Enoid – Exilé aux confins des tourments

Molto interessante il progetto in questione con un album che risulta uno dei più riusciti nel genere quest’anno

Tra i monti innevati della vicina Svizzera non manca certo la voglia di suonare metal, d’altronde non sono pochi i gruppi che hanno dato il loro contributo alla causa metallica e che sono ormai considerati storici (due su tutti Celtic Frost e Samael) specialmente per quanto riguarda le sonorità estreme.

Così non mi meraviglia trovarmi al cospetto di un lavoro molto interessante e ben fatto ad opera di questa one man band chiamata Enoid, entità estrema del polistrumentista Ormenos, attivo con molte band della scena e dal 2005 portatore di morte con una serie di album giunti al cospicuo numero di sei con quest’ultima opera intitolata Exilé aux confins des tourments.
L’album si sviluppa su otto brani di black metal che deve molto alla scena norvegese degli anni novanta, ma un’ottima produzione gli conferisce un mood al passo coi tempi, esempio lampante di come si possa produrre musica vecchia scuola senza risultare per forza obsoleti ed alla lunga inascoltabili.
E’ così che l’album riscopre quelle atmosfere diaboliche e glaciali delle produzioni passate, valorizzandole con un buon songwriting ed un ottimo lavoro in sala.
Il polistrumentista svizzero accende la fiamma nera che risplende in questa raccolta di brani, agguerriti, e devastanti, le ritmiche per lunghi tratti con il pedale dell’acceleratore a tavoletta frenano su ottimi cambi di tempo che infondono alle tracce un’aura oscura.
Lo scream è perfetto, terribile e misantropico, da vero demone delle montagne, mentre l’atmosfera da armageddon della terrificante La lumière disparaît (con tanto di urla di pura disperazione di qualche anima dannata) insieme alla dannazione eterna in musica del piccolo capolavoro Ode à la haine, formano una coppia di brani che vanno a concludere l’album con il botto.
L’album risulta uno dei più riusciti nel genere in questo anno, perciò l’invito ai blacksters a non farselo sfuggire è d’obbligo.

TRACKLIST
1. Je t’arracherai les cieux
2. Ces cicatrices dans mon âme
3. Mangez ma chair, prenez ma douleur
4. La Croix de mon existence
5. Nouveau cycle destructeur
6. Sourire éternel sur mes lèvres
7. La lumière disparaît
8. Ode à la haine

LINE-UP
Ormenos – Drums, Guitars, Vocals

ENOID – Facebook

Reanimator / Soul Collector – In Union We Thrash

Per i thrashers che vanno oltre ai soliti nomi uno split album da non sottovalutare e che, al netto dei dettagli negativi riscontrati nei pur bravi Soul Collector, è ampiamente consigliato.

Un buono split album arriva dalla Defense Records che ci presenta due gruppi dediti al thrash metal old school, i polacchi Soul Collector ed i canadesi Reanimator.

Tre brani più intro per la band dell’est europeo, attiva da quasi una decina d’anni e con un full length alle spalle nel2014 (Thrashmageddon) e con la voglia di rinverdire i fasti del thrash Bay Area, rivisto alla Soul Collector.
E allora vi troverete al cospetto di tre brani medio lunghi, molto vari nelle ritmiche e con non disdegnano un’attitudine punk ottantiana travolta da una valanga di riff e solos di scuola Exodus.
Molto bravi sotto l’aspetto tecnico, lasciano qualcosa in una prestazione vocale che, a mio parere, non valorizza il grande lavoro degli strumenti: appena sufficiente nel complesso ma davvero fuori luogo nell’uso di un falsetto che sta nel sound come i cavoli a merenda.
Questione di gusti, ma i brani qui presentati avrebbero potuto avere un giudizio migliore, rimanendo nella piena sufficienza ma nulla più.
Discorso che cambia con i canadesi Reanimator una band di cui vi avevamo parlato sulle pagine di Iyezine lo scorso anno in occasione dell’uscita del loro secondo full length, quel Horns Up che risultava un lavoro devastante, ben fatto e potentissimo.
Il gruppo non rallenta e continua la sua folle corsa in sella ad un thrash metal che non disdegna accelerate speed e sfuriate thrash’n’roll che stringono i nostri bassifondi in una morsa letale.
A tratti travolgenti nelle ritmiche (Beyond That Burning Mask e Tempted by Deviance) capitanati da un singer che è una forza della natura (Patrick Martin), il gruppo del Quebec sa scrivere canzoni che puntano al sodo e ti si piantano nella testa come chiodi sparati dall’attrezzo apposito, travolgenti come nel lavoro sulla lunga distanza dello scorso anno si confermano come una delle migliori realtà del genere in ambito underground.
Per i thrashers che vanno oltre ai soliti nomi uno split album da non sottovalutare e che, al netto dei dettagli negativi riscontrati nei pur bravi Soul Collector, è ampiamente consigliato.

TRACKLIST
1. Soul Collector – It Is Time (Intro)
2. Soul Collector – The Pledge
3. Soul Collector – Never Enough
4. Soul Collector – 1968
5. Reanimator – Peaceful Eradication
6. Reanimator – Beyond That Burning Mask
7. Reanimator – The Abominautor
8. Reanimator – The Mosh Master
9. Reanimator – Rush for the Mosh
10. Reanimator – Tempted by Deviance

LINE-UP
Reanimator :
Fred Bizier – Bass
Francis Labelle – Drums, Vocals
Joel Racine – Guitars
Patrick Martin – Vocals
Ludovic Bastien – Guitars

Soul Collector:
Zmarly – Guitars
Don Vito – Vocals
Iron – Guitars
Dave Kuznik – Drums

REANIMATOR – Facebook

SEDNA

Il nuovo lavoro dei SEDNA intitolato “Eterno” sarà ufficialmente disponibile in digipack dal 29 ottobre grazie a Drown Within Records, Icore Produzioni, Unquiet Records, Wooaaargh e Prostor Records. Nel frattempo è possibile ascoltare in anteprima “Pillars of Creation II” ed effettuare il pre-order del nuovo album della post black metal band cesenate a questo indirizzo.

Drown Within Records

BANDCAMP

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KILLIN’ BAUDELAIRE

Il video di Summertime Sadness, tratto dall’ep It Tastes Like Sugar

Ecco il nuovo video delle Killin’ Baudelaire, secondo estratto dal primo EP “It Tastes Like Sugar”, in uscita il prossimo 14 ottobre per Bagana Records.

Summertime Sadness (Official Video): youtube.com/watch?v=bv3XohwqH0g.

Il brano è la cover rivisitata in chiave rock del pezzo portato al successo da Lana Del Rey. Le parole della band sul brano:
“Lana del Rey ci affascina con la sua musica evanescente ma allo stesso tempo drammatica, pur essendo una artista che propone un genere molto diverso dal nostro. Abbiamo pensato che sarebbe stata una bella sfida provare a fare nostra la sua “Summertime Sadness”, dandole un po’ più di carica senza però toglierle l’originario alone pop e l’immaginario delicato e femminile”.

Tra i prossimi appuntamenti live delle Killin’ Baudelaire, segnaliamo il RELEASE PARTY del nuovo EP “It Tastes Like Sugar” EP @ Honky Tonky di Seregno (MB) il prossimo 22 ottobre! La stessa sera ci sarà la presentazione del nuovo lavoro dei Sweet N’ Divine e i Latente in apertura.
Sabato 01 Ottobre – Modena Metal Ink, Modena www.facebook.com/events/1713687822230238
Sabato 22 ottobre – RELEASE PARTY @ Honky Tonky, Seregno (MB)
Venerdì 11 Novembre – L’Angelo Azzurro, Genova www.facebook.com/events/299151167130662

DUSK

Il video di Dragged By The Shadows per la industrial metal/EBM band costaricense

Il video di Dragged By The Shadows per la industrial metal/EBM band costaricense

https://www.youtube.com/watch?v=CeQSPzbPtKU

Kashgar – Kashgar

I Kashgar sono una bella sorpresa e seguire le loro mosse future non sarà affatto tempo sprecato.

Parrà strano, ma non si può dire che parlare di una band del Kirghizistan sia una primizia, perché chiunque sia in possesso di un minimo di curiosità e di cultura musicale non può non conoscere i grandi Darkestrah, che proprio dalla capitale Bishek mossero i primi passi prima di mettere le radici in pianta stabile in Germania, nazione certamente più funzionale per chi vuole fare musica ad un certo livello.

Così, il vessillo del metal estremo nel lontano paese asiatico è tenuto alto in  loco praticamente dai soli Kashgar, i quali, nonostante l’oggettivo rischio di isolamento musicale, si stanno dando un gran daffare per farsi conoscere, soprattuto in Europa.
Questi tre ragazzi meritano effettivamente di trovare uno spazio, perché il contenuto del loro album omonimo tracima urgenza compositiva e se ogni tanto qualcosa viene sacrificato a livello tecnico, l’intensità sprigionata arriva a compensare abbondantemente il tutto.
In fondo, in questa quarantina di minuti scarsi, i Kashgar riversano in maniera compulsiva un background musicale fatto da metal estremo, classico e persino dal progressive, tutti elementi che, ascoltando con attenzione, sono sicuramente rinvenibili all’interno dei singoli brani .
Se Half a Devil è una sorta di summa strumentale a livello di intenti, non c’è dubbio che la pietra miliare dei Kashgar sia Tyan-Shan / Batyr, brano spettacolare di oltre 11 minuti di durata in cui i nostri immettono tutti i loro spunti compositivi, anche quando apparentemente sembrerebbe non essercene lo spazio: una sfuriata black, all’inizio, viene seguita da umori tooliani/crimsoniani, ed un mood che riporta alle migliori band elleniche tanto amate dalla band kirghisa (non a caso la masterizzazione è stata affidata ad Achilleas Kalantzis dei Varathron) viene disturbato da un’inquietante cantilena.
Se Scent of Your Blood è un condensato di furia distruttiva, con una chitarra dai tratti lancinanti , Erlik rallenta la corsa fino a spingersi ai confini del doom, e Albarsty è pregna di dissonanze compensate da un finale thrash d’annata. La chiusura è affidata a Come Down, in cui emerge una componente più riflessiva che, in qualche modo, va ad attingere alla spiritualità ispirata da una natura che, in un paese come quello asiatico, esibisce ancora intonsa la propria selvaggia maestosità.
Kashgar è un lavoro intrigante quanto perfettibile in qualche sua parte, e sicuramente sono gli aspetti positivi a prevalere, a livello di consuntivo: considerando l’inesistenza di una scena meta nel paese, le possibilità che fossero seguite pedissequamente le tracce dei Darkestrah erano alte, eppure Ars, Warg e Blauth scelgono un strada espressiva differente e, tutto sommato, anche personale. La voglia di inserire più elementi possibili in un album di durata relativamente breve è comprensibile ma, talvolta, va a discapito della fluidità compositiva: resta il fatto che questo lavoro risulta attraente proprio per la bontà dei contenuti, tralasciando l’ovvia curiosità derivante da una provenienza geografica desueta.
Per quanto mi riguarda, i Kashgar sono una bella sorpresa e seguire le loro mosse future non sarà affatto tempo sprecato.

Tracklist:
1. Half a Devil
2. Tyan-Shan / Batyr
3. Scent of Your Blood
4. Erlik
5. Albarsty
6. Come Down

Line-up:
Blauth – vocals, drums
Ars – guitars
Warg – bass

KASHGAR – Facebook

Temperance – The Earth Embraces Us All

Un lavoro nel quale sono rare le cadute di tensione, basterebbe dimenticare Amaranthe e Nightwish e continuare ad osare.

Personalmente trovo delizioso il titolo cha la band ha dato a questo nuovo lavoro in studio. L’immagine de ‘La Terra Abbraccia tutti noi’ evoca sensibilità all’ambientalismo, implica scienza e filosofia insieme, mente e cuore.

Sono convinto che facciamo parte di una grande Unità, e mi piace constatare che questi validissimi ragazzi italiani ce l’abbiano messa tutta per rendere The Earth Embraces Us All una creatura capace di comprendere le diverse sfaccettature connaturate nell’esistenza stessa. Ed è molto bello anche l’artwork realizzato da Gustavo Sazes (Kamelot, Arch Enemy, Morbid Angel). Rispetto ai brani più immediati dei primi due lavori, in The Earth… troviamo alcune composizioni molto più elaborate, elementi nuovi, come ad esempio il violino, che accentua la vena prog della band. Consideriamo pure che i Temperance hanno già alle spalle una discreta serie di concerti con artisti tra i quali Nightwish, Luca Turilli’s Rhapsody, Dragonforce, Within Temptation. L’elemento che risalta immediatamente in questo nuovo lavoro è la varietà. Ottime miscele di riff, parti più elettroniche e altre folk, le vocals cristalline di Chiara Tricarico che regge degnamente e amplifica le innumerevoli suggestioni. Meno convincente (a tratti) l’aggressività di Pastorino al microfono che si alterna non sempre con successo tra scream raschiato e (quasi) growl. Il sipario si apre con gli oltre 6 minuti della sinfonica e orecchiabile A Thousand Places, brano fra i meno originali del lotto comunque impreziosito dalle parti di violino a inizio traccia e dal sax nel finale. La seconda traccia At The Edge Of Space, più canonica, ma ancora molto orecchiabile ed efficace. La folkeggiante Unspoken Words saltella giocosamente mentre la successiva Empty Lines ricalca la vena del power-prog più nordico. Mi fa sempre strano ascoltare i testi in italiano (Maschere) nel quale affrontano lo svelamento del nostro io, un messaggio positivo, ma che implica sofferenza. In Haze c’è un bel groove, la modernità incontra schemi e stili indubbiamente già sfruttati. La power ballad Fragments of Life si fa ben godere, poi irrompe Revolution che di rivoluzionario non ha nulla, ma spinge bene e si stampa in mente. Con gli 8 minuti di Advice From A Caterpillar ci troviamo finalmente con un titolo curioso e con un brano in cui la temperanza si manifesta decisamente. Qui la band sperimenta la fusione tra metal prog e musica classica, spruzzando il tutto con un pizzico di follia jazz ottimamente arrangiata. La dolce Change The Rhyme è caratterizzata da soavi melodie accompagnate dal piano e da vocals ispirate. Finale con la suite The Restless Ride, altro pezzo da novanta di prog metal sinfonico in cui la sezione ritmica decide la marcia, accarezzata dalle tastiere e interrotta da climi altalenanti tra quiete e impetuosità.
Notevole l’impianto sonoro e creativo messo su dai Temperance, con imponenti atmosfere e ottima perizia nell’esecuzione, e la sontuosità tenuta sapientemente sempre sotto controllo. Un lavoro nel quale sono rare le cadute di tensione, basterebbe dimenticare Amaranthe e Nightwish e continuare ad osare.

TRACKLIST
1. A Thousand Places
2. At The Edge Of Space
3. Unspoken Words
4. Empty Lines
5. Maschere
6. Haze
7. Fragments Of Life
8. Revolution
9. Advice From A Caterpillar
10. Change The Rhyme
11. The Restless Ride

LINE-UP
Chiara Tricarico – lead vocals
Marco Pastorino – lead guitars & backing vocals
Sandro Capone – rhythm guitar
Luca Negro – bass
Giulio Capone – drums

TEMPERANCE – Facebook

Darkness – The Gasoline Solution

Mezzora abbondante di agguerrito thrash metal tedesco, niente di più e niente di meno, per i fans puro piacere, ma solo per loro.

Un’altra band storica torna a mietere vittime tra le fila dei metallari dai gusti old school, questa volta si parla di thrash metal, ed il gruppo in questione sono i tedeschi Darkness, band attiva addirittura dal 1984, con un buon numero di demo fino all’esordio sulla lunga distanza datato 1987 (Death Squad), ed altri due lavori che portano il gruppo ad un passo dagli anni novanta.

Un lungo stop di quindici anni ed arriviamo al 2005, quando un live album dà speranza di un ritorno che arriva però dieci anni dopo con l’ep XXIX, predecessore di questo The Gasoline Solution in uscita per High Roller Records.
Palla lunga e pedalare, thrash metal di scuola tedesca, ignorante, aggressivo e dallo spirito metal punk, una copertina in linea con l’atmosfera old school che si respira a pieni polmoni e tanta voglia di headbanging.
Queste sono le caratteristiche principali dell’album, senza compromessi dalla prima all’ultima nota, solo thrash d’assalto molto live nella forma, cattivo il giusto per strapparci un sorriso maligno quando la vicina di casa apre la porta e viene assalita dalla valanga di note che velocissime e violente la travolgono, mentre l’amplificatore del vostro stereo comincia a cedere come una diga in pieno collasso.
Uno, due, tre e via a correre come forsennati dietro a questa raccolta di speed songs, che non ne vogliono sapere di rallentare in preda a deliri adrenalinici, schizzate e dall’attitudine che sprizza come sangue da una giugulare tagliata.
Mezz’ora abbondante di agguerrito thrash metal tedesco, niente di più e niente di meno, per i fans puro piacere, ma solo per loro.

TRACKLIST
1. Tinkerbell Must Die
2. Another Reich
3. Freedom On Parole
4. Welcome To Pain
5. L.A.W.
6. Pay A Man
7. The Gasoline Solution
8. Dressed In Red
9. This Bullet’s For You

LINE-UP
Lee – Vocals
Arnd – Guitars
Meik – Guitars
Dirk – Bass
Lacky – Drums

DARKNESS – Facebook

Conqueror – War. Cult. Supremacy

La musica dei Conqueror è qualcosa che raramente si sente nella vita, ed è una vera a propria esperienza sonora, che non può lasciare indifferenti specialmente chi ama il metal underground.

Campo di battaglia. I corpi dei caduti sono accatastati in alte montagne, mentre si sene un solo rumore, quello di spade che continuano a scavare incessanti nella carne, uccidendo i vivi, mutilando i morti e gli avvoltoi.

Follia, sangue, massacro frenetico. Tutto ciò di cui sopra può dare una parziale idea di cosa sia la musica dei Conqueror, un gruppo metal senza compromessi di alcun tipo. La Nuclear War ! Now ristampa in cd e in doppio lp con dvd il disco del 1996 War. Cult. Supremacy, che penso sia la migliore sonorizzazione del concetto di guerra antica, quelle combattute prima dell’avvento della polvere da sparo. I Conqueror nacquero nel 1992 dall’unione blasfema della batteria di J.Read, già nei Cremation, Revenge, e Blasphemy, con la chitarra di R.Forster, Domini Inferi e Blasphemy anch’egli.
Da questo duo sono nati alcune delle pagine più puramente metal underground della storia. Questo disco è un massacro, ma non è confuso o inciso in lo fi, ma è forgiato con una furia senza tregua, suonando sempre a mille, con un’intensità sonora al di fuori del comune, e con soluzioni sonore notevoli.
Attaccare e fare male, questo potrebbe essere il motto dei Conqueror e ci riescono benissimo. La vita è un conflitto, e questa potrebbe essere la colonna sonora di quel conflitto. Nonostante siano un duo i Conqueror non difettano affatto in potenza ed intensità. Il duo riesce anche a trovare soluzioni ed invenzioni sonore assai notevoli, tenendo sempre l’ascoltatore inchiodato al suo pogo. La musica dei Conqueror è qualcosa che raramente si sente nella vita, ed è una vera a propria esperienza sonora, che non può lasciare indifferenti specialmente chi ama il metal più sotterraneo. Un disco fondamentale che ci porta forse al momento migliore del metal underground, poiché vi era un clima particolare che si respira e si sente in questo disco. Il dvd incluso nella ristampa è una ripresa effettuata da più angoli di un loro concerto, ed aumenta di molto il valore di questa ristampa.
War. Cult. Supremacy

TRACKLIST
01 Infinite Majesty
02 Chaos Domination
03 Age of Decimation
04 Kingdom against Kingdom
05 Bloodhammer
06 Hammer of Antichrist
07 The Curse
08 War Cult Supremacy
09 Domitor Invictus
10 Ross Bay Damnation – Chaos Domina
11 Hammer of Antichrist
12 The Curse
13 Domitor Invictus
14 Christ’s Death
15 Command for Triumph
16 Hammer of Supremacy

LINE-UP
J.Read – Drums, Voice
R.Forster – Guitar

NUCLEAR WAR NOW – Facebook

Anata – The Infernal Depths of Hatred (remastered)

I deathsters svedesi Anata ripartono dalla ristampa del loro primo lavoro The Infernal Depths of Hatred

Sono ormai passati dieci anni dall’ultimo The Conductor’s Departure e i deathsters svedesi Anata ripartono dalla ristampa del loro primo lavoro The Infernal Depths of Hatred, uscito originariamente nel 1998 e pubblicato oggi dalla label francese Kaotoxin: l’album è già in streaming, ma l’uscita in tiratura limitata a 300 copie in vinile è prevista per i primi di ottobre.

Avrete così tutto il tempo per prenotare la vostra copia e sentirete che ne sarà valsa la pena , specialmente se apprezzate per il Goteborg sound nato nella prima metà degli anni novanta.
Il quartetto di Varberg fa parte della seconda ondata di gruppi che continuarono lo sviluppo di queste sonorità estreme: nato proprio a metà dei novanta debuttarono con questo ottimo lavoro che ebbe ancora tre successori sulla lunga distanza di cui l’ultimo è proprio l’album di cui sopra uscito nel 2006.
Detto che questa nuova edizione presenta come bonus track la cover di Day of Suffering dei Morbid Angel (tratta dallo split con i Betsaida “Guerra, Vol.II”, del 1999) e che l’album è stato rimasterizzato presso i Conkrere Studio, addentriamoci nel suono creato dagli Anata.
Death metal melodico, valorizzato da un’impronta technical death da infarto e qualche sconfinamento nella furia del black, specialmente nell’uso dello scream in alcune parti, sono gli elementi preponderanti per far sìche questo lavoro risulti un piccolo gioiello estremo.
Da amare alla follia se siete fans del death melodico di scuola scandinava, ma da non perdere se vi crogiolate nel technical death di scuola americana; un ibrido insomma, che non manca di sorprendere nella sua follia compositiva dalle qualità estreme altissime.
Quaranta minuti abbondanti di metal estremo di ottimo livello, con ritmiche veloci ed intricate, mostruose parti cadenzati, solos melodici, ed una vena brutal che risulta l’anima a stelle e strisce dell’album.
Immaginatevi un incrocio tra i primi Dark Tranquillity, gli At The Gates ed i mostri americani come Morbid Angel e Suffocation ed avrete idea di che abominevole parto riuscirono a creare gli Anata, un piccolo mostro di musica talmente estremo e ben suonato da risultare irresistibile.
Quasi vent’anni sono passati da quando questa raccoltavide la luce , ma brani come Under Azure Skies, Vast Lands/Infernal Gates e soprattutto Dethrone the Hypocrites godono di una freschezza compositiva e di un talento per ritmiche intricate, furiose accelerazioni e melodie estreme da sembrare scritto ieri.
Per i collezionisti di vinili e gli amanti del metal estremo un’opera assolutamente da non perdere.

TRACKLIST
1. Released When You Are Dead
2. Let the Heavens Hate
3. Under Azure Skies
4. Vast Lands / Infernal Gates
5. Slain Upon His Altar
6. Those Who Lick the Wounds of Christ
7. Dethrone the Hypocrites
8. Aim Not at the Kingdom High
9. Day of Suffering [Morbid Angel cover]

LINE-UP
Andreas Allenmark – guitars
Henrik Drake – bass
Robert Petersson – drums
Fredrik Schälin – Vocals, Guitars, Lyrics

ANATA – Facebook

https://www.youtube.com/watch?v=w_ESJ01NtiU

GOTR FEST

GOTR FEST 15 e 16 ottobre a Misano

GRINDONTHEROAD.COM & DROWN WITHIN RECORDS sono felici di annunciare la decima edizione del GOTR FEST, due giorni di Hardcore, Grindcore e Metal a doppio stage! Ecco le 12 band che partecipano al decennale del fest.

▼ ▼ ▼ ▼ ▼ ▼ ▼ ▼ ▼ ▼ ▼ ▼ ▼ ▼ ▼ ▼ ▼ ▼ ▼ ▼ 15.10.2016

[ M A I N – S T A G E ]

Forgotten Tomb
Nata come una one man band, i Forgotten Tomb nel giro di pochi anni sono diventati un gruppo vero e proprio, capitanato sempre dal fondatore Herr Morbid, indissolubile chitarrista e voce di questo quartetto che vanta quindici anni di attività e una produzione di sette dischi, che li ha portati a diventare una consolidata realtà del panorama metal nazionale e non.

DEATHRITE
Siamo entusiasti di potere annunciare la partecipazione di questa band tedesca al nostro festival. Il loro “Revelation of Chaos” è uscito l’anno scorso per Prosthetic Records ed è una dose massiccia e letale di swedish death e hardcore/crust che non fa prigionieri; vederli on stage è l’unica vera occasione per rendersene conto.

MESSA
è un progetto nato nel 2014 caratterizzato da un sound oscuro e plumbeo influenzato da Windhand, Pentagram, Bellwitch, Sabbath Assemply, Bathory etc accompagnato da una voce femminile davvero evocativa. “Belfry” l’album di debutto rilasciato da Aural Music, assicuratevi di essere pronti ad immergervi nella sua densa atmosfera generata on stage.

[ F L O O R – S T A G E ]

Discomfort
Band veneziana dedita a un hardcore/grind/blackmetal sulla scia di gruppi quali Converge, Cursed e Trap Them. Dopo 3 tour europei e 2 tour americani, faranno tappa anche al nostro festival.

LAMBS ‡
Reduci da concerti in Europa in compagnia di NESSERIA e Hungry Like Rakovitz o in apertura a band come WOLFBRIGADE e CELESTE, i LAMBS ‡ si stanno preparando al rilascio di uno split in in vinile “7 con gli amici tedeschi Ill Neglect. Un ibrido sludge, crust e black metal diretto e senza compromessi.

Mannaia
Mannaia death/crust da Rimini/Fano, confermati al GOTR FEST
Vecchie e giovani “glorie” che militano o hanno militato in Dotok, Muculords, 1/4 Morto, Eversor/Miles Apart, Diorrhea, Krydome, Entity, di nuovo in pista perchè lo spirito continua!!! Recentemente hanno fatto uscire uno split coi Meatball Explosion.

▼ ▼ ▼ ▼ ▼ ▼ ▼ ▼ ▼ ▼ ▼ ▼ ▼ ▼ ▼ ▼ ▼ ▼ ▼ ▼ 16.10.16

[ M A I N – S T A G E ]

Dopethrone
I canadesi Dopethrone porteranno il loro sludge metal per la prima volta in Italia, in occasione dell’uscita del loro nuovo lavoro “1312” -https://www.youtube.com/watch?v=u7iOoyua4Zw

ZIPPO
Gli ZIPPO sono uno straordinario esempio di perseveranza. A partire dal 2004 sono tra le figure guida nel branco dello stoner rock italiano. La band pescarese ha portato la propria musica oltre il confine nazionale in maniera costante, guadagnandosi la reputazione di live band di altissimo livello.
‘After Us’ è il quarto album della band, uscito a marzo 2016 per l’inglese Apocalyptic Witchcraft – il primo come quartetto.

Lorø
Vengono da Padova e si presentano al mondo con un album omonimo prodotto da Enrico Baraldi, tra le altre cose bassista degli Ornaments, per chi non avesse idea del figuro. I nostri suonano una miscela particolare, un simpatico mix che parte dal noise rock per poi inserire man mano svariati elementi che vanno dai synth anni ’80 fino acomponenti math rock.

[ F L O O R – S T A G E ]

Slander
Se in America quando si parla di Bay area si pensa a San Francisco, anche noi nel nostro piccolo abbiamo la nostra Bay area, ovvero la baia di Venezia. Come la sua controparte Americana, è stata terreno fertile per una delle scene hardcore più vitali ed energiche dello stivale, con un festival annuale che consacra la VEXHC. Tra tutti i gruppi nati in questo circuito uno dei massimi esponenti attuali sono gli Slander, un mix spietato di Hardcore, Punk e Thrash che ha fatto in pochi anni il giro d’Italia e d’Europa. Di ritorno da un tour in Sud Africa portano materassini e carrelli della spesa al GOTR Fest, qui un’assaggio di quello che vi aspetta.

RUGGINE
è un quartetto di Narzole, un piccolo paese della provincia di Cuneo. Due bassi, chitarra e batteria vibrano per dare vita a canzoni cantate, urlate in italiano. Ruggine è il tentativo di trasmettere qualcosa attraverso un testo, una canzone e di farlo a modo suo.

Tutti I Colori Del Buio
Arrivano da Torino e fanno male, tanto male.

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music selection HARDCORE.PUNK.METAL.ALTERNATIVE a 360° by GEC (The New Noise) + DUNKEL (Metal Night) + RICKY (REAZIONE) + SILVA
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ESPOSIZIONI & DISTRO:
▼ Drown Within Records
▼ Icore Produzioni
▼ Insonnia Lunare Records
▼ Sonatine Produzioni
▼ STRX
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ABBONAMENTO PER ENTRAMBI I GIORNI: 18€
INGRESSO GIORNO SINGOLO: 12€

► BIRRA CHIARA PICCOLA 3€
► BIRRA CHIARA MEDIA 4€
► DRINK 5€
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Ingresso riservato ai soci \ tesseramento in loco.
☛ La tessera vale per tutto il 2016 e costa 5€
[ è possibile evitare la fila all’entrata e scaricare il modulo a questo link >https://goo.gl/DuYiMe ]

Divieto di accesso INGRESSO VIETATO AI MINORI DI 16 ANNI –

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Circolo Atmosfear – Via Conca n°4, Misano Adriatico (RN)

☛ DOVE SIAMO
https://www.google.it/maps/place/Via+Conca,+47843+Misano+Adriatico+RN/@43.9663081,12.7050069,15z/data=!4m7!1m4!3m3!1s0x132ce73450af8b5f:0xcb6d294a08e1eba!2sVia+Conca,+47843+Misano+Adriatico+RN!3b1!3m1!1s0x132ce73450af8b5f:0xcb6d294a08e1eba?hl=en

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info/booking requests/distro/esposizioni: booking@grindontheroad.com
EVENTO FACEBOOK: https://www.facebook.com/events/268861736810513/

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Yaşru – Börübay

La perfezione del folk che si muove da una base metal per diffondersi nell’aria con i suoi aromi mediorientali, leggiadri come piume e malinconici come solo il miglior doom di solito sa regalare.

La perfezione del folk che si muove da una base metal per diffondersi nell’aria con i suoi aromi mediorientali, leggiadri come piume e malinconici come solo il miglior doom di solito sa regalare.

Questo è Börübay, terzo album dei Yaşru, band turca che fa capo quasi al 100% ad un musicista immenso come Berk Öner, il quale, come nel precedente Öz, si fa accompagnare dal bassista Batur Akçura, avocando a sé tutta la restante componente strumentale e la parte vocale.
Se Öz mi aveva favorevolmente colpito, mostrando di cosa fosse capace il musicista di Istanbul, quest’album tocca vette di lirismo francamente difficili da eguagliare: in mezz’ora ci passa davanti tutto l’immaginario della tradizione turca, da quella che ammicca all’Europa fino agli umori degli sterminati territori anatolici.
Citare nella stessa frase folk e metal può creare degli equivoci che vanno subito dissipati: se questa è l’etichetta comunque più logica da assegnare all’opera degli Yaşru, qui non troviamo nulla che abbia a che vedere con le tendenze alcoolico caciarone (detto in senso buono, si intende) alla Korpiklaani o con la retorica epico guerresca che sta prendendo piede anche nel nostro paese; in Börübay l’emotività che ne pervade ogni nota rimanda almeno per attitudine alla tradizione celtica, specialmente quando Öner si cimenta con il flauto, ma non mancano neppure agganci con gli immensi Moonsorrow, specie in una traccia come Rüzgarìn Yìrlarì.
Lo strumentale 552 AD (Börü) introduce l’album con la sua bellezza stordente, mentre a seguire la title track alza i giri del motore, con Öner che ne asseconda il roccioso incipit con il suo growl per poi intraprendere un declivio verso sonorità e vocalità più evocative, conservando comunque un sentore doom (che è lo stile musicale dal quale il nostro di fatto proviene). Aalara è un gioiello che si va ad incastonare laddove gli autori del recente Jumalten Aika sarebbero approdati se fossero nati in quella che fu Bisanzio, mentre l’avvincente cantilena di Nazar Eyle (cover di una canzone di Baris Manço, uno dei musicisti turchi più importanti del secolo scorso) va a completarsi con l’emanazione più introspettiva del folk secondo gli Yaşru rappresentata dalla già citata opener e da Hafiz.
Chiude il brano autointitolato, forse il meno brillante dell’album ma solo per il suo andamento relativamente più allegro che ne attenua l’intensità emotiva rinvenibile nelle altre tracce.
Di prossima pubblicazione a cura della WormHoleDeath, che grazie all’orecchio fine di chi la dirige si è accaparrata i servigi degli Yaşru, fondamentalmente Börübay ha un solo difetto, quello di durare troppo poco, perché di musica di simile fattura non se ne ha mai abbastanza: poco male davvero, quando la qualità di un disco raggiunge tali livelli un solo minuto ne vale almeno dieci di opere ben più ridondanti.

 

Tracklist:
1. 552 AD (Börü)
2. Börübay
3. Atalara
4. Nazar Eyle
5. Rüzgarìn Yìrlarì
6. Hafiz
7. Yaşru

Line-up:
Berk Öner – Vocals, Guitars, Ethnic instruments
Batur Akçura – Bass

YASRU – Facebook

Ritorna il 1 ottobre BAND ITALIANE ROCK E METAL

La pagina Facebook riferimento per gli appassionati riparte ed avvia una collaborazione con MetalEyes IYE !

Dopo 6 mesi di stop, Il 1 ottobre riprende vita Band Italiane Rock e Metal , pagina Facebook che, per diversi anni, ha costituito un vero e proprio punto di riferimento per gli appassionati e per gli stessi musicisti.

Per descriverne contenuti e finalità lasciamo direttamente la parola a colei che ne è stata l’artefice, Caterina “Spakka” Zarpellon, una figura tra le più attive nella scena rock/metal nazionale:

Band Italiane Rock e Metal nasce a dicembre 2012, dal mio desiderio di conoscere il panorama underground rock e metal nostrano, di cui ero ignara, e di farne partecipi più persone possibile. Nasce come una vetrina per i curiosi, per chi è stufo della “solita musica” e vuole ampliare le proprie conoscenze. Inizialmente vengono presentate le band, 4-5 con frequenza settimanale, ed inserite in un elenco, che in tre anni è arrivato a contare più di 1.400 band. Oltre a pubblicizzare video e file audio delle band, i loro annunci, live, ricerca membri e scambio date, si è creato un canale di contatto con agenzie di booking, promoters, locali, sale prova, fabbricanti di strumenti, programmi radiofonici. Tra le varie attività della pagina vorrei ricordare un festival organizzato in collaborazione con Breakdown, programma radiofonico di quel periodo, presso le OFFICINE SONORE di Vercelli il 2/11/2013, e diversi live durante il 2014 presso il ROCK SATISFACTION di Castronno (Va); il servizio di recensione tramite SADIK UNDERGROUND REVIEW; il “FEMALE DAY” giornata dedicata alle donne presenti nei vari gruppi rock e metal italiani; il blog, con la pubblicazione delle locandine dei live e del “Video del giorno”; la copertina della pagina che ospitava settimanalmente una band diversa; la mia collaborazione con la testata giornalistica romana TEMPI DISPARI, tramite report dei live e videointerviste alle band.
Per problemi personali ho chiuso a malincuore la pagina a marzo 2016. Ma la passione non si può spegnere ed ora verrà riaperta il 1 ottobre. L’intento rimane lo stesso: essere strumento di diffusione e punto di ritrovo per le band. Avrò l’ausilio di quattro collaboratori, da varie zone d’Italia, con i quali spero di rendere un servizio migliore rispetto precedente. Dato che la pagina è stata cancellata, si ripartirà da zero e le band saranno catalogate in differenti elenchi, a seconda del loro genere di appartenenza, per facilitarne la consultazione.
Vi aspetto numerosi, a supportare le Band Italiane Rock e Metal, dal 1 ottobre!

Le buone notizie non finiscono qui: infatti, noi di MetalEyes IYE siamo onorati di annunciare l’avvio della collaborazione con Caterina, grazie alla quale i nostri contenuti riguardanti la scena underground nazionale saranno raggiungibili anche dalla pagina Band Italiane Rock e Metal, mentre le band che si rivolgeranno a lei avranno la possibilità di attivare un canale di comunicazione diretto con la nostra webzine per quanto riguarda, in particolare, l’invio del materiale e l’ottenimento di una recensione in tempi ragionevoli.

Ovviamente questi sono solo alcuni degli aspetti di una collaborazione che sarà più ampia e certamente fruttuosa, visto che prende le mosse da un comune sentire e dalla volontà di rendere la nostra passione per la musica rock e metal un virus dalla diffusione inarrestabile.
Quindi non resta altro che invitarvi, dal 1 ottobre, a riprendere le buone abitudini quotidiane visitando la pagina Band Italiane Rock e Metal e, già che ci siete, facendo lo stesso anche con MetalEyes IYE.

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Peter Grusel und die Unheimlichen – Peter Grusel und die Unheimlichen

Un album che esalta, violento e rabbioso, puro metallo estremo moderno che, come una diga che cede, rovescia una devastante ondata di groove distruttivo e senza soluzione di continuità.

Certo che mi viene da ridere quando leggo di certi scienziati della carta stampata che non perdono l’occasione di attaccare l’underground, come se fosse un fastidioso effetto collaterale, sapendo benissimo che senza il sottobosco metallico i primi a fare le valigie e tornare dai propri cari (come si dice dalle mie parti) sarebbero proprio loro.

A darmi la carica in questo calda e drammatica fine estate 2016, tanto da partire al contrattacco, è questa fenomenale band tedesca, dal nome che riprende un famoso programma per bambini della tv tedesca, con tutti i componenti del gruppo che assumono il nome di Peter Grusel, così da evidenziare il mood sarcastico della band, ma che quando parte con l’opener Piss Christ è un attimo rendersi conto che non scherzano affatto.
Modern death metal irrobustito da bordate di groove, una produzione esplosiva e un’attitudine hardcore che si schianta a trecento orari contro un muro di brutal death, questo risulta il primo danno ai padiglioni auricolari che i Peter Grusel und die Unheimlichen arrecano con il primo ed omonimo album, un massacro di violenza estrema convogliata in un sound che udite, udite ha nell’appeal il suo strepitoso punto forte.
Infatti i brani che compongono l’album oltre ad essere una lezione di groove, hanno nell’assimilazione istantanea la loro maggiore dote: i cinque Peter Grusel con in testa una sezione ritmica da manicomio ed un vocalist stratosferico nel suo rabbioso growl, tengono sotto tiro l’ascoltatore con i cannoni, pronti a far fuoco dal primo all’ultimo secondo dell’album.
Immaginatevi i Soil di Scars in versione brutal, o i Pantera con la fissa per il death metal e più o meno avrete un’idea di che cosa vi aspetta all’ascolto delle varie e tonanti Crawling The Shitpipe, Abbatoir, Cast Away e Scumfuck.
Un album che esalta, violento e rabbioso, puro metallo estremo moderno che, come una diga che cede rovescia una devastante ondata di groove distruttivo e senza soluzione di continuità, bellissimo.

TRACKLIST
1. Piss Christ
2. Broke
3. Crawling The Shitpipe
4. Jeffrey
5. Cast Away
6. Abattoir
7. Waste Of Skin
8. Junkie
9. The Vulture
10. Scumfuck
11. Slaughtering Sheep
12. Abattoir (live)

LINE-UP
Peter Grusel – Vocals
Peter Grusel – Guitars
Peter Grusel – Guitars
Peter Grusel – Bass
Peter Grusel – Drums

PETER GRUSEL UND DIE UNHEIMLICHEN – Facebook

Demoncy – Faustian Dawn

Il suono è grezzo, le chitarre distorte in maniera quasi pacchiana, la batteria sembra un osso che viene percosso sul cranio di un cadavere, la voce è un continuo growl di diversi elementi, la sensazione è di un diabolico dimenarsi, e tutto ciò è meraviglioso.

Ristampa definitiva da parte della Nuclear War Now per questo grande classico del black metal americano.

Originariamente uscito nel 1993 questo disco è stato una delle opere seminali del verbo del nero metallo nel nuovo mondo. Insieme a Profanatica, Grand Belial’s Key e Black Funeral, i Demoncy sono stati i padri putativi del black metal americano, che è una costola davvero interessante del movimento black mondiale. Come si può ascoltare in nuce in questo fondamentale disco, gli americani il black metal lo fanno maniera differente, più ampia dal punto dal punto di vista musicale, con molti elementi differenti rispetto al black metal europeo, e diversamente rispetto al black sudamericano. Col passare degli anni il movimento black è progredito, ma questo disco rimane un vera chicca. Il suono è grezzo, le chitarre distorte in maniera quasi pacchiana, la batteria sembra un osso che viene percosso sul cranio di un cadavere, la voce è un continuo growl di diversi elementi, la sensazione è di un diabolico dimenarsi, e tutto ciò è meraviglioso. In Faustian Dawn c’è tutto quello che vi fa amare il black, ed è anche il motivo per cui questo disco è stato ristampato molte volte, ma questa è la ristampa definitiva, poiché Ixithra stesso ne ha curato la rimasterizzazione e Chris Moyen, che aveva disegnato la copertina originale, ha fatto un dipinto fantastico per l’occasione. Ma la storia non finisce qui : questa è una ristampa, mentre presto uscirà il nuovo disco del gruppo, il primo da molti anni.
Il demone continua a dibattersi per la nostra lussuriosa soddisfazione.

TRACKLIST
1.Whispers of Undesired Destinies
2.Winter Bliss
3.Satanic Psalms
4.Descending Clouds of Immortality
5.Denial of the Holy Paradise
6.Enchanted Woods of Forgotten Lore
7.Hidden Path to the Forest Beyond
8.Chill Winds of Time
9.Full Moon Twilight
10.Departure of the Dismal

LINE-UP
Ixithra – Vocals
Necreon – Bass
Vorthrus – Drums

DEMONCY – Facebook

Beelzefuzz – The Righteous Bloom

Se l’hard rock classico continua a regalarvi emozioni anche nel nuovo millennio, lasciate perdere per una volta i soliti nomi e fate vostro questo ottimo The Righteous Bloom.

Negli ultimi anni l’heavy rock ha riscoperto i suoni vintage provenienti sopratutto dagli anni settanta, ottime realtà sono nate praticamente in tutto il mondo, specialmente in Italia e nei paesi nord europei, ma gli Stati Uniti continuano a fare la voce grossa quando si parla di hard rock stonerizzato e psichedelico.

Ancora nella cerchia ristretta del mondo underground il genere propone band dall’alto potenziale qualitativo e varie nell’approcciarsi al sound classico, così che non è poi difficile imbattersi in lavori dannatamente coinvolgenti e dallo spirito rock d’annata.
Il quartetto dei Beelzefuzz, arriva dal Maryland, questo è il suo secondo lavoro dopo l’esordio omonimo uscito nel 2013, ed intitola l’album riprendendo il nome della prima incarnazione del gruppo, The Righteous Bloom.
Capitanata dal bravissimo e talentuoso chitarrista/cantante Dana Ortt, la band propone un rock vintage che richiama a sé sia il doom classico che l’hard blues settantiano, in una miscela esplosiva di suoni colorati e psyihedelici.
Il sound della band ha il pregio di tirare dritto arrivando al nocciolo della questione, senza perdersi troppo in lunghe e fumose divagazioni stoner: come detto sono il doom e l’hard rock che, insieme, comandano le operazioni e la fruibilità ne giova assai, presentandoci undici brani freschi, ben suonati e come detto dal sound vario.
Dana Ortt è un chitarrista dal tocco secco e preciso, il suo lavoro fa da gettata alle fondamenta di un sound ricco di spunti, il tono evocativo dalle reminiscenze doom mantiene ben legato il cordone ombelicale che il gruppo ha con la musica del destino, anche quando lo spirito blues rock prende il sopravvento.
Ne escono undici brani dall’alto potenziale, le melodie vincenti non mancano e le ritmiche vanno di pari passo con questo sali e scendi di umori vintage: non mancano tra i solchi di The Soulless, Eternal Waltz e la stupenda Nebulous riferimenti ai gruppi storici, così che è un attimo ritrovarsi tra le orecchie suoni nel passato in mano a Uriah Heep, Black Sabbath, Pentagram e Led Zeppelin, racchiusi in un arcobaleno psichedelico dai colori accesi.
Se l’hard rock classico continua a regalarvi emozioni anche nel nuovo millennio, lasciate perdere per una volta i soliti nomi e fate vostro questo ottimo The Righteous Bloom.

TRACKLIST
1. Nazriff
2. The Soulless
3. Hardluck Melody
4. Rat Poison Parfait
5. Eternal Waltz
6. Within Trance
7. Nebulous
8. The Righteous Bloom
9. Sanctum & Solace
10. Dying On The Vine
11. Peace Mind

LINE-UP
Dana Ortt – Lead vocals/guitar
Darin McCloskey – drums
Greg Diener – Lead guitar/vocals
Bert Hall – Bass guitar

BEELZEFUZZ – Facebook

TRE CHIODI

Overdub Recordings è lieta di annunciare l’entrata dei Tre Chiodi nel proprio roster.

Overdub Recordings è lieta di annunciare l’entrata dei Tre Chiodi nel proprio roster.

Il power trio padovano esprime una mistura sonora di difficile catalogazione dove stoner, grunge, psichedelia e alternative rock si fondono insieme.
L’italiano è la lingua che viene scelta per veicolare l’urgenza espressiva della band e penetrare la scorza della quotidianità.

Il debut album “Murmure” parte dalla curiosità di indagare la materia della quale è composto il corpo umano.
“Murmure” raccoglie le voci di nove parti del corpo che hanno ispirato nove storie.
Il risultato è un rock marcio, teso, pesantemente contaminato, innestato su liriche che nascono dall’ascolto del corpo.
L’album è stato registrato, mixato e masterizzato da Francesco Fabiano al Franz Suono Studio di Padova.

La release digitale è prevista per il 2 Ottobre, e anticiperà di qualche settimana quella fisica in tutta Europa via Code7/ Plastic Head.

TRE CHIODI – Facebook

TESSERACT

Video musicale per la traccia “Hexes”

I TesseracT, hanno da poco realizzato un video musicale per la traccia “Hexes” diretto da George Laycock(Blacktide Phonic/Visual) e concettualizzato dal cantante Daniel Tompkis e dal bassista Amos Williams.

Questo è il secondo videoclip che la band ha realizzato dal suo recente nuovo Ep “Errai” uscito in occasione della nuova “Polaris Tour Edition” pubblicata lo scorso 16 Settembre su KScope/Audioglobe.

Insieme al nuovo video possiamo dare anche uno sguardo al “dietro le quinte” del set nel quale è stato girato con un “making of” che ci svela i misteri del bellissimo filmato realizzato in 4 differenti location inglesi tra cui anche la capsula Columbus del Leicester National Space Centre

Making of: https://www.youtube.com/watch?v=dRESGXK5MMw

La nuova  Polaris Tour Edition è disponibile in doppio CD e in digitale! Errai è disponibile da solo in Vinile trasparente da 180g più codice download

DISC 1
1. Dystopia
2. Hexes
3. Survival
4. Tourniquet
5. Utopia
6. Phoenix
7. Messenger
8. Cages
9. Seven Names

DISC 2 – Errai EP
1. Survival (Re-imagined)
2. Cages (Re-imagined)
3. Tourniquet (Re-imagined)
4. Seven Names (Re-imagined)

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