Graveshadow – Ambition’s Price

Symphonic metal d’ordinanza, senza grossi picchi ma pure senza cadute rovinose, abbastanza estremo per risultare vario nelle atmosfere che toccano parti thrash e death con discreta fluidità nel songwriting; il resto lo fa una voce femminile più rock nelle parti pulite, rispetto al solito cantato operistico, ma leggermente forzata nel growl.

Symphonic metal d’ordinanza, senza grossi picchi ma pure senza cadute rovinose, abbastanza estremo per risultare vario nelle atmosfere che toccano parti thrash e death con discreta fluidità nel songwriting; il resto lo fa una voce femminile più rock nelle parti pulite, rispetto al solito cantato operistico, ma leggermente forzata nel growl.

Sono questi pregi e difetti di Ambition’s Price, secondo lavoro sulla lunga distanza dei californiani Graveshadow, attivi dal 2012 e già sul mercato con l’ep omonimo di inizio carriera e nel 2015 con il primo album, Nocturnal Resurrection.
I Graveshadow nelle parti melodiche dimostrano buone intuizioni, specialmente nei refrain, in quelle metalliche affondano i colpi grazie ad un’ottima prova delle sezione ritmica, anche se, come detto il growl non è sicuramente il punto di forza del gruppo statunitense.
Poi tutto gira come previsto nel genere, le orchestrazioni fanno da tappeto sonoro alle varie tracce senza risultare troppo bombastiche, i brani più diretti come Hero Of Time o Liberator sono i meglio riusciti e l’ascolto prosegue senza sussulti sino alla fine.
Ambition’s Price è un lavoro di genere che rischia di passare inosservato, non perché sia brutto, ma proprio in quanto mancante di un paio di canzoni che facciano la differenza.
Le influenze sono da ricercare nel symphonic metal ma anche nel power thrash statunitense, quindi all’ascolto dell’album troverete tracce di Nightwish e Delain come di Iced Earth, non male in effetti anche se la sensazione è che il sound abbia bisogno ancora di una registrata per funzionare a dovere.
I Graveshadow sono un gruppo che, portato qualche aggiustamento e limato un paio di difetti, potrebbero ripagare gli amanti del genere, per ora arrivano alla sufficienza abbondante ma senza riuscire a convincere del tutto.

Tracklist
1.Doorway To Heaven
2.Widow And The raven
3.Ambition’s Price
4.Hero Of Time
5.The Gates
6.The Unspoken
7.Return To Me
8.Call Of The Frostwolves – I. Slave
9.Call Of The Frostwolves – II. Liberator
10.Call Of The Frostwolves – III. Warchief
11.Eden Ablaze

Line-up
Heather Michele – Vocals
Will Walker – R.Guitars
Aaron Robitsch – L.Guitars
Roman Anderson – Drums
Ben Armstrong – Bass

GRAVESHADOW – Facebook

Spock’s Beard – Noise Floor

Noise Floor è un album che non delude le attese di chi ricerca un progressive d’autore di qualità garantita, e pazienza se l’ispirazione non è esattamente quella di un tempo perché, come si suol dire, “chi si accontenta gode” …

Se una ventina d’anni fa gli Spock’s Beard erano tra gli esponenti emergenti di maggior spicco del new prog di marca statunitense, oggi ci avviciniamo al loro ultimo lavoro con la deferenza ma anche con il disincanto di chi si trova al cospetto di una band storica che nulla deve più dimostrare.

Nel bene e nel male, questo è l’approccio naturale ad un disco come Noise Floor, al quale non si chiede certo di entrare nel novero delle opere imprescindibili del 2018, bensì di consolidare lo status di suoi autori ed offrire musica di qualità inattaccabile ai sempre numerosi estimatori del genere.
Per chi approdasse a queste righe da un diverso pianeta musicale è bene ribadire che, come per molte altre band in ambito prog (e non solo), c’è stato un momento per gli Spock’s Beard che ha rappresentato il classico spartiacque, corrispondente in questo caso alla fuoriuscita del fondatore e principale compositore Neal Morse; appare quindi naturale scindere la disocgrafia fino a Snow da tutto ciò che ne è venuto in seguito.
Il ricorso ad una soluzione interna, promuovendo al ruolo di vocalist il batterista Nick D’Virgilio ci ricorda senz’altro ciò che avvenne con i Genesis, quando Gabriel lasciò la band e venne rimpiazzato da Collins (tra l’altro anche il quel caso dopo aver pubblicato un doppio album di grande successo). La differenza sostanziale sta nel fatto che Neal Morse, come detto, si faceva carico di gran parte dell’aspetto compositivo, per cui ciò ha comportato anche un cambio di registro, che ha dato vita subito dopo ad album dalla struttura leggermente più robusta ma privi sostanzialmente di quelle intuizioni melodiche che ne caratterizzavano la precedente produzione.
Nel nuovo decennio la band statunitense ha visto un nuovo cambio dietro al microfono, con la sostituzione del defezionario D’Virgilio da parte di Ted Leonard, vocalist dei magnifici Enchant e dalla timbrica ancor più differente da quella del fondatore; Noise Floor ci riporta piacevolmente ad atmosfere più datate, offrendo una serie di brani invero molto belli, con menzione per quelli che rinverdiscono i fasti del passato come Have We All Gone Crazy Yet su tutti, senza tralasciare un singolo efficace e di immediata presa come l’opener To Breathe Another Day o l’evocativa Beginnings, degna chiusura di un lavoro certo non trascurabile.
Il ritorno di D’Virgilio alla batteria conferisce una marcia in più ad un tessuto sonoro dalla qualità esecutiva ovviamente ineccepibile, grazie alla maestria di musicisti formidabili come i vari Alan Morse, Dave Meros e Ryo Okumoto (il cui funambolico contributo si può apprezzare in Armageddon Nervous, una delle quattro tracce facenti parte del bonus Ep Cutting Room Floor, inserito in coda all’album).
Anche se, naturalmente, la voce di Leonard porta ad un’“enchantizzazione” dell’insieme, Noise Floor è un album che non delude le attese di chi ricerca un progressive d’autore di qualità garantita, e pazienza se l’ispirazione non è esattamente quella di un tempo perché, come si suol dire, “chi si accontenta gode” …

Tracklist:
Noise Floor
1 To Breathe Another Day
2 What Becomes Of Me
3 Somebody’s Home
4 Have We All Gone Crazy Yet
5 So This Is Life
6 One So Wise
7 Box Of Spiders
8 Beginnings

Cutting Room Floor EP
1 Days We’ll Remember
2 Bulletproof
3 Vault
4 Armageddon Nervous

Line up:
Alan Morse – Guitar, Vocals
Dave Meros – Bass Guitar, Vocals
Ryo Okumoto – Keyboards
Nick D’Virgilio – Drums, Vocals
Ted Leonard – Vocals, Guitar

SPOCK’S BEARD – Facebook

Desounder – Desounder

I Desounder sono una band a cui non mancano tecnica, una cantante che fa la differenza ed un sound che non si accontenta di seguire i soliti binari per cercare nuove strade ma senza paura di guardarsi indietro.

Che l’Andromeda Relix sia sinonimo di qualità non è certo una novità, infatti la label nostrana riesce sempre a sorprenderci con uscite varie e di alto livello, passando di genere in genere con la naturalezza di chi la materia la conosce molto bene.

Ecco che l’ultimo gioiellino marchiato dal logo dell’etichetta arriva puntuale a MetalEyes, presentandoci così i Desounder (ex Rider’s Bone), quartetto di Verona nato nel 2013 e al debutto con questo bellissimo album omonimo composto da undici brani davvero brillanti.
Il lavoro contiene hard rock aperto a non poche contaminazioni, tra spunti moderni e tradizionali, con il blues ed il soul a fare il bello e cattivo tempo e la voce splendidamente “nera” della singer Eleonora Nory Mantovani a svegliarci dal torpore e ad accompagnarci tra le trame del disco.
Basterebbe Dear John, terza traccia dell’album per mettere d’accordo chi nel rock cerca qualcosa in più, come le sfumature jazz/soul con quei fiati che duettano con la splendida voce della cantante, spettacolare anche su Pain, altro brano fuori dai soliti schemi obbligati dell’hard rock moderno.
Il bello di Desounder è la varietà di stili con la quale il gruppo ci tiene incollati alle cuffie e così si passa dalla semi ballad grunge I Take My Time, che ricorda gli Stone Temple Pilots di Core, all’alternative metal di Prisoner, al riff southern della letale King Of Nothing.
Un’ottima produzione fa il resto e questo primo lavoro ci consegna un gruppo notevole, a cui non mancano tecnica, una cantante che fa la differenza ed un sound che non si accontenta di seguire i soliti binari per cercare nuove strade ma senza paura di guardarsi indietro.

Tracklist
1. Reverse (intro)
2. Man From The Moon
3. Dear John
4. Pain
5. I Take My Time
6. Prisoner
7. The King’s Entrance
8. King Of Nothing
9. The Void Of Absence
10. Save Our Souls
11. You Fall Again

Line-up
Eleonora Nory Mantovani – Vocals
Nicolò La Torre – Guitars
Matteo Valle – Bass
Martino Pighi – Drums

DESOUNDER – Facebook