Igorrr – Savage Sinusoid

C’è tantissimo qui, e descriverlo è davvero impossibile, deve essere un’esperienza personale, basti dire che è una delle migliori cose musicali che vi potrebbe capitare fra le mani, un unicum al mondo, forse nell’universo, perché è a quest’ultimo che Savage Sinusoid si riferisce.

Come in un immenso videogioco musicale o un divertissement molto corposo e di valore, ecco il nuovo disco di Igorrr, il progetto del geniale multi strumentista francese Gautier Serre.

La sua musica è completamente libera, slegata da ogni pregiudizio di genere, o per accontentare il pubblico, ma scaturisce libera dalla sua genialità. Che Gautier sia geniale non lo si scopre certamente oggi, ma con questo Savage Sinusoid potrebbe aver toccato il suo apice creativo fino ad oggi almeno. Il disco non ha uno sviluppo, ma è caos messo in musica. Il caos ha solo per noi piccoli occidentali un’accezione negativa, mentre in molte altre culture è sinonimo di creatività e di sviluppo, come lo è in natura, si veda la relativa teoria. E in questo disco è esattamente così, si passa dall’oltranzismo in quota Meshuggah, alla drum and bass più scalciante, dal djent maggiormente spinto al death metal futurista. Parlare di generi non ha però molto senso qui, perché ci si trova di fronte ad un potentissimo flusso di coscienza sonoro, un vento che soffia impetuoso e e fortissimo, un’ordalia di suoni che grazie alla bravura di Gautier acquista un senso compiuto e non diventa mai confusione. Non ci vuole una mente aperta bisogna solo aprirla di fronte a tanta abbondanza e ad un disegno totalmente differente, una potente visione ed un immaginario floridissimo. C’è tantissimo qui, e descriverlo è davvero impossibile, deve essere un’esperienza personale, basti dire che è una delle migliori cose musicali che vi potrebbe capitare fra le mani, un unicum al mondo, forse nell’universo, perché è a quest’ultimo che Savage Sinusoid si riferisce.

Tracklist
1.Viande
2.ieuD
3.Houmous
4.Opus Brain
5.Problème d’émotion
6.Spaghetti Forever
7.Cheval
8.Apopathodiaphulatophobie
9.Va te foutre
10.Robert

IGORRR – Facebook

We All Die! What A Circus! – Somnium Effugium

L’album è davvero molto curato e la limpidezza dei suoni ne favorisce l’assimilazione, anche perché qui è netta la sensazione d’essere al cospetto di un artista con la A maiuscola e non di un pur valido assemblatore di suoni.

Devo ammettere che le ultime uscite nelle quali mi sono imbattuto mi hanno parzialmente riconciliato con i dischi strumentali, specialmente quelli basati su un melodico e riflessivo post rock.

Così, dopo il bellissimo lavoro degli americani In Lights, tocca a questo progetto solista del portoghese João Guimarães dal monicker piuttosto bizzarro, We All Die! What A Circus!.
Nonostante le ingannevoli premesse, il sound offerto dal musicista lusitano è quanto mai ortodosso nel suo dipanarsi liquido, melodico e spesso riflessivo tanto da andare a sconfinare più volte l’ambient; indubbiamente il post rock si presta maggiormente a tale formula, proprio perché la rarefazione del sound porta inevitabilmente a sonorità che sono per loro natura strumentali, mentre le aperture melodiche, quando sono di eccelsa qualità come in questo caso, imprimono alla musica un loro marchio ben definito.
A comprovare quanto affermato è sufficiente l’ascolto di Effugium IV che, dopo un avvio tenue e sommesso, si libera poi in un magnifico assolo di chitarra che la dice lunga sul gusto melodico di cui è in possesso Guimarães.
L’album è davvero molto curato e la limpidezza dei suoni ne favorisce l’assimilazione, anche perché qui è netta la sensazione d’essere al cospetto di un artista con la A maiuscola e non di un pur valido assemblatore di suoni.
Il senso della musica, quando non è supportata dalle parole, è in fondo proprio quello di evocare quanto promesso con i titoli dell’album o dei brani, o comunque di tenere fede a quanto dichiarato dai musicisti in fase di introduzione del disco.
In questo caso, Guimarães ci suggerisce che i temi dell’album sono il sogno della fuga e la fuga stessa, dato che in un mondo disseminato di confini e di rovine, dentro e fuori di noi, la necessità di fuggire diviene impellente.
Somnium Effugium è la colonna sonora che ci accompagna in questo stato che oscilla tra l’onirico ed il reale, con i brani intitolati Somnium improntati ad un ambient piuttosto inquieta, mente gli episodi denominati Effugium sono più orientati al post rock, e in quanto tali portatori di splendide melodie chitarristiche venate di una profonda malinconia.
João regala oltre tre quarti d’ora di pennellate sonore di stupefacente profondità, inducendo alla riflessione e alla commozione, e comunque lasciando un segno profondo in chi desidera lasciarsi avvolgere dalla musica creata da questo musicista dotato di rara sensibilità.
Anche se è proprio grazie alle band più celebrate che questo stile è uscito da uno status di nicchia, il mio consiglio è quello di rivolgere l’attenzione a questi nomi minori e magari misconosciuti, la cui freschezza tiene ben alla larga il manierismo ed il rischio di tediosità che ne consegue.

Tracklist:
1.Somnium I
2.Effugium I
3.Effugium II
4.Somnium II
5.Effugium III
6.Effugium IV
7.Somnium III

Line-up
João Guimarães

WE ALL DIE! WHAT A CIRCUS! – Facebook

Persecutory – Towards The Ultimate Extinction

Towards The Ultimate Extinction è un lavoro che definire estremo è un eufemismo: gli amanti del true black metal probabilmente sono i più indicati all’ascolto ma, pane per i loro denti, lo troveranno pure i fans del thrash metal old school.

Una tempesta musicale senza compromessi, black metal feroce che si allea con il thrash ed il death per tormentarvi fino a che le vostre già deboli resistenze crolleranno sotto i colpi dei quattro demoni turchi chiamati Persecutory.

Towards The Ultimate Extinction è un attacco delle forze del male contro il mondo, le urla delle anime dannate trasformate in guerrieri oscuri arrivano direttamente dall’inferno, mentre accelerazioni pazzesche, mid tempo distruttivi ed impatto devastante sono solo alcune delle armi usate dalla band proveniente da Istanbul.
I Persecutory non conoscono pietà, ma solo la crudele e sadica rabbia con cui travolgono già dall’opener Pillars Of Dismay, seguita dagli undici minuti in pieno inferno descritti dalla title track un brano lunghissimo che passa da litanie black/doom a ripartenze true black metal e devastanti e potentissime iniezioni thrash old school.
Quattro loschi demoni al servizio del metal estremo, un’efferata prova di forza che non lascia scampo e non fa prigionieri con Awakening The Depraved Era e la conclusiva Maelstroms Of Antireligious Chaos che, come un vento oscuro ed atomico, spazza via gli ultimi sopravvissuti, anime che vengono spazzate via dalla forza dei Persecutory.
Towards The Ultimate Extinction è un lavoro che definire estremo è eufemismo: gli amanti del true black metal probabilmente sono i più indicati all’ascolto ma, pane per i loro denti, lo troveranno pure i fans del thrash metal old school.

Tracklist
1.Pillars Of Dismay
2.Towards The Ultimate Extinction
3.Till Relentless Salvation Comes
4.Along The Infernal Hallways
5.Awakening The Depraved Era
6.Hegemony Of The Ruinous Impurity
7.Maelstroms Of Antireligious Chaos

Line-up
Tyrannic Profanator – Vocals
Infectious Torment – Guitars, Bass
Vulgargoat – Guitars, Vocals
A.D.B – Drums

PERSECUTORY – Facebook

GREYFELL

Il video di Spirit of the Bear, dall’album Horsepower (Argonauta Records).

Il video di Spirit of the Bear, dall’album Horsepower (Argonauta Records).

https://www.youtube.com/watch?v=foVMmozPJwg

Professor Emeritus – Take Me To The Gallows

Take Me To The Gallows è un buon lavoro incentrato su un heavy/doom classico tra Dio, Black Sabbath e Candlemass, un album dallo spirito underground ma sicuramente da non perdere per gli amanti del genere.

Sicuramente avari di informazioni ma non di buona musica, i Professor Emeritus sono una band di Chicago che, tramite la No Remorse Records, licenzia questo esempio riuscito di heavy metal classico dalle forte tinte epic doom, sulla falsariga di superstar del genere come Dio e Candlemass.

Ed in effetti queste sono le maggiori influenze del gruppo statunitense, ovviamente con i sempre presenti Black Sabbath nella versione con al microfono il grande e compianto Ronnie James, al quale il bravissimo singer MP Papai fa riferimento.
Così tra brani più classicamente heavy come l’opener Burning Grave o Chaos Bearer, ed altri rallentati e nobilitati da un’epicità tradizionalmente doom metal come le bellissime He Will Be Undone e la conclusiva Decius, davvero ispirata, Take Me To The Gallows risulta un ottimo prodotto per gli amanti del doom classico degli anni ottanta, arricchito dal tocco epico del Dio d’annata, il cui spirito rivive grazie ad un vocalist che con bravura ne segue il percorso artistico.
L’album, che arriva dall’underground e da esso trova vigore, è assolutamente consigliato a chi non si ferma ai soliti storici nomi.

Tracklist
1. Burning Grave
2. He Will Be Undone
3. Chaos Bearer
4. Take Me to the Gallows
5. Rats in the Walls
6. Rosamund
7. Decius

Line-up
MP Papai – Vocals
Lee Smith – Guitar, Bass
Tyler Herring – Guitar
Rüsty Glöckle – Drums

PROFESSOR EMERITUS – Facebook