Johansson & Speckmann – From The Mouth Of Madness

From The Mouth Of Madness segue di pari passo il suo predecessore, con la coppia che sfoga i suoi istinti estremi, ma in maniera più diretta e fruibile che in passato e quindi ancora più meritevole d’attenzione.

Torna con un nuovo lavoro una delle tante collaborazioni del buon Rogga Johansson, quella con lo storico vocalist e bassista americano Paul Speckmann dei Master.

La coppia, accompagnata in questo nuovo massacro da Kjetil Lynghaug alla sei corde e Brynjar Helgetun (che si è occupato anche del mixaggio e della masterizzazione) alle pelli, arriva al traguardo del quarto full lenght di una fruttuosa collaborazione iniziata nel 2012, su di un brani inserito nel primo album dei Megascavenger.
Come ormai da tradizione, il duo ci attacca al muro con mezzora di death metal più americano che scandinavo, anche se in qualche riff e assolo non manca di ricordarci la band madre di Johansson, i Paganizer.
Death metal old school con un’impronta hardcore come nei lavori precedenti, uno Speckmann dall’ugola cartavetrata ed il suo compagno che, con Lynghaug, rifila riff su riff, supportati dal drumming forsennato di Helgetun.
Una mazzata che, veloce come un lampo, passa e distrugge come una tromba d’aria, con l’opener The Demons Night che ci inganna con il suo piglio nord europeo, mentre già dalla successiva Is This Just Virtual?, il sound si sposta decisamente verso un death metal disseminato di sfumature thrash/core.
From The Mouth Of Madness segue di pari passo il suo predecessore, con la coppia che sfoga i suoi istinti estremi, ma in maniera più diretta e fruibile che in passato e quindi ancora più meritevole d’attenzione.

Tracklist
1. The Demons Night
2. Is This Just Virtual?
3. Remove The Creep
4. Condemned
5. Why Fear
6. Heal The Strain
7. The Heathen Of The Night
8. The Fallen Angel
9. Kill And Kill

Line-up
Paul Speckmann – Vocals
Rogga Johansson – Guitars, Bass
Kjetil Lynghaug – Lead Guitars
Brynjar Helgetun – Drums

JOHANSSON & SPECKMANN – Facebook

Matalobos – Until Time Has Lost All Meaning

Breve ep per i messicani Matalobos, fautori di un death doom melodico di buona fattura.

Breve ep per i messicani Matalobos, fautori di un death doom melodico di buona fattura.

La band centroamericana ha all’attivo un solo full length, ma decisamente il contenuto di Until Time Has Lost All Meaning fa pensare che i tempi siano maturi per compiere un ulteriore sotto di qualità.
Il lavoro si apre con la traccia più lunga, Of Ghosts and Yearning, un esempio pratico del buon potenziale in possesso del quartetto di Leon, il quale ovviamente si muove lungo le coordinate ben codificate del genere ma mettendoci abbastanza del proprio, tra passaggi acustici, dolenti progressioni melodiche ed un growl incisivo; il secondo più breve brano, In Flesh Engraved, appare più orientato al death metal andandosi a collocare sulla scia dei Novembers Doom in più di un frangente.
Chiude l’ep il sognante strumentale La luz del día muere, episodio che depone a favore anche di un sicuro talento esecutivo.
Se con Arte Macabro i Matalobos avevano posto le basi per arrivare a produrre un death doom di sicuro spessore, con Until Time Has Lost All Meaning arriva quel consolidamento che non può che sfociare in un’opera su lunga distanza in grado di imporre all’attenzione della scena il gruppo messicano, almeno questo è l’auspicio.

Tracklist:
1. Of Ghosts and Yearning
2. In Flesh Engraved
3. La luz del día muere

Line-up:
E. Santamaría – Guitars
Dante – Vocals
De Anda – Bass
C. Escalona – Drums
Germán N. – Guitars, strings

MATALBOS – Facebook

2017

Cabrakaan – Songs From Anahuac

Un ep molto originale e pieno di pathos, di vitalità messicana e di melodie ragionate, dove anche le durezze stanno bene nel contesto, dato che i Cabrakaan sono un gruppo molto particolare e lo fanno sentire molto bene.

Ep del 2014 per questo gruppo messicano che fa un buon folk metal con molte influenze che si potrebbero definire new age.

I Cabrakaan però non hanno molto di messicano, ma sono piuttosto un gruppo che va ad inserirsi in una maniera di fare folk metal che si potrebbe definire sinfonica. La loro musica non è segnata dalla durezza o dalla velocità, ma dalla costante ricerca del bilanciamento tra metal e folk, cercando sempre di trovare soluzioni sonore originali. La voce di Pat Cuikäni è molto bella e piena, carica di epicità e di possibilità canore, quasi come una guida in un mondo differente dal nostro. Le peculiarità di questo gruppo sono molte, e i ragazzi di Toluca hanno una forte personalità. Questo ep a volte sembra una colonna sonora di un manga o di un anime, come quelli di Miyazaki, dove la realtà è davvero sfumata e il sogno diventa tangibile. Anche il gioco fra aulica voce femminile e voce in growl è molto funzionale e ben fatto. La band trae una grossa ispirazione dalle tradizioni azteche e riesce a renderle molto bene anche dal vivo. Infatti, nonostante sia stato fondato solo nel 2012, il gruppo ha una solida reputazione internazionale, dato che ha partecipato a molti festival in giro per il mondo. I nostri si sono trasferiti da poco a Calgary in Canada, e da lì stanno preparando il nuovo disco che, ascoltato il loro primo ep, fa nascere una bella attesa. Un ep molto originale e pieno di pathos, di vitalità messicana e di melodie ragionate, dove anche le durezze stanno bene nel contesto, dato che i Cabrakaan sono un gruppo molto particolare e lo fanno sentire molto bene.

Tracklist
1. Cipactli
2. Citalmina
3. Obsidian
4. La Leyenda
5. La Llorona
6. Meshika

Line-up
Pat Cuikäni – Lead Vocals/Ocarinas
Marko Cipäktli – Drums/Harsh Vocals
Alex Navarro – Guitar
Paul Belmar – Guitar
Rex Darr – Bass

CABRAKAAN – Facebook

CARONTE

Il video di Moonchild, dall’album Yoni.

Seven month have passed since the release of our last album Yoni during which we played all over Europe sharing the stage with so many brothers.

Now, a new magic path is born but before leaving for this trip we have this nice gift for you.
This video was taken in collaboration with the artist and director Stefano Grilli.

Even if the Beast 666 and the Blavatsky didn’t get along so well, the best incipit for the view of this video is:

“There is no religion higher than truth”

So Sit back, relax, smoke your best weed and enjoy.

Love is the Law. Love under Will.

Rebirth Of Enora – Revelation 8

Revelation 8 è composto da dieci brani, tutti sopra la media, ognuno con la propria anima e con il proprio carico di sofferenza e drammaticità, con la band che riesce a non fossilizzarsi su una sola formula e regala ottimo rock moderno e suggestivo.

Ormai il metal moderno parla quasi esclusivamente la lingua del metal core, eppure c’è ancora chi suona alternative metal, genere salito agli onori della cronaca negli anni a cavallo del nuovo millennio, oggi messo in ombra dalle più rabbiose e più cool sferzate modern metal, ma sicuramente più vario e aperto a sperimentazioni, più o meno riuscite.

Un esempio perfetto risulta questo ottimo lavoro, il primo sulla lunga distanza dei ferraresi Rebirth Of Enora, quartetto alternative metal attivo dal 2011 che bene aveva fatto scrivere gli addetti ai lavori, specialmente all’indomani dell’uscita di Downgrading, ep uscito nel 2015.
La band torna dunque con Revelation 8, ispirato dalla Bibbia e al libro dell’Apocalisse di San Giovanni, trasportato al giorno d’oggi e alle paure intrinseche dell’uomo: un concept importante, affrontato dal gruppo con un sound maturo, un metal/rock che si nutre di input orchestrali, tracce di quel nu metal ormai scomparso dalle radio, e di un rock dal piglio drammatico e dark.
Revelation 8 ha momenti davvero intensi sotto l’aspetto emotivo, non così scontati nel genere, con i Rebirth Of Enora che si tengono lontani dai mid tempo pesanti ma freddi del metal core, restando più legati ad un concetto di rock che passa agevolmente tra i generi elencati, mantenendo alta una tensione tangibile come quella dell’uomo in preda alle sue paure.
Ottimo è l’uso della voce, d’impatto gli arrangiamenti elettro/orchestrali che spesso fanno da tappeto alle scorribande elettriche degli strumenti tradizionali: Revelation 8 è composto da dieci brani, tutti sopra la media, ognuno con la propria anima e con il proprio carico di sofferenza e drammaticità, con la band che riesce a non fossilizzarsi su una sola formula e regala ottimo rock moderno e suggestivo.

Tracklist
1.Inside My Brain
2.The Phantom of Myself
3.World on Fire
4.I Would Never
5.When, Where, Why
6.See You
7.Uniforms
8.Take Me On
9.These Words We Say
10.The End Is Getting Closer

Line-up
Daniele Finardi – Lead Vocals, Guitars
Nicola Franciosi – Backing Vocals, Guitars
Francesco Gessi – Backing Vocals, Drums
Enrico Dolcetto – Backing Vocals, Bass, Orchestrations and Programming

REBIRTH OF ENORA – Facebook