Primal Age – A Silent Wound ep

I Primal Age hanno una struttura musicale sullo stile hardcore anni novanta, ma la cosa più notevole che fanno è quella di attualizzare molto bene il loro suono, e sono una cosa che noi ascoltatori di hardcore anni novanta ci siamo sognati per anni.

Provenienti dalla cittadina francese di Evreux, i Primal Age sono attivi dal 1993, sono uno dei primi gruppi europei ad aver fuso insieme hardcore e metal, dando vita a qualcosa di molto simile al metalcore, ma con maggiore groove.

Nello svilupparsi di questa lunga carriera i Primal Age non hanno perso un briciolo della loro potenza, anzi sono diventati più cattivi e sono alla guida del corteo del meglio metalcore che potete trovare in giro.
Questo ep arriva dopo due album ed uno split, e soprattutto dopo tantissima attività dal vivo che li ha portati in tutto il mondo, dal Messico al Brasile passando per il Giappone. A Silent Wound è un ottimo disco di hardcore e metalcore, spingendosi fino al groove metal, e coinvolge molto l’ascoltatore. I Primal Age hanno una struttura musicale sullo stile hardcore anni novanta, ma la cosa più notevole che fanno è quella di attualizzare molto bene il loro suono, e sono una cosa che noi ascoltatori di hardcore anni novanta ci siamo sognati per anni. Il suono dei Primal Age è davvero avviluppante e potente, porta pericolosamente all’headbanging e ci fa ricordare che fare musica così non è facile, oltre ad un certa tecnica ci vuole vera attitudine e qui ce n’è tantissima. Non sono rimasti in molti a fare questo suono che vive superando spesso i confini, e la quarta traccia dell’ep ne rende nota la paternità, essendo un medley di canzoni degli Slayer in omaggio a uno dei più grandi, Jeff Hannemann, tanto per far capire da dove vengono i Primal Age, e anche da dove veniamo tutti noi amanti di questo suono, perché gli Slayer sono una cosa megalitica. Un ottimo ep per un gruppo sempre molto interessante.

TRACKLIST
1.The Whistleblowers VS World Health Organization
2.A Silent Wound (ft Felipe Chehuan – CONFRONTO)
3.Counterfeiters of the Science
4.To Jeff (SLAYER medley – ft Julien Truchan/ BENIGHTED & Koba/ LOYAL TO THE GRAVE)

LINE-UP
Benoit: Guitar
Florian: Guitar
Mehdi: Drums
Dimitri: Bass & Vocals
Didier: Vocals

PRIMAL AGE – Facebook

Mexican Chili Funeral Party – Mexican Warriors’ Revenge

Con i Mexican Chili Funeral Party si parte per un viaggio lisergico in compagnia di Led Zeppelin, Doors, Kyuss e Queen Of The Stone Age, con un pizzico di grunge e accenni funk rock.

Chissà se, fra qualche decennio, questi primi anni del nuovo millennio verranno ricordati come il ritorno dei suoni vintage ed old school.

Certo è che nel metal, così come nel rock, un’alta qualità che fa il pari con le molte uscite, stanno portando la nostra musica preferita ad una nuova sfida.
Chi avrà ragione? Quelli che sostengono che non esiste futuro per il rock ma solo un presente da vivere giorno dopo giorno, anno dopo anno, o quelli che hanno già partecipato alla cremazione del malato, da anni terminale e morto tra le nebbie di Seattle o i deserti della Sky Valley?
Come sempre la verità sta nel mezzo e così, a fronte di una crisi dei consumi che tocca inevitabilmente anche la musica, si continua a parlare di rock, magari old school, stonato o drogato dal blues ma pur sempre musica del diavolo che, in quanto tale, è viva e vegeta e brucia nel petto degli appassionati di tutte le età.
Ok, mi sono dilungato, forse troppo, ma una precisazione andava fatta, anche perché qui mi ritrovo con l’ennesimo top album, questo selvaggio e bellissimo Mexican Warriors’ Revenge, nuovo lavoro dei nostri Mexican Chili Funeral Party.
I cinque rockers brianzoli sono attivi più o meno dal 2009, almeno da quando hanno trasformato il loro territorio in un caldissimo e arido deserto, modello Sky Valley appunto, e da qui sono partiti per un trip chi li ha fatti viaggiare attraverso il rock del ventesimo secolo, prima con l’ep La Ballata del Korkovihor uscito nel 2010, poi con il primo full length omonimo licenziato tre anni fa, ed ora con questo bellissima seconda prova sulla lunga distanza in uscita per Sliptrick Records.
Hard rock, stoner e psichedelia, il tutto unito da uno spirito vintage che li porta ad avvicinarsi ai mostri sacri, ma con una personalità debordante, tanto che la band non ha paura di far incontrare i dinosauri settantiani con i grandi gruppi rock nati in uno dei decenni più prolifici della musica contemporanea (per chi scrive il più prolifico in assoluto), gli anni novanta.
Con i Mexican Chili Funeral Party si parte per un viaggio lisergico in compagnia di Led Zeppelin, Doors (bellissima la cover del classico Waiting For The Sun), Kyuss e Queen Of The Stone Age, con un pizzico di grunge e accenni funk rock che danno un senso musicale alla parola “chili” che fa bella mostra di sé nel monicker.
La prima parte si concentra sull’hard rock stonato con una serie di brani che fanno pensare a quello che accadrà in seguito (Vespucci, Power Of Love), ma dalla cover di Waiting For The Sun in poi è puro trip stoner psichedelico da infarto, con il sabba Lu Curt agitato da una chitarra zeppeliniana in overdose.
Un album bellissimo, intenso, selvaggio e primordiale: questo è rock, il resto sono solo chiacchiere.

TRACKLIST
1.01
2.Vespucci
3.Power of Love
4.La Ballata Del Korkovihor, Pt. II
5.Ranger
6.Waiting for the Sun
7.1605
8.Lu Curt
9.Tomahawk
10.11
11.Seul B

LINE-UP
Alessio Capatti – Voice and guitar
Andrea Bressa – Guitar
Andrea Rastelli – Drums
Carlo Perego – Bass
Mr. Diniz – Keyboards and guitar

MEXICAN CHILI FUNERAL PARTY – Facebook

THE CHARM THE FURY

Il nuovo video di ‘Blood And Salt’

Il nuovo video di ‘Blood And Salt’!

La metal band olandese THE CHARM THE FURY pubblica il video di ‘Blood And Salt’ tratto dal secondo album »The Sick, Dumb & Happy«

Guarda il video qui:

Ordina il nuovo album: http://geni.us/TheCharmTheFuryTSDH

o la versione digitale via

iTunes: http://nblast.de/TheCharmTheFuryIT
Apple Music: http://nblast.de/TheCharmTheFuryAM
Amazon MP3: http://nblast.de/TheCharmTheFuryAMZMP3
Google Play: http://nblast.de/TheCharmTheFuryGP
NB FLAC: http://geni.us/TheCharmTheFuryFLAC
Spotify: http://geni.us/TheCharmTheFurySP

I THE CHARM THE FURY hanno recentemente annunciato di prendere parte al tour da headliner della band metalcore inglese BURY TOMORROW.

Dal loro esordio, i THE CHARM THE FURY sono oggi diventati una band più matura che vanta la partecipazione ad alcuni dei maggiori festival europei. Il loro sound si è trasformato in un metal ultramoderno ma con uno stile personale che definisce ciò che davvero essi rappresentano. Ispirati da un’avversione rispetto alla condizione globale del ventunesimo secolo, la band ha registrato un disco rabbioso, rafforzato da una feroce intelligenza e un sentito desiderio di risvegliare la gente dal diffuso torpore che contraddistingue l’era digitale.

I THE CHARM THE FURY sono armati, pronti e carichi per il prossimo passo. Hanno i pezzi, la determinazione, il carisma perché questo possa avvenire.

I THE CHARM THE FURY sono:
Caroline Westendorp – voce
Mathijs Tieken – batteria
Rolf Perdok – chitarra
Martijn Slegtenhorst – chitarra
Lucas Arnoldussen – basso

www.facebook.com/thecharmthefury
http://www.thecharmthefury.com/
https://twitter.com/thecharmthefury

TANKARD

Il video del primo singolo ‘Arena Of The True Lies’, tratto dall’album “One Foot In The Grave”, in uscita il 2 giugno (Nuclear Blast/Warner).

TANKARD – pubblicano il nuovo singolo e il lyric video; pre-ordini attivi!

È tempo di festeggiare i primi 35 anni di Tankard e ovviamente non può mancare la colonna sonora adatta. Il diciassettesimo album in studio della band “One Foot In The Grave” verrà pubblicato il 2 giugno su Nuclear Blast/Warner.

La band pubblica oggi il primo singolo ‘Arena Of The True Lies’, presentato in anteprima sabato scorso dalla radio tedesca Rock Antenne.

Il cantante Gerre racconta:
“‘Arena Of The True Lies’ parla di tutte quelle cose assurde che capitano su Internet: ci sono persone accusate ed offese, circolano un sacco di notizie false, parte delle quali rimane nella mente della gente! La nostra notizia falsa del 1 ° aprile è stato un buon esempio di questo! Le persone hanno smesso di parlare le une alle altre e comunicano principalmente attraverso i nuovi media. Questi sono tempi strani … A proposito: i TANKARD esistono come fake band da oltre 35 anni, ma stiamo ancora facendo bene, non è vero?”.

Chi pre-ordina “One Foot In The Grave” in digitale riceverà immediatamente il download di ‘Arena Of the True Lies’: http://nblast.de/TankardDigital

I pre-ordini di CD e vinile sono invece attivi qui: http://nblast.de/TankardOFITGNB

Tracklist:

01. Pay To Pray
02. Arena Of The True Lies
03. Don’t Bullshit Us!
04. One Foot In The Grave
05. Syrian Nightmare
06. Northern Crown (Lament Of The Undead King)
07. Lock ‘Em Up!
08. The Evil That Men Display
09. Secret Order 1516
10. Sole Grinder

“One Foot In The Grave” è stato registrato al Gernhart Studio (Troisdorf, Germania) con il produttore Martin Buchwalter (DESTRUCTION, SUIDAKRA) a gennaio 2017. L’artwork è stato realizzato da Patrick Strogulski, allievo di Sebastian Krüger, l’artista che si è occupato di molte copertine dei TANKARD. Sue sono quelle di “A Girl Called Cerveza” e “R.I.B.”.

www.tankard.info
www.facebook.com/tankardofficial
www.nuclearblast.de/tankard

Grog – Ablutionary Rituals

I Grog tornano con un nuovo massacro, una tortura ai padiglioni auricolari sotto forma di brutal death metal e grindcore.

Assolutamente devastante la proposta di questa storica band portoghese, attiva dai primi anni novanta.

I Grog tornano con un nuovo massacro, una tortura ai padiglioni auricolari sotto forma di brutal death metal e grindcore, ed un concept che rispecchia la musica prodotta con testi che parlano di morte, torture sessuali varie, porno e gore a manetta.
Quarto full length, più una manciata abbondante di demo compongono la discografia di questi quattro pazzi musicisti lusitani che, nel corso degli anni, hanno dovuto prendersi alcune pause anche relativamente lunghe dopo un decennio più prolifico come l’ultimo dello scorso secolo.
Per gli amanti del genere Ablutionary Rituals risulta il classico massacro, abituale di un genere che non trova grandi sbocchi creativi ma che punta tutto sull’impatto ed ovviamente sull’aggressione fatta di violenza senza compromessi, una serie di sevizie musicali che hanno nei blast beat l’arma micidiale, nelle chitarre che si distorcono in vortici di note maleodoranti e nel growl che, nel cliché del genere, racconta le nefandezze sulle quali la band innalza un muro sonoro di brutal death.
Hanno girato in lungo ed in largo suonando con i migliori gruppi del mondo estremo e si sente, l’esperienza è l’arma in più dei Grog, che come un serial killer sevizia ed uccide, chirurgico e freddo a colpi delle putride Revelation Pen Wound, intro claustrofobica che cede il passo alla devastante Uterine Casket e all’abisso brutale che si apre all’ascolto delle seguenti tracce.
Un’album assolutamente per fans del genere ma che sa come farsi apprezzare.

TRACKLIST
1.Revelation – Open Wound
2.Uterine Casket
3.Savagery
4.Sterile Hermaphrodite
5.Sarco-Eso-Paghus
6.Vortex of Bowelism
7.Cardiaxe
8.A Scalpel Affair
9.Gore Genome
10.Gut Throne
11….of Leeches Vultures and Zombies
12.Flesh Beating Continuum
13.From Disease to Decease
14.Katharsis – The Cortex of Doom and Left Hand Moon

LINE-UP
Alexandre Ribeiro – Bass
Rolando Barros – Drums
Ivo Martins – Guitars
Pedro Pedra “Aion” – Vocals

GROG – Facebook

Ruin – Ruin

L’opera prima dei Ruin è senz’altro valida, magari non ancora all’altezza delle migliori espressioni del genere, ma ricca di spunti interessanti che fanno ragionevolmente ritenere i due musicisti dell’Alberta in possesso di tutti i mezzi per incidere, con ancor più efficacia e convinzione, alla prossima occasione.

Prima apparizione per i canadesi Ruin, autori di un death doom melodico di buona fattura.

L’intento di offrire un’interpretazione molto più malinconica che non pervasa da umori drammatici, da parte del duo proveniente dall’olimpica Calgary, è piuttosto scoperto, per cui è più la gradevolezza dell’insieme a colpire l’ascoltatore anziché il ricorso a sonorità plumbee o venate di toni drammatici.
Questo, se da un lato conferisce una buona fruibilità al lavoro, dall’altro gli fa perdere un po’ in profondità, impedendogli forse di lasciare un segno più marcato.
Infatti, quando il sound si avvolge maggiormente di tonalità oscure ed inquiete, l’album subisce una notevole scossa: ne è esempio eloquente l’ottima The Core, il cui andamento decisamente più cupo ricorda non poco l’operato dei Doomed, specialmente nel suono della chitarra; resta comunque molto valido l’approccio dei due ragazzi canadesi nel suo complesso, proprio perché il lavoro appare ben costruito e sempre piacevole nella sua linearità (da non confondere con banalità).
Oltre al brano già citato, sono rimarchevoli gli spunti più robusti ed emotivamente impattanti, esibiti in Beyond Good and Evil e Withering of Gaia, e le melodie tenuamente funeree della conclusiva A Distant View; buono ed appropriato l’utilizzo alternato del growl e delle clean vocals, pur se quest’ultime perfettibili, mentre la prestazione strumentale è piuttosto limpida, avvalendosi anche di una produzione soddisfacente.
In definitiva, l’opera prima dei Ruin è senz’altro valida, magari non ancora all’altezza delle migliori espressioni del genere, ma ricca di spunti interessanti che fanno ragionevolmente ritenere i due musicisti dell’Alberta in possesso di tutti i mezzi per incidere, con ancor più efficacia e convinzione, rispetto a quanto già esibito positivamente in questa occasione

Tracklist:
1. Contagion I
2. Beyond Good and Evil
3. And She Wept
4. The Core
5. Cubensis
6. The Sleeper Awakens
7. Withering of Gaia
8. Chapter One
9. Contagion II
10. A Distant View

Line-up:
Zach Boser – Bass, Drum programming, Guitars, Piano, Synthesizers, Vocals
Adam Smith – Drum programming, Lyrics, Piano, Vocals

RUIN – Facebook

Au-Dessus – End Of Chapter

Un’opera nera e tragica, emozionante, colma di dolore e di quel senso di morte che gela il sangue ed il saperlo evocare è una prerogativa di chi suona il genere con talento.

Il ramo del black metal considerato da molti la parte più evoluta del genere passeggia su un filo sottilissimo che molte volte divide le opere dei suoi seguaci tra capolavori ed autentici flop.

Ma per chi ama il metal estremo oscuro, violento ma dall’animo intimista e progressivo, non mancano certo autentiche sorprese, gruppi che dal nulla escono tramite ottime label che si muovono tra i gironi infernali dell’underground metallico.
Les Acteurs De L’Ombre Productions è una delle etichette migliori nel campo del post black metal, impressione confermata dal primo lavoro sulla lunga distanza del quartetto lituano degli Au-Dessus, che sotto la label transalpina licenzia questa opera nera e tragica, emozionante, colma di dolore e di quel senso di morte che gela il sangue, prerogativa di chi suona il genere con talento.
End Of Chapter è un’opera oscura e tremenda, gelata dal freddo della morte come rappresentato sull’artwork, divisa in parti che sono l’ideale prosecuzione dell’omonimo ep di debutto.
Quindi dal capitolo VI al XII si alternano furiose parti black metal ed oscuri e raggelanti momenti di drammatica staticità, mentre l’irruenza metallica si scontra con uno stordente talento per armonie progressive che si può considerare una delle massime espressioni del post black.
Nella musica del gruppo ci sono sfumature che portano a considerare queste sette parti come metal estremo adulto, fortemente pregno di musica dark e post rock nascosta tra le trame violente di un sound sempre in bilico tra il mondo dei morti e quello di chi ancora soffre, a causa una vita obnubilata dalla sofferenza e ben rappresentata nelle parti VII, IX e nella devastante XI.
Un album bellissimo, un’altra grande opera oscura donata da Les Acteurs De L’Ombre.

TRACKLIST
1.VI
2.VII
3.VIII
4.IX
5.X
6.XI
7.XII : End of Chapter

LINE-UP
Mantas – Vocals/bass
Simonas – Guitar
Jokūbas – Guitar
Šarūnas – Drums

AU-DESSUS – Facebook

Calliophis – Cor Serpentis

Cor Serpentis è un lavoro di grande compattezza e di altrettanta qualità, al quale manca forse il picco emotivo capace di attrarre fatalmente l’appassionato, ma che regala ugualmente un’interpretazione della materia ben al di sopra della media.

Quello dei tedeschi Calliophis è, per quanto mi riguarda, un nome nuovo nell’ambito della scena death doom, non avendo intercettato all’epoca della sua uscita (il 2008) l’unica precedente prova discografica, il full length Doomsday.

In quasi un decennio molte cose inevitabilmente sono destinate a cambiare, anche se in un genere come il doom ciò avviene di norma in maniera meno marcata, per cui è più probabile assistere ad una maggiore focalizzazione del sound, unita ad una progressiva attenzione alla cura dei particolari .
Inoltre la firma per Solitude Productions è ovviamente un sintomo di qualità per qualsiasi band dedita al genere ed i Calliophis non fanno eccezione.
Il death doom di quest quartetto proveniente dalla Germania orientale è decisamente poco improntato alla melodia, puntando invece sull’impatto cadenzato dei riff senza disdegnare, comunque, buone soluzioni soliste: il growl del vocalist Thomas è più aspro che profondo e ben si addice ad un suono che scorre sempre sul filo della massima tensione, andandosi ad incuneare, tanto per fornire un riferimento, più o meno tra Doomed ed Ophis, sempre restando in ambito tedesco.
Le sei lunghe tracce portano Cor Serpentis a sforare abbondantemente l’ora di durata, un muro insormontabile forse per chi non ha familiarità con il genere, ma assolutamente in linea con le aspettative per gli ascoltatori abituali.
Personalmente preferisco i Calliophis quando si spingono maggiormente verso il lato funeral, come avviene nella magnifica Edge Of Existence, ma le cose non vanno affatto male neppure quando, su ritmi leggermente più accelerati, viene ugualmente evocato un certo pathos (Seven Suns). oppure allorché del doom viene mostrata essenzialmente la sua natura di heavy metal rallentato tramite i radi e misurati spunti melodici (The Cleansing e Isolation).
Cor Serpentis è un lavoro di grande compattezza e di altrettanta qualità, al quale manca forse il picco emotivo capace di attrarre fatalmente l’appassionato, ma che regala ugualmente un’interpretazione della materia ben al di sopra della media.

Tracklist:
1. The Cleansing
2. Yuki Onna
3. Edge Of Existence
4. Munk (Heart Of Stone)
5. Seven Suns
6. Isolation

Line up:
Thomas – Vocals
Matthias – Guitar |
Martin – Guitar
Marc – Bass
Florian – Drums

CALLIOPHIS – Facebook

Kaledon – Carnagus: Emperor Of The Darkness

Carnagus: Emperor Of The Darkness è un’opera dal taglio internazionale, in grado di non sfigurare rispetto ai prodotti stranieri, frutto di uno stivale ormai all’altezza della situazione in tutti i generi, anche grazie a band che negli anni hanno continuato a produrre musica con talento e passione e tra le quali i Kaledon sono una delle più accreditate

I romani Kaledon si possono considerare uno dei gruppi cardine dell’epic power made in Italy, essendo nati sul finire degli anni novanta ed entrati alla grande nel nuovo millennio con una serie di album dalle ovvie tematiche fantasy che hanno portato al gruppo un buon seguito, specialmente da parte di chi segue il genere ed non si accontenta (parlando di Italia) dei più famosi Rhapsody.

Con una discografia colma di buoni lavori, la band romana risulta una tra le più prolifiche, arrivando al traguardo della doppia cifra con questo nuovo album: dall’ultimo lavoro intitolato Antillius : The King Of The Light ed uscito tre anni fa, c’è da annotare l’entrata in formazione del bravissimo cantante degli Overtures Michele Guaitoli e del batterista Manuele Di Ascenzo (ex-Secret Rule), oltre al cambio di etichetta (dalla Scarlet alla Sleaszy Rider) e l’ausilio di Simone Mularoni per quanto riguarda masterizzazione e mixing in quel dei Domination Studios.
Al resto ci pensano i Kaledon, un gruppo consolidato e che dopo quasi vent’anni sulla scena è consapevole di non dover dimostrare niente a nessuno, andando per la sua strada fatta di epico metallo che rimane sempre a metà strada tra quello a tratti pacchiano dei Rhapsody e quello potente e devastante delle orde germaniche che conquistarono i fans nella seconda metà degli anni novanta.
Carnagus: Emperor Of The Darkness è un’opera dal taglio internazionale, in grado di non sfigurare rispetto ai prodotti stranieri, frutto di uno stivale ormai all’altezza della situazione in tutti i generi, anche grazie a band che negli anni hanno continuato a produrre musica con talento e passione e tra le quali i Kaledon sono una delle più accreditate, almeno per il genere suonato.
Nell’album c’è, essenzialmente, grande power metal, fiero, epico, melodico e roboante, e lasciatemi dire che le prove dei nuovi arrivati, una manciata di brani davvero intensi e devastanti (The Beginning Of The Night, The Evil Witch, The Two Bailouts e la bellissima e conclusiva The End Of The Undead) e il songwriting di alto livello, fanno di Carnagus un album imperdibile per tutti i defenders dalle spade affilate e dagli scudi luccicanti.
Giudicate quello che la band ha saputo realizzare a prescindere dal genere, ed avrete tra le mani e nelle orecchie un grande album metal; il resto sono chiacchiere, qui parla la musica.

TRACKLIST
1.Tenebrae Venture Sunt
2.The Beginning of the Night
3.Eyes Without Life
4.The Evil Witch
5.Dark Reality
6.The Two Bailouts
7.Trapped on the Throne
8.Telepathic Messages
9.Evil Beheaded
10.The End of the Undead

LINE-UP
Alex Mele – Guitars (lead)
Michele Guaitoli – Vocals (lead)
Tommy Nemesio – Guitars (rhythm)
Paolo Campitelli – Keyboards
Paolo Lezziroli – Bass
Manuele Di Ascenzo – Drums

KALEDON – Facebook

THE STEEL

Il video di The Walking Dead, tratto dall’album The Evolution Of Love dei napoletani The Steel – exWizard (Perris Records).

Per i fans di Rush, The Winery Dogs, Led Zeppelin, Gotthard & Richie Kotzen.
Perris Records è orgogliosa di annunciare l’uscita in CD della hard rock/heavy metal band italiana THE STEEL.
The Evolution of Love contiene undici tracce da studio registrate in puro stile rock & metal.
THE STEEL, precedentemente conosciuti come WIZARD, hanno realizzato 4 demo (“We Can Do It” 1988, “Shiver And Shake” 1990, “Carved The Rock” 2010 and “Straight To The Unknown” 2014) ed hanno anche partecipato con loro brani alle compilation “Surgery Of Power” nel 1989 and “Rocka In Musica” nel 2012.

The Evolution of Love è disponibile sul catalogo Perris a questo link:

http://www.perrisrecords.com/new_releases/the_steel___the_evolution_of_love/

WIND ROSE

Il lyric video del brano “The Wolves’ Call”, tratto dall’album “Stonehymn”, in uscitail 26 maggio (Inner Wound Recordings).

La folk/power metal band WIND ROSE ha realizzato un lyric video per il brano “The Wolves’ Call” tratto dal loro nuovo album “Stonehymn”, che sarà pubblicato il 26 maggio in Europa e Nord America tramite Inner Wound Recordings.

Dopo essere stati in tour con band come Wintersun, Eluveitie ed Ensiferum, e con due album di successo all’attivo, i WIND ROSE sono pronti per elevare ancora il loro livello con l’uscita del terzo album “Stonehymn”, un lavoro contraddistinto da un power metal epico, potente e dalla forte ispirazione folk per la quale la band è conosciuta.

“Stonehymn” è stato mixato e masterizzato da Simone Mularoni [DGM, Ancient Bards, Secret Sphere], mentre l’artwork è stato creato da Jan Yrlund [Apocalyptica, Korpiklaani, Tyr].

“Stonehymn” track listing

01. Distant Battlefields
02. Dance of Fire
03. Under the Stone
04. To Erebor
05. The Returning Race
06. The Animist
07. The Wolves’ Call
08. Fallen Timbers
09. The Eyes of the Mountain

WIND ROSE sono confermati al Masters of Rock 2017, che si terrà a Vizovice [CZ] tra il 13 ed il 16 luglio. ALtre band presenti al festival saranno Sabaton, Running Wild, Kreator, Edguy, Epica and moltre altre.

Website: http://www.windroseofficial.com
Facebook: http://www.facebook.com/windroseofficial

Inner Wound Recordings online
Website: http://www.innerwound.com
Facebook: http://www.facebook.com/innerwoundrecordings

Wingless – The Blaze Within

Alternative metal poco incline alla commercialità e molto ben costruito, con violenza e rabbia incanalata in un sound che non dimentica un tocco cool nell’uso delle due voci (estrema e pulita) ma con un tocco di personalità.

Quello degli Wingless è alternative metal poco incline alla commercialità e molto ben costruito, con violenza e rabbia incanalata in un sound che non dimentica un tocco cool nell’uso delle due voci (estrema e pulita) ma con un tocco di personalità.

Il trio in questione proviene da Cracovia, in Polonia, è al secondo album dopo il debutto del 2014, intitolato Hatred Is Purity, e licenzia qualche mese fa The Blaze Within un massiccio pezzo di granito modern metal o alternative (come preferite), dosando violenza e melodia con quest’ultima usata con maturità e senza nessuna ruffianeria.
Non sono certo gli Wingless un gruppo con velleità commerciali vietate ai maggiori di diciotto anni, ed infatti Olaf Różański (voce), Grzegorz Luzar (chitarra e basso) e Paweł Solon (percussioni), scelgono la strada del metal moderno da strada (se mi concedete il termine), le cui influenze sono individuabili tra i gruppi degli anni novanta, con parti melodiche e ritmiche che si fanno ricercate e tooliane, mentre la violenza trae linfa dai solchi delle opere dei Prong e dei Ministry attraversati dal trip alternative di Psalm 69.
E in effetti, con il passare degli ascolti, The Blaze Within lascia ottime sensazioni e attimi intensi di musica intimista e drammatica, mentre l’altalena tra la parte più rabbiosa e quella melodica intensifica l’emozionante cambio di umori e sensazioni che brani come la title track, Victory Hotel o Descend lasciano nell’ascoltatore.
Un album che cresce con gli ascolti e con i minuti, lasciando il meglio di sé alla fine dove la già citata Descend si candida ad apice emotivo di un lavoro davvero bello ed interessante.

TRACKLIST
1.Non serviam
2.A blaze within
3.Great shineless brightness
4.Unheard sublime
5.Victory Hotel
6.Reap what you have sown
7.The hours of my rest
8.Descend
9.Jerk me off

LINE-UP
OLAF RÓŻAŃSKI – vocals
GRZEGORZ LUZAR – guitars, bass
PAWEŁ SOLON – drums

WINGLESS – Facebook

DESCRIZIONE SEO / RIASSUNTO

Dimonra – Violent Paranoia

Prodotto benissimo e curato in ogni dettaglio, Violent Paranoia in appena tre tracce convince e ci consegna un gruppo pronto per un full length in grado di fare proseliti, visto l’enorme potenziale in mano a questi quattro giovani musicisti milanesi.

Quando si suona un certo tipo di rock/metal, la caratteristica fondamentale è l’appeal che i brani trasmettono all’ascoltatore, tradotto in una ruffianeria che riesca ad ammaliare senza perdere un grammo in intensità (d’altronde si parla pur sempre di musica dura).

Questa premessa risulta obbligatoria per presentare il secondo ep dei Dimonra, giovane gruppo milanese formatosi lo scorso anno e con appunto all’attivo un altro ep, Evil.
Violent Paranoia si compone di tre brani che uniscono in un solo sound alternative metal, dark rock ed elettronica, oltre ad una predisposizione per ritmiche funky che danno un tocco originale ed assolutamente irresistibile alla musica del gruppo, specialmente nella notevole Flash Mob.
La title track e Sick? alternano potente metallo moderno ad atmosfere dark wave, in un contesto moderno e, come detto, ricco di melodie vincenti, grazie anche alla voce ipnotizzante e particolare della vocalist Memori.
Il basso di XV pulsa come sangue impazzito nelle vene, mentre riff metallici (Hale) e bordate spacca pelli (Chance) ribadiscono la vena metallica dei Dimonra.
Prodotto benissimo e curato in ogni dettaglio, Violent Paranoia in appena tre tracce convince e ci consegna un gruppo pronto per un full length in grado di fare proseliti, visto l’enorme potenziale in mano a questi quattro giovani musicisti milanesi.

TRACKLIST
1.Violent Paranoia
2.Flash Mob
3.Sick?

LINE-UP
Memori – Vocals
Hale – Guitars
XV – Bass, Programming
Chance – Drums

DIMONRA – Facebook

Vermilion Whiskey – Spirit Of Tradition

Spirit Of Tradition è quanto di più vero troverete ascoltando southern metal, d’altronde i Vermilion Whiskey provengono dalla Louisiana, terra di coccodrilli, whiskey e southern blues.

Prendete cinque metallari della Louisiana, precisamente da Lafayette, date loro da bere e fateli accomodare su un piccolo palco di qualche locale del Sud degli Stases.

Il blues , come d’incanto, sarà il demone che, posseduta l’anima dei musicisti farà suonare loro metal demonizzato dal sound del Mississippi, un southern rock che vi entra dentro come un serpente se avete la pessima idea di entrare nelle acque melmose del fiume, in prossimità dello stato dove i Vermillion Wiskey hanno registrato l’album, con una capatina in Texas tanto per non farci mancare quel tocco di atmosfera desertica tanto di moda in questi anni.
Mezz’ora, sei brani e Spirit Of Tradition è bell’e pronto, inattaccabile se parliamo di questo genere, suonato con sangue, sudore e gli attributi al proprio posto: d’altronde questa è gente dura, abituata a tanti fatti e poche parole, o al massimo tante sbronze, mentre riff pesanti come macigni (Monolith) si danno il cambio con sfumature bluesy e southern d’annata (l’opener Road King) mentre le esalazioni dell’whiskey si fanno insistenti.
Thaddeus Riordan e compagni ci sanno fare, perciò i fans del southern rock metal si cerchino questo spaccato di vita del sud, non se ne pentiranno.

TRACKLIST
1.Road King
2.The Past Is Dead
3.Come Find Me
4.Monolith
5.One Night
6.Loaded Up

LINE-UP
Thaddeus Riordan – Vocals
Ross Brown – Guitar
Carl Stevens – Guitar
Jeremy Foret – Bass
Buck Andrus – Drums

VERMILION WHISKEY – Facebook

Green Meteor – Consumed By A Dying Sun

I Green Meteor sono un rumoroso collettivo che ha la precisa funzione di farci viaggiare il più rumorosamente possibile con la loro musica, un misto di fuzz, psichedelia e space rock in quota Hawkwind.

Space fuzz rock con voce femminile da Philadelphia. I Green Meteor sono un rumoroso collettivo che ha la precisa funzione di farci viaggiare il più rumorosamente possibile con la loro musica, un misto di fuzz, psichedelia e space rock in quota Hawkwind.

Questo suono è affascinante e morboso, nasce dalla salita alle stelle attraverso le asperità dei Grateful Dead, passando per la tradizione psichedelica pesante americana. I Green Meteor tracciano ardite rotte spaziali, fondono chitarre ed organi sia musicali che umani per arrivare alla meta. Nati nel 2015, cominciano un’intensa attività musicale per poi arrivare al questo debutto attraverso Argonauta Records. Il disco è molto originale, distorto e marcio al punto giusto per essere gustato dalla platea di rumoristi che sta diventando sempre più esigente e che qui troverà moltissimo. I Green Meteor salgono e scendono, guidando il loro mezzo spaziale in mezzo a turbolenze e a momenti di puro piacere. La voce femminile è decisiva nel determinare il successo di questo suono, perché riesce a creare atmosfere molto particolari, arrivando a connotare decisamente il tutto. Consumed By A Dying Sun è un ottimo disco di psichedelia pesante, composto anche da una forte componente di fuzz che aiuta a caricare maggiormente il lavoro nel suo insieme. Ascoltando il disco si riesce a carpire anche una vena punk hardcore che spinge la band a fare qualche passaggio molto più veloce dando una scarica all’ascoltatore. In definitiva questo debutto è l’apertura di una ottima miniera di musica pesante e psichedelica che riesce a salire molto in alto.

TRACKLIST
01 – Acute Emerald Elevation
02 – Sleepless Lunar Dawn
03 – In the Shadow of Saturn
04 – Mirrored Parabola Theory
05 – Consumed by a Dying Sun

LINE-UP
Leta
Amy
Tony
Algar

GREEN METEOR – Facebook

KUADRA

Il video di Abdul, ultimo singolo estratto da Non Avrai Altro Dio All”Infuori di Te.

IL 10 APRILE È USCITO IL VIDEO DI “ABDUL”, ULTIMO SINGOLO ESTRATTO DA “NON AVRAI ALTRO DIO ALL’INFUORI DI TE”, TERZO ALBUM DELLA BAND

GUARDA QUI IL VIDEO:

Nel frattempo, la band è entrata a far parte del roster della Dig Up, agenzia nota a livello nazionale che si occupa di booking, ufficio stampa e management. Altri artisti seguiti da Dig Up sono Pino Scotto, Esa (OTR), Andy (Bluvertigo).
Nel mese di Maggio, partirà la seconda parte del tour, impegnando la band, sui palchi di tutta Italia, da Maggio ad Ottobre.

Facebook:www.facebook.com/kuadraband
Youtube: www.youtube.com/kuadra100
Soundcloud: www.soundcloud.com/kuadra-1
Offical Store: www.kuadra.bigcartel.com

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E’ finalmente online il docufilm realizzato da Riki Bonsignore e Manu Allegretti del “viaggio” dei Kuadra all’interno dei tanto nominati centri di accoglienza.
Questo il link dove trovarlo
https://www.youtube.com/watch?v=ZzD7FqBrbCw&feature=youtu.be

“Questo è un viaggio iniziato il mattino del 2 Ottobre 2016 e finito la sera stessa. Siamo entrati nei luoghi di cui tanto si è parlato negli ultimi anni, i centri di accoglienza, e abbiamo suonato la nostra musica per gli ospiti. Il risultato è stato sorprendente. Riki Bonsignore e Manu Allegretti hanno catturato i momenti più intensi del nostro viaggio. Questo documentario offre l’opportunità di riflettere su quanto l’incontro ci arricchisce, mentre lo scontro ci rende più poveri. Ed è stato possibile solo grazie alla musica”
Kuadra

A questo link è possibile vedere il video de “La Grande Crocifissione”, primo singolo estratto dal loro ultimo disco “Non Avrai Altro Dio All’Infuori Di Te”
https://www.youtube.com/watch?v=Ihtkf-06vkw

KUADRA // NON AVRAI ALTRO DIO ALL’INFUORI DI TE
La violenza del quotidiano, l’oppressione del potente, il senso di claustrofobia, lo stato di impotenza. Imprigonati dentro ai nostri vestiti perfettamente ingessati, moriamo ogni giorno, strozzati da una società che, sempre più incombente, ci tiene con il fiato sul collo, come il lupo mentre sbrana la preda. Un sentimento di impotenza tanto forte da rendere la vittima, a sua volta, carnefice. Demoni allucinati che, tormentati dal sogno di una lontana redenzione, commettono torti e ingiustizie, si sporcano le mani, fino a trasformarle in armi, fino a rivolgerle contro sè stessi. Un buco nero dalla quale non pare esserci via d’uscita. “Non Avrai Altro Dio All’Infuori Di Te” racconta di questo e di molto altro. Dieci anni di Kuadra, il loro terzo album. L’espressione più matura, lucida e curata del loro universo sonoro. Un suicidio dell’anima. Un drammatico stallo alla messicana che non lascerà superstiti.

SUFFOCATION

Il primo singolo ‘Your Last Breaths’, tratto dall’album …Of The Dark Light in uscita a giugno (Nuclear Blast).

I pionieri newyorkesi del death metal SUFFOCATION usciranno con il nuovo album »…Of The Dark Light« il 9 Giugno su Nuclear Blast. La band ha pubblicato il primo singolo ‘Your Last Breaths’, con un track video a 360°:

»…Of The Dark Light« è stato prodotto dai SUFFOCATION e registrato presso i Full Force Studios con Joe Cincotta (OBITUARY). Il mixing e il mastering è stato seguito dal famoso producer/tecnico Zeuss (HATEBREED, ARSIS, SUICIDE SILENCE). L’artwork della copertina è stato creato da Colin Marks (ORIGIN, FLESHGOD APOCALYPSE, KATAKLYSM).

Commenta il chitarrista fondatore Terrance Hobbs:
“Il momento che tanto stavamo attendendo è arrivato, il nuovo album »…Of The Dark Light« finalmente uscirà su Nuclear Blast il 9 Giugno 2017! Negli ultimi 4 anni ci siamo presi il tempo per scrivere il nuovo disco e non potremmo essere più orgogliosi del risultato. E’ il nostro album più brutale!”

“I SUFFOCATION hanno lavorato durante la fine del 2016 per definire e incidere i pezzi ai Full Force Studios con Joe Cincotta e hanno affidato a Zeuss il compito di dare alla luce questa creazione! Io, Frank Mullen, Charles Errigo, Eric Morotti e Derek Boyer ci siamo spinti oltre i limiti e speriamo che il disco vi possa piacere!”

“Abbiamo avuto anche l’onore di collaborare con Colin Marks per l’artwork, una nuova frontiera per noi e un percorso e stile differenti dai tradizionali album dei SUFFOCATION. Abbiamo anche inserito le backup vocals di Kevin Muller (THE MERCILESS CONCEPT) che secondo noi hanno reso il disco davvero unico! Questa sarà la nostra decima uscita e ci auguriamo che »…Of The Dark Light« vi piaccia!”

»…Of The Dark Light« – Track List:

01. Clarity Through Deprivation
02. The Warmth Within The Dark
03. Your Last Breaths
04. Return To The Abyss
05. The Violation
06. Of The Dark Light
07. Some Things Should Be Left Alone
08. Caught Between Two Worlds
09. Epitaph Of The Credulous

Preordina »…Of The Dark Light« ora: http://nblast.de/SuffocationDarkLightNB

Da domani, puoi preordinare »…Of The Dark Light« in digitale ricevendo subito la traccia ‘Your Last Breaths’.

Maggiori info:

www.facebook.com/suffocation
www.nuclearblast.de/suffocation

Hollow Leg – Murder ep

Due brani che confermano le ottime impressioni già destate da questo gruppo statunitense e che aggiungono carne sanguinolenta sul fuoco del genere, aspettando il prossimo capitolo sulla lunga distanza.

Tra le paludi della Florida è ormai tradizione suonare doom metal irrobustito da una lenta e possente componente sludge e personalizzato da una vena southern, tipica delle band degli stati del sud.

Ormai non sono pochi i gruppi che nel genere hanno trovato la giusta dimensione, onirica, a tratti mistica e sabbatica ed avvolta in atmosfere deviate, come un serial killer dal volto coperto dalle pelli dei coccodrilli e ganci che tintinnano in una baracca fatiscente, in attesa di un corpo da tenere sollevato per essere lavorato con sadica perizia.
Gli Hollow Leg sono una di queste realtà, a loro modo estreme, attivi da quasi una decina d’anni, provenienti da Jacksonville e con tre full length alle spalle, di cui Crown era l’ultima lenta marcia tre le paludi del Mississippi, licenziata lo scorso anno dalla Argonauta Records.
Murder è invece un ep di due brani, con la title track che accende la passione con un incedere più dinamico rispetto ai canoni, un mid tempo che sembra per una volta lasciare le rive del grande fiume ed i suoi pericolosi abitanti, per fare un’improvvisata al sacerdote Lee Dorrian e ai suoi Cathedral per recarsi tutti insieme ad un concerto dei Black Sabbath, mentre Raven torna a torturare vittime con una valanga caldissima di southern/sludge, con un riff portante che è un’autentica goduria sludge/psycho/stoner.
Due brani che confermano le ottime impressioni già destate da questo gruppo statunitense e che aggiungono carne sanguinolenta sul fuoco del genere, aspettando il prossimo capitolo sulla lunga distanza.

TRACKLIST
1.Murder
2.Raven

LINE-UP
Tom Crowther – Bass
John Stewart – Drums
Scott Angelacos – Vocals
Brent Lynch – Vocals, Guitars

HOLLOW LEG – Facebook

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