Necrovorous – Plains Of Decay

Il secondo devastante lavoro sulla lunga distanza per i deathsters greci Necovorous possiede tutti i crismi per essere consigliato agli amanti del death metal old school.

Un macigno death metal niente male Plains Of Decay, nuovo lavoro dei Necrovorous, attivi in Grecia da una dozzina d’anni, protagonisti di molti lavori minori, ma arrivati con questo maligno e devastante album al secondo sulla lunga distanza.

Kostas K. non le manda certo a dire e con il suo brutale vocione ci spinge nel vorticoso rifferama composto dal gruppo, che si avvale di altri due energumeni come Marios P. (chitarra e basso) e Vangelis F.(batteria).
Molto presente nella scena estrema underground e con una buona esperienza in sede live, il gruppo proveniente dalla capitale conferma l’ottima tradizione ellenica nel metal estremo, magari per le belligeranze black ma altrettanto meritevole d’attenzione se si parla di death metal classico.
The Sun Has Risen in a Land I No Longer See apre le ostilità, seguita dal massacro Cherish The Sepulture: l’odore di marcio si fa prepotente e fastidioso nelle narici, i piedi avanzano nella melma e i sei minuti abbondanti di Eternal Soulmates ci costringono ad accelerare il passo, prima che le frenate doom alla Asphyx di Psychedelic Tribe of Doom ci facciano cadere in un oscuro e terrorizzante abisso.
Le influenze del gruppo greco sono da attribuire alla tradizione classica del death metal più torbido (Death, Massacre, Necrophagia), mentre la letale Misery Loves Death Company e l’andamento funereo della conclusiva The Noose Tightens, death doom metal song intensa e apice dell’album, mettono il sigillo su questo scrigno di morte targato Necrovorous.

Tracklist
1. The Sun Has Risen in a Land I No Longer See
2. Cherish The Sepulture
3. Eternal Soulmates
4. Plains of Decay
5. Psychedelic Tribe of Doom
6. Faces of Addiction
7. Red Moon Rabies
8. Misery Lovers Dead Company
9. Lost in a Burning Charnel Ground
10. The Noose Tightens

Line-up
Kostas K. – Vocals
Marios P. – Guitars, Bass
Vangelis F. – Drums

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The Danger – The Danger

Hard & heavy senza compromessi, e si parte per le lunghe strade della riviera romagnola tra tra Motorhead e piadine, lambrusco e whisky.

Torna con il monicker leggermente cambiato la band nata sulle coste dell’adriatico (Bellaria) e conosciuta come The Danger Zone, con al microfono lo storico ex singer dei Vanexa, Marco Spinelli.

Attiva dal 1998 e con tre album all’attivo con il vecchio monicker, la band torna quindi sotto il nome The Danger ed un nuovo lavoro omonimo.
L’album è licenziato dalla band in doppia versione, la prima cantata come da tradizione in italiano e una seconda in inglese per avvicinarsi al mercato estero.
The Danger è un buon album di rock’n’roll ipervitaminizzato o se preferite di hard & heavy sfrontato, dal taglio punk e dai testi irrisori ma che si allontanano dalle tematiche porno del precedente lavoro uscito nel 2011.
Come si diceva, hard & heavy senza compromessi, un’attitudine da rockers navigati, come d’altronde sono, e si parte per le lunghe strade della riviera romagnola tra birra, ragazze e tanta musica rock, tra Motorhead e piadine, lambrusco e whisky.
L’album è composto da undici inni dedicati alla vita on the road ed al lyfe style da rockers duri e puri, mentre i testi scanzonati e ironici sono accompagnati dalla tecnica invidiabile della quale si possono vantare questi cinque ragazzacci del rock’n’roll che, oltre al citato vocalist, portano i nomi di Giorgio Crociati (chitarra), Denis Bedetti (chitarra), Stefano Vasini (batteria) e Nicola Sbrighi (basso).
Un album di rock duro, piacevole e godibile dall’inizio alla fine con due o tre canzoni che formano il cuore pulsante di canzoni come il super inno Metallari, L’amore No e la punkeggiante Cattivo Esempio.
Ho trovato che la proposta di una versione in inglese dell’album sia stata buona idea, trattandosi come è di un idioma molto più adatto alla musica suonata, fornendo un’ulteriore spinta a brani esplosivi ed esaltando anche la prestazione di Spinelli.
Questione di gusti, ovviamente, ma visto che vi troverete al cospetto delle due versioni , a voi la scelta e buon ascolto.

Tracklist
1.The Danger
2.Metallari
3.Scemo
4.Il Libeccio (il mio bar)
5.Rock ‘n’ Roll
6.L’Amore No
7.Bla Bla Bla
8.Alpornononsicomanda
9.California
10.Cattivo Esempio
11.Adrenalina (strumentale)

Line-up
Marco Spinelli (Spino) – Vocals
Denis Bedetti (Asiai) – Guitars
Giorgio Crociati (Jail) – Guitars
Nicola Sbrighi (Sbergi) – Bass
Stefano Vasini (Pelo) – Drums

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Prophets Of Rage – Prophets Of Rage

Qui ci sono appunti di viaggio, canzoni che scorrono bene, sicuramente il concerto sarà carino, viste le capacità istrioniche di tutti loro, ma sembra un’occasione sprecata per poter spostare gli equilibri ancora una volta, dando una nuova veste alla rabbia che monta quotidianamente.

I Prophets Of Rage sono il gruppo che gli amanti della congiunzione carnale fra rap e metal avrebbero sempre voluto ascoltare, essendo composti dai Rage Against The Machine con unico escluso Zack De La Rocha (lo potete incontrare di sicuro quando i Lakers giocano in casa), B–Real dei Cypress Hill e Dj Lord e Chuck D dei Public Enemy.

Viste le premesse di questo super gruppo ci si aspettava un super disco, anche se il precedente ep The Party’s Over aveva fatto capire che c’era ancora bisogno di calibrare le forze. Prophets Of Rage è un buon disco, regge bene l’impatto ed è stato composto e costruito per essere suonato dal vivo, anche perché il concerto è ormai l’unica fonte di introito per un musicista. La struttura musicale fondamentale è quella dei RATM, anche perché in pratica chi suona gli strumenti in questo gruppo viene da lì, con Tom Morello che conduce le danze, essendo il vero deus ex machina del gruppo. Quindi compare il funk nella costruzione della canzone, con quel saliscendi tipico della band; buono è anche l’apporto della parte hip hop, e una delle cose migliori del disco è la sapiente regia di Dj Lord dei Public Enemy, uno dei meno conosciuti ma maggiormente bilanciati dj del mondo. Tutto funziona al meglio, ma l’impressione è che ci sia limitati a fare un compitinom seppur buono e al di sopra della media, ma ci si sarebbe aspettato qualcosa di diverso dall’unione di tali titani. Prophets Of Rage sembra quasi un disco dei Rage Against The Machine, senza certe asperità e ruvidezze che li avevano resi famosi, con tutti gli altri come ospiti. Questa gente ha creato pietre miliari nei loro generi inventando stili e musiche che hanno influenzato moltissime band; qui ci sono appunti di viaggio, canzoni che scorrono bene, sicuramente il concerto sarà carino, viste le capacità istrioniche di tutti loro, ma sembra un’occasione sprecata di poter spostare gli equilibri ancora una volta, dando una nuova veste alla rabbia che monta quotidianamente. Bene, ma si poteva fare decisamente meglio.

Tracklist
1. Radical Eyes
2. Unf–k the World
3. Legalize Me
4. Living on the 110
5. The Counteroffensive
6. Hail to the Chief
7. Take Me Higher
8. Strength in Numbers
9. Fired a Shot
10. Who Owns Who
11. Hands Up
12. Smashit

Line-up
Tom Morello – Guitar
Tim Commerford – Bass
Brad Wilk – Drums
Chuck D – Voice
B-Real – Voice
DJ Lord – Turntables

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