LACRIMAS PROFUNDERE

Il video di Hope Is Here, tratto dall’album omonimo

With “Hope Is Here” the guys drag you out of your comfortable world, deep into a forest – to a boy named Aramis drifting through the dark trees, alone, forsaken, outcast, because he’s not like other people. That’s a summary of the concept – but there’s plenty more to come… Enjoy the trip!

With their new partner SPV behind them the band’s first concept album has been released under the title “Hope Is Here”. “We’ve never done a concept before and it was quite a challenge, but once Rob started writing the story and got totally buried in it, there was simply no going back,” explains guitarist Oliver Nikolas. “When you’ve got a concept you have to arrange it like a film, you have to follow certain moods and really think about where to put the faster, harder pieces and where the slower and sadder moments best fit in,” continues the band’s founder. The band allowed themselves three years, and the final result reflects this: “We’ve never worked together so hard and so well as a unit,” explains Oliver. In the past we’ve worked separately on the songwriting, practicing in short stints in the rehearsal room. On “Hope Is Here” they worked intermittently for three months perfecting the pre-production at the Engine Studios, allowing the material to take shape – letting their visions develop and grow. “One of the challenges we set ourselves was that every single note should hit the listener as hard as possible, inescapable,” Oliver Nikolas explains. “We feel we’ve finally reached the next level.”

TESSERACT

Il 16 Settembre i TesseracT pubblicheranno “Polaris – Tour Edition

I TesseracT pubblicheranno il prossimo 16 Settembre su Kscope/Audioglobe la “Tour Edition” dell’acclamato album Polaris che contiene il bonus cd Errai con le tracce “Survival”, “Cages”, “Tourniquet” e “Seven Names” reinterpretate dalla band con l’aiuto del produttore Aidan O’Brien. Questa nuova pubblicazione accompagnerà il tour dei TesseracT negli Stati Uniti insieme ai Gojira.
Dal sito della band è possibile ascoltare la nuova versione di “Survival” www.tesseractband.co.uk

O’Brien spiega: “è incredibile il processo che ti permette di re interpretare una canzone, perché ti da la possibilità di capire quali sono gli elementi che fanno funzionare una composizione. Nel caso di ‘Survival,’ è stato emozionante eseguire questo esperimento rendendo la traccia più cupa e cinematografica“.

Dan Tompkins ricorda che “è’ stato davvero emozionante reinterpretare le canzoni con una prospettiva diversa e con più tempo a disposizione, considerando anche che diversamente da come siamo abituati, le canzoni sono state ristrutturate attorno alla voce. Cosi facendo ho molto più tempo di respirare tra una frase e l’altra e riesco a dare molto più attenzione e dettaglio alla performance vocale.

Polaris Tour Edition verrà pubblicato in doppio CD ed in digitale, mentre Errai sarà pubblicato su vinile trasparente da 180g con download code incluso. La copertina dell’album è stata ritoccata da Dan Mumford.

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Tracklist
DISC 1
1. Dystopia
2. Hexes
3. Survival
4. Tourniquet
5. Utopia
6. Phoenix
7. Messenger
8. Cages
9. Seven Names

DISC 2 – ERRAI EP
1. Survival (Errai)
2. Cages (Errai)
3. Tourniquet (Errai)
4. Seven Names (Errai)

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DGM – The Passage

Il passaggio su Frontiers non ha alterato la proposta DGM. La band ha compiuto ancora un ulteriore passo in avanti verso la magnificenza.

Dopo il magnifico “Momentum” del 2013, mi giunge come graditissima sorpresa per il mio secondo contributo su Metal Eyes la proposta del Cavanna di recensire l’ultimo lavoro dei DGM.

L’attuale formazione è stabile da quasi un decennio e, per nostra gioia, ha composto grande musica. Quale fan dei Symphony X, mi sento molto vicino a quanto finora proposto dalla band italiana, e questi ultimi non hanno mai peraltro dissimulato l’influenza dei giganti americani.
Mi immergo perciò in questi 60 minuti con voluttà e le ampie aspettative (le ho ancora, malgrado la veneranda età) vengono rispettate fin dall’opener The Secret (Part I), 8 minuti buoni di eccellente power prog nei quali potenza, tecnica e feeling non lasciano spazio ai pensieri, tant’è la forza espressiva dei nostri. La mini suite si estende in The Secret (Part II), le atmosfere distese e l’andatura più riflessiva, caratterizzata da aperture melodiche di chitarra e tastiere ora brillanti, ora elegiache nel finale. Animal è diretta abilmente dalla chitarra di Simone Mularoni, ottimo compositore e sorgente inesauribile di riff coinvolgenti e fraseggi mai banali. Ghosts Of Insanity (con la partecipazione di Tom Englund degli Evergrey) mostra muscoli e perizia compositiva con un riff iniziale al fulmicotone, possente, vera màcina che sfocia in un ritornello delizioso, fino all’assolo di chitarra scintillante con un finale finale martellante e cupo.
Attacca Fallen e picchia al cuore alternando riff di matrice thrash a refrain ariosi da cantare a pieni polmoni. La title track mette i brividi con un riff iniziale tostissimo e geniale, una composizione entusiasmante che rallenta fino al sublime dialogo tra chitarra/tastiera e dal finale improvviso. La dolce Disguise per piano e voce introduce l’infuocata Portrait, dove tutti gli attributi dei talentuosi power metallers romani vengono esibiti senza inibizioni. La successiva Daydreamer allenta la presa ed è forse la traccia meno entusiasmante, ma Dogma ci inocula nuova adrenalina sempre alternando parti plasmate nell’acciaio ad altre di più ampio (e breve) respiro dove Mark Basile esprime potenza e melodia con linee vocali sempre ispirate, supportate egregiamente da tutti gli altri componenti, compreso l’ospite eccellente a nome Michael “SX” Romeo. La conclusiva In Sorrow ci culla e sfuma nel silenzio rimarcando l’eco di questo magnifico album che ha il solo vizio di essere ancora deliziosamente “dipendente” dalla Symphonia metallica del New Jersey.

TRACKLIST
01. The Secret (Part I)
02. The Secret (Part II)
03. Animal
04. Ghosts Of Insanity
05. Fallen
06. The Passage
07. Disguise
08. Portrait
09. Daydreamer
10. Dogma
11. In Sorrow

LINE-UP
Mark Basile – vocals
Simone Mularoni – Guitars
Emanuele Casali – Keyboards
Andrea Arcangeli – Bass
Fabio Costantino – Drums

DGM – Facebook

VV.AA – Witchery Flames Of Underground Lust – Metal Scrap Compilation #9

Nona compilation celebrativa per l’etichetta ucraina Metal Scrap

Nona compilation celebrativa per l’etichetta ucraina Metal Scrap che, in questi ultimi anni, si è messa in evidenza proponendo una serie di band di notevole fattura, alcune di queste già finite in passato nel nostro mirino.

All’interno di questa raccolta troviamo, quindi, brani di realtà conosciute e di sicuro livello, come gli originali deathsters russi Druknroll, la atmospheric black one man band americana Nihilistinen Barbaarisuus, i melodic blacksters polacchi Psychophobia, i misantropici ucraini Aeternus Prophet, i fantasiosi australiani One Step Beyond, i thrashers statunitensi Phantasmal, i più classici greci Sunlight e i devastanti bergamaschi Xpus.
Oltre a questi nomi ed alle relative buone canzoni, va segnalata anche la presenza di una delle migliori band estreme italiane, gli Hortus Animae, alle prese con una fantastica Ungrateful Fate (cover degli Entity); inoltre, appaiono rimarchevoli sia il power dei polacchi Divine Weep, con una traccia tratta dal loro ultimo disco, la cui recensione è di prossima uscita, sia il feroce industrial dei russi Ungrace, con una mazzata che va a porre la pietra tombale su un’opera che, come tutte le compilation del genere, ottiene il doppio scopo di rivelarsi utile sia alla label, per far conoscere le band presenti nel proprio roster, sia agli ascoltatori, i quali avranno modo di testare il livello di realtà fino ad oggi magari sconosciute.
Non resta che fare i complimenti ad Anatoliy Kondyuk, incoraggiandolo a continuare su questa strada all’insegna di proposte sempre brillanti per versatilità e qualità.

Tracklist:
1. DRUKNROLL – The Loop of World Creation
2. PSYCHOPHOBIA – The Fall
3. AETERNUS PROPHET – White Rot of Missing Thoughts
4. HORTUS ANIMAE – Ungrateful Fate
5. SABOTAGE – Don’t Panic
6. ESTATE – Hero
7. ONE STEP BEYOND – Enlightenment
8. BROKDAR – Lycanthropy
9. PHANTASMAL – Specter of Death
10. SUNLIGHT – Struggle for Deliverance
11. DARK MOROK – Night of the Shadows
12. NIHILISTINEN BARBAARISUUS – The Child Must Die
13. STRIDENT – Final Warhead Blast
14. XPUS – Primordial Evil Essence
15. GRENOUER – No Sense Aligned
16. DIVINE WEEP – Age of the Immortal
17. UNGRACE – Dead Ugly Hearts

METAL SCRAP – Facebook

Underdamped System – Phantom Pain

Un gigante elettrico che travolge a colpi di groove metal e che farà fumare i vostri impianti stereo dal primo all’ultimo brano.

La Polonia nel mondo del metal non è solo terra foriera di sonorità death/black, come in tutti i paesi del mondo le varie scene pullulano di realtà dalle più svariate influenze.

A confermare ciò la Metal Scrap licenzia il debutto di questi Underdamped System, al debutto con questo devastante e monolitico Phantom Pain.
Groove metal, industrial, melodie psichedeliche e disturrbanti compongono il sound del gruppo di Częstochowa, nato nel 2008 ed arrivato solo ora al traguardo del primo full length.
Il quintetto si nutre di queste sonorità con un approccio senza compromessi li colloca perfettamente tra i Pantera ed il sound di Meshuggah e gruppi affini.
Una bella mazzata direte voi, ed infatti Phantom Pain urla la sua rabbia contro il decadimento del genere umano a colpi di metallo cadenzato, pura lava dal groove pesantissimo, un bombardamento di note rese ancora più estreme da destabilizzanti esplosioni di riff secchi, una vena industriale che nelle ritmiche si trasforma in rotolanti pezzi di granito psichedelici, continuando il suo incedere verso la distruzione totale di menti travolte e spogliate da ogni certezza.
Le urla belluine di stampo hardcore convincono, in questo lavoro ci si aggira tra le periferie grigie di una Polonia rabbiosa, povera e lasciata allo sbando, la rabbia viene convogliata ed amplificata da tremende esplosioni di metallo che scintilla sbattuto in faccia ad un sistema nemico dell’uomo comune, sempre più belva assetata di sangue, bestia che fagocita vite lasciate a marcire tra i casermoni e strade lacerate dal disfacimento.
Un pesantissimo monolite che si abbatterà sulle vostre teste, una raccolta di brani dove tutto viene amplificato da un sound dall’enorme mole, un gigante elettrico che travolge a colpi di groove metal e che farà fumare i vostri impianti stereo dal primo all’ultimo brano.
Potenzialmente siamo al cospetto di un gruppo che nel genere saprà farsi valere; le band storiche sono ancora lontane, ma gli Underdamped System accorceranno sicuramente il gap, va solo dato loro il tempo.

TRACKLIST
1. Phantom
2. Prophecy
3. Abyssus
4. Legacy
5. Coffin (Lid Encryption)
6. Device
7. Wrath
8. Exile
9. Pain

LINE-UP
David – drums
Jaca – guitar
Marcin – guitar
Radek – bass
Kamil – vocals

UNDERDAMPED SYSTEM – Facebook

Kerasphorus – Kerasphorus

Il loro suono è violento e cattivo, a cavallo tra il death ed il black, con una forte preponderanza del secondo.

Band proveniente dalla Florida con una travagliata storia di line up alle spalle.

Tutto comincia nel 2008 quando Pete Helmkamp e Gene Palubicki decidono di mettere in pausa a tempo indeterminato la loro band Angelcorpse.
Prende quindi vita la creatura chiamata Kerasphorus, composta da Helmkamp al basso e alla voce e da Wolaniuk alle chitarre, il tutto per essere ancora più aggressivi rispetto alla band precedente. Nel 2009, grazie anche alla presenza di un batterista turnista, viene pubblicato il mini cd Cloven Hands At The Holocust Dawn. Dopo due anni e in due giorni di prove e registrazioni vede la luce o meglio le tenebre il 12” Necronaut. Entrambi i dischi ricevono una buona accoglienza dal pubblico e dalla critica, ma batterista e bassista si rifiutano di suonare dal vivo. Dopo varie discussioni con Palubicki e Palmer, che ora sono due membri fissi del gruppo, viene deciso di far diventare i Kerapshorus un lato più oscuro e cattivo degli Angelcorpse. Il loro suono è violento e cattivo, a cavallo tra il death ed il black, con una forte preponderanza del secondo. Aggressività ed intensità sono i marchi di fabbrica di questo gruppo, che fa la sua figura nel roster della Hellsheadbangers, etichetta a cui piace molto questo suono ibrido diretto e cattivo. In questo disco è contenuta la discografia del gruppo fino a questo punto, e anche se sono solo sei pezzi la raccolta è molto buona. Un altro grande gruppo dalla Florida.

TRACKLIST
1.Locust Nexus
2.Through the Spiral Void
3.The Abyssal Sanhedrin
4.Aosoth Paradigm
5.Disturb the Furthest Stars
6.Swarm Intelligentsia

LINE-UP
P. Helmkamp
G. Palubicki
R. Parmer

KERASPHORUS – Facebook

Carnal Tomb – Rotten Remains

Non è sicuramente a lavori come Rotten Remains che si chiedono originalità e personalità, ma i Carnal Tomb fanno pienamente il loro dovere.

Il death metal old school non accenna a diminuire i suoi putridi e malefici parti e i fans del genere, pur non cevdendo più i loro beniamini sulle copertine delle riviste di settore, se rivolgono lo sguardo leggermente più in basso troveranno di che sfamarsi, nutriti dal mondo dell’underground metallico.

Tra le strade buie di Berlino, zombie affamati aspettano di mutilare irrimediabilmente i vostri corpi, sempre in caccia di cibo e risvegliati dai deathsters Carnal Tomb, al debutto sulla lunga distanza con Rotten Remains, licenziato dalla Memento Mori.
In due anni di attività il gruppo tedesco ha dato alle stampe un demo ed un ep, raccolti poi nella compilation Revived dello scorso anno, ora però è il momento di Rotten Remains, devastante lavoro di death metal old school che richiama in modo particolare le storiche band scandinave e gli album usciti nei primi anni novanta.
Basta guardare la foto sul profilo facebook della band per capire che gli Entombed (l’immagine richiama una foto storica del gruppo svedese) sono tra le principali influenze del combo berlinese, così come i Dismember e compagnia di deathsters nordici che, ormai quasi trentanni fa,scrissero le tavole della legge del genere.
Rotten Remains dunque è un album che raccoglie l’eredità dei gruppi citati e, senza cambiare una virgola, ripropone quel tipo di sound in modo maniacale.
Non male l’impatto che i Carnal Tomb hanno sull’ascoltatore, l’album fila via che è un piacere, rallentamenti e furiose accelerazioni, solos che sanguinano come un arto staccato da un morso, un growl animalesco ed una montagna di riff giganteschi ed oscuri, sono le armi con cui il gruppo convince, rimanendo ancorato a soluzioni che più old school di così non si può.
Non è sicuramente a lavori come Rotten Remains che si chiedono originalità e personalità: Beneath The Coffins, Cycle Of Horror e la titletrack fanno il loro dovere, cioè massacrare l’ascoltatore con mazzate di death metal vecchia scuola, confrontandosi con le loro illustri influenze con rispetto e devozione.
Per gli amanti del genere un buon ritorno alle origini.

TRACKLIST
1. Undead Dread
2. Beneath the Coffins
3. Funeral
4. Cycle of Horror
5. Rotten Remains
6. Cemetery Inversion
7. Repository
8. Waking in a Casket
9. Repulsive Mutilation

LINE-UP
Corpse Ripper – Bass, Vocals
Cryptic Tormentor – Vocals, Guitars, Programming
Vomitchrist – Drums
Lobotomizer – Guitars

CARNAL TOMB – Facebook

OMRÅDE

Il secondo video tratto dall’album di debutto”Edari”

“Luxurious Agony”: new video for OMRÅDE

French Avantgardish Metal masters OMRÅDE just release the second video off their debut album “Edari”. It is for the track “Luxurious Agony” which sees Guillaume Bideau as special guest on voice.

After the great success of their previous video for the song “Mótsögn” and the fantastic feedbacks “Edari” received during the last year, it is time of a new testimoniance that opens the way to the official vinyl release of “Edari” born in collaboration with Soman Records and One Gone Beyond and above all to the new album which recordings are going to be completeted at Ltpstudio Lower Tones Place under the supervision of Edgard Chevallier and which cover artwork will be created by the great artist Jeff Grimal.

MACARIA

La Folk Death Metal band Macaria è pronta per il rilascio del loro debut album “A string Dramedy”
In uscita via Revalve Records il 7 Ottobre 2016.
La band presenterà in anteprima i brani del nuovo album all’ottava edizione dello Spongstock metal fest
A Strings’ Dramedy è un concept album caratterizzato da una critica sociale allegorica e a tratti grottesca. Esso racconta la storia di una marionetta che prende vita nel bel mezzo di una rappresentazione teatrale in cui essa era utilizzata. I fili che la tenevano legata si staccano improvvisamente, catapultandola da una situazione di schiavitù ed incoscienza alla libertà assoluta, ciò la porterà ad avere una percezione unica del mondo che la circonda. Inizia a muovere i primi passi in un mondo a lei completamente ignoto, fino ad arrivare al desiderio di far parte di quel mondo così vivo e dinamico. Questo la porterà a sperimentare le varie fasi della crescita e dell’integrazione all’interno della società, cosa che per lei sarà impossibile a causa della sua visione distorta degli ambienti che si troverà a frequentare, infatti ai suoi occhi le varie strutture sociali appaiono distorte e popolate da personaggi grotteschi che si comportano in modo incomprensibile. La sua visione allucinata della società la porterà quasi sull’orlo della follia e le farà quasi desiderare di ritornare incosciente e legata sul palco.
Ma è lei ad avere una visione allucinata della società? O dal suo punto di vista, completamente puro e libero riesce a vedere il vero volto delle persone?!
La proposta musicale di A Strings’ Dramedy è un Folk/Death Metal con una forte componente sinfonica, in cui si alternano ritmiche violente, cori dal carattere epico, fraseggi folk e molte altre influenze.
In attesa del primo singolo in uscita breve potete ascoltare l’anteprima dell’album su:
www.revalverecords.com

macaria

Even Vast – Hear Me Out

La riedizione dell’album d’esordio può rivelarsi utile nel tornare a far parlare degli Even Vast, ma rischia d’essere fuorviante per chi intendesse seguirli nella loro nuova avventura.

La Sleaszy Rider è un’etichetta piuttosto attiva che, oltre a segnalarsi per un buon roster, è specializzata anche nella riedizione di album usciti diverso tempo fa; così, assieme all’utile e gradita rilucidatura  di Sleep Of The Angels dei Rotting Christ, troviamo anche la riproposizione di Hear Me Out, disco d’esordio degli Even Vast.

Tale scelta, relativa ad una lavoro che non può essere certo paragonabile per valore a quello della band di Sakis, trova una sua motivazione con la recente firma della band italiana con l’etichetta ellenica, ma non ne fotografa la massima espressione artistica e dubito che possa anche rappresentare un’utile introduzione a quello che verrà, alla luce dei preannunciati cambiamenti stilistici e di line-up.
Hear Me Out uscì originariamente nel 1999, andando a collocarsi all’interno del filone del gothic doom con voce femminile che, in quel decennio, visse i momenti di massimo splendore: lo stile della band aostana era molto più asciutto e privo di fronzoli atmosferici rispetto a modelli quali Theatre Of Tragedy o Within Temptation, ma quell’esordio si rivelava ancora acerbo, soprattutto nell’interpretazione vocale di una Antonietta Scilipoti che, nei dischi successivi, sarebbe decisamente progredita contribuendo fattivamente alla riuscita di un buon lavoro come Outsleeping (2003).
Dopo qualche anno di silenzio, gli Even Vast diedero infine alle stampe nel 2007 Teach Me How to Bleed, album che mostrava una svolta elettronica sulla falsariga di quanto fecero a inizio millennio i già citati Theatre Of Tragedy con Musique, per poi non dare più segnali di attività fino a quest’anno.
Tornando a Hear Me Out, non mancavano brani di buona fattura (su tutti Foolish Game) ma la sensazione, oggi, è quella di ascoltare una band che si trovava ancora in una fase embrionale nella quale alcuni ottimi spunti risultavano frammisti a diverse imperfezioni, e le bonus track inserite nella riedizione, trattandosi di tracce registrate dal vivo, non fanno altro che accentuare gli aspetti negativi.
Della line-up originale è rimasto oggi il solo Luca Martello, nel frattempo trasferitosi in Inghilterra dove ha ridato vita alla band che dovrebbe aver virato decisamente verso lo sludge doom, abbandonando le pulsioni gotiche del decennio scorso.
Anche per questo, la riedizione dell’album d’esordio può rivelarsi utile nel tornare a far parlare degli Even Vast, ma rischia d’essere fuorviante per chi intendesse seguirli nella loro nuova avventura.

Tracklist:
1. Never Hear Me
2. Once Again
3. The One You Wish
4. Foolish Game
5. Memories
6. Energy
7. Believe Me
8. RU
9. The One You Wish (live) * bonus track
10. Once Again (live) * bonus track
11. Over (live) * bonus track

Line-up:
Antonietta Scilipoti – vocals
Luca Martello – guitars
Diego Maniscalco – bass
Paolo Baltaro – drums, keyboards

EVEN VAST – Facebook

Vicious Rumors – Concussion Protocol

Non mancano brani che ricordano il passato glorioso del gruppo statunitense ed il songwriting si attesta su di una media medio alta per tutto lo scorrere del lavoro.

Geoff Thorpe non molla la presa e, a distanza di tre anni da Electric Punishment, torna con un nuovo album (il dodicesimo) dei suoi Vicious Rumors, heavy power metal band made in U.S.A., amata da chiunque si professi un amante dei suoni metallici fin dall’anno di grazia 1988, da quando cioè uscì il loro capolavoro Digital Dictators.

Una carriera quella del gruppo californiano tra alti e bassi, con un periodo che li vide affrontare suoni dal mood più moderno e cool, una sfilza di vocalist che si sono avvicendati dietro al microfono ed il ritorno alle sonorità heavy power con le ultimissime uscite.
Concussion Protocol, prodotto dal chitarrista e Juan Urteaga ai Trident Studio, famosi per aver già ospitato artisti come Testament, Heathen, Machine Head ed Exodus, e con la partecipazione di due ospiti d’eccezione come Brad Gillis (Night Ranger) e Steve Smyth (Nevermore, Testament, Forbidden), vede due nuovi entrati nella line up del gruppo rispetto al suo predecessore: l’ottimo singer Nick Holleman vero animale metallico, ed il bassista Tilen Hudrap.
Valorizzato come sempre dal sontuoso lavoro di Thorpe alla sei corde e aiutato dall’ascia di Thaen Rasmussen, l’album si sviluppa su un concept catastrofico riguardante la caduta di un asteroide sulla terra ed il conseguente armageddon a cui va incontro il genere umano; il gruppo viaggia a mille all’ora tra power metal e ritmiche thrash risultando devastante e melodico, ruggente e molto heavy.
L’heavy metal classico ha appunto un ruolo fondamentale in questo lavoro, la voce di Holleman spazza via ogni tentazione moderna regalandoci una prova da singer di razza, nato e cresciuto nella più pura tradizione metallica e le songs ci guadagnano in impatto ed appeal melodico.
Non mancano brani che ricordano il passato glorioso del gruppo statunitense (Digital Dictators, Vicious Rumors e Welcome to the Ball, album fondamentali per il movimento metallico d’oltroceano) ed il songwriting si attesta su di una media medio alta per tutto lo scorrere del lavoro.
I cinque californiani picchiano che è un piacere, le chitarre fumano sotto le dita degli axeman e le ritmiche sono tempeste sulla costa, le ottime Chemical Slaves, Victims of a Digital World, dal mood hard rock, ed il massacro sonoro ad opera di 1000 Years sono solluchero per i padiglioni auricolari metallizati dal sound old school che il gruppo, almeno questa volta, riesce ad imprimere in questa raccolta di canzoni che non mancherà di soddisfare gli amanti della musica di Thorpe.
Un buon ritorno, il tempo è passato troppo in fretta ma la voglia di suonare metallo è tornata quella di una volta.

TRACKLIST
1. Concussion Protocol
2. Chemical Slaves
3. Victims Of A Digital World
4. Chasing The Priest
5. Last Of Our Kind
6. 1000 Years
7. Circle Of Secrets
8. Take It Or Leave It
9. Bastards
10.Every Blessing Is A Curse
11. Life For A Life

LINE-UP
Nick Holleman – vocals
Geoff Thorpe – guitars
Thaen Rasmussen – guitars
Tilen Hudrap – bass
Larry Howe – drums

VICIOUS RUMOURS – Facebook

Svoid – Storming Voices of Inner Devotion

Album molto originale, prodotto benissimo e dall’assoluta qualità compositiva

Non mi starò a dilungare su quanto le etichette date alla musica in generale siano molte volte riduttive se non fuorvianti e mentre a chi scrive servono per lasciare un minimo di indicazione per il lettore, in alcuni casi diventano dei boomerang che si abbattono sul recensore di turno che, magari in buona fede, cerca di spiegare l’arte musicale contenuta in un album.

Storming Voices Of Inner Devotion è uno di questi album, pregno di così tanta originalità da mettere in difficoltà più di un ascoltatore, figuriamoci chi oltre ad ascoltare deve pure provare a descriverlo.
Post black metal, parto da qui e in effetti molte ritmiche, l’aura oscura che aleggia sui brani e l’uso dello scream portano sicuramente verso questa direzione, ma basta un attimo agli Svoid per far cadere tutte le certezze che ad un primo e superficiale ascolto ci siamo creati, allargando i confini persino di questo genere che, partendo da una solida base black, dona sfumature diverse a seconda di chi ci si approccia.
Il gruppo (un terzetto) è attivo dal 2009, proviene dall’Ungheria e questo lavoro è il suo secondo full length, successore di To Never Return del 2013 e del debutto in formato ep uscito nel 2011 (Ars Kha).
Storming Voices of Inner Devotion è un bellissimo affresco di musica estrema, il black metal è sicuramente una parte importante del sound proposto, ma il gruppo va oltre, cercando (riuscendoci) di rompere un bel po’ di barriere, non solo tra i generi estremi, convogliando note figlie di altri mondi musicali,in un unico spartito.
Musica estrema dall’alto tasso progressivo, questo è certo, ritmiche ed atmosfere rock che si incontrano e lasciano spazio a parti metalliche in modo talmente naturale (o cosi la band le fa sembrare) che, appunto, bisognerebbe trovare un’etichetta specifica solo per la musica degli Svoid.
Loro la chiamano anti-cosmic metal, io per questa volta ci rinuncio e vi lascio alle bellissime Crown Of Doom, Never To Redeem, all’irresistibile chorus di Eternal , al basso che sa tanto di The Cure di Forlorn Heart e alla furia estrema della conclusiva In Damnation Vast.
Album molto originale, prodotto benissimo e dall’assoluta qualità compositiva, un perfetto vestito nero cucito con stoffa proveniente dal black, dall’alternative, dal dark e dal prog moderno, la taglia non conta, magicamente vi si cucirà addosso e non riuscirete più a toglierlo.

TRACKLIST
1. Through the Horizon
2. Crown of Doom
3. Never to Redeem
4. Death, Holy End
5. Eternal
6. A Mind in Chains
7. Lefelé a setét mélységbe
8. Forlorn Heart
9. Bloodline
10. Long I’ve Gone (Where All Sinks)
11. In Damnation Vast

LINE-UP
S – Bass, Vocals, Guitars
Dániel – Drums, Vocals
Gergő – Guitars, Vocals

SVOID – Facebook

Slaughtbbath / Grave Desecrator – Musica De Nuestra Muerte

Un ottimo split che ha lo scopo di promuovere due ottime realtà sudamericane di rumore e satanismo.

Sette pollici split fra due grandi band sudamericane, i cileni Slaughtbbath e i brasiliani Grave Descrator.

I primi usciranno preso sempre su Hellheadbangers, e i secondi sono già usciti per questa etichetta che tiene alto il nome delle vere produzioni metal. Gli Sl1aughtbbath fanno un black metal fortemente influenzato dal death, con molti richiami sia ai classici del black sia al death metal della Florida degli anni novanta. Cattiveria ed oscurità vi porteranno in catacombe lo fi da dove non ne uscirete più. Nelle note di questi cileni possiamo anche ascoltare gli echi di una fiera tradizione black metal sudamericana che non molla mai, ma che anzi continua. Se andate sul loro bandcamp troverete molti dei loro ottimi album in download libero, e ne vale davvero la pena. In questo split hanno una traccia sola ma che rende molto bene l’idea.
I brasiliani Grave Desecrator fanno invece un speed metal molto sporco e molto devoto agli anni ottanta, con della cattiveria in più. Hanno pubblicato da poco anche il nuovo disco Dust To Lust. Le loro composizioni sono stratificate e notevoli, e questo brano gli rende molta giustizia.
In definitiva un ottimo split che ha lo scopo di promuovere due ottime realtà sudamericane di rumore e satanismo.

TRACKLIST
1. SLAUGHTBBATH: Nefast Fireground / Tyranny From Sodom
2. GRAVE DESECRATOR: The Fallen (Intro)
3. GRAVE DESECRATOR: SxSxSx (Sex, Sin and Satanism)

Bloodred – Nemesis

Un sound roccioso che si nutre di death, black e thrash

Un lavoro autoprodotto dalla natura estrema, che esce cristallino e perfettamente godibile in tutte le sue parti, acquista valore anche per lo sforzo della band nel consegnare ai posteri un prodotto il più professionele possibile.

Nemesis è tutto questo e non solo, primo lavoro sulla lunga distanza dei Bloodred di Ron Merz, polistrumentista tedesco, in questo caso aiutato alle pelli da Joris Nijenhuis (Leaves´ Eyes, Atrocity, ex-DrDoom), una piovra dannatamente potente ed efficace, non per niente batterista di nomi altisonanti del metal europeo. Non
solo il batterista, la famiglia Leaves’Eyes/Atrocity è ben presente nella creazione di Nemesis con il mastermind Alexander Krull, dietro alla consolle per i lavori di produzione, mix e mastering avvenuti nei Mastersound Studio e con l’artwork curato da Stefan Heilemann, artista già al servizio per il gruppo di Krull e Liv Kristine e altre top band del genere come Nightwish, Epica e Lindemann.
Con queste premesse non poteva che uscire un album notevole, ed infatti al primo colpo (il primo vagito dei Bloodred risale all’ep di due anni fa con The Lost Ones) Ron Merz centra il bersaglio: la sua creatura vive di umori estremi devastanti, epici, battaglieri, in una tregenda portata dall’invasione della creatura Bloodred, mai doma, affamata di sangue, dominatrice e tremendamente oscura.
Un sound roccioso che si nutre di death, black e thrash, non in parti uguali ma a formare una macchina da guerra paurosa, con Joris Nijenhuis che nell’oscurità semina morte e distruzione con feroci blast beat ed una prova in generale sopra le righe, e Merz che vomita odio dalla bocca e tremendi riff dal taglio black con la sei corde che si trasforma in una rocciosa e devastante arma death/thrash.
Si passa con disinvoltura da violente scariche di metal estremo dal taglio nordico (la titletrack) a furiose tempeste di note che pescano dal metal estremo più in linea con le produzioni europee, la scuola tedesca è ben presente, sia per quanto riguarda l’anima thrash sia per quella più oscura del death metal e le chicche non mancano (Tragedien i Svenskehuset e The Lost Ones su tutte).
Discorso a parte per la conclusiva Im kalten Licht der Ewigkeit, un brano cantato in lingua madre, gelido come il vento del nord che spazza via le anime dai corpi putrefatti dei caduti sul campo di battaglia, una marcia verso l’inferno, cadenzata e straziante, atmosfericamente terrificante e colma di lugubri sfumature true Norwegian black metal.
Non mi resta che fare i complimenti al musicista tedesco ed obbligarvi a far vostro questo gran bel pezzo di metallo estremo.

TRACKLIST
1. Fell Voices on the Wind
2. Tragedien i Svenskehuset
3. Nemesis
4. The Hail-Storm
5. Collateral Murder
6. The Lost Ones
7. Spirits of the Dead
8. Im kalten Licht der Ewigkeit

LINE-UP
Ron Merz – Guitars, Bass & VocalsDrums
Joris Nijenhuis – Drums

BLOODRED – Facebook

DESCRIZIONE SEO / RIASSUNTO

NIRNAETH

Il video di “Nihil in Me” tratto dallo split 7″ con gli Azziard

NIRNAETH have just unleashed their brand new music video for the song “Nihil in Me” taken from their forthcoming split 7″ EP with fellow French Black Metalers AZZIARD to be released on August 12.

Produced by France’s Bulldog Productions and filmed in just one day, the grim video perfectly depicts NIRNAETH’s new embodiment seven years after its latest full-length and its orthodox and more straight-to-the-point, even if at time more Thrash-y, dark arts.

The EP, with artwork by Above Chaos (Bethlehem, Tsjuder, Naglfar…), is available for pre-orders in two versions: a 100 copies collector edition solid white vinyl exclusively available from the artists or through the KAOTOXIN SHOP and a 400 copies limited edition black vinyl. A free digital download of the EP is also available at the KAOTOXIN DIGITAL SHOP.

https://www.youtube.com/watch?v=jRjlTe7e6Zw&feature=youtu.be&utm_source=Promo&utm_campaign=72a9fcf908-20160727+Kaotoxin+Promo&utm_medium=email&utm_term=0_bb0ab1855b-72a9fcf908-114866705&mc_cid=72a9fcf908&mc_eid=24e9c585da

LINE UP
Zigouille – vocals
Mutill – guitars
Malaria – bass
Vagorn – drums

DISCOGRAPHY
2016 – “s/t” split 7″ w/ AZZIARD
2009 – “Splendour of the Abyss”
2006 – “Thrown Athwart the Darkness”

ATLANTIC TIDES

Gli Atlantic Tides sono una Alternative-Rock band formatasi nel 2010 a Milano. Le loro influenze provengono da una moltitudine di generi e stili musicali (Thrice, Incubus, Deaf Havana, Don Broco e You Me At Six rientrano fra le band che hanno maggiormente contribuito a forgiare il loro suono), ma il loro sound riesce ad essere anche molto personale. Nel loro breve ma intenso percorso artistico hanno pubblicato due EP e suonato moltissimi concerti in lungo e in largo per l’Europa, dividendo spesso il palco con band come Deaf Havana, Arcane Roots, You Me At Six, Maine e moltissime altre. Il loro singolo ‘Seven Stories’, accompagnato dal relative video, é stato trasmesso da una moltitudine di radio e tv internazionali, fra cui Virgin Radio e Rock TV in Italia, accrescendo notevolmente la loro popolaritá fra gli appassionati delle suddette sonoritá. Dopo aver firmato un contratto con Scarlet Records, gli Atlantic Tides pubblicheranno il loro atteso debutto sulla lunga distanza ad ottobre.

Presto ulteriori novitá su www.scarletrecords.it.

Gli Atlantic Tides sono una Alternative-Rock band formatasi nel 2010 a Milano. Le loro influenze provengono da una moltitudine di generi e stili musicali (Thrice, Incubus, Deaf Havana, Don Broco e You Me At Six rientrano fra le band che hanno maggiormente contribuito a forgiare il loro suono), ma il loro sound riesce ad essere anche molto personale. Nel loro breve ma intenso percorso artistico hanno pubblicato due EP e suonato moltissimi concerti in lungo e in largo per l’Europa, dividendo spesso il palco con band come Deaf Havana, Arcane Roots, You Me At Six, Maine e moltissime altre. Il loro singolo ‘Seven Stories’, accompagnato dal relative video, é stato trasmesso da una moltitudine di radio e tv internazionali, fra cui Virgin Radio e Rock TV in Italia, accrescendo notevolmente la loro popolaritá fra gli appassionati delle suddette sonoritá. Dopo aver firmato un contratto con Scarlet Records, gli Atlantic Tides pubblicheranno il loro atteso debutto sulla lunga distanza ad ottobre.

Presto ulteriori novitá su www.scarletrecords.it.

atlantic-tides

Hyponic – 前行者

Un buon ritorno che si spera sia propedeutico ad altre future uscite

Gli Hyponic sono una realtà proveniente da Hong Kong e dedita ad un funeral doom davvero stimolante.

Presi sotto l’ala protettiva della Weird Truth Productions, la label giapponese specializzata in doom e gestita, non a caso, da Makoto Fujishima, massimo esponente del genere nel paese del Sol Levante, gli Hyponic infatti si rifanno vivi con il loro terzo full length dopo oltre un decennio di silenzio discografico.
Il titolo dell’album, così come quelli dei brani (ad eccezione della cover dei Virus, Intro), sono tutti composti da ideogrammi per noi indecifrabili per cui identificherò le tracce con l’ordine di posizionamento nella tracklist.
Il funeral doom degli Hyponic è decisamente interessante, proprio in quanto di difficile collocazione stilistica, e denota, pertanto, una buona dose di personalità e di predisposizione ad una sperimentazione tutt’altro che velleitaria; infatti, nonostante la musica di provenienza asiatica, talvolta viva di una luce riflessa rispetto alle proprie fonti di ispirazione, siano esse di matrice europea od americana, si può dire che la proposta in questo caso ha una sua spiccata peculiarità, nel senso che le influenze vengono elaborate ed espresse in maniera non calligrafica, come avviene con le aperture drammatiche in stile primi Monolithe, e con passaggi di matrice ambient e rarefazioni acustiche che possono ricondurre a grandi linee agli Esoteric o anche agli stessi Funeral Moth di Fujishima.
In sostanza, quest’album degli Hyponic è di egregia fattura, anche se di non semplice ascolto: è fuor di dubbio che aiutano non poco, a livello di fruizione, le ottime aperture chitarristiche in versione solista che troviamo sia nella traccia d’apertura sia, in una più disturbante veste, nell’eccellente quarto brano; come già detto, però, più spesso è una componente ambient a prendere il sopravvento, rendendo l’album non meno interessante e, per quanto elaborato, tutt’altro che tedioso, offrendo la possibilità di godere di una band in grado di tenere alto il vessillo del doom estremo di matrice asiatica, grazie ad un buon ritorno che si spera sia propedeutico ad altre future uscite.

Tracklist:
1. 前行者
2. 誅滅零八
3. 最後陳述
4. 寧劈不回
5. 飄流
6. Intro (Virus cover)

Line-up:
Roy – Drums
Wah – Vocals, Guitars
Mei Fun – Bass

HYPONIC – Facebook

Sodom – Decision Day

Decision Day non diventerà un classico, i bei tempi sono passati ormai, ma sicuramente non farà rimpiangere più di tanto i vecchi lavori del gruppo tedesco

Ne hanno fatte di battaglie i Sodom dai primi anni della decade ottantiana, anni che per i true metallers rimangono quelli d’oro per antonomasia del metal considerato classico (o per alcuni old school), dove le prime avvisaglie estremiste cominciavano a contaminare l’heavy metal, per trasformarsi in orde barbariche death e thrash.

Tom Angelripper, insieme a Mille Petrozza dei Kreator e Schmier dei Destruction, si possono considerare come il padre, il figlio e spirito santo della cosiddetta sacra triade di questo mostro chiamato thrash metal e che in terra tedesca trovò i suoi migliori interpreti, almeno per quanto riguarda la vecchia Europa.
Siamo nel 2016, sono passati quasi quarant’anni, eppure in pochi mesi ritroviamo più in forma che mai le due anime più legate al thrash tout court della triade, appunto Destruction (freschi di stampa con l’ultimo e bellissimo Under Attack) ed ora Sodom, con questo ritorno che a conti fatti risulta un ottimo lavoro.
Il quindicesimo album dell’infinita discografia del terzetto di Gelsenkirchen, che vede (oltre al buon Tom come sempre alle prese con basso e voce) anche Bernemann alla sei corde e Markus “Makka” Freiwald alle pelli, continua la tradizione guerresca del gruppo: oggi la band ci porta nel Giugno del 1944 e ai fatti che spinsero gli alleati a sbarcare, non senza dolorose e numerosissime perdite sulle coste della Normandia con la missione di liberare l’Europa dall’oppressione nazista.
Decision Day, titolo molto “americano” è stato prodotto da Cornelius ´Corny` Rambadt, batterista e tecnico del suono del progetto solista di Angelripper, ed illustrato da Joe Petagno, storico artista e grafico al lavoro con icone del metal e del rock come Led Zeppelin, Pink Floyd e Motorhead.
Il gruppo, messe in campo le sue armi migliori, parte alla conquista delle scogliere a nord della Francia con il suo sound spaccaossa, un bombardamento thrash metal che non lascia scampo già dall’opener In Retribution, sei minuti abbondanti di ritmiche infernali, scream al limite del black e solos terremotanti.
Il mood del disco si rifà in toto al primo brano e continua imperterrito la sua avanzata nel cuore del territorio europeo a suon di cannonate, intervallate da attimi di metallo classico ed oscuro, tragicamente melodico ma inesorabilmente potente.
Si respira tra i solchi delle varie Decision Day, Who is God?, il mid tempo estremo di Strange Lost World, il massacro sonoro Sacred Warpath, una fievole speranza di luce, una convinzione che, dall’abominevole sterminio ci sarà una rinascita, ancora una volta una chance data all’uomo che continua a non imparare dai propri errori ma che come un’araba fenice, quando tutto sembra perduto, rinasce per provare a costruire un mondo diverso.
Il trio trasforma queste sensazioni in musica perennemente in bilico tra il thrash metal più oltranzista e quello classico, il che aiuta non poco l’atmosfera oscura di Decision Day.
Batteria e basso liberi di far danni sono una macchina di morte metallica sopra le righe, la sei corde riempe di riff e ritmiche molte volte il limite del marziale il sound, mentre Angelripper conquista cuori metallici dal’alto del suo ruvido e malvagio tono vocale.
Una bellezza Refused To Die, cavalcata che ricorda una marcia delle truppe verso la morte, ora scalfita da venti metallici che da nord soffiano imperterriti sulle coste imbrattate dal sangue dei soldati caduti sotto i colpi dei nemici in un deliro brutale e senza freni.
Decision Day non diventerà un classico, i bei tempi sono passati ormai, ma sicuramente non farà rimpiangere più di tanto i vecchi lavori del gruppo tedesco; per i fans un gran bel regalo da parte di chi la storia del genere l’ha scritta sul serio.

TRACKLIST
1.In Retribution
2.Rolling Thunder
3.Decision Day
4.Caligula
5.Who Is God?
6.Strange Lost World
7.Vaginal Born Evil
8.Belligerence
9.Blood Lions
10.Sacred Warpath
11.Refused To Die
12.Predatory Instinct

LINE-UP
Tom Angelripper – Bass, Vocals
Bernemann – Guitars
Makka – Drums

SODOM – Facebook

EDxKEMPER – Cut Her Head And Love Her

Cut Her Head And Love Her è da spararsi tutto d’un fiato quando la vostra voglia di sangue prende il sopravvento

Torna il grind puro efferato, distruttivo, amato e odiato e lo fa con l’ep del combo greco EDxKEMPER , quintetto di Atene che per Symbol Of Domination da vita a questi dieci brani per 9.01 minuti di musica che riescono nell’impresa di sorprendere in uno spazio talmente ridotto che probabilmente non ha eguali.

Le soprese non finiscono qui, perchè a masterizzare queste terribili dieci tracce troviamo nientemeno che
Dan Swanö, sommo musicista e produttore, ex leader di chi il death metal melodico ha contribuito ad inventarlo (Edge Of Sanity) e qui alle prese con un genere che non mi risulta nelle sue corde.
Il gruppo di grindsters prende spunto per le liriche dalla psyche distorta di Edmund Kemper, famoso serial killer americano che svolse la sua missione di morte nella zona di Santa Cruz nei primi anni settanta, un modo alquanto originale per creare nove minuti di terremoto estremo, dalla velocità impressionante, violentissimo e perfettamente in linea con il più puro spirito grind.
Dieci brani di cui ovviamente solo due arrivano al minuto, dieci mitragliate di genere che sono accompagnate da un gran lavoro in sala d’incisione (la produzione è stata affidata a Greg Skouras aiutato dal gruppo) e dalla copertina notevole curata da Dark Ink Terrorismo.
Ovviamente parlare delle tracce diventa assolutamente inutile, Cut Her Head And Love Her è da spararsi tutto d’un fiato quando la vicina di casa mostra tutta la sua simpatia malsana e la vostra voglia di sangue prende il sopravvento, ottimo modo per non mettere in pratica gli insegnamenti del buon Edmund.

TRACKLIST
01. Dead And Gone
02. 5 Years In Hell
03. I.C.H.M.T.A.B.T.A.S.M.
04. Desperate Cries
05. Cut Her Head And Love Her
06. Dear Mother
07. For A Piece Of Rotten Flesh
08. Your Pitiful Life
09. Her Soul Lives In Me
10. Not For Your Eyes

LINE-UP
Sotiris – Vocals
Michalis – Drums
Spyros – Bass
Labros – Guitars
Vanya – Guitars

EDxKEMPER – Facebook

Snorri – Putrid Fucking Black Metal

Come un’onda nera che ricopre il tutto e che ci avvolge tra le putrescenze gli Snorri fanno un black metal classicheggiante ed aggressivo

Tutto nero, tutto sta marcendo e stiamo cadendo sempre più in basso.

Dall’Australia arriva la colonna sonora di un’apocalisse fatta di squartamenti, di tagli dal basso verso l’alto, ad opera di una legione di demoni. Snorri è una creatura a due teste che viene dall’underground metallaro australiano, e il loro suono si avvicina a quello delle origini, ma c’è di più. Come un’onda nera che ricopre il tutto e che ci avvolge tra le putrescenze, gli Snorri fanno un black metal classicheggiante ed aggressivo, con riferimenti a varie scene, sia a quella europea che a quella americana. Questa cassetta è la prima uscita ufficiale del gruppo, e fa parte di un trittico di cassette veramente notevole lanciato questa estate dalla portoghese Signal Rex, una delle etichette migliori nel campo del black metal. Putrid Fucking Black Metal va sentito come un continuum o come un libro degli orrori, le chitarre si alzano furenti, mentre la batteria ed il basso scavano pentacoli sulla superficie terrestre, la furia va e viene, a seconda della volontà demoniaca di chi hanno evocato gli Snorri. Non c’è continuità ma bensì nera discontinuità. Forse non abbiamo bisogno di opere di bene, ma di marci fiori del male.

TRACKLIST
01. Exorcism Masturbation
02. Black Fucking Mass
03. Homo Homini Lupus
04. Abel De La Rue
05. Into The Endless Darkness

LINE-UP
Old
B.H.

SIGNAL REX – Facebook

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