Collapse Under Empire – The Fallen Ones

Non è solo post rock, o decostruzione dei fondamentali di quest’ultimo, ma qualcosa che si lega indissolubilmente alla nostra anima, e ci ricorda che non siamo solo corsa, fatica e numeri su un bancomat.

Definire i Collapse Under Empire un gruppo post rock è alquanto limitante nei loro confronti.

Certamente il loro genere di appartenenza è questo ibrido di rock ed altre cose, un dilatarsi moderno ma allo stesso molto antico per quello che provoca dentro chi lo sente e lo apprezza. I Collapse Under Empire hanno la missione di espandere la nostra coscienza, ma soprattutto di abbattere i confini dei nostri angusti mondi e proiettarci oltre, molto otre, per sfuggire alla bruttezza ed alla limitazione delle nostre vite. The Fallen Ones è il sesto disco di questo gruppo di Amburgo, ed è un cominciare a girarsi indietro ed omaggiare chi è caduto al nostro fianco, in un’età non più verde dove coloro che sono rimasti indietro cominciano ad essere molti. Una delle chiavi di lettura di questo disco, come di tutta la discografia dei Collapse Under Empire, è l’empatia, questo sentire insieme, l’avere le stesse emozioni, e qui di emozioni ce ne sono tante. Bisogna chiudere gli occhi e lasciarsi andare a suoni che non hanno nulla di predefinito o di caratterizzante, ma servono per raggiungere uno scopo, quello di emozionare l’ascoltatore; ci sono momenti di autentica beatitudine,  nei quali si viene trasportati in iperuranio dove la sofferenza è sublimata e la si rivive in un’altra maniera. Troppo spesso ci affanniamo, corriamo intorno alla nostra coda senza mai prenderla, mentre ci si dovrebbe fermare ed elevarsi al di sopra, ascoltando un disco come questo, un piccolo bosco incantato dove ci si può permettere una breve sosta per una magnifica terapia. I vari suoni del gruppo che scorrazza per generi diversi, cercando e trovando sempre la giusta soluzione sonora, ci portano in uno stato zen di calma e di contemplazione della bellezza, un ascoltare finalmente qualcosa di bello, di prezioso ed importante. Inoltre il duo tedesco ha una facilità di spiegarsi attraverso la sua musica, ed una grande umiltà che a volte spiazza. Non è solo post rock, o decostruzione dei fondamentali di quest’ultimo, ma qualcosa che si lega indissolubilmente alla nostra anima, e ci ricorda che non siamo solo corsa, fatica e numeri su un bancomat.

Tracklist
1.Prelude
2.The Fallen Ones
3.Dark Water
4.A Place Beyond
5.Blissful
6.The Forbidden Spark
7.The Holy Mountain
8.Flowers from Exile
9.The End Falls

Line-up
Martin Grimm
Chris Burda

COLLAPSE UNDER EMPIRE – facebook

Descrizione Breve

Autore
Massimo Argo

Voto
85

Genere – Sottogeneri – Anno – Label
Post Rock

Landscape

Cinematic

2017

Fall Has Come – Nowhere

I Fall Has Come continuano ad attraversare in lungo ed in largo l’America, senza scendere troppo a sud come nel primo album, ma riuscendo ad imprimere il loro marchio su una track list che avvicenda hard rock melodico a sferzante metallo alternativo valorizzato da melodie dall’appeal vincente.

I campani Fall Has Come tornano dopo due anni dal debutto con un nuovo lavoro e confermano quanto di buono si era scritto all’epoca dell’uscita di Time To Reborn.

La band guidata dal cantante Enrico Bellotta, dopo l’uscita dell’album precedente non è stata certo a guardare e ha girato per lo stivale e oltre confine suonando e calcando palchi, accumulando esperienze e stringendo amicizie: tutto questo è raccontato su Nowhere, nuovo album in uscita per Sliptrick Records e registrato a Napoli nei Black Eight Studio.
Questa sorta di diario in musica ci presenta una band compatta e affiatata, perfettamente in grado di reggere l’importante prova del secondo album senza deludere chi aveva apprezzato il sound proposto sul precedente lavoro.
E la musica non cambia, Bellotta è sempre il bravissimo cantante apprezzato in passato, il songwriting è ancora una volta di alto livello e l’innata propensione a creare melodie vincenti continua a mietere vittime anche su Nowhere.
Si parlava di rock americano, e infatti i Fall Has Come continuano ad attraversare in lungo ed in largo l’America, senza scendere troppo a sud come nel primo album, ma riuscendo ad imprimere il loro marchio su di una track list che avvicenda hard rock melodico a sferzante metallo alternativo valorizzato da melodie dall’appeal vincente.
Una manciata di hit che farebbero sciogliere le radioline nelle stanze dei college statunitensi, qualche accenno al new alternative metal ed atmosfere che si fanno epiche in un paio di canzoni capolavoro come l’opener Believe (che sa tanto di U2) e la stupenda Breathless, fanno di Nowhere un album dalle potenzialità enormi esaltato da un cantante che (senza sminuire il gran lavoro dei suoi compagni) è fuori categoria per il genere, strappando applausi in ogni sfumatura che caratterizza la sua performance.
Nowhere è un album nato per essere suonato dal vivo, una raccolta di brani memorizzabili e che non faranno prigionieri sotto un palco che brucerà come la fiamma del rock al suono delle varie Last Begin, Our Lives e One Minute To Be Alive.

Tracklist
01. Believe
02. Last Begin
03. Our Lives
04. Awaken
05. Carillon
06. Breathless
07. In Everything
08. It’s Over
09. One Minute To Be Alive
10. The Long Way To Run To Be A Human Again

Line-up
Enrico Bellotta – Vocals
Enrico Pasarella – Guitar
Raffaele Giacobbone – Guitar
Salvatore Laurella – Drums
Alberto Laurella – Bass

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Consecrator – Image Of Deception

Ristampa curata dalla Roxx records con racchiusi i due demo della thrash metal band texana Consecrator, gruppo da riscoprire se siete amanti sfrenati del genere come veniva suonato negli anni novanta.

I Consecrator sono una thrash metal band proveniente dal Texas e attiva addirittura dal 1989, anche se finora le uscite discografiche si limitano a due demo usciti tra il 1990 ed il 1992, ed una compilation, appunto questa Image Of Deception, uscita originariamente nel 2004 e rimasterizzata dalla Roxx Records.

Ovviamente la raccolta racchiude gli unici due lavori prodotti dal quartetto di Wichita Falls, che risulta ancora in attività benché non abbiano più realizzato nulla di inedito da praticamente venticinque anni, a parte un brano qui presente intitolato Meaningless e scritto nel 2005.
Un vero peccato perché la musica racchiusa in questa raccolta è frutto del lavoro di un gruppo che ben sapeva come intrattenere a colpi di thrash metal, tra vecchia scuola ed il sound che andava sviluppandosi nei primi anni novanta in materia estrema, con il genere che acquistava maggior vigore dagli spunti estremi presi dal death.
E infatti i Consecrator non le mandavano certo a dire, tra vocals che ricordano il Tardy deglo Obituary pre-2000,  un impatto slayerano sempre presente e che mai si assopisce, così come una belligerante occhiata al metal estremo del vecchio continente che non mancava di ricamare il sound di melodie chitarristiche in uso nel sound dei Carcass.
Molto impatto dunque, ma con un buon talento per l’aspetto melodico, specialmente nel secondo demo da cui la raccolta prende il titolo, mentre con il lavoro targato 1990 non ci si muove dal thrash metal vecchia scuola con carta d’identità statunitense.
Tante vicissitudini hanno poi frenato la carriera del gruppo texano, ora con questa ristampa targata Roxx Records il gruppo potrebbe tornare poi a scrivere musica, magari prendendo spunto da brani come Submission, Vision Ignored o Satan Lies, sperando che non sia troppo tardi.

Tracklist
1.Submission
2.Image of Deception
3.Mindlessly Betrayed
4.Vision of Ignored
5.Sayings of the Wise
6.Free from Death
7.Meaningless
8.Make Me Laugh
9.Satan Lies
10.Saving Song
11.Messiah Calls
12.Troubled Years
13.Casted

Line-up
James Chavez-Guitar
Ash Lawhon-Drums
Rob Ojeda-Bass
Glenn Johnson-Vocals

Past Members:
James McWilliams-Guitar
Steve Tidwell-Guitar
Ben Crockett-Guitar
Ray Hillner-Guitar
John Hall-Vocals

CONSECRATOR – Facebook

Thakandar – Sterbende Erde

I Thakandar riecono ad attingere il meglio da tutta la tradizione black del loro paese, riversandola in maniera sufficientemente personale e coinvolgente per ritagliarsi la meritata attenzione da parte degli appassionati.

I Thakandar sono l’ennesima band di spessore che sbuca dall’underground black tedesco.

Il gruppo della bassa Sassonia interpreta il genere secondo i canoni consolidati della scuola germanica, quindi con ritmi mai forsennati ed una costante ricerca melodica senza disdegnare aperture verso il death e l’heavy metal.
Quello che ne scaturisce è Sterbende Erde, full length d’esordio per un combo attivo dalla fine dello scorso decennio e rimasto fino ad oggi un po’ sotto traccia causa una produttività piuttosto scarna.
Anche se l’unico tra i musicisti coinvolti ad avere una certa notorietà è il batterista Marlek, già membro degli storici Geist (poi Eis), la band dimostra una notevole padronanza districandosi abilmente in un ambito nel quale bisogna trovare il modo di penetrare nella memoria degli ascoltatori per sperare di ottenere un certo seguito: i Thakandar lo fanno con un mazzo di brani di buona orecchiabilità ed intensità, del tutto in linea appunto con gruppi come i citati Eis, concedendosi poi una deroga dai classici canoni, a partire dall’inserimento riuscito di voci femminili funzionali all’approdo a parti che possono richiamare anche il doom ( Hinter dem Schatten ma soprattitto Signal Of Sorrow).
Sterbende Erde è un’opera in linea con i dettami del genere in terra tedesca, quindi qualità al di sopra di ogni sospetto, con grande profondità e suoni molto curati in antitesi con la tendenza lo fi di gran parte degli interpreti abituali.
Ogni traccia presenta più di un buon motivo per essere ascoltata ed un tema portante incisivo, espresso sia tramite la robustezza del riffing (Todesmarsch I: Verdammnis) sia attraverso la solennità delle atmosfere (Todesmarsch II: Verbannung).
La lunga e superba title track suggella un album che sarebbe un peccato trascurare perché i Thakandar riecono ad attingere il meglio da tutta la tradizione black del loro paese, riversandola in maniera sufficientemente personale e coinvolgente per ritagliarsi la meritata attenzione da parte degli appassionati.

Tracklist:
1. Erbschuld
2. Hinter dem Schatten
3. Signal of Sorrow
4. Todesmarsch I: Verdammnis
5. In der Asche der Alten
6. Todesmarsch II: Verbannung
7. Sterbende Erde

Line-up:
Xorg – Vocals
Zavragor – Guitar + Vocals
Kelrath – Guitar
Argui – Bass
Marlek – Drums

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