Jyotiṣavedāṅga – Thermogravimetry Warp Continuum

Thermogravimetry Warp Continuum è un impressionante monolite death/black/noise.

Primo abominoso parto su lunga distanza (ma nemmeno troppo, considerando che non raggiunge la mezz’ora di durata) per questa band composta da musicisti indiani e russi.

Jyotiṣavedāṅga è un testo di astronomia vedica, il che fa presupporre che difficilmente ci ritroveremo alle prese con sonorità scontate: Thermogravimetry Warp Continuum è infatti un impressionante monolite death/black/noise che lascia uno spazio pressoché nullo alla melodia.
Il trio esibisce un sound cupo, che si snoda tra accelerazioni più vicine al grind che al black, solo di tanto in tanto rese più intelligibili da brevi pause e rallentamenti sconfinanti nel doom, ingentiliti anche da qualche notevole intarsio chitarristico come avviene nella spaventosa traccia conclusiva Imploding Linear Fusion Propulsion System.
Un growl impietoso, poggiato su un lavoro strumentale dai toni quanto mai ribassati, ci respinge al mittente, impedendoci l’ingresso in un qualche universo parallelo dove alberga una sapere che è all’uomo è per sempre negato.
I brani sono vere e priore deflagrazioni, il suono di corpi celesti che collidono, creando nuovi modi dall’annientamento di altri, con la morte a generare vita in un ciclo continuo: l’opera dei Jyotiṣavedāṅga è qualcosa che non può lasciare indifferenti, a patto di non farsi condizionare negativamente da un fragore che, quando si fa musica, diviene a tratti irresistibile.

Tracklist:
1. Distress Signal: Source Unknown
2. Quantum Integers Systematic Deduction
3. Bilateral Indexing Theory
4. Protocol Hyper Sterilization on Initialize
5. Vector Photon Gammaburst
6. Imploding Linear Fusion Propulsion System

Line-up:
Sadist – Guitars
H. – Synths, Noise, Effects
AR – Vocals

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Synaptik – Justify & Reason

Tecnicamente bravissima, ma con ancora qualcosa in termini di personalità da perfezionare, la band inglese è una realtà metallica da seguire con attenzione cercando di non perderne le tracce, perché l’opera sopra le righe potrebbe arrivare da un momento all’altro.

I Synaptik sono una band inglese attiva dal 2012 ma poco conosciuta dalle nostre parti.

Suonano progressive thrash metal e Justify & Reason è il loro secondo album che segue di tre anni il debutto The Mechanisms of Consequence, riprodotto nel secondo cd che completa l’opera.
Meriterebbero molta più attenzione di quella che gli è stato attribuito fino ad ora i thrashers britannici, perché il sound prodotto su queste due fatiche risulta un devastante, tecnicissimo e melodico esempio di thrash metal progressivo accostabile alle opere di Sanctuary e Nevermore, così come Fates Warning e Watchtower, con il vocalist Alan Tecchio (anche con gli Hades) in veste di ospite su Your Cold Dead Trace, brano tratto dal primo lavoro.
Grande tecnica al servizio di brani trascinati e dalle atmosfere drammatiche, un cantante (John Knight) che segue le orme del compianto Warrel Dane e per i Synaptik il gioco è fatto, semplice a dire molto più difficile da elaborare.
Il sound del gruppo, a tratti, si specchia un po troppo nelle intricate trame del metal progressivo, affacciandosi sullo spartito in mano ai Dream Theater, mentre si rivelano un portento quando attaccano al muro con ritmi incalzanti e sfumature nevermoriane.
Justify & Reason va giudicato per quello che è, un ottimo lavoro supportato da un songwriting di buon livello e dall’ottima tecnica dei suoi protagonisti: brani come The Incredible Machine o Esc Ctrl hanno il solo difetto di seguire trame già scritte a suo tempo dai gruppi citati, un peccato veniale che non inficia la buona qualità generale della loro musica.
Tecnicamente bravissima, ma con ancora qualcosa in termini di personalità da perfezionare, la band inglese è una realtà metallica da seguire con attenzione cercando di non perderne le tracce, perché l’opera sopra le righe potrebbe arrivare da un momento all’altro

Tracklist
Disc 1
1.The Incredible Machine
2.Human / Inhuman
3.Conscience
4.White Circles
5.Esc Ctrl

Disc 2
1.Truths That Wake
2.A Man Dies
3.I Am The Ghost
4.Your Cold Dead Trace (feat. Alan Tecchio)
5.Irresistable Shade
6.Vacancy Of Mind
7.As I Am, As I Was
8.Utopia In Our Eyes
9.All Lies
10.Allies
11.Your Cold Dead Trace [Tecchio Mix]

Line-up
John Knight – Vocals
Ian knight – Guitars
Kev Jackson – Bass
Jack Murton – Guitars
Pete Loades – Drums

Lou Quinse – Lo Sabbat

Un bellissimo canto di ribellione, un non sottomettersi alla Chiesa, ai padroni e all’autorità, un cantico di povertà e di tendini sanguinanti, la storia dei perdenti che per la durata di un sabba sono liberati dal demonio: musicalmente è un tesoro unico, una gioia, bellissimo, perfino difficile da esprimere a parole, ascoltatelo.

Quando arriva Lou Quinse il Sabbat può cominciare. Questo gruppo ha una potenza, una poetica talmente debordante che in un attimo vi troverete a muovervi come ossessi sulle montagne occitane, mentre l’inquisitore Eymerich vi sta cercando più a valle.

I Lou Quinse sono la nostra radice medioevale, dove Cristo non era ancora così radicato, e in certe valli e montagne non lo è ancora adesso. Questi misteriosi musicisti torinesi hanno fondato il gruppo nel 2006 sulle montagne di Balme in val D’Ala, in piena regione occitana, e ci portano dentro le nostre tradizioni più vere e demoniache. Le storie che raccontano i Lou Quinse sono le vite di coloro che la Storia ha definito perdenti, ma che hanno continuato a vivere i loro luoghi e a pregare il nero signore, perché quando si ha fame e si è poveri Dio è molto lontano. I Lou Quinse sono un gruppo unico, hanno uno stile ed una potenza inarrivabile, mischiano perfettamente folk e black o death metal, e fanno un genere unico, da loro stessi definito alpine extreme metal folkcore. Il diavolo è qui il protagonista di questo sabba in tra atti di quattro canzoni ciascuno, dove i Lou Quinse reinterpretano a loro maniera un repertorio tradizionale. Il disco è bellissimo come il primo omonimo, anzi di più. Qui c’è una corrente che scorre impetuosa da migliaia di anni e non muore mai, perché viene dalla terra stessa, ed è legata ai veri ritmi dell’uomo della natura, una carnalità luciferina nel vero senso della parola, totalmente umana. Musicalmente è un disco impressionante, gli strumenti antichi e quelli nuovi si fondono perfettamente in una combinazione magica da sabba vero. Alla produzione c’è Tino Paratore, del quale basterebbe anche solo il nome, e poi il disco è stato ulteriormente perfezionato da Tom Kvalsvoll ad Oslo. Un bellissimo canto di ribellione, un non sottomettersi alla Chiesa, ai padroni e all’autorità, un cantico di povertà e di tendini sanguinanti, la storia dei perdenti che per la durata di un sabba sono liberati dal demonio, sia sempre lode a lui.
Musicalmente è un tesoro unico, una gioia, bellissimo, perfino difficile da esprimere a parole, quindi ascoltatelo. Inoltre il libretto è una piccola opera d’arte a se stante, in stile liberty.
Parliamo tranquillamente di capolavoro demoniaco.

Tracklist
1.Sus la Lana
2.Chanter, Boire et Rire Rire
3.Diu Fa’ ma Maire Plora
4.La Dançarem Pus
5.Lo Cuer dal Diaul
6.Dessus la Grava de Bordeu
7.Giga Vitona
8.Purvari e Palli
9.Lo Boier
10.La Martina
11.La Marmota
12.Sem Montanhols

Line-up
IX.L’ERMITE – voice and growls
I.LO BAGAT – diatonic accordeon
VII.LO CARRETON – flutes and pipes
XIX.LO SOLELH – guitars and Irish bouzouki
XVIII.LA LUNA – bass guitar
.LO MAT – drums and percussions

LOU QUINSE – Facebook

MAZE OF SOTHOTH

Il video di “The Outsider” dal’album “Soul Demise” (Everlasting Spew).

Il video di “The Outsider” dal’album “Soul Demise” (Everlasting Spew).

Official videoclip for the track “The Outsider” off the album “Soul Demise”

Hogs – Fingerprints

Fingerprints rappresenta tre quarti d’ora di puro divertimento, suonato a meraviglia e con la sorpresa dietro al microfono del giovane cantante Simone Cei, un mostro di bravura ed emozioni al servizio del rock di questo supergruppo nostrano.

Difficile rimanere indifferenti al ritmo imposto da questa raccolta di brani creati dagli Hogs, band che tra le sue fila accoglie musicisti di un certo spessore come Francesco Bottai (turnista per Irene Grandi, Articolo 31), Pino Gulli (Dharma, Anhima e C.S.I) e Luca Cantasano, dal 2010 nei Diaframma, a cui si aggiunge il cantante Simone Cei.

Fingerprints è il loro secondo album licenziato da Red Cat, come il primo Hogs In Fishnets (uscito nel 2015), ed è caratterizzato da un sound che si muove tra gli anni settanta e novanta, caldo come il funky ed il blues, generi che vivono tra le note di brani irresistibili così come il miglior rock’n’roll.
Fingerprints rappresenta tre quarti d’ora di puro divertimento, suonato a meraviglia e con la sorpresa dietro al microfono del giovane cantante Simone Cei, un mostro di bravura ed emozioni al servizio del rock di questo supergruppo nostrano.
L’anima funky del sound è l’asso nella manica degli Hogs che, senza tregua, ci regalano undici splendide tracce tra Led Zeppelin, Glenn Hughes e Primus, con l’opener Man Size che dà fuoco alle polveri che esplodono in fuochi d’artificio hard rock.
La band il suo mestiere lo sa fare alla grande, ci costringe a muovere il corpo, a battere piedi, a cantare ritornelli che entrano in testa al primo passaggio, a seguire le linee di un basso che comanda le operazioni e ordina alla sei corde di esaltarci con riff di scuola settantiana, mentre le pelli tremano sotto il ritmo funky/rock di Stinking Like A Dog o il reggae della splendida Down To The River.
Another Down ricorda il miglior Lenny Kravitz, l’album scivola via tra il rock duro di Can’t Find My Home e le ballate blues Jewish Vagabond, Just For One Day, finale emozionante di questo gioiellino fuori dal tempo.
Grandi musicisti, bellissime canzoni ed atmosfere che ricordano il più puro spirito rock’n’roll: Fingerprints diverte, incanta e sorprende.

Tracklist
1.Man Size
2.Stinking Like A Dog
3.Mr.Hide
4.Australia Summerland
5.Down To The River
6.Another Down
7.Man Of The Scores
8.Can’t Find My Home
9.Jewish Vagabond
10.Don’t Stop Moving
11.Just For One Day

Line-up
Simone Cei – Vocals
Francesco Bottai – Guitars
Luca cantasano – Bass
Pino Gulli – Drums

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