Incantation – Dirges of Elysium

Gli Incantation, per chi ascolta metal, non dovrebbero avere bisogno di presentazioni, visto che ormai da un quarto di secolo torturano puntualmente i nostri padiglioni auricolari con un death privo di compromessi ma, probabilmente anche per questo motivo, il loro nome è rimasto leggermente sotto traccia rispetto ad altri ben più famosi, pur se non necessariamente di superiore caratura.

Dirges Of Elysium è il decimo full-length di una discografia dal livello qualitativo medio elevatissimo e che, paradossalmente per una band dalla storia così lunga ed importante, si dimostra in costante crescendo negli ultimi anni; tutto ciò avviene senza ricorrere ad ammiccamenti groove-melodici o ad audaci sterzate stilistiche, bensì conferendo al proprio consolidato death dai tratti morbosi, che sovente sconfina in caliginose sonorità doom, un’intensità di gran lunga superiore a quella, comunque apprezzabile, mostrata dalla nouvelle vague del genere. Insomma, se anche molti dei nomi storici paiono segnare il passo o forse, non hanno più la convinzione o la forza per portare avanti pervicacemente queste sonorità sature di tenebrosa veemenza, gli Incantation regalano, a chi ha orecchie per intendere, cinquanta minuti di death che non necessita di alcun altro aggettivo per essere descritto: questa è l’essenza del genere, l’evocazione della morte, del disfacimento, la cronaca impietosa della caduta in voragini dove ogni parvenza di vita è stata fagocitata da una blasfema ed informe materia putrescente. La componente doom non mostra alcun parvenza malinconica o caratteristiche auto consolatorie come sovente accade nel genere in questione; i rallentamenti, piuttosto, appaiono funzionali alla rappresentazione di un immaginario ancora più cupo e denso di maligna oscurità. Se Carrion Prophecy è un brano che, per gli standard degli Incantation, potrebbe essere perfino definito “orecchiabile” se non si rischiasse di cadere nel grottesco, tracce come Debauchery o From A Glaciate Womb portano letteralmente a scuola decine di band di più recente formazione che, mi duole dirlo, hanno ancora molta strada da fare prima di raggiungere i livelli di intensità e di coinvolgimento raggiunti dai deathsters della Pennsylvania. Anche cimentandosi in un brano di oltre sedici minuti come la conclusiva Elysium, John McEntee e soci non perdono un’oncia della propria convinzione, chiudendo in maniera eccellente il miglior album death ascoltato dal sottoscritto da parecchio tempo a questa parte, con buona pace di chi non ritiene degno di attenzione chi “si limita” a perpetrare ai massimi livelli la tradizione di un genere con il quale tutti, piaccia o meno, dovranno fare i conti ancora molto a lungo.

Tracklist:
1. Dirges of Elysium
2. Debauchery
3. Bastion of a Plague Soul
4. Carrion Prophecy
5. From a Glaciate Womb
6. Portal Consecration
7. Charnel Grounds
8. Impalement of Divinity
9. Dominant Ethos
10. Elysium (Eternity Is Nigh)

Line-up:
John McEntee – Guitars (lead), Vocals
Kyle Severn – Drums
Chuck Sherwood – Bass

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