto annoverare negli ultimi trent’anni.

Prima con i seminali Sanctuary e poi con gli straordinari Nevermore ha regalato una manciata di capolavori, partendo dall’accoppiata Refuge Denied/Into The Mirror Black che ha segnato il metal classico delle fine degli anni ottanta, poi con gli immensi Dreaming Neon Black e Dead Heart In A Dead World che, dieci anni, dopo accompagnarono il metal nel nuovo millennio aprendo porte artistiche e stilistiche ancora oggi da attraversare completamente.
Il suo intuito come songwriter, unito ad un modo di cantare unico e teatrale che ha fatto scuola, hanno commosso ed esaltato migliaia di fans in tutto il mondo, dal 13 dicembre dello scorso anno orfani di questo straordinario protagonista della nostra musica.
Si dice di lui che fosse soprattutto un grande uomo, come tutte le anime sensibili sempre in lotta con i suoi demoni e che il fato abbia voluto portarselo via in modo improvviso, tanto che c’è voluta più di una conferma dal mondo del web prima di rendersi conto che la notizia della sua morte era da aggiungere alla lunga lista di scomparse illustri di questi ultimi anni.
Dane è morto in Brasile dove, insieme alla sua band composta da Johnny Moraes (chitarra), Thiago Oliveira (chitarra), Fabio Carito (basso) e Marcus Dotta (batteria), stava registrando il suo nuovo album solista, dieci anni dopo Praises to the War Machine e la reunion con i Sanctuary: un lavoro che, con il titolo Shadow Work, vuole essere il giusto tributo a questo straordinario artista scomparso proprio mentre lavorava a quest’opera che esce incompleta ma offrendo ugualmente l’idea della bontà del materiale composto per l’occasione.
Il sound di questa raccolta di brani, composta da sei inediti più intro e la cover di The Hanging Garden dei Cure (devastante esperimento già apprezzato con The Sound Of Silence nel capolavoro Dead Heart In A Dead World), risulta in tutto e per tutto il classico thrash metal progressivo di scuola Nevermore, con Dane che sfoggia una buona forma e i soliti saliscendi sulle scale di una emotività viscerale e profonda, tra toccanti trame melodiche e tragici salti in un baratro che l’uomo descrive con una disperazione da belva ferita da anni di eccessi.
Shadow Work è un testamento ed un tributo con il quale i fans del grande artista e cantante americano non possono mancare l’appuntamento; il voto in calce all’articolo non è solo dovuto alla comunque alta qualità della musica qui presente ma, mai come in questo caso, vale per un’intera carriera.

Tracklist
01. Ethereal Blessing
02. Madame Satan
03. Disconnection System
04. As Fast As The Others
05. Shadow Work
06. The Hanging Garden (The Cure cover)
07. Rain
08. Mother Is The Word For God

Line-up
Warrel Dane – Vocals
Fabio Carito – Bass
Marcus Dotta – Drums
Johnny Moraes – Guitars
Thiago Oliveira – Guitars

Rawfoil – Evolution in Action

Eccellente esordio per questa promettente band lombarda, titolare di un debutto sulla distanza che è un vero omaggio alla grande tradizione dello speed metal anni Ottanta.

Dopo aver firmato per la Punishment 18 Records, la formazione italiana di speed metal dei Rawfoil si presenta ora al debutto, con Evolution in Action, album la cui bellissima grafica si deve a Roberto Toderico (Pestilence, Tygers of Pan Tang, Athlantis, Sadistic Intent e Sinister, tra gli altri).

Il gruppo è nato a Monza, nel 2009 ed in quasi dieci anni ha potuto maturare e perfezionarsi sempre di più, la ragione per la quale questo compact di esordio si presenta già come un prodotto decisamente valido e all’altezza. Il quintetto brianzolo, fondato da ex membri di Ignorance Flows e Theory of Chaos, ci propone otto canzoni veloci ed entusiasmanti, che colmano l’attuale vuoto in Italia tra il più classico heavy anglo-europeo e il thrash metal americano meno radicale. Gli appassionati di Anvil, Raven e Liege Lord sono quindi avvisati.

Tracklist
1- Evolution in Action
2- Josey Wales
3- Broken Black Stone
4- Fail
5- Demons Inside
6- Reflect the Death
7- Circle of Hate
8- Wrath of War Mankind

Line-up
Lorenzo Riboldi – Bass
Francesco Ruvolo – Vocals
Giacomo Cappellin – Guitars
Ruben Crispino – Guitars
Sborradamatti – Drums

RAWFOIL – Facebook

Abrin – Hell on Earth

Ottimo disco della band moscovita, con sonorità germaniche che molto piaceranno, sia ai thrashers, sia ai defenders.

I russi Abrin arrivano con Hell on Earth al quarto disco, in otto anni.

Un’ottima media, per una band che con questo nuovo lavoro abbandona in via definitiva il cirillico in favore dell’inglese. La line-up sembra essere adesso finalmente stabile e risultano più che apprezzabili i contributi di ospiti esterni, membri di Udo e Arkona. Il gruppo di Mosca esplora quei territori thrash più vicini al metal classico e in particolare allo speed dei primi Helloween, con canzoni ricche di velocità e potenza, freschezza e belle melodie. Il prodotto finale è quindi decisamente tedesco per stile e suoni, con azzeccatissime armonizzazioni chitarristiche che scorrono più che bene e lasciano il segno. La produzione è ottima, il sound assai limpido. Molto intensa 1939 (dedicata all’anno che vide scoppiare la Seconda Guerra mondiale) e davvero emblematica la conclusiva Heavy Metal, un pezzo che sin dal titolo si propone come un autentico manifesto di pensiero true metal. Avanti così.

Tracklist
1- Hell on Earth
2- Prisoners of the Abyss
3- A Monster in Disguise
4- Slavery
5- Looking All Around
6- Deception
7- The Willpower
8- The Last Run
9- 1939
10- Heavy Metal

Line-up
Maxim Garanin – Bass
Vahktang Zadiev – Vocals
Vyacheslav Zavershnev – Guitars
Alexander Mavromatidis – Drums

ABRIN – Facebook

Vengeance Rising – Human Sacrifice-30 Anniversary

La Roxx Records, con questa nuova uscita, riporta alla luce un album epocale per tutto il movimento cristiano: Human Sacrifice, musicalmente parlando, risulta infatti impedibile per qualsiasi fans del thrash metal classico.

Prima come Vengeance e poi come Vengeance Rising, questa band statunitense licenziò il suo primo album, Human Sacrifice, ora ripubblicato dalla Roxx Records per il suo trentesimo anniversario.

Tra i gruppi più radicali ed estremi di tutta la scena cristiana, il quintetto californiano diede alle stampe un album thrash metal di matrice Bay Area ispirato dalle solite band della storica scena anni ottanta, uscito nel 1988 ma ancora in tempo per arrivare alle orecchie dei metalheads prima dell’invasione alternative e crossover del decennio successivo.
Nel 2010, HM ha giudicato Human Sacrifice come il miglior album di musica cristiana di tutti i tempi nella sua classifica Top 100, proprio per la sua inclinazione estrema, mentre i testi erano incentrati sulla figura del Cristo, dalla sua incarnazione alla seconda venuta.
Human Sacrifice, From The Dead, Burn, White Throne formano un compatto pezzo di granito metallico, con l’ultima traccia che spicca come miglior episodio dell’intero lavoro.
La band diede alle stampe altri tre lavori sulla lunga distanza fino al 1992, poi lo scioglimento e qualche riedizione in formato compilation fino al 1998.
La Roxx Records, con questa nuova uscita, riporta alla luce un album epocale per tutto il movimento cristiano: Human Sacrifice, musicalmente parlando, risulta infatti impedibile per qualsiasi fans del thrash metal classico.

Tracklist
1.Human Sacrifice
2.Burn
3.Mulligan’s Stew
4.Receive Him
5.I Love Hating Evil
6.Fatal Delay
7.White Throne
8.Salvation
9.From the Dead
10.Ascension
11.He Is God
12.Fill This Place with Blood
13.Beheaded

Line-up
Roger Martinez – Vocals
Larry Farkas – Guitars
Doug Thieme – Guitars
Roger Dale Martin – Bass
Glen Mancaruso – Drums

VENGEANCE RISING – Facebook

Injury – Wreckage

Wreckage è una sorta di versione punk/hardcore del sound di Anthrax ed Exodus, ma ancora più cattiva e devastante, e risulta un buon antipasto per un futuro lavoro sulla lunga distanza targato Injury.

Nuovo ep per i thrashers emiliani Injury (freschi di firma per Volcano Records) sempre all’insegna di un sound diretto, veloce e hardcore style.

La band attiva da una decina d’anni, torna dunque con questo nuovo lavoro composto da cinque diretti in pieno volto intitolato Wreckage, dopo due full length (Unleash the Violence e Dominhate) ed un primo ep licenziato nell’ormai lontano 2010.
Il quartetto non concede alternative, parte sparato per non fermarsi più, ed anche questo lavoro lo vede impegnato in brani violenti e veloci definibili di matrice thrash statunitense ma in versione accelerata.
Wreckage è estremo ed assolutamente senza compromessi, con bolidi sparati verso muri dove si infrangono senza freni: questo risultano i brani che da The Brand Of Hate in poi non lasciano respirare l’ascoltatore, travolto dalla bufera musicale di Under The Sign Of Devastation o Fueled By Rage.
Come accennato Wreckage è una sorta di versione punk/hardcore del sound di Anthrax ed Exodus, ma ancora più cattiva e devastante, e risulta un buon antipasto per un futuro lavoro sulla lunga distanza targato Injury.

Tracklist
1.The Brand Of Hate
2.Under The Sign Of Devastation
3.Fueled By Rage
4.Endless Decay
5.I Don’t Belong

Line-up
Alle – Vocals
Mibbe – Bass, Backing Vocals
Pollo – Drums
Simon – Lead / Rhythm Guitar

INJURY – Facebook

Pestilence – Dysentery

Un nastro che è una pietra miliare: l’alba del death metal nell’Europa continentale.

Un po’ di storia. I primi dischi death metal escono in Florida tra il 1987 e il 1988.

L’Europa risponde con la concomitante scuola svedese (i cui primi album, a partire dallo storico Left Hand Path degli Entombed, escono dal 1990 in poi) e – cronologicamente addirittura prima, sia pure di poco – con i Pestilence di Consuming Impulse (Roadrunner, 1989). In precedenza, la band olandese aveva dato alle stampe il suo esordio (Malleus Maleficarum nel 1988, un concept sulla caccia alle streghe e sul libro tardo-quattrocentesco che l’aveva avviata). All’origine di tutto vi era un demo davvero di culto, Dysentery, inciso naturalmente su cassetta nel 1987 dai Pestilence: qui, con testi che anticipano gli Autopsy e i Defecation, assistiamo a una primissima commistione – che rimane pressoché unica sul continente europeo – di speed-thrash (nello stile degli Slayer di Show No Mercy) e del nuovo genere inventato dai Death, in America. I quattro pezzi di Dysentery sono stati successivamente ristampati, insieme al secondo demo Penance, su CD dalla Vic Records nell’ottobre del 2015.

Track list
1- Against the Innocent
2- Delirical Life
3- Traitor’s Gate
4- Throne of Death

Line up
Patrick Mameli – Vocals / Guitars / Bass
Randy Meinhard – Guitars
Marco Foddis – Drums

https://www.youtube.com/watch?v=6hJYy7L9akU

1987 – Autoprodotto

Soulfly – Ritual

Come una squadra con un certo palmares le cadute contano doppio, e sebbene la loro carriera sia sempre stata su buoni livelli era il momento di una riscossa, e Ritual è proprio il disco giusto.

Ritual, il nuovo lavoro dei Soulfly, cattura il gruppo capitanato da Max Cavalera nel momento migliore degli ultimi anni.

I Soulfly sono una band che non deve innovare nulla, ma che in compenso hanno il durissimo compito di essere sempre all’altezza del loro blasone e della loro fama. Come una squadra con un certo palmares le cadute contano doppio, e sebbene la loro carriera sia sempre stata su buoni livelli era il momento di una riscossa, e Ritual è proprio il disco giusto. L’aggressività musicale sale di livello e si torna ai Soulfly più veraci, con una produzione che riesce a valorizzare il tutto. Il suono cambia leggermente soprattutto nel maggior respiro delle canzoni, che sono più ampie e con elementi diversi al loro interno, sviluppando maggiormente la composizione rispetto agli episodi precedenti. Una delle maggiori peculiarità è Zyon Cavalera alla batteria: il figlio di Max è davvero un batterista interessante e molto intenso, forse non ancora del livello e della ricchezza musicale dello zio Igor, ma ci stiamo avvicinando.
L’ultima fatica di Max e compagnia ha un suono molto incattivito che attinge pienamente dalle radici metal del gruppo, mentre i temi trattati sono quelli di sempre, ma declinati in maniera maggiormente oscura e marcatamente horror. La scelta del titolo, Ritual, calza a pennello perché come dice lo stesso Max, il metal è un rituale che ha i suoi tempi e i suoi modi, e questo disco è un rituale della famiglia Soulfly, che include chi sta sopra e sotto il palco. Max è in forma come non lo era da tempo, ed il resto del gruppo lo segue molto bene per un risultato che rende Ritual uno degli album migliori dei Soulfly.
Intensità, velocità, cattiveria, incisività, e capacità di far divertire e pensare con il metal, questi sono i Soulfly e tutto ciò è dentro Ritual.

Tracklist
1. “Ritual”
2. “Dead Behind the Eyes” (featuring Randy Blythe)
3. “The Summoning”
4. “Evil Empowered”
5. “Under Rapture” (featuring Ross Dolan)
6. “Demonized”
7. “Blood on the Street”
8. “Bite the Bullet”
9. “Feedback!”
10. “Soulfly XI” (instrumental)

Line-up
Max Cavalera – Vocals and Rhythm Guitar
Marc Rizzo – Lead Guitar
Mike Leon – Bass Guitar
Zyon Cavalera – Drums

SOULFLY – Facebook

Akroterion – Decay of Civilization

Alle soglie del capolavoro, la conferma della qualità assoluta di quello che è un grandioso gruppo italiano: l’oscurità e le tenebre in musica, raccontate in maniera creativa e personale.

L’opera seconda di questa eccezionale band italiana – un trio composto da Skrat (voce), BP Gjallar (chitarre, basso, sintetizzatori) e Francisco Verano (batteria) – esce non casualmente il 21 settembre, giorno dell’equinozio di autunno: gli Akroterion sono infatti da sempre attenti cultori di tematiche di matrice esoterico-occulta ed astrologico-ermetica.

Decay of Civilization presenta sette nuove tracce, splendidamente tenebrose e drammatiche, intarsiate di elementi dark, doom, ma soprattutto thrash e black mutati, sulla scia di Celtic Frost e in parte Coroner. In certi frangenti e nella costruzione delle atmosfere, poggiando su di una competenza artistico-musicale e tecnico-compositiva di prim’ordine, gli Akroterion paiono inoltre guardare ancora più indietro, a certo oscuro prog, per proiettarlo poi in questo nostro assurdo terzo millennio. Fondamentale al riguardo, secondo l’opinione di chi scrive, è l’uso di tastiere e synth, che rendono abilmente il sound tanto antico ed ancestrale quanto moderno e futuristico. Siamo in presenza di un gioiello, che risplende di luce (nera), possente e meditativo nel medesimo tempo, sperimentale ed originale, che merita – a mio avviso – un posto di assoluto primo piano tra i dischi dell’anno.

Tracklist
1- Initiatory Death
2- Blood Label
3- Red Dawn Under a Chemical Sky
4- Soul Corruption
5- Brains
6- Decay of Civilization
7- The Gift of Lady Death

Line-up
Skrat – voce
BP Gjallar – chitarre. basso, sintetizzatori
Francisco Verano – batteria

AKROTERION – Facebook

Last Rites – Nemesis

Un’entusiasmante raccolta di brani, consigliata con colpevole ritardo rispetto all’uscita, ma non per questo meno meritevole della doverosa attenzione da parte degli appassionati di metal estremo.

Vent’anni di thrash/death di alto livello festeggiati con questo nuovo lavoro composto da cinque brani inediti e tre composizioni rifatte per l’occasione.

Parliamo dei Last Rites, nome storico della scena ligure, essendosi formati a Savona nel 1997 ed arrivati ad oggi con un curriculum che consta di otto lavori tra full length, live ed ep, vari cambi di line up e tanta passione.
Nemesis, licenziato dalla MASD Records, è stato registrato, mixato e masterizzato presso il Blackwave Studio di Genova da Fabio Palombi e risulta una travolgente bassa pressione metallica che dal golfo ligure ci investe con la sua potenza, in uno tsunami di cambi di tempo e roboanti solos che si scambiano la scena, tuonando tra lampi e fulmini, ritmiche mozzafiato ed uno scream che è l’urlo arrabbiato e aggressivo degli dei del thrash metal contro il genere umano.
Davvero entusiasmante questa raccolta di brani, che vedono la band partire all’attacco con l’opener Paradox Of Predestination e non fermarsi più, almeno fino a Glory To The Brave, outro del brano Fallen Brother dedicato al compianto chitarrista Vic Mazzoni scomparso lo scorso anno.
Mezz’ora di saliscendi tra le onde in burrasca, con la costa sferzata dal vento metallico chiamato Nemesis, ed i Last Rites ad impartire una lezione di metal estremo, con i Carcass di Heartwork a jammare con i Kreator e gli ultimi Necrodeath in brani spettacolari come Ancient Spirit, Human Extinction e la conclusiva, Soul’s Harvest.
Un album bellissimo che MetalEyes consiglia con colpevole ritardo rispetto all’uscita, ma non per questo meno meritevole della doverosa attenzione da parte degli appassionati di metal estremo.

Tracklist
1. Paradox of Predestination
2. Architecture of Self-Destruction
3. 26.04.86
4. Ancient Spirit
5. Fallen Brother – Glory to the Brave (Outro)
6. Human Extinction
7. Realm of Illusions
8. Souls’ Harvest

Line-up
Dave – Vocals, Guitars
Bomber – Guitars
Fens – Bass
Laccio – Drums

LAST RITES – Facebook

Vulgar Speech – Is This Vulgar?

Is This Vulgar? mostra un sound ancora in divenire ma che potrebbe regalare soddisfazioni, perché sicuramente non manca di impatto e di una buona dose di groove, esattamente quanto serve oggi per entrare nel cuore degli ascoltatori.

I Vulgar Speech sono un gruppo di giovani rockers provenienti da Pordenone, attivi dal 2012 come quartetto e diventati in seguito un affiatato trio.

Questo ep intitolato Is This Vulgar? è uscito in realtà tre anni fa, e ci presenta una band che all’hard & heavy classico aggiunge sfumature thrash/groove metal ed abbondanti dosi di stoner .
Il risultato è tutto in questo ep che lascia parlare la musica, specialmente nell’opener W.A.R., sorta di intro che sfocia nella prima lunga traccia, la stoner metal Scarred, brano ispirato alla scena americana degli anni novanta e appesantito da dosi letali di thrash metal che richiama i Metallica, così come avviene nella notevole Fight Your Demons, traccia oscura che ispira jam desertiche chiamando in causa anche Alice In Chains e Kyuss.
Si cambia registro con We Innovate Healthcare, dove Riccardo Cauduro (voce e chitarra), Mirko Martinello (basso) e Fabio Cauduro (batteria) si trasformano in una hard rock band ad inizio brano, per poi violentarlo con potenti ripartenze thrash.
In conclusione, Is This Vulgar? mostra un sound ancora in divenire ma che potrebbe regalare soddisfazioni, perché sicuramente non manca di impatto e di una buona dose di groove, esattamente quanto serve oggi per entrare nel cuore degli ascoltatori.

Tracklist
1. W.A.R.
2. Scarred
3. Fight Your Demons
4. We Innovate Healthcare
5. Can U Really..?

Line-up
Riccardo Cauduro – Vocals, Guitars
Mirko Martinello – Bass
Fabio Cauduro – Drums

VULGAR SPEECH – Facebook

Lethal Injury – Melancholia

Mezz’ora abbondante da trascorrere immersi nel vorticoso mondo del thrash metal che tanto sa di vecchia scuola ma che, grazie ad un’ottima produzione, esce potente e devastante, assolutamente in linea con quanto prodotto in questi anni e quindi per nulla nostalgico.

I Lethal Injury sono una giovane band estrema proveniente dal Belgio e dedita un maligno esempio di thrash metal old school, potenziato da dosi letali di death metal e reso cattivissimo da un’attitudine black che ne enfatizza l’anima nera.

Dopo il primo demo licenziato tre anni fa, arriva per il quintetto di Ostenda la firma per Wormholedeath che si occuperà della distribuzione del primo lavoro sulla lunga distanza, intitolato Melancholia.
Trattasi di mezzora abbondante da trascorrere immersi nel vorticoso mondo del thrash metal che tanto sa di vecchia scuola ma che, grazie ad un’ottima produzione, esce potente e devastante, assolutamente in linea con quanto prodotto in questi anni e quindi per nulla nostalgico.
Le parti death/black sono perfettamente inserite nel sound del gruppo, lasciando trasparire ispirazioni heavy metal in alcuni passaggi e per il resto corre veloce come un treno partito dall’inferno e che senza fermate arriva a destinazione tre le fiamme che divorano le anime imprigionate nei vagoni.
Ritmiche e cambi di velocità denotano una buona tecnica, le vocals sono maligne ed il piatto è servito, devastante, potentissimo e senza compromessi.
Splendidi i due brani che formano la parte centrale di questo agguerrito manifesto estremo, Suicidal Call e Scream Burn Die: la prima veloce e valorizzata da ottimi solos dalle melodie heavy, la seconda meno veloce ma ancora più potente, con parti in mid tempo pesanti come macigni e cambi di marcia repentini.
Slayer ed Exodus, poi una lunga serie di ispirazioni, si fanno spazio tra le note di questi nove brani che vanno dal thrash metal statunitense al blackened death metal, fino a più tradizionali lidi heavy metal, creando un sound assassino di notevole impatto.

Tracklist
1. Haima
2. Mothman
3. Melancholia
4. Denounce
5. Suicidal Call (Intro sample: Full Metal Jacket)
6. Scream, Burn, Die 7. The Downward Spiral
8. Melancholia ‘Part II’ (Guest guitar: Collin Southard)
9. Veiled Woman Of The Black

Line-up
Rambo Exodus – Vocals
Dennis – Guitars
Jonjo – Guitars
Josha – Bass
Arthur – Drums

LETHAL INJRY – Facebook

Toy Called God – Socialvangelism

Il gruppo riesce a mettere assieme l’heavy metal, momenti di hard rock molto piacevoli ed durezze più vicine al groove, il tutto senza fare confusione e perdere la propria identità.

Viviamo in un’epoca in cui si è smarrito il senso delle cose e in cui la vita si svolge più sui social che in strada o in famiglia.

Attraverso i social noi vendiamo una visione di noi stessi appetibile e spendibile con altre uguali a noi: tutto ciò si potrebbe chiamare Socialvangelism, come l’ultimo disco dei californiani Toy Called God. Questi americani fanno un groove metal tendente all’heavy metal con testi molto intelligenti e mai ovvi. Non cambieranno la storia della musica e non saranno mai delle stelle che faranno interminabili tour di addio alle scene, ma possono cambiarvi in meglio la giornata e far capir qualcosa in più di questo mondo, o semplicemente regalarvi qualche bel momento di metallico piacere. Il gruppo riesce a mettere assieme l’heavy metal, momenti di hard rock molto piacevoli ed durezze più vicine al groove, il tutto senza fare confusione e perdere la propria identità. Il suono è solido e ben prodotto, e loro incarnano il meglio che possa avere un gruppo underground, ovvero talento, dedizione e cose da dire. I testi sono taglienti e non fanno sconti a nessuno, soprattutto a noi stessi, nel senso che ci buttano addosso le nostri croci, specialmente quelle che seminiamo nelle nostre penosità sui social. La musica è varia e riesce a tenere vivo l’interesse e l’ascolto, con un timbro molto americano che ben si sposa con il loro suono. In definitiva Socialvangelism è un disco da ascoltare come quelli precedenti dei Toy Called God, che si confermano un gruppo valido che produce sempre dischi divertenti ed interessanti, con testi che spiccano e sono duri ed ironici al contempo. Se darete loro una possibilità non ne rimarrete certamente delusi.

Tracklist
1 United Corporations of America
2 Just You and Me
3 Punch Life in the Face
4 Nothing but a Lie
5 Stain of Mind
6 She
7 Pretend
8 Miss Me
9 Take a Bullet Not a Selfie
10 Eleanor Rigby
11 #Socialvangelism

Line-up
Marcus Lance – Vox
Jacob Baptista- drums
Damian Lewin – bass
Patrick Donovan – guitar

TOY CALLED GOD – Facebook

Prophets Of The Apocalypse – War Metal

War Metal è un esempio di metal estremo old school che resta confinato ad uno status di nicchia, rivelandosi consigliabile quindi ai soli agli amanti del più nascosto sottobosco metallico.

I Prophets Of The Apocalypse sono una one man band americana proveniente dal Tennessee, una creatura death/thrash metal creata da Pete Serro (ex-Strychnine, ex-Beyond Deranged).

Quella dei Prophets Of The Apocalypse è una proposta assolutamente old school ed ultra underground, una dichiarazione di guerra al mondo con otto tracce incentrate su un thrash metal tra Slayer e primi Kreator, potenziato da iniezioni death e qualche spunto black.
L’intro d’ordinanza con le sue armonie semiacustiche crea un crescendo atmosferico che sfocia nella thrashy Battle Eyes, mentre nella lunga Storm The Gates il thrash metal viene accompagnato da sfumature black care all’Abbath solista.
La produzione è in linea con il concept classico del sound, dignitosa nelle parti death/thrash, un po’ troppo piatta nelle fasi in cui la guerriglia black metal si fa più feroce.
Bleed To Death torna su sentieri insanguinati dal thrash metal anni ottanta, Breath risulta un intermezzo atmosferico prima che Step Into Your Mind ci travolga, ultima vera canzone di War Metal, chiuso da Exit Eternity, outro che nulla aggiunge all’economia dall’album.
Il lavoro è un esempio di metal estremo old school che resta confinato ad uno status di nicchia, rivelandosi consigliabile quindi ai soli agli amanti del più nascosto sottobosco metallico.

Tracklist
1.A Prelude to War
2.Battle Eyes
3.Storm the Gates
4.Bleed to Death
5.Breathe
6.Step into Your Mind
7.Exit Eternity

Line-up
Pete Serro – All instruments, Vocals

PROPHETS OF THE APOCALYPSE – Facebook

Barreleye – Insidious Siren

Il quintetto berlinese ha dalla sua questa ottima vena progressiva per cui i brani non lasciano mai nulla di scontato, dimostrandosi vari e molto ben suonati, con le due voci che si danno il cambio, una più dura e rabbiosa, l’altra pulita ma comunque maschia.

I Barreleye arrivano da Berlino e sono una thrash groove metal band che non disdegna trame progressive, pur mantenendo una potenza di fondo impressionante.

Questo ep segue di tre anni il primo lavoro su lunga distanza (Urged To Fall) e di quattro l’esordio in formato ep (Virus), un lavoro che si divide nell’opener Cosmic Downfall e nelle tre parti della title track.
Il quintetto tedesco risulta una gradita sorpresa: Insidious Siren si propone come un devastante esempio di thrash progressivo, dall’anima moderna e devastato da improvvise accelerazioni ma che si nobilita per il ricorso a momenti di quiete prima che ripartenze thrash tornino a far cavalcare le onde del metal più riottoso e groove.
Il quintetto berlinese ha dalla sua questa ottima vena progressiva per cui i brani non lasciano mai nulla di scontato, dimostrandosi vari e molto ben suonati, con le due voci che si danno il cambio, una più dura e rabbiosa, l’altra pulita ma comunque maschia, in un susseguirsi di metalliche scale tecnicamente ineccepibili, veloci e coinvolgenti.
E’ nelle tre parti della title track che si concentra il massimo sforzo dei Barreleye, una tempesta marina con alte onde estreme che si infrangono su un muro di groove, con momenti di intricati risucchi progressivi che portano a riva resti di imbarcazioni dai nomi storici come Mastodon e Grip Inc. , influenze neanche troppo velate del gruppo.
Un ottimo ep consigliato ai fans del genere più tecnico e progressivo e nuovo gruppo da seguire nelle sue prossime mosse.

Tracklist
1.Cosmic Downfall
2.Insidious Siren I – Overcome
3.Insidious Siren II – The Tyrants Is Dead
4.Insidious Siern III – Long Live The Tyrant

Line-up
Danilo Garbe – Guitar
David Nelband – Vocals
Dmitry Frolov – Drums
Christoph Witte – Guitar
Szymon Lesniewski – Bass

BARRELEYE – Facebook