D With Us – Searching For The Light

Melodic death metal e metalcore si uniscono nel sound dei D With Us dando vita così ad un ottimo lavoro, potente e melodico, scandito da ritmiche moderne, ma valorizzato da solos e soluzioni di stampo death e più orientate alla tradizione estrema di stampo classico.

Arrivano all’esordio tramite l’attivissima label napoletana Volcano Records & Promotion i D With Us, quartetto piemontese protagonista di un ottimo melodic death metal unito alla forza ritmica del metalcore.

La band è attiva dal 2013, voluta da Maurizio Molonato in memoria del figlio Davor, chitarrista e pianista scomparso all’età di quindici anni, ma i non pochi cambi di line up hanno portato il gruppo alla formazione attuale che vede impegnati Daniele Salomone (chitarra e voce), Matteo De Faveri (chitarra), Gioele Sechi (basso), Lorenzo Bonak Bonaccorso (batteria); l ‘ep di debutto si intitola Searching For The Light ed è stato registrato nei DDstudiorecords dallo stesso Maurizio Molonato.
Melodic death metal e metalcore si uniscono nel sound dei D With Us dando vita così ad un ottimo lavoro, potente e melodico, scandito da ritmiche moderne, ma valorizzato da solos e soluzioni di stampo death e più orientate alla tradizione estrema di stampo classico; l’ep possiede un tiro sufficiente per destare l’attenzione degli amanti del genere, dall’opener Warrior’s Heart, preceduta dall’intro, passando per l’ottima struttura della title track, scelta come singolo e brano perfetto tra riff di stampo swedish death, ritmi moderni e refrain melodico quanto basta per non uscire più dalla testa.
I quattro giovani musicisti non si fanno pregare e picchiano quando serve oppure valorizzano l’atmosfera dei brani con accordi melodici ed intimisti (The Passage), prima che la tempesta metallica torni ad abbattersi sull’ascoltatore.
Echi elettronici ed atmosfere industrial fanno da preludio alla conclusiva Threat Presence, mentre precedentemente Never Stop Until The End si era rivelato come il brano più diretto di Searching For The Light un buon inizio per i D With Us che, sommato alle ottime impressioni suscitate nel corso delle esibizioni  dal vivo, ne fanno una realtà da seguire con attenzione.

Tracklist
1. Intro
2. Warrior’s Heart
3. Searching For The Light
4. The Passage
5. Never Stop Until The End
6. Threat Presence

Line-up
Daniele Salomone – Vocals, Guitar
Matteo De Faveri – Guitars
Gioele Sechi – Bass)
Lorenzo Bonak Bonaccorso – Drums

D WITH US – Facebook

Ursinne – Swimming With The Leviathan

Una tempesta di ritmiche e riffing che vanno ad abbracciare le due correnti storiche del death, con una più marcata predisposizione per la battaglia musicale insita nel sound del gruppo britannico.

Un super gruppo estremo nuovo di zecca, anzi un super duo diventato trio con l’entrata in formazione della bassista Sonia “Anubis” Nusselder, un’alleanza Olanda/Svezia/Regno Unito che porta alla guerra musicale con i generali in comando Dave Ingram (Down Among the Dead Men, Echelon, Just Before Dawn, ex Bolt Thrower, Hail Of Bullets e Benediction) e Jonny Pettersson (Ashcloud, Gods Forsaken, Henry Kane, Human Harvest, Just Before Dawn, Pale King, ma la lista sarebbe ancora più lunga).

Ingram ovviamente dà la carica dietro al microfono ed il polistrumentista svedese ci fa sanguinare i timpani suonando come il giorno dell’esplosione della Terra, fanno del debutto degli Ursinne un’imperdibile opera old school per i deathsters che hanno ancora nelle orecchie le opere dei Bolt Thrower come quelle dei primi Entombed; infatti questa pericolosissima alleanza porta inevitabilmente il sound verso la coesione tra il death metal belligerante dello storico gruppo britannico e quello tradizionale, suonato nel nord Europa.
Così nasce Swimming With The Leviathan, sviluppandosi su dodici brani, incluse quattro cover pescate in giro per il circuito rock mondiale (The Osmonds, The Vapors, Queen Of The Stone Age, Siouxie And The Banshees): una tempesta di ritmiche e riff che vanno ad abbracciare le due correnti storiche del death con una più marcata predisposizione per la battaglia musicale insita nel sound del gruppo britannico, mentre il rifferama di stampo swedish death è comunque presente.
Ne è il più fulgide esempio il potentissimo mid tempo di cui è composta Bullet Bitten, apice compositivo di questo mostruoso lavoro, a cui se si vuole trovare un difetto lo si può riscontrare nel numero di cover, comunque all’altezza della situazione.
Ingram è il solito soldato/orco, temibile mercenario al servizio della guerra, Pettersson sa il fatto suo e la drum-machine fa il suo sporco lavoro anche se un più caldo e umano drumming avrebbe sicuramente giovato all’intera opera.
Niente di più, niente di meno, Swimming With The Leviathan farà la gioia dei deathsters orfani dei Bolt Thrower e vogliosi di ascoltare l’ordine di attaccare potente e belluino del generale Ingram.

Tracklist
01. Devil May Care
02. I, Serpentine
03. Bullet Bitten
04. The Chimes of Midnight
05. Crazy Horses (The Osmonds cover)
06. Talons
07. Underworld
08. Turning Japanese (The Vapors cover)
09. Hollow Hearse
10. Something Wicked This Way Comes
11. Monsters in the Parasol (Queens of the Stone Age cover)
12. Spellbound (Siouxsie and the Banshees cover)

Line-up
Dave Ingram – Vocals
Jonny Pettersson – All instruments
Sonia Nusselder – Bass

URSINNE – Facebook

Hornwood Fell – My Body My Time

Il black metal è un genere molto difficile al quale approcciarsi e con il quale stringere amicizia. Una band con potenzialità e voglia di fare, ma che ancora non ha trovato la sua quadratura del cerchio.

Eccoci al terzo album degli Hornwood Fell, My Body My Time. Un duo tutto italiano e molto volenteroso, in continua evoluzione e ricerca della propria identità. È evidente questo percorso nel nuovo lavoro della band, che presenta davvero tutte le caratteristiche della ricerca e del cambiamento.

Se da una parte, dunque, c’è sempre una scintilla di curiosità e novità nell’ascoltare le loro produzioni, si possono trovare anche diversi lati negativi, che inevitabilmente qui non mancano.
Ripartendo da quello che probabilmente, fino ad adesso, è il loro album più riuscito, ovvero Yheri, dove già abbiamo trovato l’alternanza tra growl/scream e clean vocals, qui la band decide di concentrarsi al 100% sulla voce pulita. Scelta sempre azzardata e che richiede molto coraggio all’interno di un genere necessariamente (a volte troppo) elitario e chiuso come il black metal.
Grandi band si erano già cimentate in questo esperimento, su tutti Agalloch o Urfaust, senza dimenticare ovviamente gli immensi Ulver. C’erano riuscite in maniera sopraffina, sapendo portare anche della tiepida brezza in mezzo ai boschi folti, scuri e innevati dello scenario black.
Ascoltando questo album si ha, ahimè, l’idea che questo grintoso duo non sia ancora pronto per una sfida così delicata, infatti la parte vocale dà spesso la sensazione che ci sia un’altra traccia sovrapposta a quella che stiamo ascoltando, come una voce fuori campo. Non si viene a creare, anche per questo importante motivo, quell’atmosfera di agghiacciante solitudine mista ad un elegante e fiero odio che caratterizza il genere.
La parte strumentale ha ottime potenzialità, e lo vediamo per esempio in un pezzo come Passage: anche quella però, manca di un po’ di inventiva, elemento che però questi ragazzi hanno nelle loro corde, come ci hanno mostrato nei loro album precedenti, rispetto ai quali quest’ultimo rappresenta forse una regressione. Ma il cambiamento implica sempre lo smarrimento.

Tracklist
1. The Returned
2. Her Name
3. Dark Cloak
4. Passage
5. Run Through
6. The Livid Body
7. Hidden Land

Line-up
Marco Basili: Vocals, Guitars, bass and Synth
Andrea Basili: Batteria, Backing Vocals and Synth

HORNWOOD FELL – Facebook