Isgärde – Jag Enslig Skall Gå

Un album di black metal sui generis, che alterna parti metalliche ad atmosfere di oscura melancolia, sorretto dai suoni tastieristici che creano un’aura misteriosa.

Arriva dall’isola di Öland, in Svezia, questa one man band al primo full length, licenziato dalla sempre più attiva (in campo estremo) Symbol of Domination Prod.

Il polistrumentista Somath prende ispirazione per la propria musica dalla sua terra ricca di fascino ed immersa in una natura selvaggia.
Un’isoletta in mezzo al mare del nord, il clima rigido e la profonda solitudine hanno ispirato Somath nel suo primo lavoro, ne esce quindi un album di black metal sui generis, che alterna parti metalliche ad atmosfere di oscura melancolia, sorretto dai suoni tastieristici che creano un’aura misteriosa, sferzati da tempeste di metallo nero ed impreziosito da sfumature epiche.
Da migliorare lo scream, forse poco valorizzato da una produzione appena sufficiente, mentre a livello strumentale Somath non manca di regalare attimi di buona emotività, soprattutto nelle parti atmosferiche e maestose.
Le classiche cavalcate metalliche in puro stile swedish black metal e il sentore misantropico che aleggia in tutti i brani rendono l’album appetibile per i fans del genere: Jag Enslig Skall Gå ci racconta dell’isola, dei suoi freddi mesi invernali, della sua natura ostile e senza scrupoli e della solitudine, dell’angoscia con cui un uomo deve fare i conti tutti giorni.
Il musicista svedese si è interamente prodotto l’album, aiutato da un paio di colleghi della scena, Filip Lönnqvist dei Rave The Reqviem e Lord Aganaroth (WAN and Sapfhier).
Dieci brani che formano un’opera affascinante ma con qualche difetto, normale per un esordio, ma sicuramente da valutare se l’album, come si spera, avrà un seguito: per ora supportiamo il buon Somath e la sua isola.

TRACKLIST
01. Isgärde
02. Battle Of Borgholm
03. Dying After Dawn
04. Ancient Forest Of Witchery
05. Thousand Scars
06. Funeral Fire
07. Dungeons Of The Devil
08. Drowning Cosmos
09. At Gettlinge Gravfält
10. Korpen

LINE-UP
Somath – Guitars, bass, drums, keyboards, vocals

MOTORFINGERS

On line il lyric video di “Walk On Your Face”

Il lyric video di “Walk On Your Face” dei Motorfingers è online sul loro canale YouTube.
Si tratta del primo singolo estratto dal secondo album “Goldfish Motel”, che vedrà la luce il prossimo 27 Settembre per logic(il)logic Records e sarà distribuito da Andromeda Dischi.

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LOGIC(IL)LOGIC

SKILTRON

SKILTRON – Una data a Bergamo il 13 Settembre

Direttamente dall’Argentina, tornano in Italia gli SKILTRON. La più importante Folk Metal band sudamericana pubblicherà il nuovo album “Legacy Of Blood” per Trollzorn Records. Per l’occasione, il tour europeo toccherà anche l’Italia. Bagana Rock Agency è orgogliosa di presentarvi il concerto di Martedì 13 Settembre al Druso di Ranica (BG). Un evento imperdibile per tutti gli amanti del Folk Metal.

La band, fondata nel 2004 a Buenos Aires, ha all’attivo cinque album e numerosi tour internazionali con partecipaizoni ai maggiori festival euoropei tra cui l’edizione 2015 di Wacken Open Air. Il nuovo lavoro viene descritto come la perfetta maturazione del sound della band, con numerosi rimandi al Folk scozzese e agli Skyclad, pionieri del genere.

SKILTRON – Legacy Of Blood Tour 2016
Martedì 13 Settembre
Druso – Ranica (BG)
Via Antonio Locatelli, 17

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Evento FB: https://www.facebook.com/events/1151224571604873/

info booking: booking@baganarock.com
www.baganarock.com

Bosque – Beyond

Beyond è un lavoro valido, in grado d’essere apprezzato dagli amanti del funeral anche se forse, rispetto a Nowhere, viene meno una certa peculiarità.

Il primo incontro con i Bosque risale alla fine del 2013, quando mi trovai a palare di Nowhere, secondo full-length pubblicato dalla one man band portoghese.

Quel lavoro mi colpì per l’atmosfera soffocante che lo contraddistingueva, rinunciando quasi del tutto ad alleviare le sofferenze provocate dal funeral doom grazie a qualche prolungato accenno melodico; a quasi tre anni di distanza, DM torna a far parlare di sé con Beyond, lavoro che appare fin da subito decisamente diverso dal predecessore.
Infatti, l’opener Calling the Rain mostra una propensione ad un sound nel quale la melodia, come detto pressoché bandita in Nowhere, diviene preponderante nella costruzione dei brani, tramite lenti e sempre sofferti riff chitarristici, sempre e comunque legati da uno sviluppo armonico ben definito.
La chitarra regala anche passaggi solisti, ovviamente privi di virtuosismi bensì volti essenzialmente a rimarcare il dolente incedere di un lavoro nel quale anche la voce, utilizzata con una range clean anche se leggermente filtrata, appare un vero e proprio lamento che asseconda in pieno l’umore dell’album.
I tre lunghi brani sono tutti di buon livello, anche se il ricorso a sonorità più definite a livello melodico mostra qualche imperfezione, a partire proprio dalla voce che, sicuramente, è l’aspetto sul quale sarebbe auspicabile intervenire in futuro; il tutto viene comunque compensato da un’attitudine ed una capacità compositiva che rendono Beyond un lavoro valido, in grado d’essere apprezzato dagli amanti del funeral anche se forse, rispetto a Nowhere, viene meno una certa peculiarità.

Tracklist:
1.Calling the Rain
2.Paradox
3.Enter

Line-up:
DM – all music and words
DA – session drums

BOSQUE – Facebook

Vulvodynia – Psychosadistic Design

Nel loro tremendo estremismo sonoro i brani si fanno apprezzare grazie e soprattutto ai vari vocalist che si danno il cambio, raccontando le macabre esecuzioni e torture perpetrate.

Vai a spiegare la bellezza di un album brutal death metal a chi pensa che gli Iron Maiden facciano solo casino.

Come qualsiasi forma d’arte, anche la più estrema ha i suoi picchi qualitativi, magari poco capiti dalla massa ed esclusiva per gli amanti del genere, come per esempio questo bellissimo secondo lavoro dei Vulvodynia, slam brutal death metal sudafricana, al secondo full length e creatrice di un’opera che, nel suo genere, risulta un piccolo capolavoro.
Hanno bruciato le tappe i death metallers sudafricani, fondati nel 2014 e nel giro di due anni con una discografia alle spalle di tutto rispetto che annovera il primo full length (Cognizant Castigation), due ep ed un paio di split.
Aiutati da un nugolo di psicopatici musicisti della scena slam (Martin Funderud degli Kraanium, Don Campan dei Waking the Cadaver e Luke Griffin degli Acrania, ma anche altri cantanti facenti parte di gruppi meno famosi come Chrissy Jones dei Clawhammer) e tanti altri appartenenti al mondo deathcore, la band crea questo devastante esempio di opera brutal, con tanto di cantanti che si danno il cambio dietro al microfono, in un susseguirsi di atmosfere horror/splatter da applausi.
Colmo di atmosfere al limite della pazzia, death metal e brutal si alleano con ritmiche hardcore che a tratti rendono il sound ancora più estremo, in un’aurea di terrore profondo, una discesa nell’abominio raccontata tramite terribili ripartenze, attimi di ragionata sadismo in un’orgia di corpi sventrati e torture varie.
Il bello sta nel songwriting sopra la media, una buona tecnica esecutiva e nell’appeal che, nel loro tremendo estremismo sonoro i brani rilasciano, grazie e soprattutto ai vari vocalist che si danno il cambio raccontando le macabre esecuzioni e torture perpetrate.
Un monolito estremo che ha almeno tre/quattro tracce notevoli, spetta a voi scoprirle nel mezzo della carneficina metallica creata dai Vulvodynia.
Psychosadistic Design sale di diritto sul gradino più alto del podio nel genere il questo brutale 2016, sicuramente un album per pochi affezionati … ma che album.

TRACKLIST
1.Psychosadistic Design
2.Drowned in Vomit
3.King Emesis
4.Catration Mutilation
5.Flesh Tailor
6.Unparalleled Insubordination
7.Grotesque Schizophrenia
8.Lord of Plagues
9.Depraved Paraphilia
10.Forced Fecal Ingestion
11.Umthakathi
12.Bestial Insemination
13.Wall of Corpses
14.Triple O.G. Slamdown

LINE-UP
Duncan Bentley-Vocals
Luke Haarhoof-Guitars
Byron Dunwoody-Drums. bass, gutars

Vocals :
Alex Terribile
Som Pluijmers
Don Campan
Martin Funderud
Adam Warren
Chrissy Jones
Chris Butterworth
Luke Griffin
Jason Evans

VULVODYNIA – Facebook

Perverted Ceremony – Demo 1 Tape

I Perverted Ceremony suonano metastasi, animano cancri metallici che si attaccano alle cellule buone e le fanno morire, senza una spiegazione, senza un senso.

Death black metal in lo fi e totalmente underground, anzi alle estremità putrescenti del sottobosco musicale.

Questo demo fu registrato nel 2012 a Bruxelles, con un registratore otto tracce, e pure vecchio il registratore. Il risultato è questo suono urticante e sonicamente ondivago, un tributo al metal più oscuro, quello che non conosce la parola vendere. Infatti i Perverted Ceremony, inciso il demo lo hanno fatto girare fra i loro contatti più stretti e poi lo hanno inviato ad alcune distro a loro gradite. In questo modo hanno catturato l’attenzione della Nuclear War Now !, sempre attenta alle uscite marce e fuori moda. Queste sette canzoni sono bestemmi lanciate verso il cielo, sono gioielli da cantina, fatte da persone che amano il metal e che hanno le distorsioni dentro. I Perverted Ceremony suonano metastasi, animano cancri metallici che si attaccano alle cellule buone e le fanno morire, senza una spiegazione, senza un senso. La loro bravura è anche quella di riuscire a far diventare interessante un qualcosa che molti altri gruppi hanno fatto, ma che non gli è uscito come a questi belgi. Demo 1 Tape ha un qualcosa di affascinante nella sua schifezza sonora, e più lo si ascolta più sci capisce che il metal non è hi fi, ma deve essere il più vicino possibile all’inferno, anche sonoramente. Sicuramente chi conosce l’audiometria potrebbe non essere della mia stessa opinione, ma quo gli schemi saltano e le squadre sono tutte all’attacco. Cassetta ristampata in maniera professionale, che fa da apripista all’album che presto uscirà su Nuclear War Now ! e di cui siamo molto curiosi.

TRACKLIST
1.Ceremonial Bread
2.Black Fluids
3.Midnight Orgy
4.Rites of the Sadistic Necromancer
5.Satanic Seventies Porn II
6.Perversion
7.Outro

NUCLEAR WAR NOW – Facebook

Saddiscore – Demons Of The Earth 2016

Demons Of The Earth è un album sufficientemente vario, in grado di accontentare chi del metal si nutre di tutte le sue forme,

Una discreta via di mezzo tra l’heavy metal tradizionale ed il modern metal, potenziato da considerevoli dosi di groove e reso appetibile da solos colmi di melodie old school.

Questo risulta Demons Of The Earth, primo lavoro sulla lunga distanza per i Saddiscore, gruppo proveniente da Colonia con all’attivo un demo e l’ep Roots Of Fear, licenziato un paio di anni fa.
Il quartetto tedesco tramite Boersma Records arriva così al traguardo del full length, meritato per quanto proposto, magari con ancora qualche dettaglio da perfezionare ma di buon ascolto specialmente per chi ama due anime così diverse come i generi descritti.
La band alterna e talvolta amalgama con risultati più che sufficienti due modi di fare metal, le ritmiche si mantengono vicine al lato più moderno della nostra musica preferita, mentre le chitarre ricamano solos pescati dalla tradizione.
Non si può certo considerare un album old school questo Demons Of The Earth, le reminiscenze thrash e i toni estremi nella voce riempiono di mood rabbiosi il sound, ma tra il muro ritmico compaiono buone scale riconducibili alla vergine di ferro, un’atmosfera oscura accompagna le tracce e ci ricorda l’U.S. Metal, mentre l’impatto rimane fortemente ancorato al modern metal dei Machine Head.
A loro modo i Saddiscore hanno creato un ibrido musicale, mantenendo ben visibili le caratteristiche peculiari delle sonorità a cui fanno riferimento ed il risultato a tratti convince, anche per il grande impatto di brani come Too Far Away, FSK e Mental Warfare, esempi perfetti delle atmosfere apocalittiche, oscure e rabbiose che la band riesce a creare.
Riassumendo, Demons Of The Earth è un album sufficientemente in grado di accontentare fans dai gusti diversi, magari non i soliti puristi con i paraocchi ma sicuramente chi del metal si nutre di tutte le sue forme, convogliando nel proprio sound le varie influenze dei Saddiscore.

TRACKLIST
1. A Storm Is Coming
2. Too Far Away
3. Mirror Face
4. Ghost Of Guilt
5. FSK
6. Demons Of The Earth
7. All In Our Hands
8. Mental Warfare
9. To Take The Blame (Bonus)
10. The Reaper (Bonus)

LINE-UP
Chris – Vocals/Guitar
Peter – Drums
Jupp – Bass
Caro – Lead Guitar

SADDISCORE – Facebook

CARVED

Il lyric video di “Malice Striker”, brano estratto dal nuovo album “Kyrie Eleison”

CARVED
Il nuovo album “Kyrie Eleison”

I Carved presentano il Lyric video di “Malice Striker”,
brano estratto dal loro nuovo album “Kyrie Eleison” , registrato ai Domination studio di Simone Mularoni
e in uscita via Revalve Records il 28 Ottobre 2016.
Questa seconda opera dei Carved si snoda in un concept album di 11 brani che narra il percorso del protagonista partendo dalla fine del precedente album Dies Irae.
Questo viaggio è un percorso di riscatto fatto da incontri con creature mitologiche che si rivelano con il susseguirsi dei brani fino alla conclusiva e metaforica battaglia finale.
Ospite di rilievo in tutti i brani dell’album, Federico Mecozzi violinista del maestro Ludovico Enaudi.
l’anteprima dell’intero dell’album su: www.revalverecords.com/Carved.html

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FLESHGOD APOCALYPSE

FLESHGOD APOCALYPSE
In autunno il “King Italian Tour 2016” con 14 date

Una delle migliori metal band nate nel nuovo millennio, con numerosi tour internazionali all’attivo, un contratto discografico con Nuclear Blast, scelti dagli Epica come special guests per il loro prossimo tour americano. Sono i FLESHGOD APOCALYPSE, Death Metal band italiana tra le più apprezzate nel panorama mondiale.

Dopo una serie di show nei principali festival estivi europei (Motocultor, Fosch Fest, Metal Days, Resurrection Fest, Rockharz) la band torna nei club italiani con il King Italian Tour 2016 che inizierà a fine Settembre per poi svilupparsi durante l’intero mese di Ottobre. 14 nuove date che porteranno i FLESHGOD APOCALYPSE lungo tutta la Penisola. Si inizia con il Modena Metal Ink, storico appuntamento modenese del 30 Settembre, per concludere a Bari il 31 Ottobre per una vera Horror Helloween Night. Nel mezzo Firenze, Perugia, Napoli, Roma, Ravenna, Bergamo, Venezia, Pavia, Torino, Bolzano, Gorizia, Pescara.

Cristiano Trionfera, Paolo Rossi e soci porteranno sul palco i brani del nuovo album “KING”, uscito a inizio 2016 per Nuclear Blast, insieme al meglio del loro repertorio, con uno show unico e spettacolare, tra Musica Sinfonica e Death Metal.

Queste le date del tour.

SETTEMBRE

Venerdì 30 – MODENA – Modena Metal Ink

OTTOBRE

Venerdì 07 – CALENZANO (FI) – Cycle
Sabato 08 – PERUGIA – Afterlife
Giovedì 13 – NAPOLI – tba
Venerdì 14 – ROMA – Traffic
Sabato 15 – PINARELLA DI CERVIA (RA) – Rock Planet
Giovedì 20 – RANICA (BG) – Druso-Fosch Fest Winter Party
Venerdì 21 – SAN DONA’ DI PIAVE (VE) – Revolver
Sabato 22 – BORGO PRIOLO (PV) – Dagda Club
Giovedì 27 – TORINO – Cap 10100
Venerdì 28 – GORIZIA – tba
Sabato 29 – BOLZANO – tba/tbc
Domenica 30 – PESCARA – tba
Lunedì 31 – BARI – tba

Eventi e Prevendite a brevissimo.

info booking: booking@baganarock.com
www.baganarock.com

FLESHGOD

Yhdarl – A Prelude to the Great Loss

L’ennesima epifania di un talento per il quale una sorta di compulsività espressiva non va minimamente a discapito della qualità delle diverse proposte.

Un preludio alla grande perdita: per raccontare gli stati d’animo che accompagnano questo tragico momento c’è bisogno di uno dei massimi cantori moderni di tutto ciò che rappresenta il dolore, il disagio esistenziale, la disperazione e l’alienazione di chi è condannato, suo malgrado, a trascorrere l’esistenza su questo pianeta.

Il suo nome è Déhà, lo abbiamo testato fin troppe volte ed in mutevoli forme per nutrire dei dubbi sul suo valore, e anche questa volta non delude, utilizzando quale mezzo uno dei suoi innumerevoli progetti, Yhdarl, dove si accompagna alla musicista francese Larvalis Lethæus.
Il monicker in questione rappresenta l’ incarnazione più prolifica del musicista belga e, forse, anche quella in cui riesce davvero compiutamente a racchiudere tutte le sue oscure visioni, proprio perché, ascoltando con attenzione A Prelude to the Great Loss, si riescono a cogliere sfumature, provenienti dagli altri suoi progetti, che vengono espresse come sempre in maniera mirabile.
L’ep regala una mezz’ora complessiva di musica, suddivisa in due brani complementari ma diversi per approccio ed intensità: la furia parossistica che spesso contraddistingue Unblessed Hands è sintomatica di un dolore che pare non trovare vie d’uscita ed è il punto d’incontro tra la furia distruttiva dei COAG, il nichilismo dei Merda Mundi ed il rabbioso sgomento degli Imber Luminis, mentre ben diverso è l’impatto emotivo provocato da Primal Disgrace, laddove il dolore ottundente degli Slow va a fondersi idealmente con la poetica malinconica dei We All Die (Laughing).
Il tutto viene accompagnato dalla cangiante e sempre convincente interpretazione di Déhà e dai vocalizzi strazianti di Larvalis Lethæus, elemento vieppiù disturbante in un ambito che di rassicurante e confortevole di suo ha già ben poco.
Gli Yhdarl rappresentano l’ennesima epifania di un talento per il quale una sorta di compulsività espressiva non va minimamente a discapito della qualità delle diverse proposte, un qualcosa che trova ben pochi eguali nella storia recente della musica, non solo di quella circoscritta al metal.

Tracklist:
1. Unblessed Hands
2. Primal Disgrace

Line-up:
Déhà – All instruments, Vocals
Larvalis Lethæus – Vocals, Piano

YHDARL – Facebook

Nunslaughter / Gravewurm – Split Picture Disc 7″

Quattro pezzi per un ottimo split di vero metal, che meritava di non andare perso.

Split all’insegna del metal più violento e becero, quello che usci nel 2007 tra i Nunslaughter e i Gravewurm, provenienti entrambi dagli Stati Uniti.

Il background di questi due gruppi è formato da quella strana mistura di speed metal, hardcore ed in misura minore doom, sopratutto nella impostazione delle canzoni. Il tutto ci porta ad un metal molto vicino ai Venom, e a tutti quei gruppi sospesi nel limbo del death altro. Ognuna della due band ha caratteristiche proprie, ma il loro suono è molto simile, ed infatti ogni gruppo ha due pezzi nello split, e uno dei due è una cover di una traccia dell’altra band. La cosa funziona molto bene, dato che questo picture disc risulta molto piacevole, non velocissimo ma incisivo. I Gravewurm sono forse meno connotati tecnicamente rispetto ai Nunslaughter, facendo un death metal con chiari riferimenti ai Celtic Frost, con molti stacchi e con un’atmosfera di pesantezza.
Quattro pezzi per un ottimo split di vero metal, che meritava di non andare perso.

TRACKLIST
01. The Red Ram
02. On The Icy Plains I Die
03. Cult Of Th Dying God
04. Killed By The Cross

HELLSHEADBANGERS RECORDS – Facebook

Seher – Nachzehrer

L’oscura maliconia che si sprigiona dalle armonie acustiche ed elettriche, sospese nel limbo del rock d’avanguardia, sono perfettamente incastonate in potenti ma mai banali ripartenze black metal.

Premessa: continuo sinceramente a non capire tutto questo mistero quando si parla di gruppi estremi, specialmente black, ostinati nel non rilasciare informazioni su line up e quant’altro, come se la cosa fosse realmente cool.

In ambito underground i dettagli sono importanti, ma se i gruppi e le label pensano sia più credibile rimanere nell’oscuro anonimato, problema loro, tutto questo non va certamente ad influenzare il giudizio finale sul loro operato.
Un peccato però, specialmente se le opere sono di qualità come questo Nachzehrer, primo lavoro sulla lunga distanza dei blacksters tedeschi Seher, uscito in versione vinile, ma ristampato in versione cd, con l’aggiunta del primo demo, dalla Totenmusik.
L’album, accompagnato da una copertina invero bruttina, a livello musicale sorprende non poco, il black metal dei nostri infatti è un crescendo di cavalcate metalliche influenzate dalla scena scandinava ed impreziosite da atmosferiche digressioni nel post metal e nel rock, oscuro, profondamente intimista e violento il giusto quando il gruppo parte per la tangente estrema.
La melodia è signora e padrona delle tracce contenute in Nachzehrer, sia nelle parti evil che in quelle atmosferiche, i brani mediamente lunghi sono lunghe passeggiate nel metal estremo più adulto ed intimista, con una vena progressiva marcata e tante sfumature dark metal.
Un piccolo gioiellino di musica oscura risulta così questo lavoro, con dei picchi emozionali sopra le righe (la maestosa Geist, la crepuscolare e diabolica Mensch e lo splendido esempio di metal estremo malinconico che è Ader).
Grandi parti chitarristiche, fanno da cornice a momenti rarefatti, l’oscura malinconia che si sprigiona dalle armonie acustiche ed elettriche, sospese nel limbo del rock d’avanguardia, sono perfettamente incastonate in potenti ma mai banali ripartenze black metal e l’album dona momenti davvero intensi, risultando un ascolto obbligato per gli amanti del black metal melodico.

TRACKLIST
1. Nachzehrer
2. Geist
3. Mensch
4. Donner
5. Der Seher
6. Ader
7. Frost

SEHER – Facebook

Impure Consecration – Succumb To Impurity Fire

Questi ragazzi sono giovani ma hanno la fiamma del death metal che brucia loro dentro e confezionano un bel disco furioso, veloce e senza fronzoli.

Death metal furente, distruttivo di scuola americana.

Debutto in vinile per gli Impure Consecration, un power trio proveniente dagli Stati Uniti, legato al death metal delle origini ma con una forte visione personale e moderna del genere.
Questi ragazzi sono giovani ma hanno la fiamma del death metal che brucia loro dentro e confezionano un bel disco furioso, veloce e senza fronzoli. Il death metal underground è un genere che richiede una grossa fedeltà, e una bassa fedeltà sonora a volte, non troppa però. Questo sette pollici in tiratura limitata di 250 copie, in vinili di diverso colore, è il biglietto da visita per questo gruppo, che a breve pubblicherà un disco, sempre su Blood Harvest, etichetta dedita alla spaccatura delle vostre ossa, in camere desolate o in concerti affollati. E che sia death metal !!!

TRACKLIST
1.Succumb to Impurity Fire
2.Apparitions of a Malevolent Spirit

IMPURE CONSECRATION – Facebook

Divine Weep – Tears Of The Ages

L’album si sviluppa in cinquanta minuti di metallo incendiario, tra sonorità puramente heavy e la carica portentosa del power metal teutonico

I Divine Weep sono una band heavy/power proveniente dalla Polonia, attiva dalla metà degli anni novanta anche se le sonorità degli esordi erano orientate al più estremo black metal.

Nel 2010, dopo un lungo stop, il gruppo capitanato da Bartek Kosacki (chitarra) e Darek Karpiesiuk (batteria) decide di dare una svolta decisa al proprio sound e i Divine Weep si trasformano in una belligerante macchina da guerra heavy/power.
Tears Of The Ages è il secondo full length dopo la rinascita stilistica, successore del primo lavoro uscito tre anni fa (Age of the Immortal).
L’album si sviluppa lungo cinquanta minuti di metallo incendiario, tra sonorità puramente heavy e la carica portentosa del power metal teutonico; la produzione al passo coi tempi, permette di apprezzare in toto il lavoro dei musicisti che non risparmiano melodie dall’ottima presa, chorus, cavalcate epiche ed arrangiamenti moderni.
Un album di metal classico targato 2016, Tears Of The Ages è tutto qui, il songwriting rimane di ottima qualità per tutta la durata non facendo mancare al fan refrain dall’alto potenziale melodico, riff scolpiti sulle tavole della legge metalliche e un ottimo singer che imprime di personalità la sua performance.
Valorizzato dall’ospite Wojciech Hoffmann, axeman degli storici connazionali Turbo, che presta la sua chitarra su un brano, Tears Of The Ages è un ottimo esempio di cosa possa dare il genere nel nuovo millennio, specialmente se la cura dei particolari e l’attenzione nel lavoro in sala porta e questi risultati; le tracce esplodono in un fragore metallico, gli strumenti si inseguono correndo verso la gloria, i chorus non mancano di gasare e la noia fa le valigie per soggiornare in altri lidi.
L’opener Fading Glow attacca al muro con un riff in stile Hammerfall, l’heavy classico ed il power si scambiano il comando; la band svedese, i Primal Fear, e poi Gamma Ray e Judas Priest, sono i richiami più limpidi ad una stagione metallica neanche troppo lontana, anche se di acqua sotto i ponti ne è passata e le spade piantate sul campo di battaglia rischiano di arrugginirsi.
Ma gruppi come i Divine Weep tornano a far risplendere il drappo dei true defenders e The Mentor, Imperious Blade e la title track sono inni metallici da cantare orgogliosamente sotto il palco di qualche festival in giro per la vecchia Europa.
Purtroppo, in concomitanza con l’uscita del disco, l’ottimo singer Igor Tarasewicz ha lasciato la band, rimpiazzato a quanto pare da Kamil Budziński al quale auguriamo di ricalcarne le orme.

TRACKLIST
1.Fading Glow
2.The Mentor
3.Day Of Revenge
4.Last Breath
5.Petrified Soul
6.Imperious Blade
7.Never Ending Path
8.Tears Of The Ages
9.Age Of The Immortal (bonus track)
10.Lzy Wiekow (bonus track)

LINE-UP
Daro – Drums
Janusz Grabowski – Bass
Dariusz Moroz – Guitars
Bart – Guitars
Igor Tarasewicz – Vocals

DIVINE WEEP – Facebook

ANEWRAGE

Il video di ‘Nina’, traccia inedita contenuta nella ristampa di ‘ANR’

Gli Anewrage hanno pubblicato il video di ‘Nina’, traccia inedita contenuta nella ristampa di ‘ANR’, il disco di debutto della band, originariamente uscito nel 2014. La nuova edizione, in uscita il prossimo 26 agosto, conterrá due bonus track fra cui la stessa ‘Nina’.

Guarda il video qui:

Nati nel 2009 come alternative metal band, gli Anewrage sfornano un originale mix di alternative metal, rock, post-grunge e live set incendiari! Finora hanno condiviso il palco con band del calibro di Gamma Ray, Freak Kitchen, UFO, Dreamshade e Destrage. La band è molto nota anche per il suo approccio visivo molto originale, che gli ha permesso di arrivare tra i finalisti del SXSW Design Award ad Austin (Texas), insieme ad alcuni importanti nomi come ‘Pacific Rim’, ‘The Lego Movie’, ‘The Last Of Us’ e altri grandi progetti. “ANR” è stato prodotto da Matteo Magni (Rhyme, Audrey, Mellowoty) ai Magnitude Studios e contiene il singolo “Ape’s Legacy“, che è rimasto per una settimana in rotazione su Rock TV Italy ed è attualmente in rotazione sul canale ucraino A-One Rock TV.

LAMBS

GOTR booking & promotion, Drown Within Records & MartianArt proudly present “Betrayed by the light tour”.

LAMBS ‡ (ITA – Woooargh Records, Uterus Productions, Drown Within Records, Shove Records, Dullest Records, Unquiet Records, Dingleberry Records, Tjueto Cvlt, Icore Produzioni)

Hungry Like Rakovitz (ITA – Blasphemy Worldwide Records, Shove Records, Drown Within Records, Dingleberry Records, Controcanti, Icore Produzioni)

▼ ▼ ▼ ▼ ▼ ▼ ▼ ▼ ▼ ▼ ▼ ▼ ▼ ▼ ▼ ▼ ▼ ▼ ▼ ▼ ▼ ▼

06.09 – THE PIT, BELLINZONA (CH)
https://www.facebook.com/events/1654352574787185/

07.09 – PROJEKT 31, NURNBERG (DE)…
https://www.facebook.com/events/675931722556631/

08.09 – MUSIC CITY, ANTWERP (BE)
https://www.facebook.com/events/633172993526630/

09.09 – [STILL AVAILABLE! BOOK NOW!]

10.09 – INCUBATE FESTIVAL, TILBURG (NL)
https://www.facebook.com/events/122811908116476/

info: drownwithinrecords@gmail.com // booking@grindontheroad.com
https://www.facebook.com/events/1638296079815519/

flyer

Morast – Morast

I Morast dimostrano delle notevoli potenzialità, ben espresse tramite un sound costantemente carico di tensione, magari non troppo vario ma sicuramente efficace

La Totenmusik pubblica la versione in vinile del demo d’esordio dei Morast, uscito originariamente lo scorso anno.

La band tedesca è dedita ad una forma di death doom piuttosto aspra e con una propensione allo sludge che mi ricorda non poco i primi Disbelief, anche per il ringhio sofferto esibito dal vocalist F, in analogia a quello di Karsten Jäge nel magnifico Worst Enemy.
Il disco dura poco più di 25 minuti, sufficienti per intuire nei Morast delle notevoli potenzialità, ben espresse tramite un sound costantemente carico di tensione, magari non troppo vario ma sicuramente efficace, specialmente nelle ottime Cold Side Of Bliss e Purging, tracce imbottite di una rabbia repressa che pare sempre sul punto di esplodere ma che viene trattenuta all’interno di uno scheletro compositivo compatto, un po’ meno nelle ugualmente valide, ma inferiori per intensità, Alleingang ed Error.
Una band da tenere in grande considerazione, in attesa del primo full length che dovrebbe essere licenziato nella prima metà del 2017.

Tracklist:
1. Alleingang
2. Cold Side Of Bliss
3. Error
4. Purging

Line-up:
L – drums
R – bass
F – vocals
J – guitar

MORAST – Facebook

Devin Townsend Project – Transcendence

Transcendence suona imponente e vasto e, malgrado la spinta interiore verso il sovrumano, Devin permane dentro un ambito fondamentale: l’heavy metal.

Trascendenza: in filosofia, la condizione o la proprietà di essere trascendente, di esistere al di fuori o al di sopra di un’altra realtà.

Devin Really Hevy Townsend, (Steve Vai, Strapping Young Lad, The Devin Townsend Band, Ziltoid The Omniscient, Casualties of Cool) poliedrico musicista canadese, ha sperimentato fusioni di più generi, elevando e modernizzando il concetto di heavy metal. Per il sottoscritto rappresenta un esempio lampante di chi ha ricevuto l’immenso dono della creatività, perciò consacrato all’arte e al cambiamento. Uscire dalla zona di comfort, sperimentare i contrari, esprimere tutto ciò nelle sue composizioni, rappresenta evidentemente tutti aspetti della sua individualità.
In Transcendence (bellissima la copertina ad opera di Anthony Clarkson) c’è probabilmente un nuovo approccio alla vita, in parte anche alla musica, perché Mr. Townsend non è poi così estraneo alla realtà sensibile che lo circonda. Tutto nell’album è amplificato, maestoso, sinfonico, come proveniente dall’Universo, da una dimensione ultraterrena, sconfinata. Un’opera che scandisce il tempo di una colossale colonna sonora. Si avverte immediatamente una disposizione d’animo più positiva che in passato, l’amalgama è molto densa, le emozioni che scaturiscono durante l’ascolto sembrano voler legare l’essere umano al Tutto. Volutamente evito la recensione track by track perché ci troviamo alle prese con un flusso di sensazioni tutte in stretta relazione, durante le quali si alternano vette appassionanti a parti più monotone, ma che per nostra fortuna si risollevano con energia e originalità. Su tutte cito solo Failure, le bellissime Higher e Stars e la coda di From The Heart. Si chiude con l’apprezzabile cover Transdermal Celebration dell’alternative rock band Ween.
Se avete già apprezzato i precedenti lavori, amerete questo tipo di sonorità spaziali. Viaggerete tra le stelle accompagnati da cori celestiali, suoni pomposi, piccoli sprazzi djent, cori femminili (ancora a carico di Anneke Van Giersbergen) e ritmiche alternate. Le (poche) parti di chitarra solista sono squisite, ma le sonorità sviluppate dal genio di Vancouver negli ultimi anni sono state aggiornate e potenziate da un approccio fresco e moderno.
Registrato al Armoury Studios, prodotto e mixato dallo stesso Townsend e da Adam ‘Nolly’ Getgood (Periferie, Animals As Leaders), Transcendence suona imponente e vasto e, malgrado la spinta interiore verso il sovrumano, Devin permane dentro un ambito fondamentale: l’heavy metal. E a noi sta molto bene così.

TRACKLIST
1. Truth
2. Stormbending
3. Failure
4. Secret Sciences
5. Higher
6. Stars
7. Transcendence
8. Offer Your Light
9. From The Heart
10. Transdermal Celebration

LINE-UP
Devin Townsend – Vocals, Guitars, Bass, Keyboards, Programming
Dave Young – Keyboards, Guitars
Mike St-Jean – Keyboards
Brian Waddell – Bass
Ryan Van Poederooyen – Drums

DEVIN TOWNSEND – Facebook

Visionary – Gabriel

La raccolta di brani contenuta nell’album non manca di esplorare l’universo della musica contemporanea, presentandoci tutte le bellezze che il mondo delle sette note ha in serbo per chi la sublime arte la ama.

I Visionary sono il progetto musicale, filosofico e spirituale del musicista/compositore Gabriel Gianelli, in arte solo Gabriel.

Aiutato da una manciata di musicisti tra cui il bassista Fabrizio Grossi (Steve Vai, Steve Lukather), Anthony JR Morra alle pelli ed il cantante Garrett Holbrook, il chitarrista nostrano dà voce e suoni alla sua ricerca e scoperta del cammino umano e delle bellezze della vita.
Lo fa con il secondo lavoro, il primo sulla lunga distanza che sicuramente non passerà inosservato, almeno a chi apprezza il rock progressivo e l’hard rock di estrazione settantiana.
Ma attenzione, perché in Gabriel vivono più anime che insieme formano un caleidoscopio di suoni e colori diversi, con la chitarra, accompagnata da un flauto (Enricomaria D’Alessandro) a tratti tulliano, e cangianti atmosfere ritmiche, ed il tutto funzione a dovere, anche se l’ascolto dell’opera va approfondita a dovere, assimilando tutte le sfumature ed i generi che il songwriting del compositore prende in prestito per costruire la sua personale idea di rock.
Sicuramente al debutto dei Visionary non manca la personalità, e la raccolta di brani contenuta nell’album non manca di esplorare l’universo della musica contemporanea, presentandoci tutte le bellezze che il mondo delle sette note ha in serbo per chi la sublime arte la ama.
E allora ecco che all’hard rock, ed al progressive Gabriel aggiunge dosi letali di free jazz, musica etnica, melodie a profusione, molte volte lineari (AOR), a tratti invece nascoste tra repentini cambi di tempo ed atmosfere che rimangono comunque ariose e solari.
Detto dell’ottima prova della sontuosa sezione ritmica, della bravura alla sei corde di Gabriel e di un Holbrook impegnato con successo a dar voce a trame per niente facili, ricordo Pharaoh’s Phoenix, la bellissima Why, le reminiscenze funky/jazz di The Juggler, un brano che ricorda certe pazzie ritmiche dei Primus, ma pure il sound crimsoniano dell’era Belew, e la personalissima The Fisherman, tracciadove riescono a convivere tutte le anime del disco in perfetta armonia.
In conclusione, Gabriel è un album riuscito, difficile da comprendere ad un primo passaggio ma specchio dello spirito che anima il suo concept, sicuramente un ascolto maturo per chi dalla musica vuole qualcosa in più … ogni tanto.

TRACKLIST
01. (Intro) Felicity
02. Pharaoh’s Phoenix
03. Why
04. The Juggler
05. Circus Of The Eclipse
06. Falling Skyword
07. Living In Utopia
08. The Fisherman
09. Oniric Isle
10. Voyagers Mirror
11. I See
12. Soul Essence
13. Felicity

LINE-UP
Gabriel – Chitarre
Fabrizio Grossi – Basso
Anthony JR Morra – Batteria
Enricomaria D’Alessandro – Flauto

VISIONARY – Facebook

https://www.youtube.com/watch?v=_JWEl1-ZcMs

Malamorte – Devilish Illusions

Il suono e un certo immaginario black horror qui trovano la loro naturale ragion d’essere, per un disco decisamente riuscito.

I Malamorte sono il black metal che non tradisce mai i propri adoratori e che, anzi, con dischi come questo li fa amare maggiormente il nero metallo.

I Malamorte sono il progetto balck metal di Alessandro Nunziati, già nei Lord Vampyr, Cain, Shadowreign, Nailed God, e Theatres des Vampires, che dopo l’ep The Fall Of Babylon del 2014 hanno continuato la loro avventura con questo disco, un ottimo concentrato di black metal classico, non cantato sempre in growl, con inserti di death metal , per un suono davvero convincente con ritornelli coinvolgenti ed azzeccati. Devilish Illusions è un disco che piacerà molto a chi ama il black metal, ma coinvolgerà molto anche i death metallers aperti ad altre sonorità, comunque molto simili. Il nome forse è ispirato a Malamorte, l’antico nome che veniva dato al paese di Belveglio, teatro di tantissime battaglie, e con un castello ancora infestato da misteriose presenze. E anche qui è forte il riferimento all’horror, come quello di King Diamond, che è il nome che aleggia per tutto il disco. Il black metal dei Malamorte è spettacolare e melodico, suonato e composto davvero bene, con cura e passione. Devilish Illusions ha una produzione molto puntuale, pulita il giusto, senza eccedere il nulla, con un grande bilanciamento. Nunziati, nume tutelare del progetto, è una personalità musicale molto prolifica, e con ottime idee, infatti riesce a cimentasi negli ambiti metallici più disparati, sempre con ottimi risultati. Il suono e un certo immaginario black horror qui trovano la loro naturale ragion d’essere, per un disco decisamente riuscito.

TRACKLIST
01. Maleficium I
02. Devilish Illusions
03. Pactum
04. Dark Clouds On Golgotha
05. Maleficium II
06. Possession
07. Malamorte
08. Devoted To Self-Destruction
09. Lucifer’s Rebellion
10. Maleficium III

LINE-UP
L.V. Vocals/Guitars, music, lyrics, production, arrangements
Session:
Sk: additional guitars, bass, brogramming

MALAMORTE – Facebook

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