Maze Of Feelings – Maze Of Feelings

Questo primo passo targato Maze Of Feelings si può considerare decisamente riuscito, in virtù di una resa sonora invidiabile e di una serie di canzoni complessivamente valide, collocando la band polacco/russa in una fascia di gradimento in grado di attrarre sia chi apprezza il doom sia gli appassionati di death melodico.

I polacchi Maze Of Feelings per proporre il loro ottimo death doom hanno pescato due vocalist dalla scena russa nelle persone di Andrey Karpukhin (Abstract Spirit, Comatose Vigil) e Ivan Guskov (Mare Infinitum).

In effetti l’interpretazione del genere in questo caso è piuttosto variegata, grazie anche all’uso della doppia voce, improntata per lo più sul profondo growl di Karpukhin e sulla stentorea tonalità clean di Guskov, che conferisce ulteriore dinamica ad un sound oscillante tra passaggi molto più robusti come l’ottima opener Drained Souls Asylum, ed altri maggiormente in linea con il death doom melodico come Where Orphaned Daughters Cry, o Cold Sun Of Borrowed Tomorrow e Grey Waters Of Indifference, nelle quali appare anche una voce femminile.
La band, guidata dai due chitarristi Marcin Warzyński e Krzysztof Wieczerzycki, dimostra comunque diverse pulsioni progressive il che apporta più di una variazione ai canonici temi del genere, senza che il lavoro ne risenta dal punto di vista dell’omogeneità; va detto che invece un minimo scostamento avviene in termini di qualità distribuita lungo l’album, visto che le prime tre tracce sono davvero molto belle ed appaiono sensibilmente superiori al resto della tracklist, che rimane attestata sempre su un buon livello medio ma senza colpire più di tanto, salvo la conclusiva Dreamcatcher, nella quale si ritorna ad atmosfere più aspre e nel contempo lentamente cadenzate.
Nel complesso questo primo passo targato Maze Of Feelings si può considerare decisamente riuscito, in virtù di una resa sonora invidiabile e di una serie di canzoni complessivamente valide, collocando la band polacco/russa in una fascia di gradimento in grado di attrarre sia chi apprezza il doom sia gli appassionati di death melodico.

Tracklist:
1. Drained Souls Asylum
2. Adherents Of Refined Severity
3. Where Orphaned Daughters Cry
4. Necrorealistic
5. Grey Waters Of Indifference
6. Cold Sun Of Borrowed Tomorrow
7. Dreamcatcher

Line-up:
Szymon Grodzki – Bass, Keyboards, Piano, Samples
Marcin Warzyński – Guitars
Krzysztof Wieczerzycki – Guitars
Ivan Guskov – Clean Voice, Screams, Growls & Whispers
Andrey Karpukhin – Growls, Screams & Monologs

Guest/Session
Dariusz “Daray” Brzozowski – Drums

MAZE OF FEELINGS – Facebook

Âqen – Méditation Astrale

Il black metal di Âqen è un qualcosa che va oltre il genere, ci si muove nelle vicinanze dell’atmospheric, ma ci sono anche intarsi di folk, perché la poetica del francese deve molto all’occulto, al mondo che sta oltre e dentro di noi.

Seconda prova per questa one man band francese da Cambrai, Nord – Pas -De Calais. Dopo la prima convincente uscita del 2015, L’Etrange Chemin vers l’Univers Occulte, arriva l’attesa seconda prova, ed è una sicura conferma di quanto espresso in nuce nella prima.

Il black metal di Âqen  è un qualcosa che va oltre il genere, ci si muove nelle vicinanze dell’atmospheric, ma ci sono anche intarsi di folk, perché la poetica del francese deve molto all’occulto, al mondo che sta oltre e dentro di noi. I brani sono delle composizioni che vivono una vita lunga e hanno diversi livelli, partono in una maniera e si concludono in un’altra, praticamente senza ritornello, in una maniera che potrebbe essete definita progressive, ma è più un consapevole flusso di coscienza. Il lavoro di  che sta dietro a tutti gli strumenti è davvero notevole, e la composizione raggiunge livelli orchestrali, ogni singolo momento di canzone è un risvolto importante di una storia che non è cominciata né qui né ora, ma in qualche eone lontano, o solo un secondo fa a due centimetri da noi. Il suono è molto ricco, il disco è quello che vuole essere fin dal titolo, ovvero una meditazione che ha come scopo quello di trascendere il corpo nella sua dimensione astrale e viaggiare lontano. Chiunque abbia raggiunto anche solo per un secondo questo stato lo ricorda come una beatitudine, e questo viaggio forgiato nel black metal lo rammenta molto bene. Il disco è da sentire tutto più e più volte, anche perché ha momenti davvero notevoli ed è un’opera che si degusta meglio se ascoltata attraverso le cuffie. La produzione è eccellente e permette a questa musica di esprimersi al meglio. Addirittura in alcuni passaggi è grande l’influenza di un gruppo come i Behemoth, perché vi sono dei momenti altamente epici che si possono ricondurre allo stile dei polacchi. Magnificenza mai fine a se stessa, perché qui la peculiarità maggiore è quella di progredire sempre attraverso la conoscenza occulta e la meditazione, appunto. Black metal come strumento di meditazione, può sembrare strano, ma per chi ama questo genere sa che non lo è affatto, e questo disco lo dimostra in ogni suo secondo.

Tracklist
1. L’oubli
2. Sinistre cauchemar
3. Terreur intérieure
4. La tempête
5. Dialogue sidéral
6. Abandon
7. Souvenirs perdus

Line-up
Â: Guitars, Vocals, Synth
Kain: Bass
Dévoreur: Drums

AQEN – Facebook

LE INTERVISTE DI OVERTHEWALL: CLAUDIO SIGNORILE

La versione scritta dell’intervista effettuata su Overthewall da Mirella con Claudio SIgnorile.

Grazie all’avvio della reciproca collaborazione con la conduttrice radiofonica Mirella Catena, abbiamo la gradita opportunità di pubblicare la versione scritta delle interviste effettuate nel corso del suo programma Overthewall, in onda ogni mercoledì alle 21.30 ed ogni domenica alle 22.00 su www.energywebradio.it.
Questa volta è il turno di Claudio Signorile, musicista pugliese autore dell’apprezzato album Groove Experience.

MC Diamo il benvenuto su Overthewall al musicista Claudio Signorile!

Grazie a te Mirella, per ospitarmi durante Overthewall, e grazie naturalmente a tutte le persone che in questo momento seguono il programma… Proveremo a non deludere la loro curiosità !

MC Ciao Claudio! La tua passione per il basso inizia già da giovanissimo. Ci racconti le tappe più importanti della tua formazione musicale?

Ho cominciato a suonare il basso a 17 anni. Ero un grandissimo fan, assieme ad altri cari amici, dei Queen e sognavamo di formare una band e suonare un giorno davanti ad un pubblico. Che poi è il sogno di chiunque inizi a suonare uno strumento! Così ho iniziato e non mi sono più fermato. La mia formazione musicale comincia come autodidatta e resterà tale tranne poche eccezioni per brevi periodi. Ho suonato in tantissime band in cui mi son fatto e mi faccio ancora oggi le ossa, ma ho sempre avuto una passione per i grandi bassisti solisti, i grandi creativi e virtuosi dello strumento. Fondamentalmente, con la dovuta umiltà, è a loro che mi ispiro nel mio modo di suonare. I ricordi più belli del mio percorso in musica sono infatti, proprio quelli in cui ho potuto esprimermi come solista, durante ad es. la finale del concorso per bassisti emergenti, l’EuroBassDay, nel 2009 a Verona, oppure quando ho vinto il Tour Music Fest nella categoria musicisti, esibendomi durante la finale nello storico Piper di Roma. Poi, naturalmente, anche aver dato alle stampe due dischi, sempre come solista.

MC Ci sono artisti che hanno influenzato ed ispirato il tuo modo di suonare?

Sarebbe lungo citare tutti i musicisti che mi hanno influenzato, per cui rimarrò in tema bassistico. I bassisti che ho preferito nel corso degli anni, e che mi hanno marchiato a fuoco, sono stati quegli innovatori che hanno portato il basso ad un livello superiore, sia creativo che tecnico: Larry Graham, Stanley Clarke, Jaco Pastorius, Marcus Miller, Stu Hamm, Victor Wooten, Michael Manring. Ve ne sono molti altri, ma è impossibile citarli tutti.

MC La tua carriera è costellata appunto da importanti traguardi come la partecipazione al prestigioso concorso EuroBassday a Verona e, successivamente la vittoria nel concorso “Tour Music Fest”, giusto per citarne qualcuno. Cosa ti hanno lasciato queste esperienze?

Tantissima soddisfazione. Quando ripenso a quei palchi, che ho calcato proprio come solista, facendo ascoltare al pubblico presente i miei brani – ribadisco… i miei brani – e non standard o reinterpretazioni di successi altrui, in più ricevendo anche complimenti… beh, non c’è nulla di paragonabile. Sono bellissime sensazioni.

MC Nel 2011, pubblichi il tuo primo album come solista, seguito, nel Dicembre 2017, dal tuo secondo lavoro “Groove Experience”. A distanza di 6 anni come vedi il tuo precedente disco? Quali sono le sostanziali differenze tra i due lavori?

Nel 2011 pubblicai A song 4 each day…. La differenza sostanziale con Groove Experience sta nel fatto che quell’Ep era tutto incentrato sul mio strumento. L’arrangiamento dei brani, per quanto ancora oggi continui a piacermi, era un contorno, un pretesto per suonare temi, assoli, etc. Il mio album nuovo invece, per quanto il basso conservi comunque un ruolo predominante, è decisamente più corale, con una partecipazione attiva di altri strumentisti che hanno plasmato con i loro momenti il mio lavoro. Anche lo sforzo produttivo è stato molto più importante e la differenza si sente eccome. In comune i due Ep hanno il fatto di essere entrambi molto melodici, accessibili, a mio avviso, anche ai non esperti di musica. Ma trattandosi comunque di lavori strumentali, il mercato a cui sono destinati resta ugualmente di nicchia.

MC “Groove Experience” è un album melodico che vanta la collaborazione di numerosi musicisti. Ci parli del disco e cosa rappresenta per te?

Per me Groove Experience rappresenta intanto un evoluzione, rispetto al mio Ep precedente, ma anche e soprattutto la sintesi di 22 anni passati in musica. Ho cercato di esprimere tutto me stesso, la mia creatività, la mia tecnica, le mie idee. E proprio allo scopo di raggiungere il mio obiettivo ho chiesto “aiuto” ad amici e colleghi musicisti che apprezzo molto, per creare un album corale, con idee altrui, ma che al contempo fosse quello che volevo io. Faccio un esempio: nei brani Horizon e When love ends non ho esitato a rivolgermi a due colleghi che suonano il mio stesso strumento e cioè i bassisti Vincenzo Maurogiovanni nel primo e Pierluigi Balducci nel secondo. Ho chiesto loro di suonare alcune parti perché avevo delle idee per quelle canzoni per le quali il loro stile, il loro modo di suonare diverso dal mio, mi sembrava più appropriato. Ho pensato quindi a quello che mi sembrava giusto per le mie composizioni e non ho esitato a rivolgermi ad altri due (illustri) bassisti, mettendomi quasi in disparte.

MC Ti senti più a tuo agio in studio o su un palco? Quale ritieni sia la dimensione più adatta per esprimerti al meglio?

Decisamente il palco, la dimensione live. Lo studio è bello per sperimentare, comporre, fare video per youtube, da condividere sul web, etc. Ma l’ emozione del palco, quando si suona in contesti piacevoli e divertenti davanti magari ad un pubblico attento e curioso, non ha paragoni.

MC Cosa c’è nel futuro musicale di Claudio Signorile? Ci dai qualche anticipazione per i nostri ascoltatori?

Al momento mi sto preparando per suonare dal vivo i brani del mio nuovo album. Trattandosi di un lavoro sul quale ho provato a sperimentare, specie in termini di suono ed effetti sul basso, sto dunque lavorando per ricreare le stesse sonorità e poterle utilizzare agevolmente in sede live.

MC Mi dici quali sono i tuoi contatti per seguirti sul web?

Il mio sito Web: www.claudiosignorilebassplayer.com
Oppure tramite social, principalmente su youtube (www.youtube.com/claox77) o Facebook (www.facebook.com/claudiosignorilebasssoloartist)

MC Grazie di essere stato qui con noi!

Grazie a voi di avermi ospitato. E’ stata una chiacchierata piacevole !

SCUORN

Il video di ‘Tarantella Nera’, quarto singolo estratto dall’album di esordio ‘Parthenope'(Dusktone).

Il video di ‘Tarantella Nera’, quarto singolo estratto dall’album di esordio ‘Parthenope'(Dusktone).

http://goo.gl/QgsjWx

Gli Epic Blacksters partenopei SCUORN hanno rilasciato il nuovo lyric video di ‘Tarantella Nera’, quarto singolo estratto dall’acclamato album di esordio ‘Parthenope’, pubblicato da Dusktone nel 2017.

‘Tarantella Nera’ e’ un brano incentrato sul popolare dio romano del piacere, estasi, vino e fertilita’ Bacco. Gli abitanti dell’ antica Neapolis lo veneravano con delle parate in suo onore, costituite da danze e canti euforici. Le persone che vi prendevano parte indossavano pelli di animali e le sacerdotesse (le Menadi) danzavano in una folle trance. La famosa danza tradizionale napoletana ‘Tarantella’ trae origine da questi antichi rituali pagani.

Lyric Video prodotto da Goffredo Passi di Estremarte Videoproduzioni

‘Parthenope’ e’ stato registrato, mixato e masterizzato ai 16th Cellar Studio di Roma da Stefano ‘Saul’ Morabito (Fleshgod Apocalypse, Hour Of Penance).

Con la partecipazione speciale di Riccardo Studer (Time Collapse Recording Studio) degli Stormlord alle orchestrazioni.

Ordina ‘Parthenope’ qui : http://goo.gl/pfpWd6
Iscriviti al canale Youtube di SCUORN : http://goo.gl/61NgrT

Prossimi live show di SCUORN :
‘Parthenope UK Tour 2018’
w/ special guests Disturbia

16.05 – The Chameleon Arts Cafe – Nottingham
17.05 – The Star and Garter – Manchester
18.05 – The Old Hairdressers – Glasgow
19.05 – Eradication Fest – Cardiff
20.05 – Nambucca – London

Worship the Cult Of Parthenope.

SCUORN
Parthenopean Epic Black Metal

Email : info@scuorn.com
Facebook : www.facebook.com/scuorn
Website : www.scuorn.com

Ziggurat – Ritual Miasma

Crushing sferzante, armonie e riff maligni e pregni di epica cattiveria, growl profondo come gli abissi scavati nei tempi distrutti dall’esercito delle tenebre, completano un sound che ha nel death/black nato nelle fredde tundre dell’est la sua principale ispirazione.

Nell’underground estremo è facile imbattersi in realtà che lasciano poche informazioni sulla loro storia musicale per poi regalare agli ascoltatori buona musica.

Anche gli israeliani Ziggurat sono tra questi, e lasciano che a parlare siano i cinque brani presenti in Ritual Miasma, primo ep licenziato in cassette dalla Caligari Records e in cd e vinile dalla Blood Harvest.
La band è di fatto un duo composto da Mørk (chitarra e voce) e Tohu (basso e chitarra) e il loro sound è un black metal oscuro e feroce, valorizzato da un lavoro chitarristico esemplare.
Ritual Miasma risulta una lunga eclissi nel deserto, terribile e oscura dove nel buio di brani atmosfericamente malvagi come Summoning the Giant Serpent o Blind Faith (devastante come una tempesta di sabbia), si nutrono antichi demoni infernali.
Crushing sferzante, armonie e riff maligni e pregni di epica cattiveria, growl profondo come gli abissi scavati nei tempi distrutti dall’esercito delle tenebre, completano un sound che ha nel death/black nato nelle fredde tundre dell’est la sua principale ispirazione.
Anche se limitata ad una ventina di minuti, la proposta dei Ziggurat è da tenere in considerazione in funzione di un prossimo lavoro sulla lunga distanza, ed è consigliato agli amanti del genere.

Tracklist
1.Ritual Miasma
2.Summoning the Giant Serpent
3.Blind Faith
4.דיבוק
5.Death Rites Transendence

Line-up
Mørk – Guitars and Vocals
Tohu – Guitars and Bass

ZIGGURAT – Facebook

Apostle of Solitude – From Gold to Ash

L’altra faccia del doom (ma pur sempre doom) secondo gli Apostle of Solitude. Un album che risulta di grande trasporto per noi ascoltatori, seppur sembri aver bisogno di un tocco di personalità in più.

Ci sono tutti gli ingredienti per un ottimo disco tra le mani degli Apostle of Solitude, band statunitense ancora giovane ma con un passato già degno di nota alle spalle.

A distanza di quattro anni dal loro ultimo lavoro, esce From Gold to Ash, e il risultato di questa nuova sfida musicale è di tutto rispetto. Gli Apostle of Solitude dimostrano ancora di sapere cosa vuol dire doom metal , ed in qualche modo riescono anche a distinguersi.
Alla base di tutto ciò vi è un’ottima abilità di ciascuno dei musicisti, che contribuisce a creare un’atmosfera sicuramente familiare a chiunque conosca già o si approcci al genere. In sintesi, anche per chi scoprisse questa band solo adesso, il doom degli statunitensi è carico di energia in quantità condita da una giusta dose di rabbia.
Si può dire, però, senza che sia per forza una critica, che non vogliono certamente strafare. Essendo il metal una galassia estremamente variegata, sta a discrezione di ognuno giudicare se questa caratteristica sia un pregio o un difetto. Sicuramente, per orecchie abituate ad un doom pesante, ma anche sludge, fino alla variante funeral, la proposta degli Apostle of Solitude non rappresenterà proprio una svolta. Si tratta infatti di un doom più educato, più compassato rispetto ai canoni.
L’indirizzo della band è chiaro e definito, anche per questo non troviamo una grande varietà strumentale all’interno dell’album. Interessante l’intermezzo del terzo brano Autumn Moon, che spezza i ritmi in maniera azzeccata.
Si può concludere dicendo che sono evidenti, in questo ascolto come nei precedenti, le grandi qualità di tutti i componenti della band così come della sfera musicale che ne risulta, ma sarebbe interessante capire se è questa la vera personalità fatta e finita degli Apostle of Solitude, oppure se la limitatezza (apparente) dell’orizzonte sonoro è data da una ricerca ancora da completare.

Tracklist
1. Overlord
2. Ruination Be Thy Name
3. Autumn Moon
4. Keeping the Lighthouse
5. My Heart Is Leaving Here
6. Monochrome (Discontent)
7. Grey Farewell

Line-up
Corey Webb – Drums
Chuck Brown – Guitars, Vocals
Steve Janiak – Guitars, Vocals
Mike Naish – Bass

APOSTLE OF SOLITUDE – Facebook

Infiltration – Nuclear Strike Warning

Napalm Death, Terrorizer e Bolt Thrower sfilano davanti ai nostri occhi come se la Terra, dopo la terribile esplosione, avesse cominciato a girare nel senso opposto e si fosse fermata a cavallo degli anni ottanta e novanta.

La mastodontica esplosione vi distruggerà i padiglioni auricolari un attimo prima che il vento atomico spazzi via tutte le vostre certezze e le vostre paranoie.

Una pioggia di cenere cadrà per centinaia di anni prima che un raggio di sole scenda come luce divina a dare un poco di sollievo e speranza ai sopravvissuti, mentre le note dell’apocalisse portate dal micidiale vento si ascolteranno tra le macerie.
Benvenuti nel mondo degli Infiltration, giovane death metal band russa al debutto con questo devastante ep tramite la nostrana Wormholedeath.
Il quintetto si è formato da neanche un anno, a dicembre del 2017 ha firmato per Wormholedeath che ha premuto il pulsante rosso, ed il missile atomico è così partito da San Pietroburgo per esplodere e distruggere gran parte del nostro pianeta a colpi di death metal al limite del grind, dichiaratamente old school e perfetto per raccontare di morte, distruzione e guerra.
Crisis è l’intro che conta i secondi prima dell’esplosione, Nuclear Strike Warning è l’inizio della fine, una tregenda in musica dalle ritmiche forsennate, blast beat e sei corde torturate sull’altare di un death metal tremendo e feroce.
The Art Of War è come il rumore dei palazzi che si sbriciolano al passaggio delle sferzate ventose e nucleari, mentre P.O.W. e Razor Wine mettono fine a questi quindici minuti d’apocalisse, con Napalm Death, Terrorizer e Bolt Thrower che sfilano davanti ai nostri occhi come se la Terra, dopo la terribile esplosione, avesse cominciato a girare nel senso opposto e si fosse fermata a cavallo degli anni ottanta e novanta.
Non oso immaginare la potenziale forza distruttiva di questa colonna sonora della fine del mondo raccolta in un eventuale full length.

Tracklist
1.Crisis
2.Nucleat Strike Warning
3.The Art of War
4.P.O.W.
5.Razor Wire

Line-up
Andrey – Bass
Evgeny – Guitars
Sergey – Guitars
Alexey – Drums
Paul – Vocals, lyrics

INFILTRATION – Facebook

https://youtu.be/QjtVnFTOP7M

The Lead – Again

La Roxx Records licenzia questi quattro brani inediti dei The Lead, punk rock band cristiana che unisce allo storico sound anni ottanta non poche ispirazioni crossover provenienti dal decennio successivo.

La label statunitense Records licenzia questi quattro brani inediti dei The Lead, punk rock band cristiana che unisce allo storico sound anni ottanta non poche ispirazioni crossover provenienti dal decennio successivo.

Il gruppo è composto da tre dei quattro membri originali (Julio Rey, Nina Llopis, Rob Christie), riunitisi dopo trent’anni da Burn This Records, album uscito nel 1989.
Con Steve Rowe, leader della storica christian metal band australiana Mortification, come ospite su Heaven Is Waiting, i The Lead danno alle stampe questo Again, tutto sommato un buon lavoro che permette di fare la conoscenza di un gruppo atipico nel panorama punk rock, sia per il concept cristiano dei brani, sia per una funzionale fusione di punk vecchia scuola e digressioni crossover/alternative.
Per chi conosce il gruppo il tempo sembra essersi fermato a trent’anni fa, con il sound di Again che percorre la strada intrapresa dall’album del 1989, con la produzione che segue l’ispirazione old school dei brani e risulta il tallone d’Achille del mini cd.
Un’operazione assolutamente underground e dedicata ai fans del gruppo americano, fortemente devoto ed assolutamente fuori da ogni esagerazione tipica del punk rock.

Tracklist
1. Dressed in a Robe (Rev. 19)
2. The World Tomorrow / Adoration
3. Every Fear Forgiven
4. Heaven is Waiting (featuring Steve Rowe of Mortification)

Line-up
Nina Llopis – Vocals, Bass
Julio Rey – Vocals, Guitar
Robbie Christie – Vocals, Drums

THE LEAD – Facebook

Baume – Les Années Décapitées

Les Années Décapitées è un album dallo spessore qualitativo sorprendente, in grado di porre il nome Baume sotto una luce ben più vivida che non quella di un semplice ed estemporaneo progetto solista.

Baume è un nuovo progetto solista di Gaetan Juif, musicista parigino che abbiamo già conosciuto per il suo coinvolgimento nelle uscite dei Rance e dei Cepheide.

Questa volta il nostro si mette in proprio e sforna questo notevole esempio di black metal disturbante e sperimentale, nelle corde della scuola francese ma molto più focalizzato sulla creazione di atmosfere cupe che non su dissonanze e cambi di scenario.
Il lavoro consta di quattro brani di varia lunghezza, tra i quali spicca inevitabilmente il più corposo, A l’Ombre de l’Eden, con i suoi quattordici minuti che abbinano una voce disperata in sottofondo ad un malinconico e al contempo minaccioso incedere strumentale: una traccia magnifica per intensità e profondità, dal primo all’ultimo secondo.
Maggiormente animate da una furia più attinente al black, ma sempre increspate da voci e urla in sottofondo, sono sia Le Grand Saut che Sous le Voile de nos Lumières Mortes, mentre la più breve Une Ballade d’Amour et de Mort tiene fede al titolo rivelandosi una traccia strumentale per lo più tenue ma non priva di improvvise asperità, a mantenere il mood complessivamente drammatico del lavoro.
Les Années Décapitées è un album dallo spessore qualitativo sorprendente, in grado di porre il nome Baume sotto una luce ben più vivida che non quella di un semplice ed estemporaneo progetto solista.

Tracklist:
1.Le Grand Saut
2.A l’Ombre de l’Eden
3.Sous le Voile de nos Lumières Mortes
4.Une Ballade d’Amour et de Mort

Line-up:
Juif Gaetan – All instruments

Guests:
Laurene Hamery – vocals
Hugo Beauzée-Luyssen – bass

BAUME – Facebook

FOREDAWN

Il video di Insidious Dark, dall’album Foredawn.

Il video di Insidious Dark, dall’album Foredawn.

Traccia numero 3 del disco di debutto della band, “Foredawn”, vede alla produzione artistica Emiliano Camellini (Wolf Theory/Mellowtoy) ed è stato registrato e mixato da Frank Altare presso Aemme Recording di Salvatore Addeo di Lecco e 33Hz Studio di Trezzo Sull’Adda (MI).

Questo il commento della band:
Forse, non tutto quello che ci spaventa è un nemico da combattere…
Ci proviamo, chiediamo aiuto ma…Se la strada giusta da percorrere fosse comprendere e diventare ciò che temiamo per essere più forti? Il ritornello lo ricorda ogni volta:
“Because I’m waiting for you to come, in my mind you come over…
Because I’m waiting but I fall down, nothing stops the insidious dark!”

Il video è stato girato a Mombello nell’ex ospedale psichiatrico da Lorenzo Giannotti. Tutti gli elementi presenti nella clip rimandano facilmente al significato del testo.

Ricordiamo che il nuovo lavoro omonimo “Foredawn” uscirà il prossimo 23 marzo per The Jack Music Records e verrà presentato sabato 24 marzo al Legend Club di Milano > https://goo.gl/3V7gnB

www.facebook.com/foredawn
www.instagram.com/foredawn_official

BIOGRAFIA

La notte cala, silenziosa e inesorabile, ed è con essa che ha inizio una nuova battaglia.
I Foredawn sono guerrieri composti di Luce e Ombra, come tutto ciò che li circonda. Combattono una guerra lunga, dura e silenziosa, nella quale l’ unica arma a disposizione per affrontarla è l’accettazione del proprio essere.
Durante la notte fredda e buia, questo scontro è più vivo che mai.
Nel momento più difficile, in lontananza, si inizia a scorgere il primo chiarore, quell’attimo prima dell’ alba che ridà speranza e vigore ai guerrieri ormai sfiniti dalla battaglia.
I Foredawn capiscono di essere sopravvissuti ancora una volta e raccolgono le residue energie per raccontare, attraverso la musica, tutte le esperienze viste e vissute durante i tumulti.
I suoni energici scaturiti dagli strumenti si intrecciano con la voce, sinuosa e potente, come un serpente stritolatore che si avvolge attorno alla vittima. Il loro animo è presente in ogni battito e in ogni strofa.
L’ombra deve diventare luce affinché ognuno di noi possa, un giorno, brillare nell’oscurità.
I Foredawn sono un’alternative metal band da Milano, nata nel 2017. I componenti suonavano già in altre band dalle quali si sono poi distaccati per poter dare vita ad un nuovo progetto. Irene e Ivan, fratelli, rispettivamente voce e batteria, partirono già anni indietro a suonare assieme e dalle vecchie formazioni, ne uscirono con Ivan il batterista, per dare luce ai Foredawn.
Il primo lavoro discografico è omonimo ed uscirà il prossimo 23 marzo per The Jack Music Records.

Irene “Ire” Franco: Vocals
Ivan Franco: Drums
Mattia “Tia” Stilo: Guitar
Riccardo Picchi: Guitar

Mormânt de Snagov – Depths Below Space and Existence

A chi pensa che black metal sia sinonimo di ripetitività, potrebbe valere la pena di far ascoltare di seguito due lavori composti da band provenienti dalla stessa terra che ho avuto modo di recensire uno dopo l’altro.

Nel primo caso mi sono imbattuto nei Dark Archive, i quali forniscono una versione quanto mai diretta e brutale del genere, spingendosi fino ai limiti del grind death, mentre nel secondo ho avuto in sorte i Mormânt de Snagov, i quali si muovono all’interno di uno spettro sonoro molto più vasto e ricco di variazioni sul tema.
E’ proprio di questa band di Turku che andiamo a parlare, esaminando in breve il contenuto del suo terzo full length Depths Below Space and Existence: intanto è curioso il fatto che il monicker scelto sia in lingua rumena (significa la tomba di Snagov, città dove è seppellito il ben noto Vlad Tepes) cosi come è della stessa nazione la Pest Recrds, etichetta che ha pubblicato il disco.
Come detto, siamo di fronte ad un approccio relativamente elaborato anche se di norma pure qui si viaggia a velocità sostenute, come nella notevole Resist, ma è nelle tracce più lunghe che emerge naturalmente un’indole cangiante ben esemplificata in Stories Untold, dalla partenza anch’essa a mille per stemperarsi poi in una parte centrale più atmosferica e melodica.
Sono ritmiche più vicine al doom che fanno capolino in Battle Neverending, brano davvero molto bello e ben interpretato vocalmente (a proposito, il cantante Miska Lehtivuori era bassista nei magnifici Ablaze In Hatred, che fine avranno fatto?), mentre è vicina al prog death un’altra ottima traccia come Writhe Infinite e, infineè il mid tempo inquieto di The Roots of Grief a chiudere questo buon album che esamina concettualmente i più reconditi e bui meandri della mente umana, mettendone in luce le storture e la propensione al condizionamento.
Depths Below Space and Existence è l’espressione di una band che ha il merito di provare a fare qualcosa di diverso senza apparire necessariamente cervellotica: l’operazione riesce piuttosto bene, a testimonianza del raggiungimento di una confortante maturità compositiva da parte dei Mormânt de Snagov.

Tracklist:
1. Mentor Deceived
2. Never Speak Aloud
3. Resist
4. Stories Untold
5. Battle Neverending
6. You’re Next
7. Writhe Infinite
8. The Roots of Grief

Line-up:
Pekka Jokela – Drums
Sasu Haapanen – Guitars, Vocals (backing)
Miska Lehtivuori – Vocals, Guitars
Pekka Venho – Bass

MORMANT DE SNAGOV – Facebook

Kirlian Camera – Hologram Moon

I Kirlian Camera impartiscono una lezione a chiunque si cimenti dei dintorni di queste sonorità, in virtù di una serie di brani che riescono ad essere mirabilmente orecchiabili pur senza smarrire la loro intrinseca profondità.

Se qualcuno (lecitamente) si sta chiedendo cosa centrino i Kirlian Camera con una webzine metal, la risposta è probabilmente niente, ma ci sono almeno tre buoni motivi per parlarne ugualmente: il primo è che siamo aperti alle forme musicali più disparate purché lo meritino, il secondo è che personalmente ho sempre adorato l’electro dark wave così come l’ebm, e il terzo è il fatto che considero Elena Alice Fossi una delle donne più belle e sensuali del pianeta, anche se mi rendo conto di come quest’ultima motivazione oggettivamente sia un po’ deboluccia …

Veniamo al punto quindi: la storia dei Kirlian Camera equivale di fatto a quella della electro dark wave italiana, e non si dice nulla di nuovo nell’affermare che la creatura fondata da Angelo Bergamini agli albori degli anni ottanta sia in assoluto una delle nostre eccellenze musicali (cosa che al di fuori dei confini sanno perfettamente, peraltro).
Dopo diversi cambi di formazione, l’ingresso alla voce della Fossi, avvenuto alla fine degli scorso millennio, ha conferito un impronta più marcata al sound del gruppo, in virtù anche di doti interpretative capaci di esaltare al massimo le intuizioni compositive del musicista lombardo.
Hologram Moon è il dodicesimo album di studio che testimonia di una frequenza di uscite magari non eccessiva ma inversamente proporzionale alla qualità immessa in ogni lavoro; nello o specifico l’album arriva dopo una stasi abbastanza lunga, nel corso della quale c’è stato modo di apprezzare la vocalist alle prese con il suo progetto di dance ottantiana SPECTRA*paris, ma fin dalle prime note ogni minima intenzione critica viene spazzata via: i Kirlian Camera impartiscono una lezione a chiunque si cimenti dei dintorni di queste sonorità, in virtù di una serie di brani che riescono ad essere mirabilmente orecchiabili pur senza smarrire la loro intrinseca profondità.
Ne consegue cosi che l’album sia fatto da una serie di potenziali hit, a partire dalla già conosciuta Sky Collapse che vede la Fossi duettare con Esklil Simonsen dei Covenant, per un risultato finale che non poteva che essere eccelso, per passare alla cristallina ed ariosa Polar-IHS, spingendosi fino alla accentuata ballabilità di Kryostar (vicino a quanto fatto da Elena Alice come SPECTRA*paris), all’inquietudine di Haunted River per finire con l’intenso recitato che si appoggia ad un mirabile tappeto atmosferico di Travelers’ Testament.
Ci sono tutti presupposti, quindi, perché i frequentatori della nostra webzine possano e debbano apprezzare un’opera di tale spessore, capace di insinuarsi in maniera irrimediabile sottopelle, facendosi beffe di ogni tentativo di chiusura aprioristica a livello mentale.

Tracklist:
1.Holograms
2.Sky Collapse
3.Lost Islands
4.Polar-IHS
5.Helium 3
6.Kryostar
7.I Don’t Sing
8.The Storm
9.Eyes Of The Moon
10.Equation Echo
11.Haunted River
12.Travelers’ Testament

Line-up
Elena Alice Fossi
Angelo Bergamini

KIRLIAN CAMERA – Facebook

Sacred Leather – Ultimate Force

Un ottimo cantante e buone idee che confluiscono in un sound legato alla tradizione hard/heavy metal fanno di Ultimate Force un lavoro riuscito, per certi versi datato (anche nelle scelte in fase di produzione) ma piacevole se si è amanti dell’heavy metal classico.

I Sacred Leather suonano heavy metal old school duro e puro, con in bella mostra tutti i cliché tipici degli anni ottanta ed un tocco hard che ricorda i momenti più taglienti della discografia dei Kiss.

Colpevolmente nelle note di presentazione di rito si parla di thrash, ma vi assicuro che su Ultimate Force del genere in questione non se ne sente traccia, mentre credo più veritiero parlare di almeno tre storiche band che hanno maggiormente influenzato i Sacred Leather: appunto i Kiss, i Judas Priest ed i Mercyful Fate.
Il quintetto dell’Indiana ha all’attivo una manciata di lavori minori ed un live, mentre Ultimate Force risulta il primo lavoro sulla lunga distanza.
Il grande felino in copertina. pronto ad assalire la preda. raffigura perfettamente il sound tagliente e diretto del combo americano, valorizzato dalla voce di Wrathchild al microfono, animale metallico che risulta una via di mezzo tra Halford e King Diamond.
Le prime tre tracce sono da manuale, fuse nell’acciaio, sostenute da un approccio hard & heavy e con l’alternanza delle ispirazioni descritte con buoni risultati, confermandosi come il momento migliore dell’album.
Al quarto brano la ballad Dream Searcher smorza troppo i toni facendo perdere un po’ di quell’adrenalina che aveva caricato a mille il sottoscritto, ritornata ad alzare la tensione con l’ottima Master Is Calling, il crescendo di Prowling Sinner e la conclusiva The Lost Destructor / Priest of the Undoer, che con i suoi quasi dieci minuti mette la parola fine a questo full length.
Un ottimo cantante e buone idee che confluiscono in un sound legato alla tradizione hard/heavy metal fanno di Ultimate Force un lavoro riuscito, per certi versi datato (anche nelle scelte in fase di produzione) ma piacevole se si è amanti dell’heavy metal classico.

Tracklist
1.Ultimate Force
2.Watcher
3.Power Thrust
4. Dream Searcher
5. Master Is Calling
6. Prowling Sinner
7. The Lost Destructor / Priest Of The Undoer

Line-up
Dee Wrathchild- Vocals
JJ Highway- Lead Guitar
Magnus LeGrand- Bass Guitar
Carloff Blitz- Lead Guitar
Jailhouse – Drums

SACRED LEATHER – FAcebook

VESTA

Il video di Aurora pt.1, dall’album Vesta in uscita ad aprile (Argonauta Records).

Il video di Aurora pt.1, dall’album Vesta in uscita ad aprile (Argonauta Records).

VESTA svelano copertina e nuovo singolo del loro album omonimo.

“Vesta” è stato registrato e mixato da Alessandro Sportelli, mentre la masterizzazione è stata affidata a James Plotkin (ISIS, PELICAN, SUMAC e altri).

Vesta “S/T” sarà pubblicato in CD/DD da ARGONAUTA Records il 6 aprile 2018.

I pre-ordini sono attivi: http://bit.ly/2G2LrXf

TRACKLIST:
1. Signals
2. Resonance
3. Constellations
4. Ethereal
5. Nebulae
6. Aurora pt.1
7. Aurora pt.2
http://www.argonautarecords.com
https://www.facebook.com/vesta2017

Bible Black Tyrant – Regret Beyond Death

Il filo conduttore è un groove incessante, una vibrazione nemmeno tanto di sottofondo che ci conduce in un mondo alieno e bellissimo, che dà assuefazione come se fosse un oppiaceo, perché qui dove tanti vedono solo pesantezza, chi ama questo suono trova carica e pace.

Disco di musica estrema fatto da musicisti che sanno maneggiare molto bene l’argomento.

Infatti il gruppo è formato da Tyler Smith, Aaron D.C. Edge e David S. Fylstra membri di Eagle Twin, Lumbar, KVØID., band che in ambito estremo hanno molto da dire. La loro unione produce un ottimo risultato e questo Regret Beyond Death è una mazzata che regalerà molte gioie a chi ama un suono sporco, pesante, ma non privo di una certa psichedelia. Gli ingredienti nel calderone sono molti, dallo sludge al post metal, passando per il noise. Le chitarre sono super distorte e ribassate, la voce è un grido che graffia, la velocità non è eccessiva, è piuttosto una lenta corrosione delle vostre resistenze sonore, per arrivare ad una totale sottomissione, almeno musicale. I nostri trovano soluzioni sonore assi difficili da trovare anche nella musica pesante, che ha da tempo imboccato la strada della standardizzazione, ma grazie a dischi come questo c’è ancora speranza. In Regret Beyond Death si può apprezzare la varietà e il talento musicale dei musicisti coinvolti la grande intensità del suono, che pur essendo massiccio e coriaceo non viene mai a noia, anzi. Il filo conduttore è un groove incessante, una vibrazione nemmeno tanto di sottofondo che ci conduce in un mondo alieno e bellissimo, che dà assuefazione come se fosse un oppiaceo, perché qui dove tanti vedono solo pesantezza, chi ama questo suono trova carica e pace. In certi momenti i Bible BlacK Tyrant sembra abbiano musicato lo spostamento di ghiacciai e montagne in epoche remotamente lontane, scontro di titani naturali. Un disco che fa star bene, viva la musica pesante.

Tracklist
1 Instead of…
2 The Irony
3 New Verse Inferno
4 Regret Beyond Death
5 Wilderness of Steel and Stone
6 The Standard
7 A Terror to the Adversary.

Line-up
Aaron D.C. Edge: Guitar, Bass, Vocals
Tyler Smith: Percussion
David S. Fylstra: Additional Guitar, Vocals, Soundscapes

BLACK BIBLE TYRANT – Facebook

New Horizons – Inner Dislocation

I New Horizons senza atteggiarsi a fenomeni hanno scritto delle belle canzoni e si affacciano sulla scena con la consapevolezza di aver fatto un ottimo lavoro, magari non originalissimo (chi può dire di esserlo al giorno d’oggi?), ma assolutamente godibile per gli amanti del metal progressivo e melodico.

I New Horizons sono l’ennesima band italiana che si affaccia sulla scena progressivamente metallica, con il primo album licenziato dalla sempre attenta Revalve Records.

Il sestetto pisano si è formato nel 2010 e, dopo i soliti fisiologici assestamenti nella line up, arrivano alla firma con l’importante etichetta nostrana ed alla pubblicazione di questo ottimo lavoro intitolato Inner Dislocation.
Grazie al magico zampino di Simone Mularoni, dietro alla consolle nei Domination Studio, e l’ausilio di una track list di alta qualità i New Horizons sono pronti a conquistarsi un posto tra le più convincenti nuove realtà del metallo progressivo nazionale, con questo lotto di canzoni che fanno delle melodie il loro punto di forza, seguite da una buona tecnica strumentale sempre al servizio del songwriting.
I New Horizons senza atteggiarsi a fenomeni hanno scritto delle belle canzoni e si affacciano sulla scena con la consapevolezza di aver fatto un ottimo lavoro, magari non originalissimo (chi può dire di esserlo al giorno d’oggi?), ma assolutamente godibile per gli amanti del metal progressivo e melodico.
Oscar Nini è un cantante emozionale e sà donare ai brani la giusta intensità interpretativa, la sezione ritmica con Claudio Froli al basso e Federico Viviani alle pelli è un orologio diprecisione che a tratti impazzisce è ci travolge con cambi di ritmo e tempo, le due chitarre suonate con maestria da Nicola Giannini e Giacomo Froli offrono passaggi strumentali sopra le righe (Evolution) e Luca Guidi fa il bello e cattivo tempo con i tasti d’avorio, l’arma letale in possesso del gruppo.
Il cuore dell’album pulsa delle note di Evolution e della durissima Inhuman Wrath, ma è tutto il lavoro a regalare emozioni forti, seguendo le strade tracciate dai mostri sacri del genere come Dream Theater e  DGM, passando con disinvoltura dall’impronta melodica delle due parti di Borderlands al progressive animato da uno spirito fortemente metallico, in stile Symphony X, come in Where Is The End e The Trail Of Shadows.
Sta diventando una piacevole abitudine godere del metallo progressivo made In Italy, quindi, sperando che la vena aurifera non si esaurisca in fretta, è bene approfittarne.

Tracklist
1 – Introspective
2 – Inner Dislocation
3 – Where Is the End
4 – Born in the Future
5 – Inhuman Wrath
6 – Evolution
7 – Borderlands, Pt. 1
8 – Borderlands, Pt. 2
9 – The Trail of Shadows

Line-up
Oscar Nini – Vocals & Backing Vocals
Nicola Giannini – Rhythm Guitars
Giacomo Froli – Lead Guitars
Luca Guidi – Keyboards & Synth
Claudio Froli – Bass
Federico Viviani – Drums & Backing Vocals

NEW HORIZONS – Facebook

CARVED

Il lyric di “Absence”, dall’album “Kyrie Eleison”.

Il lyric di “Absence”, dall’album “Kyrie Eleison”.

The Prog Death Metal band Carved, have released the new lyric video for the song “Absence”, taken from the Last album “Kyrie Eleison”

Carved use Musicraiser to fund their Third album “Thanatos” https://musicraiser.com/projects/9251-thanatos

“So, get on board with us along this journey, and let us show you all every details of our new upcoming third album “THANATOS”, how much we have dared in melody and technical composition, every special guests, all that is hidden behind this concept album about death and every epitaph for the victims of different chronicles, events and experiences.”

“Kyrie Eleison” is available on CD/DIGITAL on
http://player.believe.fr/v2/3614970831563
http://www.revalverecords.com/Carved.html
https://www.facebook.com/StayCarved/

Asidie – Behind

Doom, gothic, death melodico e dark rock sono il bagaglio musicale che gli Asidie si portano appresso, creando un sound che, se perde qualche punto in originalità, spicca per il notevole impatto emotivo grazie all’attitudine melodica e ombrosa in linea con quella di come Sentenced, HIM e, in parte, Swallow The Sun.

Accompagnato da un artwork che ricorda le opere metalliche uscite dalla penisola scandinava, arriva sul mercato Behind, il primo full length degli italiani Asidie.

Il gruppo, nato da qualche anno, licenzia il suo debutto che è stato preceduto dal singolo Under The Snow, uscito un paio di mesi fa.
Behind, con le sue ritmiche corpose, le tastiere che ricamano tappeti melodici, qualche accelerazione di stampo melodic death ed una voce profonda che ricorda il Ville Laihiala dei Sentenced/Poisonblack, ci regala una piacevole mezz’ora di melodie melanconiche ed atmosfere dark.
Il doom, genere a cui la band è accostata, è sfiorato a tratti in After The Storm, stupendo brano impreziosito dalla voce di Chiara Tricarico (ex Temperance, Teodasia), e in Smile For Me, ma sono attimi atmosferici in un sound che punta tutto sulle sonorità oscure tipiche dalla scuola scandinava.
Appunto doom, gothic, death melodico e dark rock sono il bagaglio musicale che gli Asidie si portano appresso, creando un sound che, se perde qualche punto in originalità, spicca per il notevole impatto emotivo grazie all’attitudine melodica e ombrosa in linea con quella di come Sentenced, HIM e, in parte, Swallow The Sun.

Tracklist
1. Black Soul
2. Under The Snow
3. After The Storm
4. Smile For Me
5. Cold Rain

Line-up
Valerio-Vocals
Ivan-Guitars
Rob-Guitars
Pizzu-Bass
Giulio-Drums

ASIDIE – Facebook

Dark Archive – Cultivate our blood on Aeon

I finlandesi Dark Archive sono autori di un black death furioso, blasfemo e mosso dai peggiori intenti.

I finlandesi Dark Archive sono autori di un black death furioso, blasfemo e mosso dai peggiori intenti.

Il duo composto da Joakim Lindholm, che si occupa di tutti gli strumenti, e Niko Aromaa, alla voce, in un quarto d’ora abbondante spara le proprie cartucce, tutt’altro che a salve vista la convinzione e la ferocia che trasudano da ogni singola traccia.
Il sound dei nostri raggiunge talvolta velocità parossistiche e, in effetti, qui non c’e spazio per sperimentalismi e tocchi di fino, salvo qualche eccellente parentesi acustica posizionata all’inizio e alla fine di alcuni brani : cinque bordate si abbattono sulla testa dell’ascoltatore, con menzione d’onore per la triturante Closure of Empyrean Delirium e per la relativamente più elaborata Godfear Eradication, dotata di una linea chitarristica degna d’essere ricordata.
Per il resto il tutto si sviluppa all’insegna di un black  metal estremo che in più di un occasione di trasforma in qualcosa di molto vicino al grind: un buon risultato per una band che deve ancora pubblicare il primo full length, un momento nel quale i Dark Archive dovranno mostrare di che pasta sono effettivamente fatti, perché è evidente che con un approccio cosi estremo mantenere così alta la tensione per più tempo è cosa non così scontata.

Tracklist:
1. Cultivate our blood in Aeon
2. Closure of Empyrean delirium
3. Godfear Eradication
4. Unohda ei ikinä
5. Essence of Death

Line-up:
Joakim ”Lord Mordor” Lindholm – composing, recording, all instruments
Niko ”Perdition” Aromaa – vocals & lyrics

DARK ARCHIVE – Facebook

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