The Great Saunites – Green

I The Great Saunites spingono in maniera decisa e senza tentennamenti verso un impatto lisergico che avvolge nelle sue insidiose e piacevoli spire l’ascoltatore.

Dopo oltre 3 anni dall’ottimo The Ivy, del quale avevo già avuto occasione di parlare sulle pagine di In Your Eyes, e circa ad uno di distanza da Nero, arriva l’atto secondo della trilogia iniziata proprio con quest’ultimo lavoro da parte dei lombardi The Great Saunites.

Rispetto ai due lavori precedenti, il duo composto da Atros e Leonard K. Layola spinge in maniera decisa e senza tentennamenti verso un impatto lisergico che avvolge nelle sue insidiose e piacevoli spire l’ascoltatore di turno: i brani sono solo due ma, insieme, assommano più di tre quarti d’ora di musica, con Dhaneb che martella implacabilmente reiterando le poche variazioni sul tema fino a portare all’assuefazione, ed Antares che viaggia sulla stessa falsariga, con la grande differenza che, mentre la prima traccia si placa nella sua parte finale, la seconda dopo circa un quarto d’ora intensifica ulteriormente suoni e ritmi.
Anche se qualcuno potrà sostenere che The Ivy fosse senz’altro più vario, alla luce della sua distribuzione su cinque brani piuttosto diversi tra loro, personalmente ritengo che, con Green, la band riesca a focalizzare molto meglio le proprie naturali pulsioni, lasciando da parte una vena sperimentale che, invece, era stata evidenziata maggiormente in Nero: a livello di approccio, inoltre, Green sembra ripartire da quello che era il brano migliore dell’album d’esordio, Medjugorje, del quale riprende l’impagabile ed ossessivo incedere.
Ciò che ne resta (molto) è una sorta di lunghissima jam session nella quale la noia è bandita se si hanno nel proprio dna i primi Pink Floyd, gli Hawkwind o gli stessi Ozric Tentacles, rispetto ai quali però i The Great Saunites possiedono un’anima ben più robusta.
Per chi apprezza i nomi succitati Green è un’opera che darà molte soddisfazioni, mentre magari potrebbe trovare qualche ostacolo in più nel penetrare in chi non ha familiarità con questi suoni: di sicuro, il fatto che quest’album sia di assoluto valore è un dato oggettivo, che depone a favore delle doti compositive dei The Great Saunites, capaci di provocare con la loro musica alterazioni di coscienza senza dover ricorrere a sostanze illegali, nonché in grado di prodursi in una progressione stilistica costate e priva di calcoli di convenienza.

Tracklist:
1. Dhaneb
2. Antares

Line-up:
Atros – basso
Leonard K. Layola – batteria, tastiere, chitarra

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