Glorior Belli – Sundown (The Flock That Welcolmes)

Sundown è un ulteriore passo di un’evoluzione ardita e continua, dove la musica non è mai ovvia, ma sempre fatta per dare piacere e metalliche sensazioni.

Dalla sempre interessante scena francese il ritorno dei Glorior Belli, uno dei gruppi più versatili e validi dell’esagono.

Quinto disco per questo gruppo che partendo e tenendo sempre ben presente il patrimonio del black metal ha esplorato e sperimentato l’unione con vari generi. Negli ultimi due dischi è fortissima la commistione con il southern metal e con lo sludge, non tanto nella resa sonora quanto nella composizione. I Glorior Belli fanno musica gustosa e possente, con un grande groove che il black metal all’interno del suo nucleo, ma che prende svariate direzioni. Sundown è un ulteriore passo di un’evoluzione ardita e continua, dove la musica non è mai ovvia, ma sempre fatta per dare piacere e metalliche sensazioni. Nel loro suono c’è anche un po’ di sludge e persino di blues, grazie alle passioni del fondatore e multi strumentista Infestvvs aka Billy Bayou. Un ottimo disco di musica pesante a trecentosessanta gradi.

TRACKLIST
1.Lies-Strangled Skies
2.World So Spurious
3.Rebels In Disguise
4.Thrall of Illusions
5.Sundown (The Flock That Welcomes)
6.Satanists Out of Cosmic Jail
7.Upheaval In Chaos Waters
8.We Whose Glory Was Despised

GLORIOR BELLI – Facebook

Moonreich – Pillars of Detest

Un gruppo fuori dal comune che merita l’attenzione dei blacksters curiosi di conoscere nuove realtà, anche fuori dalle solite terre scandinave.

Riuscire a parlarvi di tutte le ottime produzioni che può vantare la scena underground estrema è un’impresa titanica, anche per una webzine attenta come la nostra, ed allora ecco che capita di perdere album interessanti al momento dell’uscita sul mercato.

Poco male, recuperiamo il tempo perduto e vi presentiamo i Moonreich, gruppo transalpino che di ottimo black metal dissonante e violento si nutre in quel di Parigi.
Attiva sul finire del primo decennio del nuovo millennio, la band ha dato alle stampe due ep e tre full length, Loi martiale del 2011, Terribilis Est Locus Iste del 2013 e quest’ultimo Pillars Of Detest, uscito lo scorso anno per Les Acteurs de l’Ombre Productions, label francese specializzata in sonorità estreme.
Come tutti i gruppi provenienti dalla Francia anche i Moonreich hanno un approccio al genere originale, distante dagli ormai abusati cliché del genere; la loro musica, oltre ad essere violentissima, è colma di partiture ed armonie che l’allontanano dal solito palla lunga e pedalare di molte realtà votate alla musica oscura, nel loro devastante e destabilizzante sound vive più di un demone che si alterna con i suoi compari nella possessione dell’anima dei musicisti coinvolti.
Guidati dal personalissimo scream di L., singer che regala attimi di gelido e terrificante mood malato e psicotico, i Moonreich ci investono con otto brani di terrore in musica, alternando iperveloci parti di puro chaos, a rallentamenti sofferti e glaciali, le due asce costruiscono un muro di armonie dissonanti e originalissime, mentre la sezione ritmica viaggia a velocità inaudite, per poi frenare e condurci in lunghi passaggi dall’incedere ritmico progressivo.
Brani lunghi e articolati che si muovono a piacimento nel mondo del metal più oscuro e malvagio con perizia ed un’impatto di tremendo dolore fisico e mentale.
Difficile fare dei paragoni, la band usa tutti i mezzi a disposizione per elevare la sua musica a puro male, troverete perciò nel sound di Pillars Of Detest, sonorità che vanno dal black metal, al post, passando per l’hardcore ed il progressive più oscuro, il tutto perfettamente incastonato come nell’enorme atmosfera apocalittica ed infernale di Long Time Awaited Funeral, cuore blasfemo di quest’opera.
Un gruppo fuori dal comune e che merita l’attenzione dei blacksters curiosi di conoscere nuove realtà, anche fuori dalle solite terre scandinave.

TRACKLIST
01. Ad Nauseam
02. Believe & Behead
03. Long Time Awaited Funeral
04. Sheïtan
05. Pillar Of Detest – World Shroud
06. All Born Sick
07. Freikorps
08. Death Winged Majesty

LINE-UP
L. – Vocals
Weddir – Guitars, Vocals
Sinaï – Guitars
Macabre – Bass

MOONREICH – Facebook

Morte Incandescente – O Mundo Morreu

O Mundo Morreu è uno di quei dischi che colpisce forte e rimane un bel godimento ascoltarlo, con quel gusto speciale che ha il black metal genuinamente underground, se poi il black metal è portoghese ancora meglio.

Black metal pesante e senza compromessi, riservato solo a chi è davvero fedele al nero verbo.

Veterani portoghesi di culto, tornano con questo disco di black metal classico e tenebroso. Sembrano in trenta ma sono in due a guidare questo assalto sonoro che piacerà tantissimo a chi è fedele al verbo nero. Il quarto album in tredici anni di carriera dimostra che non saranno certo prolificissimi, ma quando escono picchiano duro.
Il black metal può essere i Morte Incadescente, ma anche gli Arcturus, essendo un genere dove ci possono stare tante cose. O Mundo Morreu è uno di quei dischi che colpisce forte e rimane un bel godimento ascoltarlo, con quel gusto speciale che ha il black metal genuinamente underground, se poi il black metal è portoghese ancora meglio.

TRACKLIST
1.Diz não á vida
2.Num cemitério
3.O final de uma era
4.Nunca mais irá amanhecer
5.Distúrbio absoluto
6.Ser incrédulo
7.Nas esquinas da alma
8.O sol não nasce mais
9.Tiro no escuro
10.Diz adeus
11.O fogo de dentro
12.Um rasto de ódio

LINE-UP
Nocturnus Horrendus
Vulturius

MORTE INCANDESCENTE – Facebook

WOWS

Ci avviciniamo sempre di più all’Argonauta Fest (7 maggio 2016 a Vercelli, dalle ore 18.00 alle Officine Sonore).
Questa volta ci parlano i Wows, uno dei gruppi più eterogenei del panorama Argonauta.

iye Come è nato il gruppo ?

La band è nata nel 2008, i membri sono ancora gli stessi fatta eccezione per il nuovo acquisto ai synth e ai suoni malati Kevin Follet. Abbiamo iniziato con delle cover ma ben presto e per bisogno ci siamo ritrovati a scrivere musica nostra. Dopo un primo disco di assestamento abbiamo trovato la nostra via con il nostro ultimo lavoro, Aion.

iye Quali sono le vostre influenze sonore ?

Molteplici e si dovrebbe distinguere tra i vari componenti. Nel metal però abbiamo trovato un punto d’incontro che ci permette di creare musica anche se ognuno di noi ha radici molto differenti. Il nostro fine non è di cavalcare un genere specifico ma di permettere ad ogni musicista di esprimersi a pieno e raggiungere così l’armonia tra tutti noi.

iye Come siete approdati su Argonauta ?

Grazie ad amici che ci hanno visto suonare dal vivo e che ci hanno consigliato di mandare il nostro Aion ad Argonauta. L’entusiasmo è stato subito reciproco. Siamo ancora elettrizzati al pensiero di far parte di questa scena.

iye Cosa vi aspettate dall’Argonauta Fest ?

Ci aspettiamo una botta di energia così potente da non farci distinguere la realtà dal sogno.

iye Progetti futuri ?

Bottomline: non mollare.
Una cosa che ci sta particolarmente a cuore è quella di fare gruppo, non solo tra noi ma tra tutte le band della scena. Stiamo unendo le idee e gli spiriti attraverso la pagina di Doometal Doometal Doometal, attraverso la quale pubblichiamo le opere e gli eventi delle band italiane a non; inoltre per mezzo della Nihilist Diffusion and Booking stiamo organizzando serate in tutto il nord Italia tra band che hanno voglia di spaccare teste.
Ah, ovviamente stiamo scrivendo il terzo disco ed in più stiamo progettando una release per il prossimo inverno.

wows2

Video :

Mental Illness – Откровение

Ritmiche indiavolate che si alternano a parti cadenzate di potente death metal guerresco, una via di mezzo tra i Behemoth ed i Bolt Thrower, ed il risultato non può che essere un devastante sound supportato da un’attitudine blasfema ed oscura.

Il bello di scrivere per una zine come la nostra è avere la possibilità di scovare ottimi lavori in ogni parte del mondo, prodotti che il sottoscritto, sempre avido di nuove scoperte avrebbe inevitabilmente perso e che invece risuonano nella mia stanza, tanto quanto gli album dei gruppo più famosi.

Sì, perché non solo dei soliti nomi si vive e almeno per chi si professa amante della scena underground, è obbligatorio far proprie le opere di gruppi magari sconosciuti ma di buona qualità, se poi si ha anche la possibilità di scrivere due righe per supportarli tutto diventa una piacevole missione.
Per More Hate Productions e Narcoleptica Prod., label provenienti dalla madre Russia, arrivano al debutto i conterranei Mental Illness trio di cui si conosce pochissimo, se non che è attivo da un paio di anni.
Black/death epico, oscuro e da battaglia è il genere che il trio russo propone con questo ottimo Откровение, primo lavoro che dimostra subito il forte impatto della band.
Ritmiche indiavolate che si alternano a parti cadenzate di potente death metal guerresco, una via di mezzo tra i Behemoth ed i Bolt Thrower, ed il risultato non può che essere un devastante sound supportato da un’attitudine blasfema ed oscura.
I Mental Illness ci portano in ere dove figure mitologiche, dei e orchi combattono per soggiogare una terra oscura, dominata da demoni crudeli e la colonna sonora di cotanta epica ed oscura drammaticità non può che essere il loro indiavolato metal estremo.
Gran lavoro ritmico, sei corde ribassate ed una produzione che esalta il clima soffocante dell’opera, più le urla belluine che alternano growl profondi e scream demoniaci, valorizzano brani dal trascinante e sanguinolento massacro sonoro come И не угаснет огонь, Время искупления e la splendida title track, otto minuti di epica tregenda metallica.
Gran bella mazzata infernale questo lavoro, peccato non avere più informazioni sulla band, ma proprio qui in fondo sta il bello, come detto.

TRACKLIST
1. И не угаснет огонь
2. Ничто не забыто
3. Восход Нахемы
4. Сняв оковы
5. Время искупления
6. Культ
7. Жажда безумия
8. Откровение
9. Выжигая пламенем

LINE-UP
Bill
Norronen
Sammael

MENTAL ILLNESS – Facebook

Ruach Raah / Ordem Satanica – Tradiçao Decadente

Rispetto della tradizione presente ma anche un ottimo qualità delle uscite come questo split tape, da avere per gli amanti del black metal veramente underground.

Split in cassetta della caldissima scena black metal portoghese. Tre canzoni per ogni gruppo, questa cassetta regalerà tante gioie a chi ama il black metal minimalista e vecchia scuola.

Il black dei Ruach Raah lo definirei raw black metal, prodotto lo fi ma non troppo, in giusta misura. Molto essenziali e diretti i Ruach Raah continuano a fare il loro black in mid tempo inneggiando a Satana e alla morte, rifacendosi al black metal più ortodosso, ma non distorto come tanti altri gruppi della stessa corrente, e anche la voce pur essendo in growl è abbastanza pulita. Nel lato b ci sono invece gli Ordem Satanica, con un black metal caotico e coinvolgente, distorto ed in alcune parti quasi atmosferico. La loro produzione mette in risalto la cattiveria e la sporcizia del suono, risultando comunque comprensibile. Questi portoghesi sanno come far tremare le vostre casse, e confermando che nel paese lusitano sanno davvero come fare il black metal nella maniera più genuina, abbastanza differente rispetto alla nuova ondata polacca dove c’è maggiore innovazione. Rispetto della tradizione presente ma anche un ottimo qualità delle uscite come questo split tape, da avere per gli amanti del black metal veramente underground.

TRACKLIST
1.Decadent tradition
2.Coffins Opens Wide
3.Rudimentary Idealism
4.Encapsulando
5.O tempo do fim
6.Reino das noites eternas

WAR ARTS PRODUCTION – Facebok

Tombeto Centrale – Il Silenzio della Collina

Se amate i suoni alternativi degli ultimi ventanni non potete ignorare questo lavoro.

Un’altra ottima band si affaccia sulla scena alternativa nostrana, i lucchesi Tombeto Centrale.

Il trio toscano, vincitore del Qua’rock contest, entrano nel roster della label di Gabriele Bellini, non prima di aver condiviso il palco con ottime realtà del rock/metal nazionale come Quintorigo, Zen Circus e Rebeldevil.
Il Silenzio della Collina è il loro primo lavoro, un album irruento, molto vario e piacevolmente metallico, là dove il gruppo lascia le redini del sound così che la propria musica possa esplodere in un crossover che riprende l’ultimo ventennio di rock, plasmandolo e facendolo proprio.
Luca Giannotti (chitarra e voce), con Riccardo Franchi alla batteria e Luca Franchi al basso, creano questo sound nervoso e adrenalinico, amalgamandolo a reminiscenze psichedeliche e nutrendosi di tensione rabbiosa ma positiva, nei brani che più spingono sull’acceleratore.
Rigorosamente cantato in italiano e supportato da testi ispirati, disperati ed a tratti intimisti, Il Silenzio della Collina, non lascia molte indicazioni sulla strada intrapresa dal gruppo, che varia atmosfere e sfumature ad ogni brano, regalandoci una raccolta d canzoni che alternano rock elettrizzato da cascate di watt, a più dolci ed armoniose ballate.
Ne sentirete delle belle inoltrandovi nel mondo dei Tombeto Centrale, dal crossover metal dei Jane’s Addiction, al grunge dei Nirvana, fino ai ritmi nervosi dei Red Hot Chili Peppers, ed al prog moderno, psichedelico ed alternativo dei Tool, ma il cantato in lingua madre ed un entusiasmo che conquista anche l’ascoltatore più intransigente, fanno dell’album un ottimo prodotto, fresco e maturo.
Se amate i suoni alternativi degli ultimi vent’anni non potete ignorare questo lavoro che ha nelle bellissime Social Network, Il Venditore di Tappeti e Viandante, i picchi qualitativi di una raccolta di canzoni davvero ispirate.
Assolutamente buona la prima.

TRACKLIST
1.Fa# economico
2.Social network
3.Fiori, Serpenti
4.Il venditore di tappeti
5.Mr. beaver
6.Desiderio semplice
7.Viandante (sul mare di nebbia)
8.L’altra
9.Scrooge MD
10.Il silenzio della collina

LINE-UP
Luca Giannotti-chitarra e voce
Riccardo Franchi-batteria
Luca Franchi-basso

TOMBETO CENTRALE – Facebook

Earthless / Harsh Toke – Acid Crusher / Mount Swan

Quando due band di San Diego dedite al rock psichedelico uniscono le loro forze per dare vita ad uno split album, non può che scaturirne oltre mezz’ora di musica dall’alto tasso lisergico.

Quando due band di San Diego dedite al rock psichedelico uniscono le loro forze per dare vita ad uno split album, non può che scaturirne oltre mezz’ora di musica dall’alto tasso lisergico.

Gli Earthless e gli Harsh Toke presentano un brano ciascuno, che poi altro non sono se non lunghe jam nelle quali i ragazzi californiani danno sfogo alle loro personali ed allucinate visioni musicali.
I primi possiedono un tocco più blues e si fanno preferire, specie se si è alla ricerca di un sound pulito e ricco di sfumature che un’ottima produzione esalta fin nei minimi particolari, mentre i secondi rappresentano il volto più diretto e privo di fronzoli del genere, con una propensione verso sonorità più rallentate e distorte.
Entrambi i brani, alla fine, vivono sulla reiterazione di un giro di basso sul quale poi si vanno ad innestare tutti gli altri interventi strumentali con la struttura tipica delle jam sesssion: diciamo che la soluzione degli Earthless funziona leggermente meglio, intanto perché un po’ più breve e forse anche per il suo essere meno legata alla conditio sine qua non di un ascolto in uno stato di alterazione psicofisica.
Infatti, mi riesce difficile immaginare che il fan ideale di queste due band sia un tizio che vada avanti ad acqua minerale, ma va anche detto che l’effetto dopante è già abbastanza insito nella musica che Earthless ed Harsh Toke propongono, per cui sconsiglierei di ascoltare questo split album in cuffia prima di partecipare ad una competizione sportiva: la positività all’antidoping sarebbe inevitabile …

Tracklist:
1. Acid Crusher (EARTHLESS)
2. Mount Swan (HARSH TOKE)

Line-up:
Earthless
Isaiah Mitchell
Mike Eginton
Mario Rubalcaba

Harsh Toke
Austin Ayub
Richie Belton
Gabe Messer
Justin Figueroa

EARTHLESS – Facebook

HARSH TOKE – Facebook

Savior From Anger – Temple Of Judgment

Un album di metal classico da gustarsi fino alla fine, colmo di canzoni che riprendono, senza risultare copie sbiadite dei grandi classici, il mood aggressivo, epico ed oscuro delle migliori uscite del genere.

Avevamo lasciato Marco Ruggiero (alias Mark Ryal) ed i suoi Savior From Anger all’indomani dell’uscita del precedente Age of Decadence, uscito tre anni fa con la formazione a due elementi ed un ottimo lavoro incentrato su un’incendiario e quanto mai efficace U.S. power metal, lo ritroviamo oggi con un contratto importante con Pure Steel Records, ed una line up a quattro elementi, con gli innesti di musicisti dall’elevata esperienza ed un curriculum assolutamente da top band.

Un passo indietro per ripercorrere in poche righe l’avventura del gruppo campano, iniziata dieci anni fa con l’ep No Way Out e proseguita con il debutto sulla lunga distanza Lost In The Darkness uscito nel 2008.
Una line up cangiante vedeva appunto la band ridursi ad un duo, con il polistrumentista napoletano che, aiutato dal solo Michael Coppola alle pelli, si sobbarcava tutto il lavoro strumentale dello scorso album, compreso le fatiche al microfono.
Tre anni sono passati e ritroviamo la band in gran forma e che, sotto l’ala della prestigiosa label tedesca, licenzia questo bellissimo Temple Of Judgement.
Con Ryal troviamo un terzetto di musicisti niente male, partendo da Bob Mitchell ex Sleepy Hollow, Wycked Synn, Alchemy X, Attacker tra le altre e vocalist di assoluto valore, il drummer Michael Kusch anche lui alle prese con una nutrita schiera di bands tra cui Adligate, Denial e Polaris e Frank Fiordellisi al basso.
E Temple Of Judgement esplode in tutta il suo metallico DNA americano, supportato da un ottimo songwriting e da una produzione ora all’altezza della situazione, mentre il chitarrista nostrano concentrato unicamente sulla sei corde regala solos classici ispiratissimi e riff che odorano di scuola ottantiana ma senza risultare vintage.
Un album di metal classico da gustarsi fino alla fine, colmo di canzoni che riprendono, senza risultare copie sbiadite dei grandi classici, il mood aggressivo, epico ed oscuro delle migliori uscite del genere, con un Mitchell che si conferma vocalist di razza, aggressivo, tagliente e melodico, così come la sezione ritmica che bombarda senza pietà, cavalcando a spron battuto su queste undici power metal songs.
Difficile trovare un brano non all’altezza, l’album è ricco di spunti esaltanti, almeno per chi, nel marasma dei suoni moderni e con l’orecchio ormai abituato alle divagazioni sinfoniche delle power metal band europee, non si fa mancare del buon U.S. metal, tra Vicious Rumors, Metal Church, primi Savatage ed Armored Saint.
Temple Of Judgement può tranquillamente considerarsi l’apice qualitativo dei Savior From Anger, alzato di molto da brani esplosivi come In The Shadows, la seguente Bright Darkness, la devastante e cruenta Thunderheads, The Eyes Open Wide e la conclusiva title track.
Un ritorno sontuoso per la band, un album dall’acquisto obbligato per ogni defender che si rispetti.

TRACKLIST
1.Across The Seas
2.In The Shadows
3.Bright Darkness
4.The Eye
5.Thunderheads
6.Chosen Ones
7.The Calling
8.Starlight
9.The Eye Opens
10.Repentance”
11.Temple Of Judgment

LINE-UP

Bob Mitchell – vocals
Mark Ryal – guitars
Frank Fiordellisi – bass
Michael Kusch – drums

SAVIOR FROM ANGER – Facebook

Merciless Death – Taken Beyond

Uscito lo scorso anno, Taken Beyond viene riproposto dalla High Roller records in versione vinile.

Merciless Death è il nome di questo combo statunitense che con l’aiuto dell’auto produzione ha stampato nella sua carriera altri due full length, Evil In The Night nel 2006 e Realm Of Terror uscito nel 2008.
La band nel frattempo è rimasta un duo, Andy Torres (voce e basso) e Dan Holder (chitarra e batteria), insieme a far danni dall’ormai lontano 2003, anno di inizio della loro personale guerra a suon di thrash metal old school.
Taken Beyond può tranquillamente essere considerato una chicca per gli appassionati del thrash metal grezzo e molto vicino al death, rigorosamente di stampo statunitense, violento, nichilista ed assolutamente anticristiano.
Siamo in territori cari ai primissimi Slayer e Possessed, numi tutelari del metal old school dall’impatto devastante e senza compromessi, qualche sfumatura più estrema odora di obitorio custodito dai fratelli Tardy, colpevoli degli storici massacri sonori come Slowly We Rot e Cause Of Death, ma in generale è la band di Tom Araya che tiene banco su questo lavoro.
La produzione risente del clima old school che aleggia su questa raccolta di brani, non lasciando intravedere nessuna concessione alla benché minima soluzione in linea con le opere odierne.
Il problema maggiore di questo lavoro è la troppa somiglianza con le vecchie glorie a cui la band fa riferimento, le songs tendono ad assomigliarsi una all’altra e la mezzora abbondante di durata fa fatica a passare senza portare a qualche sbadiglio di troppo.
Prodotto che potrebbe trovare estimatori solo nei fans accaniti del genere, in definitiva.

TRACKLIST
1. The First Temptation
2. Manifestation
3. Witches Spell Of Death
4. Baptism At The Skull
5. Oath Of Revenge
6. The Evil Of The Night
7. Christians Of Gomorrah
8. Convictions
9. Prepare The Soul – Taken Beyond

LINE-UP
Andy Torres – Vocals, Bass
Dan Holder – Guitars, Drums

MERCILESS DEATH – Facebook

Quercus – Heart with Bread

Una crescita sorprendente, quella dei Quercus, sia per qualità che per la direzione intrapresa e noi appassionati non possiamo che goderne.

I cechi Quercus erano reduci da un album come Sfumato, all’interno del quale avevano fornito un’interpretazione del funeral doom molto personale e sperimentale, lasciando a tratti qualche interrogativo sulla reale efficacia dell’operazione.

Era normale, quindi, pensare ad un ulteriore innalzamento dell’asticella andando a rovistare in chissà quali altre sfaccettature musicali da sommare ad un genere, che meno di altri, si addice a contaminazioni avanguardistiche.
Quando, però, si manifestano le prime note di organo, lo strumento che dominerà l’intero lavoro, suonato dal nuovo entrato Markko (al secolo Marek Pišl, una sorta di enfant prodige dello strumento), si capisce anche che i Quercus sono tornati indietro per compiere un decisivo passo avanti.
Dici organo, in ambito funeral, e pensi automaticamente agli Skepticism: l’accostamento non fa una piega, anche se l’approccio di Markko è molto meno algido e funesto di quello di Eero Pöyry, esaltandone più l’aspetto liturgico che non quello drammatico.
I Quercus, per indole, non rinunciano certo a metterci qualcosa di loro, cosicché l’album si ammanta di una freschezza che, paradossalmente, viene esaltata dalla drastica riduzione di passaggi che non siano di un’esemplare linearità e emblematica in tal senso è la traccia d’apertura, A Canticle for the Pipe Organ, uno spettacolare manifesto musicale di oltre venti muniti ricco di magnifiche aperture melodiche, nel quale la lezione dei maestri finlandesi viene fatta propria e rielaborata con un gusto del tutto personale.
Non si pensi che la band ceca abbia smarrito del tutto la voglia di battere strade oblique rispetto al genere, infatti un brano come Bread and Locomotive lo testimonia ampiamente, solo che qui le dissonanze e le spigolosità appaiono più funzionali alla resa d’insieme del lavoro.
Illegible Tree Name e Silvery Morning sono altre due tracce ottime che si muovono in questo nuovo solco tracciato dal trio di Plzeň, ma è con la conclusiva My Heart’s in the Highlands che si rinnova ancora la magia di una musica malinconica e solenne, questa volta non tutta farina del sacco dei Quercus, visto che trattasi di una riproposizione in chiave funeral del brano creato dal noto compositore estone Arvo Pärt.
Heart with Bread arriva al cuore in maniera meno tortuosa e anche le melodie chitarristiche di Lukáš Kudrna appaiono sempre finalizzate alla creazione di un impatto emotivo, con il contributo non secondario di un growl che non fa sconti, come quello offerto da Ondřej Klášterka.
Una crescita sorprendente, quella dei Quercus, sia per qualità che per la direzione intrapresa e noi appassionati non possiamo che goderne.

Tracklist:
1. A Canticle for the Pipe Organ
2. Illegible Tree Name
3. Bread and Locomotive
4. Silvery Morning
5. My Heart’s in the Highlands

Line-up:
Markko – Keyboards
Lukáš Kudrna – Unknown
Ondřej Klášterka – Vocals

QUERCUS – Facebook

Assassin’s Blade – Agents of Mystification

Una raccolta di ottime canzoni, cantate al meglio dal singer canadese con la sua timbrica che sta perfettamente nel mezzo tra Halford e la sirena maideniana, e colme di solos taglienti come la lama dell’assassino

La lama dell’assassino, fredda e crudele sfiora la gola della vittima, un rasoio che senza pietà lacera la carne, taglia via ogni speranza, quando il sangue comincia a sgorgare ed il respiro si fa sempre più lieve mentre il freddo buio della morte ha la meglio sull’ultimo bagliore di vita.

Un assassino diabolico che scova le sue vittime nell’oscurità mentre le note metalliche della nuova creatura di Jacques Bélanger, ex vocalist degli storici Exciter, riecheggiano sul misfatto, come una colonna sonora delle sue abominevoli imprese.
Agents Of Mystification è il primo album di questa band che vede lo storico vocalist collaborare con tre musicisti svedesi, David Stranderud (ex-Portrait, Instigator, Trap), Peter Svensson (Void Moon, Trap) e Marcus Rosenkvist (Void Moon).
Agents Of Mystification è un ottimo album di heavy metal old school, dalle incendiarie cavalcate speed, gagliardo e senza fronzoli come la forma più pura del genere comanda.
Una raccolta di ottime canzoni, cantate al meglio dal singer canadese con la sua timbrica che sta perfettamente nel mezzo tra Halford e la sirena maideniana, e colme di solos taglienti come la lama dell’assassino.
Le songs si alternano tra mid tempo epici, crescendo maideniani e veloci ripartenze speed, la produzione risulta perfettamente in linea con la musica prodotta e il tutto funziona alla grande.
Heavy metal, alla fine è di questo che si tratta, puro come l’acqua di sorgente, battagliero e duro come l’acciaio suonato a meraviglia dai tre complici svedesi che uccidono, a suon di ritmiche e riff classici che stendono senza pietà.
Belanger è il mattatore, grande singer di genere, varia tono, esplora note vocali altissime e personalizza ogni passaggio di questo killer album che vede come colpevoli della mattanza brani dall’alto contenuto metallico come, Herostratos, The Demented Force, Autumn Serenade e il lungo mid tempo maideniano League Of The Divine Wind.
Se siete amanti dell’heavy metal classico non potete assolutamente perdervi questo lavoro, che segna il ritorno di uno dei migliori cantanti in circolazione nel genere, supportato da musicisti all’altezza della situazione.

TRACKLIST
1. Agents of Mystification
2. Herostratos
3. The Demented Force
4. Dreadnought
5. Autumn Serenade
6. Transgression
7. Nowhere Riders
8. Crucible Of War
9. Frosthammer
10. League Of The Divine Wind
11. Prophet’s Urn

LINE-UP
Jacques Bélanger – vocals
David Stranderud – lead guitars
Marcus Rosenkvist – drums
Peter Svensson – bass

ASSASSIN’S BLADE – Facebook

https://www.youtube.com/watch?v=rHtNGkeRZRI

Darkness Light – Living With The Danger

Ci sono parecchi dettagli da sistemare nell’economia sonora dei Darkness Light, magari lasciando il microfono ad un cantante più personale ed emozionale ed accentuando la parte più metallica, dove si riscontrano le migliori virtù.

Chi vive di sonorità hard rock e metal classiche sa molto bene di quante differenti atmosfere sia composto questo mondo musicale, all’apparenza tutte uguali ma con background molto diversi, dall’hard rock settantiano a quello statunitense del Sunset Boulevard, fino a quello europeo, tanto per citare le correnti che più hanno segnato gli ultimi quarant’anni di rock duro.

In Europa negli anni ottanta l’hard rock si accompagnò con l’allora fulminante new wave of british heavy metal, creando nuovi sottogeneri che allargarono ancora di più i confini della musica dura.
Se nel regno unito band come Rainbow e Dio, si nutrirono di atmosfere epiche, nell’Europa centrale gli storici Accept indurirono ancora di più le ritmiche, di fatto creando il power, genere figlio della scena metallica tedesca.
E dalla Germania arriva questo duo, formato nel 2011 e giunto all’esordio sul finire dello scorso anno con questo Living With The Danger.
Il duo di Augusta è composto da Cristian Bettendorf , chitarra e tastiere e Dixie Krauser, voce, basso, chitarra e tastiere: il debutto vive di alti e bassi, confrontandosi con un hard rock di stampo classico, tra ruvide reminiscenze power e metal melodico, senza dare l’impressione di affondare il colpo, rimanendo in un limbo sempre in bilico tra aggressività e melodia.
Una decina di canzoni che si perdono nei meandri della storia del genere, tra Accept, atmosfere purpleiane, accenni all’hard rock melodico britannico (Ten e Dare), ma senza brillare.
Manca il feeling per far funzionare questa raccolta di brani, importantissimo nel genere, specialmente quando le armonie prendono il comando dei brani, lasciando le asperità di un hard rock incisivo in panchina, per giocarsi la carta della melodia.
La voce ci mette del suo per non far decollare i brani, troppo monocorde e poco interpretativa e così, a parte qualche song più metallica, dove il duo se la cava, Living With The Danger scivola senza sussulti fino alla fine, con qualche sbadiglio di troppo da parte dell’ascoltatore.
Ci sono parecchi dettagli da sistemare nell’economia sonora dei Darkness Light, magari lasciando il microfono ad un cantante più personale ed emozionale ed accentuando la parte più metallica, dove si riscontrano le migliori virtù.

TRACKLIST
1. Adrenaline
2. Living With The Danger
3. Darkness Light
4. No No More
5. Bad Boys Are Better
6. Song For You
7. It Was Just Dreaming
8. For Another Sunny Day
9. Long Ago
10. Alone

LINE-UP
Dixie Krauser – Vocals, bass, keyboards, guitars
Cristian Bettendorf – Guitars, keyboards

DARKNESS LIGHT – Facebook

DESCRIZIONE SEO / RIASSUNTO

Cendra – Metal Punk

I catalani divertono moltissimo e fanno ciò che si aspetta da un album metal punk : casino, dita puntate, pogo e addio controllo.

Mai titolo fu più esplicativo : questo disco è totalmente metal punk.

I Cendra sono catalani e fanno un black thash con attitudine punk hardcore, dalle parti dei Venom ma meglio. Ascoltando Metal Punk se ne ama subito la furia, ma è anche interessante per capire la concatenazione dei sottogeneri del metal. Dal black al thrash e da questi al punk ci passa davvero poco e come lo ying è nello yang pure il punk è nel black e i Cendra lo dimostrano sul campo. I catalani divertono moltissimo e fanno ciò che si aspetta da un album metal punk: casino, dita puntate, pogo e addio controllo.
Questo suono metal molto debitore degli ’80 e dei ’90 sta producendo buoni album negli ultimi anni, e forse è l’interpretazione più ortodossa dello spirito metal: ascoltando questo disco lo capirete in maniera molto più immediata di quanto io possa spiegare.

TRACKLIST
1.Maniac Homicida
2.Boig Perdut
3.Sadic
4.Resurrecio
5.TU-PA-TU-PA!!!
6.Antisocial
7.Metal Punk
8.Lliures
9.Rates
10.Anirem a L’infern
11.Sense Objectius

LINE-UP
Joey – Drums, Vocals
Malparit – Guitar
Aggressor – Bass

CENDRA – Facebook

The 69 Eyes – Universal Monsters

Il buon disco di un gruppo che ormai ha finito di sorprendere ma che sa regalare ancora musica piacevolmente intrisa di decadenti melodie e di buone trame rock.

Il ciuffo in stile Misfits, che Jyrki sfoggia sulla copertina del nuovo album dei The 69 Eyes , poteva far pensare in un primo momento ad un clamoroso ritorno alle sonorità rock’n’roll degli esordi, ed in effetti in Universal Monsters i fantasmi del passato tornano ad elettrizzare il sound dei vampiri di Helsinki.

Niente paura, per le anime dark che ormai sono la maggioranza nelle nutrite truppe di fans del gruppo, chiarisco subito che il sound per cui la band è famosa non corre pericolo e continua la sua strada nei meandri della musica dark rock, o gotica come è di moda chiamarla nel mondo musicale di oggi, ma in questo lavoro ci scontriamo con la voglia del gruppo finlandese di riscoprire in parte la voglia di rock esibita in passato.
D’altronde, ormai più di vent’anni fa, i The 69 Eyes si fecero strada a colpi di rock’n’roll con due album straordinari come Savage Garden e Wrap Your Troubles in Dreams, poi come d’incanto la trasformazione con quello che per molti fu un disco di transizione, ma che per il sottoscritto rimane il loro capolavoro, Wasting The Dawn che pescava non poco dal sound gotico (questo sì) dei Type 0 Negative, allora signori e padroni del genere.
Il dopo Wasting The Dawn fu un’ascesa di popolarità e la definitiva consacrazione nel mondo del dark rock molto più raffinato, e in qualche modo patinato, con Blessed Be e Paris Kills, ed il gruppo ha mantenuto tali coordinate stilistiche per tutti questi anni, fino a questo nuovo lavoro che tra alti e, fortunatamente pochi, bassi non deluderà gli amanti delle sonorità ormai note al combo vampiresco.
Universal Monsters ha nella bellissima Jerusalem il brano capolavoro, una song inusuale per la band, impostata con trame acustiche ed elettricità tenuta a freno da ritmi ipnotici e con un Jyrki splendido, con la sua voce profonda e tremendamente emozionale.
Dolce Vita apre l’album con quegli impulsi rock di cui si scriveva in precedenza, un’apertura tremendamente efficace, con un refrain che più classico non si può in pieno The 69 Eyes style.
In Shallow Graves si respira aria di cimiteri gotici, con i corvi in lontananza che sorvegliano la sepoltura, mentre subito prima Miss Pastis aveva riconfermato l’atmosfera rock’n’roll che a tratti si respira sull’album.
Rock’n’roll Junkie conclude questo Universal Monsters, un brano che si riempie di umori settantiani alla Stones in versione oscura, bellissimo esempio di come il gruppo sa essere eclettico e vario quando lascia le briglie che lo tiene legato agli stilemi del dark per riesplorare l’universo rock.
Un disco buono di un gruppo che ormai ha finito di sorprendere ma che sa regalare ancora musica piacevolmente intrisa di decadenti melodie e di buone trame di quel rock, che se non racchiude più il seme della ribellione, è costruito su una base di talento sopra la media.

TRACKLIST
01. Dolce Vita
02. Jet Fighter Plane
03. Blackbird Pie
04. Lady Darkness
05. Miss Pastis
06. Shallow Graves
07. Jerusalem
08. Stiv & Johnny
09. Never
10. Blue
11. Rock’N’Roll Junkie

LINE-UP
Jyrki 69 – Vocals
Bazie – Guitar
Timo-Timo – Guitar
Archzie – Bass
Jussi 69 – Drums

THE 69 EYES – Facebook

Funeris – Nocturnes for Grim Orchestra

Funeris è un nome che, pur senza raggiungere i livelli delle band di punta del settore, si propone come approdo sicuro per chi voglia ascoltare queste luttuose sonorità.

Non sono passati neppure due anni dalla recensione di Waning Light ed eccoci nuovamente alle prese con un nuovo full length dei Funeris, progetto solita del musicista argentino Alejandro Nawel Sabransky che, dimostrando una certa prolificità, ha nel frattempo dato alle stampe altri due lavori su lunga distanza, Funereal Symphonies e Act III: Bitterness.

Questo più recente Nocturnes for Grim Orchestra è uscito lo scorso gennaio e mostra il nostro alla prese con un funeral doom dai tratti sempre atmosferici, ma ammantati di una ritualità che, in qualche modo, viene già evocata dalla copertina.
Rispetto ai dischi precedenti cambia anche la formula, con tre brani della durata superiore ai venti minuti che si rivelano altrettante litanie funebri guidate per lo più da un lavoro tastieristico, all’interno del quale trovano spazio rari quanto graditi inserti chitarristici di matrice solista.
E’ inutile ribadire che bisogna prendersi tutto il tempo necessario, ma Nocturnes for Grim Orchestra è un disco che, con la dovuta lentezza, si sviluppa in crescendo, dopo la partenza buona ma non sensazionale di Sempiterna Oscuridad e l’annichilente procedere dell’ottima Tempus Edax Rerum.
Il sound diviene inesorabilmente meno liturgico e più atmosferico, rallentato ai limiti dell’asfissia specialmente nella conclusiva Mouldy Gravestones, consolidando l’interessante livello esibito da Sabransky negli ultimi due anni.
Funeris è un nome che, pur senza raggiungere i livelli delle band di punta del settore, si propone come approdo sicuro per chi voglia ascoltare queste luttuose sonorità.

Tracklist:
1. Sempiterna Oscuridad
2. Tempus Edax Rerum
3. Mouldy Gravestones

Line-up:
Alejandro Nawel Sabransky: All Instruments, Vocals

FUNERIS – Facebook

Midnight Sin – Never Say Never

Godiamoci le tre canzoni che compongono Never Say Never ed aspettiamo fiduciosi il nuovo full length, ci sarà da divertirsi.

Ci eravamo occupati un paio di anni fa del debutto dei Midnight Sin, uscito per Bakerteam, che risultava un ottimo esempio di hard rock, dalle atmosfere sleazy e glam in puro Sunset Boulevard style, anche se tra le note di Sex First non mancavano riferimenti alle nuove generazioni di street band da lustrini, paillettes, belle donne e tanto divertimento.

Tutto confermato, ora che Never Say Never, ep di tre brani a fare da ponte tra il primo album ed il nuovo lavoro che non tarderà ad arrivare, riempie di suoni rock’n’roll tredici minuti della nostra fin troppo triste e alquanto noiosa vita.
Due songs inedite, la travolgente e divertentissima title track e la rocciosa BJ@Job, che vi lasceranno senza fiato, due hit tra passato e presente dello street, glam, sleazy hard rock, tra Poison, Motley Crue, Steel Panthers, Crashdiet e compagnia di ragazzacci perduti tra party di puro rock’n’roll style.
La cover di Satisfaction della premiata ditta Jagger/Richards impreziosisce questo mini cd e la band ne esce alla grande con una riedizione tosta dalle ritmiche aggressive e dal gran tiro.
Il gruppo nostrano si conferma come una delle band di punta del genere, ora che i suoni classici e stradaioli degli anni ottanta stanno tornando in auge, almeno nell’underground che non fa mancare nuove realtà dalle ottime potenzialità e molte di queste provenienti dalle città del nostro paese.
Godiamoci le tre canzoni che compongono Never Say Never ed aspettiamo fiduciosi il nuovo full length, ci sarà da divertirsi.

TRACKLIST
1.Never Say Never
2.BJ@Job
3.Satisfaction

LINE-UP
Albert Fish – Vocals
LeStar – Lead Guitar
Acey Guns – Bass
Dany Rake – Drums

MIDNIGHT SIN – Facebook

Necromantic Worship – The Calling… Tape

Jam sataniche, psichedelia marcia che incontra un mefitico black metal ad opera di due olandesi che si rifanno al suono greco

Jam sataniche, psichedelia marcia che incontra un mefitico black metal ad opera di due olandesi che si rifanno al suono greco, vi basta ?

Secondo demo per questo gruppo, dopo il debutto del 2015 Spirit Of The Entrance Unto Death. Il loro suono è un black metal ritualistico e pagano, un omaggio a nere divinità seguendo la strada tracciata nelle tenebre dalla prima ondata di black metal greco, con gruppi come i Necromantia, qui omaggiati con la cover di Faceless Gods, eseguita ottimamente e con personalità. Questo misterioso duo per la registrazione del disco si è avvalso dell’opera di Daemonomancer, dal gruppo canadese Goathammer, alla batteria e di Zagan, chitarrista dei Countess. Suonando insieme il rito prende vita e le cinque tracce sono un invito a rivolgere la mente ad antichi dei mai dimenticati dal nostro cervello rettile, grazie ad un suono molto particolare, un black metal ritualistico, persino psichedelico in alcune parti, mai nella maniera moderna però, sempre vecchia scuola. Cassetta vecchio ed eterno amore.

TRACKLIST
01. The Scarlet Whore
02. Charon
03. Of Great Nga’Yreth
04. The Calling
05. Faceless Gods

LINE-UP
Ghûllzaraën
Xarangorth
Daemonomancer
Zagan

NECROMANTIC WORSHIP – Facebook

Diana Spencer Grave Explosion – O

L’elemento forse più forte della loro musica è l’escapismo sonoro, il disegnare ampi territori nei quali la nostra mente possa correre libera. Un esordio molto positivo.

0 come tondo, espressione di perfezione geometrica anche nel suono, allucinazioni che ritornano in visioni cicliche.

I Diana Spencer Grave Explosion sono un gruppo pugliese di stoner, space, psych e pure fuzz, ed esordiscono con questo ep di tre pezzi, molto ben composto, sognante e fumoso. Come molti altri gruppi, i numi tutelari dei Diana Spencer Grave Explosion sono i soliti della musica pesante, dai Kyuss ai Neurosis con una spruzzata in alcuni momenti di post rock. La band suona molto dal vivo e ciò lo si nota durante l’ascolto. Ci sono elementi sia in nuce che effettivi che fanno pensare che il gruppo pugliese in futuro farà ancora meglio, poiché possiede solide basi. L’elemento forse più forte della loro musica è l’escapismo sonoro, il disegnare ampi territori nei quali la nostra mente possa correre libera. Un esordio molto positivo.

TRACKLIST
1. Space Cake
2. Avalanche
3. Long Death to the Horizon

LINE-UP
Piercarlo Resta – vocals, guitar.
Costantino Temerario – vocals, guitar, synth. Francesco Maria Antonicelli – vocals, guitar. Giampaolo Giannico – bass.
Gianluca Girardi – drums

DIANA GRAVE EXPLOSION – Facebook

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