Witchkiss – The Austere Curtains Of Your Eyes

L’atmosfera è la cosa più importante, e gli Witchkiss con il loro suono e la voce femminile riescono a creare una sorta di sospensione spazio temporale che fa stare bene l’ascoltatore, nonostante si viaggi nelle tenebre.

I Witchkiss vengono da Beacon nella valle dell’Hudson, stato di New York, e sono fra le sorprese sonore di questi ultimi tempi.

Il trio propone uno sludge doom lento e possente, come un incedere di demoni che non lasciano scampo alla loro preda. Questo debutto ha impiegato molto tempo per vedere la luce, ma ne è valsa totalmente la pena. Il disco ha una profondità ed una fisicità davvero eccezionali. Si passa da un lenta e devastante pesantezza, a momenti acustici vicini al neofolk, sempre tenendo fede al verbo metallico. I Witchkiss riescono a creare un insieme sonoro davvero profondo e adatto a quel pubblico musicale che chiede molto alla musica che ascolta. Il gruppo è stato fondato da Scott Prater e dalla sua compagna nella vita e qui batterista Amber Burns, ai quali si è aggiunto al basso Anthony Di Blasi, con l’intento di fare qualcosa di pesante ed importante, riuscendoci perfettamente. Il disco ha diversi livelli di ascolto, dato che si snoda su piani differenti. L’atmosfera è la cosa più importante, con il loro suono e la voce femminile riescono a creare una sorta di sospensione spazio temporale che fa stare bene l’ascoltatore, nonostante si viaggi nelle tenebre. Potrebbe sembrare un qualcosa come gli Yob meno statici ma al contempo maggiormente doom. Sicuramente questo disco non è un prodotto comune ma riesce ad arrivare dove pochi arrivano, e garantisce una moltitudine di ascolti. I Witchkiss pubblicano un debutto  notevole, a cui prestare molta attenzione ma soprattutto da ascoltare.

Tracklist
1.A Crippling Wind
2.Blind Faith
3.Death Knell
4.Spirits of the Dirt
5.Seer
6.A Harrowing Solace

Line-up
Amber Burns
Scott Prater
Anthony DiBlasi

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GOODBYE, KINGS

Il video di Targa Florio, 1906, dall’album Musicolepsia Live (Argonauta).

Il video di Targa Florio, 1906, dall’album Musicolepsia Live (Argonauta).

I post rockers GOODBYE, KINGS pubblicano il nuovo video estratto dal loro recentissimo live set “Musicolepsia Live”. L’intero lavoro è disponibile a questo indirizzo:
https://argonautarecords.bandcamp.com/album/musicolepsia-live

“Musicolepsia Live” è stato registrato presso Musicolepsia di Melegnano (MI) nel Dicembre 2017, mixato e masterizzato dalla band stessa, ed è da intendersi come regalo per tutti coloro che hanno supportato la band durante questi primi cinque anni di attività.

INFO: www.argonautarecords.comwww.facebook.com/goodbyekings/

Armonite – And The Stars Above

Affascinante progetto che troverete sicuramente tra le uscite prog, ma che in realtà di progressive classico ha solo la musicalità totale della propria proposta.

Gli Armonite sono nati per volontà di due musicisti classici residenti a Pavia nel 1996, (Paolo Fosso e Jacopo Bigi): il primo lavoro si intitola Inuit, uscito nel 2000, prima di una lunga pausa ed il ritorno con il secondo lavoro, The Sun Is New Each Day, licenziato nel tre anni fa e che vede la band completarsi con Colin Edwin al basso (Porcupine Tree) e Jasper Barendregt alla batteria.
And The Stars Above è dunque il nuovo lavoro, un’opera interamente strumentale se si esclude l’intervento della splendide voci delle cantanti Diletta Fosso e Maria Chiara Montagnari, a rendere elegante e raffinata l’atmosfera di brani come l’opener The March Of The Stars, Ghosts o Clouds Collide.
Dotati ovviamente di una tecnica strumentale di altissimo livello, gli Armonite danno vita a questo viaggio nella musica classica supportata dalla una sezione ritmica rock, con violino elettrico e tastiere protagonisti indiscussi dello spartito, anche se i cambi di tempo ritmici non mancano nei brani più spinti (Blue Curaçao, What’s The Rush?).
Ne esce un lavoro piacevole, sicuramente originale nel suo andamento, che evita confronti con altre realtà per cercare una sua strada, trovando probabilmente più estimatori nel mondo della musica progressiva, abituati alle digressioni classiche delle band storiche del progressive rock (E.L.P.).
And The Stars Above conferma il talento e la bontà della proposta dei musicisti e compositori nostrani: un’opera a suo modo interessante che coniuga ancora una volta musica classica e rock, due mondi molto più vicini di quanto si possa pensare.

Tracklist
1.The March Of The Stars
2.Next Ride
3.District Red
4.Plaza De España
5.Clouds Collide
6.Blue Curaçao
7.By Heart
8.Freaks
9.By The Waters Of Babylon
10.The Usual Drink
11.What’s The Rush?
12.Ghosts

Bonus Track
13.A Playful Day (for Strings Quartet)
14.The Fire Dancer (for Piano Solo)

Line-up
Paolo Fosso – Piano, Keyboards
Jacopo Bigi – Violin

Alberto Fiorani,Colin Edwin, Giacomo Lampugnani, Gianmarco Straniero – Bass
Corrado Bertonazzi, Emiliano Cava,Jasper Barendregt – Drums
Diletta Fosso, Maria Chiara Montagnari – Vocals

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Skinned – Shadow Syndicate

Shadow Syndicate risulta un lavoro ben fatto, violento ma attento alla parte melodica, prodotto e suonato quanto basta per giocarsela alla pari con le uscite dei nomi più famosi della scena estrema tradizionale.

Band con più di vent’anni di attività alle spalle, i deathsters statunitensi Skinned tornano con un nuovo lavoro, licenziato dalla XenoKorp e prodotto da Dave Otero (Cattle Decapitation, Cephalic Carnage …).

Shadow Syndicate è il quinto lavoro del gruppo proveniente dal Colorado, fino al 2005 avaro di lavori sulla lunga distanza: un album brutale, oscuro e feroce, valorizzato da suggestivi inserti melodici in un contesto violentissimo.
Ottime le parti vocali, divise tra un growl profondo di stampo brutal ed uno scream diabolico, devastanti le parti dove la band carica a testa bassa, potentissimi i mid tempo, tonanti pezzi di granito estremi.
Wings Of Virulence apre l’album consegnandoci una death metal song dal piglio terrificante ed oscuro in cui gli inserti di pianoforte accentuano la natura dark del sound.
Il resto è un massacro senza soluzione di continuità, dove le melodie hanno non poca importanza ma sempre in un contesto brutale nel quale le chitarre edificano muri altissimi di riff e solos, e le ritmiche dettano tempi scanditi nel mondo che vede il dominio di un  Nuovo Ordine Mondiale , in un delirio di teorie cospirazioniste e misteri irrisolti a danno dell’umanità.
Shadow Syndicate risulta un lavoro ben fatto, violento ma attento alla parte melodica, prodotto e suonato quanto basta per giocarsela alla pari con le uscite dei nomi più famosi della scena estrema tradizionale.

Line-up
1.Wings of Virulence
2.As their Bodies Fall
3.Mental Deconstruction
4.We Are the End
5.Black Rain
6.Shadow Syndicate
7.Hollowed Earth
8.Led to the Trains
9.Angel’s Haarp
10.In the Mist of Dawn

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Wandering Vagrant – Get Lost

Gli Wandering Vagrant regalano tre quarti d’ora circa di musica davvero ricca di spunti destinati ad imprimersi nella memoria.

Gli Wandering Vagrant sono una band nata per volere del musicista umbro Alessandro Rizzuto, il cui intento dichiarato è quello di offrire agli ascoltatori una forma di progressive coinvolgente e sfrondato da tecnicismi.

Con questo album d’esordio intitolato Get Lost l’obiettivo sembrerebbe ampiamente raggiunto perché, pur non rinunciando alle caratteristiche tipiche di un sound che per sua natura è instabile e cangiante, gli Wandering Vagrant regalano tre quarti d’ora circa di musica davvero ricca di spunti destinati ad imprimersi nella memoria.
Intanto appare riuscito il connubio tra la voce maschile di Rizzuto e quella femminile fornita dalla tastierista Francesca Trampolini, le quali si completano naturalmente in diversi frangenti, mentre il lavoro strumentale è altrettanto efficace e ben focalizzato alla resa della forma canzone, anche nei momenti in cui la band lascia sfogare comunque le proprie capacità tecniche; è emblematico, in tal senso, un brano come l’opener Human Being As Me, nel quale la ruvidità e la ritmica incisiva del prog metal va di pari passo con brillanti intuizioni melodiche, andando ad anticipare temi e strutture che si ripeteranno con puntualità pari alla freschezza nel corso dell’intero lavoro.
Il successivo lungo brano, The Hourglass, alza ancor di più il tiro, mettendo sul piatto tutto il background musicale del leader, il cui frutto è un’esibizione di progressive dall’animo antico ma rivestito di modernità nella misura necessaria per non snaturarne l’identità: se ci deve essere un’influenza più evidente di altre, personalmente vi ritrovo quella dei migliori Porcupine Tree, ovvero, per quanto mi riguarda, quelli più vigorosi e meno stucchevoli di In Absentia, ma tale accenno non deve rivelarsi fuorviante perché, come detto, Get Lost possiede una sua identità, per quanto sia possibile esprimerla in un genere che tra miriadi di rivoli e variazioni sul tema entra nelle nostre case da oltre mezzo secolo.
Così il prog metal di matrice statunitense di Struggle non stona affatto a fianco della delicatezza acustica di Forgotten o del caleidoscopico ed inquieto incedere delle due parti della title track, per finire con il notevole crescendo screziato di elettronica del conclusivo strumentale Home.
Get Lost è una delle sempre più frequenti e gradite sorprese che ci riserva il panorama rock/metal undeground italiano e l’augurio agli Wandering Vagrant è quello di poter raccogliere consensi ed attenzioni che, alla luce del valore di questo loro esordio, appaiono quanti mai meritati.

Tracklist:
1.Human Being As Me
2.The Hourglass
3.Struggle
4.Forgotten
5.Get Lost, Pt. 1 (Fade Away)
6.Get Lost, Pt. 2 (The Hunger)
7.Home

Line up:
Alessandro Rizzuto – Vocals, Guitars
Christian Bastianoni – Guitars, Backing vocals
Francesca Trampolini – Keyboards, Backing vocals
Michele Carlini – Basso
Marco Severi – Batteria

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