WAIT HELL IN PAIN

Il lyric video di “The Confession”, dall’album “Wrong Desire”.

Il lyric video di “The Confession”, dall’album “Wrong Desire”.

The Rock/Metal band Wait Hell in Pain has released a brand new Lyric video for the song “The Confession”:

The song is taken from the debut album “Wrong Desire” available on CD/DIGITAL at:
http://player.believe.fr/v2/3614975683440
iTunes: http://apple.co/2vP8aiD
Cd: http://bit.ly/2gKaz8N
http://amzn.to/2wKUwxs
http://spoti.fi/2xzlzjp

https://www.facebook.com/WAITHELLINPAIN/
http://www.revalverecords.com/WaitHellinPain.html

Obsolete Theory – Mudness

Mudness è un lavoro pressoché perfetto nel quale, all’interno di una base black metal, confluiscono death e doom amalgamati da un senso della melodia non comune, capace di rendere ognuno dei cinque lunghi brani altrettanti episodi in grado di nobilitare, da soli, un intero album.

Il full length d’esordio per questa band milanese rappresenta una delle tipiche folgorazioni alle quali si viene periodicamente sottoposti, e che è uno dei motivi (se non IL motivo) per il quale si spende buona parte del proprio tempo nell’ascoltare musica inedita proposta da realtà note a pochi.

Mudness è un lavoro pressoché perfetto nel quale, all’interno di una base black metal, confluiscono death e doom amalgamati da un senso della melodia non comune, capace di rendere ognuno dei cinque lunghi brani (dieci minuti medi di durata) altrettanti episodi in grado di nobilitare, da soli, un intero album.
Il bello è che, oltretutto, gli Obsolete Theory ci offrono un album in costante crescendo, visto che la partenza affidata a Salmodia III e Six Horses Of Death è all’insegna di un black relativamente più canonico, pur se proposto nella sua forma maggiormente atmosferica e ricca di punteggiature di varia natura, fino ad arrivare, attraverso la ruvida Dawn Chant (in qualche modo debitrice dei Forgotten Tomb), alla splendida Sirius’ Blood, maiuscola prova di black doom melodico che è nelle corde solo di chi possiede un talento compositivo superiore alla media, e alla conclusiva The God With The Crying Mask, che si snoda invece tra sfumature post black.
Mudness dimostra come sia ancor possibile muoversi all’interno del genere risultando freschi ed imprevedibili senza per forza spingersi su lidi avanguardistici: la bravura degli Obsolete Theory risiede sostanzialmente nell’essere riusciti a regalare cinquanta minuti di musica intensa, vibrante e in grado di restare impressa anche dopo molti ascolti.
Uno dei migliori album italiani dell’anno, al di là delle suddivisioni in generi o sottogeneri.

Tracklist:
1. Salmodia III
2. Six Horses Of Death
3. Dawn Chant
4. Sirius’ Blood
5. The God With The Crying Mask

Line up:
Ow Raygon: Guitars
Mordaul: Guitars
Tote Arthroeat: Percussions and Glockenspiel
Bolthorn: Bass
Savanth: Drums
Daevil Wolfblood: Vocals

OBSOLETE THEORY – Facebook

Viperium – Antropofobia

Maturo quel tanto che basta per non lasciare nulla di facile all’ascoltatore, Antropofobia è un grido lancinante diviso in nove capitoli, una linea musicale che ci separa dal baratro.

Il sound che sul finire degli anni novanta scalzò definitivamente il grunge dal trono della musica rock ha ispirato molte più band di quelle che i suoi detrattori potessero pensare.

Il nu metal, tacciato come semplice moda, è diventato uno dei modi più convincenti per descrivere l’animo umano, sempre in lotta con i propri demoni, le proprie paura e la follia.
I Viperium provano a raccontarcelo, tramite Antropofobia, debutto licenziato dalla Volcano Records, composto da nove brani di oscuro e pesante metallo moderno ispirato alle band che fecero tremare il mercato sul finire degli anni novanta.
Korn e Deftones sono le maggiori influenze della band foggiana che ci travolge con un sound ossessivo e claustrofobico, dominato dalla sezione ritmica, massiccia ed in evidenzia, ed un cantato che sembra davvero uscire dall’anima tormentata di un uomo moderno, in conflitto perenne con le sue fobie.
Maturo quel tanto che basta per non lasciare nulla di facile all’ascoltatore, Antropofobia è un grido lancinante diviso in nove capitoli, una linea musicale che ci separa dal baratro.
I Viperium ci martellano per più di mezzora, ci investono con la forza di tracce che producono dolore come Evil Inside, Insanity (e qui Jonathan Davis si impossessa dell’anima del singer Valeriano Castelgrande) ed il singolo I’m Drug, un lacerante brano che deflagra in mille dissonanze.
Un esordio interessante per questa giovane band nostrana, assolutamente in grado di tenere botta con un album pesantissimo e per niente scontato di questi tempi.

Tracklist
1.Nituwe
2.Evil Inside
3.Fear
4.Despair
5.Deaf Dumb
6.Insanity
7.I’m Drug
8.Brainwash
9.Eyes Of The Devil

Line-up
Valeriano Castelgrande – Vocals
Alessandro Sarni – Drums
Antonio Quatrale – Guitars
Francesco Catalano – Guitars
Aurora Corcio – Bass

VIPERIUM – Facebook

Hegemone – We Disappear

Un’opera di sicuro interesse per le sue atmosfere post metal intinte in un plumbeo black, in un’oscura darkwave e in un post-punk d’annata.

Un plumbeo riff di chitarra ci introduce nel mondo degli Hegemone, quartetto polacco di Poznan, attivo dal 2014 con l’autoprodotto Luminosity e ora con la Debemur Morti ad editare il loro secondo sforzo creativo.

Territori desolati, grigi senza alcuna possibilità di luce inondano i sei brani del disco. Lavoro serio che non si rivela al primo ascolto e presenta, come coordinate, un suono postmetal molto black con influssi hardcore e linee di synth che devono molto a certa darkwave e post punk di annata.Il lento iniziale andamento di Raising Barrows, attraversato da un atmosferico synth, si anima con un gigantesco riff di matrice sludge che si adagia su ritmiche black e lo scream disperato del bassista Jakub Witkowski ci conduce in territori aspri e post black piuttosto personali. La faccia moderna del black metal che si trasfigura in paesaggi non più figli della grande natura del Nord ma in suoni grigi, plumbei, metropolitani, figli di un disagio interiore che sfocia in desolazione, angoscia e oppressione come in Π, cavalcata che cresce di intensità su uno scream oscuro fino a raggiungere vette disperate e avvilite. Il senso di disagio è intenso, come suggerisce la frase “what will remains of me after I decay”, e suggestioni dei Cult of Luna si diffondono nelle atmosfere visionarie di Хан Тәңірі prima del lungo finale di Тәңірі (più di quindici minuti),  dall’intenso attacco black condotto da uno scream ardente mentre il synth oscura l’atmosfera prima di sfrangiarsi in note di piano fredde che cambiano il mood del brano portandolo in zone post metal crude e allucinate dagli influssi industrial. Purtroppo questo lavoro meritevole si perderà nelle tante produzioni che invadono il mercato, ma l’opera è di valore e sarebbe giusto non lasciarla nel limbo dove tanti lavori rimangono inascoltati .

Tracklist
1. Mara
2. Fracture
3. Raising Barrows
4. Π
5. Хан Тәңірі
6. Тәңірі

Line-up
Jakub Witkowski – bass, vocals
Tomasz Towpik – drums
Kacper Jachimowicz – guitars
Tomasz Stanuch – keyboards, electronics

HEGEMONE – Facebook

Karseron – Nail Your God Down

Il sound rispecchia il death metal dei primi anni novanta, quello che si muoveva lento tra doom ed un tocco gotico alla Crematory, ma senza il tappeto tastieristico in uso dal gruppo tedesco.

I Karseron sono un quartetto portoghese attivo dalla prima metà degli anni novanta, ma che non ha ancora dato alle stampe un album ufficiale.

La loro discografia infatti è fatta di una manciata di demo e di una compilation, almeno fino al 2005, anno in cui la band ha uno stop di ben dodici anni prima che questo demo torni a far parlare di sè, almeno in ambito underground.
Questo ulteriore demo, che risulta una sorta di ripartenza, vede la band con la formazione a quattro composta da: Gualter (voce, chitarra e batteria), Lois (voce), Nuno (basso) e Pika (chitarra).
Nail God Down è composto da cinque brani più intro ed outro, tre inediti e altri due, For War We Ride e Evil Forces, che provengono rispettivamente dai demo Krux Krucis (2005) e Frozen Tears (1999).
Il sound rispecchia il death metal dei primi anni novanta, quello che si muoveva lento tra doom ed un tocco gotico alla Crematory, ma senza il tappeto tastieristico in uso dal gruppo tedesco, con accelerate black accompagnate da uno scream che si manifesta come quello  di un’anima dannata, un growl profondo che accentua la componente estrema del sound e tratti in cui la musica appare violenta e brutale.
Rispetto ad altri act portoghesi, come per esempio gli Heavewood, i Karseron risultano più estremi in At The Gardens of Moria e nella devastante Evil Forces, la coppia di brani che alza non poco la qualità di questo lavoro.
Hanno perso molto tempo, ma se Nail Your God Down è un nuovo inizio, allora il momento dell’agognato full length potrebbe arrivare presto, teneteli d’occhio.

Tracklist
1.Praised Be
2.Dethroned Altars
3.At The Gardens Of Moria
4.I Bleed (For You, Never Again)
5.For War We Ride
6.Evil Forces
7.Damien Dethroned

Line-up
Gualter – Vocals, Guitars, Drums
Lois – Vocals
Nuno – bass
Pika – Guitars

KARSERON – Facebook