Khepra – Cosmology Divine

Cosmology Divine è un’opera da non perdersi per alcun motivo, specialmente se si apprezza il symphonic death con sfumature folk orientali

Esordiscono per Rain Without End i turchi Khepra, intrigante realtà in grado di fondere umori mediterranei e mediorientali con il death sinfonico.

In effetti, i nostri fino a qualche tempo fa si chiamavano Gürz ed erano dediti ad una più canonica forma di folk metal: il salto di qualità stilistico li porta oggi scendere su un ipotetico stesso terreno degli attuali Septicflesh, ma questa è un’indicazione di massima, visto che in Cosmology Divine vi sono anche altre nobili sfumature.
Indubbiamente il trio di Istanbul prende ispirazione dal sound proveniente dalle sponde opposte dell’Egeo (Septicflesh, come detto, e Rotting Christ) ma anche da quelle del Mediterraneo sudorientale (Orphaned Land), innestandovi mirabilmente la proprie radici folk: il risultato è convincente sia quando attinge in maniera piuttosto scoperta all’operato della band dei fratelli Antoniou (We Are Descending, Obsession of the Mad, l’elaborata Cosmology Divine) sia quando spingono maggiormente sul versante black death (Ara Hasis, la magnifica Enki, Evil Incarnate).
L’interpretazione vocale di Dou Kalender è efferata il giusto e viene accompagnata da una prova di grande qualità da parte di una band di indiscusso spessore; non deve sminuirne l’operato, d’altro canto, il fatto che la commistione tra metal estremo, pulsioni sinfoniche e folklore mediorientale sia già stata introdotta in precedenza da altri: il sound dei Khepra è sufficientemente personale e ricco di inventiva e, tutto sommato, sembra a tratti persino più ispirato rispetto alle ultime uscite delle citate band di riferimento.
In buona sostanza, Cosmology Divine è un’opera da non perdersi per alcun motivo, specialmente se si apprezzano di base queste particolari sonorità.

Tracklist:
1. Atra Hasis
2. Enki (Diaries of a Forgotten God)
3. Desolation
4. We are Descending
5. Obsession of the Mad
6. Steps of Immortality
7. Evil Incarnate
8. Into the Cosmic Disharmony
9. Cosmology Divine
10. Through the Cosmic Web of Voids

Line-up:
Kenan Turandar – Bass
Dou Kalender – Vocals, Guitars
Tolga Köker – Guitars
Erce Arslan – Drums

KHEPRA – Facebook

Moon – Render the Veils

Miasmi , vortici, uragani e vertigini possono sostenere a malapena un’isteria immaginifica in cui ottanta minuti vengono sostenuti a malapena.

Dopo la catastrofe rimane solo l’eco impronunciabile del dramma. Miasmyr Moon conferma il suo status, devoto al manifesto intitolato “Caduceus Chalice” firmato nel 2010 in Australia, terra nativa di credenze, rituali e fantasie bizzarre.

“Apparitions ” e “Blood”, in quanto ep, sono stati dei validi tentativi per creare le basi di un pavimento marcio e lercio, aggettivi che suonano bene come chiasmo per definire lo stile unico e riconoscibile !
Non ci sono paragoni che possano competere come esempi e per questo è ancora più godibile l’ascolto che ci riporta in un ossario, probabilmente, dopo un alluvione o uno smottamento. Render the Veils ha lo stesso schema del precedente disco,  unico nel suo genere e nella futura cronologia, ma con un’attenzione maggiore nel suono. A malapena si distingue cosa venga suonato (gli Abruptum nel 90 avevano suoni ben più definiti) e la lontananza sonora crea un effetto cosmico e interstellare riconducibile solo ad un viaggio catartico che l’anima compie al momento del decesso. Miasmi , vortici, uragani e vertigini possono sostenere a malapena un’isteria immaginifica in cui ottanta minuti vengono sostenuti a malapena. E non di certo perché sia mal suonato. Neptune Towers risulta addirittura più ostico, per cui i fan di Moon possono solo essere contenti del nuovo prodotto; i neofiti come me possono invece rimanere sbalorditi con una nuova scia da seguire per strade buie e desolate come pomeriggi soleggiati a 35° all’ombra. Undici tracce compatte, escatologiche e rinunciatarie possono fare da sottofondo per qualsiasi situazione, sembra cinico dire che in solitudine o in compagnia l’effetto è travolgente: non c’è bisogno di alcuna alterazione artificiale per sentire calare la notte o il giorno. Dipende da quale sia l’emisfero (o pianeta) in cui ci troviamo.

TRACKLIST
1. Immolation Euphoria
2. Modraniht
3. Oration as Vessel of the Void
4. Casting the Shadow
5. As Stars Merge with Ice
6. Souls Secreted in Transparent Cells
7. Tunnels of Lost Thoughts
8. Hanged at the Gates
9. Mirror of Black Souls
10. Corrosion Delirium
11. Cold Delusions

LINE-UP
Miasmyr Moon

MOON – Facebook

Ade – Carthago Delenda Est

Carthago Delenda Est è fin qui la migliore opera creata dal gruppo romano che, con l’aiuto della Xtreem, potrebbe ritagliarsi un suo spazio importante nella scena estrema europea.

Che la Xtreem sia ormai una garanzia di qualità per i fans del metal estremo legati a sonorità death non è una novità: la label spagnola sono anni che ci delizia con ottimi lavori partoriti in ogni parte del mondo e questa volta immette sul mercato l’ultimo lavoro di un gruppo made in Italy, i centurioni Ade.

La band capitolina arriva così al traguardo del terzo full length non prima di aver firmato con il sangue cartaginese il contratto che la lega alla label di Dave Rotten, un ottimo colpo visto il potenziale del quintetto romano.
Carthago Delenda Est continua la tradizione del gruppo, che al proprio metal estremo amalgama atmosfere epiche, guerresche, a tratti cinematografiche e concept basati sulla storia dell’antica civiltà romana, con quella ateniese la più influente ed importante del Mediterraneo.
Gli Ade questa volta ci portano alla conquista di Cartagine e lo fanno con il loro death metal a metà strada tra quello di ispirazione statunitense e quello proveniente dall’est europeo, molto ben eseguito a livello tecnico ed ispirato nelle soluzioni orchestrali.
Il sound non molla la presa ci ritroviamo al centro dello scontro, la carica devastante degli elefanti, le spade e gli scudi che scivolano dalle mani dei guerrieri feriti a morte, l’epicità che regna sovrana ad ogni passaggio, valorizzata da sfumature folkeggianti, sono sorrette da ritmiche tecnicissime e veloci, colme di cambi di tempo e monumentali riff che imprimono alla proposta del gruppo una marcia in più ed una brutalità che non mancherà di far proseliti anche tra gli amanti del death metal più estremo.
Le orchestrazioni non fanno che rendere ancora più epico e magniloquente il sound dei brani che, dalla title,track, opener dell’opera, ci scaraventa come una macchina del tempo in piene guerre puniche.
Grande il lavoro della sezione ritmica, un martello pneumatico impazzito, mentre le asce costruiscono riff su riff e solos che risultano squarci mortali procurate da daghe affilate come rasoi, il growl è brutale, e nasconde dietro l’elmo un mostruoso e crudele condottiero.
Carthago Delenda Est va ascoltato tutto di un fiato, così che vi sembrerà di rivivere le cruente gesta dei soldati romani: come in un kolossal cinematografico, i barriti degli elefanti, i chorus sospesi nel tempo in apertura di Annibalem, l’atmosfera pregna di epica carneficina ed orgogliosa conquista di Excidium, vi regaleranno cinquanta minuti di metal estremo, a tratti entusiasmante.
Carthago Delenda Est è fin qui la migliore opera creata dal gruppo romano che, con l’aiuto della Xtreem, potrebbe ritagliarsi un suo spazio importante nella scena estrema europea.

TRACKLIST
1. Carthago Delenda Est
2. Across the Wolf’s Blood
3. Annibalem
4. With Tooth and Nail
5. Dark Days of Rome
6. Scipio Indomitus Victor
7. Mare Nostrum
8. Zama: Where Tusks Are Buried
9. Excidium
10. Sowing Salt

LINE-UP
Traianvs – vocals
Fabivs – guitars
Caligvla – bass
Nero – guitars
Commodvs – drums

ADE – Facebook

Komatsu – Recipe For Murder One

Una forte struttura grunge, un grande cuore melodico e tante distorsioni.

Gli olandesi Komatsu sono la dimostrazione suonante che ci sono gruppi validissimi che non hanno ancora lo scenario che meritano.

Nati nel 2010, dopo un primo ep autoprodotto nel 201, nel febbraio del 2013 danno alle stampe Manu Armata il loro primo disco. Dopo di che hanno avuto un’intensa attività dal vivo, dato che hanno suonato di spalla a tutti i grandi nomi della scena, come i Queens Of The Stone Age, i Karma To Burn, i Clutch, gli High On Fire e tanti altri.
Ascoltando questo disco si vine colpiti da meraviglia, sopratutto quelli che hanno vissuto la breve ma gloriosa stagione del grunge, che a discapito di una durata non lunghissima ha prodotto cose eccelse, e ha lasciato un’impronta importantissima. Sin dalla prima Scavenger si respira un’aria davvero diversa in casa Komatsu, i giri di chitarra e le evoluzioni della sezione ritmica sono al servizio di un’idea ben precisa di musica, ovvero quello di creare un magma sonoro attivo e coinvolgente, dove tutto gira alla perfezione toccando generi diversi, dallo stoner ad un hard rock mutato. Questi olandesi riescono ad essere davvero coinvolgenti, e stupisce che non abbiano una fama commisurata alla bravura espressa in questo disco, ma forse proprio questa uscita li porterà dove devono stare. Il disco nella sua interezza è uno dei meglio strutturati che si possano sentire ultimamente, nel senso che la composizione è eccelsa, e che non si lascia una pagina bianca od un momento di vuoto temporaneo, perché come nel viaggio da oppiaceo la bolla è perfettamente tonda.
Ci si chiede perché non si possa sempre stare come quando si ascolta questo disco, perché non si possa vivere avvolti da una nube di Komatsu, con il loro groove davvero godibile. Ma come tutti sappiamo non si può vivere come si vuole, anche se questo cd migliora nettamente la nostra vita. Si viene trascinati sulla nave olandese da tanti uncini, ballando come non vi ricorderete da tempo, e la vostra dopamina vi chiederà di cercare questo disco e di metterlo nel lettore.
Ricapitolando, una forte struttura grunge, un grande cuore melodico e tante distorsioni.
Un gruppo davvero grande ed un disco che bisogna essere sordi per non poterlo apprezzare.

TRACKLIST
1 Scavenger
2 The Sea Is Calm Today
3 So How’s About Billy?
4 Lockdown (featuring NICK OLIVERI)
5 A Dish Best Served Cold
6 WTF?!
7 Recipe for Murder One
8 There Must Be SOmething in Your Water
9 The Long Way Home
10 Against All Odds
11 Breathe

LINE-UP
Mo Truijens: Guitar, Lead vocals
Mathijs Bodt: Guitar
Martijn Mansvelders: Bass
Joris Lindner: Drums

KOMATSU – Facebook

Svartanatt – Svartanatt

Svartanatt è è un album consigliabile agli amanti dei suoni vintage, ma siamo ancora qualche passo indietro rispetto ai lavori dei gruppi che in questi ultimi anni hanno dato lustro alla rivisitazione dell’hard rock classico.

Tralasciando la copertina, bruttina in verità, l’esordio sulla lunga distanza dei rockers svedesi Svartanatt si può certo considerare un buon esempio di rock vintage, legato al decennio a cavallo tra gli anni sessanta e settanta, periodo di grande musica rock che la band di Stoccolma interpreta a suo modo, rileggendo la lezione dei gruppi storici di quel periodo.

Molto più europeo che americano, il sound del gruppo si destreggia in modo elastico tra Led Zeppelin, Black Sabbath e quel tocco di blues che, a tratti, compare a valorizzare una parte dei brani che compongono un lavoro, capace di attirare l’attenzione per l’interpretazione sanguigna del vocalist Jani Lehtinen e per il buon lavoro chitarristico di Felix Gåsste, nonostante una produzione che segue il mood vintage del disco
L’organo, strumento che avvolge di reminiscenze purpleiane la musica del gruppo, è suonato con ottimo gusto da Martin Borgh, mentre Daniel Heaster e Martin Borgh rispettivamente batterista e bassista, accompagnano con buona fantasia questo viaggio nel rock classico.
Chiaramente un album del genere racchiude in sé l’aspetto più derivativo della musica rock odierna, specialmente se si guarda al genere: non un difetto, almeno per il sottoscritto, ma una buona ragione per fare in modo che il talento faccia la differenza.
Gli Svartanatt potenzialmente ci sono, la loro musica si sposa con un’aura drammatica, specialmente nei brani più intimisti ed intrisi di blues ( la splendida Thunderbirds Whispering Wind), il loro approccio essenziale si amalgama ad una voglia di spingere e di ricamare la propria musica con solos che strappano emozioni, ma non sempre riescono a trovare il quid giusto (Dreams) per elevare il proprio sound a qualcosa di più di un buon lavoro.
Insomma, Svartanatt è è un album consigliabile agli amanti dei suoni vintage, ma siamo ancora qualche passo indietro rispetto ai lavori dei gruppi che in questi ultimi anni hanno dato lustro alla rivisitazione dell’hard rock classico; la band comunque possiede i mezzi per colmare il gap nelle prossime occasioni.

TRACKLIST
1.Filled Up With Darkness
2.Times Are Changing
3.Demon
4.Nightman
5.Thunderbirds Whispering Wind
6.Dreams
7.Rocket
8.Dead Mans Alley
9.Secrets Of The Earth
10.Destination No End

LINE-UP
Jani Lehtinen – Vocals,Guitar
Felix Gåsste – Guitar
Mattias Holmström – Bass
Daniel Heaster – Drums
Martin Borgh – Organ

SVARTANATT – Facebook

NOVERIA

Forsaken: nuovo album in uscita il 28 ottobre per i Noveria.

‘Forsaken’ é il nuovo album dei maestri del Progressive Metal Noveria. Il disco é un concept basato sui cinque stadi di reazione alla prognosi mortale di Elisabeth Kübler-Ross, scritto in memoria di una giovane donna che é stata strappata all’affetto dei suoi cari da una forma molto aggressiva di cancro. Ognuno dei brani del disco descrive i diversi stati d’animo di una persona che affronta una malattia terminale, provando sentimenti come diniego, rabbia, depressione e, da ultimo, accettazione del proprio destino.

Un trailer che illustra i tratti salienti del disco é disponibile qui:

‘Forsaken’ sará disponibile a partire dal 28 Ottobre 2016 su Scarlet Records. Maggiori dettagli verranno rilasciati a breve.

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ABORYM

I dettagli del nuovo album degli Aborym

ABORYM reveal cover, tracklist and guest musicians for new album; MINISTRY’s Sin Quirin on guest guitars and VASCO ROSSI’s Guido Elmi behind post-production
Italy’s legendary industrial/electro metallers, ABORYM, have revealed an impressive list of names behind their upcoming seventh album, “Shifting.negative” (including Sin Quirin of Ministry and Guido Elmi of Vasco Rossi fame). The band has also unveiled the full trackilst and cover, made by French artist David Cragne (Asymetric Entity).

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The new album has been engineered by Emiliano Natali (Fear No One Studios), Teo Pizzolante (Braingasm Lab) and Luciano Lamanna (Subsound Studios). In the nearest future it will be mixed and mastered by Grammy-award winning Marc Urselli at Eastside Sound Studios (Lou Reed, John Zorn, Mike Patton) in New York.

Guido Elmi (Vasco Rossi’s legendary producer & manager) has been revealed as the post-production sound supervisor behind “Shifting.negative”. Fabban commented:

“We are working with a real professional, a true legend, probably our biggest fan and a great friend. Please join us in welcoming mr. Guido Elmi. No need to say Guido is Vasco Rossi’s producer & manager over the past 30 years and he has worked as producer with dozens of artists including Stadio, Skiantos, Gaznevada, Steve Rogers Band, Clara & Black Cars and many others. Today he’s also a singer and songwriter”.

“Shifting.negative” was recorded in the following line-up: founder Fabban on programming, modulars, synth and vocals, multi-instrumentalist Dan V on guitars and bass, Davide Tiso (Niō, Gospel of the Witches, ex-Ephel Duath) on guitars and Stefano Angiulli behind synths and keyboards. ABORYM’s ranks also include a long time associate RG Narchost, who’s a live musician for the band.

There’s also a long list of guest musicians involved in the album, most noticeably featuring Sin Quirin of Ministry fame on guitars. Other contributors include: Ricktor (The Electric Hellfire Club), Pier Marzano (Koza Noztra), drummer Andrea Mazzucca, vocalists Victor Love (Dope Stars Inc., Victor Love), Cain Cressall (The Amenta) and Nicola Favaretto N-ikonoclast. Further there’s Greg Watkins (Static of Masses, Order Sixty Six) and Luciano Lamanna on modular synths, Kelly Bogues (Zogthorgven) delivering additional ambient noise, Joel Gilardini (The Land Of The Snow, Mulo Muto, Black Machineries) on additional treated guitars, electronics & (D)ronin, Ben Hall (Silent Eretic) on power-electronics and Tor Helge Skei (Manes) on ambient-electronics. There’s also Tokyo based artist Youko Heidy responsible for experimental noise and FX and Leja Siv Harju who wrote the lyrics to “Going new places”.

Tracklist:
1. Unpleasantness
2. Precarious
3. Decadence in a nutshell
4. 10050 cielo drive
5. Slipping throught the cracks
6. You can’t handle the truth
7. For a better past
8. Tragedies for sales
9. Going new places
10. Big h

“Shifting.negative” is set to be released on Agonia Records at a date yet to be determined. More news will follow soon.

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Elepharmers – Erebus

Un’opera che ti avvolge come un serpente, ti ipnotizza con le sue letali spire e ti ingoia senza che tu te ne accorga

L’Italia del rock e del metal ha trovato una sua chiara identità in questi ultimi anni, perdendo completamente quel fastidioso provincialismo nei confronti delle scene oltreconfine.

Se il metal classico ed estremo ha sempre patito l’esterofilia di fans e addetti ai lavori, il rock ha vissuto per decenni all’ombra dei soliti nomi provenienti dalla scena cantautorale o dal progressive settantiano.
Con il successo dell’hard rock stonerizzato e dai rimandi al decennio settantiano per esempio, negli ultimi tempi band dalle indubbie capacità sono nate nel nostro paese, molte giocandosela alla pari con le più note realtà straniere.
Sulle due isole maggiori i caldi venti che soffiano dal deserto africano trasformano il territori nelle soleggiate ed invivibili pianure arse dal sole della Sky Valley, non è un caso infatti che i migliori gruppi di genere provengano dalla Sicilia e dalla Sardegna.
Ed in Sardegna nascono nel 2009 gli Elepharmers, gruppo di Cagliari al secondo lavoro per Go Down Records dopo l’ottimo debutto Weird Tales from the Third Planet, uscito tre anni fa.
Aprite bene le orecchie cari miei rockers, perché Erebus risulta un altro straordinario lavoro di musica stonata che raccoglie l’eredità delle grandi band degli anni settanta, la fa amoreggiare tra la sabbia del deserto con il sound dei gruppi statunitensi della scena stoner e la scaraventa nel 2016, per un sabba psichedelico lungo quarantadue minuti.
Difficile trovare un brano che non catalizzi l’attenzione, ipnotizzando l’ascoltatore perso in questo vagare per una galassia di suoni e note che clamorosamente, pur non nascondendo le proprie fonti di ispirazione, riesce nell’impresa di risultare personale e tremendamente affascinante.
Gli undici minuti strumentali della title track basterebbero ad altre band per costruirci un’intera discografia, una bomba sonora che esplode senza pietà nei nostri padiglioni auricolari, scheggiando irrimediabilmente i crani di chi senza precauzioni si avvicina troppo al sound degli Elepharmers.
Psichedelia, doom, hard rock, blues sporcato di stoner, continuano a dettare legge nello spartito del gruppo, molto più liquido rispetto al debutto, come se il calore letale del sole ha trasformato la pietra in lava.
E The River, appunto, è un fiume di lava sabbatica che scende inesorabile dalla cima del monte da dove lo stregone lancia i suoi anatemi, per distruggere qualsiasi forma di vita incontri nel suo inesorabile e lento incedere.
Cannibal Supernova, un piccolo gioiello di stoner psichedelico, non da tregua alle nostre povere menti, ormai in balia dell’ipnotico sabba creato dal quartetto sardo, ma il blues acustico dal flavour zeppeliniano e dalle atmosfere southern di Of Mud And Straw lasciano che il nostro corpo e la nostra mente, si perdano per non ritrovarsi più nell’oscura danza della conclusiva Nereb.
Un’opera che ti avvolge come un serpente, ti ipnotizza con le sue letali spire e ti ingoia senza che tu te ne accorga, uno dei dischi dell’anno nel genere, parola di MetalEyes.

TRACKLIST
1. Erebus
2. Spiders
3. The River
4. Cannibal Supernova
5. Of Mud And Straw
6. Deneb

LINE-UP
El Chino – vocals; rhythm guitar; bass; harmonica
Andrea “Fex” Cadeddu – lead & rhythm guitars –
Maurizio Mura – drums
Matteo “Baro” Carta- synth, bass, vocals

ELEPHARMERS – Facebook

https://www.youtube.com/watch?v=fqXiBIUSJ90″>

• DESCRIZIONE SEO / RIASSUNTO
, uno dei dischi dell’anno nel genere, parola di metaleyes.

Cypecore – Identity

La musica dei Cypecore pesca dal melodic death metal scandinavo dal thrash/groove americano fusi con dosi letali di ritmi ed atmosfere industrial.

La label svedese Adulruna records licenzia il terzo parto di questa creatura nata in Germania che di nome fa Cypecore.

Una band che senza tanti fronzoli ha dato alla luce tre lavori sulla lunga distanza, serza perdersi con lavori minori, da quando nel 2008 uscì Innocent, seguito da Take the Consequence due anni dopo.
Sono passati dunque sei anni dall’ultimo lavoro e Identity conferma la buona proposta del gruppo, un death metal melodico violentato da ritmiche thrash, tanto groove ed una vena industriale che riempe di atmosfera apocalittica e moderna il sound.
Undici tracce comprese di intro ed outro più una bonus track finale, completano questo lavoro che risulta una mazzata niente male, non dimenticando l’importanza della melodia, inserita a valanga nell’uso della doppia voce e nei molti solos e che rendono i Cypecore un buon ascolto anche per gli amanti del classico death metal melodico.
Identity funziona, i colpi mortali e distruttivi inferti da brani come Saint Of Zion, My Confession, Drive e The Void non risparmiano nessuna delle vittime cadute sotto il bombardamento cyber/thrash che la band scatena, l’aura moderna ed estrema rimane intatta anche quando la voce pulita e le melodie chitarristiche smorzano l’effetto devastante che la band riesce ad emanare amalgamando le sue principali influenze concentrandosi, magari troppo, su ritmiche decisamente sostenute.
L’outro strumentale che rivendica l’anima cyber del gruppo, potrebbe essere l’inizio di una virata decisa verso l’industrial, magari sempre sostenuto dalle varie correnti musicali in seno della band; si sente ancora forte l’odore di Soilwork tra le trame di Identity, non un male, semmai un dettaglio, ma la propensione industrial è quella che a mio parere va assolutamente curata da parte del quintetto tedesco.
Identity comunque rimane un buon lavoro, l’impatto è terremotante, così come di livello la produzione, le idee non mancano ed il gruppo ne esce compatto ed estremo il giusto per non deludere gli amanti del metal più moderno.

TRACKLIST
1. Intro
2. Saint of Zion
3. Where the World Makes Sense
4. My Confession
5. Hollow Peace
6. Identity
7. Drive
8. A New Dawn
9. The Abyss
10. The Void
11. Outro
12. The Hills Have Eyes

LINE-UP
Christoph “Chris” Heckel – Bass
Tobias Derer – Drums
Nils “Nelson” Lesser – Guitars
Christoph “Greek” Rogdakis – Guitars, Keyboards
Dominic Christoph – Vocals

CYPECORE – Facebook

Ars Moriendi – Sepelitur Alleluia

Ars Moriendi è un black metal davvero differente, essendo il black solo un punto fermo di partenza, poiché qui dentro troviamo tantissimo, soprattutto una trama compositiva molto vicina al jazz.

Nel medioevo, non quello che stiamo vivendo ma l’altro, quello migliore, e fino al diciassettesimo secolo, la sera della Septuagesima, ovvero la settantesima sera prima della pasqua cristiana, il coro della chiesa seppelliva simbolicamente l’Alleluia durante un funerale simbolico.

Ciò perché l’Alleluia nella liturgia cristiana rappresenta la gioia, per cui il suo seppellimento indicava l’inizio di un duro periodo di meditazione e di pentimento, dove non vi era spazio per gioia e felicità, il tutto nel più pieno spirito medioevale.
Come si poteva esprimere questi sentimenti se non con del black metal, come quello di Arsonist, l’uomo dietro a Ars Moriendi? Questo disco è costruito intorno ad un accadimento liturgico, per espandersi come il ghiaccio nelle fredde notti d’inverno. Il seppellimento dell’Alleluia è il preteso per ricercare con un atmospheric black all’interno dell’animo medioevale la ragione per questa lunga penitenza, indagano un volta di più il nostro male oscuro, che è peggiorato da quando c’è il cristianesimo. Ars Moriendi è poi un black metal davvero differente, essendo il black solo un punto fermo di partenza, poiché qui dentro troviamo tantissimo, soprattutto una trama compositiva molto vicina al jazz. Grazie a tutti questi elementi il disco funziona benissimo, ed è un notevole documento sonoro, una dimostrazione che con il black si possono fare grandi cose, poiché riesce a descrivere benissimo alcuni stati d’animo che si legano chimicamente alle ombre, che sono dentro e fuori di noi. Il mondo di Ars Moriendi è perduto per la maggior parte degli umani, ma chi ascolterà questo disco con uno certo spirito, ritroverà molte cose importanti. Il metal viene percorso per gran parte, con alcuni riff che ci riportano al vero metal anni ottanta, per poi arrivare addirittura ad inserti trip hop. Varietà ma non confusione, ed una grande forza compositiva per un album molto bello, moderno ma antico nello stesso tempo.

TRACKLIST
01. Sepeliture
02. Ecce homo
03. A La Vermine
04. Je Vois Des Mortes
05. Fleau Francais

ARS MORIENDI – Facebook

Colemesis – Vivisección (re​-​release)

Il gruppo agitava le acque davanti alle coste del paese centroamericano con dosi massicce di growl profondi ed assassini, e la poca tecnica veniva sostituita dall’impatto e dalla voglia di far male.

Uscito originariamente in cassetta nel lontano 1992, viene ora ristampato dalla Symbol of Domination Prod. il primo demo dei costaricani Colemesis, band come detto attiva dai primi anni novanta e realtà della scena del loro paese.

Solo due full length per il gruppo centroamericano (Still Oppression Rules del 1995 e Hellritage uscito tre anni fa), una carriera interrotta più volte ed una serie di ep e singoli, troppo poco per considerarli una band storica del genere, anche se Vivisección ,considerato l’anno di uscita, mostra una sufficiente vena estrema dal classico stile sudamericano, pescando dal death metal Bay Area e infarcendolo di sonorità thrash con una predisposizione evil senza compromessi.
Il gruppo all’epoca agitava le acque davanti alle coste del paese che divide il continente americano con dosi massicce di growl profondi ed assassini, e la poca tecnica veniva sostituita dall’impatto e dalla voglia di far male; la produzione non è delle migliori ovviamente, ma in giro si sente di peggio, specialmente se consideriamo l’anno di uscita e i pochi mezzi a disposizione dei quattro deathsters costaricani.
Massiccio pezzo di metal estremo che più underground di così non si può, Vivisección aggiunge poco al genere ma promette di far conoscere una realtà estrema che vive ancora oggi, pur con tutte le difficoltà che la provenienza impone.
Siamo nel death metal old school di estrazione statunitense e i Colemesis richiamavano il sound delle migliori band dei primi anni novanta come Morbid Angel e Obituary: dunque, se siete fans accaniti del genere un ascolto potrebbe riservarvi il piacere nel conoscere vecchi adepti, magari sconosciuti ai più delle sonorità estreme di scuola death metal.

Tracklist:
1. Intro Otomicosis
2. Paralelismo Humano
3. Viviseccion
4. Hypergeo
5. Equilibrio Capital
6. Outro
7. Maldicion Malinche

Lineup:
Fabbian Bonilla: Vocals / Guitar
Gabriel Molares: Guitar
Michael Mory: Bass
Emilio Cortes: Drums

COLEMESIS – Facebook

MYR

L’album Habits in uscita il 4 novembre per Revalve Records

“Habits” in versione Cd e 2° edizione digitale

Acclamati dalla critica dopo I’uscita in digitale del loro secondo album “Habits”, uscito a marzo per Areasonica, i MYR tornano e vestono i colori della casata Revalve per la release di “Habits” nella sua seconda edizione digitale e stampato in prima edizione nella classica versione Cd che sarà in distribuzioni mondiale dal 4 novembre 2016.
Registrato agli OuterSound Studios da Giuseppe Orlando, “Habits” si snoda in un post-prog che sprigiona un incredibile personalità. L’album è una riflessione sulla condizione e la vita dell’uomo occidentale.
La modalità con la quale questa riflessione è espressa è un cinismo a tinte cupe.
Non si tratta di un concept-album, ma tutte le canzoni analizzano, attraverso temi e racconti differenti, uno stesso concetto: le nostre mancanze/lacune/assenze.
Di seguito “Addiction”, il primo singolo estratto dall’album!

www.revalverecords.com

MYR – Facebook

SERCATI

Il nuovo video per la song “The Anesthetist”, tratta dall’ EP “In the Shadows and Sidewalks”

Sercati (Melodic Black Metal from Belgium) are proud to present their new official video for the song “The Anesthetist”, taken from the EP “In the Shadows and Sidewalks” (released in 2015 through Wormholedeath/The Orchard).

Director : Michel Garsou
Actor : Steve Fabry – Nicholas Gobron

The Story Told in the Video:
“The Nightstalker talks about his new enemy. Another villan sent by Lucifer that he must defeat. He doesn’t know who is hiding behind the mask. The first fight against this enemy starts.”

About Sercati:

“Sercati’s story began in 2009, after a recording session between Steve, Damien & Nico. Songs were created and recorded for a half a year before a first demo, simply called « Sercati », was made. The second, « The Night Stalker », was recorded a little while after. Thanks to Carlo Bellotti Publishing, who found an amazing sound engineer for the recording and a label, Casket Music (Copro records), to produce « Tales Of The Fallen ». For the recording of the album, the band needed a real drummer instead of the rythmbox used before. That is how, in november, Yannick, a good friend of the band, joined them. Still, the whole band thinks that the best pieces are yet to come. Early 2012, the band left Casket Music to sign with a serbian label, Grom Records, to re-release the first album and produce a second one. Steve is sponsored by the strings Skull Strings and picks from Nologo Picks. And it’s in june 2013 that Nicolas left the band and the other members say welcome to Florian and later in 2014, Olivier Clément comes to play guitar in Sercati. Florian left the band few mounth later and finally Simon join the band in december 2014.”

Albums out: Tales of the Fallen (2012 Wormholedeath) – The Rise of the Nightstalker (2014 Wormholedeath)- In the Shadows of Sidewalks (2015 Wormholedeath)

Band members:
Steve “Serpent” Fabry – Bass, Vocals
Yannick Martin – Drums, Backing Vocals
Simon Charlier – Guitar

Nuovo video per i Sercati!

I Sercati (Melodic Black Metal dal Belgio) sono lieti di presentare il loro nuovo video per la song “The Anesthetist”, tratta dall’ EP “In the Shadows and Sidewalks” (uscito nel 2015 via Wormholedeath/The Orchard).

“The Anesthetist”

Director : Michel Garsou
Actor : Steve Fabry – Nicholas Gobron

La storia raccontata:
“Nightstalker parla del suo nuovo nemico, mandato da Lucifero. Non conosce l’identità che si cela dietro alla maschera, ma sa che deve combatterlo e sconfiggerlo. La prima battaglia contro di lui comincia ora!”

OVERTURES

Through The Storm scelta come sigla del programma sulla NFL di Mediaset Premium

OVERTURES: The new song “Through The Storm” as soundtrack for the NFL Season on Mediaset Premium – Italy

During the night of Monday 5th September on the Italian TV-Channel “Premium Sport”, the new OVERTURES’ song “Through The storm” was introduced with a videoclip containing the best actions of the 2015-2016 NFL Championship.

OVERTURES’ new composition has been commissioned by the Italian TV Show to be used as soundtrack for the entire NFL Season, from September to February with the Superbowl event! The main theme of “Through The Storm” will be used as soundtrack for all the matches, recap and TV Shows on Premium Sport.

This is the link to the clip broadcasted Monday night, just published on the social pages of the Italian band:

OVERTURES’ album “Artifacts” has been published on May 27th by established Greek label Sleaszy Rider Records

The album has been mastered once again at GateStudios Hamburg (Avantasia, Edguy, Kamelot, Rhapsody Of Fire) by Olaf Reitmeier in Wolfsburg, Germany.
The artwork was made by the German artist Franziskus Pfleghart.

Tracklist for “Artifacts”:
01 Repentance
02 Artifacts
03 Gold
04 As Candles We Burn
05 Profiled
06 Unshared Worlds
07 My Refuge (feat. Paolo Campitelli on keyboards)
08 New Dawn, New Dusk
09 Teardrop (feat. Marco Pastorino, Caterina Piccolo on vocals & Paolo Campitelli on keyboards)
10 Angry Animals
11 Savior – Alternative version

Band: OVERTURES (IT)
Release: “Artifacts” (Album; May 27th 2016)
Genre: Melodic Heavy Metal
Label: Sleaszy Rider Records

overtures

Abske Fides – O Sol Fulmina a Terra

Gli Abske Fides si rendono autori di un lavoro che li porta di prepotenza alla ribalta della vivace scena doom brasiliana.

In occasione della recensione dell’omonimo full length d’esordio degli Abske Fides, esprimevo la sensazione che il lavoro costituisse ancora un momento i passaggio, alla luce delle diverse influenze che andavano ad intaccare la solida base doom.

Proprio questa apparenza ondivaga, unita ad un ricorso frequente a clean vocals quanto meno rivedibili, mi aveva lasciato leggermente perplesso e, quindi, non posso che esprimere la massima soddisfazione nel costatare che, con questo O Sol Fulmina a Terra, la musica del destino torna ad ammantare in toto il sound del gruppo brasiliano stendendovi sopra il suo velo luttuoso e la sua pesante ineluttabilità.
O Sol Fulmina a Terra, fin dal titolo, non lascia presagire nulla di buono per il futuro di un’umanità allo stremo e impotente di fronte all’inevitabile resa finale: la bravura del trio paulista, in questo caso, risiede nel riuscire a rendere in maniera magistrale questo senso di soffocamento e disperazione, senza rinunciare ad una costruzione melodica sempre efficace, questa volta abbinata ad un growl efficace che lascia spazi ridottissimi a vocalità pulite.
Anche se ogni tanto qualche scelta sonora non convince appieno, come certe dissonanze chitarristiche nella pur bellissima opener Na Planície Vermelha, gli Abske Fides si rendono così autori di un lavoro che li porta di prepotenza alla ribalta della vivace scena doom brasiliana: l’incedere sofferto di Árido Homem e della conclusiva Terra Vazia rappresenta in pieno la drammaticità di un death doom che non fa sconti, rendendo quasi visibile la disperazione di chi si aggira, ultimo superstite, su una Terra che il Sole, dopo aver cullato per eoni con il suo calore, ha deciso di annientare in maniera definitiva.
L’iniziale afflato melodico di Imóveis Ares è uno dei pochi momenti in cui è possibile collegare l’operato dei nostri a quello dei concittadini HellLight, tanto è differente l’approccio delle due band alla stessa materia, ma è solo un momento, appunto, visto che poi il brano riprende il suo dipanarsi plumbeo per poi rarefarsi nella parte finale e sfociare nell’inquietante strumentale Interregno.
Personalmente sono molto soddisfatto di questa prova, non solo per il suo valore intrinseco, ma soprattutto perché, nel momento in cui una doom band comincia a farsi attrarre da sonorità post metal o progressive, la considero quasi persa alla causa pur comprendendone il desiderio di evolversi verso altre forme musicali: gli Abske Fides dimostrano, con O Sol Fulmina a Terra, che fare un passo indietro talvolta equivale a farne tre avanti, e chi ama questo genere musicale unico non potrà che convenirne con me …

Tracklist:
1. Na Planície Vermelha
2. Árido Homem
3. Imóveis Ares
4. Interregno
5. Terra Vazia

Line-up:
K. – Drums, Bass, Vocals
Nihil – Guitars
N. – Guitars, Vocals

ABSKE FIDES – Facebook

MINDWARS – Sworn To Secrecy

Se amate i pionieri dello Speed-Thrash anni ’80 e quindi gli stilemi del genere non vi disturbano, il disco fa per voi.

Il nome della band evoca subito i grandissimi Holy Terror e, guarda caso, nella band italo-americana milita Mike Alvord, proprio un ex della band californiana fautrice dei capolavori “Terror and Submission” e, appunto, “Mind Wars”.

Mike e Roby Vitari (batterista già con i Jester Beast) nel 2013 decisero di ritornare a proporre questo tipo di sonorità (si erano conosciuti nel 1989 quando gli HOLY TERROR erano in tour in Europa) insieme al bassista Danny “Z” Pizzi. Dopo il trascurabile debutto “The Enemy Within” del 2014, ci propongono quello che un mio caro amico ha definito giocosamente “Vetust-Metal”. Putroppo in Sworn To Secrecy non c’è neanche l’ombra del “Sacro Terrore” che fu (sic!). L’album si apre con la title track e immediatamente ci troviamo catapultati in pieno Speed-Thrash ottantiano senza infamia né lode, riff diretti, ma che abbiamo ascoltato migliaia di volte. Cradle To Grave non cambia di molto, però il rallentamento e il sofferto assolo nel finale, prendono allo stomaco. Il concetto stilistico è ribadito in Lies e tutte le composizioni non escono quasi mai dai solchi di parti alternate tra tempi più veloci e altri maggiormente cadenzati. Il “tiro” non manca e, altro fattore che non aiuta a far decollare Sworn To Secrecy è la voce di Alvord, che si esprime senz’altro meglio sugli episodi meno concitati come in Prophecy. Unico a dare davvero una spinta decisiva per proseguire l’ascolto dell’album è il drumming preciso, energico e ben inserito nelle composizioni. L’album gode di suoni nitidi, l’energia non manca, anche se mi sfugge un po’ il senso di tale proposta nel nuovo millennio. Comprendo la voglia di suonare un genere al quale si è particolarmente affezionati, ma se si mette sul mercato un prodotto si deve possedere la capacità di coinvolgere l’ascoltatore dando il meglio di sé e provando a inserire qualcosa di “nuovo” (qui le virgolette sono d’obbligo). Se amate i pionieri del genere e quindi “il già sentito” non vi disturba, il disco fa per voi, anche perché, senza particolari guizzi, il disco si fa ascoltare. Inoltre il ricorso ad un vocalist più dotato potrebbe portare molti benefici alla band . Li attendiamo comunque fiduciosi alla prossima release.

TRACKLIST
1. Sworn to Secrecy
2. Cradle to Grave
3. Lies
4. Twisted
5. Helpless
6. Scalp Bounty
7. Rest Now (for Tomorrow Comes)
8. No Voice
9. Prophecy
10. Release Me
11. Transporting

LINE-UP
Danny “Z” Pizzi – Bass
Roby Vitari – Drums
Mike Alvord – Guitars, Vocals

MINDWARS – Facebook

Nox Formulae – The Hidden Paths to Black Ecstasy

The Hidden Paths to Black Ecstasy si snoda tra parti più riuscite ed atmosferiche ed altre in cui la parte black avrebbe bisogno di una spinta maggiore e di un lavoro più certosino in sala d’incisione.

The Hidden Paths To Black Ecstasy è il debutto dei Nox Formulae, black metal band greca dal concept esoterico e magico.

Il nome del gruppo si ispira d una formula di magia nera, il gruppo si presenta come una setta esoterica dalle connotazioni luciferine e la musica proposta richiama non poco un’aura messianica, una lunga liturgia satanica pregna di atmosfere oscure e diaboliche.
Il quintetto proveniente da Atene si poggia su una base estrema dalle connotazioni black ispirate alla scena mediterranea: atmosfere magiche ed evocative, il sound non si spinge mai verso l’estremismo musicale del genere, anche se le ritmiche mantengono a tratti una relativa velocità, ma punta tutto su sfumature dark metal, impregnando il sound di un’oscurantismo sonoro black/doom.
Tre voci, tra cui lo scream ed un recitato messianico, ci conducono davanti all’altare ricoperto da un drappo nero dove si consuma la cerimonia in nome di Lucifero; il black metal atmosferico del combo riesce a tratti a coinvolgere, ma sono le parti metalliche che fanno perdere punti all’opera, specialmente quelle più estreme mal supportate da una produzione scadente.
I Nox Formulae danno il meglio quando rallentano le operazioni per convogliare la propria musica in una terrificante lode al maligno, così che l’album può regalare attimi di raggelante musica nera e d evocativa.
Hidden Clan NXN, divisa in due parti, risulta il brano più coinvolgente, valorizzato da un riff ripetuto e drammatico, una cavalcata oscura che mantiene alta la tensione e su cui il recitato diabolico ha una presa pazzesca sull’ascoltatore.
Luci ed ombre per questo esordio, The Hidden Paths to Black Ecstasy si snoda tra parti più riuscite ed atmosferiche ed altre in cui la parte black avrebbe bisogno di una spinta maggiore e di un lavoro più certosino in sala d’incisione.
Non manca certo la convinzione e la band risulta credibile, specialmente nel concept che si porta dietro, perciò se siete affascinati dal mondo oscuro ed esoterico della musica estrema, l’album potrebbe essere di vostro gradimento.

TRACKLIST
1. NOXON
2. The Shadow Smoke
3. Nahemoth Death Plane
4. Voudon Lwa Legba
5. The Dark Brother
6. Yezidic NOX Formula
7. O.D. Dominion
8. Hidden Clan NXN – Pt a. Eleven Rays of Sorat, Pt b. Black Magic Assault
9. XONOX

LINE-UP
Wolfsbane 1.1: Guitars
Monkshood 333: Voice
Nightshade: Voice
Kurgasiaz: Voice
Mezkal: Drums

NOX FORMULAE – Facebook

Solar Mass – Pseudomorphosis

Gran bel debutto, con un metal ottantiano ossessivo e potente.

Death speed metal primitivo e molto vicino allo spirito hardcore.

Questi neozelandesi pubblicano il loro debutto prima in cassetta, in seguito uscirà il mini lp e per ultimo il cd. Tutto per la Iron Bonehead Productions, che ha molto fiuto nello scovare gruppi metal brutali, lineari e fedeli alla linea. Il loro suono è un concentrato di metal, dallo speed al death, passando per cose più vicine allo spirito thrash hardcore, senza disdegnare passaggi più lenti, il tutto in pieno spirito anni ottanta, che sta tornando prepotentemente. Gli anni ottanta stanno tornando in molti ambiti, dalla musica ai costumi, ed il metal in quegli anni ha fatto cose straordinarie, che sono di fondamentale importanza ancora oggi. E proprio da un disco come questo si possono capire le ramificazioni, i sedimenti sonori che passano da un’epoca ad un’altra, proprio perché non sono legati al momento, ma fanno parte di un genere codificato. Il metal di quella decade, e anche questo Pseudomorphosis, risentiva fortemente della paura del nucleare, dell’apocalisse che avrebbe potuto cancellare il mondo come lo conosciamo, e quindi le ambientazioni musicali erano distopiche ma non troppo. I Solar Mass sarebbero uno dei gruppi preferiti dei discepoli di Mad Max, ascoltati nelle poche cuffie rimaste, per la loro capacità di descrivere molto bene con la loro musica un più che probabile inverno nucleare.
Gran bel debutto, con un metal ottantiano ossessivo e potente.

TRACKLIST
1. Arc Furnace
2. Emergence
3. (Sgr A*)Exegesis
4. Weaponised
5. Heat Death

SOLAR MASS – Facebook

Warfather – The Grey Eminence

The Grey Eminence riporta in auge suoni estremi che di questi tempi non trovano molti adepti

Non sono pochi i fans del death metal (che non chiamerò questa volta old school, ma più semplicemente classico) che scalpiteranno per il nuovo album dei Warfather, progetto nato dalla mente di Steve Tucker, non solo un semplice musicista ma un pezzo di storia del genere: l’appellativo meritato per i suoi trascorsi nei Morbid Angel in primis (chiamato alla corte di Trey Azagthoth per sostituire David Vincent all’indomani dell’uscita di Domination), ma anche come collaboratore occasionale di molte altre top band come Nile e Ceremony.

Lasciato il basso per la sei corde, ma sempre ben piazzato davanti al microfono, il buon Steve raggiunto da Jake Koch e Bryan Bever, regala un successore al primo lavoro del gruppo, quel Orchestrating the Apocalypse uscito un paio di anni fa che aveva diviso fans e addetti ai lavori.
Chiaro che pure The Grey Eminence, come il suo predecessore si avvicina al sound dell’angelo morboso, del resto tanti anni passati con la regina delle band death metal americane non possono non aver lasciato il segno, così che l’album, prodotto a meraviglia, esce come una bordata in puro stile statunitense, oscuro, malato e terribilmente evil.
Tucker al netto di una prova superlativa al microfono, non manca di dispensare solos e riff forgiati sull’altare della follia, il sound dei Warfather non si discosta da quello prodotto dal gruppo di Gateways to Annihilation ed Heretic e, scusate, ma è un gran bel sentire.
The Grey Eminence vive e si rigenera ad ogni passaggio, e il gruppo si impegna ad articolare con sicurezza e padronanza di mezzi parti di intricato e malatissimo metal estremo; il sound, meno immediato per esempio rispetto a quello dei colleghi scandinavi, riesce comunque a risultare fluido, alzando il livello qualitativo rispetto al primo lavoro, specialmente per songwriting e produzione.
Dunque meno monocorde e più pulito nei suoni, The Grey Eminence riporta in auge suoni estremi che di questi tempi non trovano molti adepti, con le nuove leve orientate verso sonorità old school di matrice nordeuropea.
Un pesante macigno di musica estrema che ha nel suo insieme il proprio punto di forza con qualche picco (l’opener Orders of the Horde è un biglietto da visita niente male, seguita dalla devastante For Glory or Infamy) ed una qualità medio alta mantenuta per tutta la durata che, nel genere, non è poi così facile ascoltare di questi tempi.
Inutile affermare come The Grey Eminence sia un ascolto obbligato per gli amanti del death metal classico, lasciate ad altri qualsiasi menata su originalità e facili paragoni e fatelo vostro, lo merita.

TRACKLIST
1. Orders of the Horde
2. Headless Men Can No Longer Speak
3. Judgement, The Hammer
4. For Glory or Infamy
5. The Dawning Inquisition
6. Heedless Servant
7. Carnage of the Pious
8. Grey Eminence
9. Fair and Final Warning

LINE-UP
Steven Tucker – Guitar, Vocals, Warfather
Jake Koch – Guitar
Bryan Beve – Drums

WARFATHER – Facebook

childthemewp.com